Milano, 15 ottobre Cibo e povertà. Salute e alimentazione nelle città: dalle buone pratiche alle buone politiche
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- Flaviano Sartori
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1 Milano, 15 ottobre 2015 Cibo e povertà Salute e alimentazione nelle città: dalle buone pratiche alle buone politiche Relatore: Inti Bertocchi Istituzione per la Inclusione Sociale e Comunitaria don Paolo Serra Zanetti Comune di Bologna
2 Milano, 15 ottobre 2015 Cibo e povertà Salute e alimentazione nelle città: dalle buone pratiche alle buone politiche Relatore: Inti Bertocchi Istituzione per la Inclusione Sociale e Comunitaria don Paolo Serra Zanetti Comune di Bologna
3 Il CONTESTO NAZIONALE: In Italia il 12,6% delle famiglie vive in una situazione di povertà relativa, Il 7,9% di povertà assoluta; Aumento delle disuguaglianze sociali; Le nuove povertà; Crisi del modello del Welfare tradizionale;
4 Alcune esperienze pilota in Italia: 1. Il Banco Alimentare e il FEAD 2. La lotta allo spreco alimentare: l'esperienza del Last Minute Market 3. Una risposta di solidarietà: gli Empori Solidali
5 IL BANCO ALIMENTARE La Fondazione Banco Alimentare ONLUS promuove su tutto il territorio nazionale il recupero delle eccedenze alimentari e la redistribuzione alle strutture caritative, per mezzo di una vasta rete di volontariato sociale.
6 IL FEAD Fondo europeo per l'aiuto agli indigenti La Commissione Europea approva i programmi nazionali, sulla cui base le autorità nazionali adottano le singole azioni per la erogazione degli aiuti alimentari, per mezzo di organizzazioni partner(enti pubblici oppure organizzazioni non governative). Per il periodo sono stati stanziati per il FEAD oltre 3,8 miliardi di euro, per la sola Italia 670 milioni di euro. I paesi dell'ue sono tenuti a contribuire al rispettivo programma nella misura di almeno il 15% mediante cofinanziamenti nazionali.
7 LAST MINUTE MARKET Last Minute Market è una società spin-off dell'università di Bologna che nasce nel 1998 come attività di ricerca e diventa nel 2003 una realtà imprenditoriale impegnata nella prevenzione e riduzione degli sprechi alimentari su tutto il territorio nazionale. Last Minute Market non gestisce direttamente i beni invenduti ma mette in contatto donatori (imprese) e beneficiari (enti caritativi).
8 GLI EMPORI SOLIDALI Gli Empori Solidali costituiscono una realtà molto variegata, in forte espansione, in risposta agli obiettivi di contrasto alla povertà e di riduzione degli sprechi. Promossi da enti caritativi, dalle Pubbliche Amministrazioni o da soggetti del Terzo Settore, permettono alla famiglie di fare la spesa gratuitamente in piccoli supermercati ad accesso controllato, per coprire una quota del proprio fabbisogno. Le prime esperienze in Italia nascono nel 2008, su iniziativa delle Caritas Diocesane; Molte sono gestite dalle Caritas, ma aumentano anche i casi di empori promossi dagli stessi enti pubblici in stretta collaborazione con i soggetti del Terzo Settore (è il caso di Bologna e Modena).
9 GLI EMPORI SOLIDALI Oltre 60 gli empori solidali censiti in Italia
10 La esperienze dei C.S.V. in Emilia Romagna Una esperienza significativa è quella della Regione Emilia Romagna, dove è attiva la rete dei Centri Servizi per il Volontariato (C.S.V.), in stretto coordinamento con le Pubbliche Amministrazioni e con le realtà del territorio. Il 20 giugno 2015 a Parma si è svolto, in collaborazione con il Forum di Solidarietà dei Centri di Servizio per il Volontariato, il primo incontro nazionale degli empori solidali, che ha avviato un confronto e uno scambio di buone pratiche sul territorio
11 L'emporio sociale di Portobello (MO) L'Emporio sociale Portobello di Modena rappresenta un esempio di emporio solidale finanziato da un ente pubblico. Capofila del progetto è l Associazione Servizi per il Volontariato Modena (ASVM) che ha sostenuto la fase di lancio del progetto e coordina una rete di 24 promotori appartenenti al mondo del volontariato e oltre 50 partner del mondo delle istituzioni, delle imprese e dell associazionismo. Il progetto è realizzato in stretta collaborazione con i servizi sociali del Comune di Modena, che hanno fornito in comodato gratuito l immobile.
12 L'emporio sociale di Portobello (MO)
13 L'emporio sociale di Portobello (MO) 40 sono le aziende locali e nazionali che hanno donato prodotti all Emporio sociale di Portobello è il valore in euro dei prodotti distribuiti in un anno grazie alle donazioni di persone e aziende locali e nazionali 450 è il numero complessivo delle famiglie, selezionate dai Servizi Sociali di Modena, che per un periodo di 6 mesi hanno accesso all Emporio 45% è la percentuale di famiglie italiane beneficiarie del progetto 1800 è il numero complessivo delle persone che hanno beneficiato di Portobello in un anno 31 è il numero delle organizzazioni che ricevono da Portobello prodotti da distribuire ai propri utenti 65 è il numero dei volontari attivi che gestiscono l Emporio, di cui 80 sono anche clienti di Portobello
14 L'emporio solidale di Ancona L Amministrazione Comunale della Città di Ancona, Assessorato alle Politiche Sociali, ha voluto fortemente coinvolgere e coordinare le agenzie del terzo settore già attive localmente e sul territorio regionale, facendosi promotrice della costituzione di una rete attiva impegnata a costruire un circuito di solidarietà, cooperazione e confronto. Nasce da un Progetto di Welfare partecipato in risposta alle nuove povertà ANCONA: LA CITTÀ...IN COMUNE e da un tavolo di partecipazione con 6 laboratori suddivisi per aree di intervento. La Azione 2 è quella del Market solidale. Il progetto è nato dalla coprogettazione e dal co-finanziamento dei soggetti partner coinvolti. Il personale è a totale carico dell'ente di appartenenza, il Comune di Ancona ha messo a disposizione un locale del Patrimonio comunale di 240 mq e la Caritas Nazionale ha finanziato con il 5%.
15 L'emporio solidale di Ancona 300 sono le famiglie che hanno avuto accesso all'emporio del 2015 (con l'obiettivo di raggiungere 500 famiglie) Referente del progetto: Simona Giovagnoni del Comune di Ancona responsabile del progetto Ancona la città in comune
16 LA ESPERIENZA DI BOLOGNA: IL PROGETTO CASE ZANARDI Gli empori solidali di Bologna fanno parte di un progetto più allargato di contrasto alla povertà e alla esclusione sociale, che riunisce oltre 130 soggetti, di cui 56 associazioni, 28 cooperative sociali, 13 enti di ricerca e/o formazione, 26 altri soggetti (es. istituti religiosi, imprese, ecc.) e 12 enti, istituzioni o servizi. Obiettivo: favorire l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate, aiutare famiglie a basso reddito e a bassa intensità di lavoro, favorire il recupero di risorse alimentari e non in chiave solidale e promuovere stili di vita ecosostenibili e responsabilità sociale condivisa attivando una rete di soggetti pubblici e privati
17 LA ESPERIENZA DI BOLOGNA: IL PROGETTO CASE ZANARDI Il progetto nasce un avviso pubblico del 2013 in cui sono state presentate 32 proposte progettuali, che a conclusione di un percorso di co-progettazione si sono fuse in 11 progetti finali a cui si è aggiunto il progetto degli Empori Solidali. I soggetti hanno sottoscritto un patto di collaborazione con la Amministrazione Comunale, che ha fornito gratuitamente gli spazi e un finanziamento iniziale concesso grazie ad una stanziamento comunale (Fondo anti-crisi).
18 LA ESPERIENZA DI BOLOGNA: IL PROGETTO CASE ZANARDI 160 le richieste di cittadini bolognesi interessati a diventare volontari nella gestione degli empori, di questi 60 sono quelli formati e impegnati stabilmente nelle attività. 70 sono le famiglie che accedono agli empori solidali della città (diventeranno 100 entro la gennaio 2016) Le le famiglie sono selezionate sulla base delle condizioni socio-economiche e provengono da invii dei Servizi Sociali, segnalazioni delle associazioni, e da accessi diretti. Recentemente sono state incluse le famiglie inserite in percorsi di transizione abitativa Complessivamente, insieme agli altri soggetti della rete, il progetto Case Zanardi fornisce un aiuto alimentare a 370 famiglie con oltre 1200 persone (3,7 composizione media). Oltre ai beni alimentari e di prima necessità, le famiglie accedono a una rete di servizi per un sostegno alla inclusione attiva: corsi di formazione, rinforzo linguistico e informatico, tirocini formativi ed inserimenti lavorativi, laboratori per la ricerca attiva del lavoro.
19 LA ESPERIENZA DI BOLOGNA: IL PROGETTO CASE ZANARDI
20 LA ESPERIENZA DI BOLOGNA: IL PROGETTO CASE ZANARDI
21 GLI EMPORI SOLIDALI: elementi innovativi Al centro c'è il rispetto per la dignità della persona; L'emporio come fucina per dare risposte a problematiche complesse. Accanto all'emporio nascono spesso tante attività corollarie, svolte spesso in modo volontario e non professionale, ma in raccordo con i servizi comunali; Forte impulso alla promozione della cittadinanza attiva, in alcuni casi i beneficiari vengono coinvolti in attività di volontariato (es. Modena) Collegamento con il mondo PROFIT: la azienda diventa corresponsabile e partecipe di un processo territoriale, e non semplicemente un donatore (responsabilità sociale); Esperienze quasi sempre dirette, che producono delle reti miste di soggetti pubblici e privati, confessionali e non confessionali, in un processo faticoso ma molto importante di integrazione e collaborazione che è alla base del welfare di comunità.
22 DALLE BUONE PRATICHE ALLE BUONE POLITICHE Per costruire un nuovo sistema di welfare occorre che gli enti pubblici si facciano facilitatori del rinnovamento. A tal fine occorre: 1. investire sulla ritessitura dei legami sociali attraverso la valorizzazione e la connessione delle risorse delle persone, delle famiglie e del territorio; 2. sviluppare e potenziare i sistemi di governance territoriale aperti alla collaborazione pubblico-privato (profit-no profit) 3. integrare, ottimizzare e riorientare l utilizzo delle risorse, evitando dispersioni e sprechi, ma soprattutto attrarre nuove risorse, sia economiche, attraverso la raccolta fondi, sia umane e strumentali, attraverso la costruzione e la manutenzione di relazioni sociali nella comunità
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