Nora. Il foro romano

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1 Università degli Studi di Padova - Dipartimento di Archeologia Nora. Il foro romano Storia di un area urbana dall età fenicia alla tarda antichità Volume II.1 - I materiali preromani a cura di JACOPO BONETTO - GIOVANNA FALEZZA - ANDREA RAFFAELE GHIOTTO Padova 2009

2 La collana Scavi di Nora raccoglie studi monografici sulla città antica editi dalle Università di Genova, Milano, Padova e Viterbo che operano in sinergia con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano. La presente opera, suddivisa in quattro volumi, è l esito di una ricerca condotta nell'ambito di una Convenzione tra il Ministero per i Beni e le Attività culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano, e il Dipartimento di Archeologia dell'università di Padova. Università di Padova - Dipartimento di Archeologia Piazza Capitaniato, Padova tel Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano Piazza Indipendenza, Cagliari tel L opera è stata realizzata con il contributo e la partecipazione di: Dipartimento di Architettura, Urbanistica e Rilevamento - Università di Padova Dipartimento di Costruzioni e Trasporti - Università di Padova ISBN: Italgraf - Noventa Padovana Tutti i diritti sono riservati. è vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni. Distribuzione: Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l. - via Ajaccio 41/ Roma tel fax qn@edizioniquasar.it

3 Scavi di Nora I Padova 2009

4 Capitolo 13 Matrici fittili, coroplastica e altri materiali Lo r e n z a Ca m pa n e l l a * In questo capitolo sono stati convenzionalmente inclusi alcuni materiali rinvenuti nell area del foro di Nora (area P) che, pur appartenendo a classi diverse, sono stati accorpati - per comodità espositiva e per necessità redazionali - nei seguenti paragrafi. Un primo paragrafo comprende due matrici fittili appartenenti ad un tipo largamente diffuso nell isola e noto in letteratura come stampi per focacce. Nello specifico si tratta di matrici con sagoma circolare e ad anello, interessate da decorazioni di tipo geometrico-fitomorfo tracciate in un caso a rilievo e nell altro in negativo. Nel secondo paragrafo sono presi in esame alcuni reperti coroplastici 1 che, benché quantitativamente poco rilevanti, appaiono tuttavia di grande interesse. Distribuiti tra il VII e il I sec. a.c., i reperti in terracotta figurata sono ripartiti in quattro raggruppamenti: maschere e protomi, figurine fittili, votivi anatomici e reperti di dubbia attribuzione. Nel primo sono compresi un frammento di maschera virile ricondotto al tipo negroide, databile in età arcaica e in precedenza non attestato in Sardegna, e due protomi maschili a stampo collocabili nella piena età ellenistica, con confronti a Padria e nello stesso sito di Nora. Tre frammenti appartengono invece alla nota produzione delle figurine fittili antropomorfe eseguite al tornio, attestate in precedenza a Nora nell area del tofet. Alla classe degli ex voto anatomici è stata poi ricondotta una mano destra, plasmata a tutto pieno con foro di sospensione. Nell ultimo paragrafo sono infine presi in esame alcuni small find quali vaghi di collana litici e in pasta vitrea, fusaiole, pesi da telaio fittili di forma tronco-piramidale e circolare a sezione biconica, e un peso litico. * Università di Viterbo - Dipartimento di Scienze del Mondo Antico. 1 Desidero ringraziare l amico Giuseppe Garbati per aver discusso con me alcuni dei temi trattati nel paragrafo relativo alla coroplastica e per avermi fornito utili indicazioni.

5 526 Lorenza Campanella 1. Mat r i c i f i t t i l i Lo scavo dell area P ha restituito due frammenti relativi a matrici fittili decorate appartenenti ad una classe artigianale ben documentata tra VI e II sec. a.c. nell Occidente punico 2, in particolare a Cartagine 3, Ibiza 4, in Sicilia 5 e nella stessa Sardegna 6, che ha restituito un numero molto consistente di esemplari, pari a oltre un centinaio di pezzi 7. Entrambi i frammenti in esame provengono dalla stessa unità stratigrafica (US 5047), appartenente al periodo IVA e databile nella seconda metà del I sec. a.c., per cui sono certamente da ritenersi residuali. In precedenza il sito di Nora aveva restituito altre tre matrici fittili di forma circolare 8. Due, integre e decorate con motivi geometrico-vegetali, facevano parte del corredo di una tomba a camera indagata ai primi anni del secolo scorso 9 : inizialmente datate nel VI sec. a.c. 10 sono ora collocate nel IV sec. a.c., probabilmente sullo scorcio del secolo 11, in seguito al riesame del corredo ceramico dell ipogeo 12. La terza, frammentaria, proviene da un saggio di scavo condotto alla fine degli anni 80 del secolo scorso, sul colle di Tanit 13, ed è databile nel III sec. a.c. 14. Tornando ai reperti in esame, il frammento n. 1 è riconducibile ad una matrice circolare ad anello con decorazione a rilievo su una delle due facce. La decorazione è costituita da un motivo a treccia inquadrato da due cornici lineari rilevate, una lungo il margine esterno, l altra lungo il foro centrale. L esemplare presenta un duplice motivo di interesse: appartiene alla tipologia ad anello, attestata assai più raramente in Sardegna rispetto a quella a disco, 2 Galeotti Astruc Cfr. da ultimo Mat ta z z i Bisi 1968a. 6 Manfredi 1990; Mattazzi Il sito che ha restituito il maggior numero di esemplari è Tharros, con oltre una sessantina di matrici; seguono Olbia con una decina e Sulcis con sette esemplari (cfr. Mat ta z z i 1999, passim). 8 G. Patroni cita anche altri due dischi trovati alla rinfusa durante l esplorazione delle tombe (1982) descritti come grosso disco con foro al centro. Altro simile in forma di ciambella (Pat r o n i 1904, col. 227). Non è chiaro se i due dischi, non documentati fotograficamente, appartenessero alla categoria in esame. 9 Pat r o n i 1904, coll , figg ; Ch i e r a 1978, 68-69, tav. IV, Bisi 1968a, 292, 298; Ch i e r a 1978, Mat ta z z i 1999, Bartoloni, Tronchetti 1981, To r e 1995, , fig. 2,3. 14 Mat ta z z i 1999, 69, 111, fig. 21. e presenta una decorazione a rilievo anziché impressa. Inoltre le caratteristiche dell impasto argilloso, di tono rosso-arancio e ricco di degrassante bianco di natura verosimilmente calcarea, potrebbero orientare per un importazione cartaginese 15. Un frammento circolare 16, con decorazione a rilievo su una sola faccia costituita da una cornice lineare che inquadra una fascia decorata a treccia, proviene da Tharros, con datazione nel VI sec. a.c. 17. Un secondo frammento, simile per forma e decorazione (che tuttavia è impressa e non rilevata), proviene da Tharros, con datazione nel IV sec. a.c. 18. In effetti sia la tipologia ad anello che il motivo a treccia sono indicatori di una cronologia alta, generalmente riconducibile tra VI e IV sec. a.c. 19. Ad una fase più avanzata appartiene invece l esemplare n. 2, pertinente ad una matrice di forma circolare, con motivo impresso su una delle due facce 20. Nel frammento conservato la decorazione è costituta da una cornice più esterna campita da tratti lineari paralleli e obliqui verso destra, seguita da un più ampio registro all interno del quale - a causa della forte consunzione della superficie - non è del tutto perspicua la lettura del fregio che potrebbe essere costituito da una teoria di ovoli ovvero da impressioni tondeggianti intervallate da listelli. Del tondo centrale residua unicamente un minuto frammento che non permette di leggere compiutamente la decorazione incisa, apparentemente di natura vegetale e composta da spirali e volute. Il fitto apparato decorativo presente sui registri della matrice n. 2 è tipico di una fase di IV - III secolo a.c., quando negli oggetti in esame si tende a riempire tutto lo spazio a disposizione con motivi geometrici e floreali senza lasciare alcuno spazio vuoto 21, come del resto accade nelle due matrici integre rinvenute in precedenza a Nora. Una matrice molto simile per apparato decorativo proviene dall area urbana di Olbia, con datazione nel IV sec. a.c. 22 ; ulteriori esemplari di confronto, in particolare per la decorazione presente sui due registri più esterni, provengono dall area di S. Gilla a Cagliari, 15 Simili considerazioni sono state avanzate per un frammento di matrice rinvenuto a Monte Sirai e per i due dischi fittili dalla tomba 16 di Nora (Ma r r a s 1991, ). 16 Lo stato di conservazione del frammento non permette di inquadrarlo nella tipologia circolare piena piuttosto che anulare. 17 Mat ta z z i 1999, 35, 85, tav. V. 18 Mat ta z z i 1999, 52, 98-99, fig. 13, tav. XX. 19 Mat ta z z i 1999, Tipo Galeotti A1 (Ga l e o t t i 1987). 21 Mat ta z z i 1999, Sanciu 1996.

6 Matrici fittili, coroplastica e altri materiali 527 Fig. 1 con datazione al IV - III sec. a.c. 23. Il rinvenimento di due nuovi esemplari arricchisce il repertorio delle matrici fittili decorate dell isola, ed in particolare della città di Nora. Il contesto stratigrafico non fornisce purtroppo nuovi dati riguardo alla funzionalità dei manufatti che verosimilmente erano in giacitura secondaria ed erano originariamente collocati nella necropoli, come la maggior parte delle matrici di provenienza nota, o in una area sacra limitrofa (cfr. anche infra il par. 2 Coroplastica). Per quanto riguarda la funzionalità di questi reperti, si ritiene assai verosimile l ipotesi che la funzione primaria delle matrici consistesse nella decorazione di pani pregiati utilizzati in occasioni festive 24 sia in ambito domestico 25 che in contesti sacri. In questa ottica il rinvenimento di una matrice (ma il termine diviene a questo punto improprio) con decorazione rilevata anziché ricavata in negativo costituisce una interessante riproduzione simbolica ed indistruttibile del pane stampato che poteva essere deposta in una tomba come parte del corredo ovvero offerta all interno di un tempio riproponendo quella molteplicità di funzioni (funeraria, apotropaica, votiva) che sembra opportuno riconoscere nelle produzioni in esame 26. Catalogo 1. NR98/PB/5047/V/2. Fig. 1. Matrice ad anello. Si conserva un minuto frammento di orlo con parte della decorazione a treccia. Diam. cm 14; diam. foro centrale cm 5; spess. cm 1,3. Argilla: 5YR 5/6 yellowish red; nucleo 10YR 5/2 grayish brown. Impasto molto duro, ricco di inclusi di dimensioni comprese tra 0,5 e 1 mm e di colore prevalentemente bianco di natura verosimilmente calcarea. La superficie inferiore è consunta. VI - IV sec. a.c. 2. NR98/PB/5047/V/1. Fig. 2. Matrice circolare. Si conserva un frammento con fitta decorazione geometricovegetale disposta su fasce concentriche. Diam. 14 cm; largh. res. cm 6,7; spess. max cm 1,8; spess. min. cm 0,7. Argilla: 5YR 7/6 reddish yellow. Impasto abbastanza duro, ben depurato; i rari inclusi hanno dimensioni ridotte (inferiori a 1 mm); numerosa mica brillante. Incrostazioni diffuse; superfici consunte. IV - III sec. a.c. 23 Forci Cfr. da ultimo Ca m pa n e l l a 2003 e Ca m pa n e l l a Cfr. anche La n c e l 1982, ; Sa n c i u Cfr. Ma n f r e d i 1990, 77; Ma r r a s 1991, 172; Mat ta z z i 1999, passim.

7 528 Lorenza Campanella Fig. 2

8 Matrici fittili, coroplastica e altri materiali Co r o p l a s t i c a 2.1 Maschere e protomi Il più antico tra i reperti coroplastici rinvenuti nell area P è il n. 1 in catalogo 27. Benché gravemente mutilato, esso è certamente da ricondurre ad una delle più caratteristiche espressioni dell artigianato coroplastico fenicio-punico, quello delle maschere in terracotta. La parte conservata è infatti relativa ad una maschera fittile virile della quale residua la porzione superiore della calotta cranica, fratturata all altezza delle cavità orbitali ed integra sul versante posteriore. In prossimità della porzione di bordo integro è un foro passante, praticato nell argilla prima della cottura, mentre al di sotto del punto di piegatura della fronte è applicato un grosso globo in argilla. Da questo si stagliano, per poi proseguire lungo tutto il bordo superiore del punto di flessione, due cordoli applicati in rilievo che costituiscono le sopracciglia. In corrispondenza delle cavità orbitali, in parte lacunose, l argilla assottigliandosi piega ad andamento nettamente estroflesso. Il reperto norense, pur con le cautele imposte dallo stato fortemente frammentario, sembra appartenere alla classe delle maschere di tipo negroide cioè al primo gruppo della tipologia formulata Pierre Cintas 28. Nel tipo Cintas I sono riprodotti volti di giovani uomini imberbi caratterizzati da un naso largo e schiacciato, occhi ellissoidali, larga bocca deformata in un ampio ghigno. A favore della inclusione all interno di questo gruppo sono la bassa fronte, i pronunciati rilievi delle arcate sopraccigliari e l andamento obliquo e digradante verso il naso della parte residua delle arcate orbitali superiori. Il confronto più stringente con il reperto norense è individuabile in una maschera negroide rinvenuta a Cartagine nel 1893 all interno di una tomba della necropoli di Douïmès databile alla prima metà del VI sec. a.c. 29. La maschera cartaginese, misurante 20 cm di altezza, è analoga per dimensioni al reperto norense; simili sono anche il trattamento dei volumi e i passaggi di piani tra la calotta cranica e l area della fronte. Nel reperto cartaginese lo spazio tra le sopracciglia, al di sopra nel naso, è occupato da un disco rilevato coronato da un crescente lunare. Sebbene nel pezzo norense il globo aggettante non sia accompagnato da simboli astrali si ritiene che esso vada inteso come elemento simbolico/de- 27 Del reperto, di particolare interesse, è stata fornita una notizia preliminare in Ca m pa n e l l a Ci n ta s 1946, Pi c a r d 1966, 12; Ci n ta s 1976, tav. LXXXII, 2. corativo. L ampiezza del globo e l accuratezza con la quale sono lisciate la sua superficie ed il punto di saldatura alla fronte lo rendono in effetti completamente diverso rispetto alle applicazioni in terracotta (pastillages) presenti nelle maschere del III gruppo Cintas e lo accostano piuttosto ai dischi rilevati diffusamente presenti sulle maschere di produzione fenicia e considerati da Culican symbolic of some especial potency 30. Interessante appare, in quest ottica, l applicazione in rilievo di una placchetta con protome leonina sulla fronte di una maschera ghignante da Tharros 31. L orizzonte cronologico nel quale inserire il frammento fittile norense è dunque senz altro un intervallo arcaico che potremmo definire largamente di VII - VI sec. a.c. e che potrebbe forse essere ristretto tra la seconda metà del VII e la seconda metà del VI sec. a.c. In Sardegna si dispone di una buona documentazione relativa a maschere fittili di tipo ghignante e grottesco 32 mentre non è attestata l iconografia negroide, riprodotta invece negli amuleti 33. La maschera norense sarebbe pertanto la prima di questa categoria ad essere attestata nell isola. Questo tuttavia non è il solo motivo di interesse del frammento in esame. Peculiare è infatti il luogo di rinvenimento. Come è stato ricordato già in occasione dell edizione preliminare del frammento 34, di norma le maschere virili provengono da necropoli o da santuari mentre del tutto raro è il loro rinvenimento, com è il caso del reperto norense, da aree di abitato 35. A tale proposito va tuttavia precisato che il reperto era contenuto all interno dell unità stratigrafica 12533, appartenente alla prima fase di urbanizzazione dell area. Il definitivo completamento dell analisi stratigrafica (cfr. il contributo di J. Bonetto nel vol. I) da un lato conferma l ipotesi di una datazione del reperto entro la fine del VI sec. a.c., dall altro apre tuttavia la possibilità ad una provenienza allogena del reperto (anche da una limitrofa area sacra o cimiteriale), data la natura di riporto di numerosi strati del Periodo I e della giacitura prevalentemente secondaria dei reperti in esso contenuti. 30 Cu l i c a n , Ba r n e t t, Me n d l e s o n 1987, 152, n. 7/16, pl Cfr. da ultimo Ci a s c a 1991, Ac q u a r o 1977, 15, 39; tav. I, 2; cfr. anche Ba rt o l o n i 1973b, , 195, tav. LIX, 50 e Mo s c at i 1987, 125, tav. XXXII, Ca m pa n e l l a 2007, Per il recente rinvenimento di maschere fittili virili dall area dell abitato di Cartagine cfr. Ra k o b 1989, 166, 192, taf. 47 (fig. 19); Acquaro 1990, 54-56, abb. 8; Docter, Nieme - y e r 1993, 236, abb. 14; Ni e m e y e r et al. 2007,

9 530 Lorenza Campanella Riguardo alla funzionalità delle maschere fittili sono state avanzate diverse ipotesi 36 : nonostante la frequente presenza di fori passanti praticati sulla sommità della calotta cranica e lungo i bordi laterali, al di sopra e al di sotto delle orecchie, generalmente non si ritiene che esse andassero effettivamente indossate 37, a causa delle dimensioni ridotte e del materiale nel quale erano fabbricate, rigido e poco adatto allo scopo. I buchi andrebbero pertanto piuttosto intesi come fori di sospensione e le maschere fittili, riproduzione in terracotta di quelle in materiali diversi utilizzate nel corso di cerimoniali religiosi, appese sulle porte degli ipogei 38 o all interno dei santuari costituivano un richiamo a quelle cerimonie con una conseguente azione benefica e apotropaica 39. Per quanto riguarda infine il luogo di produzione del manufatto, la sua arcaicità, la stessa specificità dell iconografia negroide 40 e l aderenza con i confronti individuati, orientano verso l ipotesi di un importazione dalla metropoli nord-africana 41. I frammenti nn. 2 e 3 sono relativi a protomi maschili realizzate a stampo. Il primo frammento (n. 2) conserva quasi integralmente il volto, fratturato all altezza degli occhi cioè là dove l argilla assottigliandosi si presenta maggiormente fragile 42. L occhio destro - in migliore stato di conservazione - mostra un andamento amigdaloide sottolineato da palpebre appena rigonfie; il naso è dritto, le guance assai sfuggenti; la bocca - con labbra carnose - è appena dischiusa e sovrasta il mento caratterizzato da una fossetta centrale. Il reperto trova confronti assai stringenti in alcune protomi maschili imberbi rinvenute a Padria, in un deposito votivo datato - in base ai materiali ceramici rinvenuti in associazione - tra la fine del IV e gli inizi del I sec. a.c. 43. Anche il frammento n. 3, meno significativo in quanto mancante di gran parte del volto, può essere accostato alla stessa produzione fittile votiva. In questo caso 36 Ci a s c a 1991, Anche le maschere rinvenute nelle tombe non sono mai indossate dal defunto ma deposte accanto al corpo o rinvenute in prossimità dell ingresso all ipogeo (Pi c a r d 1966, 9-10, 88). 38 Ci n ta s 1946, Pi c a r d 1966, L adozione dell iconografia negroide nelle maschere fittili costituisce un chiaro esempio della ricezione di iconografie indigene (azione di sostrato) nel repertorio fenicio (cfr. Mo s c at i 1990, 86). 41 Anche le caratteristiche dell impasto argilloso, per quanto interlocutoria possa essere una ipotesi scaturita dalla sola osservazione autoptica delle fratture, non sembrano suggerire una produzione locale su matrice di importazione. 42 Ca m p u s 1994, Ca m p u s 1994, , nn , tavv. V-VI. la matrice sembra essere nel complesso più stanca; interessante appare tuttavia la resa della capigliatura realizzata incidendo il rigonfiamento relativo alla chioma con brevi tratti steccati, secondo una tecnica attestata in alcune testine maschili rinvenute a Linna Pertunta presso S. Andrea Frius (Cagliari) 44. Una testina fittile maschile, conservata solo nella parte inferiore del volto ma assai simile alla protome n. 2 in catalogo anche per le caratteristiche dell impasto argilloso, è stata rinvenuta nell area C della stessa Nora 45 ; per essa è stata proposta una datazione tra il III e i primi del II sec. a.c. Uno stesso orizzonte cronologico di III - II sec. a.c. può essere proposto anche per i frammenti nn. 2 e 3 che si inseriscono, in effetti, in una produzione coroplastica di dimensioni contenute ed incentrata sulla raffigurazione del volto umano, prodotta da un artigianato colto 46 che nel corso dell età ellenistica ebbe una larghissima diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo Figurine fittili Tre frammenti (nn. 4-6) appartengono alla nota produzione delle figurine fittili antropomorfe eseguite al tornio; si tratta di una classe artigianale diffusamente presente negli insediamenti fenici e punici occidentali 48 i cui prototipi sono verosimilmente da individuare nei vasi plastici egizi e nelle statuette antropomorfe prodotte in area levantina ed in particolare a Cipro 49. In Sardegna figurine fittili del tipo in esame sono attestate in diversi siti 50 : il maggior numero di esemplari proviene da Bithia, dove lo scavo di una stipe votiva individuata nei pressi del cosiddetto Tempio di Bes ha restituito circa 200 esemplari, tra integri e frammentari 51. La tipologia è attestata in precedenza anche nella stessa Nora con due esemplari rinvenuti nel 1890 nel corso dello scavo del tofet 52. Di una delle due statuette si conserva unicamente la testa, identificabile come tipo maschile, accuratamente lavorata con steccature e riporti in argilla e recante ancora tracce di pittura; la statuetta in migliore stato di conservazione, mancante solo di un braccio, è di tipo 44 Sa lv i 1990, 470, tav. III, Gi a n n at ta s i o 2000; Gi a n n at ta s i o 2003, Gi a n n at ta s i o 2000, Si veda ad es. Mo l l a r d-be s q u e s 1963, passim. 48 Cfr. Fe r r o n, Au b e t 1974, passim. 49 Cfr. tavola evolutiva in Fe r r o n, Au b e t Cfr. Moscati e bibl. citata nelle note a seguire. 51 Pesce 1965; Uberti Pat r o n i 1904, col. 190, figg

10 Matrici fittili, coroplastica e altri materiali 531 femminile campaniforme con mani piegate verso il seno ad indicare forse la parte malata del corpo 53. Per entrambe è stata proposta una datazione tra VI e V sec. a.c., in accordo con la cronologia attribuita, in una prima fase degli studi, al santuario 54. Anche nei vicini insediamenti di Sulcis 55 e Monte Sirai 56 le poche statuette rinvenute provengono tutte dall area del tofet, con datazioni oscillanti tra VI - V sec. a.c. e III - II sec. a.c. 57 Pochi altri esemplari di statuette tornite provengono infine dall area dell Oristanese (Tharros, Oristano, Narbolia) 58. Per quanto riguarda i tre frammenti norensi in catalogo il più antico sembra essere il n. 4, per le caratteristiche dell impasto e di trattamento della superficie, originariamente rivestita - almeno in parte - di pittura rossa. Il reperto, purtroppo gravemente mutilo, sembra interpretabile come parte di una statuetta fittile tornita di forma ovoidale; del braccio si conserva solo la metà superiore, fratturata all altezza del gomito, e non è quindi dato sapere quale fosse l originaria posizione della mano che poteva essere portata al petto, ovvero al ventre o rivolta ad altre parti del corpo. Sull intera superficie del braccio e per una fascia, a sinistra dello stesso, larga circa 1 cm, si conserva un rivestimento in pittura rossa che non è dato comprendere se originariamente interessasse l intera superficie della statuetta o se, più probabilmente, costituisse un motivo decorativo in bande come avviene ad esempio nelle statuette car- 53 Pe s c e 1965, 66-69; Ch i e r a 1978, Sulla possibilità di ravvisare nelle parti anatomiche indicate nelle statuette dalla diversa dislocazione delle braccia non la parte effettivamente malata dell offerente quanto il punto nel quale si realizza una proiezione somatotopica, cfr. Ga l e a z z i Ch i e r a 1978, 64. Per la problematica relativa alla collocazione cronologica del tofet di Nora, che forse è più correttamente da abbassare al IV sec. a.c. cfr. Bo t t o 2007, (con bibl.). 55 Cfr. da ultimo Mo s c at i Cfr. da ultimo Mo s c at i 1996, La statuetta fittile in migliore condizione da Monte Sirai era stata inizialmente datata al III - II sec. a.c. (su base stratigrafica), datazione poi rialzata su base stilistica al V sec. a.c. (G. Garbini in Monte Sirai I, e G. Garbini in Monte Sirai III, ). Questa datazione è anteriore all impianto del tofet, tuttavia può essere considerato residuale; d altra parte il reperimento di un oggetto votivo in un area sacra non implica di necessità la stessa datazione, perché l oggetto può essere più o meno anteriore nella sua fattura (Mo s c at i 1996, 40). 58 Il consistente deposito votivo di Neapolis conteneva statuette plasmate a tutto pieno, quindi non confrontabili con quelle in esame (Mo s c at i, Zu c c a 1989). Per uno studio recente delle figurine fittili, tornite e non, rinvenute nell isola, con particolare riguardo alla originaria funzione votiva, cfr. Ga r b at i taginesi 59 o moziesi 60 con decorazione a bretelle. Il frammento n. 5 sembra invece appartenere alla tipologia delle statuette di forma campaniforme, caratterizzate da una netta carenatura e da una base svasata e aperta. Immediatamente al di sopra della carenatura, corrispondente alla spalla della figurina, è visibile il segno ellissoidale del distacco del braccio applicato; a breve distanza, al di sotto della carenatura, è la traccia circolare della saldatura della mano al corpo, in corrispondenza del petto. Del frammento n. 6 residua unicamente un minuto frammento della base che permette di inquadrarlo nella tipologia campaniforme. è verosimile che le statuette, tutte residuali in strati di età posteriore, provenissero da una diversa area che può essere identificata nello stesso tofet, dal quale provengono le altre figurine norensi - che tuttavia è un santuario extra-urbano ed è piuttosto distante dall area P - ovvero nella necropoli punica (anch essa ai margini dell area urbana) o infine, con maggiore probabilità, in una delle vicine aree sacre 61 che, sino ad ora, non hanno restituito materiale votivo anteriore all età ellenistica 62. Lo stato di conservazione dei reperti non agevola la collocazione cronologica delle statuette che, sulla base delle caratteristiche dell argilla e dei confronti citati, potrebbero porsi tra IV e III sec. a.c. per il n. 4, e tra III e I sec. a.c. per i nn. 5 e 6 in catalogo. 2.3 Votivi anatomici Il reperto n. 7 sembra appartenere a quella particolare classe della coroplastica votiva costituita dagli ex voto anatomici. La presenza in Sardegna di ex voto che riproducono specifiche parti del corpo umano è compresa tra la fine del IV ed il II - I sec. a.c. 63. Il reperto norense è la riproduzione, plasmata a tutto pieno a grandezza ridotta, di una mano isolata, come è dimostrato dalla presenza di un foro passante in prossimità del bordo superiore, interpretabile come foro di sospensione. L arto, corrispondente alla mano destra, appare ritratto sino all attacco del polso; delle dita si conserva unicamente l indice, integro e disteso. Alla base del dito si conserva un solco, inciso a stecca, che sottolineava lo stacco con le altre dita. La forte consunzione delle superfici non agevola la lettura dell oggetto e non è 59 Ferron, Aubet 1974, passim. 60 Ciasca, Toti 1994, 17 ; Tusa Cfr. da ultimo Og g i a n o 2005 e Bo t t o 2007b. 62 Cfr. ad es. Fi n o c c h i 2005d, Fi n o c c h i, Ga r b at i 2007 e da ultimo Me l c h i o r r i 2007 (con bibl. prec.). 63 Ga r b at i 2005; cfr. anche Ga r b at i 2004.

11 532 Lorenza Campanella del tutto chiara la posizione stessa della mano che poteva essere aperta, come in alcuni ex-voto anatomici da Bitia 64, ovvero chiusa con solo il dito indice disteso. La forte consunzione del bordo esterno del dito indice non permette altresì di escludere che in origine vi aderisse il pollice, com è nella rappresentazione di numerose mani aperte ritratte sino al polso, e dotate di foro per la sospensione, riprodotte in osso e avorio nella categoria degli amuleti Reperti di dubbia attribuzione Gli ultimi quattro reperti coroplastici sono tutti di incerta interpretazione. Il primo (n. 8), fortemente frammentario, conserva una parte inferiore non lisciata, sulla quale sono evidenti i residui dovuti alla lavorazione dell argilla nello stampo, ed una parte superiore accuratamente lisciata a stecca e rivestita di uno spesso strato di ingobbio rosso. Sulla parte superiore è un grosso elemento applicato ad andamento ricurvo la cui sagoma sembra ricordare i padiglioni auricolari presenti nelle protomi di produzione punica 66 ; esso si innesta su una sorta di base ad andamento marcatamente circolare. Sebbene non sia possibile comprendere l esatta natura e originaria collocazione del frammento, le caratteristiche dell argilla ed il tipo di trattamento della sua superficie orientano certamente verso le fasi arcaiche dell insediamento. Ad uno stesso orizzonte arcaico sembra appartenere, per le caratteristiche dell impasto argilloso, il n. 9, anch esso fortemente frammentario, e di difficile lettura. Il reperto, realizzato a tutto pieno e a stampo, ha una forma allungata con i bordi lunghi finiti ed i lati brevi fratturati; la parte inferiore è rozzamente appiattita mentre quella superiore, rigonfia, è accuratamente lisciata e doveva costituire la superficie a vista di un manufatto non meglio precisabile a causa della frammentarietà del lacerto conservato. Il minuto frammento n. 10 ha un aspetto rigonfio e profilo circolare. Uno dei lati preserva un breve elemento estroflesso che, proseguendo integro verso la parte inferiore, potrebbe fornire l orientamento del pezzo configurandosi come parte superiore. Le caratteristiche dell argilla e del trattamento della superficie sembrano collocare il pezzo in età punica. L ultimo reperto in catalogo, il n. 11, è conservato anch esso per una porzione troppo esigua per permetterne una qualsiasi lettura. Fratturato su tutti i lati, esso presenta una superficie rigonfia e un sol- 64 Ub e rt i 1973, 30, tipo D3. 65 Cfr. ad esempio Ac q u a r o 1977, tav. III, nn Cfr. ad esempio To t i 2005, passim. co che potrebbe ricordare la piega di un panneggio. Anche questo pezzo è certamente lavorato a stampo e l argilla, giallastra e polverosa al tatto, conserva parzialmente una sottile patina di rivestimento, di colore biancastro, apparentemente di natura calcarea. Le caratteristiche dell argilla e del rivestimento trovano stringenti confronti in alcuni frammenti fittili, provenienti da una cisterna recentemente individuata nell area T della stessa Nora 67. Per questi ultimi, per i quali è stata proposta una fattura locale riconducibile ad una medesima bottega, probabilmente da collocare nel centro urbano 68, è stata avanzata una collocazione cronologica nel corso del I sec. a.c. 69 ; la stessa datazione può essere proposta per il frammento n. 11 in catalogo. 67 Fi n o c c h i, Ga r b at i 2007, Quattro reperti fittili rinvenuti all interno della cisterna individuata nell area T erano infatti rivestiti, originariamente forse nella loro interezza, da un sottile strato di ingobbio in stucco bianco (quasi certamente il medesimo per tutti gli esemplari), utilizzato probabilmente sia a fini decorativi e di preparazione cromatica (forse ricoperto a sua volta di pittura), sia in quanto utile alla lisciatura della superficie argillosa (Fi n o c c h i, Ga r b at i 2007, ). 68 Fi n o c c h i, Ga r b at i 2007, Fi n o c c h i, Ga r b at i 2007, 226.

12 Matrici fittili, coroplastica e altri materiali 533 se tra mm 0,5 e mm 3 e di natura calcarea e quarzosa. Più rari inclusi di colore rosso; tracce di mica brillante. La superficie esterna è lisciata piuttosto accuratamente mentre quella interna conserva numerose irregolarità dovute alla plasmatura a mano dell argilla nello stampo. Evidenti tracce di combustione sono presenti su tutte le superfici; scheggiature e abrasioni sulla superficie superiore. Qualche incrostazione. Non si osservano tracce di pittura. Metà VII sec. a.c.-vi sec. a.c. Catalogo 1. NR06/PN/12533/V/1. Fig. 3. Maschera. Residua la parte superiore della calotta cranica - con foro di sospensione -, la fronte e parte delle arcate orbitali. H res. cm 5,8; prof. max cm 11,3; spess. min. cm 1,3; spess. max cm 2; diam. del foro passante: cm 0,7. Argilla: 2.5YR 6/8 light red; sup. est./int. bruciata 5YR 2.5/1 black. Impasto duro con numerosi inclusi di dimensioni compre- Fig. 3

13 534 Lorenza Campanella NR05/PG/11293/V/1 2 Fig NR05/PG/11293/V/1. Fig. 4. Protome maschile. Manca la parte superiore del volto, fratturato all altezza delle palpebre superiori. H res. cm 4,3; largh. cm 3,8; spess. max cm 1,6. Argilla: 5YR 6/6 reddish yellow. Impasto duro con rari inclusi di dimensioni minute. A stampo da matrice piuttosto fresca; ritocchi a stecca. Scheggiature lungo i margini di frattura. III - II sec. a.c. 3. NR06/PM/12524/V/2. Protome maschile. Residua la parte superiore del volto, con parte del naso, l occhio destro e parte di quello sinistro. H res.cm 6,7; largh. max cm 5,5; spess. cm 1. Argilla: sup. 2.5YR 7/8 light red; nucleo 2.5YR 6/3 light reddish brown. Impasto duro con inclusi di dimensioni comprese tra mm 0,5 e mm 3. Lavorato a stampo da matrice stanca; ritoccato a stecca e spatola. Superficie consunta; scheggiature. III - II sec. a.c. 4. NR99/PC/5134/V/1. Figurina fittile. Si conserva un frammento del corpo con parte di un braccio applicato, ricomposto da due. H. res. cm 6,5; largh. cm 5,5; spess. min cm 1; spess. max cm 1,8. Argilla: 5YR 7/6 reddish yellow. Superficie ricoperta di vernice rossa (10R 5/8 red) solo parzialmente conservata. Superfici lievemente consunte. IV - III sec. a.c. 5. NR01/PD/5218/V/1. Figurina fittile. Si conserva una parte del corpo mancante della base e del capo. H res. cm 8; largh. max cm 5,5; spess. max cm 1,2; spess. min. cm 0,7; diam. all altezza della carenatura cm 7. Argilla: sup. 10YR 7/4 very pale brown; nucleo 7.5YR 6/4 light brown. Impasto duro con rari inclusi di dimensioni inferiori a 1 mm. Tornito; superficie rivestita di ingobbio. III - I sec. a.c. 6. NR00/PD/5187/V/1. Figurina fittile. Residua un frammento della base con parte della parete, ricomposta da tre. H res. cm 3; spess. medio cm 0,9; diam. base cm

14 Matrici fittili, coroplastica e altri materiali Argilla: 5YR 6/6 reddish yellow. Impasto duro molto ricco di inclusi di dimensioni varie (tra 1 e 8 mm), di colore bianco, rosso, grigio, e trasparenti. Superficie non trattata. Tracce di consunzione lungo il piano di posa del piede. III - I sec. a.c. 7. NR06/PM/12521/V/1. Mano destra. Sono completamente mancanti alcune dita fratturate alla base; manca una estremità del margine superiore. In prossimità del bordo è praticato foro di sospensione. H cm 7,7; largh. max cm 3,5; spess. cm 1,9; diam. foro cm 0,4. Argilla: 7.5YR 6/4 light brown. Impasto duro e ricco di inclusi di dimensioni comprese tra mm 0,2 e mm 1,5. Superficie fortemente consunta. IV - II sec. a.c. 8. NR01/PD/5274/V/1. Frammento ind. Residua un frammento con un lato finito ad andamento circolare dal quale aggetta un elemento curvilineo fratturato alle due estremità. Lungh. max cm 10,1; largh. max cm 8,9; spess. max cm 5,6. Superficie lisciata a stecca e rivestita di ingobbio rosso: 10YR 6/6 light red. Argilla: 5YR 6/4 light reddish brown. Tracce di combustione sulle superfici, in particolare su quella inferiore. Scheggiature. VII - IV sec. a.c. 9. NR01/PD/5290/V/1. Frammento ind. Residua un frammento fratturato sui due lati brevi. Le superfici non sono trattate. Lungh. max cm 10; largh. max cm 10; spess. medio cm 2,6. Argilla: 5YR 5/6 yellowish red; nucleo int. 7.5YR 4/2 brown. VII - IV sec. a.c. 10. NR02/PF/5874/V/1. Frammento ind. Residua un frammento fratturato lungo tutti i lati ad eccezione di un brevissimo tratto estroflesso che prosegue integro anche nella parte superiore. La superficie esterna è accuratamente lisciata anche con l ausilio della spatola; quella interna preserva le tracce della lavorazione dell argilla all interno dello stampo. Lungh. max. cm 5,3; largh. max cm 6; spess. max cm 2. Argilla: 2.5YR 5/6 red. V - III sec. a.c.

15 536 Lorenza Campanella 11. NR01/PF/5722/V/1. Frammento ind. Residua un frammento di forma approssimativamente quadrangolare, fratturato lungo tutti i lati. La superficie interna, concava, reca i segni della plasmatura dell argilla all interno di uno stampo; la superficie esterna, convessa, presenta un elemento rigonfio costeggiato da un incavo a sagoma ricurva. Lungh. max cm 3,5; largh. max cm 2; spess. max cm 1,2. Argilla: sez. 5YR 7/6 reddish yellow; ingobbio 2.5Y 8/1 white. Superficie consunta e rivestita di una patina biancastra parzialmente scrostata. I sec.a.c. 3. Altri materiali Di seguito si prendono in esame alcuni reperti minori rinvenuti nell area P che, non rientrando in alcuna delle categorie analizzate nel volume, sono stati raggruppati per comodità espositive in questo paragrafo. Tutti sono accomunati dal fatto di essere oggetti largamente diffusi per periodi molto lunghi e pertanto difficili da inquadrare cronologicamente. Si tratta di vaghi di collana (nn. 1 e 2), di una fusaiola fittile (n. 3), di un rocchetto (n. 4) e di alcuni pesi, in argilla (nn. 5-6) e in pietra (n. 7). Il vago di collana n. 1 rientra nella tipologia dei vaghi di vetro con decorazione ad occhioni. Di forma sferica e realizzato in pasta vitrea di colore rosso-mattone con occhioni in pasta vitrea bianca, il n. 1 rientra in una tipologia che ha una così ampia diffusione, sia geografica che temporale 70, da risultare praticamente non databile. Ancor più semplice e diffuso del n. 1 è il vago di collana n. 2, sferico e ricavato in una pietra rosata; anche per questo non è possibile fornire un lasso cronologico circoscritto. Appartengono allo strumentario connesso alla filatura i reperti nn. 3, 4 e 5, rispettivamente una fusaiola, un rocchetto ed un peso da telaio. Tutti appartengono a tipologie semplici, estremamente conservative e funzionali, diffuse tanto nel mondo fenicio e punico quanto in quello greco-romano. Il n. 3 è una fusaiola in ottimo stato di conservazione; di forma globulare appena schiacciata, andava applicata all estremità del fuso per bilanciarlo in modo adeguato nel corso del processo di filatura 71. Il n. 4 è lacunoso e presenta la superficie fortemente consunta, pertanto non è ben leggibile: tuttavia si può supporre che la sua funzione fosse connessa all avvolgimento di fibre usate nel corso della tessitura. Il peso da telaio n. 5 rientra, infine, nel tipo 1 TPQ β di P. Dotta 72 che comprende i pesi da telaio troncopiramidali a basi entrambe quadrate con un solo foro di sospensione 73. Anche in questo caso si tratta di una tipologia largamente attestata sia geograficamente che cronologicamente: limitandoci al mondo punico pesi di forma troncopiramidale sono stati ad esempio recentemente rinvenuti nel vicino abitato di Sulky 74 ma è a Mozia, in Sicilia, che troviamo una 70 Su questa categoria di oggetti cfr. Ru a n o Ru i z 1996; cfr. anche Ma r k o e Ci a r a l l o, De Ca r o l i s 1999, Per fusaiole simile da contesti fenici, cfr. da ultimo Ra m o n To r r e s 2007, , tav. XXXIII. 72 Do t ta 1989, A Locri il tipo 1 è uno dei maggiormente attestati con datazione nell ambito del V sec. a.c. 73 Tipo A1 di Rossoni (Ro s s o n i 2002). 74 Ca m pa n e l l a 2005b,

16 Matrici fittili, coroplastica e altri materiali 537 delle maggiori concentrazioni con l abbondante rinvenimento di pesi di forma troncopiramidale sia in contesti domestici 75 che all interno di depositi votivi 76. Anche il n. 6 è infine un peso fittile, di forma circolare, a sezione biconica, con foro passante al centro; sul bordo superiore sono due incavi tra loro perpendicolari atti a facilitare la presa del filo o della corda alla quale il peso era fissato. Per questo, come per il n. 7, circolare e ricavato in pietra, si ipotizza una interpretazione come peso per reti da pesca. Catalogo 1. NR06/PM/12524/V/1. Vago di collana in pasta vitrea rossa. Integro. Diam. cm 1,1; diam. foro cm 0,3. Superficie alterata e corrosa, soprattutto in corrispondenza della decorazione «ad occhioni» in pasta vitrea bianca. VII - II sec. a.c. NR06/PM/12524/V/ NR06/PN/12536/V/1. Vago di collana in pietra. Integro. Diam. cm 1,1; diam. foro variabile tra mm 1 e 2,5. VII - II sec. a.c. NR06/PN/12536/V/ NR97/PA/5014/V/1. Fusaiola in argilla. Integro. Diam. cm 2,45; spess. max cm 1,6; diam. foro passante mm 4. Argilla: 2.5YR 5/4 (reddish brown). Tracce di bruciato attorno al foro passante su uno dei lati. Superficie accuratamente lisciata. NR97/PA/5014/V/ Rossoni, Vecchio 2000; Rossoni Cfr. Ni g r o 2004 e Ni g r o 2005, passim. 4. NR99/PC/5126/V/1. Fig. 5. Rocchetto. Manca la parte inferiore. H res. cm 4,8; diam. superiore cm 2,8; diam. foro passante da cm 5 a cm 1. Argilla: 2.5YR 5/6 (red). Superficie parzialmente consunta; scheggiature lungo il bordo superiore.

17 538 Lorenza Campanella NR99/PC/5126/V/1 4 Fig NR99/PB/5124/V/1. Fig. 6. Peso tronco-piramidale. Integro. H. cm 8; base superiore cm 2,5 x 2,7; base inferiore cm 3,8 x 4; diam. foro passante mm 5. Argilla: 2.5YR 5/6 (red). Superficie parzialmente consunta con inclusi affioranti. Impasto a matrice piuttosto depurata con grossi inclusi isolati di dimensioni anche notevoli (fino a 3 mm) e di colore bianco, grigio e trasparente. V - III sec. a.c. 6. NR06/PM/5376/V/1. Peso discoidale biconico. Integro. Diam. max cm 4,4; spess. max cm 2,8; diam. foro passante cm 0,6. Superficie localmente consunta. 7. NR99/PC/5147/V/1. Fig. 6. Peso discoidale in pietra. Si conserva metà del peso. Diam. max cm 5; diam. foro passante cm 0,9; spess. max cm 2,3. Fig. 6

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