La Voce del Leone. LA STORIA del. I.I.S. Roncalli-Sarrocchi

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1 La Voce del Leone I.I.S. Roncalli-Sarrocchi LA STORIA del Anno Anno VII IV n n 5 7 Febbraio Aprile Il Carnevale è la festa più allegra dell'anno e molti la ritengono solo una festa per i bambini,che da sempre amano travestirsi e mascherarsi in tutti i modi possibili, ma non è soltanto questo! Benché sia presente nella tradizione cattolica, i caratteri della celebrazione del Carnevale hanno origini in festività ben più antiche, come per esempio le dionisiache greche (le antesterie) o i saturnali romani. Durante queste festività si realizzava un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto allo scherzo, il carnevale rappresentò, dunque, un periodo di festa ma soprattutto di rinnovamento simbolico, durante il quale il caos sostituiva l'ordine. Presso i Romani l anno vecchio era rappresentato da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio. Durante le antesterie passava il carro di chi doveva restaurare il cosmo dopo il ritorno al caos primordiale. Nell antica Babilonia l'equinozio primaverile era festeggiato con delle cerimonie nel corso delle quali si svolgeva una processione nella quale erano allegoricamente rappresentate le forze del caos che contrastavano la rigenerazione dell'universo. Era riproposto il mito della lotta tra il dio Marduk, il salvatore,e il drago Tiamat che si concludeva naturalmente con la vittoria del primo. Questo periodo, che sarebbe concluso con il rinnovamento del cosmo, veniva vissuto dai babilonesi con una libertà sfrenata e un capovolgimento dell'ordine sociale e morale. Insomma queste feste, che richiamano il Carnevale, avevano un significato simbolico, poiché servivano a salutare l inverno inneggiando all entrata della nuova stagione primaverile, portatrice di fertilità e fecondità per la terra. Nel Medioevo il Carnevale diventa un periodo dedicato alla baldoria, alla trasgressione, ai banchetti opulenti, tanto che è stato definito dagli storici e sociologi come la festa dei folli. Gli attori in maschera, che portavano in giro le rappresentazioni del Carnevale, nel Cinquecento cominciano a esibirsi nelle corti, davanti ai nobili e nei magnifici palazzi rinascimentali facendo perdere alla festa il carattere popolare che aveva alle origini Nel Seicento, grazie alle compagnie di attori girovaghi della Commedia dell Arte, nascono le maschere regionali italiane che utilizzano il gergo popolare e rappresentano vizi e virtù degli uomini. Pulcinella ben rispecchia l indole dei napoletani, Pantalone parla degli usi e costumi di Venezia, Arlecchino è lo specchio del territorio bergamasco, Meneghino è la maschera creata dai milanesi, Gianduia rappresenta senza dubbio il carattere dei torinesi. Le maschere della Commedia dell Arte stabilirono sempre più un diretto contatto con la realtà <<bassa e volgare>>, adottando il linguaggio dialettal-popolare della loro regione d origine. (continua a pag.2) Sommario:storia del Carnevale p.2;intervista pp.3-4;carnevale a Venezia p.5; Carnevale nel Mondo p.6; Poesie di Carnevale p.7; Appunti di viaggio pp. 8-9; Maschere pp ; Notizie dall'istituto p. 13; Eurosport p.14; Liberi di scrivere p.15; Violenza sugli animali p.16; Storie di guerra sul mare pp 17-18;La rubrica di Daniel pp ; Un ballo scatenato p.21;rubrica musicale p.22;poesia p.23;la vignetta p.24; il cruciverba p.25; L' Angolo della Poesia p. 26

2 Pag. 2 Settuagesima è il nome dato dalla Chiesa cattolica al tempo liturgico penitenziale previsto per riflettere e riconciliarsi con Dio che coincide con il carnevale pagano. In questo periodo si celebrano le Quarantore che terminano la domenica predente la fine del periodo carnevalesco. Secondo antiche tradizioni il Carnevale durava l'intero periodo invernale, dal giorno di commemorazione dei defunti sino al primo giorno di Quaresima e il travestimento serviva non a nascondere la propria identità bensì a rimandare a un'altra. L'antica tradizione riporta anche alla celebrazione del ricordo della Strage degli Innocenti quando un bambino nominato Episcopellus esercitava il suo effimero potere semel in anno, sino al giorno del 28 dicembre, dì indicato per il ricordo della strage d infanti ordinata da Erode. La festa del Carnevale, nei paesi Cattolici, è compresa tra il periodo dell Epifania e la Quaresima, e termina nei giorni grassi, dal giovedì al martedì. Infatti, Carnevale deriva dal latino Carnem levare, che significa levare - togliere la carne e durante il periodo quaresimale, secondo la tradizione, i cattolici devono astenersi dal cibo per quaranta giorni, poiché bisogna prepararsi al digiuno per la Pasqua. A seconda poi, delle altre culture, la festa carnascialesca può avere inizio a Capodanno o alla Candelora (2 febbraio) e termina sempre nei famosi giorni grassi prima delle Ceneri. Tuttavia, il Carnevale non termina ovunque il Martedì grasso, fanno eccezione: il Carnevale di Viareggio, il Carnevale di Ovodda, il carnevale di Poggio Mirteto, il carnevale di Borgosesia e il Carnevalone di Chivasso. Anche il Carnevale di Foiano della Chiana termina la domenica dopo le Ceneri. In diversi Carnevali il martedì grasso si rappresenta, spesso con un falò, la "morte di Carnevale". Per concludere parliamo dell'etimologia della parola carnevale che è tuttora molto discussa. Essa potrebbe derivare da Carna -aval o "carnem levare" (togliere la carne), espressione usata per indicare l'ultimo banchetto che precedeva l'abolizione della carne per i quaranta giorni di Quaresima. Secondo altre versioni invece, la parola verrebbe da "carni levamen" (sollievo per la carne), nel senso di libertà temporanea per gli istinti più elementari o ancora, da Carnalia (feste romane in onore di Saturno), oppure dall'espressione medievale carnem-laxare (cioè fare digiuno, astinenza). Di sicuro le origini di questa festa sono religiose. Noemi Lucà Roberta Santonastaso

3 Pag.3 Le Interviste del Leone In occasione del Carnevale siamo andati a Venezia sperando di poter fare qualche intervista...ci sono tante maschere qui, chissà se sarà possibile...eccone una, proviamo. Buongiorno Colombina! Siamo de La Voce del Leone vuol concederci qualche minuto per un'intervista? R. Sì,con vero piacere! D. Può dirci dove è nata e quando? R. Io sono veneta,di Venezia per la precisione e quanto all'età mi permetta,ma ad una signora non si chiede. D. Mi scusi, non volevo offenderla,ma i nostri lettori sono curiosi. R. Va bene allora le dirò che di me si trova notizia già nelle commedie di Plauto,un autore latino del III secolo a. C., nelle quali rappresento la figura dell'ancella (schiava, N. d. R.) sempre cinica e adulatrice e pronta a suggerire malizie e furberie alla sua padrona. D. Signora colombina è vero che nel Cinquecento era diventata un'attrice di Teatro? R. Si! Modestamente la Commedia dell'arte si è interessata a me! D. Vorrebbe darci qualche altra notizia in merito? R. Insomma, da ancella ero diventata Servetta,ma facevo comunque contenta la mia padrona suggerendole inganni e sotterfugi per mascherare le sue tresche amorose. D. Il nome Colombina lo ha scelto lei o le è stato dato da altri? R. Per essere sincera l'idea non è stata mia. Nel 1530 fu il capocomico della Compagnia degli Intronati a suggerirmi il nome,ma mi piacque subito!! Ad ogni modo mi chiamano anche in altro modo. D. Non capisco,può essere più chiara? Che vuol dire che la chiamano anche in altro modo? R. Beh,veda! Io sono diventata la moglie di Arlecchino,lo conosce? E da allora mi chiamano: Betta, Franceschina. Diamantina, Marinetta, Violetta, Corallina o anche Arlecchina, secondo le rappresentazioni. D. Può dirci qualcosa di lei...del suo carattere intendo? R. Sarò sincera. Non faccio per vantarmi ma ho proprio un bel carattere. Chi mi conosce dice che sono briosa,furba, vivace, allegra, spensierata, sapiente, civetta, graziosa... D. Mi scusi, ma ci risulta che qualcuno la giudica in modo meno lusinghiero. E' vero? R. Non mi dica che crede a chi mi giudica bugiarda, maliziosa,pungente,chiacchierina. Sono solo invidiosi,anzi invidiose perché scommetterei che sono giudizi dati da altre donne!! D. Beh, passiamo ad altro!! Signora Colombina come va con gli uomini? R. Guardi,io sono una donna onesta e non sopporto che mi si manchi di rispetto. Pensi che l'altro giorno ho schiaffeggiato persino Rugantino perché mi ha importunata. E poi non sopporto neanche i vecchi brontoloni,ho litigato per questo anche con il signor Pantalone. D. Può dirci il nome della sua attuale padrona? R. Certamente! E' la signora Rosaura,la conosce? E' la figlia di Pantalone ed abita in un bel palazzo sul Canal Grande,a Venezia. D. I nostri lettori si interessano anche di moda,può dirci qual'è il suo look preferito? R. Guardi,io sono vanitosa,lo sa, ed amo i vestiti eleganti per questo indosso una cuffia e un vestito a fiori bianchi e blu che spiccano sulla mia gonna blu e sulle calze rosse. E pensi che sulla fibbia delle scarpe ho un fiocchetto azzurro. Non lo trova delizioso? Certamente!La ringraziamo per la sua gentile collaborazione e non mancheremo certo di cercarla in qualche altro carnevale famoso. A presto!! (continua a pag.4)

4 Pag. 4 Le Interviste del Leone Ecco che arriva un'altra maschera di carnevale! Sembra Gianduja, proviamo a intervistare anche lui. D. Buongiorno signor Gianduja, siamo giornalisti de La Voce del Leone.Ce la concederebbe un'intervista al volo? Sa, i nostri lettori vorrebbero conoscerla meglio! R. Certamente,con piacere! Mi dica. D. Signor Gianduja potrebbe dirci qualche cosa di lei? R. Sono piemontese di Asti, o meglio della provincia,sono di Caglianetto. Tuttavia i miei padri sono due burattinai,bellone che era di Oja di Racconigi ( prov. Di Cuneo, n.d.r.) e Sales che era di Torino. D. E' vero che le sue origini si perdono nel Settecento? R. Si! Per la precisione sono stato inventato nel D. I nostri lettori vorrebbero sapere perché tiene sempre un boccale in mano? Sa il suo nome fa venire in mente la Nutella... R. Per favore,non mi confonda con una semplice crema alla nocciola! Certamente gli inventori di quella roba dolce mi dovrebbero ringraziare. Ad ogni modo voglio accontentare i suoi lettori! La risposta alla prima domanda si trova tutta nel mio nome,gianduja, che in piemontese suona così "Gioan d'la douja",che vuol dire Giovanni del boccale. Sa? Il vino mi piace e non mi dispiace berne ogni tanto qualche bicchierino! D. E va bene..! Ma mi risulta che in origine il suo nome era un altro,è vero? R. Sì!! E se l'ho cambiato è per via della politica... D. Non capisco!? Può essere più chiaro? Che cosa c'entra la Politica? R. Eravamo nel 1802 e un certo Napoleone Bonaparte dominava la scena politica europea...ed aveva anche un sacco di parenti,collocati qua e là sui troni d'europa...insomma per farla breve, uno dei suoi fratelli si chiamava come me,gerolamo! E' stata la prudenza a farmelo cambiare in Gianduja. Per evitare imbarazzanti e magari involontarie allusioni a Gerolamo Bonaparte.. Mi capisce,vero?! A volte.non si sa mai...la prudenza non è mai troppa! D. Ci parli un po' di lei.. R. Io sono un piemontese verace e come tutti i savoiardi,nulla a che vedere con i biscotti naturalmente,ci chiamano anche così per via dei Savoia...insomma,dicevo... ho un carattere caparbio e sospettoso, se non vedo chiaro in quanto mi accade intorno; ma sono una maschera di buon senso,coraggioso,un buontempone che ama la buona tavola e il vino;a volte sono anche un po' distratto...mi dimentico le cose, ma,comunque, me lo faccia dire,sono proprio un galantuomo!! D. Non posso fare a meno di notare la sua eleganza... R. Certamente! Non sono mica un plebeo?! Io sono proprio un gentiluomo del 700,con tricorno e parrucca. Vede come sono elegante con il costume di panno color marrone bordato di rosso, il panciotto giallo e le calze rosse e poi...ha notato quel fiocco verde oliva sul mio collo e l' ombrello dello stesso colore e le scarpe nere... sono decisamente chic. Non trova?! Ha proprio ragione, condivido! R. E' stato un vero piacere parlare con lei,ma ora mi perdoni, devo scappare, Arlecchino mi sta chiamando,la saluto. La ringrazio vivamente. A presto! Al prossimo carnevale! Marco Nesi

5 Pag. 5 Il Carnevale di Venezia Tra Storia e Tradizioni Il primo documento riguardante la festa carnevalesca risale al 1296; tuttavia il Carnevale ha tradizioni molto più antiche, che rimandano ai culti atavici di passaggio dall inverno alla primavera, culti presenti in quasi tutte le civiltà antiche, basti pensare ai Saturnali latini o ai culti dionisiaci e quello che è accaduto nella gloriosa Repubblica di Venezia è molto simile. Infatti, lo spirito che animò le oligarchie veneziane nel dare l illusione ai ceti più umili di diventare, per un breve periodo dell anno, simili ai potenti concedendo loro di burlare pubblicamente i ricchi indossando una maschera sul volto non si discosta molto da quello delle classi dirigenti latine che utilizzavano i circhi e gli anfiteatri, come il Colosseo, per i ludi con cui ammansivano il popolo romano (c è anche, con il Calcio, un vago riferimento ai tempi nostri). Un tempo il Carnevale era molto più lungo e cominciava addirittura la prima domenica di ottobre per intensificarsi dopo l Epifania e culminare nei giorni che precedevano la Quaresima. Oggi il Carnevale dura circa dieci giorni, in coincidenza del periodo prepasquale, ma la febbre del Carnevale comincia molto tempo prima; anzi forse non è scorretto dire che, a Venezia non passa mai. Un tempo questo periodo di festa consentiva ai Veneziani di lasciar da parte le occupazioni per dedicarsi totalmente ai divertimenti. Nei campi (le piazzette, n.d.r) più importanti si costruivano palchi, così come accadeva lungo Riva degli Schiavoni, in Piazzetta e in Piazza San Marco.La gente accorreva per ammirare le attrazioni più varie: i giocolieri, i saltimbanchi, gli animali danzanti, gli acrobati; trombe, pifferi e t amburi erano quasi consumati dall uso; i venditori ambulanti vendevano frutta secca, castagne, le frittelle e dolci di ogni tipo. La città di Venezia, grande centro commerciale, ha sempre avuto un legame privilegiato con i Paesi lontani, con l Oriente in particolare, cui non manca, ogni anno, un riferimento. È un Filo Rosso che continua a legare la festa, più nota della Serenissima al leggendario viaggio del veneziano Marco Polo verso le regioni della Cina. Un Filo Rosso che si snoda lungo l antica via della Seta. Alcuni Carnevali sono passati alla Storia. Primo fra tutti quello del 1571, in occasione della grande vittoria sui Turchi delle forze cristiane a Lepanto quando, la domenica di Carnevale, fu allestita una sfilata di carri allegorici dominati dalla figura della Fede, che schiacciava col piede un drago incatenato, seguita dalle Virtù teologali; in altri, invece, la figura della Vittoria sovrastava i vinti e l immagine della Morte con la falce in mano significava che in quella vittoria anche lei aveva dominato. Un altro famoso avvenimento è il volo della colombina. Nato come spettacolo acrobatico, aveva preso nome di volo dell angelo poiché un acrobata issato mediante un bilanciere sul campanile di Piazza S. Marco ne discendeva scivolando su di un cavo. In tempi più recenti il suo posto era stato preso da una colomba meccanica che nel suo volo dal campanile distribuiva coriandoli e piccoli doni. Solo dal 2001 è stato proposto nuovamente lo spettacolo con acrobati in carne ed ossa e si tratta spesso di giovani donne com è accaduto nel Carnevale di quest anno. Venezia divenne l alta scuola europea del piacere e del gioco, della maschera e dell irresponsabilità, si fece grande virtuosa delle metamorfosi del carnevale, che fu (ed è ancora) il suo exploit. Il Carnevale dei nostri giorni è un magnifico happening che coinvolge grandi sponsor, reti televisive, Fondazioni culturali e richiama folle di curiosi da tutto il Mondo con migliaia di maschere in festa e con una pacifica e sgargiante occupazione della Laguna. Raffaele Maccarone

6 Pag. 6 Il Carnevale nel Mondo In tutto il Mondo,anche oggi, il Carnevale offre l opportunità di prendersi certe libertà nei confronti delle regole sociali. Al centro d ogni manifestazione, infatti, domina la satira: di personaggi e situazioni politiche; di celebrità dello spettacolo o comunque di persone in vista;di usi e costumi che rispecchiano un modo di vedere, di sentire e di comportarsi tipico di un Paese. Il Carnevale, d'altra parte, nasce come festa popolare. Esso affonda le proprie radici nelle tradizioni che i negri dell'africa e i portoghesi delle Azzorre portarono con sé. A partire dal 1870 i negri, imitati poi dai bianchi, avevano preso l'abitudine di sfilare,in occasione di processioni religiose, al ritmo del proprio folclore. Le prime musiche per il Carnevale furono scritte a partire dalla fine del secolo XIX e i primi samba negli anni venti del secolo successivo; quando questi ultimi furono registrati su disco la cosa diede grande impulso allo sviluppo di tali musiche e più in generale della ricorrenza. In Germania In Germania, particolarmente caratteristico è il Carnevale che si festeggia a Colonia. La festa inizia il giorno 11 novembre, alle ore 11 e 11 minuti esatti, con la nomina del Principe, del Fante e della Vergine, i tre personaggi principali. Solo il giovedì grasso essi però scenderanno tra il pubblico a dare il via alle celebrazioni. Questa giornata è interamente dedicata alle donne, che dominano nelle case, negli uffici e nei negozi. In queste giornate esse prendono il comando della città e possono permettersi ogni libertà nei confronti dell uomo. Mascherate, catturano i loro compagni, considerati per l occasione veri e propri nemici e, come svolgessero una specie di rito, tagliano loro la cravatta. In Danimarca In Danimarca a Dragor, un piccolo centro vicino a Copenaghen, durante il Carnevale si tiene una gara par eleggere il re dei gatti. Alcuni giovani in costume e a cavallo cercano di colpire con una mazza una botticella appesa tra due pali: un tempo dentro la botticella era chiuso un gatto, oggi sostituito con dolci e premi per il cavaliere che per primo riesce, con un solo colpo, a rompere la botticella. In Sud America In Sud America il Carnevale ha sempre rappresentato un avvenimento d eccezionale importanza per le popolazioni locali, soprattutto per quelle più povere e più legate alle tradizioni. Bahia, stato del Brasile orientale, e la città di Rio de Janeiro si contendono l onore di essere stati la culla del Carnevale brasiliano. Oggi si tende a pensare che la festa sia nata a Bahia, e poi sia stata trasferita a Rio. La sua origine è in ogni caso legata ad antichissime tradizioni locali e solo in seguito sono stati inseriti i carri allegorici, le maschere che lanciano fiori e i cortei, come accade in Europa. Il Carnevale brasiliano è comunque basato sulla musica e sulla danza, eseguita da gruppi di maschere. Questa musica e questa danza sfrenata spesso danno luogo ad incidenti perché il popolo, che è costretto a vivere in povertà e molte volte è privato della libertà da governatori tirannici, approfitta di questo periodo di festa per sfogare la propria tristezza e consolarsi dimenticando la miseria. E così, spinti dall alcool e storditi dalla musica e dalla confusione, molti si abbandonano a risse, vendette personali compiute con l aiuto della maschera che li rende irriconoscibili, furti ed altro ancora. Numerosi morti e feriti sono il triste risultato che accompagna ogni fine di questo Carnevale. Sibilla Marrone e Giulia Tapinassi

7 Pag.7 Il Carnevale dei Poeti Trionfo Di Bacco e Arianna di Lorenzo il Magnifico Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Quest' è Bacco ed Arïanna, belli, e l'un de l'altro ardenti: perché 'l tempo fugge e inganna, sempre insieme stan contenti. Queste ninfe ed altre genti sono allegre tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Questi lieti satiretti, delle ninfe innamorati, per caverne e per boschetti han lor posto cento agguati; or da Bacco riscaldati ballon, salton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia di doman non c'è certezza. Queste ninfe hanno anco caro da lor essere ingannate: non può fare a Amor riparo, se non gente rozze e ingrate: ora insieme mescolate suonon salton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Questa soma, che vien drieto sopra l'asino, è Sileno: così vecchio è ebbro e lieto, già di carne e d'anni pieno; se non può star ritto, almeno ride e gode tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Mida vien dopo a costoro: ciò che tocca, oro diventa. E che giova aver tesoro, s'altro poi non si contenta? Che dolcezza vuoi che senta chi ha sete tuttavia? Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Ciascun apra ben gli orecchi, di doman nessun si paschi; oggi siàn,giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi; ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza Donne e giovinetti amanti, viva Bacco e viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore! Ciò ch'a esser convien sia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Le maschere di Carnevale di Attilio Cassinelli Arlecchino ti presento tutte toppe ma contento. e Brighella suo compare, cosa pensa di brigare? Scaramuccia faccia buffa sempre pronto a far baruffa. E Tartaglia che non sbaglia, quando canta non tartaglia. Meneghino che, pian piano, va a passeggio per Milano e Pierrot vediamo qui che è venuto da Paris. Vuoi sapere chi è costui? Peppe Nappa, proprio lui Pulcinella saggio e arguto che da Napoli è venuto. E Gianduia piemontese che di tutti è il più cortese. Da Bologna ecco che avanza Balanzon dalla gran panza. Tutti insieme fan colazione e chi paga è Pantalone! Carnevale di Gianni Rodari Nelle piazze in ogni via c è un allegra compagnia che vestita in modo strano canta, balla e fa baccano. Mascherine mascherine siete buffe ma carine con i vostri nasi rossi fatti male, storti e grossi con i costumi che indossate con gli scherzi che vi fate voi portate l allegria in qualunque compagnia. Clara Imbimbo Santonastaso R.

8 Pag. 8 Appunti di Viaggio Rio de Janeiro In questo numero parleremo di una città magica : Rio de Janeiro. Rio è una delle più grandi città del Brasile, America del Sud. Tra le sue attrazioni ci sono: il celebre carnevale, cui ogni anno partecipano decine di migliaia di persone, brasiliane e non; la statua del Cristo Redentore sul monte Corcovado (alto 710 m), inaugurato nel 1931, il quale fa parte delle cosiddette Nuove sette meraviglie del mondo, insieme alla Muraglia Cinese, il sito archeologico Petra situato in Giordania, il sito archeologico Inca del Machu Pichu situato in Perù, il sito archeologico Maya di Chichén Itzá situato in Messico, il mausoleo Taj Mahal situato in India e ultimo, ma non per importanza, il nostrano Colosseo. Un altra grande attrazione di Rio sono le spiagge, che ogni anno ospitano migliaia di turisti. Gli abitanti di Rio sono circa , circa quattro milioni in più della nostra Roma. Le prime notizie sulla città risalgono all anno 1502, nel mese di Gennaio, quando l esploratore Gaspar de Lemos vi approdò e le assegnò il nome di Rio de Jeneiro (Fiume di Gennaio). Per un breve periodo (poco più di un anno) Rio fu in mano ai francesi guidati da Nicolas Durand de Villegagnon, che conquistarono la città nel 1555, ma la persero l anno successivo per colpa dei portoghesi. Nel 1822 fu proclamata l indipendenza del Brasile e Rio, grazie alla sua storia gloriosa e alla fama di centro politico e culturale, ne divenne la capitale. In pochi anni la popolazione di Rio salì a circa mezzo milione. Questo grazie anche al fatto che una moltitudine di persone migrò verso la capitale in cerca di lavoro e di fortuna. I nuovi arrivati non erano soltanto brasiliani, perché anche numerosi Europei andarono a cercar fortuna nella capitale brasiliana. La città era molto generosa, perché era in pieno sviluppo, ma come si può ben capire, non poteva dare lavoro a tutti. Fu così che nacquero le prime favelas, i quartieri dove la povertà regna sovrana. Le favelas esistono ancora e, oggi come in passato, mettono in risalto i due volti di Rio: uno sgargiante e senza problemi, l altro povero e zoppicante. Da una parte i palazzi lussuosi e dall altra le baracche. Non ci sono vie di mezzo; o sei dentro o sei fuori. A causa del costante aumento dei poveri a Rio, il governo brasiliano cominciò a fare delle vaccinazioni di massa per prevenire alcune malattie infettive, come il vaiolo, ed evitare così un contagio che avrebbe procurato migliaia di vittime. Nel 1908 furono messe in funzione per la prima volta le ferrovie del Pan di Zucchero (Pão de Açúcar), un colle alto 396 metri, che deve il suo nome alla somiglianza con il tipico dolce brasiliano. Nel 1923 fu inaugurato il Copacabana Palace, lussuoso hotel, che fa di Rio una delle principali mete turistiche del Mondo. Nel 1960, sotto il governo di Juscelino Kubitschek, la capitale fu spostata da Rio alla nuova Brasilia, ma a oggi, Rio è la città più famosa e più visitata di tutto il Brasile. Tuttavia come ho già detto c è il rovescio della medaglia; infatti, il processo di impoverimento (detto anche favelizzazione ) è sempre in crescita. (continua a pag. 9)

9 Appunti di Viaggio Pag. 9 Rio sarà al centro dell attenzione mondiale a breve, poiché il Brasile ospiterà nel 2014 i Mondiali di Calcio, sport nel quale eccelle da sempre e ha vinto il titolo mondiale più di una volta e poi la XXXI Olimpiade nel Quindi tutti gli sportivi del mondo staranno con gli occhi puntati su Rio anche nei prossimi anni. E i non sportivi potranno sempre rilassarsi sulle spiagge bianche e le acque limpide di Rio. La bella capitale carioca offre un ampia gamma di attrazioni, sia per i grandi sia per piccini. Le più degne di nota sono i musei, di cui Rio è ricca, come il National History Museum, dove al modico prezzo di 8 BRLs (circa 4$) possiamo fare un giro nella grande storia brasiliana. Numerose sono anche le Gallerie d arte, le più famose sono: il Museum of Modern Art, per gli amanti dell Arte Moderna; il National Fine Arts Museum, dedicato invece a chi è appassionato arte antica. Da non perdere sono anche: il Museo de Bellas Artes; la Casa do Pontal Museum; il Submarino Museu Richuelo (dedicato a navi e affini); l osservatorio Planetarium and Museum of Universe; il Museu do Indio, che offre tante informazioni e sui nativi brasiliani. Per i più avventurosi c è anche la possibilità di partecipare a corsi di: parapendio, pesca subacquea e motocross. Il fiore all occhiello di Rio è la vita notturna. Ci sono numerosi locali e di tutti i tipi, dove è possibile mangiare, bere e divertirsi. Le principali discoteche degne di nota sono l Academia da Cachaça, dove è possibile assaggiare fino a 500 tipi di rum e sgranocchiare un ampia scelta di snack tipici brasiliani. La Discoteca Baronetti, forse la discoteca più famosa di Rio, conosciuta specialmente per gli ottimi cocktail. La discoteca Canecão, una vecchia discoteca,ma pur sempre alla moda, che può ospitare fino a 3000 persone. Il Caroline Cafè, frequentato soprattutto durante la fascia oraria dell happy hour, è famoso per l ampia scelta di bevande, alcoliche e non. La Casa Rosa, ex casa d'appunta menti e ora nightclub, dove si può ballare sia all esterno sia all aperto sfruttando la grande terrazza di cui è dotato il locale. Il Circo Voador, che ha la particolarità di essere situato sotto un acquedotto, nella zona di Lapa. Al Mistura Fina, di giorno ristorante e di notte nightclub, si può ascoltare musica dal vivo House, Samba e Funky, mentre gustiamo un cocktail guardando la splendida spiaggia di Arpoador. cinema, svariati negozi e centri benessere. Oltre alle discoteche ci sono anche alcuni E una meta che calza a pennello per ogni tipo di vacanza, dalla culturale alla più movimentata all insegna del divertimento più sfrenato. Matteo Verdicchio

10 Pag.10 La storia di Arlecchino Alcune maschere italiane Deriverebbe dal francese antico Hellequin, diavolo buffo delle leggende medievali. Nel XVI secolo Arlecchino divenne la maschera più popolare della Commedia dell Arte; aveva un abito multicolore, una maschera nera sul viso, un cappello bianco, una borsa di cuoio legata alla cintura e una spatola di legno. Agli inizi personificava il servo lazzarone e truffaldino, in seguito, si trasformò nel popolano malizioso ma in fondo onesto e sensato. Sulle origini di questo personaggio e del suo nome si è molto dibattuto, ciò che si sa per certo è che ad un certo momento della storia della Commedia dell'arte il personaggio dello Zanni, cioè il servo inurbato, si evolve e diventa, verso la metà del Cinquecento, un nuovo personaggio: Arlecchino, che è anche il nome di un demone ctonio, infatti, la maschera indossata potrebbe evocare in maniera abbastanza palese il ghigno nero del demonio. La storia di Pulcinella Pulcinella, personaggio della Commedia dell Arte,è la maschera napoletana per eccellenza. Alcuni critici fanno risalire questa maschera a Maccus personaggio delle farse popolari romane in lingua osca, un dialetto campano, chiamate Fabulae Atellane,perché la tradizione le vuole nate nel IV secolo nell'antica Atella, una città romana nel territorio di Aversa e Capua a nord di Napoli. Le Atellane furono una tipologia di spettacolo molto popolare nell'antica Roma. Maccus rappresentava la tipologia del servo con un lungo naso e la faccia bitorzoluta, un vero e proprio antenato di Pulcinella, camicia larga e bianca, Maccus portava una mezza maschera, come quelle dei comici dell'arte, aveva il ventre prominente e recitava con voce chioccia. La storia di Stenterello Maschera caratteristica di Firenze,Stenterello è nato dalla fantasia di Luigi Del Buono,attore e commediografo fiorentino( ),il quale ha creato il personaggio a sua immagine poiché anch egli era magro,sparuto e gracilissimo proprio come la sua creatura. Raffaello Landini - tra i più vicini al Del Buono - ricordando l'origine della maschera, raccontava che l'amico aveva preso l'idea del personaggio dai modi di fare e di essere di un mendicante, che stava sotto un tabernacolo di via della Scala. Per il linguaggio pareva essersi ispirato al garzone di un barbiere che parlava argutissimo. Stenterello è il tipico personaggio fiorentino chiacchierone, pauroso ed impulsivo; ma anche saggio, ingegnoso e pronto a schierarsi dalla parte del più debole, anche se la tremarella gli mette spesso i bastoni tra le ruote: ed è in questo contrasto il fulcro della comicità. Assieme alla risposta pronta, ha sempre battute pungenti, espresse in vernacolo fiorentino, non volgare ma mite e brioso. Olga Socha

11 Pag. 11 Alcune maschere italiane Pantalone Pantalone è una maschera veneziana e un personaggio della commedia dell'arte. Nasce a Venezia intorno alla metà del Cinquecento, rappresenta il tipico mercante vecchio, avaro e lussurioso. Un simile personaggio era già presente nelle commedie rinascimentali, ma la sua vera origine è fatta risalire al personaggio del Magnifico. La figura e la tipologia del personaggio di Pantalone derivano direttamente da quella del mercante veneziano del XVI secolo, una lunga zimarra nera che copre una calzamaglia rossa. Uno dei primi attori della Commedia dell'arte a indossare i panni del mercante veneziano fu il celebre Giulio Pasquati da Padova, attore che lavorò nella più famosa compagnia comica dell'inizio del Seicento: la Compagnia dei Gelosi. In origine anche Pantalone, come Arlecchino, compariva in scena soltanto con la calzamaglia rossa. Pantalone è un vecchio vizioso che insidia le giovani innamorate, le cortigiane, più spesso le servette della commedia. È una delle maschere più longeve della Commedia dell'arte. Nasce all'improvviso, con la nascita stessa della commedia. Pantalone è una delle più antiche maschere veneziane. Piange sempre miseria ed è alla costante ricerca dei bezzi, com erano chiamati i soldi a quell epoca. Lui è un mercante ricco, avaro e pedante. I suoi servi patiscono la fame, perché ha la strana abitudine di cacciarli proprio quando è il momento di mettersi a tavola. Sulla scena gironzola con le braccia dietro la schiena, infila ovunque il naso adunco senza smettere di chiacchierare. Indossa casacca, pantaloni e calze rosse (tipico colore del mercante veneziano). Il cappello è nero, soffice e senza tesa. Indossa una sopravveste nera, ampia con maniche molto larghe, delle ciabatte senza tacco, con punte rivolte verso l alto, come si usa in Oriente. La sua maschera ha il naso a uncino e una barbetta. Balanzone Balanzone conosciuto anche con il nome di Dottor Balanzone, è una maschera bolognese. Appartiene alla schiera dei vecchi della commedia dell arte. Nativo dell Emilia è il classico personaggio serio, sapientone e presuntuoso che si lascia andare spesso in verbosi discorsi infarciti di citazioni di un linguaggio per imitare la lingua latina. È un uomo dalle guance rubizze, veste sempre di nero ed ha una grossa pancia; è solito gesticolare molto, ma i suoi gesti sono sempre pacchianamente autorevoli ed eloquenti. Indossa una piccola maschera che ricopre solo le sopracciglia e il naso, appoggiandosi su due grandi baffi e la sua divisa è quella dei professori dello Studio di Bologna: toga nera, colle e polsini bianchi, gran cappello, giubba, mantello e porta gli occhiali. Lui è pignolo, cavilloso, prodigo di inutili insegnamenti inappropriati. Sempre pronto a vantarsi dei suoi titoli, dice di conoscere ogni campo della scienza umana: Legge, Medicina, Astrologia, Filosofia e di esse parla in maniera noiosa, mescolandole in un groviglio inestricabile. Gode di molta stima tra le altre maschere che spesso si rivolgono a lui per un parere medico, egli nega loro il suo aiuto, ma sempre coglie l occasione per fare la cosa che più gli piace, parlare ed elargire pareri di nessun valore. È molto sensibile al fascino femminile, ma non è mai ricambiato. È burbero ma bonario e apprezza grandemente la succulenta cucina della sua città, Bologna. (continua a pag.12)

12 Pag. 12 Alcune maschere italiane Brighella Brighella è come Arlecchino, del quale è il compare, una maschera popolare bergamasca della commedia dell arte; deve il suo nome al suo carattere attaccabrighe, insolente e dispettoso. Entrambi sono i servi della commedia dell arte, ed entrambi sono nati a Bergamo; ma Brighella non fa solo il servo come il suo amico perché fa un infinità di altri mestieri, più o meno leciti e onesti, e così si ritrova sempre in mezzo agli intrighi. Sue caratteristiche sono la prontezza e l agilità della sua mente nell escogitare inganni e preparare trappole in cui far cadere il prossimo solo per il gusto di imbrogliare gli altri. Brighella è un tipo di bugiardo, racconta frottole con sicurezza e convinzione tanto che è quasi impossibile distinguerle dalla verità, inoltre è molto abile nel cantare, suonare e ballare. Indossa giacca e pantaloni decorati con galloni verdi, ha scarpe nere con i pon pon verdi, il mantello bianco con due strisce verdi e maschera e cappello neri. Meneghino Meneghino è la tipica maschera di Milano, divenuto il simbolo della città. E' un lavoratore schietto, onesto e generoso, che rappresenterebbe il saggio contadino lombardo, che è andato ad abitare in città e riveste il ruolo di servitore. Il nome Meneghino, in dialetto Meneghin, deriva probabilmente dal diminutivo di Domenico, anche se molti fanno risalire la nascita di questa maschera alla figura di Meneghin Pecenna, un parrucchiere pettegolo ed impiccione. Grazie all'opera del poeta Carlo Porta la maschera di Meneghino ha poi assunto precise caratteristiche ed una vera e propria personalità autonoma, fino a divenire uno dei simboli della città di Milano. Indossa un costume caratterizzato da una pantalone verde con una giacca rossa, un panciotto, calze a righe orizzontali bianche e rosse, parrucca con codino ed un cappello tricorno. Elisabetta Sasso

13 Pag.13 NOTIZIE DALL'ISTITUTO SEI UN EX-RONCALLIANO? Abbiamo bisogno del tuo aiuto per raccogliere fotografie, testimonianze ed oggetti legati ai tuoi anni trascorsi sui banchi di scuola per poter allestire una mostra in occasione dei festeggiamenti dell anniversario della nascita del Roncalli che avranno luogo ad ottobre Il materiale raccolto, che sarà ovviamente restituito, potrà essere inviato all indirizzo oppure recapitato alla segreteria della scuola Il Dirigente Scolastico (Giovanna Ciarrocchi)

14 Pag. 14 Euroschoolsport Quest'anno il nostro istituto avrà il piacere di ospitare la manifestazione sportiva Euroschoolsport. Gli sport che verranno praticati sono tennis tavolo, atletica leggera, pallavolo per le femmine e calcetto per i maschi. Ogni anno la scuola ospitante sceglie gli sport da praticare e li comunica alle altre scuole in modo che esse possano allenarsi in vista delle gare. Le squadre sono formate da otto maschi e otto femmine che vengono selezionati dopo che tutti gli interessati si sono iscritti e hanno fatto le prove per entrare nella squadra. Le gare che quest'anno si svolgeranno presso il nostro istituto saranno: partite di Pallavolo, di Calcetto,di Tennis Tavolo e di Atletica presso gli Impianti sportivi della Badia a Colle Val d'elsa. Il tennis tavolo è uno degli sport più conosciuti al Mondo e si può praticare a tutte le età. L'atleta di Tennis Tavolo deve avere doti di coordinazione, rapidità di movimento, ottimi riflessi e sensibilità nel tocco. Questo sport trae origine dal più antico gioco della Pallacorda e inizialmente è nato come gioco di svago; i primi set da tennis contenevano palline di gomma o di sughero ma entrambe non andavano bene perché la prima rimbalzava troppo e la seconda troppo poco. Solo nel 1900, con l'avvento della plastica e della celluloide, furono introdotte delle nuove palline prodotte con i nuovi materiali e il nome del gioco venne cambiato in Ping-Pong, dal rumore che le palline di celluloide fanno quando rimbalzano. Il Tennis da tavolo è diventato in Europa una disciplina sportiva riconosciuta fin dal 1926, quando nacque la I.T.T.F.,la prima federazione internazionale;in Italia questo sport venne riconosciuto nel 1960 quando si svolse la prima Assemblea Generale e dal 1979 il CONI riconobbe ufficialmente la F.I.Te.T. Oggi il Ping Pong è il sesto sport di rango mondiale con circa 25 milioni di giocatori iscritti a federazioni nazionali. L'Atletica leggera è un insieme di discipline diverse e quest'anno, durante la manifestazione, verranno praticate: la Resistenza,il Lancio del Peso e la Staffetta. L'Atletica ha origini antichissime che si perdono nella notte dei tempi,tuttavia trova le sue radici ufficiali nell'antica Grecia, cioè a Olimpia, nel 776 a. C. quando, in occasione dei giochi in onore di Zeus, l'atleta Corebo di Elea,di professione cuoco, arrivò per primo alle soglie di pietra di Olimpia dopo 192 metri di gara. La diffusione dell'atletica leggera in epoca moderna avviene a partire dal 1817 quando venne fondato il primo club atletico a Necton (Inghilterra). Tuttavia una accelerazione alla sua diffusione fu data,nel 1828,dall'inglese Thomas Arnold che fissò le norme tecniche di alcune specialità praticate nell'antichità. Grande merito va riconosciuto al barone francese Pierre de Coubertin il quale dette vita nel 1876 alla prima edizione delle Olimpiadi moderne, ad Atene. Nel 1921 venne costituita la Fédération Sportive Féminine e da allora, dopo secoli di esclusione dalla vita sportiva, le donne possono partecipare ai Giochi olimpici. Lucia Butuc

15 Spigolando...Liberamente Pag. 15 Questo mese la Redazione vi propone un interessante racconto tratto dall'edizione di Liberi di Scrivere del VIVERE La vita è fatta di episodi pieni di avventure,litigi e sofferenze,ma soprattutto di emozioni indimenticabili che saranno impresse per sempre dentro di noi. Non tutti vantano di essere felici,ma la verità è che siamo talmente ingrati da sottovalutare tutte le belle cose che potrebbero donarci armonia e serenità. Probabilmente se facessimo una pausa ed analizzassimo la nostra vita con gli occhi innocenti di un bambino,capiremmo cosa è la felicità e scopriremmo che è l'unica cosa che dà senso alla nostra esistenza. Se chiudo gli occhi posso vedere tanti oggetti,immagini,persone;se respiro profondamente e mi rilasso,posso rivivere le stesse emozioni di un tempo;se sgombro la mente da ogni pensiero,riesco a udire suoni,rumori e voci. Vedo una bimba di circa nove anni in lacrime per la morte del suo gattino tigrato che era solito strusciarsi alle sue gambe,emetteva dolci miagolii e faceva le fusa,quando la leccava con la sua piccola linguetta ruvida,le venivano i brividi. Odo le parole avvelenate dei litigi con la sorella a cui vuol bene;all'improvviso il silenzio totale e completo che ti fa vibrare le emozioni sulla pelle,ti pervadono,ti devastano. Un senso di abbandono,disperazione,solitudine e incomprensione. La solita bimba,adesso ha però quasi undici anni. Le emozioni le impediscono quasi di piangere,è come se stesse indossando una veste di ghiaccio;è stata privata della figura maschile a lei più cara e vicina,insostituibile. Il tempo passa,la bimba cresce. Con lei un vuoto incolmabile. Non ci sarà più lui nella sua vita,non ci sarà a consigliarla,a guidarla,non le insegnerà a guidare e non la vedrà diplomarsi. Tutto diventa scuro,sembra che avanti non ci sia più niente,ma là,in fondo al tunnel,uno spiraglio di luce. La bimba forgiata nel carattere e pronta ad affrontare le difficoltà che le si presenteranno,sembra indicarmela. La bimba è cresciuta,non ha più paura del buio. Sa di poter fronteggiare qualsiasi situazione,sa di potercela fare. All'improvviso non è più sola,sento le risa dell'amico d'infanzia,non l'ha mai abbandonata,non è mai stata sola. In un attimo tutti quei sentimenti depredanti sembrano un brutto ricordo,una tappa per maturare,un muro che ti fa riflettere e capire. Le persone se ne vanno,ma l'amore resta. Meglio perdere chi si ama che non aver mai amato. Mi tornano a mente quelle frasi consolatorie che sembravano averla lasciata. Posso vedere la bimba che scorrazza nei prati con l'amico,percepire l'emozione di indossare un grembiulino bianco,cogliere la gioia di nuove amicizie con coetanee che si dimostrano sincere e fedeli,le braccia della madre chele cingono le spalle,la sicurezza e protezione della sorella adorata. Da questi piacevoli ricordi e dolci sensazioni posso immedesimarmi in piccole avventure quotidiane come una corsa a perdifiato per riuscire a prendere un bus o recuperare un pallone caduto in un piccolo stagno. La bimba,in verità,non è una persona reale ma ognuno di noi la può trovare dentro di sé. Nella vita accadono cose tristi che sembrano farti morire dentro,ma sono queste che permettono alla bimba di crescere,maturare e farla diventare la persona che siamo noi oggi. La tristezza può essere cancellata,basta non perdere di vista la bimba che è in noi,lei saprà indicarci lo spiraglio di luce che ci porterà alla sicurezza di vivere giorno per giorno senza rimpiangere neanche un momento,ed è questa,la chiave della felicità Paola Persiani II B/ERICA

16 Pag. 16 Chi sono i veri animali? L Uomo, specie dominante del pianeta Terra, ha l obbligo di prendersi cura delle altre specie e provvedere alla loro sopravvivenza. Per fortuna molte persone dedicano le loro vite affinché alcune creature riescano a sopravvivere, anche nelle situazioni più tragiche, ma la cosa peggiore è costatare che spesso queste ultime sono causate dall Uomo. Il maltrattamento degli animali è un tema complesso, sul quale ci sarebbe tanto da dire, anche perché non riguarda solo alcuni animali particolari bensì cani, cavalli, scimmie, persino di topi; ma l elenco sarebbe ancora lungo. Navigando un po su internet ho scoperto che esistono persino la pornografia animale,chiamata zoofilia, che consiste nell accoppiamento tra esseri umani e animali e lo zoo sadismo,una pratica cruenta in cui piccoli animali, come gattini, topi, lumache e rane che sono schiacciati utilizzando scarpe con il tacco a spillo. In poche parole, la cattiveria dell essere umano non ha limiti. Che cosa ne pensano i politici? Nulla! Semplicemente non pensano. Hanno problemi più grandi da affrontare, come la guida del Paese, e quindi queste questioni passano in secondo piano. A nessuno interessa quest argomento, perché siamo troppo presi da noi stessi, dai nostri problemi, dalla nostra vita. Anche i giornali sono indifferenti al problema e trattano argomenti che i loro lettori vogliono sentire. Non ci si applica per cambiare la realtà perché così fa comodo Non ci sono le risorse, dicono i nostri governanti; ma io mi chiedo: perché non utilizziamo meglio le risorse che abbiamo, senza sprechi, senza inganni, in modo da poterle distribuire equamente a tutti i settori senza penalizzare nessuno? I casi di maltrattamenti e di abbandono sono quasi quotidiani e le associazioni che si occupano di questo sono in continua allerta. Ma perché si maltrattano gli animali? La violenza sugli animali è esercitata liberamente dall essere umano e assume forme varie. Ad esempio si segrega un animale in luoghi invivibili (spazi angusti, al buio, al freddo o al caldo, con cibo e acqua insufficienti) oppure si percuote per educarlo o, semplicemente, non si ama e la mancanza di affetto può arrivare anche all abbandono. Le crudeltà non riguardano solo gli animali a noi più vicini. Mi torna alla mente un episodio accaduto nel gennaio 2007, quando in Lombardia un bracconiere assassinò per divertimento una delle otto aquile reali che nidificano sulle Prealpi lecchesi. L'uomo attirò lo splendido volatile con una carcassa di pecora e poi lo uccise a fucilate, poi, non contento, infierì sul suo corpo, spezzandogli le ali e probabilmente anche una zampa. Un altro caso, recentissimo, è avvenuto a KUALA LUMPUR. Alcune immagini che arrivano dalla Malesia mostrano un elefantino che accarezza con la proboscide il corpo della mamma, appena uccisa dai bracconieri che fanno strage di pachidermi per l avorio delle grandi zanne. Altre foto drammatiche sono state scattate al Rara Gunung Forest Reserve in Sabah, dove dieci elefanti pigmei del Borneo sono stati trovati nella foresta, e le circostanze della loro morte sono misteriose. Gli agenti della Forestale sospettano siano stati avvelenati o siano stati preda di cacciatori che avrebbero violato la zona protetta. Il numero di casi simili a quelli appena ricordati, purtroppo, sono innumerevoli e di tanti non si hanno nemmeno notizie. Solamente di alcuni si occupano i giornali, e allora diventano di dominio pubblico; ma è soltanto la punta di un iceberg ben più grande, più di quanto la maggior parte di noi possa minimamente immaginare. Come si possono giustificare atti così aberranti? Come si possono uccidere, torturare, massacrare degli esseri viventi solo per divertimento, utilizzandoli come passatempo per sfuggire alla noia oppure per insolenza e mancanza di rispetto e sensibilità? E i fautori di questi crimini saranno puniti oppure no? Da studi fatti da alcuni psicologi e da dei test fatti fare da delle associazioni animaliste è risultato che sul maltrattamento degli animali la percentuale dei ragazzi è molto più alta di quella delle ragazze. In Italia esiste una legge, L. 189/2004, per chi compie maltrattamenti che prevede dai tre ai diciotto mesi di carcere per chi uccide un animale e un'ammenda che va dai 3000 ai euro e dai tre mesi a un anno di carcere. Tuttavia queste pene appaiono leggere a quanti condividono l'amore e il rispetto per gli animali. Leonardo Da Vinci, uomo profondamente animalista, noto a tutti per il suo grande genio, scrisse una frase che racchiude la speranza e ci piace credere forse è la profezia di un futuro diverso per il rapporto tra uomo e animali:"verrà il giorno in cui gli uomini giudicheranno l'uccisione di un animale, come loro giudicano oggi quella di un uomo." Ci auguriamo che possa essere realmente così. Federico Vivi

17 Pag. 17 Che cosa sarebbe successo se... Storie di guerra sul mare La battaglia di Copenaghen Come abbiamo visto nella precedente puntata la battaglia del Nilo aveva destato in Inghilterra un grande entusiasmo, ma aveva anche spinto tante malelingue ad affermare che Nelson aveva avuto solo tanta Fortuna. Come vedremo avevano torto! Infatti, ciò che confermerà ufficialmente la grande competenza di Nelson sarà la vittoria che egli conseguirà contro la flotta di un Paese che non si trovava in guerra con la Gran Bretagna, la Danimarca. Stiamo parlando della battaglia di Copenaghen combattuta il 2 aprile 1801 e spesso citata nelle cronache navali non tanto per la grande perizia tecnica bensì per l atto di disobbedienza, divenuto famoso, commesso da Nelson che alla fine si dimostrò essenziale per conseguire la vittoria. Infatti, Nelson aveva disobbedito agli ordini del suo comandante in capo, Sir Hyde Parker, quando quest ultimo aveva alzato il segnale d interruzione del contatto. L ordine non voleva essere tassativo perché Parker desiderava lasciare libero arbitrio ai suoi capitani che si trovavano in difficoltà, tuttavia Nelson fece qualcosa di diverso e non previsto. Egli si assunse la responsabilità di smentire in anticipo i suoi ufficiali che richiamavano la sua attenzione sul segnale del comandante in capo pronunciando la sua celebre frase Io ho un occhio solo: avrò bene il diritto di vederci! E portando il cannocchiale all occhio cieco disse: Infatti, non vedo alcun segnale! Ecco come si svolsero i fatti. Raramente accade che nel corso delle guerre i neutrali, come dovrebbe essere, siano risparmiati. Questa cosa è ancora più frequente nelle battaglie navali. Dal periodo dei corsari fino a quello degli incrociatori, i belligeranti si son fatti forti del diritto d ispezione per dirottare e trattenere a tempo indeterminato le navi neutrali, con i pretesti più assurdi. Stanche di Sir Hyde Parker questi soprusi, le grandi potenze marittime dell Europa del Nord fondarono nel 1780 guarda caso durante la guerra d indipendenza americana la Lega della Neutralità armata che si costituì di nuovo nel 1801 quando esse realizzarono quanti profitti avrebbero potuto trarre dal commercio con la Francia, strettamente braccata dagli inglesi. Già da qualche tempo le nazioni del nord avevano preso l abitudine di scortare le loro navi mercantili, per via di alcuni incidenti occorsi, come quello del 25 luglio 1800 quando il comandante della fregata Freja, di scorta a una mezza dozzina di natanti, si era rifiutato di ottemperare alle ingiunzioni di una divisione inglese forte di cinque navi da guerra. Come potete immaginare, la Freja era dovuta soccombere, ma la cosa aveva destato molto clamore e il Governo britannico decise di inviare a Copenaghen un ambasciatore, Lord Withworth, scortato da dieci navi da guerra. Dieci navi da guerra erano sicuramente troppe per un azione diplomatica, perché la flotta danese ne contava almeno il doppio, tuttavia, in seguito a questo l Inghilterra decise di accollarsi le spese per la riparazione della Freja e dei mercantili scortati, ma niente di più. L anno successivo la situazione degenerò e la Russia realizzò a una nuova lega alla quale aderirono Prussia, Svezia e Danimarca. Stavolta l Inghilterra decise di fare una dimostrazione di forza e il 12 marzo 1801, l ammiraglio Sir Hyde Parker salpò per il Mar Baltico alla testa di ben ventuno navi di linea e una trentina di bastimenti di classe inferiore, suddivisi tra vascelli e fregate. L ammiraglio Parker, era stato un bollente capitano di fregata ai tempi della guerra d indipendenza ma, come spesso succede, con l età aveva perduto la sua irruenza giovanile, ma per sua fortuna aveva Orazio Nelson come comandante in seconda. L abissale differenza tra i due si manifestò fin dal principio. Parker si trascinò per il Baltico per ben otto giorni preoccupandosi delle lunghe notti e dei ghiacci non ancora sciolti, il suo secondo invece, fremente d impazienza, lo esortava a superare gli stretti prima che le flotte russe e svedesi eseguissero la congiunzione con quella danese. Le ostilità iniziarono il 23 marzo. Al largo dello stretto del Sund furono i danesi ad aprire il fuoco per primi ma senza recare danno all avanguardia di Nelson a capo dell Elephant da settantaquattro pezzi, nave scelta da lui in sostituzione della Saint-George che secondo lui aveva un pescaggio eccessivo per quei fondali. (continua a pag. 18)

18 Pag. 18 E non si stava sbagliando! Che cosa sarebbe successo se... I paraggi di Copenaghen sono molto angusti. Edificata sulla costa orientale dell isola di Seelande, la città è fiancheggiata dall isoletta di Amanger che la protegge dalla parte del Sund e lo stretto è reso ancora più ostico dalla presenza di banchi di nebbia sulla terraferma e da un fondale basso, il Middelgrund, diviso in due canali il Kongebyd e l Holloenderbyn (detto anche canale esterno) per questi motivi il porto è raggiungibile solo navigando in linea di fila. I Danesi non prevedevano di battersi in quelle acque e per questo avevano deciso di allineare davanti all Amager, solo diciotto bastimenti da utilizzare come batterie galleggianti e su una lunghezza di ben due miglia di vascelli, fregate e brulotti che occupavano, con l ausilio delle batterie costiere, l ingresso del porto. La descrizione di questo quadro aveva fatto piombare Sir Hyde Parker in un abisso di riflessioni, che Nelson a fatica riuscì a convincere di procedere, nonostante tutto il corpo ufficiali fosse dell idea di abbandonare l operazione. Le parole di Nelson avevano avuto il loro effetto, e la flotta decise di continuare. I due schieramenti si diedero battaglia il 1 Aprile quando alle ore 13 Nelson, ritornato dopo un giro di ricognizione diede il segnale di partenza, con il vento di maestro. I danesi non si lasciarono intimorire e aprirono il fuoco contro il vascello di Hardy, il capitano di bandiera di Nelson, che fu costretto ad abbandonare la nave e a mandarla alla deriva. La fortuna sorride agli audaci dice il proverbio, e la mattina del 2 aprile il vento cambiò. Si era alzato lo scirocco e ciò consentì a Nelson di procedere con la sua manovra per entrare nel porto. Nonostante Nelson e Parker fossero salpati insieme, quest ultimo aveva il vento contrario e si trovava nella peggiore delle situazioni. Vicino abbastanza da rendersi conto che le cose non andavano del tutto lisce, ma non abbastanza da capire cosa stesse succedendo esattamente. E a questo punto che Parker fece alzare il famoso segnale n 39 che significava Interrompere l azione, letto da Nelson in maniera completamente diversa. Nelson non diede alcun segnale di risposta. Fra i comandanti dell avanguardia che poterono vedere i segnali del London di Parker si comportarono in base alla situazione personale e si sganciarono solo coloro che era in grave condizione, tutti gli altri seguirono l esempio di Nelson. Nel giro di poco la resistenza danese iniziò ad affievolirsi, il tiro di difesa rallentava, e i vascelli iniziavano ad ammainare bandiera bianca. A questo punto Nelson pensò che un pizzico di diplomazia non avrebbe potuto far male. Inviò al principe di Danimarca un dispaccio in cui chiedeva di cessare il fuoco affinché le navi che si erano arrese fossero catturate senza che gli equipaggi fossero sterminati. I valorosi Danesi sono fratelli e non saranno mai nemici degli inglesi. Diceva la missiva. Nelson spiegava chiaramente che voleva risparmiare vite umane e che avrebbe fatto di tutto per convincere il suo superiore, nonostante questi si trovasse a quattro miglia di distanza. Era tutto tempo guadagnato, le navi danneggiate potevano districarsi senza troppi problemi e Parker avrebbe potuto finire l opera di convincimento. Lo scontro era stato disastroso per i danesi:350 tra morti e feriti, tra le fila inglesi; 6000 tra morti, feriti e prigionieri tra le fila dei danesi e metà della loro flotta completamente distrutta. Nelson aveva avuto molta fortuna in quanto le batterie di Trekroner erano ancora in perfette condizioni. A cose fatte si venne a sapere che versare tutto quel sangue era stato inutile, perché l anima della coalizione,lo zar Paolo di Russia, era stato assassinato dal suo successore Alessandro I che fu ben lieto di cambiare la politica del suo predecessore. E qui cari lettori vi chiedo: Secondo voi cosa sarebbe accaduto se Nelson avesse seguito gli ordini di Parker e i danesi avessero rifiutato il negoziato? Marco Nesi

19 Pag. 19 La Rubrica di Daniel Come posso trovare veri amici? Quali sono le qualità che apprezzi di più in un amico, e perché? Che qualità devi coltivare di più per essere un amico migliore? Se sono arrabbiata, ho bisogno di qualcuno con cui sfogarmi. Se sono triste, voglio qualcuno che mi dica che le cose si sistemeranno. Se sono felice, voglio condividere la mia gioia con qualcuno. Per me gli amici sono indispensabili. Barbara È STATO detto che i bambini hanno bisogno di compagni di giochi, mentre gli adolescenti hanno bisogno di amici. Che differenza c è? La Bibbia dice di un amico: Il vero compagno ama in ogni tempo, ed è un fratello nato per quando c è angustia. (Proverbi 17:17). Probabilmente questa è un amicizia molto più profonda di quella che si può trovare in un compagno di giochi. Perciò, tutti noi abbiamo bisogno di amici che: 1) abbiano belle qualità. 2) si attengano a sani principi. 3) abbiano un influenza positiva su di te. Come puoi trovare amici che abbiano queste caratteristiche? Consideriamo un fattore alla volta. Fattore n 1 BELLE QUALITA' Non tutti quelli che dicono di essere veri amici si dimostrano all altezza di questo nome. La Bibbia dice addirittura che esistono compagni disposti a spezzarsi l un l altro. (Proverbi 18:24) Potrebbe sembrare un esagerazione, ma rifletti: hai mai avuto un amico che si è approfittato della tua buona fede, o che forse ti ha parlato alle spalle o ha diffuso una diceria sul tuo conto? Esperienze del genere possono far vacillare la fiducia negli altri. Naturalmente tutti facciamo degli errori. Perciò, se un amico ti ha ferito ma è sinceramente dispiaciuto, ricorda che l amore copre una moltitudine di peccati.(1 Pietro 4:8). Tieni sempre presente che l importante non è il numero, ma il tipo di amici che hai. COSA PUOI FARE Scegli degli amici che abbiano qualità esemplari! Ora prova a fare un test: Scrivi qui sotto il nome dei tuoi amici più stretti. Accanto a ciascun nome scrivi la caratteristica che descrive meglio quella persona. NOME CARATTERISTICA.. UN CONSIGLIO Se ti vengono in mente solo cose negative, forse è arrivato il momento di cercare amici migliori! (continua a pag. 20)

20 Pag. 20 La Rubrica di Daniel Fattore n 2 SANI PRINCIPI Più hai disperato bisogno di amici, più probabilità hai di finire con le persone sbagliate. La Bibbia dice: Chi tratta con gli stupidi se la passerà male. (Proverbi 13:20) Con stupidi non ci si riferisce a persone che prendono brutti voti o che sono poco intelligenti, ma a coloro che respingono un modo di pensare saggio e seguono una condotta insensata dal punto di vista morale. Questo è il genere di amici di cui puoi fare tranquillamente a meno! COSA PUOI FARE Invece di diventare amico di chiunque, cerca di essere selettivo. Questo non vuol dire che tu debba essere prevenuto. In questo contesto, essere selettivi significa avere abbastanza discernimento così da essere capaci di fare una giusta scelta, come quella che fece il salmista: Non mi sono seduto con uomini di falsità; E non entro con quelli che nascondono ciò che sono. (Salmi 26:4). Vorresti sapere che tipo di amici hai? Prova a rispondere a queste domande: Quando sono con i miei amici, sono un po teso perché temo che mi inducano a fare qualcosa di sbagliato? Sì No Sono riluttante a presentare un amico ai miei genitori per paura che abbiano da ridire? Sì No Un consiglio Se hai risposto sì a queste domande, cerca degli amici che abbiano dei princìpi più elevati, con un modo di vivere esemplare. Attieniti a elevati principi, e coloro che si sforzano di fare altrettanto troveranno più facile fare amicizia con te. Saranno loro gli amici migliori! Fattore n 3 INFLUENZA POSITIVA La Bibbia dice: I suggerimenti delle cattive compagnie rovinano chi si comporta bene. (1 Corinti 15:33, Parola del Signore). Come può accadere questo? Se il tuo desiderio di farti amici di un certo tipo è troppo forte, rischi di diventare un burattino nelle loro mani. Fino a quando farai ciò che dicono loro saranno tuoi amici, ma quando non lo farai più ti potresti ritrovare da solo. COSA PUOI FARE Taglia i ponti con chi vorrebbe costringerti a cambiare per conformarti al suo stile di vita. Se lo farai, forse avrai meno amici ma starai meglio con te stesso e sarai pronto ad accogliere amici migliori, il genere di amici che eserciteranno su di te un influenza positiva. Che tipo di influenza esercitano su di te i tuoi amici? Prova a rispondere a queste domande: Cambio modo di vestire, parlare o comportarmi solo per piacere ai miei amici? Sì No Mi ritrovo a bazzicare locali discutibili che se non fosse per i miei amici non frequenterei mai? Sì No Un consiglio Se hai risposto sì a queste domande, chiedi consiglio ai tuoi genitori o a una persona matura. Tutti questi aspetti potranno esserti molto utili se devi fare delle scelte nel campo degli amici. Tuttavia, non pensare che tutti coloro che dicono di esserlo devono essere perfetti: tutti sbagliamo molte volte! Eppure, un amico sa anche perdonare, sa cancellare definitivamente i torti che gli sono stati fatti. Un vero amico non si interessa solo delle cose personali bensì soprattutto di quelle degli altri. Questo farà di te un buon amico, un AMICO CHE SI TIENE Più STRETTO DI UN FRATELLO (Proverbi 18:24) Daniel Prodan

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