BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
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1 BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI Istituto Comprensivo di Bagolino novembre 2014 Maria Rosa Raimondi
2 Il percorso 1. Presupposti teorici e normativa di riferimento per l inclusione 2. Strategie e strumenti di intervento. La stesura del Piano Didattico Personalizzato 3. La valutazione nella scuola inclusiva
3 1. Presupposti teorici e normativa di riferimento per l inclusione
4 La scelta italiana Art. 34 della Costituzione: La scuola è aperta a tutti. Con la Legge 517/77, si è deciso che tutti potevano entrare nella scuola comune. Le recenti normative sui Bisogni Educativi Speciali estendono a tutti gli studenti in difficoltà la possibilità/diritto di personalizzare l apprendimento, completando il quadro dell inclusione scolastica.
5 Il modello italiano delle politiche di inclusione scolastica Il modello italiano di inclusione scolastica è assunto a punto di riferimento in Europa e non solo. L Italia infatti è stata tra i primi paesi a scegliere la via dell integrazione degli alunni con disabilità in scuole e classi regolari Pre anni 60: dall esclusione alla medicalizzazione Anni 60 metà anni 70: dalla medicalizzazione all inserimento Metà anni 70 anni 90: dall inserimento all integrazione Post anni 90: dall integrazione all inclusione Il nostro Paese è ora in grado di considerare le criticità emerse e di valutare la necessità di ripensare alcuni aspetti dell intero sistema.
6 Integrazione scolastica: un modello in evoluzione ESCLUSIONE MEDICALIZZAZIONE INSERIMENTO INTEGRAZIONE INCLUSIONE 6
7 Alcuni passaggi legislativi INSERIMENTO Legge 118/ C.M. 227 L. 517/ 1977 INTEGRAZIONE Legge 270/1972 Sentenza Corte Costituzionale 1987 Legge 104/1992 Nella scuola dell obbligo, alunni con disabilità nelle classi normali Commissione Falcucci Nuovi modelli organizzativi Alunni disabili nelle scuole normali (abolizione classi differenziali, attività integrative, Ruolo insegnanti di sostegno Disabili in classi normali, tranne i gravissimi Estensione a scuole superiori diritto di istruzione per i disabili. azione globale per favorire l integrazione sociale oltre che scolastica INCLUSIONE Legge 59/1997 Legge 112/1998 DPR 275 /1999 Legge 53/ 2003 Riforme generali per consentire il successo formativo di tutti Ruolo Enti Locali Regolamento autonomia scolastica Riforma e personalizzazione 7
8 «Anche i soggetti con difficoltà di sviluppo, di apprendimento e di adattamento devono essere considerati protagonisti della propria crescita. In essi esistono potenzialità conoscitive, operative e relazionali spesso bloccate dagli schemi e dalle richieste della cultura corrente e del costume sociale. Favorire lo sviluppo di queste potenzialità è un impegno peculiare della scuola» dalla Relazione della Commissione parlamentare sui problemi scolastici degli alunni handicappati [1975], presieduta dall on. Franca Falcucci
9 Legge 517/1977 L integrazione diventa requisito irrinunciabile per la formazione armonica della personalità di tutti gli studenti C.M. 199/1977 «Le esperienze positive si verificano soprattutto dove la responsabilità dell integrazione è assunta non dalla singola classe ma da tutta la comunità scolastica. Altro elemento determinante è la precisa individuazione degli handicap veri e propri e dei bisogni educativi specifici dell alunno. Terza condizione è l esistenza di insegnanti (congiuntamente di classe e di sostegno) capaci di rspondere ai bisogni educativi degli alunni con interventi calibrati sulle ccondizioni personali di ciascuno.» Legge 5 febbraio 1992, n. 104
10 modello medicalizzato problema personale cura medica trattamento individuale aiuto professionale intervento sulla persona comportamento prendersi cura politica sanitaria adattamento individuale modello sociale problema sociale integrazione sociale azione sociale responsabilità individuale e collettiva modifica ambientale atteggiamenti diritti umani politiche cambiamento sociale
11 art. 21 Legge 15 marzo 1997, n. 59 D.P.R. 8 marzo 1999 n. 275 Regolamento dell autonomia scolastica L autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l esigenza di migliorare l efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento. (art. 1, comma 2 )
12 Legge n. 53/2003 D.Lgs. 59/2004 Apprendimenti per tutto l arco della vita Pari opportunità Raggiungimento di elevati livelli culturali di sviluppo delle capacità e competenze attraverso conoscenze e abilità, di piani di studio personalizzati, di formazione spirituale e morale, ispirata ai principi costituzionali, al diritto all istruzione e alla formazione Valorizzazione delle capacità relazionali di orientamento nello spazio e nel tempo, di educazione ai principi fondamentali della civile convivenza Rafforzamento delle attitudini all interazione sociale, di crescita educativa, culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare e l agire nonché la riflessione critica su se stessi
13 integrazione del soggetto con sé Riferimento alle potenzialità più che ai punti deboli Star bene con se stesso Essere protagonista del proprio percorso nel contesto Star bene con gli altri Integrazione nel territorio nel tempo Continuità didattica Orientamento Prospettiva di vita integrazione dei servizi Progetto condiviso con gli altri interlocutori istituzionali 13
14 La scuola inclusiva E inclusiva una scuola che permette a tutti gli alunni, tenendo conto delle loro diverse caratteristiche sociali, biologiche e culturali, non solo di sentirsi parte attiva del gruppo di appartenenza, ma anche di raggiungere il massimo livello possibile in fatto di apprendimento. (adattamento da Booth e Ainscow, 2008)
15 Principi dell inclusione [De Vecchi, 2013]
16 Sistema inclusivo/ non inclusivo Sistema non inclusivo Sistema Inclusivo Il sistema normale è pensato per lo standard. Se un soggetto ha difficoltà, ha bisogno di un aiuto-sostegno per integrarsi. Il modello rimane la NORMALITA. Il sistema inclusivo è pensato per tutti i soggetti diversi e progettato, sin dall inizio, per rispondere ai bisogni diversi delle persone. Gli interventi riguardano più il sistema che la persona. Modello speciale normalità
17 «La normalità delle differenze» L inclusione rappresenta una disponibilità ad accogliere preliminare, si potrebbe dire «incondizionata», in presenza della quale è possibile pensare all inserimento come diritto di ogni persona e all integrazione come responsabilità della scuola. Non scatta come conseguenza di qualche carenza, come risposta a provocazioni problematiche, ma costituisce lo sfondo valoriale a priori, che rende possibili le politiche di accoglienza e le pratiche di integrazione. Così intesa, l inclusione diventa un paradigma pedagogico, secondo il quale l accoglienza non è condizionata dalla disponibilità della maggioranza ad integrare una minoranza, ma scaturisce dal riconoscimento del comune diritto alla diversità che non si identifica solamente con la disabilità, ma comprende la molteplicità delle situazioni personali, così che è l eterogeneità a divenire normalità.» Ass.ne TreeLLLe, Caritas Italiana, Fondazione Agnelli, «Gli alunni con disabilità nella scuola italiana: bilancio e proposte», Erickson, TN, 2011
18 L inclusione riguarda tutti gli studenti e non esclusivamente i casi problematici I sistemi educativi dei Paesi membri dell Unione Europea sono chiamati a «promuovere approcci all istruzione efficaci ed inclusivi per tutti gli alunni, compresi quelli con esigenze particolari, trasformando le scuole in comunità di apprendimento in cui sia alimentato il senso dell inclusione e del sostegno reciproco e siano riconosciuti i talenti di tutti gli alunni.» Consiglio dell Unione Europea, 2010
19 Linee guida per l integrazione scolastica degli alunni con disabilità (2009) Introducono nel testo riferimenti a : Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità dal Parlamento italiano con Legge n.18 del 3 marzo 2009) (ratificata ICF, Classificazione Internazionale del funzionamento nuovo approccio multiprospettico di tipo biopsicosociale processo interattivo ed evolutivo 19
20 Linee guida per l integrazione scolastica degli alunni con disabilità (2009) ORGANIZZAZIONE RUOLO USR RAPPORTI I INTERISTITUZIONALI GOVERNANCE: decentramento amministrativo sussidiarietà / rete DIMENSIONE INCLUSIVA DELLA SCUOLA Ruolo del Dirigente scolastico Corresponsabilità educativa e formativa dei docenti Personale ATA e assistenza di base Collaborazione con le famiglie
21 Dimensione inclusiva della scuola Leadership educativa e cultura dell integrazione Programmazione Flessibilità Progetto di vita Corresponsabilità educativa e formativa dei docenti Clima della classe Strategie e strumenti Apprendimento insegnamento Conoscenze / competenze Collaborazione con le famiglie 21
22 Una nuova modalità di certificazione: L ICF (International Classification of Functioning) È la nuova classificazione internazionale che ingloba le precedenti (ICD X e DSM IV) Non classifica solo gli aspetti medici, ma in generale le condizioni di salute in relazione al contesto di vita 22
23 Modello ICF [OMS 2001]
24 Presupposti teorico / pedagogici Concezione tradizionale Definizioni OMS [1980] ICF MENOMAZIONE [ impairment ] perdita o anomalia strutturale o funzionale, fisica o psichica DISABILITA [ disability ] limitazione di una persona nello svolgimento di un attività nel modo o nell ampiezza secondo i parametri considerati normali per un essere umano (oggettivazione della menomazione) HANDICAP condizione di svantaggio conseguente a una menomazione o a una disabilità che in un soggetto limita o impedisce il raggiungimento di una condizione sociale normale (in relazione all età, sesso, fattori sociali o culturali) (socializzazione del deficit condizione di svantaggio conseguente alla menomazione) Non più disabilità ma limitazione delle attività personali Non più handicap ma diversa partecipazione sociale Disabilità come risultante dell interazione tra funzionamento umano e fattori contestuali. Disabilità come fenomeno sociale multidimensionale
25 Qualsiasi persona in qualsiasi momento della vita può presentare una condizione di salute che, in un contesto sfavorevole, si traduce in disabilità
26 Nuove norme di riferimento La via italiana per la scuola interculturale e l integrazione degli alunni stranieri [2007] [nuovo documento 2014] Linee guida per l integrazione scolastica degli alunni con disabilità [2009] Legge 170 /2010 (DM 5669/2011 e allegate Linee guida) Direttiva 27 dicembre 2012 C.M. n. 8 del 06 marzo 2013, prot. 561 Nota MIUR prot del Nota MIUR prot del Estendono a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell apprendimento (richiamo a Legge 53/2003). un approccio educativo non meramente clinico
27 La nuova Direttiva ministeriale definisce le linee del cambiamento per rafforzare il paradigma inclusivo Potenziamento della cultura dell inclusione Approfondimento delle competenze in materia degli insegnanti curricolari Valorizzazione della funzione del docente per il sostegno, quale risorsa aggiuntiva assegnata a tutta la classe Nuovo modello organizzativo nella gestione del processo di integrazione scolastica e di presa in carico dei BES da parte dei docenti
28 I bisogni educativi speciali [BES] a scuola DISABILITA DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI DSA Deficit del linguaggio Deficit abilità non verbali Deficit coordinazione motoria Deficit da disturbo dell attenzione e dell iperattività - ADHD Funzionamento intellettivo limite (al confine tra disabilità e disturbo specifico) Comune origine nell età evolutiva Tutti riconducibili ai codici nosografici del manuale diagnostico ICD10 (OMS) SVANTAGGIO SOCIO- LINGUISTICO-CULTURALE
29 I Bisogni Educativi Speciali L area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni. BES: tre grandi sotto-categorie: disabilità; disturbi evolutivi specifici e svantaggio socio-economico, linguistico, culturale. Per disturbi evolutivi specifici si intendono, oltre i disturbi specifici dell apprendimento, anche i deficit del linguaggio, dell attenzione, dell iperattività, il ritardo mentale lieve ed il ritardo maturativo, ma anche altre tipologie di deficit o disturbo, quali la sindrome di Asperger, non altrimenti certificate.
30 La direttiva ministeriale 1. Fornisce le indicazioni alle scuole per la presa in carico di alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES) 2. Definisce le modalità di organizzazione, le funzioni e la composizione del personale dei Centri Territoriali di Supporto (CTS)
31 I Centri Territoriali di Supporto I CTS sono stati istituiti dagli Uffici Scolastici Regionali in accordo con il MIUR mediante il Progetto Nuove Tecnologie e Disabilità. Sono collocati presso scuole polo e la loro sede coincide con quella dell istituzione scolastica che li accoglie. È facoltà degli Uffici Scolastici Regionali integrare o riorganizzare la rete regionale dei CTS, secondo eventuali nuove necessità emerse in ordine alla qualità e alla distribuzione del servizio. Presenza di un CTS almeno su un territorio corrispondente ad ogni provincia della Regione, fatte salve le aree metropolitane che, per la densità di popolazione, possono necessitare di uno o più CTS dedicati. I CTS divengono i punti di riferimento per le scuole e coordinano le proprie attività con Province, Comuni, Municipi, Servizi Sanitari, Associazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari, Centri di ricerca, di formazione e di documentazione, nel rispetto delle strategie generali eventualmente definite a livello di Ufficio Scolastico Regionale e di Ministero centrale
32 Le funzioni dei CTS 1. Istruzione e formazione (per docenti, studenti e famiglie) 2. Consulenza su didattiche e tecnologie specifiche per gli insegnanti 3. Gestione degli ausili e comodato d uso 4. Raccolta e promozione buone pratiche e attività di ricerca e sperimentazione 5. Definizione piano annuale d intervento 6. Gestione risorse economiche per finalità 1 e 2
33 Visione globale della persona Approccio integrato Lettura dei bisogni nella quale i fattori ambientali sono correlati allo stato di salute dell individuo La disabilità non riguarda solo il singolo, ma l intera comunità in cui esso vive Disabilità possono essere temporanee necessitano di un modello flessibile, integrato, soggetto a revisioni
34 Finalità della direttiva del 27 dic. 2012: delineare e precisare la strategia inclusiva della scuola italiana Obiettivo : realizzare appieno il diritto all apprendimento per tutti gli alunni e per tutti gli studenti in situazione di difficoltà estendere a tutti gli allievi in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell apprendimento (il richiamo alla L. 53/2003 è esplicito) Conseguenza: il tradizionale approccio all integrazione scolastica (basato sulla certificazione della disabilità) è ridefinito e ampliato il campo di intervento e di responsabilità è di tutta la comunità educante è esteso all intera area dei BES
35 Quali compiti per la scuola? Valorizzare la diversità di ciascuno studente Attivare interventi e competenze pedagogiche e didattiche diversificate e ben integrate fra di loro Operare scelte organizzative in relazione a - Contesto scolastico - Famiglia - Risorse territorio Essere esperta nell utilizzo delle risorse attraverso opportuni adattamenti - organizzativi - didattici - di supporto agli interventi clinici / riabilitativi / terapeutici / educativi Operare scelte proprie Appropriarsi delle migliori soluzioni (equilibrio dentro /fuori)
36 Quale concetto di risorsa? Organizzazione scolastica generale Orari Spazi Setting organizzativi Strategie inclusive all interno della didattica comune Adozione di metodologie didattiche attive Flessibilità didattica (individualizzazione e personalizzazione) Misure dispensative Strumenti compensativi arricchimento della speciale normalità
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