La Milano dei Navigli

Transcript

1 FOTOGRAFIA 30 La Milano dei Navigli Francesco Ogliari foto di Angelo Cremonesi

2 31 FOTOGRAFIA Il fascino dei navigli potrebbe anche chiamarsi in gran parte nostalgia dei navigli. Ma non è un ricordo di tempi passati quello che cerco di riportare nella memoria per giungere a quello che oggi resta, assaporarlo, considerarlo degno di affettuoso rispetto.

3 FOTOGRAFIA 32 Il Naviglio Pavese. Alle pagine precedenti Il Naviglio Grande e la Darsena. Per il Naviglio Grande questa è cronaca: Corre l anno 1156 quando Guglielmo Guintellino, Console del Comune di Milano, porta a termine un fossato di difesa della città che sei anni dopo è distrutto dal Barbarossa. Nel 1171 lo stesso fossato è ricostruito da Guglielmo Pozzo e da Previde Marcellino. Ma già si sta pensando di portare a Milano le acque del Ticino con una incredibile via di comunicazione che rappresenta, a beneficio dell agricoltura e del commercio, la vittoria della creatura umana sul territorio. Il Ticinello, primo naviglio da Tornavento fino a Gaggiano, alle porte di Milano è completato nel 1179 e nel 1271 si giunge a Porta Ticinese per la realizzazione di quella che sarà la Darsena. Il naviglio che oramai assume il titolo di grande viene attrezzato con una dozzina di natanti grossi e mezzani che hanno il nome di cobbie. Ai Torriani succedono i Visconti e l avvio della costruzione del Duomo (1386), voluto da Gian Galeazzo, è l occasione per incrementare il traffico fluviale concedendo alla Veneranda Fabbrica lo sfruttamento del marmo di Montorfano, nelle cave di Candoglia, a Fondo Toce, per la creazione della nuova basilica. Una darsena è aperta fuori Sant Eustorgio. Nel 1389 il piccolo porto del Duomo, chiamato laghetto di Santo Stefano, entra in funzione e vi sono convogliati i primi massi marmorei di Candoglia. Sui barconi carichi di marmi, pietre e legnami, viene apposta la scritta AUF (Ad Usum Fabricae) con funzione di lasciapassare a titolo gratuito. Sotto la Signoria di Filippo Maria, l ultimo dei Visconti, tra il 1437 ed il 1439, viene realizzata la Chiusa detta Conca di Nostra Signora o di Viarenna dal nome della via ove è costruita: via Arena. È opera di Aristotele Fioravanti e Filippino degli Organi che permette di raggiungere il fossato interno reso navigabile nel 1445, munito di conche per superare i vari dislivelli. Ma non è tutto il Naviglio Grande. Già nel 1360 Galeazzo Visconti intraprende la costruzione del

4 33 FOTOGRAFIA fossato detto Redefossi e, cinque anni dopo, ordina la costruzione del naviglio di Pavia per far scendere le acque che giungono dal Naviglio Grande nella Darsena di Porta Ticinese fino a Pavia, irrigando i terreni che costituiscono il Barchio, ovvero il parco a Nord del Castello. Si arriva sino al 1819 per ottenere il collegamento da Pavia al sottostante fiume Ticino realizzando ben quattordici conche per superare un dislivello di 56 metri. Nel 1420 è anche concepito il naviglio di Bereguardo che con undici conche dovrà unire Castelletto di Abbiategrasso con Pavia. Dall altra parte di Milano, nel 1443 Filippo Maria Visconti decreta la costruzione di un altro naviglio per estrarre le acque dall Adda con un canale di irrigazione chiamato Naviglio Piccolo o della Martesana che da Trezzo correrà parallelamente al fiume Adda fino a Cassano, attraverserà il torrente Molgora e il fiume Lambro giungendo a Milano e collegandosi così alla Fossa Interna. Sembra anche che il toponimo Martesana porti con sé il ricordo della Gens Marsia che, prima dell anno Mille, risiedeva nella zona compresa fra il Seveso, l Adda, la Valassina e il Contado di Melzo. Nel 1450 il Ducato di Milano passa nelle mani di Francesco Sforza che affida all Ingegner Bertola da Novate la realizzazione del Naviglio della Martesana. Nel 1496 viene scavato il canale di congiunzione nel terreno del cimitero alle spalle della Chiesa dell Incoronata, fra la Martesana e la Fossa Interna del naviglio, con cinque conche. Oramai la città di Milano è racchiusa in un fluido abbraccio. Una parte del naviglio cittadino viene chiamata In maniche di camicia perché usato per il trasporto di merci varie, in contrapposizione col tratto tra Porta Romana e San Marco che merita l appellativo di Naviglio aristocratico. I ponti hanno capacità di evocare suggestioni mitiche: del Vallone, di Viarenna, dei Fabbri, degli Olocati, delle Pioppette, della Vettabbia, del Laghetto dietro l ospedale di Porta Tosa, delle Sirenette in Via Visconti di Modrone, di Porta Nuova all inizio di Piazza Cavour, delle Marcelline Cortili e ringhiere.

5 FOTOGRAFIA 34 Momenti di vita e di festa. L ultima immagine nella pagina a fronte è dedicata al silenzio nebbioso del Naviglio Pavese solcato dal suggestivo ponte ligneo. dietro l abside di San Marco, di Santa Teresa in Via Moscova, dell Incoronata presso Via Castelfidardo, della Gabella del sale in Viale Monte Grappa. Ma la storia dei Navigli non finisce qui perché nel 1516 Milano, governata dal Re di Francia Francesco I, avvia l opera per il naviglio di Paderno che sarà ultimato l 11 ottobre 1577 così che, attraverso sei chiuse, Como e Lecco sono congiunte a Milano per via d acqua. Il percorso fra Lecco e Brivio viene compiuto in sette ore, tra Brivio e Paderno in un ora, tra Paderno e Trezzo in cinque ore. Sul Naviglio della Martesana scorre placido e lento un barchetto che viene a Milano; su quello Grande scende il barchetto di Boffalora. Una barca carica da Milano va a Pavia allo sbocco del Ticino in un giorno e mezzo con oltre 33 chilometri di percorso. Da qui nel mare Adriatico in nove giorni. Un grande sistema idroviario, funzionale, che nel secolo diciannovesimo e ancora nei primi decenni del ventesimo conta un centinaio di chilometri di linee navigabili di fondamentale importanza per la città di Milano. La Fossa Interna cessa di esistere nel 1930; per i Navigli una lenta e fatale agonia. Ancora Milano, prima della seconda Guerra Mondiale, era considerata fra gli importanti porti fluviali d Italia per capacità di tonnellaggio. Nel 1978 il Naviglio Pavese viene stralciato dall elenco delle via navigabili. Ma già da quattro anni, dal 31 dicembre 1974, l ultimo barcone carico di sabbia aveva attraccato alla Darsena di Porta Ticinese. Quale monumento nazionale resta il vicolo dei Lavandai, sempre sull alzaia del Naviglio Grande, che conserva i superstiti lavatoi di pietra, coperti da tettoie di legno, una volta diffusi lungo tutte le rive. Più oltre ancora risplende la Chiesa di San Cristoforo sul Naviglio di medievale memoria. Angelo Cremonesi, con le sue fotografie è ancora una volta l impareggiabile interprete di un mondo che ci appartiene, se non altro per vincolo genetico.

6 35 FOTOGRAFIA Dal volume Milano, il fascino dei navigli, De Ferrari Editore in Genova