La spesa per l assistenza è finanziata dalle imposte e dalle tasse (es.ticket sanitari). La spesa previdenziale è finanziata dai contributi.
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- Carmelo Paoletti
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1 La politica della spesa La spesa pubblica è l insieme delle risorse finanziarie impiegate dalla Pubblica Amministrazione per soddisfare i bisogni della collettività. La somma delle spese pubbliche costituisce il fabbisogno finanziario. Vi sono diversi modi per classificare la spesa pubblica. A. La spesa può essere distinta in: 1.Spesa in beni e servizi: è la spesa destinata all acquisto di beni e servizi (es. consumi collettivi e gli investimenti). E una componente della domanda aggregata (G); 2.Spesa per trasferimenti: lo Stato trasferisce denaro a titolo gratuito a favore delle famiglie (assegni famigliari, sussidi alla disoccupazione,ecc.), alle imprese (es. contributi alla produzione e i trasferimenti in conto capitale) e agli enti pubblici e privati senza finalità di lucro. B. Inoltre la spesa pubblica, nel bilancio dello Stato, viene distinta in spesa pubblica corrente e in conto capitale: Le uscite correnti riguardano un solo anno e sono le spese sostenute per il normale funzionamento della pubblica amministrazione, come le retribuzioni pagate ai dipendenti pubblici, le spese per l acquisto di beni e servizi e le prestazioni sociali (es. assegni famigliari). Le uscite in conto capitale coinvolgono più anni come la spesa per investimenti dello Stato costituita dalla spesa per infrastrutture e dai trasferimenti alle imprese per finanziare la ricerca e lo sviluppo. L incremento della spesa pubblica Nei paesi industrializzati la spesa pubblica è aumentata in modo consistente nel tempo, soprattutto a partire dalla seconda metà del 800. Ad esempio, in Italia l incidenza della spesa pubblica (spesa pubblica/pil in %) era del 11% nel 1963, del 19,2% nel 1948, del 31,8% nel A partire dagli anni 80 la spesa pubblica/pil si assesta intorno al 50%. Le ragioni di tale fenomeno, già descritto alla fine del 800 dall economista tedesco Adolf Wagner, sono da ricercare nel consistente incremento dell attività pubblica sia in campo economico che sociale. Dal punto di vista economico la crescita della spesa pubblica è strettamente legata alla diffusione delle teorie keynesiane a partire dagli anni 30 e soprattutto nel dopoguerra. La spesa pubblica infatti è una componente della domanda aggregata (la Domanda interna è pari a D=C+I+G). La 1
2 spesa pubblica serve quindi per stabilizzare l economia. In periodi di crisi economica lo Stato aumenta la spesa pubblica (aumenta G e aumenta i trasferimenti a favore delle famiglie e delle imprese), in modo da aumentare la domanda e stimolare quindi la produzione aggregata. Inoltre la spesa pubblica può stimolare la crescita economica. In questo ambito gli strumenti utilizzati dallo Stato sono rappresentati dai trasferimenti a favore delle imprese (ad esempio i trasferimenti a sostegno delle nuove iniziative imprenditoriali e delle innovazioni tecnologiche) e dalla spesa in conto capitale come ad esempio la spesa per la creazione di infrastrutture e per la ricerca scientifica. Dal punto di vista sociale, la crescita della spesa pubblica è strettamente correlata alla nascita dello Stato Sociale (Welfare State). A partire dal secondo dopoguerra in quasi tutti i paesi industrializzati si assiste ad un consistente incremento della spesa nel campo della sicurezza sociale. L obbiettivo è quello di assicurare a tutti i cittadini condizioni di vita dignitose e proteggerli da eventuali rischi futuri (infortuni, malattie, invalidità, ecc.) La sicurezza sociale prevede due fondamentali tipi di intervento: 1.L assistenza che consiste nel soddisfare gratuitamente determinati bisogni individuali e famigliari (es. cure mediche, istruzione, assistenza agli anziani, agli invalidi, all infanzia). L assistenza può essere: 1. diretta quando lo Stato offre beni e servizi (es. attrezzature agli invalidi, scuole pubbliche, asili, ospedali) 2. indiretta quando lo Stato effettua trasferimenti di denaro a favore della persona e della sua famiglia (es. borse di studio, pensione sociale, assegni famigliari, ecc.). 2.La previdenza sociale consiste nell accantonare parti del reddito da lavoro presente (contributi) per tutelare i bisogni futuri e prevedibili dei cittadini lavoratori e della loro famiglia ( pensioni di vecchiaia, invalidità, infortuni sul lavoro,ecc). La spesa per l assistenza è finanziata dalle imposte e dalle tasse (es.ticket sanitari). La spesa previdenziale è finanziata dai contributi. Le diverse componenti della spesa sociale sono: 1.Pensioni previdenziali: (pensioni di vecchiaia, pensioni di anzianità e pensioni per superstiti) lo scopo è assicurare un reddito ai lavoratori dipendenti e autonomi e, in caso di decesso, ai famigliari. 2
3 2.Sanità: (assistenza di base, cure specialistiche e ospedaliere e spesa farmaceutica): lo scopo è garantire a tutti condizioni di salute adeguata; 3.Ammortizzatori sociali (cassa integrazione, indennità di disoccupazione, assicurazioni infortuni sul lavoro, malattia e maternità) lo scopo è di tutelare i lavoratori soprattutto contro il rischio di sospensione o perdita del lavoro; 4.Assistenza (assegni famigliari, pensioni sociali, pensioni per portatori di handicap e invalidi civili):lo scopo è di coprire il rischio di povertà; 5.Istruzione (materna, obbligatoria, secondaria e superiore). Il principale scopo della spesa sociale è l equità, in particolare la necessità di tutelare le fasce di popolazione più deboli come i bambini e gli anziani, soggetti ad un maggior rischio di povertà. Le ragioni economiche sono meno rilevanti di quelle sociali. I beni offerti dal WS sono infatti beni meritori, nessuno è un bene pubblico. Essi quindi potrebbero essere offerti dai privati, ma vengono offerti dallo Stato perché d interesse generale. Si pensi ad esempio all istruzione e alla sanità. In Italia è la Costituzione a contenere i principi su cui si basa lo Stato sociale. L articolo 2 della Costituzione afferma il principio di solidarietà sociale ( la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell uomo e richiede l adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Un principio fondamentale contenuto nella Costituzione è il principio di uguaglianza (art. 3) che si manifesta in due diversi aspetti: nel primo comma viene dichiarato il principio dell uguaglianza formale, nel secondo comma il principio dell uguaglianza sostanziale. Il primo comma dell art. 3 afferma infatti: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Il principio di uguaglianza formale trova la propria ispirazione nello Stato di diritto, basato sui principi della libertà, della proprietà privata e dell uguaglianza di fronte alla legge. Nello Stato di diritto l intervento pubblico nell economia consisteva unicamente nel garantire le condizioni per potere attuare l iniziativa privata. Lo Stato di diritto viene fortemente criticato dai movimenti operai nati all inizio del ventesimo secolo. Con la loro partecipazione politica, ottenuta grazie al suffragio universale, le nuove classi chiedono e ottengono una legislazione sociale volta ad assicurare a tutti una vita dignitosa. 3
4 Nasce lo Stato sociale il cui compito è attuare quegli interventi in campo economico e sociale che permettano di garantire l uguaglianza sostanziale. E a questa idea di Stato che si ispira il secondo comma dell art. 3 della Costituzione quando afferma che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all organizzazione politica, economica e sociale del Paese. In base a principio di uguaglianza sostanziale il legislatore può dettare norme protettive per le categorie più deboli, creando disuguaglianze formali giustificate dalla necessità di rimuovere quegli ostacoli che impediscono ai cittadini di essere uguali tra loro. Altri articoli importanti sono l art. 31 che tutela la famiglia ( la Repubblica agevola con misure economiche..la formazione della famiglia., con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l infanzia e la gioventù), l art. 32 che afferma il diritto alla salute e l art. 38 che afferma il diritto alla previdenza e assistenza sociale. La crisi del Welfare State. Nel dopoguerra, la Costituzione italiana, con l affermazione dei diritti dell uomo e della pari dignità sociale di tutti i cittadini, ha portato ad una graduale affermazione dello Stato sociale basato su un modello accentratore per cui l offerta dei servizi (previdenza, sanità, ammortizzatori sociali, assistenza, istruzione) spetta unicamente allo Stato centrale. Questo modello di Welfare State entra in crisi negli anni 80 quando l elevato debito pubblico costringe lo Stato italiano a ridurre drasticamente la spesa pubblica, vincolando i possibili interventi in campo sociale. Lo Stato appare inoltre inadeguato a soddisfare i nuovi bisogni e le nuove povertà: i giovani disoccupati, le famiglie, gli anziani, gli immigrati. E in questa fase che nasce un nuovo modello di Welfare State, sempre meno basato sull intervento pubblico e caratterizzato, invece, da una funzione sempre più importante degli enti locali e dell iniziativa privata di carattere sociale. Fondamentale è stato l affermarsi del principio di Sussidiarietà, sancito dall U.E., che afferma che la risposta ai bisogni deve essere fornita a un livello il più possibile vicino ai soggetti che li avvertono. E compito quindi delle comunità locali di cercare di soddisfare i bisogni dei cittadini. Lo Stato deve intervenire solo quando la comunità locale non è in grado da sola di raggiungere in modo adeguato gli obbiettivi prefissati. Questo principio ha portato alla Sussidiarietà verticale ( costituisce un criterio di distribuzione delle competenze tra Stato ed enti locali) e alla Sussidiarietà orizzontale (riguarda la possibilità che più istituzioni pubbliche e private operino allo stesso livello gerarchico). 4
5 Il concetto di sussidiarietà orizzontale è importante in quanto ha stimolato lo sviluppo delle aziende non profit (cooperative sociali, fondazioni, associazioni, organizzazioni non governative, ecc.) cioè di aziende private senza scopo di lucro che operano, accanto agli enti locali e allo Stato, con fini di solidarietà sociale. La spesa pensionistica Rappresenta la componente principale della spesa sociale e comprende: Le pensioni di vecchiaia (maturano al raggiungimento dell età pensionabile di 65anni per gli uomini e di 60 per le donne); Le pensioni di anzianità (chi ha maturato gli anni contributivi); Le pensioni per i superstiti (coniuge e figli del lavoratore deceduto); Le pensioni di invalidità (coloro che hanno ridotto la capacità retributiva per motivi civili o di lavoro); Le pensioni sociali (pagate ad anziani privi di mezzi di sostentamento). E bene distinguere tra pensioni a carattere assicurativo o previdenziale e pensioni a carattere assistenziale. Le seconde sono trasferimenti monetari effettuati per evitare situazioni di povertà come le pensioni sociali. Gli istituti che si occupano di previdenza sono tre: Inail (Istituto nazionale contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali), Inps (Istituto nazionale previdenza sociale) e Inpdap (Istituto nazionale previdenza dei dipendenti della pubblica amministrazione). L Inail si occupa delle assicurazioni obbligatorie contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. In caso di malattia e infortuni, l Inail fornisce delle somme in denaro al lavoratore o ai famigliari in caso di morte. Esso inoltre fornisce cure mediche, protesi ortopediche, riabilitazione, ecc. Inps si occupa delle pensioni di vecchiaia, anzianità e superstiti, a favore dei lavoratori del settore privato. Inpdap si occupa delle pensioni di vecchiaia, anzianità e superstiti a favore dei lavoratori del settore pubblico. Gli enti previdenziali offrono anche forme di assistenza come la pensione sociale, il sussidio di disoccupazione, l indennità di maternità e l assegno famigliare. Gli Istituti previdenziali si finanziano soprattutto attraverso i contributi pagati dai lavoratori (oneri sociali a carico dei lavoratori) e dalle imprese (oneri sociali). 5
6 I sistemi pensionistici Esistono due principali sistemi pensionistici: 1.Sistema a capitalizzazione: Durante l età lavorativa i contributi pagati dal lavoratore sono versati presso gli istituti assicurativi privati e/o pubblici, che li investono nei mercati finanziari. Raggiunta l età, al lavoratore sono restituiti, sotto forma di pensione, il capitale versato e gli interessi. 2.Sistema a Ripartizione: Le pensioni sono pagate utilizzando i contributi di coloro che nel medesimo periodo stanno lavorando. Non c è quindi bisogno di investire i contributi nei mercati finanziari perchè è la generazione di lavoratori corrente che con i propri contributi finanzia i pensionati. Nei sistemi a capitalizzazione il beneficio pensionistico dipende dai tassi d interesse del mercato. Nei sistemi a ripartizione invece dipende dalla produttività del lavoro: le pensioni infatti dipendono dai contributi pagati dai lavoratori attuali, proporzionali ai salari e stipendi. Aumenti nella produttività del lavoro accrescono i salari e gli stipendi e quindi i contributi. Di conseguenza è possibile aumentare le pensioni. Questo è un indubbio vantaggio dei sistemi a ripartizione dove la crescita delle pensioni è agganciata alla crescita nei salari. La convenienza tra i due sistemi dipende da quale dei due tassi è più elevato. Negli anni 60 e 70 era maggiore il tasso di produttività del lavoro. A partire dagli anni 80 la situazione si è ribaltata. I sistemi pensionistici a ripartizione, al contrario di quelli a capitalizzazione, dipendono dagli shock demografici: fino agli anni 80 il tasso di natalità era elevato; di conseguenza era elevato il numero di lavoratori rispetto ai pensionati. Il sistema a ripartizione funzionava benissimo. A partire dagli anni 80 si verifica un crollo del tasso di natalità e un allungamento della durata della vita, che gradualmente ha ridotto il numero di lavoratori rispetto al numero di pensionati. Di conseguenza, i lavoratori si sono trovati a dovere pagare maggiori contributi. Questo shock demografico ha portato alla crisi dei sistemi a ripartizione, crisi dovuta anche al basso tasso di crescita della produttività del lavoro. Da ciò la necessità di modificare il sistema. E necessario ricordare come il passaggio da un sistema ad un altro avviene con dei costi : le generazioni che subiscono il passaggio dal sistema a ripartizione al sistema a contribuzione devono infatti pagare il doppio dei contributi : per le loro pensioni e per finanziare le pensioni attuali. I sistemi a ripartizione possono essere di tipo: 6
7 1.Retributivo: quando l entità della pensione dipende soprattutto dal salario dell assicurato misurato alla fine del periodo o rispetto all intera vita lavorativa. Tale tipologia permette all assicurato di potere godere dopo la pensione di un reddito simile a quello del periodo lavorativo; 2.Contributivo: la pensione dipende dai contributi versati. La riforma Dini del 1995 ha trasformato il sistema pensionistico italiano da retributivo a contributivo. Il sistema pensionistico italiano è a ripartizione. Il basso tasso di crescita della produttività e soprattutto gli shock demografici hanno portato ad una crisi del sistema: i contributi non erano più in grado di pagare le pensioni, con una conseguente crescita del disavanzo nella spesa di WS. A peggiorare la situazione era inoltre la presenza di un anomala e abnorme estensione dell istituto pensionistico come i pensionamenti anticipati in caso di crisi aziendale e le baby pensioni del settore pubblico. Da qui l esigenza di attuare una riforma delle pensioni di anzianità. La riforma Amato del 1992 ha aumentato l età pensionabile a 65 anni per l uomo e 60 per le donne. L età contributiva viene aumentata a 35 anni. Sono eliminati i privilegi come le baby pensioni La riforma Dini del 1996: Modifica il sistema che da ripartizione di tipo retributivo passa a ripartizione di tipo contributivo. In particolare sono individuati 3 tipi di lavoratori: 1.I lavoratori che avevano più di 18 anni di contribuzione nel 1995, continua ad applicarsi il sistema di tipo retributivo; 2.I lavoratori che avevano meno di 18 anni di contributi nel 1995, si applica il sistema retributivo per i contributi pagati fino al 1995 e il sistema contributivo per quelli successivi al Per i lavoratori entrati dopo il 1995 nel mercato del lavoro, il sistema è a ripartizione contributivo. Tale riforma non è stata però sufficiente a contenere il disavanzo della spesa pensionistica, tanto che è stata attuata una successiva riforma e cioè la riforma Maroni del La riforma prevede incentivi ai lavoratori del settore privato che decidono di continuare a lavorare pur avendo raggiunto l età pensionabile (es. un aumento dei redditi medio-alti del 40%). E inoltre previsto un inalzamento dell età di pensionamento a partire dal Infine la riforma prevede lo sviluppo di pensioni integrative a quelle pubbliche. Un ruolo importante per lo sviluppo delle pensioni integrative è il TFR: se il lavoratore non dichiara per iscritto di volere mantenere il trattamento di fine rapporto, l azienda deve destinare il TFR a fondi pensione. 7
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