E INNOVAZIONE NEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI

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1 PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE NEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI I N I T A L I A R A P P O R T O

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4 A cura del Centro studi Assobiomedica (CSA), in collaborazione con Centro Europa Ricerche (CER). Comitato scientifico presieduto da Carlo Rosa, Vicepresidente del Cluster Tecnologico Nazionale per le Scienze della Vita (ALISEI), e composto da: Vincenzo Atella CEIS i Università degli Studi di Roma Tor Vergata Andrea Bairati Confindustria Roberto Del Giudice Fondo Italiano d Investimento Sergio De Nardis Nomisma Stefano Fantacone Centro Europa Ricerche Paolo Gazzaniga Centro studi Assobiomedica Enzo Madrigali Fondazione Democenter-Sipe Andrea Piccaluga NETVAL ii Franco Vimercati Federazione delle società medico-scientifiche italiane Gruppo di lavoro coordinato da Giulia Bizzotto, Centro studi Assobiomedica, e composto da: Sara Carbone Centro studi Assobiomedica Vera Codazzi Andrea Guglieri Felice Cincotti Centro Europa Ricerche Piero Esposito Un particolare riconoscimento va alle imprese che hanno contribuito alla realizzazione dell indagine conoscitiva sugli investimenti in produzione ricerca e innovazione rispondendo all apposito questionario e alle interviste condotte per validare i risultati ottenuti. Le imprese così coinvolte sono citate in allegato 5. Fatti salvi i doverosi ringraziamenti a tutti i soggetti citati, la responsabilità dei contenuti di questo lavoro è interamente di Assobiomedica. i ii Centre for Economics and International Studies. Network per la valorizzazione della ricerca universitaria. RAPPORTO 3

5 4 PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE NEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA

6 SOMMARIO 9 PREFAZIONE 11 SINTESI DEL RAPPORTO 17 PARTE 1. LE IMPRESE DEL SETTORE IN ITALIA Le imprese nel complesso L andamento del settore negli ultimi anni Imprese commerciali Produttori Start-up Imprese fornitrici di servizi Imprese di produzione per conto terzi, fornitori di componenti e di servizi alle imprese 49 PARTE 2. IL SETTORE DEI DISPOSITIVI NEL CONTESTO INTERNAZIONALE L attività di brevettazione I flussi commerciali La posizione dell Italia nel I flussi commerciali dell Italia nel PARTE 3. INDAGINE SUGLI INVESTIMENTI IN PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE IN ITALIA Il campione di indagine Investimenti in ricerca e innovazione (R&I) Investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) e studi clinici L andamento degli investimenti in R&I negli ultimi anni Innovazione e brevettazione Contoterzismo Imprese che si avvalgono di contoterzisti Imprese che producono per conto terzi Esportazioni 93 LIMITI E PROGRESSI DELLO STUDIO 97 BIBLIOGRAFIA 99 GLOSSARIO 105 DIZIONARIO DELLE SIGLE E DELLE ABBREVIAZIONI RAPPORTO 5

7 6 PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE NEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA

8 107 ALLEGATI 109 Allegato 1. Schede regionali 110 Lombardia 112 Emilia-Romagna 114 Lazio 116 Veneto 118 Toscana 120 Piemonte 123 Allegato 2. Specializzazione territoriale e concentrazione geografica. Note metodologiche 125 Allegato 3. Analisi dell attività di brevettazione e dei flussi di commercio internazionale. Note metodologiche 131 Allegato 4. Indice di specializzazione e saldo commerciale standardizzato. Note metodologiche 133 Allegato 5. Elenco delle imprese che hanno contribuito all indagine RAPPORTO 7

9 8 PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE NEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA

10 PREFAZIONE Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo 1. Questa è la terza edizione del rapporto su produzione, ricerca e innovazione nel settore dei dispositivi medici in Italia (PRI), curato dal Centro studi di Assobiomedica. Rispetto alle precedenti due edizioni, la struttura è rimasta la medesima e così pure le fonti dei dati utilizzati. Una prima novità riguarda il Comitato scientifico che ha supervisionato i lavori di quest anno e che è previsto supervisioni anche quelli del prossimo. L idea, infatti, è di rinnovare la composizione del comitato in questione ogni due anni. Una seconda novità riguarda i contenuti, quest anno ulteriormente arricchiti: accanto ai consueti macrodati del settore e alle analisi di performance nel contesto internazionale in termini di brevettazione e di flussi commerciali, quest anno, per la prima volta, è stato approfondito anche il tema delle specializzazioni territoriali. Premesso questo, voglio riprendere in estrema sintesi gli spunti del ragionamento che si trovavano nella prefazione alla prima edizione del rapporto e che sono tuttora attuali. Al Paese serve una crescita stabile e solida. Soltanto puntando su ricerca e innovazione si può imboccare tale percorso. Il sistema sanitario italiano ha tutte le caratteristiche per diventare un polo di riferimento mondiale per la ricerca e l innovazione relativamente alle tecnologie sanitarie. I dispositivi medici sono un settore ad alto contenuto di tecnologia e ricerca, la cui industria ha un forte potenziale di sviluppo nel mondo. Ma questo non è ancora conosciuto a sufficienza. L osservatorio da cui nascono i rapporti PRI ha proprio questo obiettivo: far conoscere il più accuratamente possibile il settore dei dispositivi medici, in particolare a tutti coloro che con le loro decisioni possono contribuire alla crescita scientifica, tecnologica e industriale del Paese. Dicendo questo non posso non rilevare come oggi la crescita sia ostacolata da un eccessiva frammentazione nelle strategie di attrazione degli investimenti per la ricerca e l innovazione. Il fatto di aver creato appositi cluster tecnologici nazionali, tra cui quello Scienze della Vita - ALISEI, è un passo positivo ma non sufficiente; ai cluster che da soli non hanno proprietà taumaturgiche andrà ora assicurata la fattiva collaborazione di tutti: dell industria, della ricerca, e di chi governa i territori. 1 Frase attribuita a Bernardo di Chartres (XII secolo) in Riché e Verger (2011). RAPPORTO 9

11 Un ringraziamento mio personale e di Assobiomedica a tutti coloro che hanno collaborato a questa nuova edizione del rapporto, ma anche a chi ha collaborato alle due edizioni precedenti. A questi ultimi, in particolare, si deve non solo la qualità dei Rapporti 2012 e 2013, ma altresì il merito di aver impostato un lavoro che potrà certamente diventare più accurato nel tempo proprio perché continuerà a beneficiare di quanto costruito in precedenza. Milano, ottobre 2014 Stefano Rimondi Presidente Assobiomedica 10 PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE NEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA

12 SINTESI DEL RAPPORTO Il settore dei dispositivi medici si caratterizza per l eterogeneità delle famiglie di prodotti che ne fanno parte ed è campo di applicazione di numerose discipline scientifiche e tecniche. Questi sono gli aspetti principali che lo rendono un settore ad alta intensità tecnologica e di innovazione. Altra caratteristica distintiva è la concentrazione geografica e la correlata tendenza a sviluppare specializzazioni territoriali. Il tessuto industriale è molto ricco e si compone di imprese di grandi e medie dimensioni, ma soprattutto di micro e piccole imprese e start-up innovative. Le imprese di produzione in particolare sono numerose. Molte svolgono attività prevalentemente per conto terzi, ma tale attività è diffusa anche tra i produttori diretti: questa articolazione delle relazioni industriali configura quello dei dispositivi medici come un settore a fabbrica diffusa. LE IMPRESE Relativamente all anno 2012, l osservatorio PRI ha censito imprese che operano nel settore, di cui il 56% si occupa di distribuzione, il 40% di produzione e il 4% di servizi. Le imprese multinazionali sono il 16%, ma il loro fatturato rappresenta il 61% del totale. Parallelamente, le imprese a capitale estero sono l 11%, ma il loro fatturato rappresenta il 48% del totale. Il 73% delle imprese si concentra in 6 regioni cui è riconducibile l 88% del fatturato totale: si tratta di Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Veneto, Toscana e Piemonte. Le imprese che commercializzano dispositivi medici finiti sono 1.675: il 14% ha struttura multinazionale e il 12% è a capitale estero. Sono 989 i produttori diretti; rilevante tra questi la presenza di multinazionali (18%), sebbene di dimensioni inferiori rispetto al panorama nazionale. Il 9% ha capitale estero. La ripartizione regionale delle imprese produttrici, pur sempre con la Lombardia in testa, vede però ridursi il distacco tra questa e le altre regioni in termini di fatturato e di numerosità di imprese. Al secondo e terzo posto si segnalano Emilia-Romagna e Veneto, seguite da Toscana, Lazio e Piemonte, territori che ospitano i principali insediamenti industriali del settore. Un importante specializzazione territoriale è rappresentata dal mercato dell infusione, trasfusione, drenaggio e dialisi nella provincia di Modena, che con il distretto di Mirandola rappresenta la realtà produttiva d eccellenza del settore. Al secondo posto per rilevanza la provincia di Vercelli, specializzata nei mercati della diagnostica in vitro. Molti mercati sono particolarmente concentrati nella provincia di Milano, che si caratterizza per l eterogeneità delle concentrazioni che vi si trovano più che per una specializzazione in particolare. Il mercato degli ausili assorbenti a Chieti e il mercato dell ortesi a Bologna rappresentano aree sia di concentrazione geografica sia di specializzazione territoriale. L osservatorio PRI ha individuato 118 imprese fornitrici di servizi destinati alle strutture sanitarie. La presenza di multinazionali (10%) e quella di imprese estere (6%) sono inferiori rispetto a quanto osservato riguardo all intera popolazione. La distribuzione regionale mostra al primo posto sempre la Lombardia, ma al secondo posto emerge la regione Lazio. La popolazione di imprese la cui attività si rivolge non alle strutture sanitarie, ma alle im- RAPPORTO 11

13 prese produttrici di dispositivi medici, si compone soprattutto di produttori per conto terzi (94%), ma esiste anche una componente di distributori (4%) e una di fornitori di servizi (2%). Si tratta di 243 imprese che rivolgono la propria attività a una o più fasi del processo di produzione di dispositivi medici: di progettazione o prototipazione se ne occupa il 10%; il 70% produce componenti o semilavorati; il 32% produce accessori o prodotti finiti; il 20% interviene nelle fasi finali del processo produttivo, occupandosi di assemblaggio, sterilizzazione, etichettatura o logistica. Le multinazionali in questo caso sono il 22% e le imprese a capitale estero il 12%. LE START-UP Il censimento aggiornato al mese di giugno 2014 ha rilevato 255 start-up con attività di interesse per il settore dei dispositivi medici. Il 61% delle start-up censite è concentrato in quattro regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Piemonte. Il 55% ha origine come spin-off della ricerca pubblica; poco più del 36% risulta essere incubato. Il 33% delle start-up è nato da meno di 48 mesi; l età media nel complesso è di poco superiore ai 5 anni. Le start-up nate nel periodo più recente sono in maggioranza attive nel comparto servizi e software. Il 24% delle start-up opera nel campo della diagnostica avanzata, in linea con il megatrend approccio personalizzato e integrazione terapia-diagnosi, che si intende seguire a livello europeo per lo sviluppo competitivo dei paesi membri dell Unione. Tra le KET (key enabling technologies) più rappresentate dalle start-up del settore, si trovano le biotecnologie (19%) e l ICT (18%), tecnologie trasversali che permettono lo sviluppo di prodotti che trovano applicazioni in comparti differenti. ATTIVITÀ DI BREVETTAZIONE E FLUSSI COMMERCIALI L analisi dei dati relativi all attività di brevettazione e ai flussi di commercio mette in luce interessanti sviluppi del settore a livello mondiale. L innovazione tecnologica nel settore si mantiene elevata e prevalentemente concentrata nei paesi avanzati cui, tuttavia, si associa una continua crescita del ruolo dei nuovi mercati, non solo come importatori, ma anche come esportatori. La Cina e le economie emergenti del PAC, ossia dell Asia orientale e sud-orientale, rappresentano i player più dinamici grazie anche all intensa attività di delocalizzazione produttiva che permette a questi paesi di specializzarsi in fasi di produzione più a valle, lasciando la leadership tecnologica nelle economie avanzate. Nell ultimo anno, a causa anche delle debolezze dell area euro, la crescita del peso delle economie emergenti è stata particolarmente marcata. L Italia nel 2012 ha confermato la sua posizione non di primo piano nel panorama internazionale. Nel ranking mondiale l Italia è il dodicesimo brevettatore, il quattordicesimo esportatore e l undicesimo importatore (Grafico 1). Rispetto al 2011 in particolare: guadagna una posizione nell attività di brevettazione, pur diminuendo la propria quota; scende nelle importazioni e mantiene la propria quota nelle esportazioni; queste ultime crescono in valore assoluto ma non abbastanza da impedire un arretramento di posizione. Il fatto che la quota di esportazioni sul totale si mantenga superiore a quella relativa ai brevetti, lascerebbe pensare che l attività italiana di brevettazione sia efficacemente selettiva e che le imprese italiane siano particolarmente attive sul versante dell innovazione incrementale. 12 PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE NEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA

14 L Italia mostra una certa specializzazione nelle attrezzature tecniche, dove sia la quota di mercato sia la quota di brevetti risultano essere superiori alla media. Inoltre, la crescita dell attività di brevettazione nel biomedicale svela interessanti prospettive per questa classe di prodotti. Nel 2013 le esportazioni di dispositivi medici sono cresciute del 2,8%, a differenza di quelle della manifattura nel complesso che sono rimaste sostanzialmente invariate. Pur continuando ad avere una performance commerciale migliore con i partner extra europei, rispetto all anno precedente i flussi d esportazione verso l Europa hanno ripreso a crescere, segnando una significativa inversione di rotta. I mercati di sbocco delle esportazioni italiane appaiono fortemente diversificati; sotto questo aspetto l Italia risulta meno esposta ai rischi di natura geopolitica soggetti a mutamenti anche repentini. Se da un lato, dunque, l industria italiana del settore non si trova nella necessità di attuare particolari riposizionamenti, dall altro può certamente penetrare maggiormente molti mercati esteri. In conclusione, per l Italia è importante crescere come esportatore e soprattutto agganciare le economie emergenti, sia come mercati di sbocco, sia per avviare rapporti di collaborazione anche nella fase di produzione. GRAFICO 1 IL POSIZIONAMENTO DELL ITALIA: QUOTE DI MERCATO E POSIZIONE NEL RANKING MONDIALE Fonte: elaborazioni CER su dati UNCOMTRADE RAPPORTO 13

15 INVESTIMENTI IN PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE Dall indagine condotta su un campione di 105 imprese è emerso quanto segue. - Gli investimenti in R&I in Italia nel 2013 da parte di imprese di produzione e servizi e multinazionali commerciali sono stati in media pari al 6,2% del fatturato: il 4,8% nel caso delle multinazionali commerciali, il 6,5% nel caso delle multinazionali di produzione e servizi e l 8,2% in quello delle imprese nazionali di produzione e sevizi. - Gli investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) rappresentano il 66% del totale, quelli in studi clinici il restante 34%. - Gli investimenti stimati per il 2013 risultano in aumento rispetto al 2012, ma ancora inferiori ai livelli del Il crollo degli investimenti, che nel 2011 si erano dimezzati, non è stato determinato dalla riduzione dei fatturati, ma è derivato dalla riduzione delle percentuali di investimento. Tra il 2010 e il 2013 gli investimenti in studi clinici sono aumentati mentre gli investimenti in R&S sono diminuiti, determinando la contrazione complessiva. A fronte della conferma della loro fondamentale importanza nel mondo della produzione di dispositivi medici, emerge quale risultato dell indagine l elasticità e la mobilità degli investimenti in ricerca e innovazione 2. La mobilità è in particolare conseguenza dell intrecciarsi di processi di outsourcing e di offshoring delle attività di R&I; per cui gli investimenti persi possono essere riguadagnati con relativa facilità, a condizione naturalmente che si intervenga sui fattori in grado di attrarli. Di alcuni di questi fattori come le competenze e la capacità di creare innovazione il Paese è ancora ricco. Tuttavia va tenuto conto che a livello globale è in corso una concentrazione degli investimenti verso quei territori e piattaforme tecnologiche che ne consentono la massima produttività al minor costo. Più stabile come fattore di competitività risulta invece lo sviluppo di reti lunghe che consentono alle imprese del settore di sfruttare le specificità locali e di avvantaggiarsi delle opportunità globali, attivando reti di sub-fornitura in Italia come all estero ed esportando i propri prodotti. Infatti, a confermare la struttura del settore a fabbrica diffusa, i risultati dell indagine indicano che il 74% delle imprese di produzione del campione si avvale di contoterzisti sia italiani sia esteri e che il 60% produce per conto terzi per clienti sia italiani sia esteri. Tale propensione nello sviluppo di relazioni di sub-fornitura testimonia la capacità delle imprese del settore pur nascendo da reti che contano sulla prossimità di svilupparsi sfruttando reti lunghe. DATI DI SINTESI SUL SETTORE Gli anni di crisi economica hanno determinato la progressiva contrazione del mercato interno dei dispositivi medici dovuta fondamentalmente alla riduzione delle spesa pubblica. La domanda pubblica di dispositivi medici ancora rappresenta la componente principale del mercato interno, anche se in passato la componente privata seppur lentamente era progressivamente cresciuta. Tra il 2012 e il 2013 però si riduce anche la domanda privata contribuendo alla contrazione di quasi 4 punti percentuali del mercato interno (Tabella 1). 2 ASSOBIOMEDICA (2013), pag e pag PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE NEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA

16 Allargando la visuale e considerando insieme i dati riferiti ai dispositivi medici e quelli riferiti al farmaco si possono trarre conferme riguardo all importanza del settore scienze della vita : negli ultimi anni, infatti, è cresciuta la produzione, sono cresciute le esportazioni e sono cresciuti gli investimenti in R&I (Tabella 2). TABELLA 1 QUADRO DI SINTESI SUI DATI DEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI 3 Fonti: le informazioni sul commercio internazionale derivano da elaborazioni CER su dati ISTAT; le informazioni sulla spesa pubblica in dispositivi medici 2012 derivano da elaborazioni CSA su conti economici (CE) degli enti SSN 4 ; le informazioni su variazione della spesa pubblica in dispositivi medici e rapporto tra spesa pubblica e spesa privata derivano da elaborazioni CSA su reportistiche interne Assobiomedica. TABELLA 2 QUADRO DI SINTESI SUI DATI DI BILANCIA COMMERCIALE E SUGLI INVESTIMENTI IN R&I NEL SETTORE DELLE TECNOLOGIE SANITARIE Fonti: le informazioni sul commercio internazionale di dispositivi medici derivano da elaborazioni CER su dati ISTAT; le informazioni sugli investimenti in R&I nel settore dei dispositivi medici derivano da stime CSA; le informazioni sul commercio internazionale e sugli investimenti in R&I nel settore del farmaco sono tratte dagli Indicatori farmaceutici 2013 di Farmindustria. 3 Si tenga presente che rispetto alle categorie di prodotti considerati parte del settore dei dispostivi medici e oggetto di analisi nella prima e nella terza parte di questo rapporto, le statistiche presentate in questa tabella non includono i dispositivi medici a base di sostanze (generalmente considerati all interno del comparto borderline). Si tratta infatti di prodotti i cui codici doganali utilizzati per l analisi dei flussi di commercio estero e i cui canali di commercializzazione generalmente riconducono al mondo del farmaco. 4 È stato tratto dai conti economici degli enti SSN il valore della domanda pubblica di dispositivi medici nel 2012, quale somma delle seguenti voci di spesa: dispositivi medici; servizi di manutenzione e riparazione alle attrezzature sanitarie e scientifiche; canoni di noleggio dell area sanitaria; canoni di leasing dell area sanitaria. Il valore della produzione si ricava sottraendo il valore delle importazioni da quello del mercato interno (domanda pubblica più domanda privata, ma senza includere i servizi) e aggiungendo il valore delle esportazioni. RAPPORTO 15

17 16 PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE NEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA

18 PARTE 1. LE IMPRESE DEL SETTORE IN ITALIA Questa prima parte del rapporto su produzione, ricerca e innovazione è dedicata alla descrizione del tessuto imprenditoriale del settore dei dispositivi medici quale risulta dalla mappatura dell osservatorio PRI relativamente all anno Si divide in 5 capitoli: il primo presenta i dati relativi alle imprese nel loro complesso, i successivi invece ne descrivono l articolazione per tipo di attività 6, distinguendo le imprese che si occupano di distribuzione, produzione o fornitura di servizi. Un paragrafo a sé è dedicato alla componente più innovativa e più delicata del settore: le start-up 7. Chiude la panoramica il capitolo sulle imprese che rivolgono la propria attività, sia essa distribuzione, produzione o fornitura di servizi, non ai clienti finali (in genere la sanità, pubblica o privata), bensì ad altre imprese: si tratta dei produttori per conto terzi e dei fornitori di componenti o servizi destinati alle imprese specializzate nel medicale. 1.1 LE IMPRESE NEL COMPLESSO Relativamente all anno 2012, l osservatorio PRI ha censito società di capitali che operano nel settore dei dispositivi medici, dando occupazione a circa dipendenti (Tabella 3). Il fatturato medio di settore è pari a 6 milioni di euro, ma il 50% delle imprese si attesta poco sopra il milione (valore mediano). Si tenga presente che circa il 17% di queste imprese non si occupa esclusivamente di dispositivi medici: trattandosi di un settore dai confini in continua evoluzione, e per il fatto di essere approdo di discipline e tecnologie molteplici, esso presenta sinergie e contiguità con diversi altri settori, non necessariamente così vicini alla filiera della salute 8. La multidisciplinarietà dell apporto scientifico-tecnologico è anche l origine dell estrema eterogeneità del settore che, se da un lato rappresenta una ricchezza, dall altro implica un ostacolo all analisi. Al fine di ridurre il grado di articolazione e frammentazione del complesso di prodotti trattati, questo rapporto li riconduce a 7 comparti 9 più omogenei sotto il profilo tecnologico. 5 La fonte principale utilizzata dall osservatorio PRI è il database Aida che raccoglie i bilanci di tutte le società di capitali italiane. Dati i tempi di deposito e acquisizione di tali documenti, i dati più aggiornati si riferiscono all anno Questo rapporto distingue tre tipi di attività di impresa: distribuzione, produzione, servizi. Ciascuna può essere rivolta a strutture sanitarie (pubbliche o private) o a imprese terze. Si faccia riferimento alla relativa voce di glossario per la puntuale definizione adottata. 7 In questo i caso i dati sono tratti ed elaborati a partire dal database Start-up a cura dell area Innovazione del CSA. Mentre i gruppi di imprese descritti nei capitoli 1.2, 1.3, 1.4 e 1.5 sono mutualmente esclusivi e compongono il complesso delle imprese del settore attive nell anno di rilevazione, la popolazione di start-up si sovrappone ai produttori in quanto si tratta in parte di imprese che nell anno di rilevazione già erano attive, seppur a uno stadio iniziale della loro industrializzazione, e in parte di imprese in incubazione non ancora approdate sul mercato. È tuttavia utile presentarle nel loro insieme per dare una rappresentazione prospettica del futuro del settore. 8 Questo aspetto, in termini di analisi e di presentazione dei dati, introduce il problema di stimare la proporzione di fatturato e di dipendenti che in ciascuna delle imprese multi-industria deve essere ricondotta al settore dei dispositivi medici. La soluzione adottata in questo rapporto per quanto riguarda il fatturato è stata di analizzare il peso del fatturato di settore sul fatturato totale per le imprese multi-industria con riferimento alle quali questa informazione era disponibile, di ricavarne un peso medio per ciascuna delle categorie definite in base alla dimensione e al tipo di attività, e di applicarlo al fatturato totale delle imprese multi-industria della stessa categoria, per le quali tale informazione non era invece disponibile. Per quanto riguarda l occupazione, per ciascuna categoria di imprese attive esclusivamente nel settore dei dispositivi medici, è stata stimata la produttività media dei dipendenti; questa applicata al fatturato di settore ha permesso di stimare il numero di dipendenti riconducibili al settore dei dispositivi medici delle imprese multi-industria e delle imprese per le quali l informazione sui dipendenti risultava mancante. 9 Per la definizione dei singoli comparti si faccia riferimento alla relativa voce di glossario. RAPPORTO 17

19 I comparti considerati sono: attrezzature tecniche, biomedicale, biomedicale strumentale, borderline, diagnostica in vitro (IVD), elettromedicale diagnostico, servizi e software. La Tabella 3 mostra come i comparti prevalenti per numero di imprese siano il biomedicale (44%) e il biomedicale strumentale (25%). La lettura di questo dato, tuttavia, deve tener conto che si tratta dei due comparti cui è intrinseco il maggior grado di eterogeneità residua. Anche in termini di fatturato si conferma prevalente il comparto biomedicale (44%), mentre in seconda posizione si trova la diagnostica in vitro (16%), caratterizzata da una maggiore presenza di imprese di grandi dimensioni 10 (Grafico 2), come conferma anche il fatturato medio superiore a quello degli altri comparti sebbene il valore mediano riveli un ampia presenza anche di imprese di micro-dimensioni (Tabella 3). Un altro elemento di complessità deriva dal fatto che una rilevante parte delle imprese (circa 10%) opera in più di un comparto. Dato che le informazioni a disposizione non consentono di stimare con sufficiente precisione la proporzione di attività della singola impresa riconducibile ai diversi comparti, le analisi presentate si basano sull individuazione del comparto prevalente 11. I comparti con la maggiore proporzione di imprese di produzione sono attrezzature tecniche (70%) e borderline (85%); è prevalente la presenza di imprese commerciali, invece, nei comparti biomedicale (67%) e biomedicale strumentale (65%), mentre i comparti elettromedicale diagnostico e diagnostica in vitro mostrano una proporzione quasi pari di imprese distributrici e imprese produttrici (Grafico 3). Nel complesso il 56% delle imprese censite si occupa di distribuzione, il 40% di produzione e il 4% di servizi (Tabella 4). Il fatturato si ripartisce per attività sostanzialmente secondo la stessa proporzione, risultato che indica che la produttività delle imprese dei tre gruppi è simile. Infatti anche i valori medi di fatturato per attività non sono dissimili e non si discostano dalla media totale. I valori mediani invece segnalano una maggiore presenza di imprese di micro e piccole dimensioni nel gruppo di quelle commerciali, come mostra anche il Grafico 4. La distribuzione dei dipendenti rivela come le imprese di produzione siano a maggiore intensità di lavoro rispetto alle commerciali. Sotto il profilo della struttura internazionale si osserva che il 16% delle imprese del settore sono multinazionali cui è riconducibile il 61% del fatturato pari, in media, a 23 milioni di euro e danno lavoro al 54% degli occupati (Tabella 5). Si tratta quasi per definizione di imprese di grandi dimensioni rispetto a quelle a struttura nazionale, che rappresentando l 84% della popolazione d analisi producono il 39% del fatturato. La popolazione d analisi, in gran parte composta da imprese a capitale italiano (89%), include anche un 11% di imprese a capitale estero (Tabella 6). Questo è quanto emerge considerando l ultimate owner, ovvero l azionista ultimo sia esso persona o società cui è possibile ricondurre il controllo delle varie imprese. Un ampia proporzione di fatturato (48%) è riconducibile a quest ultimo gruppo di imprese. 10 Per i criteri di definizione delle dimensioni di impresa si faccia riferimento alla relativa voce di glossario. 11 Per 32 imprese della popolazione non è possibile indicare il comparto prevalente; le relative statistiche sono presentate alla voce n.d.. Si tratta di imprese di produzione per conto terzi o distributrici di componenti, i cui prodotti sono in qualche modo trasversali ai diversi comparti. 18 PRODUZIONE, RICERCA E INNOVAZIONE NEL SETTORE DEI DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA

20 Le imprese a capitale estero sono quasi tutte filiali di multinazionali (90%), sebbene non manchi una percentuale di imprese indipendenti che opera solo a livello nazionale 12 (Tabella 7). Leggendo in diversa direzione la Tabella 7, emerge che le multinazionali del settore sono per il 62% a capitale estero e per il 38% a capitale italiano e che l 1% delle imprese a struttura nazionale è a capitale estero, il 99% a capitale italiano. L analisi per provenienza dei capitali mostra che il 26% delle imprese estere presenti in Italia ha capitali di provenienza statunitense, il 16% tedesca, il 12% svizzera, l 11% olandese e il 10% francese per citare i 5 paesi più presenti sotto questo aspetto 13 (Grafico 5). Caratteristica del settore dei dispositivi medici è la forte concentrazione territoriale. Il Grafico 6 e il Grafico 7 mostrano come il 73% delle imprese si trovi in sei sole regioni cui è riconducibile l 88% del fatturato totale: si tratta di Lombardia, Emilia-Romagna, Lazio, Veneto, Toscana e Piemonte. Il caso più rilevante tra queste è senza dubbio la Lombardia, che raccogliendo il 28% delle imprese produce il 50% del fatturato di settore. Le imprese multinazionali, infatti, sono presenti sul suo territorio in proporzione superiore a quanto si osservi nelle altre regioni (Grafico 9). L Emilia-Romagna, seconda per numerosità di imprese, si distingue per essere la regione a maggior vocazione industriale: il 59% delle imprese attive sono produttrici (Grafico 8). Segue il Piemonte, dove le imprese di produzione sono il 51%. Le regioni del sud, invece, mostrano una presenza superiore alla media nazionale di imprese commerciali. TABELLA 3 IMPRESE DEL SETTORE: NUMERO, DIPENDENTI E FATTURATO PER COMPARTO Si tratta per la maggior parte di imprese in origine italiane poi acquisite da gruppi esteri che hanno mantenuto identità e struttura nazionale. 13 I dati consentono di individuare le imprese a maggioranza di capitali esteri e il paese di provenienza di tali capitali, ma non il peso esatto di questi ultimi. Per questo motivo la somma delle percentuali per paese non è cento, dato che ciascuna impresa può avere capitali provenienti da paesi diversi. RAPPORTO 19

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