Impianti a biogas aspetti amministrativi e ambientali
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1 Impianti a biogas aspetti amministrativi e ambientali Alberto Cucatto Città Metropolitana di Torino Servizio Qualità dell Aria e Risorse energetiche Moncalieri, 2 marzo 2016 LE FONTI ENERGETICHE Non rinnovabili (in tempi umani ) Carbone Petrolio e suoi derivati Gas naturale Nucleare Rinnovabili Idrica Eolica Geotermica Solare (termica e fotovoltaica) Biomasse (legname, colture, biogas, parte biodegradabile dei rifiuti ) L energia elettrica non è una fonte ma una forma di energia particolarmente versatile, che non è disponibile in natura ma deve essere ricavata da altre fonti mediante opportuni processi di conversione In Italia rappresenta indicativamente il 20-25% circa dei consumi energetici finali, i trasporti il 25-30% e gli usi termici il 40-50% 2
2 Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili (PAN) Elaborato dal MISE ai sensi della Direttiva 2009/28/CE e trasmesso a luglio 2010 alla Commissione Europea OBIETTIVI AL Direttiva 2009/28/CE del 23/4/09! Quota 20% del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili (obiettivo Italia 17%, rif. 2010: 5,3%)! Riduzione del 20% del consumo di energia primaria rispetto a scenario tendenziale previsto per il 2020! Riduzione delle emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990 Rispetto alla 2001/77 sposta l attenzione dalla produzione di energia elettrica agli effettivi utilizzi energetici in tutte le loro forme (consumo finale lordo) Dott. Alberto Cucatto Servizio Qualitàdell Aria e Risorse Energetiche della Provincia di Torino 3 Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili Stime sul consumo finale lordo in Italia al 2020 Secondo lo scenario tendenziale dello studio preso a riferimento dalla CE, nel 2020 il consumo finale lordo (CFL) di energia dell Italia potrebbe essere pari a 145,6 Mtep, a fronte di un valore di 134,61 Mtep registrato nel In uno scenario più efficiente, che tiene conto di ulteriori misure nel settore dell efficienza energetica rispetto allo scenario base, i CFL del nostro Paese nel 2020 potrebbero mantenersi entro un valore di 131,21 Mtep. 4
3 Energia da fonti rinnovabili in Italia Situazione al 2014 Confronti tra consumi energetici rilevati e traiettorie PAN Dati GSE 5 Scenario efficienza energetica supplementare -10,4%! (-15-16% rispetto previsione scenario riferimento e dati 2005) 6
4 Consumi di FER nei diversi settori 7 14% rispetto consumi 2005 e SR % rispetto consumi 2010 e SEES
5 Consumi di FER nei diversi settori (%) 9 10
6 11 12
7 BILANCIO ELETTRICO E FONTI RINNOVABILI IN ITALIA (DATI GSE ANNO 2014) Biogas Prodotto da fermentazione anaerobica di sostanze organiche, composto da:! CH 4 (metano): 40-80% (Impianti digestione dedicati: 50-60%)! (CO) + CO 2 (monossido e biossido di carbonio): 20-60%! H 2 S: 0,02-2% O2: < 2% Tracce di altri gas Impiegato per la produzione di energia elettrica e calore, di solito in motori a combustione intera Modi di produzione del biogas " Digestione anaerobica di reflui zootecnici, scarti agricoli e coltivazioni dedicate (aziende agricole e zootecniche) " Digestione anaerobica di rifiuti organici o fanghi di depurazione acque reflue (es. SMAT Castiglione Torinese, ACEA Pinerolo) " Captazione da discarica RSU e assimilati (es. AMIAT Basse di Stura) 14
8 PROCESSO PRODUZIONE BIOGAS 15 16
9 Tecniche di digestione La digestione anaerobica può essere condotta: " in condizioni mesofile (circa 35 C), con tempi minimi di residenza di giorni. " In condizioni termofile (circa 55 C), con tempi minimi di residenza inferiori ai giorni. " Con impianti semplificati è possibile operare anche in psicrofilia (10-25 C), con tempi di residenza dell ordine di almeno 60 giorni. Il processo in ogni caso si arresta molto gradualmente e sono consigliabili tempi più lunghi o vasche di stoccaggio coperte con recupero biogas residuo (post-metanazione) 17 Lo sviluppo della tecnologia in Italia (BREVE STORIA) inizia alla fine degli anni 70 per esigenze ambientali (L. 10/05/1976 (L. Merli), L. 650/ 79, etc ). " Lo scopo principale che ci si poneva era risolvere l impatto ambientale indotto dagli allevamenti intensivi (suinicoli soprattutto) progetto di ricerca Biogas dell E.R. (CRPA, ENEA, ENI, ENEL,Università). Costruzione di 5 impianti dimostrativi e 3 impianti sperimentali. 18
10 La ricerca ha evidenziato: La insufficiente efficienza depurativa della digestione anaerobica (tab. A, C - L. Merli 1976 scarichi idrici). L inadeguatezza delle tecnologie utilizzate nell industria (costose e complesse) per il settore zootecnico. La necessitàdi incentivi che rendano conveniente gestire l impianto (non solo contributi per la costruzione): > valorizzazione della energia prodotta L insufficiente contenuto energetico dei soli reflui zootecnici per giustificare il costo di impianti sofisticati l Utilizzazione Agronomica viene individuata come la soluzione da privilegiare per lo smaltimento degli effluenti zootecnici. -ciòrende nuovamente interessante la D.A. grazie alla sua valenza ambientale (stabilizzazione - riduzione odori - emissioni) a patto che i costi dell impianto siano contenuti. -da qui lo sviluppo di tecnologie semplificate (a basso costo). -la CIP6/92: premia la produzione di E.E. da fonti rinnovabili e favorisce ulteriormente la diffusione di tale tipologia di impianto. 20
11 Schema di impianto di biogas semplificato, senza riscaldamento rotovaglio serbatoio di stoccaggio biogas agli utilizzi sistema galleggiante di raccolta gas frazione solida vasca di raccolta e sollevamento lagone o vasca di accumulo La produzione di metano ottenibile è di circa 15 m 3 /anno per 100 kg di suino vivo (circa 25 m 3 /anno di biogas) 21 Schema di impianto di biogas semplificato con riscaldamento rotovaglio sistema di copertura e raccolta biogas a singola o a doppia membrana biogas agli utilizzi vasca di raccolta e sollevamento frazione solida acqua calda energia elettrica biogas sistema di riscaldamento cogeneratore La produzione di metano ottenibile è di circa 21 m 3 /anno per 100 kg di peso vivo suino (circa 35 m 3 /anno di biogas) 22
12 PER AVERE > PRODUZIONE DI ENERGIA > QUANTITA DI SOSTANZA ORGANICA CODIGESTIONE DI: LIQUAMI ZOOTECNICI + COLTURE ENERGETICHE + SCARTI ORGANICI E una tecnologia sviluppata in Germania ove si sono realizzati impianti dal 1998 grazie agli incentivi previsti dalle normative 23 Biogas filiera agricola 24
13 Per garantire condizioni di efficienza è importante considerare che: si utilizza un allevamento di microrganismi con tutte le loro esigenze in termini ambientali ed alimentari La formulazione della razione, le modalità di somministrazione, il controllo di eventuali prodotti nocivi e delle condizioni ambientali sono essenziali. La gestione deve essere corretta! 25
14 Biomasse e scarti organici avviabili a D.A. e loro resa in Biogas (m 3 per tonnellata di solidi volatili e di tal quale) 27 Il trattamento del biogas - essiccazione: nella condensa si concentrano pure NH 3, H 2 S, polveri ed altre impurità. - desolforazione: biologica (sulfobacter oxidans): chimica (+ FeCl 3 o FeCl 2 ): - filtrazione finale su carboni attivi... e finalmente alla cogenerazione - motori a gas: rendimenti % circa - motori a diesel-gas (iniezione pilota): η = % - turbine a gas: η = 30 % circa utilizzo Energia Termica! 28
15 Va considerato: # il miglioramento dell impatto ambientale: -controllo degli odori; -fluidificazione del liquame con miglioramento della -distribuzione; -riduzione delle emissioni di gas serra (combustibile fossile sostituito ed emissioni di metano evitate); -energia disponibile a costo ridottoper eseguire i trattamenti di riduzione del carico azotato dei liquami zootecnici. # Per contro, nel caso di uso di coltivazioni dedicate! Fabbisogno di suolo, acqua, antiparassitari e fertilizzanti! Maggiore quantità di liquame digestato da gestire (problema dei nitrati) 29
16 Impianti a biogas in Provincia di Torino Sono presenti: " Circa impianti a biogas di origine agricola e zootecnica con potenza elettrica compresa tra 100 e 1000 kw " Potenza elettrica totale: 24 MW Potenza termica biogas: 60 MW " Una decina di impianti a biogas di discarica, trattamento di rifiuti e acque reflue con potenza elettrica da 350 a kw " Potenza elettrica totale: 32 MW Potenza termica biogas: 80 MW Solo alcuni di questi operano effettivamente in cogenerazione (escluso riscaldamento digestori) 31 Quadro normativo
17 D.Lgs. 28/ attuazione della Direttiva 2009/28/CE Affronta in modo più organico il tema della promozione dell energia rinnovabile, non limitandosi alla componente elettrica ma considerando anche: usi termici consumi energetici per i trasporti, reti di distribuzione di energia elettrica e gas interventi per il risparmio energetico In materia incentivi per l energia da biomasse (biogas, biomasse solide e bioliquidi), l art. 24 evidenzia l esigenza di destinare prioritariamente: Le biomasse legnose agli usi termici I bioliquidi all utilizzo per i trasporti Il biogas per la produzione di biometano da immettere nella rete del gas naturale Ma gli incentivi più appetibili sono finiti nel 2012 e premiavano fortemente il settore elettrico 33 Cogenerazione
18 Rendimenti nei sistemi di generazione termoelettrica Turbine a gas: 30-40% Turbine a vapore di grande taglia (>10 MW): 30-40% Turbine a vapore di piccola taglia alimentate a biomassa (1-10 MW): 20-25% Motori a combustione interna: 35 45% Cicli combinati a gas TG + TV: 50 58% Turbine a ciclo Rankine organico (ORC): 15-20% Con adeguato recupero termico e relative utenze (cogenerazione), il rendimento complessivo (fattore di utilizzo del combustibile) può arrivare al 75 85%. Parametri cogenerazione LT e PES (Delibera AEEG n. 42/2002 e D.lg. 20/2007 Ee = energia elettrica netta prodotta Et = energia termica utile prodotta Requisiti cogenerazione ad alto rendimento
19 Parametri cogenerazione LT e PES Esempi rinnovabili Biomassa legnosa Turbina vapore - 5 MWe Energia primaria impiegata MWh Energia elettrica lorda MWh Energia termica utile totale MWh LT = 66,31% PES = 0,27% η el lordo 18,9% 23,9% elett. η ter 32,3% rif. PES η cog 48,8% 32% BIOGAS motore 0,8 MWe Energia primaria impiegata MWh netta lorda autocons. Energia elettrica (MWh) % Energia termica utile totale MWh Energia termica digestori MWh η el 38,3% η ter 15,2% η cog 53,4% Rif. PES 40% LT = 28,41% PES = 12,68% OLIO VEGETALE motore + ORC - 18 MWe Energia primaria impiegata MWh Energia prodotta MWh Lorda Netta autocons. Energia elettrica totale % Energia termica utile totale MWh LT = 15,36% PES = 17,70% (12,19% solo elettrico) lordo netto η el 46,3% 45,5% ηter 8,3% 8,3% η cog 54,6% 53,7% rif. PES 42% Confronto tra impiego per produzione elettrica e termica delle biomasse solide Termovalorizzatore e impianti a biomassa: confronto tra produzione totale termica per TLR e totale elettrica 100 unità di energia termica da rifiuti o biomasse 85 unità di energia termica disponibile per TLR (η=85%) 28 unità di energia elettrica (η=28%) 22 in caso di biomassa (η=22%) Risparmio di 100 unità di energia primaria fossile da impianti sostituiti (η=85%) Risparmio di 50 unità di energia primaria fossile (40 in caso di biomassa) rispetto a produzione con moderno ciclo combinato (η=55%) Appare evidente il vantaggio energetico e ambientale di massimizzare l uso termico dell energia prodotta da un inceneritore o da un impianto a biomassa
20 Confronto tra impieghi del suolo per produzione di energia elettrica con diverse tecnologie FOTOVOLTAICO A TERRA BIOGAS BIOMASSA confronto uso del suolo per 1 MW FV da 1 MWp " Produzione circa MWh/anno (Piemonte) " Occupazione di suolo: 2,5 ha circa " Producibilità specifica: 500 MWh/ha (50 kwh/m 2 ) " In fase di esercizio non comporta: " consumo di materie prime " emissioni inquinanti in atmosfera " scarichi nelle acque " consumo di acqua " produzione di rifiuti " impoverimento del suolo, che può anche essere impiegato per pascolo " Soggetto a fase di verifica di VIA (occupazione suolo) " Resta inteso che la collocazione ottimale dei moduli fotovoltaici è su coperture di edifici, elementi architettonici o terreni degradati (discariche e cave dismesse, ecc ) Confronto uso del suolo per 1 MW biogas da prodotti agricoli (insilati) " Produzione di circa MWh/anno (+ eventuale recupero termico) " Occupazione di suolo per colture energetiche dedicate: 200 ha circa " Producibilità specifica: 40 MWh/ha (4 kwh/m 2 ) " In fase di esercizio comporta: " consumo di circa t/a di prodotti agricoli ( t/ha/a, ottimista) " emissioni in atmosfera " produzione materiale di scarto (digestato) " uso intensivo del suolo agricolo per produzioni no food e relativo consumo di acqua e fertilizzanti (può essere il digestato stesso) " Non soggetto a fase di verifica di VIA (< 50 MW) " Non soggetto ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera (< 3 MW) o altre autorizzazioni ambientali
21 Confronto uso del suolo per 1 MW Biomassa legnosa da SRF " Produzione di circa MWh/anno (+ eventuale recupero termico) " Occupazione di suolo per colture energetiche dedicate: ha circa (se produzione annua t/ha) " Producibilità specifica: 5-8 MWh/ha (0,5-0,8 kwh/m 2 ) " In fase di esercizio comporta: " Consumo di circa t/a di legname " Emissioni in atmosfera " produzione materiale di scarto (ceneri) " Uso intensivo del suolo agricolo per produzioni no food " Non soggetto a fase di verifica di VIA (< 50 MW) " Soggetto ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera (se > 1 MW) Confronto uso del suolo per 1 MW Olio vegetale (colza / girasole) " Produzione di circa MWh/anno (+ eventuale recupero termico) " Occupazione di suolo per colture energetiche dedicate: 2000 ha circa (produzione annua 1 t olio/ha) " Producibilità specifica: 4 MWh/ha (0,4 kwh/m 2 ) " In fase di esercizio comporta: " Consumo di circa t/a di olio vegetale " Emissioni in atmosfera " Uso intensivo del suolo agricolo per produzioni no food e relativo consumo di acqua e fertilizzanti " Non soggetto a fase di verifica di VIA (< 50 MW) " Soggetto ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera (se > 1 MW)
22 Procedimenti autorizzativi impianti di produzione energetica Non è la produzione di energia elettrica che deve essere autorizzata ma la realizzazione e l esercizio dell impianto produttivo, secondo quanto questo comporta: Emissioni in atmosfera per impianti termoelettrici (> 3 MW per combustibili gassosi, > 1 MW per combustibili liquidi e solidi) Derivazioni idroelettriche Trattamento rifiuti (in caso di recupero energetico di rifiuti) Permessi per la realizzazione delle strutture Autorizzazioni relative a vincoli specifici sussistenti sul sito del progetto
23 Procedimenti autorizzativi Fase di verifica di VIA (L.R. 40/1998) Idroelettrici con potenza > 100 kw e derivazioni di portata superiore a 260 l/s Termici con potenza di combustione complessiva > 50 MW (Autorizzazione Integrata Ambientale) Eolici e fotovoltaici di potenza > 1 MW Termoelettrici di potenza termica > 300 MW Procedimento unico di competenza nazionale, comprensivo di valutazione di impatto ambientale (Legge 9 aprile 2002 n. 55) Impianti alimentati da fonte rinnovabile Autorizzazione unica ex D.Lgs. 387/ Semplificazione dei procedimenti autorizzativi Uno strumento importante per lo sviluppo delle fonti rinnovabili è rappresentato dallo snellimento dei processi autorizzativi. Il D.Lgs. 387/2003 ha semplificato le procedure autorizzative per gli impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili e infrastrutture connesse, prevedendo un autorizzazione unica rilasciata dall autorità competente entro 180 giorni dalla presentazione della richiesta. Ridotti a 90 giorni dal D.Lgs. 28/2011, al netto dei tempi previsti per la VIA L autorizzazione unica costituisce titolo a costruire ed esercire l impianto in conformità al progetto approvato nonché, ove occorra, dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza. L autorizzazione unica costituisce di per sé variante allo strumento urbanistico ove occorra. Resta ferma la non derogabilità delle previsioni dei piani paesaggistici. 46
24 Tabella A aggiunta da L. 24 dicembre 2007 n. 244 Fonte Biomasse biogas Solare fotovoltaico Eolica Idraulica Soglie 200 kw 250 kw 20 kw 60 kw 100 kw Sotto tali soglie l autorizzazione unica non è necessaria ma facoltativa Linee Guida per il procedimento di cui all art. art. 12 D. Lgs. 387/2003 Linee guida ministeriali pubblicate su G.U. 18 settembre Finalità " Normare il procedimento " Assicurare un corretto inserimento degli impianti, con specifico riguardo agli impianti eolici, nel paesaggio " Solo dopo la loro approvazione le Regioni potranno procedere alla indicazione di siti non idonei all installazione di specifiche tipologie di impianti 47 Linee Guida per il procedimento di cui all art. art. 12 D. Lgs. 387/2003 Parte I: Disposizioni generali Campo applicazione, opere connesse, ruolo GSE, ecc.. Parte II: Regime giuridico delle autorizzazioni Interventi soggetti ad autorizzazione, DIA, edilizia libera Parte III: Procedimento unico Contenuti istanza, svolgimento procedimento, contenuti autorizzazione.. Parte IV: inserimento degli impianti nel paesaggio e sul territorio Allegati 1. Elenco atti di assenso compresi 2. Criteri per fissazione di misure compensative 3. Criteri per individuazione aree non idonee 4. Impianti eolici: elementi per corretto inserimento nel paesaggio 48
25 Parte IV: inserimento degli impianti nel paesaggio e sul territorio Criteri generali 1. Buona progettazione degli impianti, comprovata con adesione del progettista ai sistemi di gestione qualità e ambientale 2. Valorizzazione dei potenziali energetici delle diverse risorse rinnovabili presenti nel territorio nonché della loro capacità di sostituzione delle fonti fossili 3. Criteri progettuali volti a ottenere il minor consumo possibile di territorio, sfruttando al meglio le risorse energetiche disponibili 4. Riutilizzo di aree già degradate da attività pregresse o in atto (brown field), tra cui siti industriali, cave, discariche, ecc 5. Progettazione legata alla specificità dell area, in particolare in aree agricole integrazione nel contesto delle tradizioni agricole e del paesaggio rurale locali 6. Ricerca e sperimentazione di soluzioni progettuali e tecnologie innovative 7. Coinvolgimento dei cittadini (informazione preliminare / formazione personale e maestranze future) 8. Effettiva valorizzazione del recupero di energia termica prodotta nei processi di cogenerazione in impianti alimentati da biomasse Garanzie fidejussorie Aree non idonee: Prevista la possibilità che le Regioni indichino aree e siti non idonei all installazione di specifiche tipologie di impianto 49 Procedura abilitativa semplificata (PAS) ex art. 6 D. Lgs. 28/2011 Impianti a biomasse a) Impianti di generazione elettrica alimentati da biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas non ricadenti fra quelli di cui al punto 12.3 ed aventi tutte le seguenti caratteristiche: i. operanti in assetto cogenerativo; ii. aventi una capacità di generazione massima inferiore a 1000 kwe (piccola cogenerazione) ovvero a 3000 kwt; b) impianti di generazione elettrica alimentati da biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas, aventi capacità di generazione inferiori alle rispettive soglie indicate alla Tabella A allegata al d.lgs. 387 del N.B. necessaria autorizzazione alle emissioni in atmosfera (art. 269 D.Lgs. 152/2006) in caso di potenza termica in ingresso superiore a 3 MW in caso di biogas e 1000 kw in caso di biomasse solide e liquide 50
26 D.G.R. n del 30/01/ Individuazione di aree e siti non idonei per impianti alimentati da biomasse (D.M. 10/09/2010) 2. AMBIENTE E AREE PROTETTE Sono quelli in cui si verificano frequenti superamenti dei limiti previsti dalla normativa sulla qualità del aria (LR 43/2000 e DGR 11/11/2002). Non idonei per impianti a biomassa che non operino in cogenerazione al fine di garantire: Elevato grado di utilizzo dell energia Compensazione delle emissioni con la sostituzione di impianti termici
27 2. AMBIENTE E AREE PROTETTE Aree agricole in cui l eccesso di composti azotati dovuti a elevato carico zootecnico o non corretta gestione dei fertilizzanti di sintesi è un fattore di rischio di contaminazione delle risorse idriche (identificate da Regolamento Regionale 12/R/2006) Zone vulnerabili ai nitrati (D.lg. 152/2006). Ammessa esclusivamente la localizzazione di impianti per la produzione di biogas che: operino con materiale in ingresso prevalentemente costituito da effluente zootecnico e/o da scarti vegetali prodotti nell area (> 50%) prevedano che l azoto nel digestato in uscita destinato all utilizzo agronomico nelle stesse zone vulnerabili sia inferiore o uguale all azoto di origine zootecnica in ingresso all impianto. 3. AREE AGRICOLE
28 55 DGR 5/10/2015 n Linee guida per la classificazione del digestato come sottoprodotto ai sensi dell art. 184 bis del D.lgs. 3/4/2006 e per il suo utilizzo agronomico 184-bis. Sottoprodotto (articolo introdotto dall'art. 12 del d.lgs. n. 205 del 2010) 1. È un sottoprodotto e non un rifiuto ai sensi dell articolo 183, comma 1, lettera a), qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfa tutte le seguenti condizioni: a) la sostanza o l oggetto è originato da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto; b) è certo che la sostanza o l oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi; c) la sostanza o l oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale; d) l ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l oggetto soddisfa, per l utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull ambiente o la salute umana. 56
29 DGR 5/10/2015 n Linee guida per la classificazione del digestato come sottoprodotto ai sensi dell art. 184 bis del D.lgs. 3/4/2006 e per il suo utilizzo agronomico Criteri per la qualificazione del digestato come sottoprodotto Il produttore deve dimostrare che sono rispettate le seguenti condizioni: il digestato è originato da impianti aziendali o interaziendali di digestione anaerobica autorizzati seconda la normativa vigente, alimentati esclusivamente con i materiali e le sostanze di cui alla Tabella 1 ; ècerto che il digestato saràutilizzato a fini agronomici da parte del produttore o di terzi (.), la certezza dell utilizzo può desumersi dall esistenza di rapporti contrattuali tra il produttore del digestato e l utilizzatore dello stesso il digestato può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale. Rientrano nella normale pratica industriale tutte le operazioni di trattamento finalizzate a migliorare l efficienza e le caratteristiche nutritive ed ammendanti del digestato (... Allegato A). il digestato soddisfa i requisiti stabiliti all Allegato D, nonché le norme igienicosanitarie e di tutela ambientale comunque applicabili
30 Tabella 1 Materiali e sostanze per l alimentazione di impianti di digestione anaerobica 59 DGR 5/10/2015 n Adempimenti di produttore e utilizzatore per l utilizzo agronomico del digestato qualificato sottoprodotto L impresa che produce digestato considerato sottoprodotto e ne effettua l utilizzo agronomico in proprio è tenuta annualmente ai seguenti adempimenti: 1) presentazione all autorità competente, prima dell avvio della distribuzione in campo, di una comunicazione di utilizzo agronomico con i seguenti elementi: a) localizzazione dell impianto, identificazione dell impresa che lo gestisce; b) elenco dei terreni su cui svolge l utilizzo agronomico; c) indicazione del tipo di digestato prodotto dall impianto (agro-zootecnico, agroindustriale), specificandone il quantitativo annuo, la forma fisica (palabile, non palabile), il tenore di azoto e degli altri parametri analitici di cui all Allegato D; d) indicazione delle matrici in ingresso all impianto di digestione anaerobica, quantitativo annuo, il tenore di azoto e l origine; nel caso del digestato agro-industriale, elementi atti a dimostrare che le matrici in ingresso all impianto rispettano i requisiti indicati all Allegato D. 2) tenuta di un registro dei materiali di ingresso all impianto, da conservare almeno 3 anni; 3) tenuta di un registro delle operazioni di utilizzo sui terreni nella propria disponibilità, da conservare in azienda per almeno 3 anni; 4) redazione di un Piano di concimazione 60
31 DGR 5/10/2015 n Adempimenti di produttore e utilizzatore per l utilizzo agronomico del digestato qualificato sottoprodotto L impresa che produce digestato considerato sottoprodotto senza effettuarne in proprio l utilizzo agronomico è annualmente tenuta ai seguenti adempimenti: 1) presentazione all autorità competente, prima dell avvio della distribuzione in campo, di una comunicazione di utilizzo agronomico, nella quale fornisce gli elementi di cui (al caso precedente) 2) tenuta di un registro dei materiali di ingresso all impianto. 3) tenuta di un registro, delle cessioni del digestato a soggetti da conservare per almeno 3 anni. L impresa che effettua l utilizzo agronomico di digestato considerato sottoprodotto proveniente da altra impresa produttrice è tenuta ai soli adempimenti previsti dal regolamento regionale n. 10/R/2007 e s.m.i. per gli effluenti zootecnici, Criteri generali di utilizzo agronomico del digestato sottoprodotto. Come per refluo zootecnico: limite di 170 kg / (ha anno) di azoto in ZVN, altri limiti vigenti in zone non vulnerabili ai nitrati per azoto di origine zootecnica. Indicati periodi e zone di divieto per digestato palabile e non Volume disponibile per stoccaggio: almeno pari alla produzione di 180 giorni 61 DGR 5/10/2015 n ALLEGATO D REQUISITI DEL DIGESTATO AGRO-ZOOTECNICO E AGRO-INDUSTRIALE I suddetti valori sono normalmente rispettati da impianti agro-zootecnici e anche da impianto di trattamento rifiuti 62
32 Possibili problematiche ambientali 63 64
33 65 Azoto da gestire
34 Emissioni diffuse in atmosfera Possibili soluzioni 68
35 69 70
36 Verificato in casi reali incremento di produzione di biogas del 5% circa 71 Emissioni motori a biogas non prodotto da rifiuti Limiti normativi per biogas non prodotto da rifiuti (D.Lgs. 152/2006) Caso reale (2,5 MW = 1 MWe) ARPA COT: prevale la componente metanica SOx: non soggetti a limite ma presenti in quantità non trascurabile (10.000) Alberto Cucatto - Città Metropolitana (100) di 72
37 Emissioni motori a biogas prodotto da rifiuti Limiti normativi (D.M. 5/2/1998), Min. 0,5 MW Caso reale 3,7 < 0, < 0, Il valore di concentrazione limite del COT è tecnicamente raggiungibile senza un postcombustore solo se si esclude la componente metanica, come previsto da altre normative Il post-combustore per contro comporta il consumo di parte del biogas o di metano aggiuntivo, riducendo l efficienza complessiva del sistema Si impiega normalmente in casi di presenza di COT a elevate concentrazioni o con componenti tossiche 73 BIOMETANO Off gas Biogas CH4: 50-70% CO2: 30-50% Impianto di upgrading Biometano CH4: 50-70% CO2: 30-50% Distributori autotrazione Rete distribuzione Cogenerazione alto rendimento Il DM 5 dicembre 2013 stabilisce le modalità di incentivazione per il metano prodotto da upgrading di biogas da rifiuti e sottoprodotti. Ancora in attesa di emanazione delle norme europee per le specifiche di qualità del biometano per uso autotrazione e delle specifiche tecniche europee per l'immissione del biometano nelle reti 74
38 BIOMETANO Tecnologie upgrading sviluppate da diverse aziende -Lavaggio con acqua (PWS pressure water scrubbing) -Assorbimento a pressione oscillante (PSA pressure swing absorption) -Lavaggio chimico (chemical scrubber) -Tecnologia a membrana Problematiche da considerare Emissioni di metano in atmosfera (offgas) Consumo di energia elettrica e calore per processo di upgrading Livello di purificazione ottenuto Compressione, misura e odorizzazione preventive all immissione in rete 75 GRAZIE PER L ATTENZIONE alberto.cucatto@cittametropolitana.torino.it Moncalieri, 2 marzo 2016
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