Le chiese ritrovate. Fano Pinacoteca San Domenico

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1 Le chiese ritrovate Fano Pinacoteca San Domenico

2 Testo ed immagini sono tratti dal volume La Chiesa di San Domenico a Fano, a cura di Gianni Volpe, Fano, 2007 (In copertina) Giovanni Francesco Barbieri detto Guercino, Sposalizio della Vergine, olio su tela, cm 310 x 190 (particolare)

3 San Domenico nell urbanistica romana Il tessuto stradale urbano di Fano ricalca in larga misura quello a regolari maglie quadrangolari della romana Fanum Fortunae. Osservando la dislocazione degli edifici religiosi esistenti (ma anche scomparsi) si nota come questi siano sistemati all interno degli originali isolati (insulae). La chiesa di San Domenico, come del resto tutto l adiacente complesso monastico, è posta invece a cavallo caso unico fra due antiche insulae, edificata quindi senza tener conto dell originaria strada (il cardo massimo) che doveva separarli. La qual cosa lascia supporre che anche in antico tale asse generatore peraltro di scarsa importanza viaria a Fanum, almeno per un suo tratto, fosse stato obliterato. La soppressione di tratti stradali urbani è attestata negli assetti di piano romani per ottenere ampi spazi destinati alla realizzazione di complessi pubblici fra i quali l indispensabile invaso forense. La collocazione di San Domenico potrebbe quindi rivelare l utilizzo di uno spazio precluso al traffico quale poteva (e in genere era) il Foro, la piazza principale di una città romana. Anche i vicini resti archeologici sotto l ex scuola Luigi Rossi, per i quali si avanza una innovativa interpretazione e cioè che siano pertinenti al macellum, mercato alimentare di Fanum, potrebbero concorrere ad individuare nello spazio compreso fra Corso Matteotti e Via Nolfi, fra Via Arco d Augusto e Via De Amicis, il Foro di Fanum Fortunae. Foto aerea del complesso di San Domenico

4 Lastra tombale con lo stemma dei Del Cassero (sec. XIII?) conservata nel presbiterio La chiesa medievale A dar credito agli antichi storici locali (l Amiani in particolare) la venuta dei Domenicani a Fano sarebbe da collegarsi ad un passaggio di San Domenico in città nel 1216; allo stesso periodo si farebbe risalire pure la realizzazione della chiesa anche se è solo nel 1275 (al tempo del vescovo Morando) che i frati, volendo ampliare il loro convento, fecero istanza di avere ceduta l'antica chiesa di S. Andrea, il che avvenne solo nel Seppure interamente rinnovata nel suo interno nei primi anni del secolo XVIII su disegno di Francesco Gasparoli, l edificio conserva ancora parte delle murature originarie due-trecentesche, con la sola eccezione dell'abside semicircolare, aggiunta nel corso del suddetto restauro settecentesco. Resta il fatto che la chiesa originaria, fu rinnovata una prima volta già nel 1434 all'epoca dei Malatesti, mantenendo la struttura tipica delle grandi chiese ad aula degli ordini predicatori: navata

5 unica a capriate scoperte e tre cappelle absidali con volte a crociera. Pareti laterali con grandi nicchioni affrescati e, sulla sinistra dell'ingresso, il vano archiacuro che ospitava la tomba (con relativa epigrafe) dello sventurato Iacopo Del Cassero, ucciso a tradimento ad Oriago nel 1298, come ricordato da Dante Alighieri nella Divina Commedia. All esterno della chiesa, sulla destra del portale, a circa 4 metri di altezza da terra, una lapide con i versi danteschi ne ricorda l episodio. Sia la facciata che il fianco orientale della chiesa conservano ancora oggi tracce evidenti di una prima e di una seconda fase di costruzione, caratterizzate da una diversa tipologia dei mattoni usati per il paramento, alternati a blochetti di pietra solo nella parte inferiore dei contrafforti. Le lunghe monofore strombate, oggi tamponate, sono state palesemente sostituite dai grandi finestroni settecenteschi, aperti nella zona superiore per dar luce all'interno rinnovato dal Gasparoli. E scomparso anche l occhio o rosone centrale della facciata, sostituito con il finestrone che sovrasta il classicheggiante portale in pietra arenaria, sovrastato da un grande riquadro intonacato, probabile traccia di un antico affresco perduto. Un riquadro analogo, posto sulla fiancata, sovrasta anche l'orginaria porta laterale ad arco acuto, murata e sostituita da quella attuale dopo il ricordato restauro interno del Gasparoli. Della struttura originaria fa infine parte anche Epigrafe di Iacopo Del Cassero (1298, marmo, cm 42 x 94 x 2,5) sul lato sinistro dell ingresso

6 quanto resta del manomesso cornicione di gronda e un frammento lapideo, collocato sul pilastro angolare della facciata che dà su via Arco d Augusto, che potrebbe essere il residuo di un antico portale o di una monofora. Per quanto riguarda il campanile, minato dalle truppe tedesche nell'agosto del 1944 e che sorgeva in corrispondenza della cappella absidale di nord-ovest, i documenti d'archivio ne fanno risalire la costruzione intorno al 1485, ma è stato anche precisato che nel corso della prima metà del XVIII secolo tale campanile (visibile in vecchie foto d'archivio) subì un consolidamento o parziale rifacimento ad opera di Lauro Buonaguardia. È sufficientemente provato che, prima del rinnovamento interno operato dal Gasparoli, la grande navata presentava lungo le due pareti laterali una serie di altari con nicchioni di cui si era completamente perduta la memoria. Fu nel 1906 che, mentre si cercava la tomba di Iacopo Del Cassero, vennero rinvenuti e riportati in luce alcuni nicchioni murati e affrescati (due interamente e altri due solo in parte), insieme con l arcosolio con lunetta affrescata dell abside. Nel 2006, inoltre, sotto il primo altare di destra, è stato ritrovato un altro nicchione affrescato con le Storie di San Giovanni Battista (sec. XV). Maestro dell Incoronazione di Urbino, Madonna con il Bambino e Santi ed epigrafe di Pietro de Pili

7 Il rinnovamento settecentesco L'interno della chiesa fu, come già detto, completamente trasformato nei primi anni del secolo XVIII. L operazione fu resa possibile grazie alla disponibilità economica derivante da un lascito testamentario e alla contemporanea iniziativa di tradurre questa fortunata somma in architettura. I protagonisti della vicenda furono Padre Antonino Cloche, maestro generale dei Domenicani, Vincenzo Ubaldini e Antonio Marcolini, entrambi anch essi finanziatori dell opera, e Francesco Gasparoli, l erudito fanese al quale fu demandata la progettazione. Nato intorno al 1661 e datosi da giovane agli studi legali, il Gasparoli, dopo una fortunata carriera nell'ambito della diplomazia, giunse ad occupare la carica di vicario generale della diocesi di Fano; fu contemporanemente studioso e ricercatore di memorie patrie, lasciando opere manoscritte sui fanesi illustri, sulle raccolte epigrafiche locali e anche un trattatello di architettura militare. Tra il 1703 e il 1707, progettò e diresse la radicale trasformazione della chiesa; un'operazione architettonica di notevole interesse e la testimoniana di una cultura abbastanza autonoma rispetto alle mode del tempo, largamente filtrate con spirito critico. L interno come si presentava all inizio del 900

8 Condizionato per ragioni economiche dalla necessità di conservare sia le murature perimetrali che il tetto, il Gasparoli, con il prolungamento a semicerchio del cappellone absidale e il tamponamento delle due cappelle minori, trasformò il vano rettangolare dell'antica navata unica nel contenitore di una fuga di grandi colonne binate, disposte a tripartire volumetricamente lo spazio (quasi un suggerimento a forme basilicali ad ali strette) e protese sui lati a guisa di quinte, come in una prospettiva scenica torelliana ad asse centrale, interrotta dall'inserimento di due pseudotransetti: il primo con crociera d'intersezione, il secondo con finta cupoletta su pennacchi ad interrompere l'uni- Altare già del Crocifisso. La pala del Guerrieri Il miracolo dei pani e dei pesci proviene dalla scomparsa chiesa dei Santi Filippo e Giacomo

9 formità della volta a sesto ribassato. Il tutto, senza orpelli ornamentali, in un nudo gioco di membrature architettoniche; recupero in veste neopalladiana (evidentissima soprattutto nel motivo semplificato dei capitelli corinzio-compositi) di un severo equilibrio classico, appena attenuato dall'emergere dei due grandi altari in legno intagliato e dorato (forse preesistenti) e dei quattro minori in stucco dipinto a finti marmi il cui disegno non è però da attribuire con certezza allo stesso Gasparoli. Con l architetto fanese lavorarono alla trasformazione della chiesa anche Matteo Giombani; i capomastri Giuseppe Ceccolini di Pesaro, Francesco Paris di Serrungarina e Domenico Vici; Girolamo e Prospero Selvelli di Fano; lo scalpellino Giovanni Ventura di Sant Ippolito, Giuseppe Antonio Mogliani da Cingoli e Arcangelo Fontana, sempre di Fano. Segno della trasformazione settecentesca è anche il grande portale d ingresso, un manufatto di enorme mole, realizzato interamente in pietra arenaria. In uno dei dadi alla base si legge la data 1714 mentre in alto, al centro del timpano, sono scolpiti due elementi tipici della simbologia domenicana, mentre sull architrave sono incise quattro D, che starebbero a sintetizzare DEO DIVO[QUE] DOMINICO DICATUM; una sigla alquanto semplice e criptica, al posto di una iscrizione commemorativa, che ben si associa a quanto il maestro generale dell ordine, Padre Antonino Cloche, pretese per sfuggire la gloria mondana tanto più da religiosi che professano umiltà e povertà. Per quanto riguarda l'adiacente fabbricato conventuale va precisato che così come si presenta oggi (riadattato per ospitare uffici, negozi ed appartamenti) è il frutto di rifacimenti e ristrutturazioni varie e che del convento originale restano solo poche tracce sul fronte di via Vitruvio e lungo le pareti del sottoportico che delimita con i suoi severi pilastri cruciformi il chiostro. Da documenti d'archivio si sa che il chiostro fu completamente rifatto fra il 1666 e il 1668 da un non meglio conosciuto Carlo Delle Rose. Passato successivamente alla famiglia Borgogelli e poi alle Benedettine, il convento, dopo la partenza delle religiose, è progressivamente decaduto. Negli anni l intero complesso conventuale è stato oggetto di un consistente restauro che ha portato l edificio e le sue pertinenze esterne all immagine attuale.

10 I restauri recenti La chiesa di San Domenico dal 1944 è rimasta chiusa al culto per decenni in seguito ai danni provocati dal crollo del campanile, minato dalle truppe tedesche in fuga. In seguito a tale evento andarono perse sia la grandiosa tela di San Domenico in gloria attribuita al ferrarese Giacomo Parolini che i due quadri coevi di San Pietro Martire e Santa Caterina da Siena posti ai lati. La distruzione del campanile aveva avuto conseguenze rilevanti non solo sulla chiesa, ma anche sulla parte di monastero (coro e la cappella ) adiacente alla stessa. Lasciata in abbandono per anni e gradualmente spogliata e depredata dei suoi arredi e dipinti, dopo aver subito solo parziali riparazioni a cura del Genio Civile (rifacimento dell'abside, del tetto e del soffitto) ed essere stata temporaneamente utilizzata come spazio per il mercato mensile dell'antiquariato e per alcune importanti mostre, la chiesa è stata acquistata nel 2006 dalla Fondazione Cassa di Risparmio che decideva di farne la sede aperta al Ottaviano Nelli, Storie di San Domenico, dipinto murale, sec. XIV (particolare)

11 pubblico della propria prestigiosa pinacoteca d'arte sacra: una quadreria comprendente anche tutti i dipinti superstiti già collocati in precedenza sugli altari laterali all'interno della chiesa. Nel corso dello stesso anno la Fondazione provvedeva quindi ad una nuova e più consistente operazione di restauro e risanamento conservativo in modo da poter realizzare tutte quelle opere necessarie alla sua nuova moderna destinazione. L intervento, realizzatosi in tempi bevissimi, ha portato al restauro di tutti gli altari, dei basamenti in pietra delle colonne e delle paraste, al rifacimento dei capitelli mancanti, al restauro del pulpito, della cantoria, della bussola d ingresso, dei confessionali, degli affreschi e delle lapidi, così come sono stati eseguiti il rifacimento della pavimentazione, la tinteggiatura di tutta l aula, la realizzazione di tutti i moderni impianti tecnologici, nonchè l adeguamento dell edificio alle norme in materia di superamento delle barriere architettoniche. La chiesa restaurata e la pinacoteca sono state inaugurate ufficialmente nell estate del Interno della chiesa restaurato

12 La Pinacoteca Le origini della raccolta d arte della Fondazione sono relativamente recenti; fu infatti nel 1969 che la Cassa di Risparmio di Fano, di cui la Fondazione è la diretta e legittima erede, potè acquisire la proprietà dello splendido Sposalizio della Vergine del Guercino, già appartenuto alla famiglia Mariotti che lo aveva commissionato al celebre pittore emiliano nel 1649 collocandolo nell altare di famiglia all interno della basilica di San Paterniano a Fano. Con questa acquisizione fu inaugurata la cosiddetta Quadreria, la quale si è arricchita nel tempo di altre importanti opere quali la Madonna con il Bambino attribuita a Giovanni Santi, padre di Raffaello, la Madonna della Rosa e la suggestiva tela raffigurante Agar e Ismaele di Simone Cantarini. Ma la svolta decisiva si ebbe nel 1999 con l acquisizione della Maddalena penitente e della Visione di San Carlo Borromeo di Giovanni Francesco Guerrieri, del quale peraltro recenti sono gli acquisti della Cleopatra, del Miracolo dei pani e dei pesci e nell ultimo anno della bellissima pala Madonna con il Bambino e i Santi Francesco, Pietro e Giacomo proveniente da Arcevia. A parte la raccolta di tele a sfondo religioso che vanno ad arricchire la Pinacoteca San Domenico, la Fondazione possiede la più importante raccolta al mondo delle nature morte (13 pezzi) del fanese Simone Cantarini, L Arcangelo Michele con Agar e Ismaele nel deserto, olio su tela, cm 59 x 77

13 Carlo Magini, oltre ad una collezione di quadri di arte contemporanea dedicata agli artisti locali del 900 e di monete antiche provenienti dalla Zecca di Fano, raccolte in teche funzionali e moderne per essere ammirate dai visitatori. In occasione dell acquisto da parte della Fondazione della chiesa di San Domenico sono state restituite a quest ultima due coppie di angeli dorati realizzati per i due altari centrali di raffinata fattura, di epoca tardo barocca. La più recente acquisizione è il dipinto di Ventura Mazza, Madonna con il Bambino e Santi, allievo prediletto di Federico Barocci. Ventura Mazza, Madonna della cintola con i Santi Agostino, Domenico e Crescentino, olio su tela, cm 277 x 160

14 bis 13bis 13 12bis 12 C 20 20bis 21 21bis B D A E

15 Legenda 1 Pittore di ambito bolognese, Madonna del latte 2 Epigrafe di Iacopo Del Cassero (1298) 3 Ottaviano Nelli, Storie di San Domenico 4 Gianandrea Lazzarini, Vergine con il Bambino, Santi e Sante domenicani 5 Felice Torelli, Madonna del Rosario e Pio V 6 Ottaviano Nelli, Vicende di Santa Maria Maddalena 7 Jacopo Negretti detto Palma il Giovane, San Tommaso d Aquino adora il Crocifisso 8 Giovanni Francesco Barbieri detto Guercino, Sposalizio della Vergine 9 Gianandrea Lazzarini, San Vincenzo Ferreri restituisce la vista a un cieco 10 Giovanni Francesco Guerrieri, Madonna con il Bambino e i Santi Francesco, Pietro e Giacomo 11 Stemma e lapide della Sepoltura del Comune di Fano (sec. XIII) 12 Ignoto Zuccaresco, Nascita di San Giovanni Battista 12bis Jacopo Negretti detto Palma il Giovane - cerchia, San Gerolamo penitente 13 Sebastiano Ceccarini, Madonna del Rosario 13bis Ventura Mazza, Madonna della cintola con i Santi Agostino, Domenico e Crescentino 14 Giovanni Giacomo Pandolfi, Annunciazione 15 Simone Cantarini, Madonna con il Bambino e i Santi Tommaso e Girolamo 16 Simone Cantarini, Madonna della rosa 17 Francesco Mancini, Sacra Famiglia 18 Ignoto di scuola romana, Madonna con il Bambino sulle nubi 19 Sebastiano Ceccarini, Madonna in Gloria con il Bambino, San Giuseppe e Angeli 19bis Giovanni Santi, Madonna con il Bambino 20 Maestro dell Incoronazione di Urbino, Madonna con il Bambino e personaggi 20bis Sebastiano Ceccarini, Martirio di Santa Lucia 21 Epigrafe di Pietro de Pili (1375) 21bis Giovanni Francesco Barbieri detto Guercino, Cristo coronato di spine 22 Pompeo Morganti, Madonna con il Bimbo in trono fra San Sebastiano e San Rocco 23 Simone De Magistris, Deposizione 24 Sebastiano Ceccarini, Estasi di San Filippo Neri 25 Simone Cantarini, Agar e Ismaele 26 Gaetano Lapis, Padre Carlo da Motrone 27 Domenico Piola, Il sogno di San Giuseppe 28 Lorenzo Garbieri, San Gerolamo e l Angelo 29 Giovanni Francesco Guerrieri, La visione di San Carlo Borromeo 30 Giovanni Francesco Guerrieri, Santa Maria Maddalena penitente 31 Federico Barocci (copia da), Annunciazione 32 Pittore locale, Madonna con il Bambino e Sant Agostino (secc. XV-XVI) 33 Giovanni Francesco Guerrieri, Il miracolo dei pani e dei pesci 34 Ottaviano Nelli, Storie di San Giovanni Battista 35 Giovan Battista Ragazzini, Madonna con il Bambino e i Santi Protettori di Fano (sec. XVI) 36 Lapide Rinalducci (1614) 37 Ignoto sec. XVI, Cena di Betania A B C D E Pulpito ligneo (sec. XVIII) Statue lignee già nella Chiesa di S. Maria Nuova di Fano Lastra tombale con lo stemma dei Del Cassero Cantoria (sec. XVIII) Bussola d ingresso (sec. XVIII)

16 Progetto grafico: Giuseppina Dolci/Studio PrimoPiano - Fano Foto: Foto Eusebi di Mauri - Fano; Archivio SBBAAPM, Ancona; Archivio fotografico Fondazione Cassa di Risparmio di Fano Stampa: Grapho 5 - Fano, marzo 2014 A cura di: F. Battistelli e G. Volpe Sotto: Lorenzo Garbieri, San Gerolamo e l Angelo, olio su tela, cm 150 x 112 (particolare) Fano Pinacoteca San Domenico Le chiese ritrovate

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