Il sée l altro: gestire i conflitti dei bambini a scuola

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1 Il sée l altro: gestire i conflitti dei bambini a scuola Percorso didattico Scuola dell infanzia G.Rodari I.C. di Sacile a.s Alcune immagini di una situazione accaduta a scuola. Antefatto: Siamo in sezione e i bambini stanno giocando. Emma ed Elisa si avvicinano e mi dicono: Maestra, abbiamo litigato. Adesso andiamo a parlare e metterci d accordo.

2 Si sistemano in un piccolo spazio, ricavato in un locale adiacente all aula: è un luogo - intimo e tranquillo - che, insieme con i bambini, è stato scelto e organizzato per PARLARSI quando si litiga. Discutono tra loro per un po.

3 Quando decidono che il loro parlarsi è concluso, passano a trascrivere in forma simbolica ciò che è accaduto per trattenerne e lasciarne memoria. La registrazione che Emma ed Elisa hanno lasciato dice che non hanno raggiunto un accordo: infatti, il segno utilizzato - e in precedenza concordato fra i bambini - rappresenta una bocca triste.

4 Situazioni come questa erano all ordine del giorno verso la fine dell anno scolastico: i bambini stavano cominciando a gestire in autonomia i propri litigi. Primi esiti positivi di un percorso didattico di gestione maieutica del conflitto. (P.S.: non è importante conoscere i contenuti del litigio tra Emma ed Elisa; conta, invece, tenere a mente il contesto/scena e le azioni compiute - un rito ) dove siamo? dal punto di vista della scuola (Indicazioni curricoli - progetti pedagogici...)

5 competenza relazionale intesa come disponibilitàdi strategie,atteggiamenti, linguaggi... per iniziare e gestire una relazione apprendimenti orientatati a sviluppare l ascolto il decentramento da sé il dialogo la collaborazione il rispetto/gestione autonoma delle regole l appartenenza RELAZIONE TRA I PARI è/deve essere oggetto di progettazione e interventi educativi (alla scuola del infanzia, e poi?...) e il LITIGIO?

6 Ènecessariocambiare il punto di vista e trasformare il litigio come problema in litigio come risorsa LITIGIO = contrasto, contrarietà, divergenza, opposizione...e non violenza IL CONFLITTO E LEGITTIMO, LA VIOLENZA NO appartiene all esperienza di noi tutti appartiene allo stare in relazione

7 non è violenza, ma ricerca di una diversa relazione possibile non è una colpa, ma può aiutare a crescere

8 Se gestito in modo consapevole e corretto il litigio (soprattutto da bambini) è antidoto alla violenza esterna, interna,agita contribuisce a formare la competenza relazionale perché?

9 litigare è un esperienza di relazione che scatena un conflitto intrapsichico di natura cognitiva che consente di imparare a stare con gli altri gestire le proprie risorse riconoscere la pluralità dei punti di vista negoziare LITIGARE sviluppa la capacità auto-regolativa la capacità di decentramento empatico il pensiero creativo divergente

10 come? le parole servono a litigare senza farsi male il logos fa spostare il conflitto dal piano dell agito a quello del simbolico DARE LA PAROLA valorizzare la parola come contenente esplicativo e simbolico consente al bambino - anche al più fragile - di liberare le sue emozioni e trasformarle in occasioni di confronto e comunicazione.

11 Il metodo maieutico per la gestione dei conflitti infantili i bambini sono protagonisti...i bambini sono competenti: dispongono di nozioni, valori e criteri di valutazione che orientano concretamente la loro esperienza e consentono loro di apprendere in modo autonomo ed efficace. gli adulti: -organizzano lo spazio-tempo per fermarsi e accogliere il litigio contenendolo in un rito di gesti e azioni consequenziali che rafforzano il legame tra i partecipanti; -sostengono l ascolto reciproco per favorire una comunicazione capace di far incontrare le reciproche versioni, mantenendosi neutrale, ascoltando e osservando per restituire ciò che sta accadendo; -permettono ai bambini di cercare, ed eventualmente trovare, l accordo tra loro (dando fiducia, poiché la fiducia accordata è un potente strumento di trasformazione e di crescita) e non preoccupandosi se l accordo non si trova, poiché la natura benefica del metodo sta nel processo che attiva piuttosto che nel risultato. i 4 passi...

12 1 passo indietro Non cercare il colpevole Non ci sono colpevoli, il litigio non è una colpa ma un occasione per imparare a stare insieme interventi colpevolizzanti agiscono negativamente sull autostima individuare chi ha la colpa in un litigio tra bambini è pressoché impossibile 2 passo indietro Non imporre la soluzione In un litigio non c è la risposta esatta, ma la capacità di gestire la situazione la logica dell accordo forzato/imposto nasce dalla paura di perdere il controllo il litigio è un compito che i bambini possono assumersi e da cui possono imparare, su di sé, sugli altri, sulla relazione

13 1 passo in avanti Far parlare i litiganti tra loro Favorire il darsi la versione reciproca delle divergenze parlarsi aiuta la decantazione emotiva lo scambio della vision dei fatti consente il passaggio alla dimensione relazionale del conflitto 2 passo in avanti Favorire l accordo scelto dai litiganti Il beneficio in termini di apprendimento relazionale, e anche di serenità percepita e diffusa, sarà evidente è importante aiutare a comprendere che tutte le ragioni sono legittime l attitudine all accordo è quella più naturale nei bambini

14 Se COMPETENZA = capacità di far fronte a un compito, o a un insieme di compiti, riuscendo a mettere in moto e a orchestrare le proprie risorse interne, cognitive, affettive e volitive, e a utilizzare quelle esterne disponibili in modo coerente e fecondo (Pellary, 2004). APPRENDERE èprocesso di continua ri-costruzione e ri-elaborazione di ciò che giàsi conosce per lo sviluppo di capacità (schemi logici, motivazionali, sociali) di mobilizzazione intenzionale delle conoscenze personali e delle risorse del contesto, in funzione di un azione efficace in tempo reale.

15 APPRENDERE èprocesso indissolubilmente legato all azione, alla pratica, all esperienza diretta e alla riflessione su di essa: SI IMPARA FACENDO FACENDO INSIEME RIFLETTENDO SULL AZIONE Il metodo maieutico genera apprendimenti efficaci perchè è ATTIVO- richiede una gestione attiva del conflitto - da morale eteronoma a morale autonoma COLLABORATIVO- si attua nell interazione tra pari che sviluppa la capacità di regolazione sociale (collaborare, opporsi, affermarsi) INTENZIONALE- mette in gioco motivazione e volontà ad affrontare il conflitto CONTESTUALIZZATO- si riferisce a situazioni reali, autentiche RIFLESSIVO- sollecita la riflessione sull esperienza, le emozioni, le ragioni CONVERSAZIONALE- utilizza il linguaggio - forme simboliche - per favorire confronto e negoziazione di significati.

16 Esperienza scuola dell infanzia a.s gruppo di 17 bambini di 5/6 anni Dopo un periodo di osservazione della dimensione sociale del gruppo una progettualità centrata sull IO POSSO CON L ALTRO, sulla conquista dell IDENTITA SOCIALE come capacità di con-dividere, di coordinarsi con gli altri per uno scopo comune. Obiettivi(tra gli altri): capacità di decentrarsi capacità di stare in relazione Come?... e anche attraverso: La gestione dei conflitti definita su un idea di conflitto come occasione di apprendimento su di sée sulle proprie relazioni, come esperienza naturale, non colpevolizzante, che, se adeguatamente gestita, aiuta il bambino a sviluppare la competenza autoregolativa la capacità di decentramento empatico il pensiero creativo-divergente. Un azione didattica basata sul metodo maieutico di gestione dei litigi infantili.

17 Letture consigliate: LITIGARE CON METODO di D.Novara e C.Di Chio Erickson,2013 LITIGARE PER CRESCERE di D.Novara Erickson, 2010 LITIGARE FA BENE di D.Novara BUR/Rizzoli, 2013

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