PROGETTO PRELIMINARE E STUDIO DELLE SOLUZIONI ALTERNATIVE

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2 1 OPERA NR.463: COLLEGAMENTO LOPPIO-BUSA SULLA S.S.240 E CIRCONVALLAZIONE DI TORBOLE PROGETTO PRELIMINARE E STUDIO DELLE SOLUZIONI ALTERNATIVE RELAZIONE GEOLOGICA 1. INTRODUZIONE Il presente studio geologico sviluppa gli aspetti di carattere geologico stratigrafico, geomorfologico, strutturale ed idrogeologico, che caratterizzano il territorio, nonché il sottosuolo, dalle opere viabilistiche previste in questa fase progettuale preliminare che articolano il collegamento stradale LOPPIO-BUSA sulla S.S.240 e la circonvallazione di Torbole. Il progetto viabilistico prevede lo sviluppo in sotterraneo della viabilità che costituisce sia il collegamento Loppio-Busa che la variante di Torbole, attraverso due sostanziali alternative di tracciato che interessano differentemente la Piana del Sarca e il rilievo montuoso che separa la zona di Loppio dalla Valle del Sarca. Si individuano quindi in ogni caso un sistema viabilistico in sotterraneo che si sviluppa attraverso gallerie a doppia canna, per le direttrici principali, e a canna singola per la variante di Torbole. I tracciati AD e B si sviluppano in una zona geologicamente caratterizzata da rocce competenti attraversate da importanti strutture tettoniche, rispetto alle quali però i tracciati rimangono in posizione leggermente defilata, dovendosi rapportare solamente con elementi strutturali ad esse subordinati. L assetto geologico generale si caratterizza invece più marcatamente per specifiche peculiarità idrogeologiche, anche in relazione all esistenza di aree tutelate e oggetto di prossimi interventi di riqualifica, come nel caso del Lago di Loppio. Sempre di pertinenza idrogeologica infine il rapporto tra scelte viabilistiche e risorsa idrica della Valle del sarca: in questo caso si descriveranno in via preliminare le caratteristiche dell acquifero di fondovalle proprio per fornire al Progettista i primi elementi per una valutazione dell interazione opera-acquifero. Nel proseguo, successivamente ad una valutazione delle opere previste nel quadro delle criticità ambientali individuate nella cartografia tematica del P.U.P., in particolare nella CARTA DI SINTESI GEOLOGICA, verranno sviluppati gli aspetti geologici stratigrafici, strutturali ed idrogeologici che caratterizzano i terreni interessati dalle opere previste con il fine di operare una operazione di screening geologico preliminare che indirizzi il Progettista su alternative maggiormente sostenibili sotto il profilo idrogeologico.

3 2 2. UBICAZIONE DEI TRACCIATI RISPETTO ALLA TOPOGRAFIA DEI LUOGHI I tracciati delle due alternative (galleria principale e variante) hanno in comune l imbocco sul lato Lago di Loppio mentre si differenziano sostanzialmente per gli imbocchi sulla Valle del Sarca dove l Alternativa A, a sua volta distinta in A e A1, cade in loc. Linfano, mentre l Alternativa B ricade in loc. Maza (fig.1-2). SOLUZIONI B SOLUZIONI A Fig.1: in sovrimpressione vengono riportati gli sviluppi dei tracciati alternativi A e B Fig.2: diversa visualizzazione dei tracciati alternativi A e B della galleria principale con in evidenza l imbocco lato Loppio e gli imbocchi lato Valle del Sarca

4 3 3. VINCOLI DI CARATTERE GEOLOGICO, IDROGEOLOGICO E SISMICO Considerando la cartografia che individua e caratterizza sul territorio la criticità idrogeologica in TAV.PT340GG-03 viene riportato l estratto cartografico della CARTA DI SINTESI GEOLOGICA nel settore di competenza del progetto. La "Carta di Sintesi Geologica ai fini urbanistici ed edificatori" costituisce parte integrante del P.U.P. (Delibera della Giunta Provinciale n del 23 ottobre 2003 Norme di attuazione della variante 2000 al P.U.P.. Approvazione della Carta di Sintesi Geologica) e dei P.R.G. dei Comuni di Arco e Nago-Torbole, rappresentando lo strumento di individuazione dei diversi vincoli di carattere geologico sul territorio. L estratto della Carta di Sintesi Geologica riportato (4 aggiornamento - Delibera n 2249 della G.P. del 5 settembre 2008) mostra le diverse aree interessate dal progetto individuate nelle: AREE AD ELEVATA PERICOLOSITÀ GEOLOGICA, IDROLOGICA E VALANGHIVA: in tali aree, per i particolari caratteri geologici, nivologici e idrologici del suolo o del manto nevoso, ogni intervento può essere causa di gravi danni, o comunque è soggetto ad un alto grado di pericolosità. In tali aree sono inoltre ammesse opere di infrastrutturazione del territorio e bonifiche agrarie purchè non in contrasto con il disegno complessivo del PUP. Per questi interventi devono essere redatte specifiche perizie geologiche, idrologiche e nivologiche in relazione allo specifico tipo di pericolo, estese territorialmente per quanto necessario, che ne accertino la fattibilità per quanto riguarda gli aspetti tecnici, migliorino le condizioni di pericolosità del sito e garantiscano l assenza di pericolo per le persone. AREE DI CONTROLLO GEOLOGICO, IDROLOGICO, VALANGHIVO E SISMICO - area con penalità gravi o medie: area in cui gli aspetti litologici, morfologici idrogeologici e di allagamento richiedono l'esecuzione di studi ed indagini geologici e geotecnici approfonditi per ogni tipo di intervento, estesi alla possibile area di influenza delle opere in progetto. - area con penalità leggere: area in cui gli aspetti litologici ed idrogeologici richiedono l'esecuzione di studi ed indagini geologici e geotecnici approfonditi per ogni tipo di intervento, estesi alla possibile area di influenza delle opere in progetto. - area a controllo sismico: tutto il territorio sotteso dal progetto è da considerarsi a sismicità bassa (zona sismica 3). AREE SENZA PENALITÀ GEOLOGICHE In questa classe ricadono le aree geologicamente sicure e stabili delle quali si possiedono adeguate conoscenze geologiche e geotecniche. In tali aree qualunque intervento è soggetto a quanto specificato nel punto B5 del D.M. 11 marzo Fatta salva l ammissibilità di tutte le opere, pur con l adozione dei relativi provvedimenti di mitigazione delle criticità individuate, segue l elenco delle opere con i relativi vincoli presenti sui settori di territorio interessati: Zona d imbocco delle gallerie principali di entrambe le alternative di tracciato lato Lago di Loppio: ricade in AREA DI CONTROLLO con penalità leggere e in AREA

5 4 AD ELEVATA pericolosità per problemi di instabilità gravitativa superficiale del versante roccioso e detritico. Zona delle opere d imbocco della galleria principale, lato Valle del Sarca (Alternativa A e A1) e variante Torbole: ricadono in area a penalità leggere e senza penalità geologiche. Zona delle opere d imbocco della galleria principale, lato Valle del Sarca (Alternativa B) e imbocco nord della galleria naturale della variante di Torbole (alternativa B) : ricadono in area con penalità gravi o medie. Zona d imbocco sud della variante Torbole (entrambe le alternative) ricade in area con penalità gravi o medie Zona della centrale e camino di ventilazione in loc.mala: ricade in area a penalità gravi o medie In attuazione dell art. 21 delle norme di attuazione del Piano urbanistico provinciale, approvato con legge provinciale 27 maggio 2008, n. 5, è stata redatta la Carta delle risorse idriche ricadenti nel territorio provinciale, riportando le sorgenti, i pozzi e le captazioni superficiali delle acque selezionate destinate al consumo umano. La Carta indica anche le aree di salvaguardia, distinte in zone di tutela assoluta, zone di rispetto idrogeologico e zone di protezione, individuate secondo i principi per la tutela della qualità delle acque definiti dall art. 94 del D.lg. n. 152/2006 e dall Accordo 12 dicembre 2002 della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome. Facendo riferimento alla TAV.PT340GG-05, nel caso in oggetto gli interventi relativi alle opere previste dalle alternative A e A1, comprese quelle afferenti la variante di Torbole interesseranno direttamente le aree di salvaguardia dei pozzi di approvvigionamento idrico dell acquedotto del Comune di Nago-Torbole. Nei capitoli successivi verranno quindi forniti gli elementi di valutazione delle diverse criticità geologiche, mentre nel capitolo conclusivo relativo alla descrizione dei rapporti terreno/struttura si entrerà nel merito dell adeguamento delle scelte progettuali 4. ASPETTI DI CARATTERE GEOLOGICO-STRUTTURALE 4.1 INQUADRAMENTO GEOLOGICO-STRUTTURALE A SCALA REGIONALE Da un punto di vista geologico, l area è ubicata nella parte centrale delle Alpi Meridionali, corrispondenti alla fascia strutturale della catena alpina posta a Sud del Lineamento Periadriatrico (Linea Insubrica Auct.), con vergenza verso Sud ( Africa vergente ) opposta a quella della catena Nordalpina ( Europa-vergente ). In questo settore delle Alpi Meridionali mancano del tutto gli affioramenti del basamento cristallino e metamorfico e delle sue coperture tardo-metamorfiche; affiorano esclusivamente le unità di copertura di età mesozoica e paleogenica, di natura per lo più carbonatica.

6 5 La formazione delle unità mesozoiche è direttamente collegata alla contemporanea evoluzione geodinamica della Tetide e, in particolare, alle fasi di rifting norico-liassico che hanno preceduto la lacerazione di crosta continentale. Le successioni stratigrafiche del Triassico Superiore- Lias si sono dunque formate in un contesto di tettonica estensionale e vanno inquadrate nel rifting del margine continentale meridionale della Tetide. Il risultato è quello visibile in Fig.3, con la frammentazione in bacini e alti strutturali a sedimentazione prevalentemente carbonatica N Lienz 46 S Sankt Moritz Sondrio Bacino Lombardo Arco Trento Bozen terra emersa Pi a t t a f o r m a d el l e Do l o m i t i Pi a t t a f o r m a Fr i u l a n a Piattaforma Veneta Treviso Brescia Milano Verona Venezia km Ferrara Fig.3: I principali domini sedimentari delle Alpi Meridionali nel Giurassico Inferiore (Lias), a circa 195 milioni di anni dal presente. L area di studio si trova nella parte occidentale della piattaforma veneta, a breve distanza dal margine di piattaforma (localizzato all altezza di Arco). Nella carta è rappresentata la Linea Ballino-Garda, un importante faglia diretta orientata circa nord-sud, la quale abbassava il blocco occidentale, corrispondente al Bacino Lombardo orientale. A nord della Piattaforma Veneta c era un settore emerso, mentre a oriente prosperavano altre due piattaforme, separate da un bacino di forma allungata (Bacino di Belluno). All interno della Piattaforma Veneta c era una certa differenziazione di ambienti in funzione della profondità, dell esposizione ai venti dominanti, delle correnti, come abbozzato in figura con i diversi toni di colore. Lo schema tiene in considerazione solo le rocce giurassiche attualmente affioranti. Verso la fine del Lias avvennero delle variazioni ambientali che segnarono la fine della piattaforma carbonatica, la quale aveva prosperato per circa quindici milioni di anni producendo i sedimenti dei Calcari Grigi. Questo evento sarà il preludio della crisi definitiva dell intera Piattaforma Veneta. Nel periodo terminale del Pliensbachiano, la parte interna della Piattaforma Veneta viene a trovarsi in condizioni di emersione, come indicano le caratteristiche dei sedimenti al tetto dell Oolite di Massone. La Piattaforma Veneta però,

7 6 al modesto innalzamento del livello marino che immediatamente seguì la precedente fase di regressione, non poté più riproporsi con le caratteristiche, sostanzialmente omogenee, che avevano portato alla deposizione dei Calcari Grigi ed entro in una crisi che si concluderà con l annegamento definitivo del Giurassico Medio. Al posto di una piattaforma orlata da un margine di barre oolitiche (Calcari Grigi), si andava formando una rampa, cioè un pendio a bassissima inclinazione, poco profondo ma aperto alla circolazione oceanica. In tale ambiente si depositava l Oolite di San Vigilio. Nel Bajociano Superiore, in gran parte della Tetide non esisteva più alcuna piattaforma carbonatica produttiva. In corrispondenza del Bacino Lombardo si depositavano sedimenti silicei di mare profondo (Selcifero Lombardo), mentre sulla vecchia Piattaforma Veneta avveniva un lento accumulo di carbonati rossi di mare aperto (Rosso Ammonitico Veronese). A partire dal Bajociano, cambiò quindi la composizione dei sedimenti. La silice derivata dagli organismi planctonici (radiolari), che avevano colonizzato anche le acque superficiali, sostituì i granuli carbonatici prodotti in piattaforma che avevano caratterizzato la composizione dei sedimenti più antichi. Questa tendenza continuò inesorabilmente per oltre 20 milioni di anni, fino alla fine del Giurassico, portando all accumulo di un esiguo spessore di sedimenti (da qualche metro a poche decine di metri) Per buona parte del Cretaceo Inferiore, le Alpi Meridionali subiscono un generale sprofondamento che determina un aumento di profondità dei fondali marini. Questo aumento della subsidenza pare fosse connesso con la fine dell espansione della Tetide e dal conseguente raffreddamento e contrazione dei suoi margini continentali. Per circa 25 milioni di anni, sui fondali della Tetide si accumulano i fanghi planctonici della Maiolica. Nell Aptiano si giunge a una situazione di omogeneità di sedimentazione in gran parte della Tetide. I dislivelli tra i plateau a bassissima sedimentazione e le zone bacinali si attenuano, e quasi ovunque si depositano i fanghi calcareo-marnosi della Scaglia Variegata. L avanzamento verso sud della catena sudalpina durante il Cretaceo Superiore, determina il sollevamento di una zolla coincidente con l antica Piattaforma Veneta e il contemporaneo infossamento della zona posta a occidente. Nei due domini si verificano differenti condizioni di sedimentazione: a ovest si depositano quasi 1000 metri di sedimenti grossolani silicoclastici (Flysch Insubrico), mentre a est si accumulano poche decine di metri di sedimenti fini prevalentemente carbonatici (Scaglia Rossa) (Fig.4 4).

8 7 Fig.4: principali domini sedimentari delle Alpi Meridionali nel Cretacico Durante l Eocene si innesca un attività vulcanica e nell area posta a oriente del Sarca i magmi basaltici ricoprono in parte una piattaforma carbonatica (Calcare di Nago) con effusioni freato-magmatiche. 4.2 ASSETTO STRATIGRAFICO DELLE FORMAZIONI ROCCIOSE Di seguito e con riferimento alla TAV.PT340GG04A riportiamo una descrizione delle unità stratigrafiche che saranno attraversate dal tracciato della galleria. FORMAZIONI LITOIDI DOLOMIA PRINCIPALE - DP (Norico - Retico) È caratterizzata da depositi a dolomitizzazione spinta, che si susseguono ciclicamente con livelli da decimetrici a metrici a volte intervallati da argilliti rossastre. La dolomia si presenta in strati e banchi con spessori variabili dai 30 cm fino ai 2 m, presenta una colorazione biancastra-rosata, l aspetto è saccaroide e microcristallino, con vuoti interessati da fenomeni di microcarsismo. La dolomia può essere sia massiva sia estremamente fratturata. Il passaggio ai sovrastanti Calcari Grigi è delimitato da uno spessore stromatolitico che definisce un livello impermeabile in corrispondenza del quale scorrono le infiltrazioni idriche provenienti dai sovrastanti calcari. Spessore: m. Questa formazione è interessata dalle gallerie principali, ragionevolmente per qualche centinaio di metri, poco ad ovest dell imbocco lato Lago di Loppio.

9 8 GRUPPO DEI CALCARI GRIGI Comprende quattro formazioni di piattaforma carbonatica (Calcari Grigi di Noriglio Auct.): Interessano gran parte del tracciato della galleria principale dell Alternativa A e poco più del 50% nell Alternativa B, mentre interessano alcune delle Alternative della variante di Torbole.. Tali litotipi si caratterizzano per la circolazione carsica che li interessa. Formazione di Monte Zugna - FMZ (Triassico superiore-giurassico Inferiore; Retico- Sinemuriano). Successione eterogenea di carbonati di piana tidale: micriti grigio-marroni in strati da sottili a spessi, con accumuli di gusci di lamellibranchi, gasteropodi, alghe, calcari dolomitici e dolomie calcaree pervase da fenestre riempite di spatite, livelli dolomitici a oncoliti e bioclasti, micriti bioturbate senza strutture sedimentarie. Sui bordi della S.S. 240, in corrispondenza dell alveo del lago di Loppio, e presso l Isola di S. Andrea, il membro inferiore dei Calcari Grigi è spesso dolomitizzato, talora anche intensamente. Si tratta di una dolomitizzazione secondaria dovuta ad attività tettonica, che tuttavia non impedisce il riconoscimento delle facies caratteristiche dell unità. Spessore: m Calcare oolitico di Loppio - LOP (Giurassico Inferiore; Sinemuriano). Calcari oolitici intraclastici chiari con spugne calcaree e Belemnoidi, con rare laminazioni incrociate in strati medio-spessi. Limite inferiore netto e concordante su FMZ Spessore: m. Formazione di Rotzo - RTZ (Giurassico Inferiore; Sinemuriano-Pliensbachiano Superiore). Calcari micritici e pellettiferi bruni con veli marnosi, wackestone-packestone con ingenti accumuli di molluschi (facies a Lithiotis), di colore variabile dal marrone chiaro al grigio. Spesso compaiono strati oolitico-bioclastici. In località Mala, presso la cava, affiorano enormi concentrazioni di lamellibranchi e strati a Echinoidi irregolari, a cui si alternano livelli carboniosi, calcari marnosi color ocra, siltiti rosse. Al tetto di questa successione sono presenti calcari ricchi di spugne. Calcare oolitico di Massone - OOM (Pliensbachiano sup.) Grossi strati di calcari oolitici a cemento spatitico di colore grigio-chiaro con strutture a stratificazione incrociata per lamine pianoparallele interne agli strati. Le ooliti si differenziano rispetto a quelle presenti nel calcare oolitico di San Vigilio per le dimensioni maggiori dei granuli. Spessori dell ordine dei 20 30m nella zona d interesse. Calcare oolitico di San Vigilio (Giurassico Inferiore-Medio; Toarciano-Aaleniano Inferiore). Unità in uso nella letteratura geologica da oltre un secolo ("calcari ooli-tici di S. Vigilio" o "S. Vigilio Oolite").Calcareniti giallastre o grigie mal stratificate, con piccole ooliti e con abbondanti resti di Crinoidi. Orizzonti ricchi in Brachiopodi nella parte sommitale. Il contatto inferiore è graduale e localmente discordante sull'oolite di Massone. Il contatto superiore con il Rosso Ammonitico è inconforme ed è marcato da concentrazioni di ossidi (hard ground). Lo spessore dell'unità varia tra i 40 e i 70 m.

10 9 ROSSO AMMONITICO VERONESE ARV (Giurassico Medio-Superiore; Baiocia-no- Titoniano) L'unità è formata prevalentemente da calcari micritici rossastri o biancastri, in pacchi di strati nodulari, con abbondanti modelli interni di Ammoniti. Il contatto inferiore con l'oolite di San Vigilio è netto e ondulato, ed è marcato da un sottile hard ground a cui si associa un'importante lacuna. Alla base sono presenti noduletti di manganese. Il contatto con la Maiolica, dove presente, è graduale. Più frequentemente si ha un contatto disconforme con la Scaglia Variegata o con la Scaglia Rossa. Lo spessore del Rosso Ammonitico varia dai 20 ai 35 m. Tale unità è interessata da tutte la alternative di tracciato in progetto. MAIOLICA MAI (Titoniano Sup. Aptiano inf.) Calcari micritici a grana finissima rosati, ben stratificati e ricchi di selce di colore generalmente rosso. Presenta spessori dell ordine dei 10 20m. Tale unità è interessata da tutte la alternative di tracciato in progetto. SCAGLIA VARIEGATA VAA (Aptiano Cenomaniano) Calcari micritici grigio-verdi contenenti noduli selciferi di colore verde scuro. Spessore 20m circa. Tale unità è interessata da tutte la alternative di tracciato in progetto. SCAGLIA ROSSA SAA (Albiano sup. Eocene inf.) Calcari micritici ben stratificati (foto 1) e generalmente lastriformi a frattura concoide con noduli selciferi di colore rosso scuro; localmente presenta spessori dell ordine dei 20 30m. Alla sommità si caratterizza per un hard ground che la separa dalla sovrastante unità eocenica. Tale unità è interessata da tutte la alternative di tracciato in progetto. CALCARE DI TORBOLE CTB (Eocene medio) Calcareniti grigio-chiare mal stratificate in bancate metriche discordanti con la Scaglia Rossa sottostante a testimonianza della paternità trasgressiva; tali depositi si caratterizzano per presenza di brecce. Spessori nell ordine dei 30m Tale unità è interessata da tutte la alternative di tracciato in progetto. CALCARE DI NAGO NAG (Eocene medio Eocene sup.) Calcari in strati e banchi organizzati in sequenze metriche e decametriche con intercalati calcari marnosi e marne, calcari micritici e calcareniti. La sequenza regressiva si completa con la presenza al tetto delle peliti delle ARGILLE DI PONTE ARCHE. Spessori dell ordine delle centinaia di metri. Tale unità è interessata da tutte la alternative di tracciato in progetto.

11 10 Foto 1: Scaglia Rossa sottostante i Calcari di Torbole in loc. Busatte ARGILLE DI PONTE ARCHE PTA (Eocene sup. Oligocene inf.) Marne argillose e argille marnose di colore grigio chiaro e scuro mal stratificate con sottili intercalazioni siltose per lo più laminari. Evidente il contenuto in foraminiferi nella parte superiore. Vengono considerate in onlap sul Calcare di Nago. Questa unità non è interessata apparentemente dai tracciati in progetto anche se allo stato attuale delle conoscenze non è possibile escludere completamente la presenza di lembi residuali in onlap sul Calcare di Nago nella zona delle opere d imbocco lato Sarca delle gallerie principali e circonvallazione di Torbole Alternativa A. Definire tale aspetto sarà compito del programma d indagine della fase di progettazione definitiva. Quale nota conclusiva si precisa che nonostante nei profili geologici (TAVV. TAV.PT340GG-07 10) non sia stata riportata la presenza di filoni vulcanici e/o di interstrati lavici piuttosto che piroclastici, la vicinanza all area Roveretana interessata da una intensa attività vulcanica sottomarina rapportata alla tettonica singenetica distensiva eocenica (vedi cap.4.3), le cui testimonianze sono ben osservabili nei pressi di Nomesino, permette di non escludere la presenza di condotti vulcanici (lave basaltiche e brecce d esplosione intradiatremiche) lungo i tracciati delle gallerie principali, che possono aver attraversato la serie stratigrafica completa fino al CALCARE DI TORBOLE. Per tale motivo non si esclude neppure la presenza di interstrati vulcanici o piroclastici tra il CALCARE DI TORBOLE ed il CALCARE DI NAGO, limite interessato da tutti i tracciati alternativi presenti in progetto.

12 11 Sarà compito della fase di approfondimento d indagine a supporto della progettazione definitiva affrontare tale aspetto, peraltro non determinante ai fini delle scelte definitive. FORMAZIONI QUATERNARIE Depositi fluvioglaciali e alluvioni antiche interglaciali Nell area in esame sono stati rinvenuti in corrispondenza del fondo del Lago di Loppio e sono costituiti da limi e argille grigie con rari ciottoli. Questi sono stati rinvenuti dall indagine effettuata dall Autobrennero S.p.a. nel 1990 (S.20) nella parte est dell abitato di Nago alla profondità di 60m fino a q.ta substrato intercettata a -85m da p.c. preceduti da alluvioni antiche per almeno 40m di spessore. Tale rinvenimento favorisce l ipotesi che la piana di Nago (Fig1 e fig.5) sia probabilmente il prodotto di alluvionamento di un solco prewürmiano e che i limi argillosi strutturati (varve) rinvenuti nel sondaggio S20 appartengano in realtà ad un till di alloggiamento. Per tale motivo non è esclusa la possibilità che le gallerie principali non debbano rapportarsi con un paleoalveo. In ogni caso nella fase di progettazione definitiva si procederà ad un indagine dedicata al problema di pertinenza spiccatamente morfologica o meglio paleomorfologica. Depositi alluvionali Presenti nell alveo del Lago di Loppio e in modo ovviamente più importante nella Piana del Sarca. Nella zona di Loppio sono caratterizzati da livelli impermeabili dello spessore di circa 5-6m costituiti da argille scure, sovrastanti depositi ghiaiosi dello spessore di circa 25m. Nella Piana di Linfano sono ben rappresentati nei log stratigrafici dei sondaggi finora effettuati mostrando una alternanza di strati ghiaiosi-sabbiosi variamente limosi intercalati a livelli sabbiosi-limosi ed argillosi normalconsolidati. Tali materiali sono sede di falda freatica a pelo libero che colloca il proprio livello statico (storico) a circa 2 3m dal p.c. (i dati di falda rilevati nei sondaggi finora effettuati sono compresi tra i 3.0m e 5m, mentre il dato scaturito dalla campagna geoelettrica pone il livello di falda alla data a q.ta compresa tra 2 5m) con risalite decise in concomitanza con eventi meteorici eccezionali sovrapposti al disgelo. Le opere d imbocco della circonvallazione di Torbole (Alternativa A) e della galleria naturale ed opere d imbocco delle Alternative A e A1 delle gallerie Loppio- Torbole dovranno quindi confrontarsi con un livello di falda che, nella peggiore delle ipotesi, potrà lambire il p.c.. Depositi colluviali Si tratta di depositi superficiali di ridotto spessore, costituiti da materiale terrigeno, sabbie limose e frequenti frammenti calcarei spigolosi di varie dimensioni. Depositi detritici di versante Si tratta di depositi detritici costituiti da detrito di falda, detrito grossolano e coni detritici. Sono costituiti da frammenti spigolosi calcarei in scarsa matrice, a seconda della pezzatura dei frammenti sono stati rilevati sia depositi di falda, costituiti da frammenti minuti fino a circa 20 cm di lato, sia detrito a grossi blocchi costituito da massi con dimensioni variabili da 0.5 a 3m 3.

13 12 Depositi di frana Tali terreni riportati in carta geologica sono rinvenibili in maniera più evidente lungo le pendici occidentali del Doss dei Frassini (fig.5), riconducibili ad un cinematismo per scorrimento traslativo lungo giunto pervasivo (VARNES 1978), lungo le quali si osservano ben evidenti le superfici di svincolo laterali, la zona di distacco sommitale e la zona di accumulo al piede. In particolare quest ultima lambisce la zona d imbocco sud della variante di Torbole. In funzione dell esame dei dati disponibili è cautelativo ritenere che tali depositi possano essere intercettati dalla circonvallazione di Torbole, come riportato nei profili geologici di cui alle TAVV.PT340GG Non è quindi improbabile che il parossistico fenomeno di scivolamento lungo giunto, con ripercussioni fino alla sommità del Doss dei Frassini (seguito o preceduto da quello di P.sso S.Giovanni) ridossatosi al Dosso in loc.brae, abbia colmato la paleovalle che collegava Loppio al solco gardesano (fig.5). E chiaro che tale ricostruzione paleomorfologica potrebbe dare ragione di una profondità di quasi 80m del substrato sulla verticale delle campagne di Nago messa in luce dall indagine geofisica. Quanto emerso nel corso dell indagine indiretta dovrà essere necessariamente verificato da un indagine a mezzo sondaggi in quanto, se la ricostruzione paleomorfologica fosse corretta, la circonvallazione di Torbole si svilupperebbe per almeno 50ml in materiale di frana. Le gallerie principali nel tratto sottostante la Piana di Nago ricadrebbero invece in roccia grazie alla posizione più defilata e alla quota più favorevole. Non si esclude però completamente la esistenza di un solco di escavazione fluviale in prossimità del fianco orografico occidentale eventualmente interesserebbe lo scavo per un breve tratto. Altro accumulo è stato rinvenuto in loc.mala in corrispondenza del previsto camino di ventilazione. In questo caso il contributo dell indagine geofisica ha messo in luce la presenza di coperture di spessore variabile tra 10m e 34m. Geofisica Fig.5: vista della Marocca di Torbole con nicchia di distacco sulle pendici occidentali del Doss dei Frassini ed individuazione profili geofisici

14 GEOLOGIA STRUTTURALE Nell area di studio l inversione strutturale compressiva è essenzialmente riferibile all evoluzione post-collisionale delle Alpi. Solo a partire dal Miocene inferiore in poi le successioni mesozoiche e paleogeniche di questo settore, sopravissute alle fasi deformative neo-alpine, vengono deformate e incorporate all interno dei sistemi strutturali compressivi, raggiungendo nel Neogene (Messiniano e Pliocene) l assetto strutturale attuale a duomi e conche. Nell area è ben documentato anche l evento distensivo eocenico, concomitante all attività magmatica intraplacca che aveva proprio in zona i principali edifici vulcanici, e che ha lasciato i resti di effusioni basaltiche in tutta la zona compresa tra il Sarca e la Val d Adige. La strutturazione compressiva, vera artefice dell impronta topografica, si è sviluppata secondo tre eventi principali caratteristici del Sudalpino (Fig.6). Un primo evento nel Cattiano-Burdigaliano genera un fascio di strutture orientate NO-SE, a vergenza SO, che si propaga dalla Catena Dinarica fino alle Dolomiti Occidentali, ed è ampiamente rappresentato nelle Prealpi lombarde e nel Thrust delle Giudicarie Nord, con il sovrascorrimento del basamento australpino sopra le coperture subalpine. Un secondo evento nel Serravalliano-Tortoniano, con asse di compressione N160 (e, in modo equivalente N340), ha originato il sovrascorrimento della Valsugana orientato ENE-OSO e il sistema strutturale associato, che costituisce la fascia deformativa principale presente dal Cadore alle Giudicarie. Un terzo scatto infine, dal Messiniano al Pliocene- Pleistocene, deforma la fascia pedemontana veneta formando la struttura di Bassano- Vittorio Veneto con asse di convergenza NO-SE e si propaga ampiamente verso NO, rimodellando e riattivando le precedenti strutture, ma anche formando nuove faglie orientate parallelamente all asse di convergenza (NO-SE). N Schio-Vicenza Dinarico S Valsugana N25 N340 N Ma Messiniano-Pliocene Ma (Cattiano-Burdigaliano) 13-8 Ma Serravalliano-Tortoniano Fig.6: Fasi tettoniche del sudalpino. L orientazione degli assi di massima compressione riconosciuti nel Sudalpino centrale, frutto dall elaborazione di una grande mole di dati analitici da parte della Scuola del Prof. Alberto Castellarin. Come evidenziato, nel corso del Neogene, gli assi di massima compressione hanno subito una rotazione antioraria, determinando stili e orientazioni diversi delle strutture tettoniche.

15 14 L area di Loppio si colloca in posizione critica tra il Sistema Schio-Vicenza (Scledense) e il Sistema della Valsugana 1. Per questo motivo, è possibile riconoscere l interferenza tra le strutture tettoniche a diversa orientazione e movimento, e capire l evoluzione strutturale nel tempo. A grande scala, l assetto strutturale dei rilievi di attorno a Loppio è piuttosto semplice. Anzitutto esistono delle pieghe ad ampio raggio con asse circa E-O. L enucleazione di queste strutture è molto probabilmente di età serravallianotortoniana. Le pieghe sono limitate e dislocate ortogonalmente al piano assiale da un sistema di faglie trascorrenti e transpressive sinistre orientate N-S e NNE-SSO (Sistema delle Giudicarie). Il trascinamento lungo queste strutture complica le geometrie delle pieghe e determina una rotazione dei piani assiali, che tendono ad assumere un plunge verso NO. Le strutture orientate N-S, sempre ad alto angolo, sono tagliate da un sistema di faglie trascorrenti sinistre orientate NO-SE, che sono le più recenti dell area. Più in dettaglio, l area oggetto di studio è attraversata diagonalmente dalle faglie trascorrenti sinistre orientate NO-SE (Schio-Vicenza). Elementi strutturali significativi e collegati all evoluzione di queste strutture sono l Anticlinale della Valle di Loppio e la Sinclinale della Valle di Gresta. L anticlinale affiorante nelle pareti a nord dell alveo del Lago di Loppio, ha l asse orientato NE-SO, è asimmetrica con fianco orientale verticalizzato per il trascinamento di faglie traspressive minori, che la mettono direttamente a contatto con il fianco occidentale della sinclinale della Valle di Gresta. Entrambe le strutture sono dislocate di quasi 1 km dalla faglia trascorrente sinistra di M. Brugnolo- Loppio-Brentonico. La sinclinale della Val di Gresta, che ha nel suo nucleo la successione oligo-miocenica (Pannone e Ronzo). Il suo fianco occidentale è bordata dalla piega-faglia (parziale accavallamento) del M. Creino, mentre il suo fianco occidentale è disturbato dall accavallamento di Ronzo-Gambino. Le strutture appartenenti al sistema strutturale Schio-Vicenza, che come accennato tagliano diagonalmente l area, dimostrano di essere attive anche in tempi recenti. La principale struttura, che interessa la parte settentrionale dell area di studio, è la faglia trascorrente sinistra NO-SE, presente tra l abitato di Loppio e il Monte Brugnolo. Questa struttura disloca di circa 1 km l asse delle pieghe della Val di Gresta (sinclinali e anticlinali). Dunque, è evidente che in questa zona gli allineamenti NE-SO del sistema delle Giudicarie sono intrecciati con quelli NO-SE del sistema Schio-Vicenza. Quindi le strutture dei due sistemi sono in buona parte contemporanee e corrispondono a un unico sistema cinematico-strutturale. Le età di queste deformazioni vanno ringiovanite al Messiniano- Pliocene. E molto probabile che la loro attività prosegua anche nel Pleistocene, e con essa si spieghi la sismicità della zona benacense e la presenza di numerose frane di crollo presenti in corrispondenza delle strutture tettoniche. Infine, ricordiamo la riattivazione recente in distensione di alcune strutture trascorrenti presenti nei dintorni del Lago di Loppio. In località Mala è presente un imponente piano di faglia (foto 2) orientato NNO-SSE e inclinato di 60 verso E, che ribassa il lembo orientale. Il rigetto verticale di simili strutture è modesto, in rapporto al volume di rocce di faglia. 1 La parola sistema indica l orientazione prevalente delle associazioni strutturali in una determinata area. Bisogna ricordare che la sola orientazione delle strutture non è direttamente riconducibile agli assi di compressione, ma occorre riferirsi anche al tipo di movimento lungo le strutture medesime. In tal senso, la denominazione Sistema giudicariese, ampiamente usato in letteratura per indicare il fascio di strutture orientate NE-SO, ampiamente presenti anche nel Basso Sarca, risulterebbe fuorviante. Queste strutture, infatti, si possono spiegare come riattivazione messiniano-pliocenica di strutture preesistenti.

16 15 Foto 2: piano di faglia trx-sx in loc.mala Tale piano di faglia verrà intercettato dalle gallerie Loppio-Torbole presumibilmente in un settore compreso tra le progr e Lungo tale piano sono attesi gli effetti di un carsismo piuttosto pronunciato che potrebbe essere veicolo di importanti venute nel corso di periodi piovosi o stagionali favorevoli. Nel complesso però potremo affermare che, come si evince dallo schema strutturale riportato in TAV. PT340GG-04, i tracciati in progetto rimarranno tutto sommato piuttosto sottovento ai principali assi dislocativi, dovendosi invece confrontare con elementi minori quali strutture di trasferimento cinematico sintetiche dei principali assi trascorrenti e probabili sedi di circolazione carsica.. 5. INDAGINI Per il programma d indagine effettuato si rimanda alla RELAZIONE GEOTECNICA GENERALE (PR340GG02); i dati emersi dalla campagna d indagine (richiamati nel proseguo del testo) sono risultati, pur con i limiti di un indagine preliminare quale compete a questa fase progettuale, importanti contributi per la ricostruzione geologica-stratigrafica ed idrogeologica qui illustrata. In modo particolare i contributi dell indagine geofisica hanno consentito di delineare un inedito modello paleomorfologico che necessiterà di approfondimenti diretti in fase di progettazione definitiva. Altrettanti contributi sono stati ricavati da un indagine realizzata nel 1990 dall A22 che in particolare ha visto la realizzazione di due sondaggi nella Piana di Nago che hanno fornito indicazioni importanti per una ricostruzione preliminare della paleomorfologia pre-würmiana.

17 16 6. CARATTERIZZAZIONE IDROGEOLOGICA La realizzazione della prevista viabilità in sotterraneo comporta l attraversamento di aree in cui esistono delle peculiarità idrogeologiche che determinano ambiti di circolazione ipogea importanti sia ai fini paesaggistici che idropotabili. Esiste pertanto la necessità di definire le caratteristiche idrogeologiche delle aree interessate al fine di individuare le criticità specifiche nel rapporto tra ambiente idrogeologico e realizzazione. Vanno pertanto individuati i fattori idrogeologici che governano la circolazione superficiale ed ipogea sia negli ammassi rocciosi che nelle coperture quaternarie che occupano la Piana di Linfano. Nel proseguo si descriveranno i fattori idrogeologici che governano sia la circolazione carsica negli ammassi rocciosi e che condizionano gli aspetti interattivi tra scavo e Lago di Loppio, che la circolazione che alimenta la falda acquifera della piana del Sarca ove ricadono gli imbocchi ovest delle diverse alternative di tracciato. Si illustreranno inizialmente i particolari di carattere geologico-strutturale e stratigrafico che accomunano i due ambiti mentre si descriveranno separatamente le diverse specificità idrogeologiche individuate. 6.1 ASPETTI STRUTTURALI E MORFOLOGICI GENERALI A grande scala l assetto geologico strutturale della zona compresa tra il Lago di Loppio e la Valle del Sarca è caratterizzato da un interazione di due domini strutturali cui appartengono schemi deformativi diversi. Il principale per quanto attiene anche i condizionamenti morfologici ad esso correlati è senz altro il sistema di faglie giudicariesi ad orientazione NNE-SSO appartenenti alla Linea di Ballino e Linea del Sarca lungo le quali si è insediato il solco vallivo al momento della emersione al termine dell Oligocene. L approfondimento massimo di tale solco vallivo avvenne nel Messiniano allorché il prosciugamento del Mediterraneo innescò una fase erosiva con un abbassamento del livello basale di circa 2000m. Sulla base di indagini geofisiche di profondità (FINCKH, 1977 e BINI, CITA & GAETANI, 1978) è stato infatti riscontrata una profondità della conca lacustre meridionale di -1260m s.l.m. con una copertura di sedimenti di quasi 1000m e l assenza di una contropendenza glaciale (ipotesi in voga fino agli anni 70), aspetti che fanno appartenere il solco gardesano ad un vero e proprio canyon. Per tale motivo il livello di base del carsismo nella Valle del Sarca si trova a notevole profondità e di conseguenza le sorgenti carsiche sono ubicate al di sotto del materasso detritico-alluvionale. L area di Loppio si colloca invece in una zona condizionata da un sistema di pieghe ad ampio raggio con assi orientati all incirca E-O dislocate ortogonalmente al piano assiale da faglie trascorrenti e transpressive sx ad orientazione giudicariese N-S e NNE-SSO. Gli effetti del trascinamento delle pieghe determina una rotazione dei rispettivi piani assiali che tendono ad assumere un plunge rivolto a NO. Infine le strutture subverticali N-S risultano intersecate e dislocate dal sistema trascorrente scledense più recente orientato NO-SE. Le strutture più importanti a livello locale sono l Anticlinale della Valle di Loppio e la Sinclinale della Valle di Gresta, dislocate di circa 1km dalla faglia trascorrente sx di M.Brugnolo-Loppio-Brentonico. In loc. Mala si rinviene un esteso piano di faglia caratterizzato da orientazione NNO-SSE che ribassa tutta la parte orientale.

18 17 Nella Fig.7 di seguito riportata si nota la regolare morfologia monoclinalica, entro la quale si sviluppa lo scavo, improvvisamente solcato verso est (loc. Mala) dal fascio di strutture ad orientazione N-S e NNO-SSE che si ripetono in serie fino alla piana di Loppio. Esiste pertanto un netto condizionamento tettonico degli ammassi rocciosi a partire dalla loc. Mala verso l imbocco est mentre osserveremo un ambiente relativamente indisturbato dalla stessa località verso la piana del Sarca. 6.2 ASPETTI LITO-STRATIGRAFICI ED IDROGEOLOGICI GENERALI A partire dalla Piana del Sarca si incontrano con lo scavo terreni di età progressivamente più antica spostandosi verso est in quanto si percorre una struttura anticlinalica che al nucleo presenta rocce dolomitiche tardo triassiche. Abbandonate pertanto le coperture alluvionali quaternarie della Piana del Sarca, si incontrano pertanto i depositi calcareo-marnosi della Formazione del CALCARE DI NAGO, seguito dai terreni cretacei della Scaglia Variegata e Scaglia Rossa, dai terreni Giurassici del Rosso Ammonitico e dei Calcari Grigi che sovrastano infine le rocce dolomitiche prima di uscire nuovamente nell ambito di coperture quaternarie, questa volta riguardanti la conca lacustre di Loppio. Ai fini idrogeologici le coperture quaternarie, intese come UNITA PERMEABILI, caratterizzate da permeabilità primaria per porosità, sono sede di un acquifero superficiale e di uno più profondo; tuttavia per le profondità di influenza delle opere in progetto il modello di riferimento è senz altro quello del monoacquifero a falda libera sostanzialmente in equilibrio con il Fiume Sarca. Le Formazioni rocciose sono sempre caratterizzate da permeabilità secondaria per fessurazione e carsismo, come nel caso dei CALCARI GRIGI DI NORIGLIO, della DOLOMIA PRINCIPALE e dei CALCARI DI NAGO (vedi TAV PT340GG-05); a BASSA PERMEABILITA verranno considerate le Formazioni cretacee e tardo liassiche. In particolare le rocce carbonatiche sono interessate da un carsismo molto spinto che ha prodotto profonde doline e un intricato sistema di canali sotterranei. Determinante, ai fini idrogeologici delle masse rocciose presenti, la propensione al carsismo generalizzato e localizzato (lungo faglia) unitamente alla presenza di un limite relativo di permeabilità rappresentato da un livello stromatolitico che ricopre le rocce dolomitiche al passaggio con i sovrastanti livelli liassici, entrambi fattori di condizionamento della circolazione ipogea. Il livello di base locale sarebbe poi costituito dalla falda residente nella valle del Sarca che costituisce il livello di base di un sistema carsico sviluppato che si raccorda ad una falda di base, interna al massiccio, dove i principali fattori di condizionamento del movimento sono rappresentati dalle discontinuità strutturali importanti e dai contatti stratigrafici tra i litotipi a permeabilità relativamente diversa (vedi fig.7). Nel caso in esame e con riferimento ai profili della CARTA IDROGEOLOGICA, si osserveranno possibilità di tamponamento parziale della circolazione da parte delle Formazioni cretacee. Nei profili non è stata riportata la possibile presenza delle ARGILLE DI PONTE ARCHE che sovrastano con rapporti onlap i CALCARI DI NAGO, già riconosciute appena al di sotto del p.c. in loc. Maza e ai piedi delle pendici settentrionali del M.te Brione. Anche nel corso delle prime indagini nel settore di imbocco della galleria Soluzione B (vedi Relazione geotecnica) è stata intercettata questa Formazione a circa 26m di profondità.

19 18 Per quanto concerne invece il reticolo idrografico, piuttosto elementare ed effimero in virtù dell importante caratterizzazione carsica dell area d interesse, esso mostra un certo controllo strutturale impostato dalle strutture tettoniche che condizionano la morfologia. Fig.7: schema di circolazione idrica sotterranea in massicci carbonatici (da P.CELICO: Prospezioni idrogeologiche 1986) 6.3 ASPETTI IDROLOGICI DELLA ZONA DI LOPPIO Sulla base dei contributi della letteratura e di quanto esperito si ritiene che il bacino di Loppio si sia probabilmente formato per lo sbarramento del solco vallivo prewurmiano da parte delle frane di P.sso S.Giovanni e Doss dei Frassini. Lo sbarramento avrebbe favorito l accumulo delle acque di corrivazione dei versanti circostanti e di quelle collegate alla circolazione ipogea veicolata dalle fratture degli ammassi rocciosi. La circolazione idrica ipogea associata a tale assetto tettonico e litostratigrafico è dominata dall infiltrazione carsica delle acque meteoriche favorita anche localmente dalle stesse strutture trascorrenti (vedi fig.8) entro le quali si riconoscono condotti e vie preferenziali di circolazione carsica. Faglie trascorrenti N-S Loc. Mala Lago di Loppio Fig.8: faglie trascorrenti che interessano i Dossi della Barchessa

20 19 La circolazione idrica nell area è infatti dominata dall infiltrazione delle acque meteoriche relegando il ruscellamento superficiale ad un ruolo secondario nella ricarica dell acquifero. Le prospezioni effettuate nel Lago di Loppio consentono di riconoscere la seguente stratigrafia: da 0m a 6m: depositi fini prevalentemente argilloso-torbosi poco consistenti; da 6m a 26m: depositi grossolani ghiaioso-sabbiosi; da 26m a 36m: argille di colore grigiastro decisamente consistenti con locali presenze torbose accompagnate da livelli metrici di sabbie; da 36m al substrato litoide: 10-15m di limi glaciali (till di fondo) con ciottoli inclusi. Complessivamente trattasi pertanto di una serie impermeabile o comunque a bassa permeabilità ad eccezione del livello ghiaioso intermedio. Si ritiene pertanto che nel contesto idrogeologico e strutturale locale il Lago di Loppio vada considerato come un lago pensile in quanto il proprio fondo risulterebbe decisamente isolato dal substrato sottostante. Da analisi di laboratorio risulterebbe che i limi di fondo presentano una permeabilità pari a 5x10-9m /sec. Dalle ricostruzioni strutturali effettuate da L.CADROBBI emerge una situazione che vede possibilità di alimentazione laterali (da ovest) secondo due distinti livelli a seconda della portata dell acquifero e quindi dell intensità degli apporti meteorici secondo uno schema che vede dapprima l alimentazione del livello ghiaioso intermedio e, alla rimonta della falda nel fianco orografico sx, successivamente il versamento direttamente al di sopra dei limi lacustri con correlato rispristino della piezometrica (vedi fig.9). Fig.9: schema di alimentazione del lago di Loppio precedente alla realizzazione della galleria Adige-Garda (da CADROBBI et Al. 2005) Lo schema strutturale che consente l alimentazione vedrebbe pertanto l esistenza di un limite di permeabilità in corrispondenza delle strutture trascorrenti che interessano i Dossi della Barchessa (fig.8) il quale consentirebbe, in associazione al limite di permeabilità che sovrasta le sottostanti dolomie (livello a Stromatoliti), la formazione di una falda a pelo libero interna all ammasso fratturato che in condizioni di morbida si 2 L.CADROBBI, E.CASOLARI, A.GRADIZZI, R.NARDINI 2005: Studio geologico idrogeologico nell area del bacino idrografico del Lago di Loppio per valutare la possibilità di un suo ripristino.

21 20 sverserebbe per trabocco all interno dei depositi lacustri. La risalita della piezometrica nell ammasso nel corso di periodi di intense precipitazioni favorirebbe una ricarica diretta del bacino con effetti di sostegno da parte del livello impermeabile superficiale. E chiaro che in caso di piogge eccezionali quali ad esempio verificatesi nel 2001, si osserva un ripristino immediato della piezometrica che però si esaurisce poco dopo in virtù delle condizioni di drenaggio profondo determinate dalla galleria Adige-Garda. Tali condizioni perdurano dai primi anni 60, a qualche anno cioè dal completamento della galleria Adige- Garda (1959), individuata come responsabile unica dell alterazione dell equilibrio idrogeologico che garantiva la piezometrica del lago di Loppio. Nei casi di intense precipitazioni si determina una condizione di tamponamento delle perdite con ripristino dello specchio d acqua potendosi osservare una temporanea riattivazione delle sorgenti presenti sulla sponda occidentale. Tale condizione ha però durata effimera in quanto le perdite del bacino ne provocano il rapido drenaggio. Si precisa tuttavia che una alimentazione dal lato settentrionale e veicolata dal sistema di pieghe/faglie afferenti la Val di Gresta è anche possibile, ma questa deve poi confrontarsi con l andamento della stratificazione e dell interfaccia a permeabilità ridotta (livello a Stromatoliti) con evidente immersione ad E-NE, che favorirebbe quindi lo scarico ad oriente (vedi fig.9). Sul lato opposto invece la circolazione godrebbe della presenza di un limite di permeabilità costituito dalla faglia prossimale appartenente al fascio di lineazioni che interessano i Dossi della Barchessa. Da un punto di vista strutturale ed idrogeologico è abbastanza intuitivo come lo scavo della galleria Adige-Garda collocata all incirca 1km a monte della zona sorgentifera e a 100m di profondità rispetto alla Piana di Loppio (22m circa al di sotto del fondo lacustre), venisse a costituire, anche senza i drenaggi appositamente realizzati (vedi fig.10), una sorta di dreno che attraversava tutte le faglie che caratterizzano i Dossi della Barchessa, la conca in loc. Mala e il Doss dei Frassini, strutture che solcano il versante orientale dell Altissimo di Nago e che fungono da linee di drenaggio trasversale inserite nella struttura anticlinalica che lo caratterizza morfologicamente. Altri fattori di perturbazione antropica dello schema di circolazione che alimentava il Lago fu il complesso sistema di canali drenanti che favorirono l allontanamento verso sud-est delle acque raccolte nel bacino naturale e quindi il suo progressivo svuotamento. Nel complesso della problematica trattata si possono individuare pertanto i seguenti punti di sintesi che condizionano l equilibrio idrogeologico del Lago di Loppio: la struttura anticlinalica da luogo ad una giacitura della stratificazione da suborizzontale a debolmente inclinata, in diretta prossimità del LAGO, progressivamente immergente a ONO spostandosi verso occidente individuando in direzione della piana del Sarca la via preferenziale di drenaggio; la Formazione della Dolomia Principale è caratterizzata, al passaggio con i sovrastanti calcari liassici, da un livello a permeabilità ridotta che costituisce, nello schema idrogeologico generale, un livello di base relativo; le faglie ad orientazione N-S e NNO-SSE individuate come principale veicolo della circolazione carsica, suddividono l ammasso in una serie di comparti che, in condizioni di alimentazione meteorica, sversavano anche per trabocco (è importante riuscire a visualizzare lo sviluppo tridimensionale della piezometrica interna agli ammassi la quale pur dotata di direzioni di deflusso guidate dalla stratificazione e dalle trappole strutturali non

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