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1 ECM Formazione A Distanza Con questo numero dell OTTICO continua anche per il 2009 in virtù della proroga accordata dal Ministero e dalla Regione Lombardia, una grande iniziativa formativa che completa il programma di Educazione Continua in Medicina, ECM, istituito dal Ministero della Salute: la FAD ovvero Formazione A Distanza. E con grande orgoglio e soddisfazione che AIO, Associazione professionale Italiana Ottici, annunica questa importante iniziativa rivolta ai propri soci e a tutti gli ottici, nel pieno rispetto della propria missione associativa. Iniziativa che continuerà su tutti i numeri della rivista, permettendo di far acquisire ai partecipanti i crediti formativi FAD per l anno in corso. In questo modo AIO completa l offerta formativa, affiancando ai corsi residenziali i corsi FAD. Mette così concretamente l ottico nella condizione di ritagliarsi, nei tempi e nei modi che lui stesso deciderà, il suo personale percorso formativo, liberandolo da tutte le pastoie spazio-temporallogistiche e mettendolo in grado di concentrarsi esclusivamente sull apprendimento. Qualcuno sicuramente obbietterà che il contatto con l insegnante è altra cosa!. Noi lasciamo scegliere all ottico. Ci limiteremo, come nei corsi residenziali, a offrire una didattica e contenuti all avanguardia, con i migliori insegnanti del settore. Tutto ciò è stato reso possibile grazie all accordo che AIO, ha stipulato con Oerre Edizioni srl che diviene pertanto il provider FAD della nostra Associazione. Si ricorda che Oerre Edizioni è provider ECM registrato dal Ministero della Salute col n 2224 e dalla regione Lombardia (atto 1149, decreto n del 21/11/2005). Buon lavoro Per il consiglio AIO Sandro Spiezia, presidente N.B. Il corso ECM/FAD che troverai in questo numero della rivista è Radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare ed è accreditato per C.F. = 5. Si ricorda che il costo di un corso FAD è calcolato nella misura di euro 12,00 per ogni credito formativo, C.F. ECM Formazione A Distanza ovvero come si conseguono i crediti formativi del programma di Educazione Continua in Medicina, ECM, scegliendo il proprio percorso formativo, i tempi e il luogo dell apprendimento. Modalità di partecipazione al corso Per ricevere i Crediti Formativi è necessario: 1. Rispondere alle domande di valutazione dell apprendimento poste alla fine del corso. Si riterrà superata la valutazione dell apprendimento con 20 risposte esatte su Compilare in tutte le sue parti la scheda anagrafica. 3. Rispondere alla schede di Valutazione della qualità percepita. 4. Ritagliare e spedire in busta chiusa a. questionario b. schede di Valutazione della qualità percepita c. scheda anagrafica d. ricevuta dell avvenuto pagamento del corso all inidirizzo: OERRE EDIZIONI srl Corso Venezia 8, Milano Segreteria ECM Modalità di pagamento La quota di partecipazione al corso è di 12,00 euro per ogni credito formativo e dà diritto a ricevere l attestato nominativo di attribuzione dei crediti conseguiti. Esente IVA art. 10 comma 20 DPR 633/72 e successive modificazioni. Il costo è deducibile. Il pagamento può essere effettuato con le seguenti modalità: l tramite assegno bancario intestato a Oerre Edizioni srl l in banca con bonifico a favore di Oerre Edizioni srl sul c/c n. 230/1 ABI 5048 CAB Banca Pop. Commercio e Industria l in posta sul c/c n ABI CAB BancoPosta intestato a Oerre Edizioni srl. Per informazioni Segreteria ECM Tel.: Lun.-Ven.: ore 10.00/ diffusioneottico@gmail.com OTTOBRE

2 Radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare Autore Monica Tabacchi Laureata in ottica e optometria presso l Università degli Studi di Padova Responsabile scientifico Silvio Maffioletti Ottico-optmetrista. Docente presso il Corso di Laurea in Ottica e Optometria dell Università degli Studi di Milano Bicocca. OBIETTIVI: Il corso si propone di fornire le conoscenze di base relative alla protezione oculare data dai filtri solari nei confronti delle radiazioni ottiche e finalizzata a ridurre le alterazioni conseguenti e migliorare il comfort dei soggetti. ABSTRACT: La trattazione della protezione oculare sarà affrontata partendo dalle nozioni basilari relative alle radiazioni ottiche necessarie per comprendere il funzionamento dei filtri protettivi (colorati, polarizzanti e fotocromatici, filtri medicali) che saranno affrontati uno alla volta evidenziando le caratteristiche ottiche e gli scopi di utilizzo. Saranno poi trattate, a seguire, le problematiche indotte in particolare dai raggi ultravioletti e infrarossi al fine di dare le indicazioni utili per la scelta del filtro più idoneo alle singole problematiche. Al fine di dare maggior completezza all interno del corso vi è una parte nella quale è affrontato l argomento del trattamento antiriflesso, in quanto anch esso funziona come filtro protettivo nei confronti delle radiazioni riflesse. Crediti Formativi ECM: 5 oerre edizioni srl 2

3 radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare Radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare Introduzione Attualmente la protezione oculare è un tema molto sentito e discusso ed è ormai ampiamente accettato tra gli operatori del settore che le radiazioni ottiche possono essere causa di varie problematiche oculari. In particolare è noto che le radiazioni ultraviolette (UV) provocano danni permanenti e cumulativi a tutti i tessuti, ma sono soprattutto gli occhi ad essere più esposti ai rischi in quanto mancano di strutture difensive come la melanina e la cheratina. Oggi, rispetto al passato, la quantità di radiazioni che raggiunge la terra è maggiore a seguito della rarefazione progressiva dello strato d ozono. Inoltre, ciascuno di noi è sottoposto all irraggiamento solare per periodi più lunghi a seguito dell aumento della vita media e al cambio di abitudini. Tutto questo ha portato ad una maggior attenzione nei confronti di patologie oculari come la cataratta dove l irraggiamento è provato avere notevole influenza. Elemento interessante sul quale riflettere è che mentre gli operatori del settore sono consapevoli dei danni oculari provocati dal sole non c è altrettanta consapevolezza tra gli utenti infatti, gli studi fatti a tale proposito dimostrano che il 90% della popolazione è consapevole che il sole può essere causa di danni per la pelle ma probabilmente solo il 10% comprende che esso può avere effetti negativi anche a livello oculare. Da qui, nasce la necessità di comprendere meglio le caratteristiche e l impiego dei filtri solari al fine di consigliarne al meglio l utente. 1. Luce e radiazioni elettromagnetiche Prima di trattare il tema dei filtri protettivi e necessario fare qualche cenno alla luce in quanto il filtro, per sua natura, lavora proprio con le radiazioni dello spettro elettromagnetico. La luce (dal latino lux, lucis) è costituita da onde elettromagnetiche non ionizzate ed è prodotta naturalmente dalla reazione termonucleare del sole o artificialmente, per incandescenza, come ad esempio dalla fiamma di una candela o dal filamento di una lampadina. Le radiazioni elettromagnetiche sono fenomeni ondulatori e consistono in oscillazioni del campo elettrico (E) e del campo magnetico (B) che sono sempre perpendicolari l una rispetto all altra. Queste onde, definite trasversali in quanto si propagano in direzione perpendicolare ai piani di oscillazione dei campi, elettrico e magnetico, sono caratterizzate da una velocità di propagazione nel vuoto sempre pari alla velocità della luce c ( km/s) e possono essere descritte matematicamente dalle equazioni di Maxwell. Secondo queste equazioni, ogni qual volta si verifica una variazione di campo elettrico si genera un campo magnetico; viceversa, da un campo magnetico variabile nel tempo si genera un campo elettrico. Una perturbazione elettromagnetica, una volta che si è generata, si propaga nello spazio anche quando viene a cessare la causa che l ha originata. In figura 1 è raffigurato un caso particolarmente semplice relativo ad un onda elettromagnetica, polarizzata, piana, ma in generale la direzione del campo elettrico e quella del campo magnetico cambiano nel tempo e nello spazio come schematizzato dalla raffigurazione a destra, dai fig. 1 vettori del campo elettromagnetico. OTTOBRE

4 radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare 1.1 CARATTERISTICHE DELLE ONDE ELETTROMAGNETICHE I parametri che definisco le onde elettromagnetiche sono: Frequenza (f) espressa in Hertz (Hz), che rappresenta il numero di oscillazioni complete compiute al secondo; Lunghezza d onda (l-lambda-), espressa in metri (nello specifico, per la parte visibile si usano i nanometri, quindi 10-9 metri), corrisponde alla distanza tra due massimi o due minimi dell onda; Periodo (T), espresso in secondi, corrisponde al tempo necessario a compiere un oscillazione completa e che quindi non è altro che l inverso della frequenza (T=1/f). Osservando la figura 2 si nota come all aumentare della lunghezza d onda si ha come conseguenza logica la diminuzione della frequenza, ma non solo, si ha anche una riduzione di energia che quindi è tanto maggiore quanti più le onde sono corte. fig. 2 In ottica oftalmica il parametro solitamente usato per le onde elettromagnetiche è la lunghezza d onda chiamata lambda (l). Sulla base di questo parametro possiamo distinguere: lo spettro delle radiazioni che raggiungono l atmosfera: range di l da 290nm a nm; lo spettro delle radiazioni ottiche: range di l da 100nm dalla parte dell ultravioletto (UV), a 10 6 nm dalla parete dell infrarosso (IR); lo spettro delle radiazioni ottiche visibili: range di l da 380nn a 780nm; in figura 3 si può osservare la scomposizione di un fascio di luce operata da un prisma che mette in risalto la componente visibile dello spettro. fig INFLUENZA DELLE RADIAZIONI OTTICHE A LIVELLO OCULARE Tenuto conto che il tipo di radiazione che raggiunge la superficie terrestre è condizionato dalle caratteristiche dell atmosfera (assorbimento e scattering), dalla posizione del sole rispetto alla terra nell arco della giornata e dalle condizioni ambientali (ad es. mare o montagna), è ampiamente accettato, ai fini pratici, che le radiazioni che raggiungono la superficie terrestre dalla parte dell UV hanno l 280nm. Secondo i dati forniti dall ESA (European Space Agency) l emisfero meridionale è quello più esposto alla radiazione UV ma è opportuno ricordare che i buchi d ozono che sappiano favorire la penetrazione della radiazione UV si trovano in entrambi i poli. Nella figura 4 è possibile osservare la mappa dell UV globale pubblicata sul sito dell ESA. 4

5 fig. 4 Vediamo ora in maniera più dettagliata come si distribuisce la radiazione UV all interno dello spettro. Spettro UV Se si osserva lo spettro delle radiazioni ottiche elettromagnetiche corte (figura 5), si nota che la banda dell UV è suddivisa in tre parti UVA, UVB, UVC. fig. 5 La banda dell UVC in realtà è assorbita dall atmosfera quindi l UV con significato biologico è l UVB e l UVA. Le radiazioni che appartengono alla fascia dell UVB (280nm-315 nm) sono assorbite dalla cornea (ma l energia può comunque penetrare nell occhio e raggiungere la retina). Mentre il cristallino filtra tra i 295nm e i 300nm. A differenza del precedente, l UVA (315nm-380nm) non è assorbito dalla cornea e penetra più profondamente nell occhio. I raggi UVA e UVB sono entrambi dannosi infatti, sebbene in passato si ritenessero tali solo questi ultimi, ora sono noti i danni anche dell UVA sia al cristallino sia alla retina ma non solo, se queste radiazioni colpiscono tangenzialmente l occhio, le cellule staminali congiuntivali diventano vulnerabili con conseguenti alterazioni del tessuto stesso. Danni oculari da uv I raggi UV sono dannosi per tutte le strutture oculari in funzione di alcuni fattori quali: intensità della lunghezza d onda, durata dell esposizione ed energia radiante ma oltre a questi, probabilmente il primo fattore di rischio da considerare è la mancanza di consapevolezza in merito al problema che come detto nell introduzione è considerevole. Se infatti manca l informazione e quindi, la conoscenza relativa ai danni oculari provocati dai raggi UV non è possibile che vengano adottate le misure preventive necessarie. In Australia per sensibilizzare la popolazione sui rischi complessivi delle radiazioni UV, è stata promossa la campagna Slip, Slop, Slap (indossa una maglietta a maniche lunghe, usa una crema protettiva, indossa cappelli a falde larghe) ed ora lo slogan è stato sostituito con Slip, Slop, Slap, Slide (& sometimes slither): infila un paio di occhiali e scivola all ombra. Un altra cosa interessante riguarda uno studio relativo all angolo di incidenza delle radiazioni sull occhio secondo il quale il picco dei tempi di esposizione al giorno e quello delle singole stagioni è differente OTTOBRE

6 radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare rispetto a quelli della pelle, l esposizione oculare infatti risulta massima quando la luce ha un angolo di incidenza rispetto alla terra di 40 contro i 90 per la pelle, mentre le ore di esposizione massima agli UV per gli occhi sono le 9,00 del mattino e le 14,00-15,00 del pomeriggio contro le 10,00-14,00 per la pelle. Infine le stagioni di massima esposizione per l occhio sono la primavera e l autunno mentre per la pelle è l estate. Queste informazioni possono essere di estrema utilità per attuare una prevenzione efficace nei confronti dei raggi UV. Ora vediamo quali sono le problematiche relative alle differenti strutture oculari causate da UV. A livello corneale i potenziali danni da radiazione UV interessano tutti gli strati cellulari e derivano dall assottigliamento a cui va incontro la cornea con il passare del tempo e che riduce la capacità filtrante. La congiuntiva, come detto in precedenza, è vulnerabile e il problema più frequente, è lo pterigio che, secondo alcuni studi, ha un incidenza del 10% sulla popolazione meridionale degli Stati Uniti e raggiunge il 20% nella popolazione messicana. In proposito è stata condotta una ricerca sull effetto del PLF (Peripheral Light Focusing) secondo la fig. 6 quale, a seguito delle caratteristiche ottiche della cornea, la luce che penetra temporalmente, si concentra e si intensifica sul canto nasale ed in particolare la concentrazione è massima per raggi che hanno un angolazione di 115 dalla direzione dell orecchio (figura 6). Dalla ricerca è risultato anche che l intensità della luce nella regione nasale può arrivare ad essere 22 volte più forte rispetto a quella che raggiunge il limbus e 8 volte più forte nella zona corticale nasale del cristallino, proprio in corrispondenza dei due punti in cui isogono relativamente lo pterigio e la cataratta corticale che sappiamo essere alterazioni strettamente correlate all esposizione ai raggi UV. Inoltre, in merito al cristallino, va specificato che essendo il principale filtro UV perde la propria trasparenza proprio a causa dell esposizione alla radiazione UV, tanto che a seguito dell ulteriore riduzione dell ozono nei prossimi anni, si prevede un incremento dell incidenza della cataratta. La retina, pur essendo sottoposta ad una modesta esposizione ai raggi UV, è comunque a rischio, soprattutto nel soggetto afachico che può andare incontro a retinite solare e degenerazione maculare senile. Va inoltre sottolineato che il danno da UV è cumulativo e a lungo termine e colpisce maggiormente i bambini. A tale proposito l OMS (Organizzazioni Mondiale di Sanità) ha stimato che l 80% dell esposizione ai raggi UV dell intera vita si ha prima dei 18 anni, i bambini infatti hanno pupille più grandi e un cristallino più trasparente. La dose annuale di radiazioni UV a cui è sottoposto un bambino è ben 3 volte superiore rispetto a quella che colpisce l adulto, infine il cristallino di un soggetto di età inferiore a 10 anni trasmette il 75% dell UV che lo colpisce rispetto al 10% trasmesso dal cristallino di un soggetto di età superiore a 25 anni. A questo punto risulta evidente l importante ruolo giocato dai filtri UV per la salute oculare dei soggetti di tutte le età. Spettro Visibile In merito allo spettro visibile il discomfort deriva in particolare dai fenomeni di glare (abbagliamento), generati dalla riflessione della luce indotta dalle superfici (in particolare all esterno, specchi d acqua o neve) o nel passaggio da zone a bassa luminanza a zone ben illuminate. Negli ultimi anni sono stati messi in discussione anche gli effetti dati dalla radiazione blu ma stando a quanto riportato in letteratura non sembrano esserci rischi in condizioni normali. 6

7 Spettro IR Sebbene la radiazione IR abbia effetti biologici (es. cataratta causata da irraggiamento IR prolungato), non è ancora sufficientemente considerata. L IRC (maggiore di 3000nm) e l IRB ( nm) sono assorbiti dalla cornea, l IRA è assorbito parzialmente dal cristallino (fino a circa 1400nm), la restante parte dell IRA viene filtrata dal vitreo e soprattutto dall epitelio pigmentato quindi sulla retina giungono solo le lunghezze d onda inferiori ai 1000nm. 1.3 RIVERBERO LUMINOSO E COMFORT VISIVO Nel paragrafo precedente è stato trattato il problema delle radiazioni ottiche che raggiungono l occhio e possono essere, anche senza che ce ne accorgiamo, quindi senza che vi sia un fastidio diretto, fonte di danni, più o meno gravi, per le differenti strutture oculari. In realtà, a questo tipo di problematiche se ne aggiunge un altra che va a condizionare direttamente il comfort e la percezione visiva e che dipende dall interazione della porzione di spettro visibile con le differenti superfici e con l atmosfera, definito riverbero luminoso. In sostanza il riverbero luminoso non è altro che una luminosità eccessiva, che può, sia alterare la percezione visiva a seguito dell abbagliamento (glare), il quale in casi estremi può dare anche cecità temporanea, sia causare disagio visivo con conseguente affaticamento. Possiamo distinguere differenti condizioni di riverbero. Vediamo di seguito alcuni esempi: Riverbero distraente: può essere causato dalle luci delle automobili o dall illuminazione urbana notturna (figura 7). Si può verificare in portatori di occhiali a causa dei riflessi sia sulla superficie anteriore sia su quella posteriore delle lenti, ma è frequente anche in auto quando piove. Questo tipo di riverbero può provocare affaticamento oculare, fastidio e fig. 7 distrazione. Riverbero fastidioso: si verifica in normali condizioni di luce solare (figura 8). Questo riflesso può essere fastidioso in base alla sensibilità individuale alla luce indipendentemente dalle condizioni climatiche o dal momento della giornata. Può essere presente a ogni livello di intensità luminosa, o quando si passa da una condizione di luce a un altra. Il riverbero fastidioso può essere causa di disagio e di affaticamento oculare. fig. 8 Riverbero invalidante: proviene da una luce intensa ed eccessiva e può verificarsi quando ci si trova direttamente davanti al sole (figura 9). Questo tipo di riverbero, a seguito della forte intensità della luce, può ridurre il contrasto dell immagine al punto da bloccare momentaneamente la visione con conseguente anea cecità. fig. 9 Riverbero riflesso o accecante: provocato dalla luce riflessa da superfici lisce e luccicanti come l acqua, la sabbia o la neve (figura 10), può essere abbastanza forte da bloccare la visione. Anche in questo caso vi può essere cecità momentanea, a differenza però della condizione precedente qui la luce riflessa è polarizzata (vedi cap. 3.1). fig. 10 OTTOBRE

8 radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare Sulla base di quanto esposto fino a qui, è chiaro che lo scopo principale dei filtri solari è quello di limitare l esposizione eccessiva all irraggiamento del sole, contenendo i rischi per le strutture oculari, a questo poi si aggiunge il miglioramento della percezione visiva. Da questo risulta evidente come la scelta del filtro più adeguato dovrà essere fatta tenendo conto dell ambiente in cui deve essere utilizzato e sulla base della percezione soggettiva relativa all abbagliamento, ricordando inoltre che i bambini, i soggetti afachici e coloro che hanno cornee più sottili necessitano maggiormente di protezione. 2. I filtri solari Il termine filtro solare è riferito a tutti quei mezzi di protezione, siano essi in vetro o in plastica che sono i grado di assorbire un parte dello spettro solare, visibile o meno CARATTERISTICHE DEI FILTRI I filtri si distinguono sostanzialmente per la percentuale di luce che viene assorbita, o inversamente per la percentuale di luce trasmessa e per il range di radiazioni nel quale agiscono. Vediamo allora più nel dettaglio queste caratteristiche identificative, ricordando che ogni qual volta un fascio di luce incide su una superficie, una parte di esso sarà trasmessa, una parte assorbita e una parte riflessa. La trasmittanza spettrale t n : indica la quantità di luce che il filtro lascia passare e il suo valore dipende dall assorbimento proprio del filtro (se questa è colorata) e dalle riflessioni che si verificano sulle sue superfici. In sostanza il valore di t n è dato dal rapporto tra la quantità di flusso emergente e la quantità di flusso incidente (figura 11) e di frequente questo rapporto è espresso in percentuale. Va però precisato che quando si parla di trasmittazza generica ci si riferisce ad un valore medio (es. 60%) in realtà la trasmittanza è differente per ciascuna lunghezza d onda ed il suo valore è distribuito su una curva e attraverso uno spettrofotometro (strumento dedicato alla fig. 11 misurazione degli spettri di trasmissione), è possibile ricavare quelle che vengono definite curve di trasmissione percentuale per i singoli filtri dalle quali si può comprendere come questi lavorano rispetto a tutto lo spettro delle radiazioni ottiche di interesse oculare. In figura 12 è riportata la curva di trasmittanza di un filtro arancione fig. 12 con buon taglio per l UV. Assorbanza L assorbanza (in passato chiamata densità ottica D) in spettroscopia è definita come il logaritmo decimale dell inverso della trasmittanza ed è il parametro fotometrico di riferimento utilizzato abitualmente dalle case produttrici di spettrofotometri. L assorbanza è un altro modo per indicare l attività del filtro solare anche se più di frequente nei grafici che raffigurano gli spettri viene utilizzata la trasmittanza. 8

9 Efficienza luminosa spettrale n(l) Se si considera l attività di un filtro rispetto all occhio è necessario tenere presente anche quella che viene chiamata Efficienza luminosa spettrale n(l). Il concetto di efficienza luminosa (l/w) è dato dal rapporto tra il flusso emesso da una sorgente (in lumen) e la potenza (in Watt). In genere l efficienza si considera compresa tra 0 e 1, dove 1 rappresenta il valore massimo. Per l occhio umano l efficienza luminosa varia con la lunghezza d onda della radiazione incidente ed è massima, in visione diurna, per l=555nm come si vede dalla curva riportata in figura 13 e che indica l andamento dell efficienza luminosa oculare di un osservatore standard che guarda una sorgente luminosa anch essa standard (D65), come indicato dai criteri della CIE (Commission International de l Eclairage). E bene precisare che la sorgente D65 corrisponde alla luce fig. 13 solare diurna. Trasmittanza luminosa Nel caso dell occhio quindi la trasmittanza spettrale, chiamata più precisamente trasmittanza luminosa è data dal rapporto tra il valore d energia luminosa ricevuta dall occhio standard mentre guarda una sorgente luminosa D65 attraverso un filtro e il valore d energia ricevuta direttamente dalla sorgente D65. Volendo approfondire il concetto è possibile considerare le funzioni matematiche implicate nel calcolo che sono riportate fig. 14a nella formula in figura 14a. In pratica si sostituisce l integrale con una sommatoria sui valori di lunghezza d onda compresi tra 380nm e 780nm con step di 10nm. Ovviamente, come fatto per lo spettro visibile si può applicare lo stesso calcolo per lo spettro UV o IR basta andare a sostituire gli estremi di integrazione con il range di lunghezze d onda interessato, quindi integrando le radiazioni che vanno da 315nm a 380 nm o 780nm e 1400nm (figure 14b fig. 14b fig. 14c e 14c). 2.2 I FILTRI PER OCCHIALI Il termine filtro identifica un dispositivo ottico che a differenza della lente non modifica il percorso delle radiazioni, ma altera la composizione energetica di un raggio impedendo il passaggio di alcune lunghezze d onda o limitando la loro energia. Vi sono poi lenti filtranti, cioè lenti che modificano il percorso delle radiazioni e che hanno anche capacità filtranti. In genere i filtri sono colorati, ma qualora debbano tagliare solo lo spettro non visibile (UV o IR) possono essere trasparenti. Sono opachi invece i filtri che non lasciano passare tutto lo spettro visibile. Un filtro per occhiali ideale dovrebbe ridurre il passaggio dell UV senza causare distorsione dei colori dello spettro e mantenendo una buona acuità visiva. A tale scopo esso dovrebbe essere del tipo a banda larga che permette di stimolare equamente i tre tipi di coni (vedi capitolo 5). Per l IR invece, in condizioni di illuminazione diurna, non ci sono rischi e quindi non è necessario che il OTTOBRE

10 radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare filtro da sole abbia un taglio specifico, che dovrebbe invece essere previsto per coloro che lavorano in ambienti fortemente irraggiati o in presenza di elevate fonti di calore come ad esempio negli altiforni. 2.3 CLASSIFICAZIONI PER I FILTRI Esistono differenti classificazioni per i filtri che si basano, una fra le più comuni tiene conto dell interazione che essi hanno con le onde elettromagnetiche: Assorbenti: i filtri assorbenti differiscono per colorazione (tinta) e per intensità della stessa. In base al tipo di colorazione viene determinata la porzione di spettro tagliata, mentre l intensità limita la percentuale di radiazione trasmessa (maggiore è l intensità minore è la percentuale trasmessa). I filtri assorbenti si possono ottenere utilizzando differenti metodi di colorazione che differiscono in base al materiale impiegato: Colorazione lenti in vetro: può essere ottenuta in pasta, aggiungendo all impasto vetroso degli ossidi (cobalto, nichel, ferro, etc). Questo tipo di colorazione è poco adatto alle lenti graduate in quanto la lente risulta più scura dove c è il maggior spessore (al centro per lenti positive e al bordo per quelle negative); alternativa alla colorazione in pasta è la placcatura che consiste in una sottile lamina in vetro colorata che è cementata sulla lente stessa, limite di questa colorazione è l aumento di spessore e la fragilità in fase di lavorazione e montaggio. Alternativa migliore alle precedenti è la colorazione sotto vuoto con deposizione di ossidi vaporizzati, sulla superficie della lente. Colorazione lenti in plastica: utilizzo di plastiche già colorate, con l inconveniente visto per la colorazione in pasta delle lenti in vetro, o colorazione della lente per immersione in colorante a caldo che è quella abitualmente usata. Tra i filtri assorbenti si possono poi avere sia colorazioni uniformi su tutta la superficie, sia avere una colorazione sfumata ad un solo tono che degrada di intensità lungo un asse, o con due toni che degradano uno verso l altro. Una colorazione sfumata ad un colore può favorire la visione a distanza ravvicinata per coloro che hanno esigenza di portare a permanenza lenti colorate (es soggetti che soffrono di fotofobia) e in questo modo quando abbassano lo sguardo per leggere hanno un immagine più luminosa; Riflettenti: proteggono l occhio riflettendo le radiazioni non desiderate. La riflettività dipende dal rivestimento di superficie della lente che è ottenuto depositando sotto vuoto un vapore contenente particelle di metallo, similmente a quanto avviene per la colorazione delle lenti in vetro o per il trattamento antiriflesso; Polarizzanti: impiegati per selezionare la radiazione lungo l asse di polarizzazione; sebbene l occhio non sembra sia sensibile alla polarizzazione, questi filtri limitano le riflessioni e quindi riducono il glare. Vista la particolarità di questi filtri seguirà una trattazione più ampia (cap.3); Fotocromatici: sono filtri in grado di variare la percentuale di assorbimento in base all intensità delle radiazioni presenti. La trattazione dettagliata, come per i filtri polarizzati, si trova al capitolo 3. Un altro tipo di classificazione applicata ai filtri tiene conto dell utilizzo e li distingue in: Protettivi: usati per ridurre l energia raggiante o le lunghezze d onda, appartengo a questa categoria tutti i filtri assorbenti e riflettenti; Cosmetici o estetici: usati per mascherare occhi rovinati o per migliorare l estetica in generale; 10

11 Sanitari o medicali: filtri colorati con specifico assorbimento, impiegati per migliorare la visione in particolari condizioni patologiche come retiniti (pigmentosa, diabetica, ipertensiva, degenerazione maculare, acromatopsia) (vedi cap.5). 2.4 CLASSI DI PROTEZIONE NORMATE (DIRETTIVA EUROPEA) Una più corretta classificazione dei filtri solari protettivi e quindi degli occhiali da sole, deriva dalle normative europea (EN 1836), americana (ANSI Z80.3 ) e australiana (AS 1067). Per l Europa ad esempio esistevano anche norme nazionali come la BS 2724 che ora però sono state sostituite da quella europea nel Le classificazioni normate tengono conto del livello di protezione e dell uso. La EN 1836/1997 prevede 5 classi, dette categorie di protezione che sono stabilite in base alla quantità di luce che il filtro lascia passare (trasmittanza) pertanto, più alto è il numero più il filtro assorbe, come si può vedere dalla classificazione esposta sotto (categoria 0 filtro chiaro, categoria 4 filtro molto scuro). La EN 1836/1997 distingue anche i filtri in base all uso su strada, sia durante la guida, sia durante altro uso in cui sia richiesto il riconoscimento dei semafori, definendo un livello minimo di trasmissione al di sotto del quale non è consentito l impiego del filtro (esempio il filtro di categoria 4 non è idoneo) e definendo anche un livello minimo di trasmissione spettrale nell intervallo nm in condizione di illuminazione artificiale in quanto, sorgenti luminose impiegate in campo automobilistico, presentano un emissione concentrata in questo campo di lunghezze d onda. Nella figura 15 è riportato un esempio pratico di classificazione per tinta e assorbimento pubblicato sul catalogo prodotto da un azienda di lenti oftalmiche e fornito ai professionisti del settore. fig. 15 Sempre tratto dallo stesso catalogo è l immagine della figura 16 in cui sono riportate le classi di alcune lenti (i nomi commerciali sono stati sostituita dalle lettere). Si può notare che affianco a ciascuna lente è indicata la categoria, l indicazione per l idoneità alla guida (segnaletica semaforica) e le condizioni ideali d uso. Ad esempio, la lente indicata con la lettera A che appartiene alla categoria 0, è idonea per la guida senza alcuna restrizione e può essere usata anche in condizioni di cielo nuvoloso. La lente B, appartenente alla categoria 3, è ritenuta inadeguate alla guida, differentemente le lenti E, F, e G sebbene anch esse fig. 16 appartenenti alla categoria 3, sono ritenute inadeguata solo per la guida notturna. Ciò significa che non si deve tenere conto solo della categoria della lente per definirne le condizioni d uso. Ora, al fine di fornire maggiori dettagli in merito alla Direttiva Europea, verranno riportati gli articoli principali relativi ai filtri solari. OTTOBRE

12 radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare 2.5 FILTRI PROTETTIVI E REGOLAMENTAZIONE EUROPEA (EN 1836:1997) La produzione e commercializzazione di lenti ed occhiali da sole nell Unione Europea è regolamentata dalle Direttive 89/686/CEE, 93/68/CEE, 93/95/CEE e 96/58/CE, in quanto sono stati classificati tra i Dispositivi Individuali di Protezione (DPI). Tutti i Paesi membri dell Unione Europea sono stati obbligati a recepire nella propria legislazione tali direttive. Per aiutare i fabbricanti nella definizione e progettazione dei DPI, la Comunità Europea ha dato mandato al CEN (European Committee for Standardization) di preparare una serie di norme tecniche armonizzate che definiscano metodi di prova e specifiche tecniche che assicurino la conformità ai requisiti essenziali di sicurezza definiti dalle Direttive. A tale scopo è nata la norma EN 1836:1997. La norma ha cercato di interpretare la filosofia della Direttiva, rispecchiandone lo spirito. Entrambe quindi si pongono come unico obiettivo di: garantire che i prodotti in libera circolazione nella Comunità Europea siano sicuri. Questo concetto di sicurezza deve essere interpretato sia come capacità di assolvere adeguatamente alla funzione primaria di protezione (nel nostro caso protezione degli occhi dalla radiazione solare) sia come idoneità a non essere essi stessi pericolosi (ad esempio perché eccessivamente fragili o limitativi per la visione). Inoltre deve essere garantita all utilizzatore l informazione necessaria in merito al corretto impiego del prodotto. Dati questi presupposti è dunque coerente che la Direttiva, e quindi anche la norma tecnica, pongano grande attenzione al filtro, come elemento protettivo, mentre si limitano a dettare un numero limitato di specifiche per le montature. Secondo il legislatore l occhiale da sole deve essere soprattutto un prodotto sicuro e deve proteggere adeguatamente dalla radiazione solare. L elemento essenziale è di conseguenza il filtro da sole (l elemento protettivo), mentre la montatura è considerata semplicemente un accessorio necessario per consentire il corretto posizionamento degli elementi protettivi davanti agli occhi. Vediamo ora alcuni degli articoli fondamentali della Direttiva: Adeguata protezione dalla radiazione solare (4.1.1; 4.1.3) La norma definisce i livelli di protezione minimi dalla radiazione UV e suddivide i filtri in funzione del grado di trasmissione della luce visibile. Per una corretta informazione dell utilizzatore la norma definisce inoltre i metodi di valutazione del grado di protezione dalla luce blu e dalla radiazione infrarossa, senza però fissare dei requisiti minimi. Nota: Per garantire un grado di precisione sufficiente, le misure di trasmissione (protezione UV, trasmissione della luce visibile, ecc.) devono essere effettuate con uno spettrofotometro a scansione. Caratteristiche ottiche per non affaticare la visione (4.2) In merito la norma prevede due classi ottiche in funzione del tipo di utilizzo, fissando i limiti per potere sferico, potere astigmatico, potere prismatico e per la differenza di deviazione prismatica tra lente destra e lente sinistra nell occhiale finito. Ai fini della valutazione di detti parametri la norma definisce anche gli strumenti ottici che devono essere utilizzati. Nota: I frontifocometri normalmente impiegati in campo oftalmico non sono adatti alla valutazione di filtri solari e possono dare origine a risultati non corretti. Filtrazione idonea a non recare pericolo in situazioni comuni di utilizzo ( ) A questo proposito sono previste specifiche ben precise per l impiego durante la guida, che riguardano la riconoscibilità dei segnali stradali, la visibilità in condizioni di illuminazione artificiale e livello minimo di trasmissione. 12

13 1. Riconoscibilità segnali luminosi stradali: sono definiti dei fattori relativi di trasmissione per i colori Rosso, Giallo, Verde e Blu; 2. Trasmissione in condizioni di illuminazione artificiale: è definito un livello minimo di trasmissione spettrale nell intervallo nm poiché molte sorgenti luminose impiegate in campo automobilistico presentano un emissione concentrata in questo campo di lunghezze d onda; 3. Trasmissione minima della luce visibile: è definito un livello minimo di trasmissione al di sotto del quale non è consentito l impiego durante la guida o in condizioni di traffico stradale. Caratteristiche che garantiscono la non pericolosità del filtro per la salute degli occhi (4.5; 4.7) A tale scopo sono previste prove atte a verificare che i filtri non costituiscano pericolo per l utilizzatore. In particolare: 1. Resistenza meccanica: prova statica (obbligatoria); 2. Resistenza meccanica: prova dinamica (opzionale); 3. Prova di infiammabilità. Costruzione (4.1.2 ; 4.3; 4.4) Al riguardo sono previsti requisiti relativamente a: 1. Filtrazione uniforme entro lo stesso filtro; 2. Diffusione della luce; 3. Appaiamenti; 4. Difetti cosmetici. Mantenimento nel tempo delle capacità filtranti (4.6) In merito è previsto un test di invecchiamento accelerato basato su un massiccio irraggiamento di radiazione UV. Informazioni sufficienti per il corretto impiego dell occhiale da parte dell utilizzatore (7) Qui la norma prevede una serie di informazioni minime, semplificate rispetto a quanto stabilito dalla direttiva 89/686/CEE. Questo, per facilitare la comprensione da parte dell utilizzatore il quale, a differenza di quanto avviene nel settore industriale, non è un tecnico ed allo stesso tempo, per non costringere i fabbricanti alla pubblicazione di note informative onerose. Occhiale completo Informazioni da allegare a ciascun occhiale: 1. Identificazione del fabbricante o distributore; 2. Categoria dei filtri impiegati; 3. Numero ed anno della norma; 4. Avvertenza in forma di simbolo o in testo per eventuali non idoneità alla guida. Informazioni da fornire su richiesta 1. Nome ed indirizzo del fabbricante o distributore 2. Tipo di filtro 3. Istruzioni per la pulizia e la conservazione 4. Classe ottica 5. Punti di riferimento, se diversi da quelli definiti nella norma 6. Valore nominale della trasmissione di riferimento OTTOBRE

14 radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare Filtri non sagomati e filtri di ricambio 1. Nome ed indirizzo del fabbricante o distributore 2. Categoria del filtro 3. Numero ed anno dello standard 4. Istruzioni per l immagazzinamento e pulizia 5. Raccomandazioni per le lavorazioni successive 6. Classe ottica 7. Avvertenze per i filtri non idonei alla guida 8. Altre avvertenze (guida notturna, uso nei solarium, ecc) 3. Tipologie particolari di filtri Tra i filtri ve ne sono alcuni che non si limitano solo a regolare il passaggio delle radiazioni filtrando, in modo più o meno marcato lo spettro delle radiazioni ottiche ma che interagiscono in modo più ampio e complesso con le onde elettromagnetiche: i filtri polaroid che modificano le caratteristiche dell onda una volta che viene trasmessa e i filtri fotocromatici nei quali la modifica interessa il filtro stesso. 3.1 FILTRI POLARIZZATI Prima di affrontare l argomento relativo ai filtri polarizzati è opportuno ricordare che cosa è la polarizzazione delle radiazioni luminose che è un fenomeno tipico delle onde trasversali. Come visto all inizio di questa trattazione, la luce naturale ci appare bianca, in realtà ciò non è altro che il risultato della sovrapposizione di numerose radiazioni monocromatiche, ne è dimostrazione pratica la scomposizione del fascio luminoso indotta da un prisma (figura 3). Ora, partendo da questo, possiamo immaginare un fascio di luce come composto da una serie di radiazioni monocromatiche ciascuna delle quali può essere vista come un onda piana che si propaga in una certa direzione e nella quale il campo elettrico E oscilla in un piano che è variabile durante la propagazione, definito piano di vibrazione. A sua volta, il campo magnetico B oscilla di conseguenza in quello che viene detto piano di polarizzazione, restando sempre a 90 nello spazio, rispetto al campo elettrico E. Qualora il piano di vibrazione dell onda resti invariato durante la propagazione della stessa, essa si definisce polarizzata. Dal punto di vista pratico, quando una radiazione è polarizzata parzialmente, si potrà osservare una maggior intensità della radiazione da una parte e una minor intensità dalla parte perpendicolare. Abitualmente, quando un fascio di radiazioni elettromagnetiche incide su una superficie trasparente il fascio, anche se attenuato, viene trasmesso, ma non polarizzato. Affinché le radiazioni elettromagnetiche si polarizzino è necessario che o il fascio luminoso passi attraverso particolari sostanze, o che si verifichino specifiche interazioni tra il fascio e la superficie sulla quale esso incide. Più propriamente si può affermare che la polarizzazione è ottenuta principalmente per trasmissione o per riflessione. In particolare, in merito alla trasmissione, quando essa avviene attraverso l aria abbiamo quella che è definita polarizzazione naturale per diffusione. IL FENOMENO DELLA POLARIZZAZIONE La polarizzazione delle radiazioni elettromanetiche può avvenire in differenti circostanze sulla base delle quali possiamo distinguere diversi tipi di polarizzazione: Polarizzazione per trasmissione: il comune materiale trasparente è caratterizzato da molecole 14

15 disposte casualmente, qualora esse, invece di avere una disposizione casuale, siano orientate tutte nella stessa direzione, il materiale si comporta come un polarizzatore di luce. Ciò si spiega immaginando le molecole come dipoli elettrici (un dipolo è un sistema di due cariche elettriche opposte, vicine) che a seguito delle oscillazioni del campo elettromagnetico, oscillano a loro volta con una direzione preferenziale dovuta al loro orientamento. Questo fa si che la radiazione trasmessa sia parzialmente polarizzata. Vi sono sia materiali naturali che artificiali, detti dicroici, che posseggono tali caratteristiche. Ad esempio i cristalli di tormalina o di Spato di Islanda sono tra i più noti materiali polarizzanti, naturali. Viceversa, il polaroid è un materiale artificiale ottenuto per riscaldamento e stiramento di lastre di alcool polivinilico imbevuto di sodio. Polarizzazione naturale per diffusione: un raggio di luce non polarizzata che colpisce una molecola d aria o un altra minuscola particella, e che da questa viene diffuso, si polarizza in un piano perpendicolare alla direzione di propagazione del raggio incidente. Un esempio pratico della polarizzazione naturale per diffusione è l effetto cielo: la luce blu del cielo è parzialmente polarizzata dalla diffusione atmosferica che produce il colore blu. Se si usa un filtro polarizzatore per assorbire i raggi naturalmente polarizzati, il colore blu si scurisce notevolmente. Dal momento che la polarizzazione è più forte ad angolo retto rispetto alla direzione del raggio, l effetto è maggiore perpendicolarmente alla direzione del sole, mentre è praticamente inesistente in direzione parallela. Al tramonto, la luce del cielo allo Zenith è fortemente polarizzata, come quella che si trova agli orizzonti Nord e Sud. A mezzogiorno, la polarizzazione maggiore si trova vicino agli orizzonti Est e Ovest. I massimi effetti di polarizzazione naturale si verificano durante giornate molto limpide in quanto il cielo velato produce effetti progressivamente inferiori all aumentare della diffusione multipla e della conseguente depolarizzazione della luce. Polarizzazione per riflessione: con i materiali dielettrici (non conduttori) una parte della luce riflessa è polarizzata, il piano di polarizzazione è parallelo alla superficie riflettente, l angolo è maggiore di quello di riflessione e diverso per ciascun materiale. La polarizzazione diminuisce rapidamente, al variare dell angolo. L angolo di polarizzazione massima varia in funzione della natura del materiale che riflette la luce, ma per la maggior parte delle sostanze è tra i 30 e i 40 gradi. La luce riflessa, polarizzata in questo modo, può essere assorbita da un filtro polarizzatore appropriatamente diretto. Di conseguenza il riflesso (o bagliore) su molte superfici può essere eliminato parzialmente o completamente. Per comprendere meglio ciò che accade conviene considerare cosa succede a due particolari polarizzazioni ortogonali per le quali il fenomeno della riflessione è più semplice. Queste due polarizzazioni sono dette polarizzazione S, in cui il campo elettrico è parallelo alla superficie (e quindi ortogonale al piano di incidenza) e polarizzazione P, ortogonale alla precedente e alla direzione di propagazione (quindi appartenente al piano di incidenza). Sia la polarizzazione S che la polarizzazione P hanno la particolarità che la riflessione non le cambia, ossia la luce riflessa ha la stessa polarizzazione di quella incidente. L intensità della luce riflessa è però diversa e sempre minore di quella incidente. Il rapporto tra l intensità della luce incidente e quella della luce riflessa è detto coefficiente di riflessione R, e questo può essere diverso per la luce polarizzata S e per quella polarizzata P. In particolare, la riflessione della luce polarizzata P si può annullare completamente per uno specifico angolo di incidenza, detto angolo di Brewster, dal nome dello scopritore di questo fenomeno. In pratica per questo angolo specifico si ha che il coefficiente di riflessione, come funzione della polarizzazione P, si annulla (R (P) =0), mentre non si annulla il coefficiente di riflessione per la luce polarizzata di tipo S (R (S) 0) e quindi questa luce viene in parte riflessa. OTTOBRE

16 radiazioni ottiche e filtri per la protezione oculare Ne consegue che quando la luce non polarizzata è riflessa secondo l angolo di Brewster, la componente P è eliminata mentre quella S sopravvive. Pertanto la riflessione agisce come un filtro per la polarizzazione. Inoltre la luce riflessa diventa polarizzata e la sua polarizzazione finale è quella S, ossia il campo elettrico oscilla parallelamente alla superficie su cui la luce è stata riflessa. L entità dell angolo di Brewster (q B ) varia secondo la funzione arcontangente del rapporto tra i due indici di rifrazione dei mezzi attraverso i quali passa il fascio luminoso. Perciò, ad esempio, l angolo di Brewster per un vetro di indice 1,523 immerso in aria, è pari a 56 circa, mentre per l acqua che ha indice 1.333, l angolo è pari a circa 52. Giunti a questo punto risulta utile soffermarsi su una particolare condizione di polarizzazione detta per riflessione radente, in quanto in tale condizione la luce riflessa è intensa e può risultare particolarmente fastidiosa. Come noto, alcune superfici riflettono un alta percentuale della luce che le colpisce; altre ne riflettono una parte e ne assorbono un altra. In particolare le superfici metalliche hanno alta riflettività e sono caratterizzata dalla presenza di una parte di elettroni moto mobili che per tale ragione, rispondono prontamente alle sollecitazioni del campo elettrico di una radiazione elettromagnetica. Tale mobilità è massima nel piano della superficie metallica. Se ora si considera la condizione in cui un fascio di radiazioni elettromagnetiche incide su una superficie metallica levigata (es. specchio) in modo radente (angolo di incidenza circa 90 ), la luce sarà quasi totalmente riflessa. Ragione per cui, ad esempio al tramonto, l immagine del sole che si specchia su una superficie d acqua in quiete ha la stessa brillantezza del sole stesso. Oltre a questo, poiché la componente del campo elettrico parallela alla superficie solleciterà gli elettroni del metallo differentemente da ciò che farà la componente ortogonale, la radiazione riflessa risulterà polarizzata parallelamente alla superficie. Pertanto va precisato che qualora la riflessione radente sia causata da una superficie opaca o irregolare come il manto stradale, la spiegazione del fenomeno della polarizzazione è legato alla variazione di indice di rifrazione che subisce l aria al cambiare della temperatura. Infatti lo strato d aria appena sopra l asfalto è più caldo e ha un indice di rifrazione inferiore rispetto a quello dello strato soprastante. Questa differenza di indice fa in modo che lo strato d aria più calda si possa considerare come un vero è proprio strato di materiale differente dall aria presente sopra. Il fenomeno è più evidente in estate, quando le temperature sono più alte. A questo punto risulta chiaro che, sebbene l occhio umano non sia sensibile alla polarizzazione della luce e malgrado in genere la luce ambientale non sia polarizzata, si possono verificare situazioni, come quelle esposte sopra in cui la luce si polarizza. Infatti situazioni simili a quanto spiegato per una superficie di metallo possono verificarsi in presenza di specchi d acqua o manti nevosi. In tali condizioni si potrà intervenire per attenuare i riflessi e limitare il disagio con l impiego di filtri polarizzanti. fig. 17 FUNZIONAMENTO DEI FILTRI POLARIZZANTI Sono impiegati per limitare la componente del fronte d onda orizzontale riflesso a seguito dell incidenza del fascio luminoso su superfici altamente riflettenti come l acqua, la neve ma anche l asfalto stradale. Prima si è detto che la luce solare non è polarizzata, ciò significa che l onda non si propaga in un unica direzione, come 16

17 schematizzato in figura 17, però si polarizza per riflessione. Il filtro polarizzato ha la capacità di bloccare una parte del fronte d onda che lo colpisce secondo la legge di Malus, dove I è l intensità luminosa uscente dal filtro, I I è l intensità luminosa incidente e Q è l angolo che si forma tra l asse di polarizzazione del filtro e il piano di vibrazione dell onda luminosa. Considerato nel caso specifico in cui la luce riflessa è polarizzata orizzontalmente, il filtro, per agire al meglio dovrà avere asse verticale in quanto Q sarà uguale a 90 ma il cos 2 90=0 di conseguenza anche I, intensità uscente dal filtro sarà uguale a zero. I filtri polarizzati, che comunemente vengono chiamati Polaroid, sono ottenuti usando un sottile foglio di acetato di cellulosa o di polivinile nel quale sono contenuti i cristalli di solfato di iodochinino. La pellicola così ottenuta viene stirata facendo in modo che i cristalli si dispongono tutti in una stessa direzione. Successivamente la pellicola viene inserita all interno di due lamine di plastica o di vetro, costituendo così la lente polarizzata, che potrà essere neutra ma anche graduata. Nelle immagini riportate in figura 18a e 18b si può osservare la differenza di qualità dell immagine in particolari circostanze che favoriscono l insorgenza fig. 18a fig. 18b dell effetto glare come la superficie dell acqua e le condizioni di luce durante la guida. Ciò che caratterizza un occhiale da sole con filtri polarizzati è l angolo di inclinazione dell asse di polarizzazione di ciascuna lente e l angolo che si forma tra gli assi di polarizzazione delle due lenti. Una versione molto pratica ed economica di filtri polarizzati è rappresentata dai frontalini clip-on che si applicano ai normali occhiali da vista e possono fornire un alternativa a chi utilizza occhiali graduati a permanenza e vuole proteggersi in ambiente esterno evitando l uso del doppio occhiale. VANTAGGI E SVANTAGGI DEI FILTRI POLARIZZATI Vantaggi: Ottimo blocco della radiazione UV; Riduzione dei riflessi e dell effetto di abbagliamento; Aumento del contrasto visivo sia in città sia in tutti i luoghi aperti; Miglioramento della percezione dei colori. Complessivamente questi vantaggi contribuiscono ad aumentare il comfort visivo e possono risultare particolarmente utili nella guida. Svantaggi: Protezione limitata nei confronti dell IR; Percezione di alonature chiare e scure sui vetri delle auto; Riduzione della percezione visiva di monitor e quadranti digitali; Costi superiori ad altri filtri solari. OTTOBRE

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