I SEGRETI DI WARREN BUFFETT

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1 I SEGRETI DI WARREN BUFFETT Scopri come Warren Buffett è diventato l'uomo più ricco del mondo investendo in borsa 1

2 TITOLO I SEGRETI DI WARREN BUFFETT Scopri come Warren Buffett è diventato l'uomo più ricco del mondo investendo in borsa A CURA DI Brancozzi & Partners Consulting srl SITO WEB 2

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9 ATTENZIONE DISCLAIMER: Il documento deve essere inteso come fonte d'informazione e non può, in nessun caso, essere considerato un'offerta o una sollecitazione all'acquisto o alla vendita di prodotti finanziari. Qualsiasi decisione di investimento che venga presa in relazione all'utilizzo di informazioni ed analisi presenti nell'e-book è di esclusiva responsabilità dell'investitore, che deve considerare i contenuti come strumenti di informazione, analisi e supporto alle decisioni. Inoltre, si tiene a precisare che i rendimenti passati non sono garanzia di uguali rendimenti in futuro. Inoltre, tutti i nomi di prodotti o aziende citati nel testo sono marchi registrati appartenenti alle rispettive società, e sono usati a scopo illustrativo e a beneficio delle relative società. 9

10 SOMMARIO PASSO 1. W. B.: la sua filosofia di investimento... PASSO e la sua strategia di investimento PASSO 3. Investire conoscendo il ROE PASSO 4. Valore intrinseco di un titolo PASSO 5. Distribuzione dei dividendi PASSO 6. Crescita degli utili per azione e aumenti gratuiti PASSO 7. Riacquisto di azioni proprie PASSO 8. Come trattare con Mr. Market PASSO 9. Perché W. B. non ama gli alti volumi di scambio Conclusione Aforismi Bibliografia 10

11 Introduzione Secondo la rivista americana Forbes, Warren Buffett è attualmente (2008) l'uomo più ricco al mondo, con un patrimonio stimato intorno ai 62 miliardi di dollari. Non male, vero? Buffett è anche l'azionista di maggioranza, nonché amministratore delegato, della Berkshire Hathaway, un'azienda tessile che acquistò nel 1965 pagandola poco meno di 15 dollari per azione. Con questa acquisizione, Buffett diede inizio alla propria partecipazione azionaria nelle principali società americane, citiamo, tra le più note, Coca-Cola Company e American Express. Grazie a questi investimenti, Buffett ha trasformato una piccola azienda tessile in una delle holding (cioè una società finanziaria che possiede la maggioranza delle azioni, e quindi il controllo, di diverse imprese) più grandi del mondo, con un fatturato complessivo di circa 100 miliardi di dollari e un valore di mercato di 40 miliardi di dollari. 11

12 Pensate che per diventare azionisti della Berkshire dovreste essere in grado di spendere dollari. Infatti questa è la cifra da sborsare se si vuole entrare in possesso di una azione di 'tipo A' della holding di Buffett. Può sembrare curioso, ma Buffett, ovvero uno tra i più formidabili investitori di tutti i tempi, una leggenda vivente nell'ambiente della finanza internazionale, si tiene a debita distanza da Wall Street (vive a Omaha, Nebraska, nella stessa casa che acquistò agli inizi della carriera) e dai suoi indici ballerini. Warren Buffett, infatti, non è un giocatore di borsa, uno yuppie stile Michael Douglas nel film 'Wall Street' (appunto), ma deve la sua fortuna alla propria abilità di investitore, che è cosa completamente diversa dallo speculatore o, per dirla con un termine molto in voga, dal trader. La strategia dell'investitore Buffett è basata essenzialmente sull'acquisto di azioni (o, come nel suo caso, del pacchetto di maggioranza, se non addirittura dell'intera azienda) di alcune selezionatissime società. 12

13 Poiché Warren Buffett è un investitore razionale, le azioni che acquista sono destinate a rimanere nel portafoglio della sua società per un lungo periodo (a volte per tutta la vita, vedi, ad esempio, le azioni Coca-Cola). In altre parole, Buffett acquista le azioni per mantenerle nel portafoglio il più a lungo possibile, ovvero fino a quando permangono le condizioni che lo hanno indotto all'acquisto. Partendo da questo presupposto, seleziona accuratamente le aziende più solide seguendo pochi criteri (che vedremo in seguito) e vi investe il proprio denaro (e quello degli azionisti della Berkshire) ottenendo dei rendimenti fantascientifici: date un po' un'occhiata al portafoglio della Berkshire Hathaway al 31/12/

14 Portafoglio della Berkshire Hathaway al 31/12/2001 (in milioni di $) Fonte: Società Azioni Prezzo di acquisto Prezzo di mercato al 31/12/2001 American Express Coca-Cola Co Gillette Co H&R Block, Inc M&T Bank Moody's Corp Washington Post Co Wells Fargo & Co Altre Se guardiamo alla cifra totale del capitale investito per acquisire i vari pacchetti azionari e la confrontiamo con il valore di mercato delle quote detenute al 31 dicembre 2001, vediamo che il valore totale delle azioni è passato da milioni di dollari a milioni di dollari, ossia, è più che triplicato. Ho attirato la vostra attenzione? Bene. Allora continuate a leggere e scoprirete come investire i vostri soldi seguendo l'esempio di un uomo che è diventato 14

15 plurimilionario investendo in Borsa: Warren Edward Buffett, anche detto l'oracolo di Omaha. 15

16 INDICE PASSO 1 W.B e la sua filosofia di investimento Investimento razionale e diversificazione La parola d'ordine degli investitori non professionali, ossia dei comuni mortali che investono i propri risparmi in Borsa, è 'diversificare gli investimenti', ossia acquistare e tenere nel proprio portafoglio titoli di diverse società in modo da poter compensare le perdite di alcune di esse con i guadagni ottenuti dalle altre. Questo approccio è ben sintetizzato dall'espressione anglosassone don't put all your eggs in one basket (non mettere tutte le uova in un solo paniere). Si tratta di una corrente di pensiero piuttosto diffusa e che può anche produrre dei buoni risultati, ma la diversificazione degli investimenti è una strategia che Warren Buffett non ha mai 16

17 seguito. La sua storia di investitore di successo e le sue parole al riguardo sono molto chiare: Buffett investe i suoi soldi e quelli degli azionisti della Berkshire in settori che conosce e comprende e in aziende che hanno dimostrato di ottenere degli ottimi risultati. Per Buffett, quindi, la migliore assicurazione contro la volatilità del mercato borsistico (la tendenza dei titoli a subire bruschi rialzi e altrettanto bruschi ribassi) è data, non dalla diversificazione degli investimenti, bensì dalla scelta di investire nei titoli di poche aziende solide selezionate in base ad analisi indipendenti dall'andamento dei mercati Diversificazione 'industriale' Questa convinzione scaturisce dall'osservazione degli scarsi risultati ottenuti da quelle aziende che durante gli anni '80 e '90 hanno abbracciato la strategia della diversificazione: molte aziende americane, in seguito imitate dalle aziende della vecchia Europa, si sono trasformate in società conglomerate (conglomerates), ossia in holding finanziarie alle quali facevano 17

18 capo diverse società operanti in molti e diversi settori industriali. Una conglomerata è composta da aziende che operano in settori anche molto diversi tra loro: assicurazioni, industria manifatturiera, ristorazione, ecc.. La filosofia che ha ispirato questo tipo di operazioni è la stessa su cui si basa l'investimento diversificato: ridurre le perdite delle aziende operanti in un certo settore (poniamo, il tessile e abbigliamento), grazie ai guadagni ottenuti da quelle operanti in altri settori (ad esempio, nel comparto petrolifero). Sfortunatamente, ma anche prevedibilmente secondo Buffett, questi esperimenti di 'genetica finanziaria' invece di produrre delle 'supersocietà', hanno generato autentici mostri con tante teste ma senza un 'cuore'. Il cuore di una società è l'attività principale dell'azienda, il suo core business, cioè ciò che l'azienda sapeva fare bene prima di gettarsi a capofitto in settori dei quali non conosce pressoché nulla. 18

19 Questa ignoranza dei settori e dei meccanismi che li regolano ha portato le società conglomerate a registrare forti perdite nell'attività di quelle aziende che, in teoria, erano state acquisite per tamponare le perdite dell'impresa principale che alla fine, essendo l'unica in attivo, ha finito per essere sacrificata per tappare i 'buchi' prodotti da tutte le altre. Quale lezione ha ricavato Warren Buffett da questa esperienza? La diversificazione degli investimenti non funziona né nel campo industriale né in quello finanziario: non è possibile che lo stesso management sia capace di gestire una catena di ristoranti, un'azienda che produce cosmetici e una che si occupa di editoria, così come l'investitore medio non ha le conoscenze sufficienti per investire con cognizione di causa in modo diversificato i propri risparmi. Per farlo, infatti, dovrebbe conoscere perfettamente tutte le dinamiche dei diversi comparti del listino azionario, cosa che non si verifica praticamente mai. 19

20 Lo stesso Buffett, che investe da tutta la vita e che è considerato un investitore leggendario, evita accuratamente i titoli di società che operano in mercati che non comprende. La diversificazione, quindi, sostiene Warren Buffett, invece di ridurre il rischio di perdite, aumenta in modo esponenziale la possibilità di investire i propri soldi in titoli 'spazzatura' Remuneratività dell'investimento Inoltre, secondo Buffett, la supposta garanzia contro la volatilità del mercato azionario offerta dall'investimento differenziato, sarebbe una garanzia inutile. Per Buffett, infatti, la volatilità non è un problema ma un'occasione: quando prezzi dei titoli precipitano, invece di vendere, lui acquista le azioni che vuole a prezzi stracciati; quando invece si verifica un improvviso rialzo, ne approfitta per 'fare cassa' vendendo a caro prezzo quei titoli che non si sono dimostrati all'altezza delle sue aspettative, ma che gli investitori sprovveduti o gli speculatori a caccia di affari, vogliono comprare 20

21 a tutti i costi. Il rischio per l'investitore non è il deprezzamento dei titoli che ha nel suo portafoglio, ma l'insufficiente remuneratività del suo investimento, ossia il fatto che il valore dei proventi derivanti dal suo investimento, al netto del prelievo fiscale e scontato per il rendimento delle obbligazioni a tasso fisso (titoli di stato) sia inferiore rispetto a quanto aveva pagato per acquistare le azioni. In altre parole: quando acquisto un titolo, il mio investimento sarà stato 'azzeccato' se la remunerazione prodotta dal titolo eccede il totale delle imposte più la remunerazione che avrei ottenuto se avessi impiegato la stessa somma per comprare dei titoli di stato a tasso fisso... troppo complicato? Esemplifichiamo con i numeri: Rendimento netto di due titoli azionari scontato per il rendimento investimento alternativo in titoli di stato a tasso fisso di un titolo prezzo di acquisto rendimento lordo imposte 25% rendimento titoli di stato guadagno/ perdita A ,75 2,50-0,25 B 10 3,80 0,95 2,50 + 0,35 21

22 Adesso dovrebbe essere evidente: se guardassimo soltanto alle prime due colonne (prezzo di acquisto e rendimento lordo) vedremmo che la performance del titolo B è stata di poco superiore rispetto a quella del titolo A (per 80 centesimi di euro). Se poi paragonassimo il rendimento di entrambi rispetto a quello dei titoli di stato, vedremmo che sia il titolo A che il titolo B hanno prodotto un valore maggiore rispetto all'obbligazione (50 centesimi per A e 130 centesimi per B). La musica cambia quando andiamo a detrarre le imposte, in percentuale: 0,75 centesimi per il titolo A e 0,95 per il titolo B. Una volta sottratto l'ammontare del prelievo fiscale, infatti, vediamo che soltanto il titolo B ha guadagnato (+0,35 centesimi), mentre il titolo A è in perdita (-0,25 centesimi) anche se a prima vista sembrerebbe aver prodotto un rendimento del 30%. In sintesi, Buffett valuta le azioni come se fossero delle obbligazioni a tasso variabile: il capitale investito deve essere garantito, ossia il valore del titolo non deve scendere al disotto di 22

23 una soglia minima rappresentata dal prezzo pagato per acquistarlo e deve inoltre offrire delle buone prospettive di guadagno, ossia deve essere potenzialmente in grado di produrre un rendimento netto superiore rispetto a quello che si otterrebbe investendo la stessa somma in obbligazioni a tasso fisso Scegliere i titoli su cui investire A questo punto, potreste domandarvi come si faccia a prevedere che l'andamento del prezzo di un determinato titolo sarà in grado di assicurare una remunerazione che ecceda la somma delle imposte e del rendimento delle obbligazioni a tasso fisso, producendo così un reale guadagno per il suo possessore. Anche in questo caso, le idee di Warren Buffett sono molto chiare: bisogna prendere in esame alcuni parametri da cui si può ragionevolmente dedurre la buona performance futura dell'azienda di cui si intendono acquistare le azioni: prospettive di crescita degli utili nel medio e lungo termine; prospettive di lungo termine del mercato di riferimento; competenza del management, intesa come capacità di 23

24 impiegare le risorse finanziare per produrre ricchezza sfruttando le potenzialità dell'azienda e del mercato in cui opera; management shareholder oriented, ossia che privilegi gli interessi degli azionisti rispetto al proprio tornaconto; livelli di inflazione e imposizione fiscale correnti e stimati per i prossimi anni; prezzo di acquisto dei titoli. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, queste valutazioni non sono appannaggio degli esperti del settore, ma sono alla portata di chiunque possieda del buon senso e un po' di logica. Prendiamo il primo parametro (prospettive di crescita degli utili): gli esempi classici utilizzati da Buffett per evidenziare questo concetto sono due ben note società americane: Coca-Cola Company e Gillette Company (delle quali, non a caso, la Berkshire detiene un cospicuo numero di azioni). Entrambe detengono quote del mercato di riferimento che si aggirano intorno al 50% (rispettivamente, mercato mondiale delle bibite e delle lame da barba). 24

25 Inoltre, sono società in continua espansione che hanno dimostrato di saper conquistare sempre nuove fette di mercato grazie al proprio nome e/o al marchio, alla qualità eccellente dei propri prodotti e all'efficienza della catena distributiva. C'è di più: sia il mercato delle bibite che quello delle lamette da barba sono al riparo dalle turbolenze che ciclicamente interessano i vari comparti economici: sia in tempi di benessere che in tempi di crisi, dice Buffett, la gente continua a bere e a farsi la barba, cosicché chi decide di acquistare le azioni di queste aziende può ragionevolmente attendersi una crescita del valore del proprio investimento basandosi sulla ragionevole previsione che le vendite e gli utili di queste società cresceranno in modo costante nel tempo Valutare l'operato del management Dopo aver individuato le società che sono in grado di garantire una crescita futura costante degli utili, entra in gioco un'altra regola secondo la quale ogni dollaro di utile non pagato agli azionisti sotto forma di dividendo, e quindi trattenuto dall'azienda 25

26 per effettuare degli investimenti, deve produrre un dollaro di capitalizzazione di borsa. In termini più semplici: gli utili trattenuti dall'azienda devono essere utilizzati in modo proficuo per gli azionisti, ossia devono essere impiegati per effettuare degli investimenti che aumentino la competitività dell'azienda e quindi il suo valore intrinseco e quello del titolo. Tale aumento di valore viene riconosciuto dal mercato attraverso il relativo incremento del prezzo dei titoli di quella società, generando così per gli azionisti un guadagno uguale o superiore a quello che avrebbero percepito se tutti gli utili fossero stati distribuiti. Questa regola è particolarmente importante se si pensa che, generalmente, la pay-out ratio, ossia la percentuale degli utili netti distribuiti sotto forma di dividendo, non eccede il 50% del totale. Se l'azienda di cui siete azionisti trattenesse la metà della vostra partecipazione agli utili, vorreste avere la certezza che quei soldi 26

27 venissero impiegati per aumentare il valore del vostro investimento? Se la risposta è sì, non è necessario soffermarsi ulteriormente su questo punto. Vediamo ora come è possibile stabilire se gli utili non distribuiti di una società quotata in borsa sono stati investiti in maniera proficua, cioè hanno generato un dollaro di capitalizzazione di borsa per ogni dollaro di utili netti non distribuiti (one dollar for one-dollar premise). Procediamo nel modo seguente: dati alla mano, sottraiamo al totale degli utili netti dell'azienda XY il totale dei dividendi pagati agli azionisti. Otterremo così il totale degli utili netti non distribuiti. Calcolo degli utili netti non distribuiti dell'azienda XY nell'anno 2008 (in milioni di euro) totale utili netti totale dividendi pagati agli azionisti totale utili netti non distribuiti

28 Procediamo nello stesso modo con gli utili netti degli anni precedenti (almeno 5) e infine sommiamo i risultati ottenuti per ogni anno ottenendo così il totale degli utili netti non distribuiti per il periodo considerato. Totale utili netti non distribuiti dell'azienda XY nel periodo (in milioni di euro) totale utili netti non distribuiti Andiamo poi a verificare la differenza della capitalizzazione di borsa (valutazione globale della società che si ottiene moltiplicando la quotazione del titolo per il numero delle azioni in cui è diviso il capitale sociale) della società XY per lo stesso periodo e confrontiamola con il totale degli utili trattenuti: Differenza della capitalizzazione di borsa dell'azienda XY per il periodo (in milioni di euro) capitalizzazione di borsa 2004 capitalizzazione di borsa 2008 differenza

29 Se i nostri soldi sono stati spesi bene, la differenza della capitalizzazione di borsa sarà uguale o superiore al totale degli utili netti non distribuiti: Differenza tra la capitalizzazione di borsa e il totale degli utili netti non distribuiti dell'azienda XY nel periodo (in milioni di euro) diff. capitalizzazione di borsa totale utili netti non distribuiti differenza Nel nostro caso, il management ha operato saggiamente: tenendo conto dell'interesse degli azionisti, ha impiegato gli utili non distribuiti per effettuare degli investimenti che hanno aumentato il valore intrinseco della società e, conseguentemente, il prezzo di mercato delle sue azioni, producendo per gli azionisti un guadagno maggiore di quello che avrebbero ottenuto dalla distribuzione di tutti gli utili sotto forma di dividendi. Appare chiaro che ci troviamo difronte ad una società molto appetibile: buone prospettive di crescita e capacità di aumentare la capitalizzazione di borsa reimpiegando proficuamente gli utili 29

30 non distribuiti, non si potrebbe chiedere di meglio... o forse sì Prezzo di acquisto dei titoli Dobbiamo ancora parlare del prezzo di acquisto, già perché Warren Buffett non compra se non a prezzi ragionevoli: sceglie a quale prezzo conviene entrare nell'investimento e attende il momento propizio, ossia un ribasso che gli consenta di acquistare le azioni ad un prezzo inferiore rispetto al valore intrinseco del titolo, generalmente tra il 25% e il 30% in meno (vedremo in seguito come fare per determinare questo prezzo). Non si tratta di 'spendere il meno possibile'. Acquistare quando la quotazione del titolo è sensibilmente inferiore al suo valore intrinseco costituisce una sorta di assicurazione contro eventuali errori di valutazione. In parole povere, se la stima fatta da Buffett si rivela sbagliata per eccesso (ossia il valore del titolo è stato sovrastimato), aver acquistato ad un prezzo inferiore lo mette al riparo da perdite eccessive. 30

31 Un esempio? Ammettiamo che vogliate investire i vostri soldi acquistando un titolo X perché, dopo un'attenta valutazione, avete stabilito che il giro di affari della società in questione presenta buone prospettive di crescita. Grazie ad una formula matematica (che vedremo in seguito), avete stimato il suo valore intrinseco: un'azione X vale 50 euro. A questo punto, seguendo il consiglio di Buffett, attendete che la quotazione del titolo arrivi almeno al 25% in meno rispetto alla vostra stima. Poiché il 25% di 50 è 12,5, acquisterete il titolo X quando avrà raggiunto la quotazione di 37,5 euro (o una quotazione inferiore). In questo modo, anche se la vostra stima dovesse rivelarsi errata per eccesso, poniamo del 10%, avrete comunque fatto un affare. Infatti: 50-10% = 45, che tradotto vuol dire che anche se il valore intrinseco reale è di 45 e non di 50, avendolo acquistato a 37,50 ci avrete comunque guadagnato anche se un po' meno rispetto alle previsioni. 31

32 Se poi a causa di crisi economiche e/o finanziarie i listini cadono in picchiata travolgendo tutti i titoli, tanto meglio: potete acquistare le azioni che avete selezionato beneficiando di un'ulteriore sconto. 32

33 RIEPILOGO 1 REGOLA 1: put all your eggs in one basket Warren Buffett non diversifica gli investimenti, ma investe i suoi soldi e quelli degli azionisti della Berkshire in aziende che hanno dimostrato di ottenere ottimi risultati e che operano in settori che conosce e comprende. REGOLA 2: la volatilità dei titoli è un'occasione Quando i prezzi dei titoli precipitano, Buffett fa shopping sul mercato azionario portandosi a casa azioni di qualità a prezzi stracciati; quando si verifica un improvviso rialzo ne approfitta per vendere a caro prezzo quei titoli che non si sono dimostrati all'altezza delle sue aspettative. REGOLA 3: basta il buon senso Il saggio Buffett investe in aziende che dominano una buona fetta del mercato di riferimento, che sono in costante crescita e che producono beni o servizi che sfuggono alla mannaia delle crisi 33

34 economiche (tipo Coca-Cola e Gillette) REGOLA 4: un dollaro di capitalizzazione di borsa per ogni dollaro di utili netti non distribuiti Buffett decide di investire in una società solo se il management ha saputo reinvestire gli utili netti non distribuiti generando un aumento del valore dei titoli maggiore o uguale alla remunerazione che gli azionisti avrebbero ottenuto se tutti gli utili fossero stati distribuiti. REGOLA 5: comprare ottime azioni a prezzi ragionevoli Warren Buffett compra quando il prezzo delle azioni è inferiore al valore intrinseco del titolo di almeno il 25%. Questo margine costituisce un'efficace assicurazione contro il rischio di sopravvalutazione del titolo. 34

35 INDICE PASSO 2 e la sua strategia di investimento Società commodity based e consumer monopoly Abbiamo visto che Buffett analizza attentamente l'andamento e le prospettive future dei titoli allo scopo di identificare il migliore investimento possibile. Per comprendere il suo metodo di scelta delle azioni, partiamo da una distinzione fondamentale delle aziende quotate in due grandi gruppi: le aziende di prodotti massificati, le cosiddette commodity-based firms e le consumer monopoly, cioè quelle aziende che producono e vendono dei prodotti per i quali non esiste una vera concorrenza, poiché sono identificati da un marchio registrato (vedi Coca-Cola) o da qualsiasi altra caratteristica 35

36 per cui il mercato li percepisce come unici e non replicabili. Warren Buffett non compra mai azioni di aziende che producono prodotti massificati, in quanto il mercato di questi prodotti è molto competitivo ed è condizionato dall'idea di produrre al minor costo possibile. Le aziende la cui produzione è rivolta al mercato dei prodotti massificati impiegano tutte le proprie risorse finanziarie per migliorare la produzione (produrre di più ad un costo più basso) investendo poco o niente nell'innovazione del prodotto. Il risultato di questa politica è che i profitti di queste aziende sono bassi in quanto i loro prodotti vengono assorbiti dal mercato in misura proporzionale al prezzo (minore è il prezzo, maggiore è la richiesta) e non alla qualità del prodotto stesso, poiché questo non si differenzia in modo sostanziale da quello delle aziende concorrenti. Da quanto detto, risulta evidente che questo tipo di aziende, essendo fortemente esposte alla concorrenza, non possono 36

37 garantire una crescita degli utili costante nel tempo e quindi non costituiscono un buon investimento. Per identificare le società commodity based si può fare riferimento alla tipologia dei prodotti: sono aziende di prodotti massificati quelle che operano sul mercato automobilistico, quelle che producono materie prime per l'alimentazione (cereali), quelle che lavorano il legno, ecc.. Tuttavia, non è sempre così semplice distinguere una azienda commodity-based da una consumer monopoly. Per non sbagliare, Buffett si affida ad una serie indicatori: basso margine di utili (ricavi netti / ricavi) basso rendimento del capitale netto (ricavi netti / capitale netto) fidelizzazione scarsa o assente alto numero di aziende concorrenti il settore nel complesso produce più di quanto il mercato possa assorbire i profitti sono irregolari. 37

38 2.2 - Caratteristiche delle Consumer Monopoly L'interesse di Buffett si concentra su quelle aziende che producono prodotti o servizi che difficilmente possono essere copiati poiché sono 'protetti' da un'alta fidelizzazione del marchio e/o operano in una sorta di monopolio grazie allo sfruttamento di un brevetto. Queste società hanno il vantaggio di poter imporre al mercato il proprio prezzo e di adeguarlo all'aumento dell'inflazione perché non esiste una vera concorrenza, di conseguenza, i loro utili sono in costante aumento. Secondo Buffett, il valore di questi 'monopoli' è dato dalle loro 'caratteristiche non tangibili' come appunto la fidelizzazione della marca e la copertura offerta da licenze e brevetti. Le aziende che operano in una situazione di 'monopolio di fatto' (in quanto non si tratta di veri e propri monopoli, cioè di aziende che hanno ottenuto dallo Stato la concessione per produrre e commercializzare in esclusiva un particolare bene o servizio) non devono preoccuparsi della concorrenza, che è marginale o 38

39 completamente assente, e quindi non necessitano di grandi investimenti per aumentare la produttività (nuovi impianti, fabbricati, ecc.). Inoltre, i prodotti o servizi offerti sono di bassa tecnologia e non richiedono pertanto processi produttivi complicati e dispendiosi. Questi fattori determinano notevoli flussi di capitale in entrata e assenza o contenimento dei debiti. Esempi classici di società che operano in situazione di monopolio sono: Coca-Cola, che oltre a poter contare sulla forza del marchio e su una formidabile rete di distribuzione (supermercati, ristoranti, fast food, distributori automatici), commercializza un prodotto di consumo, che quindi viene acquistato frequentemente; McDonald's che come Coca-Cola è presente e conosciuto in tutto il mondo; aziende farmaceutiche che possiedono il brevetto di 39

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