The student route Studenti internazionali: presenza e impatto

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1 The student route Studenti internazionali: presenza e impatto Conferenza promossa da EMN Italia/Ministero dell Interno e Università Ca Foscari di Venezia, in collaborazione con Prefettura, Questura, Comune e Caritas di Venezia e Regione Veneto e, a livello di ricerca, Centro Studi e Ricerche Idos, Cnr/Irpps, Fondazione Leone Moressa e Intersos Venerdì 8 giugno 2012, ore Sede dei lavori: Aula Magna di Ca Dolfin, Dorsoduro 3825/E Background e obiettivi del convegno Un aspetto molto importante del fenomeno migratorio sono gli studenti internazionali, da considerare una delle espressioni più significative del fenomeno della mobilità, non da ultimo per il potenziale impatto sulla concorrenza e sulla costruzione di società interculturali. La Commissione Europea, cosciente di questa posta in gioco, ha proposto uno studio specifico ai 27 Stati membri che fanno parte dell European Migration Network, un programma istituzionale che in Italia fa capo al Ministero dell Interno, Direzione Centrale delle Politiche per l Immigrazione e per l Asilo e che si avvale del supporto del Centro Studi e Ricerche Idos. Non è estraneo a questo interesse l aver constatato che i paesi più sviluppati sono quelli che accolgono il maggior numero di studenti, per cui merita di essere approfondito l impatto di questa presenza. Gli studenti internazionali si propongono, insomma, come un fattore di propulsione anche a livello economico. Nell area Ocse gli studenti internazionali sono stati stimati pari a 3,7 milioni (e nell UE a 27 oltre un milione e 200mila), con un assoluta prevalenza dei cinesi (incidenza del 18%), mentre come paesi ricettori si sono segnalati, insieme agli Stati Uniti, diversi paesi europei, anche per la capacità di inserirli nel mercato interno. Nell area Ocse la Gran Bretagna primeggia con mezzo milione di studenti esteri. Segue un gruppo di paesi con / presenze: Australia, Germania e Francia. Quindi si incontra un un gruppo di due paesi con più di studenti: Canada e Giappone. Il quarto gruppo è quello dei paesi che superano le presenze: Spagna, Nuova Zelanda, Austria, Italia, Corea del Sud e Svizzera. In Italia, dove i dati provvisori dell Anagrafe Nazionale Studenti per l a.a. 2011/2012 hanno registrato presenze e l incidenza degli stranieri sulla popolazione studentesca totale risulta pari al 3,8%, quota decisamente bassa se rapportata sia alla media dei Paesi UE (8,6%), sia al 10,7% che si registra in Germania e al 21,6% nel Regno Unito, solo per citare alcuni esempi relativi al 2010 (tab.3.1). Nell UE a 27 nel 2010 i permessi di soggiorno per motivi di studio sono stati 510mila, pari ad un quinto di tutti i permessi rilasciati nel corso dell anno (21,8%) e ciò dà un idea dell importanza degli ingressi per studio (tab.1.1). A questi e ad altri approfondimenti è finalizzato il convegno sugli studenti internazionali in Italia e in Europa, programmato a Venezia per l 8 giugno 2012 presso l'università Ca' Foscari, che coinvolge le delegazioni di otto Stati membri (Austria, Estonia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Svezia e Ungheria) e, a livello locale, la Regione Veneto, la Prefettura, la Questura, il Comune di Venezia e la Caritas diocesana. In preparazione del convegno e in collaborazione con il Centro Nazionale delle Ricerche/Istituto per la ricerca sulla popolazione e le politiche sociali, si è svolto il 22 maggio un seminario di approfondimento con una delegazione finlandese, i rappresentanti di diverse Università romane e pontificie, il Forum per l Intercultura della Caritas di Roma e diversi stranieri che hanno studiato in Italia. In tale occasione è stato lanciato un questionario per ampliare la conoscenza sulla situazione e le prospettive degli studenti internazionali, disponibile per la compilazione sia su formato cartaceo sia online ( Per il convegno di Venezia il Centro Studi e Ricerche Idos e la Fondazione Leone Moressa hanno operato congiuntamente per preparare una scheda di introduzione al convegno, sia quanto ai dati statistici che all approfondimento degli aspetti economici implicati, mentre l ong Intersos ha messo a disposizione i suoi approfondimenti sugli studenti internazionali e la fuga dei cervelli. Dati sugli studenti internazionali in Italia Non manca in Italia una certa diversificazione dell offerta formativa, trainata anche dalla crescente presenza immigrata nel nostro Paese e dalla creazione di un portale internet unico chiamato Study in Italy. L internazionalizzazione dello studio sta diventando più concretamente visibile, però - nonostante i passi in avanti - l Italia rimane notevolmente attardata rispetto agli altri paesi, dove - come si è visto - l incidenza di 1

2 questi studenti è notevolmente più alta. Tra i fattori ostativi si possono annoverare, da una parte, le difficoltà di programmazione e di rilascio dei permessi di soggiorno per motivi di studio, l'incertezza del loro rinnovo annuale, il complesso meccanismo di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all'estero, il basso numero di borse di studio erogate, la carenza di residenze universitarie (i posti letto disponibili sono pari al 2,8% della popolazione universitaria) e, infine, lo scarso livello di corsi in inglese, fortunatamente da ultimo in forte aumento: già ora in oltre 100 atenei sono attivi corsi o insegnamenti in lingua inglese. Inoltre, dall'anno accademico l intera offerta formativa magistrale, cioè bienni specialistici e dottorati, del Politecnico di Milano sarà data in lingua inglese e forse non sarà l unico caso. Dall'altra parte, il Testo Unico delle leggi sull immigrazione sancisce la parità di diritto nell accesso alle borse di studio, alle residenze per studenti, ad eventuali riduzioni delle tasse universitarie e ad altri interventi di sostegno. Nella metà degli anni 60 gli studenti esteri erano , diventati il doppio nei primi anni 70. All inizio dei primi anni 80 si fece un significativo passo in avanti e si arrivò a studenti, scesi nuovamente a all inizio degli anni 90, periodo in cui furono notevoli le oscillazioni e netto l aumento di quelli europei con diminuzione delle altre aree continentali. Nel corso del tempo è cambiato il protagonismo delle diverse collettività. Nella prima fase il protagonismo spettava a tedeschi, svizzeri e specialmente greci, che trovavano in Italia un rimedio al numero chiuso praticato in alcune facoltà delle loro università. Poi è stata la volta degli albanesi, non solo per il forte afflusso di persone dal paese delle aquile ma anche per l iscrizione all università dei figli degli immigrati. Negli ultimi anni il dinamismo più significativo spetta alla Romania e alla Cina, paese quest ultimo che, così come sta facendo in Italia, manda i suoi studenti nelle diverse parti del mondo. I maggiori protagonisti dello studio universitario in Italia non sono coloro che appartengono alle collettività più consistenti, seppure con alcune eccezioni. L eccezione più significativa è quella dell Albania che, seppure sia un piccolo paese, continua a rimanere al vertice. Anche il Camerun è un paese che incoraggia lo studio all estero e ritiene l Italia uno sbocco interessante visto che, tra quelli africani, è il paese che conta il maggior numero di studenti in Italia (cfr. Raymond Siebetcheu, L immigrazione camerunense in Italia, in Caritas/Migrantes, Dossier Statistico Immigrazione 2011, Edizioni Idos, Roma, 2011, pp ). Attualmente gli iscritti del Camerun sono più di 2.000, pressoché triplicati nel corso di un decennio. Notevole è anche il fatto che negli ultimi quattro anni un migliaio di cittadini di questo paese abbia conseguito la laurea in Italia. Lo sbocco più ricorrente è il politecnico di Torino, mentre l università di Modena è quella dove hanno raggiunto l incidenza più elevata (18%). Come gli altri immigrati, i camerunensi sono una risorsa non solo per l apporto economico, ma soprattutto perché costituiscono una ricchezza plurima che favorisce il plurilinguismo e l internazionalizzazione nella società italiana, con il suo assetto sociale che ne deriva (Raymond Siebetcheu, cit., p. 55). In Italia, nel periodo , anche a seguito dell introduzione della laurea triennale (a.a ), gli studenti internazionali sono aumentati del 160% (da a ), ma più sorprendente è stata l evoluzione della Corea del Sud, dove questi studenti sono più che triplicati solo nel periodo (da a ). Notevole difficoltà persiste, invece, soprattutto per gli studi post-laurea, come per esempio le scuole di specializzazione medica, essendo richiesta la cittadinanza italiana, ostacolo che vale anche per i giovani immigrati di seconda generazione residenti in Italia. I dati disaggregati disponibili per l a.a mostrano che le donne hanno inciso per il 59,2% sui iscritti stranieri (contro il 56,9% tra gli studenti italiani). Gli iscritti sono soprattutto europei e asiatici, con prevalenza di queste collettività: Albania , Cina 5.102, Romania 4.642, Grecia 3.068, Camerun e Marocco 1.656, rispetto alle quali, con la sola eccezione della Cina, l Italia rappresenta una meta privilegiata nell ambito dei paesi UE (tab. 4.2). Nell'a.a , secondo i dati provvisori dell Anagrafe Studenti Universitari del Miur, nelle università italiane si sono iscritti studenti internazionali, un livello pressoché costante nell ultimo quinquennio (tab.4.1). Queste sono le proporzioni: 1 cittadino straniero ogni 22 immatricolati, 1 ogni 26 iscritti complessivi, 1 ogni 37 laureati (oltre 7mila). Questi valori sono in aumento: nell anno accademico i laureati stranieri erano solo 1 ogni 100 e gli immatricolati e gli iscritti all incirca 1 ogni 60 (tab. 4.1). Alla fine del 2011, secondo l archivio del Ministero dell Interno, il maggior numero di permessi di soggiorno per motivi di studio (complessivamente ) spetta ai cinesi (7.589), seguiti dagli albanesi (5.889), dagli statunitensi (2.842), dagli iraniani (2.520) e dai camerunensi (2.088). Segue un folto gruppo di paesi con più di permessi per motivo di studio: Turchia, Russia, Israele, Corea del Sud, Giappone. A differenza di quanto avvenuto nel triennio precedente, non troviamo più nella graduatoria dei primi dieci paesi l India, il Brasile, il Marocco, la Serbia e la Croazia (tab ). Quanto ai rilasci di un permesso di soggiorno per studio a persone direttamente provenienti dall estero (complessivamente ), nel corso del 2011 i primi sono gli statunitensi (5.684), seguiti dai cinesi (3.243) e dagli albanesi (1.029). Per numero di nuovi permessi si segnala anche il Messico. Nel 2011 risultano, invece, ridotti i permessi di soggiorno per motivi di studio 2

3 rilasciati a persone provenienti dai paesi di origine degli immigrati. Si è trattato di poco più di 200 permessi per la Tunisia, il Marocco, la Serbia, l Egitto, il Pakistan e la Croazia, e di poco più di 100 per l Argentina, la Moldova, il Venezuela e la Nigeria (tab.2.2). Si deve avere l accortezza di non equiparare i permessi di soggiorno per studio in vigore allo stock degli universitari stranieri registrati in Italia, così come i nuovi permessi non vanno equiparati alle immatricolazioni, perché si iscrivono alle università anche i figli degli immigrati, seppure presenti per motivi di famiglia o di lavoro, aspetto sul quale si ritornerà, e anche perché molti stranieri che arrivano dall estero per studiare, dunque con visto e permesso di soggiorno, frequentano università private che non rientrano nella competenza del Miur (è il caso per esempio delle università americane). La mobilità studentesca non ricalca esattamente la mobilità per lavoro, perché un terzo degli studenti internazionali è concentrato nel Centro Italia, dove fungono da fattore di attrazione le università di Roma (oltre 8mila iscritti, di cui oltre 5mila alla Sapienza), Firenze (3mila), Pisa (1.500), come anche quelle per stranieri di Perugia (492) e Siena (136). Sedi universitarie importanti, nelle altre aree del paese, sono Milano (9.800 iscritti, distribuiti tra numerosi atenei), Torino (6.600), Bologna (4.900), Padova (2.400), Trieste (1.500) e, nel Sud, Bari e Napoli (quasi 800 ciascuna città distribuiti in più atenei). Approfondimenti condotti negli anni passati hanno posto in evidenza che i greci frequentano maggiormente gli atenei di Camerino, Urbino e Bari, i romeni Torino, i tedeschi Palermo e Bolzano, i camerunensi Modena-Reggio Emilia, Padova e Parma, i cinesi il Politecnico di Milano. Economia, Medicina e Chirurgia e Ingegneria sono le facoltà che gli stranieri trovano maggiormente interessanti e che, perciò, totalizzano quasi la metà degli iscritti. Al quarto posto si colloca, con un valore attorno al 10% (e nel passato a livello ancora più alto), la facoltà di Lettere e Filosofia. Più richiesta sta diventando anche la laurea in Infermieristica, per la quale peraltro sono scarsi i posti anche per gli italiani che vogliano iscriversi. Nel 2011 nell Unione Europea, su nuovi permessi di soggiorno per studio, il 5% è stato rilasciato in Italia (26.676). Alcune nazionalità sentono verso l Italia una maggiore attrattiva, tenendo conto della percentuale di propri studenti che sceglie il nostro paese: Stati Uniti 9,7%, Giappone 10,1%, Argentina 11,0%, Serbia 12,2%, Libano 12,5%, Iran 13,9%, Egitto 14,1%, Camerun 17,9%, Croazia 18,3%, Israele 27,9% (molti dei quali sono in realtà studenti di origine palestinese con cittadinanza israeliana) e, infine, Albania 52,1% (tab.1.2). Si tratta di una sorta di gemellaggi di fatto che meritano approfondimenti. Come anche un attenta riflessione va dedicata alla scarsa propensione allo studio in Italia che caratterizza diversi paesi che vi hanno consistenti collettività immigrate, ma una ridottissima quota di studenti: Pakistan 0,9%, India 1,4%, Turchia e Ucraina 3,1%, Marocco 3,8%, Cina 4,1%, Moldova 5,1%, Venezuela 5,6%, Brasile 5,9%, Russia 6,4%, Tunisia 7,8%. Se il fenomeno migratorio è chiamato a fungere da ponte, questo - come si vede - non sempre avviene per quanto riguarda lo scambio a livello universitario. L archivio dei permessi di soggiorno del Ministero dell Interno consente di evidenziare che un decimo di quanti nel 2011 sono entrati in Italia per motivi di studio (3.309 su ) si sono fermati per periodi tra i 3 e i 6 mesi, presumibilmente per seguire corsi di lingua italiana o aggiornamenti di breve periodo (tab. 2.1). Non mancano quelli che seguono la formazione postlaurea: dottorati, scuole di specializzazione e master. Per una esatta lettura dei dati statistici, è importante ribadire che tra gli studenti stranieri sono inclusi anche i giovani che risiedono in Italia e, dopo aver ottenuto il diploma, si iscrivono all università. Essi non possono essere considerati veri e propri studenti internazionali, dal momento che l Italia è il loro paese di residenza e anche per il fatto che il loro comportamento è molto simile a quello degli studenti italiani. Dagli archivi del Miur si rileva che tra gli studenti stranieri iscritti all università il 58,0% ha conseguito il diploma all estero, il 31,0% in Italia e il rimanente 10,9% in un luogo non specificato; di conseguenza, si può ipotizzare che gli studenti internazionali in senso proprio siano solo , per cui l incidenza prima calcolata diminuisce notevolmente. Di questa distinzione si terrà conto nell ipotizzare la dimensione economica dello studio in Italia, senza trascurare che anche i figli degli immigrati possano decidere di studiare fuori sede. Quanto costa a uno straniero studiare in Italia Di questo tema si è occupata la Fondazione Leone Moressa nell approfondimento condotto sugli aspetti economici degli studenti internazionali. Distinguere tra studenti stranieri internazionali e studenti stranieri non internazionali risulta fondamentale nel momento in cui si stimano i costi e le spese sostenute per la frequenza universitaria e per il mantenimento quotidiano degli studenti fuori sede. Bisogna poi considerare come quelli che chiamiamo studenti stranieri non internazionali in alcuni casi decidano di allontanarsi dalla propria famiglia per studiare, scegliendo una facoltà lontana dalla propria residenza. Considerando che il 26,3% degli universitari in Italia studia fuori sede, come attesta la Sesta indagine Eurostudent sulle condizioni di studio degli studenti universitari (2011), si ipotizza che una percentuale leggermente più bassa possa interessare anche gli studenti stranieri non internazionali ; in questo modo si stima la loro presenza in soggetti (il 26,3% 3

4 riferito a tutti gli studenti è stato ridotto del 30%, ipotizzando così pari al 18% il numero di studenti stranieri fuori sede che hanno preso il diploma in Italia). Il comportamento economico di questi soggetti potrebbe essere paragonato a quello degli studenti internazionali; quindi, nello stimarne la numerosità, occorre prendere in considerazione anche questo dato. Si tratta così di soggetti (tab.5.1). Gli studenti internazionali affrontano delle spese per il loro percorso di studi e per il loro mantenimento: si tratta delle tasse e dei contributi universitari, dei libri di testo e del materiale didattico, dell affitto dell alloggio (sia esso alloggio universitario o appartamento o stanza privata), delle spese per la casa (come le bollette di luce, acqua, gas ), delle spese per alimenti, trasporto, abbigliamento, comunicazione, tempo libero, i viaggi che sostengono amici e parenti che vengono a trovare in Italia lo studente e i viaggi che gli studenti stessi fanno per tornare a casa. Inoltre sono previste spese per l assicurazione sanitaria e per il permesso di soggiorno. Ma per riuscire a comprendere l effettivo impatto economico degli universitari stranieri, non si può non considerare che anche gli studenti stranieri non internazionali sostengono delle spese, contribuendo così a rafforzare il loro peso sull economia nazionale. Per costoro le spese considerate includono le tasse universitarie, il costo dei libri di testo, le spese di trasporto, il permesso di soggiorno e l assicurazione sanitaria. Per quantificare queste voci, e in mancanza di voci specifiche, sono stati applicati alcuni accorgimenti metodologici, che cercheremo di descrivere per ciascuna voce di spesa. Tasse e contributi universitari. Le tasse universitarie sono diverse se si tratta di facoltà pubbliche o private. Nell a.a in media la retta per iscriversi ad un università pubblica è stata di 993 euro procapite, contro i euro dell università privata (stima su dati Miur). Considerando che il 94,3% degli studenti stranieri è iscritto all università pubblica e il rimanente 5,7% all università privata, si calcola un ammontare di contributi e tasse universitarie pagate dagli iscritti stranieri di quasi 71 milioni di euro. Alloggio. Le spese per l alloggio sono sicuramente quelle che incidono di più sul bilancio complessivo di uno studente straniero internazionale o fuori sede. Il costo per l affitto di un alloggio varia sulla base dell area geografica e sulla distribuzione degli studenti nel territorio nazionale. Se si considera che in media affittare al Nord un alloggio costa euro, al Centro euro e al Sud euro e che gli studenti stranieri si distribuiscono per il 60,4% al Nord, per il 31% al Centro e per l 8,6% al Sud, si calcola una spesa complessiva di 147,8 milioni di euro all anno (questa stima si basa sulla media del costo dell affitto di una stanza singola e di una stanza doppia, come desunto dal, 2 Rapporto nazionale sui costi degli atenei italiani curato da Federconsumatori, ottobre 2011). Altre spese per la casa. Le spese accessorie per la casa (in cui entrano a far parte i costi delle bollette della luce, dell acqua, del gas, del condominio, del riscaldamento ) sono state stimate partendo dall elaborazione dei microdati Istat sui Consumi delle Famiglie, considerando come famiglia tipo quella costituita da un unico componente, studente e con un età inferiore ai 35 anni. In questo caso si calcola una spesa media annua di euro che, moltiplicato per il numero di studenti stranieri internazionali e gli studenti stranieri fuori sede, porta ad una spesa complessiva di 70,2 milioni di euro. Libri di testo e materiale didattico. Ipotizzando un costo medio annuo di 350 euro per il materiale didattico (fonte: Università Politecnico di Torino), si calcola un ammontare complessivo per questa voce di 22,3 milioni di euro considerando nel computo complessivo anche gli studenti stranieri non internazionali. Trasporto. Tra biglietti, abbonamenti e spese di benzina un giovane spende all anno euro (fonte: elaborazioni su dati Istat, Rilevazione sui Consumi delle Famiglie, anno 2008, considerando una famiglia con un componente studente under 35). Questo significa che tutti gli studenti stranieri sborsano all anno 114,8 milioni di euro per questa voce. Alimentari, abbigliamento, comunicazioni, tempo libero (fonte come sopra). Considerando che tra spese di mensa, ristoranti, pizzerie e alimentari al supermercato uno studente under 35 spende mediamente all anno euro, si calcola un ammontare complessivo di 96,2 milioni di euro. Per l abbigliamento si tratta di 53,2 milioni di euro, per le comunicazioni (internet, abbonamento del telefono ) di 15,6 milioni di euro e per il tempo libero di 30,1 milioni di euro. Permesso di soggiorno e assicurazione sanitaria. Gli studenti stranieri non comunitari spendono 72,12 euro all anno in permesso di soggiorno (fonte: Università degli studi di Milano, Welcome, Piccola guida per gli studenti internazionali. 2011/2012 ) e per l assicurazione sanitaria 155,97 euro (fonte: Informagiovani Online, Assistenza sanitaria per gli studenti stranieri fuori sede ). Si perviene ad costo annuo stimato di quasi 11 milioni di euro, considerando che gli studenti stranieri non comunitari sono 47mila. Visite di parenti e amici. Può capitare che gli studenti stranieri internazionali ricevano visite da parenti o amici. L indagine della Banca d Italia sul turismo internazionale calcola che mediamente un viaggiatore che viene in Italia spende 410 euro se viene a trovare un parente e 252 euro se viene a trovare un amico. Ipotizzando che lo studente riceva la visita dei propri genitori una volta all anno e quattro amici, si 4

5 tratta di un importo complessivo che si aggira attorno ai 67,4 milioni di euro. Viaggi per tornare a casa. L ammontare dei costi sostenuti dagli studenti per tornare nel proprio Paese dipende dalla destinazione e dalla disponibilità e dall economicità dei trasporti. Ipotizzando un unico viaggio all anno nel periodo estivo e considerando la provenienza dei soli studenti internazionali, si è pervenuto ad un costo medio annuo di 500 euro che, moltiplicato per il numero di studenti, raggiunge la cifra di 18,4 milioni di euro. Il dato è stato calcolato considerando un viaggio aereo da Roma alla capitale del Paese di origine dello studente. È stata considerata la tariffa più bassa ricavata dal sito internet per un viaggio che ha come data di partenza il 30 luglio La stessa tariffa è stata applicata anche al viaggio di ritorno (i dati sono stati estrapolati in data 31 maggio 2012). In questo modo si perviene a calcolare una spesa complessiva sostenuta annualmente dagli studenti stranieri di 718,5 milioni di euro, una parte minimale del Pil italiano (0,5 per mille) che nel 2011 ha superato i miliardi di euro, ma comunque consistente. Se si considerano i veri e propri studenti internazionali si può pervenire ad una stima del costo da loro sostenuto annualmente per studiare in Italia: tra tasse, costi di vitto, alloggio, tempo libero e viaggi si ipotizza una spesa media di euro a testa, pari a euro al mese (tab.5.2). Dato questo che fa riflettere, non solo sulla capacità di spesa di uno studente che decide di frequentare l università in Italia, ma anche sul potenziale che potrebbe esprimere il nostro Paese se fosse in grado di essere più attrattivo nei confronti degli studenti internazionali. Il volano economico che comporta la scelta di venire in Italia farebbe aumentare i consumi nelle aree che accolgono gli studenti, sia che si tratti di spese per l affitto, che di tempo libero o di tasse e contributi universitari: un microsistema che, se ben gestito, potrebbe solo che apportare positività al nostro sistema economico. Dallo spreco dei cervelli alla loro valorizzazione L ong Intersos ha posto in evidenza che ogni anno migliaia di immigrati qualificati entrano in Italia per dedicarsi a mansioni non in linea con il loro profilo educativo e professionale, mentre altri immigrati o figli di immigrati si formano sul posto. Laureati in fisica che fanno i portieri, specialisti in materie tecniche impiegati come badanti, un esercito di competenze che alimentano un fenomeno internazionalmente noto come brain waste, spreco di cervelli. Secondo i dati, pubblicati nel 2010 da EMN Italia, il 54,1% degli stranieri è in possesso di un diploma o della laurea, circa i tre quarti (73,4%) svolgono una professione operaia o non qualificata, con percentuali minime per i lavori maggiormente qualificati (dirigenziali o tecnici). Diversi studi dell Istituto Irpps del Cnr hanno evidenziato che in Italia meno della metà degli immigrati con diploma o formazione universitaria svolge un attività confacente al proprio livello di formazione e che neppure venga percepita la presenza di questi immigrati altamente qualificati. L immigrato laureato, a causa dei pregiudizi diffusi, trova maggiori ostacoli alla mobilità sociale rispetto agli italiani e non sempre i suoi sforzi hanno un esito positivo, per cui sia l Italia che il paese di origine perdono gli effetti potenzialmente positivi dei flussi migratori qualificati. Il settore della cooperazione allo sviluppo ha denunciato i rischi connessi al brain drain, ovvero alla sottrazione di risorse altamente qualificate a paesi in via di sviluppo (PVS), con conseguenti effetti depressivi per le loro economie. La fuga massiccia del capitale umano da un paese, senza alcuna possibilità di ritorno, ne determina una contrazione anche in termini economici. Studi condotti nella metà degli anni Duemila hanno posto in evidenza che circa un terzo degli emigrati africani ha ricevuto una formazione universitaria contro il 3,6% di quelli rimasti in patria; proporzioni analoghe sono state evidenziate per i flussi dall America Latina e addirittura superiore per i flussi dall Asia, con effetti devastanti specialmente nel settore sanitario. Tuttavia, recentemente diverse analisi hanno iniziato a mettere in evidenza come, in presenza di alcune essenziali precondizioni, l emigrazione dei lavoratori qualificati dai PVS possa potenzialmente avere un impatto positivo sulle economie locali, stimolando circoli virtuosi di sviluppo sia nelle comunità di origine che in quelle di accoglienza. La teoria della brain circulation infatti non confuta le osservazioni precedenti, ma le approfondisce individuando alcune variabili che porterebbero in determinati casi a un vantaggio in termini economici e sociali per il paese d origine degli emigranti altamente qualificati. Si perviene, così, all ipotesi del brain gain, del guadagno, degli effetti positivi che potrebbero avere le migrazioni qualificate, valorizzando le competenze dei migranti sia nei paesi di accoglienza che nei paesi di origine. In concreto, si tratta di stabilire a quali condizioni l emigrazione di laureati qualificati da paesi a basso livello di reddito possa creare circoli virtuosi di sviluppo e di individuare le possibili iniziative da mettere in campo per ridurre al massimo gli impatti negativi attuali e privilegiare la crescita economica tanto nel paese d origine quanto in quello di accoglienza. L idea stessa di poter emigrare costituisce una molla importante per spingere i giovani ad avanzare sino ai gradini più avanzati dell educazione formale. La presenza all estero di personale altamente qualificato può essere un veicolo positivo per favorire l adozione di soluzioni tecnologiche avanzate nei paesi 5

6 d origine e, soprattutto, può favorire lo sviluppo di relazioni commerciali tra il paese d origine e quello di destinazione (ad esempio la diaspora cinese per il settore manifatturiero e quella indiana per il settore dei servizi di tecnologia informatica). La diaspora è in grado di svolgere un importante ruolo di stimolo per adottare soluzioni politiche ed istituzionali avanzate o per supportare cambiamenti di regime nei paesi di origine. Gli emigranti maggiormente qualificati tendono a investire più rimesse nei paesi di origine rispetto a quelli privi di istruzione universitaria. Tuttavia, il canale privilegiato per assicurare un apporto positivo dell immigrazione qualificata allo sviluppo dei paesi di origine è chiaramente il ritorno, secondo una concezione circolare dei flussi favorita dagli accordi bilaterali e dal varo di appositi programmi. Anche oggi è possibile promuovere circoli virtuosi di brain circulation, ma bisogna volerlo e, quindi, promuovere azioni concrete al riguardo, a livello individuale, con ritorni volontari assistiti e, a livello comunitario, con accordi bilaterali. La presenza degli studenti internazionali costituisce una base promettente per perseguire queste nuove prospettive, facendo perno, oltre sulle strutture pubbliche, anche sulle ong che operano a livello internazionale. Tra di esse, diverse hanno avviato specifici programmi di ritorno, di sostegno alle regioni di origine coinvolgendo gli stessi migranti, di indirizzo all efficace utilizzo delle rimesse, fino ad iniziative di co-sviluppo tra realtà territoriali italiane e realtà di provenienza dei migranti. Nell insieme si può ancora sperare in una brain circulation più promettente per il paese di origine e quello di arrivo. Linee di interpretazione della presenza in Italia per motivi di studio Dall andamento degli studenti riscontrato in Italia si possono desumere alcune linee di lettura. Non è molto accentuata la collaborazione interuniversitaria con i paesi dai quali provengono gli immigrati e l Albania deve essere considerata un eccezione, seppure per questa collettività una consistente quota di studenti sia costituita da figli di immigrati soggiornanti in Italia per motivi familiari. Non sembra fondato ritenere che lo studio sia un pretesto per aggirare la normativa sugli stranieri, con l intento di venire in Italia per poi restarvi come lavoratori, anche perché la conversione del motivo del permesso può avvenire solo nei limiti consentiti dai decreti sulle quote. Nel 2011 i casi di conversione (da studio in lavoro) sono stati 825, mentre negli anni precedenti si è trattato di appena 27 casi nel 2008, 44 nel 2009 e 46 nel Lo studio presso le università in Italia spesso coinvolge aree dalle quali si sono originati flussi di richiedenti asilo, come è il caso dell Iran (dove, tra l altro, all inizio della rivoluzione negli anni 80 vennero chiuse le università) e del Medio Oriente. Un certo impatto è stato esercitato dai flussi dell emigrazione italiana, per cui nei paesi dove sono insediate le maggiori collettività si riscontra un interesse degli oriundi a studiare in Italia. Gli americani sono un caso a sé perché i soggiornanti per studio (2.842 nel 2011) sono poco più di un terzo di quelli che entrano in Italia per motivo di studio (6.273 i nuovi rilasci). Ciò avviene perché in Italia operano molti college di università americane (oltre cento sedi tra Roma e Firenze), che consentono ai propri studenti di condurre in Italia un semestre di studio, per cui il loro permesso di soggiorno, in quanto scaduto, non viene rilevato a fine anno. Inoltre, la loro frequenza non avviene presso le università italiane bensì presso i citati college, il che non consente la registrazione nelle statistiche sulle frequenze universitarie, riservate al sistema nazionale pubblico e privato. Qualcosa di simile avviene anche per gli studenti inviati in Italia dalle diocesi e dagli istituti religiosi di paesi esteri. Sono, in prevalenza, sacerdoti e suore che ricevono un permesso per motivi religiosi (valido anche per la frequenza universitaria), concentrati quasi esclusivamente a Roma, presso le facoltà e le università pontificie. L Yearbook Unesco censiva, per l anno accademico , studenti presso queste università, dei quali circa esteri. Successivamente, una ricerca condotta dall Ufficio Centrale Studenti Esteri in Italia (UCSEI), e presentata presso l Università Gregoriana il 15 aprile 2005 in collaborazione con il Dossier Statistico Immigrazione Caritas e Migrantes, rilevava che su circa studenti universitari iscritti alle strutture pontificie, circa la metà era costituita da stranieri, per la maggior parte religiosi (i laici erano solo 1.279). Tenuto conto del potenziale beneficio arrecato al sistema nazionale dagli studenti internazionali che si trattengono, si dovrebbe essere meno diffidenti nei loro confronti e far leva sugli incentivi, sia con borse di studio nella fase previa, sia con contributi per chi intenda successivamente promuovere un attività. Inoltre bisognerebbe anche rivedere gli ostacoli finora non superati: inadeguatezza dei servizi di sostegno agli studenti, onerosità dei requisiti per la concessione e il rinnovo del permesso di soggiorno per studio (obbligo di dare gli esami per tempo, mentre gli italiani arrivano alla laurea con uno o due anni fuori corso), necessità di politiche di accoglienza più incisive, incentivazione all apprendimento dell italiano già all estero e sostegno al perfezionamento in Italia. Infine, la presenza di studenti internazionali e di immigrati qualificati porta a insistere sulla necessità di promuovere una circolazione virtuosa che eviti le perdite e incentivi i benefici tanto per l Italia che per i paesi di origine. 6

7 1. Permessi di soggiorno a livello dell Unione Europea TAB UNIONE EUROPEA. Andamento dei permessi di soggiorno per motivo di studio e totale (2010) Primo rilascio Stock Studio Di cui studio Di cui altri Totale Studio Totale tout court motivi di studio** Belgio Bulgaria : : Ceca Rep Danimarca : : Germania Estonia 399 : : Irlanda Grecia Spagna Francia Italia Cipro Lettonia Lituania 422 : : Lussemburgo : : : : : : Ungheria Malta : Paesi Bassi : Austria Polonia Portogallo Romania Slovenia Slovacchia Finlandia : Svezia Regno Unito : : : : Unione Europea * * * * *Il dato Eurostat non include diversi paesi membri, tra cui il Regno Unito, paese che accoglie più della metà dei nuovi flussi per motivi di studio e il cui stock della presenza di studenti stranieri è stimato dall Ocse pari a circa 500 mila. ** Gli altri motivi di studio sono rappresentati da tirocinio non retribuito e volontariato. Fonte: EMN Italy. Elaborazioni su dati Eurostat TAB UNIONE EUROPEA. Permessi per motivo di studio: primi 10 paesi di primo rilascio e stock (2010) Primo rilascio Stock Cina Cina Stati Uniti Marocco India Stati Uniti Pakistan Russia Brasile Turchia Turchia Brasile Corea del Sud India Nigeria Ucraina Bangladesh Cameron Russia Corea del Sud Totale (senza Regno Unito) Totale (senza Regno Unito) Totale Totale nd Fonte: EMN Italy. Elaborazioni su dati Eurostat 7

8 2. Permessi di soggiorno a livello italiano TAB ITALIA. Andamento dei permessi di soggiorno per motivo di studio: primo rilascio e stock ( ) Primo rilascio Stock Studio nd nd nd nd Altri motivi di studio * nd nd nd nd Totale Studio Da 3 a 5 mesi Da 6 a 11 mesi Oltre 12 mesi Tot. Permessi di Soggiorno Da 3 a 5 mesi Da 6 a 11 mesi Oltre 12 mesi *Tirocinio non retribuito e volontariato. Fonte: EMN Italy. Elaborazioni su dati Eurostat/Ministero dell Interno TAB ITALIA. Primo rilascio per motivo di studio: primi 10 paesi ( ) Cina Stati Uniti Stati Uniti Stati Uniti Stati Uniti Cina Cina Cina Albania Albania Albania Turchia India Turchia Giappone 953 Iran Giappone Giappone Brasile 952 Brasile Camerun Brasile Iran 939 Russia Brasile 999 India Russia 764 Giappone Turchia 961 Iran India 740 Corea del Sud 961 Corea del Sud 808 Corea del Sud 980 Corea del Sud 736 Messico 767 Iran 774 Russia 896 Camerun 615 Albania 702 Totale Totale Totale Totale Fonte: EMN Italy. Elaborazioni su dati Eurostat/Ministero dell Interno TAB ITALIA. Stock per motivo di studio: primi 10 paesi ( ) Albania Albania Albania Cina Stati Uniti Cina Cina Albania Cina Stati Uniti Stati Uniti Stati Uniti Marocco Camerun Iran Iran India Turchia Camerun Camerun Serbia Iran Turchia Turchia Camerun Giappone Giappone Russia Giappone Brasile India Israele Brasile India Brasile Corea del Sud Croazia Marocco Russia 994 Giappone Totale Totale Totale Totale Fonte: EMN Italy. Elaborazioni su dati Eurostat/Ministero dell Interno 8

9 3. Le statistiche sugli studenti internazionali a livello dell UE TAB UNIONE EUROPEA. Studenti internazionali e tasso di inbound ( ) Anno * v.a. v.a. v.a. v.a. v.a. v.a. Tasso di inbound Belgio ,4% Bulgaria ,6% Rep. Ceca ,0% Estonia ,7% Ungheria ,7% Lettonia ,6% Lituania ,5% Polonia ,9% Romania ,7% Slovacchia ,6% Slovenia ,9% Austria ,6% Cipro ,6% Danimarca ,9% Finlandia ,6% Francia ,6% Germania ,7% Grecia ,2% Irlanda ,1% Italia ,5% Lussemburgo : : Malta ,3% Paesi Bassi ,5% Portogallo ,0% Spagna ,3% Svezia ,9% Regno Unito ,6% TOTALE ,6% NB. Il tasso di inbound è l incidenza del numero di studenti dall estero che studiano in un determinato paese sul totale degli iscritti nel settore post-secondario in quel paese. Fonte: EMN Italy. Elaborazioni su dati Unesco (internationally mobile students or International students: ); Eurostat (foreign students: 2010) TAB UNIONE EUROPEA. Studenti internazionali: continenti di provenienza ( ) % Africa 17,2% 16,6% 15,9% 15,5% 15,4% % Nord e Centro America 4,4% 5,0% 4,6% 4,4% 4,5% % Sud America 2,6% 2,7% 2,8% 3,5% 4,0% % Asia 30,5% 27,8% 28,6% 28,6% 30,3% % Europa 38,8% 39,6% 40,0% 38,9% 39,8% % Oceania 0,4% 0,4% 0,4% 0,3% 0,3% % non spec. 6,2% 8,0% 6,7% 8,8% 5,6% Totale v.a Fonte: EMN Italy. Elaborazioni su dati Unesco 9

10 4. Le statistiche sugli studenti internazionali a livello italiano TAB ITALIA. Studenti stranieri in Italia: immatricolati, iscritti e laureati (2003/ /2012) Immatricolati Iscritti Laureati e Diplomati a.a. v.a. % v.a. % v.a. % 2003/ , , ,6 2004/ , , ,7 2005/ , , ,8 2006/ , , ,0 2007/ , , ,2 2008/ , , ,5 2009/ , , ,7 2010/ , ,6 nd nd 2011/ , ,8 - - Nota: Dati 2011/2012 provvisori (aggiornamento del 4 giugno 2012). Fonte: EMN Italy. Elaborazioni su dati Anagrafe Studenti Universitari Miur TAB ITALIA. Caratteristiche dei primi 10 paesi di studenti internazionali iscritti nell a.s. 2010/2011 Totale Iscritti in Italia 2010/2011 Totale iscritti all estero 2009 (outbound) Di cui primi 5 paesi Totale iscritti dall estero 2009 (inbound) Albania Italia (11.787), Grecia (4.253), U.S.A. (745), Germania nd (633), Turchia (590) Cina U.S.A. ( ), Giappone (79,394), Australia (70.357), U.K. (47.033), Corea del Sud (39.309) Romania Francia (3.950), Germania (3.249), Italia (3,151), U.S.A (2.569), Ungheria (2.307) Grecia U.K. (12.034), Italia (4.537), Germania (2.699), Francia (1.868), U.S.A. (1.865) Camerun Francia (5.826), Germania (5.039), Italia (1.915), U.S.A (1.796), Belgio (503) Iran U.S.A. (3.475), Malaysia (3.475), U.K. (2.849), Germania (2.561), Canada (2.086) Perù U.S.A. (3.539), Spagna (3.489), Cile (1.490), Italia nd (1.430), Cuba (1.422) Marocco Francia (27.051), Germania (3.748), Spagna (3.165), Canada (1.587), Italia (1.207) Israele Giordania (3.086), U.S.A. (3.010), Germania (1.348), nd Italia (1.209) Ungheria (795) Moldavia Russia Fed. (3.771), Romania (3.389), Ucraina (1.297), Francia (884), Italia (685) Fonte: EMN Italy. Elaborazioni su dati Anagrafe Studenti Universitari Miur e Unesco 10

11 5. Study and Money: studenti internazionali e aspetti economici TAB ITALIA. Studenti stranieri iscritti all università nell a.a. 2010/2011 Chi Valore assoluto Studenti iscritti stranieri Studenti iscritti stranieri con diploma preso in Italia e np (a) Studenti iscritti stranieri con diploma preso all estero (b) Studenti iscritti stranieri con diploma preso in Italia e fuori sede (stima) (c) Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Miur e stime su dati Eurostudent TAB.5.2. ITALIA. Voci di spesa degli stranieri iscritti all università nell a.a. 2010/2011 Voci di spesa Ammontare annuo (in milioni di ) Chi è stato coinvolto nel calcolo Tasse e contributi 71,7 a + b Alloggio 147,8 b + c Altre spese per la casa 70,2 b + c Libri di testo e materiale didattico 22,3 a + b Alimentari 96,2 b + c Trasporto 114,8 a + b Abbigliamento 53,2 b + c Comunicazioni 15,6 b + c Tempo libero 30,1 b + c Permesso di soggiorno 3,4 a + b Assicurazione sanitaria 7,4 a + b Viaggi di parenti 30,2 b Viaggi di amici 37,2 b Viaggio per tornare a casa 18,4 b Totale 718,5 Impatto economico degli studenti internazionali sul Pil 0,5 Spesa procapite annua degli studenti internazionali Fonte: Elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Miur, Eurostudent, Istat, Federconsumatori, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Milano, Informagiovani, Banca d Italia, L EMN (European Migration Network), operativa dal 2003, è una rete comunitaria istituita dalla Commissione europea nei 27 Stati Membri per rispondere alle esigenze di informazione in materia di immigrazione e asilo delle istituzioni UE e delle autorità nazionali, così come per informare l opinione pubblica con notizie e dati aggiornati sul tema. Per informazioni: EMN Italy c/o IDOS Centro Studi e Ricerche, info@emnitaly.it Strutture coinvolte: CNR/Irpps c.brandi@irpps.cnr.it Fondazione Leone Moressa info@fondazioneleonemoressa.org Intersos nino.sergi@intersos.org Caritas diocesana di Venezia info@caritasveneziana.it Università Ca Foscari ir@unive.it 11

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