Ceramica invetriata da Vada Sabatia

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1 Ceramica invetriata da Vada Sabatia 1. Il centro di Vada Sabatia sorge nel II secolo a.c. nel punto di innesto costiero della via Aemilia Scauri (poi Iulia Augusta) che, dall'entroterra piemontese e ligure, scendeva al mare per proseguire, lungo la costa, verso la Provenza. Esso assume spiccate caratteristiche di emporio urbano e decade con la crisi tardo-imperiale e il progressivo impoverimento del sistema viario. L'epicentro territoriale si sposta quindi a Savona, sull'altura costiera e fortificata del Priamàr. Le prime ricerche sull'antica città romana datano a metà dell'ottocento, grazie all'opera di don Cesare Queirolo, raccoglitore e studioso locale, cui si deve la formazione del primo nucleo del Museo Civico. I veri e propri scavi archeologici sono realizzati da Nino Lamboglia, che dirige, come Istituto Internazionale di Studi Liguri e d'intesa con la Soprintendenza alle antichità, una serie di campagne nel 1953, 1954, 1955, 1962 e 1970 nell'area della piazza di S. Giovanni, portando alla luce una parte del ricco abitato tardo repubblicano ed imperiale, fino alle più povere fasi di V-VII secolo, cui si sovrappose, tra VII e X, un'area cimiteriale. Già negli scavi del è stato possibile individuare undici livelli raggruppati in otto strati, confermati poi dalle successive ricerche: strato VII (età repubblicana), VI (età preaugustea), V (età augustea e giulio claudia), IV (età imperiale di I-II secolo), III (distruzioni tra IV e V secolo), II (età delle invasioni), I (VI-VII secolo), livello superficiale (VII-X secolo). I livelli tardo antichi ed altomedievali sono scarsamente significativi da un punto di vista stratigrafico, poiché presentano generalmente materiale tipologicamente assai simile e con abbondanti intrusioni più antiche. In attesa di una revisione globale o per singoli scavi, ci si limita, in questa sede, ad un esame tipologico del materiale invetriato. Esso, presente soprattutto nei livelli tardo antichi, è generalmente associato a sigillata chiara D, sigillata grigia, anfore scanalate, rozza terracotta e pietra ollare. Le percentuali di ceramica invetriata all'interno dei singoli strati oscillano fra i due estremi dello 0,32% dello strato B, settore A dello scavo nel cortile scuola, ed il 20% nel settore B dello stesso contesto, con percentuali medie fra l'1,06 e l'1,84%; la percentuale media assoluta si attesta su 1,66%. 2. I campioni, analizzati in sezione sottile al microscopio polarizzatore sono risultati classificabili nei seguenti gruppi: Gruppo I: a) impasto caratterizzato da scisti filladici, MF ferrica (cfr. SFRECOLA, infra, gruppo 10c). [86] Analisi n. 341 (9451) (S556) (P7063) (P7063) (P7049) (P2876) (P1773). Gruppo I: b) Impasto caratterizzato da scisti cristallini, quarzo, plagioclasio, molte lamine di biotite e muscovite, MF ferrica (cfr. SFRECOLA, infra, gruppo 10a). Analisi n. 352 (P5217). Gruppo I: c) Impasto caratterizzato prevalentemente da scisti cristallini acidi e moltissime lamine di muscovite e biotite, MF ferrica (cfr. SFRECOLA, infra, gruppo 10b). Analisi n. 354 (P 3536) (4749). Gruppo II: quarzo, granuli metamorfici e calcari, cotta in ambiente riducente, MF ferrica. Analisi n. 340 (P 2884) (cfr. SFRECOLA, infra, gruppo 11i). Gruppo III: a) impasto fine micaceo, con quarzo di cristallino e tracce di granuli metamorfici, MF ferrica. Analisi n. 344 (2888) (P 7067) (cfr. SFRECOLA, infra, gruppo 10g).

2 Gruppo III: b) Analisi n. 349 (P 567, poche miche) (P 1772, con poche miche) (cfr. SFRECOLA, infra, gruppo 10h). Gruppo IV: granuli metamorfici e massa di fondo marnosa. Analisi n. 348 (P 7046) (cfr. SFRECOLA, infra, gruppo 10e). Gruppo V: impasto fine marnoso, con augite, trachite. Presenta due strati di vetrina Analisi n. 356 (P 3526) (2885) (cfr. SFRECOLA, infra, gruppo 7b) GRUPPO I Il primo gruppo, la cui area di provenienza è quella savonese o del basso Piemonte, rappresenta il complesso più numeroso, pari al 77% del totale dei reperti invetriati. Esso comprende praticamente tutte le forme presenti negli scavi di Vada Sabatia e, per questo, può costituire la base per una classificazione tipologica Forma 1. Vasi con canale superiore e listello più o meno rialzato (Tav. 1). 6319, 9451, P327, P328, P1156, P1159, P3530, P3531, P3538, P5780, P5788, P7040, P7050, P7061, P Sono ricostruibili sette forme significative (diametro massimo variante tra 19 e 21 cm) contraddistinte dal canale superiore che conserva, in taluni frammenti, resti del versatoio e da una forma emisferica o con pareti rettilinee. La vetrina, distribuita più o meno uniformemente all'interno dei recipienti e nel canale superiore, affiora raramente all'esterno, per assorbimento. Prevale il colore verde marcio tendente talora al bruno, al marrone e all'ocra, mentre più raro è il marrone bruno o il marrone rossiccio; a parte quest'ultimo caso, in cui la vetrina è brillante, in genere essa si presenta opaca o parzialmente brillante. La superficie esterna conserva, in tre casi, regolari tracce di tornitura o, come nel P , anche i segni della lisciatura con stecca.[87]

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4 Forma 2. Vasi a listello appiattito e orizzontale (Tav. II) 4748, P2883, P5783 Si presentano tre forme emisferiche o tendenzialmente coniche, con diametro variabile tra i 25 e i 27,5 cm; il canale è sostituito da un semplice listello rettilineo. La vetrina, verde marcio brillante, o verde chiaro e ocra opaca, è distribuita all'interno, sull'orlo e nella porzione superiore del listello. All'esterno sono spesso presenti tracce evidenti di tornitura e di lisciatuta a stecca. Forma 3. Vasi a listello pendente (Tav.II) P1153, P2873 Si tratta di grandi recipienti con diametro massimo superiore ai 31 cm, in cui il listello, piuttosto sviluppato e pendente, ne favorisce la presa. La vetrina, di colore verde marcio, può essere sia brillante che opaca; essa ricopre l'interno, la porzione superiore del listello e, superandolo, interessa con colature anche una fascia esterna al di sotto di esso. Forma 4. Vasi a listello con decorazione a tacche (Tav. II) P1151, P2887, P7044 La decorazione a tacche compare sia su di un frammento con canale superiore massiccio, a tacco, che su più eleganti vasi a listello pendente, dove ne interessa l'estremità; in questo secondo caso è presente il tipico versatoio. Nella vetrina predomina il giallo, talora con sfumature verdi ed ocra; essa è più o meno brillante e ricopre in modo uniforme, oltre alla superficie interna, l'intero listello. Il diametro di questi recipienti varia tra 28 e 31 cm. Forma 5. Vasi a listello atrofico (Tav. III) P1773, P3532 Si tratta di due esempi (con parete verticale o a forma decisamente sferica, con diametro massimo tra 24 e 26 cm) caratterizzati da un listello molto ridotto, forse più per difetto di lavorazione che per una precisa esigenza. La vetrina, marrone rossiccio, opaca, o bruno, abbastanza brillante, può essere limitata all'interno o ricoprire anche il listello, affiorando all'esterno per assorbimento. Forma 6. Vasi con cordolo (Tav. III) 2051, 5712, 5713, S556, S2201, S2587, S3055 Gruppo di grande interesse, contraddistinto da forme globulari, tendenzialmente chiuse (di medie o grandi dimensioni, con diametri di cm. 22, 23, 27, 34) in cui il listello si è ridotto a poco più di un cordolo. Esso trova scarsi confronti con altre produzioni (qualche esempio analogo proviene dagli scavi di Ventimiglia) e può essere considerato tipica lavorazione locale. La superficie esterna, piuttosto ruvida, presenta abbondante mica. La vetrina è di colore verde marcio, talora tendente al bruno, opaca, oppure di colore ocra bruno e abbastanza brillante. Essa interessa solo l'interno, con qualche colatura all'esterno dell'orlo; solo in un caso scende al di sotto del cordolo.[89]

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6 Forma 7. Ollette ad orlo appiattito (Tav. III) 4750, P1162 Sono stati compresi sotto un unico gruppo due esempi simili per le piccole dimensioni (diametro massimo cm) e per un orlo appiattito a tesa nel secondo caso, ma probabilmente differenti come funzione. Nel primo frammento la vetrina, di colore marrone ocra e brillante, è distribuita all'esterno e, all'interno, limitatamente all'orlo, nel secondo è stesa all'interno, opaca e di color marrone. L'esterno presenta tracce più o meno marcate di tornitura. Forma 8. Scodelle ad orlo appiattito o estroflesso (Tav. III) P2889, P5217 Anche in questo caso sono state associate due forme che avrebbero potuto costituire gruppi autonomi. La vetrina risulta, in entrambi i casi, marrone verdastro, brillante e limitata all'interno. Forma 9. Forme chiuse con decorazione a unghiate (Tav. III) P2872, P2876, P2878, P7049 Si tratta di vasi piuttosto rari nella produzione invetriata, interamente ricoperti da una decorazione a unghiate che forse vuole ricordare, in povero, quella a squame applicate. Il piede, maggiormente svasato nel P2876, presenta un fondo piatto o a disco appena accennato. La vetrina, stesa solo all'esterno, varia dal verde marcio all'ocra, al bruno e può essere brillante, parzialmente brillante o opaca; talvolta affiora all'interno per assorbimento. Nel frammento di parete è visibile traccia dell'attacco dell'ansa; l'impasto, cuoio o arancio, si presenta sempre stratificato, con nucleo grigio. Forma 10. Recipiente globulare ansato con versatoio e decorazione a tacche (Tav. IV) P2879, P2886, P3528, P3529, P3533, P3534, P3535, P3536, P3537 Numerosi frammenti rinvenuti in livelli archeologici differenti, ma appartenenti a un unico esemplare. Notevole è la qualità, impasto duro, pareti sottili. Vetrina color verde marcio, opaca, stesa sulla superficie esterna solo parzialmente e con numerose gocciolature, e con tipici vacuoli a capocchia di spillo. Le tacche sono allineate e cadenzate simmetricamente sulla spalla del vaso. È presente l'attacco del versatoio cilindrico e l'inizio di un'ansa a sezione nastriforme. Forma 11. Coperchi (Tav. IV) 4747,276, Z277 Due coperchi sono integri: forma conica o appiattita, presa a disco e alto appoggio. La vetrina, marrone, marrone-rossiccio e verde marcio, assume, in alcune parti, una colorazione nerastra ed una superficie bollosa per stracotto; essa è distribuita solo sulla superficie esterna (con qualche macchia interna per assorbimento) e si presenta variamente opaca, poco brillante o brillante. Sono poi conservati numerosi fondi di recipienti (Tav. IV) appartenenti ad alcune delle forme esaminate. Si tratta per lo più di mortaria (P1154, P2870,P2875,S1040,S1903), dal caratteristico fondo sabbiato con abbondanti grani, dove la vetrina, particolarmente concentrata sul fondo, varia dal verde marcio al verde marcio-marrone, al verde-marrone scuro, al giallino chiaro ed è solitamente opaca, anche se non mancano casi in cui si presenta brillante. [91]

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8 A vasi comuni appartengono invece il P1157 con vetrina opaca verde marcio all'interno e all'esterno e i P2881, P2890, P7063 con vetrina opaca verde-bruno, stesa all'interno e macchie esterne per assorbimento. Concludono l'esame del primo gruppo due beccucci-versatoio cilindrici, uno con decorazione a squame realizzate per semplice incisione (appartenente con tutta probabilità alla forma 9) e vetrina abbastanza brillante color verde marcio, presente sia all'interno che all'esterno (P1163) e il secondo liscio, con vetrina verde marrone spessa, distribuita su entrambe le superfici e abbastanza brillante (2403), nonché un'ansa a nastro con lievi solcature e vetrina verde-marcio opaca (P7042; Tav. IV) GRUPPO II (Tav. V) Al secondo gruppo, che, in base all'analisi a sezione sottile, potrebbe trovare confronti, come provenienza, con l'area di Ventimiglia, appartengono nove frammenti, in gran parte inseribili nella precedente classificazione delle forme; comune denominatore, per l'impasto, la cottura stratificata. Relativamente ai vasi a listello, risultano riferirsi alla forma 1(canale superiore e listello più o meno rialzato) due frammenti (P2884, P5786) e alla forma 3 (listello pendente) il frammento P7039. Presentano: orlo affusolato o arrotondato che nel P2884 tende a chiudere verso l'interno, traccia del versatoio, pareti di medio spessore e corpo emisferico. La vetrina, verde marciomarrone, abbastanza brillante, copre sempre, in modo uniforme e compatto, il canale e il listello, mentre si presenta a macchie, per assorbimento, su entrambe le superfici o solo su quella interna; in un frammento (P7039) è distribuita invece uniformemente sulla superficie interna, sabbiata nella porzione inferiore. I1 diametro massimo varia da 23 a 32 cm. Due pareti, di cui una di notevole spessore, con accentuati segni della tornitura e tracce di lisciatura a stecca, risultano pertinenti a queste forme, con vetrina interna verde marrone compatta, coprente e abbastanza brillante. Da ricondurre a forme aperte due frammenti: un orlo (P7047) di un piatto, il cui diametro si attesta sui 24 cm, con accentuata scanalatura e forte inclinazione della parete, vetrina verde marrone chiaro poco coprente e abbastanza brillante, oltre a un piccolo fondo (P1160) con piede a disco piatto sagomato e attacco alla parete; vetrina verde oliva, poco brillante, stesa in modo abbastanza uniforme. Unico frammento da riferire ad una forma chiusa è un collo cilindrico di un'olpe monoansata con traccia dell'attacco dell'ansa, forma che non compare tra i materiali del primo gruppo. [93]

9 La vetrina verde oliva-marrone, coprente e abbastanza brillante, risulta stesa uniformemente sulla superficie esterna e deborda dall'orlo verso l'interno con qualche colatura GRUPPO III (Tav. V e VI) Tale gruppo, di provenienza generica, ma che potrebbe anche trovare confronti con le terre savonesi, è stato diviso, dal punto di vista mineralogico, in due sottogruppi, A e B, con presenza più o meno accentuata di mica nell'impasto, sempre a cottura stratificata. [94]

10 Nel gruppo A due frammenti sono riconducibili alla forma 1, con orlo arrotondato più o meno introflesso, listello sopraelevato, attacco del versatoio e corpo emisferico. La vetrina verde oliva o giallo chiara, opaca e poco coprente, risulta stesa sul canale e all'interno; tracce regolari di tornitura e macchie di vetrina per assorbimento sulla superficie esterna. I diametri massimi di tali recipienti variano da 25 a 29 cm. Da inserire nella forma 3 un frammento (P2888) con vetrina verde marcio brillante, coprente, distribuita fino al limite superiore del listello; il diametro si attesta sui 22 cm. Pertinente al gruppo B, scarsamente micaceo, un vaso con listello piatto (riconducibile quindi alla forma 2), orlo arrotondato che piega marcatamente verso l'interno per terminare poi svasato, corpo emisferico e fondo piano di consistente spessore. La vetrina, verde bottiglia scuro tonalità assunta forse a causa di una cottura difettosa compatta e abbastanza brillante, non copre il canale, ma solo la superficie interna, che risulta sabbiata sul fondo; esternamente compaiono piccole macchie di vetrina per assorbimento. Gli altri frammenti di questo gruppo sono riconducibili a semplici pareti; due di esse si riferiscono ad una forma chiusa, di notevoli dimensioni, con vetrina esterna verde marrone abbastanza brillante, spessa e coprente e gocce di assorbimento all'interno GRUPPO IV A tale gruppo, che trova confronti con le marne savonesi, può essere assegnato solo un frammento, di esigue dimensioni, con accenno di listello, impasto depurato e vetrina gialla marrone, spessa e scarsamente brillante, su entrambe le superfici.[95]

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12 3.5. GRUPPO V (Tav. VI) Tale gruppo, il cui impasto è assegnabile all'area vulcanica campanolaziale, è costituito da tre frammenti in argilla fine marnosa, con augite, trachite e doppio strato di vetrina. Sono caratterizzati da invetriatura verde sulla superficie esterna e gialla internamente (12402, P3526) o tendente al verde (P2885). Il primo frammento appartiene a una coppetta con pareti molto sottili, tesa piatta e decorazione a squame di pigna applicate a barbotina. La parete P2885 con decorazione a tralci vegetali potrebbe essere riferibile a un calice ansato, mentre la P3526 presenta una fitta e regolare puntinatura, forse per imitazione del coevo vasellame metallico. Questi frammenti, pur provenendo dagli stessi livelli delle precedenti invetriate, risultano far parte di una produzione anteriore e qui presenti come residui di contesti più antichi.[97] 4. NOTA BIBLIOGRAFICA Sui ritrovamenti effettuati nel secolo scorso: C. QUEIROLO, Dell'antica Vado Salbazia. Cenni storici, Savona 1865; V. POGGI, Delle antichità di Vado, Giornale Ligustico di archeologia, storia e belle arti, IV (1877), PP , ; P. BAROCELLI, Vada Sabatia e la collezione archeologica municipale Cesare Queirolo di Vado Ligure, Atti della Società Savonese di Storia Patria, II (1919), pp ; N. LAMBOGLIA, Vado romana, Bordighera Relazioni preliminari sugli scavi eseguiti in questo dopoguerra: N. LAMBOGLIA, Inizio dell'esplorazione di Vada Sabatia, Rivista Ingauna e Intemelia (R.I.I.), ns, IX(1954),2, pp ; G. GROSSO, Nuove esplorazioni a Vado Ligure, R.I.I., ns, IX(1954), 4, pp ; N. LAMBOGLIA, Prime conclusioni sugli scavi di Vada Sabatia, R.I.I., ns, X(1955), 2, pp , ID, Nuovi scavi a Vada Sabatia, R.I.I., ns, XVII/1962), 1-4, pp Il presente lavoro è la sintesi di un più ampio studio. Per motivi di spazio si è tralasciato l'apparato delle note. ***

13 Si ringrazia la Soprintendente dott. Giuseppina Spadea e la dott. Francisca Pallarés, Direttore dell'istituto Internazionale di Studi Liguri, per aver consentito lo studio dei materiali, la dott. Lidia Paroli per la costante cortesia e Sergio Sfrecola per la disponibilità dimostrata. Rita Lavagna ha curato i paragrafi 3.2-4, Carlo Varaldo i paragrafi I disegni sono di Rossana Managlia, che si ringrazia per la preziosa collaborazione. CARLO VARALDO - RITA LAVAGNA [98]

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