Sviluppo e Validazione di Algoritmi per la Valutazione di Brevetti

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1 Università Politecnica delle Marche Scuola di Dottorato di Ricerca in Scienze dell Ingegneria Curriculum in Ingegneria Meccanica e Gestionale Sviluppo e Validazione di Algoritmi per la Valutazione di Brevetti Advisor: Prof. E.P.Tomasini Ph.D. Dissertation of: Sara Urbano Curriculum supervisor: Prof. N. Paone XII edition - new series

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3 Università Politecnica delle Marche Scuola di Dottorato di Ricerca in Scienze dell Ingegneria Curriculum in Ingegneria Meccanica e Gestionale Sviluppo e Validazione di Algoritmi per la Valutazione di Brevetti Advisor: Prof. E.P. Tomasini Ph.D. Dissertation of: Sara Urbano Curriculum supervisor: Prof. N. Paone XII edition - new series

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5 Università Politecnica delle Marche Dipartimento di Ingegneria Industriale e Scienze Matematiche Via Brecce Bianche Ancona, Italy

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8 Ringraziamenti Vorrei innanzitutto ringraziare il mio Tutor Prof. E.P. Tomasini, nonché il Prof. Paone senza il supporto morale dei quali, soprattutto in un periodo così delicato della mia storia personale, tutto ciò non sarebbe stato possibile, ma un grazie speciale va necessariamente al mio collega Ing. A. Di Giuseppe, per avermi seguita e spronata, aiutata ed affiancata passo dopo passo di questo lungo percorso. Naturalmente non posso esimermi dal ringraziare i miei genitori che, come sempre nella mia vita, non hanno mai smesso di supportarmi, né nonostante tutto posso dimenticare chi, sebbene oggi non ne faccia più parte, ebbe con me l intuizione di questa Ricerca. Il grazie più grande tuttavia non può che andare a MIO FIGLIO, che con il suo sorriso continua a darmi ogni giorno la forza di guardare avanti e la fiducia di credere che il meglio debba ancora venire. i

9 Abstract Oggetto di questa Tesi è l estensione e la conseguente validazione alla casistica brevettuale attraverso la sua applicazione ad un Titolo già rilasciato, del Metodo Analytic Hierarchy Process, già ampiamente noto al mondo del Marketing. Il metodo AHP, sviluppato nel 1971 da Saaty, viene generalmente utilizzato nella determinazione del rapporto costi/benefici di un progetto qualora i pro e i contro dello stesso non appaiano determinabili da considerazioni di sola natura monetaria, in virtù della sua attitudine ad un analisi che contempli anche la considerazione dell ambiente circostante all elemento di partenza. Qualsiasi problema, spesso difficilmente monitorabile come sistema complesso, viene in tal modo destrutturato gerarchicamente in Fattori e Criteri, a ciascuno dei quali viene assegnato un peso, dapprima provvisorio poi definitivo, attraverso cui valutare le priorità e/o gli aspetti principali delle diverse alternative possibili (Multi-alternative Project). Secondo la medesima logica, anche un Titolo Brevettuale sistemizzato ed esaminato gerarchicamente sotto gli aspetti ritenuti caratterizzanti, può essere complessivamente stimato attraverso considerazioni quantitativamente qualitative, cosicchè il rischio di errori nella scrittura dei contenuti valutati in sede di Esame risulti drasticamente ridotto, specie in condizioni di elevata incertezza quali quelle del Mercato attuale con cui le imprese si interfacciano. Ad una panoramica sulle attuali procedure di Valutazione di un Brevetto, e sui contenuti strategici e manageriali insiti nella Proprietà Industriale in genere, segue perciò un focus sulle possibilità concrete di impiego delle Misure Ingegneristiche in tal senso attraverso casi pratici di studio, fino ad arrivare all implementazione vera e propria del Metodo AHP a partire dall analisi di un lavoro già svolto presso l Università di Taiwan. Il Metodo è quindi successivamente valutato in termini di Robustezza a partire da attribuzioni numeriche già sostanzialmente approvate da Confindustria e Ministero dello Sviluppo Economico, fino ad essere Validato attraverso l applicazione concreta ad un Titolo Brevettuale già rilasciato, sia attraverso l assegnazione Oggettiva dei pesi numerici sulle Rivendicazioni, che mediante attribuzione Soggettiva dei pesi sui singoli criteri in una variazione totale della prospettiva alla base della scrittura delle Rivendicazioni medesime. ii

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11 Indice 1. Introduzione pag Motivazioni ed Obiettivo Struttura della Tesi Capitolo 2 : Attuali Procedure di Valutazione di un Brevetto Procedura European Patent Office (EPO) Il Protocollo di Intesa: Metodo Confindustria Il ruolo di Perizie e Consulenti Il Valore Strategico di un Brevetto Implicazioni manageriali della Proprietà Industriali Teoria della Balanced Scorecard Teoria dell Analytic Hierarchy Process Impiego delle Misure Ingegneristiche : Casi di Studio Gli strumenti utilizzati: Laser, Fotogrammetria, il Software Photo Modeler Il Brevetto CMC Il ricorso sistematico alle Misure La Metodologia AHP Applicazione ai Brevetti Robustezza del Metodo: Prove Pratiche Valutazione di un Titolo già rilasciato I Brevetti Esaminati Validazione del Metodo AHP sul Titolo US Attribuzione Oggettiva sulle Rivendicazioni Attribuzione Soggettiva:Cambiare Prospettiva Confronto fra le due tipologie di Attribuzioni Esaminate Conclusioni pag.159 References pag.164 iv

12 List of Figures Fonte: S. Giordani, PTT Lab, pag.15 Figura 1 Schema di applicazione della Balanced Scorecard... pag.30 Figura 2 Albero gerarchico degli elementi ambientali... pag.33 Figura 3 Matrice dei Confronti a Coppie... pag.35 Figura 4 Principio di funzionamento di uno strumento laser a triangolazione... pag.46 Figura 5 Indicazione degli Angoli e delle Distanze... pag.47 Figura 6 Laser a Triangolazione commerciale... pag.47 Figura 7 Griglia di Calibrazione utilizzata da PhotoModeler... pag.51 Figure Alcuni esempi di applicazione del Software PhotoModeler... pag.52 Figure Rese architettoniche Modello 3D PhotoModeler... pag.53 Figure Modellizzazione di oggetti complessi (Università di Bologna)... pag.54 Figure Ricostruzione di Diagrammi a partire da foto scattate in Crash Zone... pag.55 Figure Misure di deformazione sulla Carrozzeria di un Veicolo... pag.56 Figure Impieghi di PhotoModeler sulla scena di un crimine... pag.57 Figura 27 Soluzione costruttiva rivendicata nel Brevetto EP (Fonte :Ricerca EPO Database)... pag.62 Figura 28 Vista in Pianta... pag.64 Figura 29 Vista in prospettiva delle coclee recanti le buste per l'operazione di imbusta mento... pag.65 Figure Viste laterali in sequenza durante lo svolgimento del processo di imbustamento... pag.67 Figura 34-34b La bobina recante gli inserti e il successivo taglio degli stessi... pag.78 Figura 35-35b Particolare della discesa delle buste dall'alto con mantenimento dell'orientamento iniziale delle stesse... pag.79 Figura 36 Orientamento del Distanziometro laser per la prima prova di verifica del dato di Produttività... pag.82 Figura 37 Raggio laser del Distanziometro opportunamente puntato sugli elementi ferma busta... pag.83 Figura 38 Posizionamento del pc collegato per acquisizione ed elaborazione dati.. pag.83 v

13 Figura 39 Profilo della quota z dei dentini fermabuste in funzione del tempo, a velocità di unità/ora... pag.84 Figura 40 Profilo della quota z dei dentini fermabuste in funzione del tempo, a velocità di unità/ora... pag.85 Figura 41 Profilo della quota z dei dentini fermabuste in funzione del tempo, a velocità di unità/ora... pag.85 Figura 39b Pulizia del segnale rilevato a velocità di unità/ora... pag.86 Figura 40b - Pulizia del segnale rilevato a velocità di unità/ora... pag.86 Figura 41b - Pulizia del segnale rilevato a velocità di unità/ora... pag.86 Figura 42 Raggio laser del Distanziometro puntato sulla parte superiore del piatto della coclea... pag.88 Figure Altre immagini del posizionamento del raggio laser sul piatto superiore della coclea... pag.89 Figura 45 Particolare dell' accelerometro piezoelettrico fissato lateralmente alla linea di produzione... pag.89 Figura 46 Lo spettro di spostamento rilevato sul piatto della coclea dal Distanziometro Keyence... pag.90 Figura 47 - Lo spettro di accelerazione rilevato sul fianco laterale della linea di produzione dall'accelerometro... pag.90 Figura 48 - Struttura gerarchica di analisi nel processo di decision-making per la misura della qualità di un Brevetto... pag.97 Figura 49 Fattori e Criteri, considerati preponderanti nell attribuzione di valore ad un Brevetto... pag.99 Fig Modifica 1 Peso ( =0,3951), Modifica 2 Peso( =0,2223), Modifica 3 Peso ( =0,2223), Modifica 4 Peso ( =0,2223)...pag.104 Fig Modifica 1 Peso ( =0,2958), Modifica 2 Peso ( =0,1185), Modifica 3 Peso ( =0,1667), Modifica 4 Peso ( =0,1666)... pag.105 Fig Modifica 1 Peso ( =0,4446), Modifica 2 Peso ( =0,25), Modifica 3 Peso ( =0,2105)... pag.106 Fig Modifica 1 Peso ( =0,1581), Modifica 2 Peso ( =0,1016), Modifica 3 Peso ( =0,1016), Modifica 4 Peso ( =0,1016)... pag.107 Fig Modifica 1 Peso ( =0,1185), Modifica 2 Peso ( =0,0565), Modifica 3 Peso ( =0,0762), Modifica 4 Peso ( =0,0762)... pag.108 vi

14 Fig Modifica 1 Peso ( =0,1778), Modifica 2 Peso ( =0,1145), Modifica 3 Peso ( =0,2105)... pag.109 Fig Variazione imposta sui pesi ( =0,213), Variazione imposta sui pesi ( =0,1713), Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,4999)... pag.110 Fig Variazione imposta sui pesi ( =1,185), Variazione imposta sui pesi ( =0,566), Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,375)... pag.111 Fig Variazione imposta sui pesi ( =0,3111), Variazione imposta sui pesi ( =0,466), Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,2105)... pag.112 Fig Variazione imposta sui pesi ( =0,5334), Variazione imposta sui pesi ( =0,3254), Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,4999)... pag.113 Fig Variazione imposta sui pesi ( =0,3715), Variazione imposta sui pesi ( =0,2206), Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,375)... pag.114 Fig Variazione imposta sui pesi ( =0,3727), Variazione imposta sui pesi ( =0,2032), Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,0847)... pag.115 Figura 90 - Confronti Fattore Strategico (1)... pag.116 Figura 91 - Confronti Fattore Protezione (2)... pag.116 Figura 92 - Confronti Fattore Applicativo (3)... pag.116 Figura 93 per variazioni sul solo livello 1... pag.117 Figura 94 - per variazioni sul solo livello 2... pag.117 Figura 95 - per variazioni sul solo livello 3... pag.117 Figura 96 - per variazioni sul solo livello 4... pag.117 Figura 97 Confronto Fattore Strategico a cascata... pag.118 Figura 98 Confronto Fattore di Protezione a cascata... pag.118 Figura 99 Confronto Fattore Applicativo a cascata... pag.118 Figura 100 per variazioni a cascata sui livelli pag.119 Figura 101 per variazioni a cascata sui livelli pag.119 Figura 102 per variazioni a cascata sui livelli pag.119 Figura 103 Peso maggiore attribuito alla Rivendicazione Principale... pag.146 Figura 104 Peso maggiore attribuito alle Rivendicazioni Dipendenti... pag.147 Figura 105 Peso maggiore attribuito alla Rivendicazione Secondaria... pag.148 Fig Confronti interni ai Fattori per i diversi Pesi attribuiti alle Rivendicazioni... pag.149 vii

15 Fig Grafici dei valori massimi raggiunti nei 3 Fattori per le diverse assegnazioni di Pesi... pag.149 Figura 111 Aspetto Strategico per focus su Protezione... pag.154 Figura 112 Aspetto Protezione per focus su Protezione... pag.154 Figura 113 Aspetto Applicativo per focus su Protezione... pag.154 Figura 114 Confronto fra i 3 Aspetti per Focus su Protezione... pag.155 Figura 115 Valori massimi raggiunti nei 3 Fattori per Focus su Protezione... pag.155 Figura 116 Confronto finale fra le 2 Prospettive esaminate... pag.157 viii

16 List of Tables Tabella 1 Scala di Sensibilità Numerico Linguistica... pag.34 Tabella 2 Scala fondamentale di Saaty Ridotta (5 Livelli di Magnitudo)... pag.35 ix

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19 Capitolo 1 Introduzione 1.1 Motivazioni ed Obiettivo In un Mercato in cui il successo perseguito dalle imprese che si trovano a competere è interamente determinato dalla quantità del valore percepito dal consumatore finale, costringendo le stesse a focalizzarsi su aspetti di diversa natura ben al di là della semplice capacità produttiva, la Proprietà Industriale costituisce un incremento significativo del valore competitivo posseduto, in primis nell orientamento delle attività di Ricerca & Sviluppo, nonché soprattutto quale vero asset immateriale premiante sia nella costituzione dello Stato Patrimoniale che in termini di spendibilità sul Mercato Tecnologico. Capire come scrivere un Brevetto costituisce dunque per l impresa non solo la possibilità di limitare la dispersione degli investimenti sostenuti, ma soprattutto di integrare uno degli aspetti più economicamente interessanti degli ultimi anni all interno della sua visione di lungo periodo. Se è vero che ogni aspetto aziendale debba essere inteso coerentemente con gli obiettivi inizialmente prefissatisi, la Proprietà Intellettuale non può sottrarsi da una tale considerazione, e anzi la corretta stesura delle Rivendicazioni legali che di un titolo costituiscono il contenuto legale può rappresentarne la concretizzazione, facendo sì che lo stesso diventi strumentale alla persecuzione dello scopo. Destrutturare gerarchicamente i contenuti letterali secondo la logica dell AHP consente quindi di semplificare anche l analisi dell intero contesto imprenditoriale in cui il ricorso alla Proprietà Industriale avviene, cosicchè sia possibile prescindere da sole considerazioni di settore, e gli obiettivi economici, finanziari ed aziendali in genere che tale scelta riveste possano sintetizzarsi in una unica visione comune d impresa. L utilizzo degli strumenti di valutazione numerica propri del Metodo AHP difatti consentono di quantificare le diverse prospettive che nella stesura di un Brevetto risiedono, cosicchè in sostanza possa essere privilegiata quella che più delle altre si dimostri in linea e perciò coerente con il quadro d insieme, potenziandone i contenuti ed amplificandone gli esiti, specie economici. Non da ultimo, ciò rappresenta per l impresa ulteriore occasione di capitalizzazione delle conoscenze possedute, distinguendone in particolare gli aspetti maggiormente formalizzati riguardanti processi e iter consolidati, dalle caratteristiche invece più destrutturate derivanti solo dall esperienza sul campo, facendo sì che l'attenzione del Management aziendale possa focalizzarsi sul complesso delle stesse e la visione globale possa risultare condivisibile ed apprezzabile a tutti i livelli aziendali. 1

20 1.2 Struttura della Tesi La parte introduttiva presenta e chiarisce le motivazioni e gli obiettivi da cui la Tesi muove e successivamente aspira, mentre il Capitolo 2 si concentra nello specifico sugli aspetti procedurali che coinvolgono un titolo brevettuale, in particolare sui criteri di valutazione attualmente in uso presso l European Patent Office (EPO), che d ora in poi sarà il principale riferimento coinvolgendo la globalità delle PMI italiane; passi successivi saranno la presentazione del Metodo di stima sottoscritto da Confindustria e Ministero dello Sviluppo Economico, e la successiva analisi del ruolo di Consulenti e Perizie tecniche in ambito sia d esame che giuridico. Il Capitolo 3 esamina in dettaglio il valore strategico insito in un Brevetto, analizzandolo sia secondo la teoria della Balanced Scorecard che dell Analytic Hierarchy Process, fino ad arrivare al Capitolo 4 che dopo una breve panoramica sull attuale impiego del Software Photo Modeler, presenta un caso pratico di Brevetto Meccanico cui l applicazione delle Misure Ingegneristiche si è dimostrata particolarmente dirimente e significativa. Il Capitolo 5 presenta tutta la Metodologia AHP a partire dalla prima formulazione di Saaty del 1971, passando per un lavoro di prima applicazione realizzato presso l Università di Taiwan, fino a testarne la Robustezza attraverso la realizzazione di Prove Pratiche originali, mentre il Capitolo 6 estende i concetti fin qui presentati ad un Titolo già rilasciato andando a validarne la bontà sul campo sia attraverso Attribuzioni Oggettive che esclusivamente Soggettive dei valori, cambiando l ottica prospettica in base ai quali la stesura stessa delle Rivendicazioni avviene, a seconda appunto delle intenzioni di lungo periodo. Il capitolo 7 infine, contiene alcune considerazioni finali sui principali aspetti esaminati presentando eventuali applicazioni future. 2

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22 Capitolo 2 Attuali procedure di Valutazione di un Titolo Brevettuale 2.1 Procedura European Patent Office (EPO) Il percorso evolutivo che ha condotto all attuale ordinamento del Brevetto Europeo, ebbe inizio nel 1949 con una prima forma di accordo per la creazione di un istituto internazionale dei Brevetti avente sede all'aja che, recependo sostanzialmente le volontà già espresse nella Convenzione di Unione di Parigi, riconosceva la necessità di fissazione di procedure condivise avvalendosi di un'organizzazione centralizzata di ricerca, indispensabile per il funzionamento di un ufficio Europeo che usufruisse almeno inizialmente dell'ufficio Brevetti olandese. Nel 1962 poi, un'apposita Commissione venne chiamata ad elaborare un primo progetto per la definizione di un Brevetto Comunitario riconosciuto valido da tutti i Paesi, e pur non approdando a niente di concreto, gettò comunque le basi della successiva Convenzione di Strasburgo del 1963; entrata in vigore nel 1980 ed approvata ad oggi da 13 Paesi fra cui l'italia, la stessa decretò di fatto l'unificazione di alcuni elementi del diritto dei Brevetti, suscitando inoltre l'interesse di molti Paesi extraeuropei (Stati Uniti in testa) e sollecitando l'attività di svariati Organismi internazionali (i lavori dell'organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale OMPI si concretizzeranno più tardi proprio nella stesura del PCT). L'humus del testo di Strasburgo ha trovato in seguito adeguata esaltazione nella Convenzione di Monaco sul Brevetto Europeo, meglio nota come CBE, sottoscritta il 5 Ottobre 1973 ed in vigore dal 1977, largamente revisionata nel 2000 e resa operativa nel 2007; ad oggi hanno aderito ad essa 38 Stati e hanno sottoscritto un accordo di estensione altri 2. La grandissima importanza della Convenzione di Monaco risiede nell'aver risolto una volta per tutte il problema dei depositi plurimi di Brevetti nei diversi Paesi d'interesse, attraverso l'attuazione di una procedura unificata che preveda presentazione della domanda, esame preventivo, e rilascio del titolo, il tutto ad opera di un singolo ufficio, l'ufficio Europeo dei Brevetti appunto, istituito proprio allo scopo di fondere ed armonizzare le prassi nazionali. L'Organizzazione Europea dei Brevetti (OEB) nasce come detto nel 1973 e rappresenta ancora oggi un chiaro esempio di cooperazione internazionale di successo, progressivamente rafforzato nelle susseguenti revisioni; attualmente è costituita da un Consiglio di Amministrazione presieduto dai delegati degli Stati membri, più un Ufficio vero e proprio (EPO nell'accezione anglosassone) che ne rappresenta la parte operativa, con a capo un Presidente nominato ogni tre anni. 4

23 L'Ufficio stesso risulta poi articolato in cinque Direzioni con competenze specifiche: le prime due composte da esperti e tecnici del settore con il compito di sovrintendere alle diverse fasi del rilascio di un Brevetto più eventuale opposizione; la DG3 comprendente le Camere dei Ricorsi interni, valutati sia a monte sulla non legittimità del rilascio, che a rilascio avvenuto da Giudici designati; la DG4 che cura gli aspetti amministrativi; e infine la DG5 che si occupa di questioni giuridiche e relazioni internazionali. L'impossibilità di pervenire ad un accordo non solo teorico sulla costituzione di un Brevetto Comunitario ha senza dubbio facilitato il cammino del Brevetto Europeo quale forma più diffusa di tutela; l'attuale larghissimo impiego dello stesso risiede inoltre nella evidente facilitazione concessa dalla Convenzione di Monaco, potendo presentare un'unica domanda di rilascio del Brevetto a copertura di tutti i Paesi aderenti nella protezione del diritto di esclusiva da essa derivante. La procedura Unificata non esime tuttavia il richiedente dalla designazione dei diversi Paesi in cui si vuole che la protezione sia garantita, e di conseguenza dai costi di mantenimento relativi; per di più nel momento in cui il Brevetto Europeo viene concesso, esso si trasforma in un fascio di Brevetti nazionali, non avendo ancora facoltà di titolo Unitario che solo una logica comunitaria potrebbe conferirgli, e risultando perciò sottoposti alla legislazione nazionale competente, essendo i soli Giudici interni chiamati a decidere su eventuali contraffazione e nullità giudiziale. Il testo originario della Convenzione sul Brevetto Comunitario (CBC) disciplinava in realtà in modo univoco le diverse forme di circolazione del Brevetto e prevedeva l'istituzione di appositi Organi a capo dei quali fosse posto un Giudice comunitario, unico delegato a decidere sulla nullità del Brevetto, lasciando così alla giurisdizione nazionale il solo giudizio di contraffazione; la volontà alla base di questa scelta era soprattutto quella di concentrare il più possibile l'autorità territoriale, così da favorire il nascere di specifiche qualifiche tecniche dei Giudici stessi. Oltre alla difficoltà legislativa e giurisdizionale di un Giudice Unico chiamato a decidere su ogni circostanza di nullità, decadenza e contraffazione di Brevetto, che sostanzialmente cozzava con il Principio di Territorialità riconosciuto a ciascun Paese, si presentò tuttavia fin da subito un problema linguistico che portava le Multinazionali a spingere per la facoltà di utilizzo di un unico idioma, l'inglese. Per tutte queste ragioni il varo del Brevetto Comunitario si è arenato e vive a tutt' oggi una situazione di stallo, su problematiche come detto in realtà secondarie, e questa stasi tecnica e politica contribuisce oggi, a maggior ragione, a rimetterne in discussione l'effettiva utilità, portando di fatto a ritenere il Brevetto Europeo già sufficiente a garantire la completa tutela dell'attività inventiva, e in secondo luogo commerciale, contenuta in ogni domanda attraverso la selezione dei Paesi designati, senza peraltro appesantire eccessivamente i costi che la copertura dell'intero territorio comunitario richiederebbe. La Convenzione di Monaco del 1973 ha dunque come visto consacrato la nascita del Brevetto Europeo come Brevetto per Invenzione industriale ottenibile a seguito di una procedura unificata di deposito, esame, e rilascio, con notevole risparmio di tempi e costi. In termini burocratici, la presentazione della domanda unica deve essere redatta in una lingua a scelta fra le tre ufficiali (inglese, francese, tedesco), e può avvenire senza la 5

24 necessita di intermediari legali nel caso in cui il richiedente risieda in uno dei Paesi aderenti all'oeb; la sua validità determina quindi l'ottenimento di un Brevetto in tutti gli Stati membri che hanno sottoscritto la Convenzione e sono stati designati come aree di specifico interesse fin dall'istante iniziale. A rilascio ottenuto dunque, il Brevetto Europeo si trasforma si in un fascio di Brevetti nazionali, aventi ciascuno vita propria ed indipendente, ma senza la necessità di dover ripetere l'esame dei requisiti che ne ha già decretato la brevettabilità, essendo stato il medesimo già svolto a livello europeo e costituendo ciò garanzia totale nei diversi Paesi; espletata infatti la susseguente e obbligatoria procedura di convalida nazionale, il titolare vede conferirsi gli stessi identici diritti normalmente ottenibili con la sola domanda nazionale, ma con il vantaggio di costi iniziali sostenuti una sola volta a ragione di un trovato difeso in più Paesi. Proprio in virtù di quanto detto, le legislazioni di ciascuno dei Paesi aderenti prevedono una sorta di subordinazione del proprio Brevetto nazionale al più completo Brevetto europeo, riconoscendo una preminenza di quest'ultimo in caso di cumulo delle protezioni, e cioè qualora entrambi siano stati concessi per la stessa invenzione allo stesso titolare; ulteriore vantaggio è il fatto di poter fare capo ad un unico Ufficio Brevetti centrale anziché a tanti nazionali, significando ciò la facoltà di avere fin da subito anche una visione più completa ed aggiornata dello stato dell arte attraverso ricerche eseguite su un unico Database aggiornato. Esaminiamo dunque in dettaglio le diverse fasi procedurali necessarie. Va anzitutto specificato che per pervenire ad un Brevetto Europeo esistono due strade possibili da seguire: presentare direttamente domanda di Brevetto Europeo all'ueb (EPO), depositandola opzionalmente presso la sede dello stesso a Monaco di Baviera, presso l'ufficio Brevetti nazionale del proprio Paese di appartenenza (purché naturalmente sottoscrivente la Convenzione), o presso la Camera di Commercio provinciale, e poi a Brevetto ottenuto, chiederne il riconoscimento nei Paesi ritenuti di interesse commerciale agire inizialmente al solo livello nazionale, depositando la domanda presso l'uibm o la Camera di Commercio provinciale per un Brevetto Italiano, e poi, una volta rilasciato, chiederne l estensione nei Paesi designati, rivendicandone la data di priorità di presentazione del primo deposito, ma tenendo altresì conto dei costi accessori delle traduzioni e soprattutto della obbligatorietà di ripetere l Esame dei Requisiti in ciascuna realtà territoriale. La differenza fra le due modalità suddette, è difatti tutta insita nella validità assoluta ed universalmente riconosciuta della brevettabilità concessa dall'epo, che proprio in quanto tale esime dalla ripetizione dell'esame in ogni singolo Paese successivamente designato; in tal senso, viene ancora una volta confermata l'importanza di un'adeguata struttura interna 6

25 alle imprese, capace di valutare fin dall'inizio le scelte relative alla presentazione di una domanda di Brevetto, stanti i risvolti strategici ed economici che essa riveste. Nell'esempio procedurale che segue verrà considerata la prima circostanza plausibile, ritenendola, qualora se ne intraveda la necessarietà in termini di mercato, più razionale nonchè complessivamente meno dispendiosa. Fase1 : Il deposito della domanda può avvenire come detto negli Uffici Brevetti nazionali degli Stati contraenti, direttamente presso l'epo di Monaco di Baviera, o nelle sedi dislocate dell'aja o Berlino, in una delle tre lingue ufficiali, o redigendola nella propria e poi sottoponendola a traduzione previo relativo versamento; a seguito di essa viene effettuato un primo esame puramente formale della domanda con ricerca di anteriorità a verifica del reale contenuto inventivo, ed entro i 18 mesi successivi avverrà la pubblicazione a partire dalla quale il richiedente avrà 6 mesi di tempo per decidere se proseguire o meno con la procedura. All'inoltro della domanda recepita da un'apposita Divisione di Ricezione, fa dunque automaticamente seguito una ricerca internazionale di documenti a carico della Divisione di Ricerca competente, volta a stabilire l'esistenza di circostanze invalidanti, e che dà luogo ad un vero e proprio Rapporto di Ricerca, pubblicato anch'esso con la domanda, ad incrementare il patrimonio conoscitivo collettivo nonché a facilitare l'attività dei postulanti futuri con maggiore focalizzazione degli investimenti. La procedura europea recepisce inoltre il fondamentale istituto della Data di Priorità, consentendo a chiunque abbia richiesto protezione l'opportunità di presentare analoghe domande di Brevetto in altri territori che pur successive vedano riconosciuta la citata data di presentazione della prima domanda; tale principio, al pari di quello di Assimilazione ravvisante il diritto di qualsiasi cittadino di godere delle stesse tutele offerte dal proprio Paese in qualunque altro Stato membro, nasce addirittura con la prima Convenzione di Parigi e trova ancora oggi fondamento in una logica di superamento dei confini nazionali che vada a premiare l'attività inventiva senza che ne venga meno il carattere di novità assoluta nella proceduralizzazione burocratica. In virtù di tale regola dunque, vengono del tutto evitate le difficoltà derivanti dal deposito plurimo e contemporaneo delle domande in lingue diverse, cosa non solo praticamente irrealizzabile ma anche costosissima, dal momento che il deposito in un Paese concede al richiedente 6 mesi di priorità per la presentazione di domanda per la stessa invenzione negli altri Stati membri, evitando cosi di fatto il rigetto in tutti i territori successivi al primo per carenza del requisito di novità. Già fondamentale nella procedura europea, il ricorso a tale strumento assume rilevanza straordinaria in ambito internazionale, rappresentando inoltre un potente scudo dal rischio di citazione per contraffazione. Fase2 : La fase successiva vede lo svolgersi dell'esame di merito vero e proprio, durante il quale viene verificata l'ottemperanza del contenuto ai tre requisiti di Brevetto richiesti, che sono: 7

26 NOVITA : Prima del deposito l oggetto dell invenzione non deve essere stato reso noto, ovvero divulgato, in alcuna forma e in nessun luogo, ovvero non deve essere già entrata a far parte dello stato dell arte (o della tecnica) Attività inventiva o ORIGINALITA : Il risultato deve scaturire da un processo creativo e non semplice applicazione di conoscenze note, non deve risultare in modo evidente dallo stato della tecnica, non deve essere ovvia per una persona esperta del ramo. Questo è solitamente il requisito meno facile da verificare, in quanto la valutazione viene fatta individuando il problema tecnico oggettivo a cui si intende dare soluzione e valutando l originalità della soluzione proposta rispetto allo stato della tecnica già nota, perciò il grado di soggettività è spesso elevato, ed è proprio qui più che altrove che il reale impiego delle Misure Ingegneristiche potrebbe dimostrarsi risolutivo. APPLICABILITA INDUSTRIALE: Prevede che l invenzione sia atta ad avere un applicazione industriale, ovvero sia fabbricata o utilizzata a tale livello, sia tecnicamente realizzabile e ripetibile un numero infinito di volte, legando dunque l invenzione alla sua natura esclusivamente tecnica e prescindendo interamente dal valore economico del prodotto finito. Ai fini del rilascio per invenzione industriale è altresì richiesto che le domande abbiano i seguenti requisiti: - Liceità: l oggetto di tutela non deve essere contrario all ordine pubblico e al buon costume - Chiarezza: le rivendicazioni, che definiscono l invenzione per cui si ricerca la protezione, devono essere chiare, concise e sostenute da descrizioni (temperatura, dimensioni, ); - Sufficienza di descrizione: l invenzione va descritta in modo sufficientemente chiaro e completo, con una ricchezza di dettagli tale da consentire a una persona esperta del ramo di attuarla; - Unità: la domanda può contenere una sola invenzione o un gruppo di invenzioni legate in modo tale da formare un unico concetto inventivo; - Modificabilità: la domanda di brevetto, in sede di estensione internazionale, non può essere modificata estendendola al di là del contenuto della prima domanda depositata. Il vaglio del Brevetto avviene direttamente presso la Divisione competente dell'epo di Monaco di Baviera, contemplando anche un eventuale colloquio con chi ne richiede la titolarità, a fini esplicativi. In una fase successiva se i tre Requisiti principali effettivamente sussistono e dunque il Brevetto europeo viene concesso, la sua gestione viene trasferita ai singoli Paesi designati, e il richiedente è perciò chiamato a presentare traduzione nelle rispettive lingue locali ricorrendo a mandatari accreditati, così da vedersi riconosciuto il diritto alla protezione legale di validità ventennale entro i confini degli stessi, ma senza la necessità di dover ripetere l'esame di merito; il tutto entro i 3 mesi successivi al riconoscimento europeo. 8

27 E' quindi di fatto in questo stadio che il Brevetto Europeo viene ad assumere carattere nazionale, sottoponendosi alle autorità territoriali competenti anche attraverso la corresponsione delle tasse di mantenimento relative in ciascun Paese. Fase3 : La procedura europea prevede infine che terzi possano presentare opposizione ad un Brevetto entro 9 mesi dalla sua data di rilascio, e la stessa può sfociare nella decadenza del Brevetto contrastato o in un suo totale rigetto, cui è comunque possibile presentare ricorso sempre presso l'ufficio centrale di Monaco. Va tuttavia sottolineato che la domanda di opposizione ad un Brevetto mirata alla decadenza dello stesso, può avvenire solo entro i 9 mesi successivi alla sua concessione, e presso la sede centrale dell'epo di Monaco di Baviera (revisione CBE2000), producendo qualunque sia la decisione presa in merito, effetto a cascata in tutti i Paesi designati, a conferma ulteriore dei riflessi multipli di una procedura unica; allo scadere di questo intervallo temporale un'azione legale diventa invece possibile esclusivamente a livello nazionale, sottoponendosi quindi al giudizio delle Autorità territoriali competenti, e con effetto di conseguenza limitato ai singoli confini. La procedura così delineata mostra chiaramente come una tale scelta costituisca garanzia di validità assoluta del Brevetto in tutti i Paesi designati (fatto salvo che per gli adempimenti nazionali che come ripetuto più volte ricadono nell'alveo delle singole giurisdizioni), in virtù del fatto che risultando la ricerca internazionale decisamente più approfondita, essa sarà di fatto esente da qualsivoglia contestazione; l'ultima revisione della CBE nel 2000, ha inoltre introdotto una modifica regolamentare secondo cui, previa richiesta, lo stesso rapporto di ricerca possa essere accompagnato da una opinione scritta non vincolante dell'esaminatore, in quanto parere sulla brevettabilità del trovato cosi come rivendicato nella domanda. In tal senso, oltre ad essere una ulteriore valutazione dei contenuti, tale possibilità costituisce anche un rafforzamento della logica scalare alla base del sistema di concessione, che sempre più frammentato in piccoli steps consente al richiedente di procedere accuratamente e razionalizzando in modo efficacissimo i costi sostenuti ad ogni fase. Analizzando in dettaglio quanto fin qui detto tuttavia, è immediato constatare quanto l impiego delle Misure Ingegneristiche anche nella valutazione tecnica risulti attualmente limitatissimo, essendo sostanzialmente predominante la valutazione dei contenuti puramente letterali insiti nelle Rivendicazioni. Il discorso diventa ancora più pregnante qualora siano i contenuti strategici ad essere considerati, dal momento che la scrittura delle Rivendicazioni avviene spesso in ottica protezionistica limitandosi dunque al delineamento di un quadro di tutela giuridica, che tuttavia anche nella sua difesa comporta spesso costi non attualmente sostenibili, specie per le piccole e medie imprese che caratterizzano il tessuto imprenditoriale italiano. Quand anche poi fosse il contenuto di natura strategica ad essere leggermente privilegiato, ciò non avviene quasi mai in una visione aziendalistica globale, relegando la Proprietà Industriale in genere a mera appendice e non considerandola invece il vero quid pluris dell impresa moderna. 9

28 L obiettivo che ci si pone nei Capitoli che seguono, a partire dall analisi del testo presentato da Confindustria, è perciò proprio il perseguimento di una visione il più possibile condivisa, che tenga dunque conto del valore complessivo di un Titolo Brevettuale, quale strumento di Mercato al pari di qualsiasi altro asset di impresa. 10

29 2.2 Il Protocollo di Intesa: Metodo Confindustria Nell attuale contesto economico in continuo divenire è indispensabile il ricorso a strumenti nuovi e sempre attuali per le imprese. I diritti di Proprietà Industriale rappresentano un occasione importante di rafforzare i propri fattori competitivi legati alla qualità e all innovazione, per tutelarsi sì dalla contraffazione, ma soprattutto ampliare le capacità di scambio delle imprese stesse in ambito economico e finanziario. Ma la parola chiave è integrazione, e questo concetto è nella maggior parte dei casi estremamente carente, specie nell associazione fra gli strumenti derivanti dalla strutturazione delle conoscenze possedute e dagli investimenti sostenuti in innovazione, e la conseguente creazione di valore economico. Il concetto che Il Ministero dello Sviluppo Economico, in associazione con Confindustria e ABI si sono proposti di diffondere attraverso il Protocollo di Intesa che verrà di seguito presentato, è dunque che la Proprietà Industriale, innanzitutto per costi spesso non sostenibili dalle realtà imprenditoriali minori, non possa e non debba più essere intesa con sola funzione difensiva, ma specificamente con valore strategico: internamente per inglobarne gli aspetti in una visione complessiva di impresa, esternamente per aumentare il proprio vantaggio competitivo nella collocazione di mercato. Una valutazione economico-finanziaria dei brevetti, condivisa tra il mondo della ricerca Universitaria, Confindustria ed il sistema bancario, è stata quindi promossa dall UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi), al fine di diffonderne le innumerevoli possibilità, anche quale moderno strumento di accesso al credito per progetti innovativi basati appunto su Brevetti. Una prima applicazione della metodologia discussa sarà quindi utilizzata nella definizione dei criteri per gli incentivi all innovazione individuati nell ambito del programma di politica industriale di Industria 2015, al fine di supportare da un lato le imprese nella produzione di beni e servizi innovativi collegati a titoli della proprietà industriale, e dall altro mitigare il rischio connesso al credito e alla private equity per banche e/o intermediari privati. E chiaro che una valutazione corretta del Titolo posseduto, o su cui casomai investire, non può prescindere anche dalla considerazione del quadro aziendale e del contesto ancora più ampio in cui la stessa impresa si muove, cosicchè aldilà dell aspetto creditizio quale asset a bilancio e delle potenzialità di sfruttamento dirette, vengano incluse anche le eventualità indirette derivanti dal Mercato Tecnologico, caratterizzate tuttavia da cash flow futuri e piuttosto incerti che vanno perciò necessariamente contestualizzati in termini sia temporali che economici. Ciò appare particolarmente importante considerato che in base ai nuovi criteri sui requisiti patrimoniali per la valutazione dell'impresa, le banche utilizzeranno sistemi di rating interno (IRB) ponendo in primo piano proprio le funzioni di finanza e le capacità di legare i finanziamenti agli obiettivi di posizionamento sul mercato da parte delle aziende, tanto più alla luce anche dei confini imposti da Basilea II. 11

30 Per capire come potenziare strategicamente un Brevetto, occorre innanzitutto comprendere quali siano i settori innovativamente più deboli e per assurdo, proprio in virtù di ciò, potenzialmente più appetibili. Allo stato attuale, canoni per licenze d uso di royalties e Brevetti risultano inclusi a Bilancio quali Costi di Produzione all interno del Conto Economico, mentre nello Stato Patrimoniale compaiono i costi per R&S, i diritti relativi a brevetti industriali, diritto d autore, marchi e licenze, all interno delle Immobilizzazioni immateriali; apprezzare la consistenza finanziaria degli attivi immateriali è molto importante, perché rende conto del valore dei Brevetti come strumenti produttivi al pari di tutti gli altri di cui l impresa usufruisce in tal senso (macchinari e capannoni). I metodi di stima possono essere diversi e spesso derivano anche dal supporto di consulenti esterni cui l impresa si affida. Uno degli strumenti di partenza è il Questionario biennale Istat relativo all innovazione di impresa, che viene utilizzato come fonte di informazioni al fine di comprendere periodicamente come varino la produzione e la natura dei beni offerti. La raccolta di informazioni è un aspetto cruciale per la comprensione delle dinamiche interne delle prospettive valutative, di quali siano i settori attualmente più fertili, e quali quelli innovativamente più deboli e dunque come detto potenzialmente più appetibili, consentendo ciò di capire anche quale sia la mole di impatto industriale del ricorso alla Brevettazione, che assume chiaramente peso diverso a seconda dell ambito in cui la stessa avviene. In tutto ciò va naturalmente considerata anche la capacità di facilitare gli investimenti, e soprattutto attrarli dall estero, e quindi lo stato delle condizioni economiche, finanziarie ed innovative al contorno ; il che purtroppo restituisce un quadro non troppo incoraggiante del nostro Paese, con spese sostenute in maniera sia diretta che indiretta molto circoscritte rispetto ai principali concorrenti Europei. Nella valutazione complessiva i Brevetti dovranno dunque essere osservati soprattutto in termini del reale apporto di innovazione tecnologica che conferiscono alla produzione, nell innovare processi e prodotti e nell abbattere i costi di produzione una volta applicati; senza parallelamente dimenticare l interesse all iter della loro predisposizione, compresi i contenuti tecnico-scientifici. Va poi sottolineato come la medesima invenzione possa trovare terreno più o meno fertile anche e soprattutto nella diversa mentalità di impresa, sia in termini di contesto tecnologico che ne influenza direttamente il valore, sia nel fine e nelle circostanze in cui la valutazione si compie, che ne influenzano le tecniche, e quindi l'esito; il valore sarà perciò diverso a seconda che la valutazione venga effettuata, ad esempio, dalla stessa impresa proprietaria in sede di business planning, da una banca che debba valutarne la solvibilità nella concessionedi un finanziamento, o da un giudice in sede di liquidazione del danno da contraffazione potendo perciò dire che il valore del brevetto è influenzato anche dal contesto teleologico. La piattaforma di analisi per la valutazione tecnico-economico-finanziaria non ha come fine ultimo la valutazione in sé che spetterà comunque ad un team di analisti, ma vuole rappresentare un supporto all analisi e fornire: agli investitori, un base pratica nella fase di 12

31 scelta; all Ente pubblico, le linee guida per una griglia di merito; all inventore/ titolare o richiedente il brevetto, uno strumento di autovalutazione e comunicazione del valore e dei vantaggi economici che agevoli accordi di trasferimento di tecnologia e i rapporti con il mondo finanziario in genere. I metodi di valutazione di un Brevetto vengono generalmente suddivisi in 2 categorie: METODI QUANTITATIVI, o Tradizionali, con obiettivo di stima del valore intrinseco, che possono essere: Di Costo, connessi al costo di produzione o sostituzione, più quelli indiretti per lo sviluppo della rete vendita e le operazioni di Marketing, Promozione/ Pubblicità; il valore del titolo è valutato mediante una sorta di analisi costi/benefici, calcolando in particolare i costi sostenuti dall'impresa titolare per il suo sviluppo interno, o in alternativa quelli che avrebbe sostenuto se avesse scelto di reperire lo stesso sul mercato tecnologico (outsourcing) Di Mercato, sulla base del valore di scambio sul Mercato in transazioni già concluse, dovendo tuttavia operare le dovute distinzioni a seconda del settore di appartenenza; Di Profitto, in una spola continua fra Dati storici e Previsioni future Discounted Cash Flow, basato cioè sui Flussi di Cassa scontati, dovendo dunque fare sia previsioni in tal senso che relativamente al tasso di inflazione futuro METODI QUALITATIVI, cioè quelli su cui si basa appunto il Protocollo di Intesa di cui detto finora, con l obiettivo di classificazione dei Brevetti all interno di Rating precostituiti, nati soprattutto come anticipato dalle imposizioni stringenti di Basilea II secondo cui la quota di capitale da accantonare a riserva, può scendere o salire sulla base della maggiore o minore rischiosità del prestito. E quindi indispensabile la quantificazione di tale rischiosità con metodi quanto più oggettivi possibili per non tradire la ratio dell'accordo raggiunto, e il Protocollo è nato proprio in tal senso puntando a creare una piattaforma condivisa di valutazione dei brevetti, e avere una maggiore oggettività da parte del sistema bancario nella valutazione di tali asset, ai fini di compiere quel rating necessario proprio per il rispetto degli accordi di Basilea II. In una prospettiva di strutturare e semplificare una metodologia di analisi per Brevetti in un contesto di business, si è cercato comunque un punto di convergenza tra metodologie proposte e le prassi tradizionali già in essere fra i diversi Soggetti coinvolti, analisi di business plan, analisi e gestione del rischio, analisi qualitativa di mercato, analisi specialistica in settori tecnico-merceologici, puntando quindi a renderle compatibili con le regole e gli strumenti di valutazione ed analisi propri appunto di Basilea II. La costruzione della metrica della piattaforma di analisi proposta, prevede quindi innanzitutto l elaborazione delle cinque componenti fondamentali di qualunque sistema di rating: I. Scoring criteria - Criteri, parametri o indicatori per l attribuzione del giudizio di merito. 13

32 La selezione di criteri o indicatori appropriati per ottenere un piano di analisi che consenta poi una valutazione significativa e attendibile costituisce uno dei passaggi più importanti di questo sistema di valutazione; in tal senso il modello rispecchia dunque la logica di fondo dei sistemi di attribuzioni di giudizio con punteggi già in uso presso le commissioni di valutazione e anche presso alcune banche già coinvolte in passato nell analisi e valutazione di progetti per cui era richiesto un finanziamento, proprio sulla base del punteggio da essi ottenuto. II. Scoring System - Sistema di punteggio o metro di giudizio. Il sistema più comune è quello che attribuisce da 1 a 5 punti, dove 5 è il punteggio migliore, 1 il peggiore e 3 rappresenta l equivalenza ad una condizione standard o di riferimento. III. Scoring Scales - Scala di giudizio del punteggio attribuibile La scala di giudizio può dipendere da una valutazione soggettiva di uno o più esperti o da linee guida oggettive che minimizzano l intervento soggettivo del valutatore (in maniera analoga alle istruzioni o guidelines per attribuzione dei punteggi di valutazione delle domande di finanziamento per progetti di ricerca europei). IV. Weighting factors - Pesi o fattori di ponderazione I pesi o fattori di ponderazione consentono di attribuire maggiore o minore importanza ai criteri individuati come base valutativa per l attribuzione del punteggio. Il Peso equivale solitamente all attribuzione di una percentuale di rilevanza, da 0% a 100%. V. Decision Table - Calcolo dei punteggi parziali e complessivo e tabella delle decisioni Nel caso pratico di un Titolo Brevettuale, secondo Confindustria, l attribuzione del Giudizio di Merito viene quindi costruita sulla base di diversi elementi, categorizzati in 5 Macro Aree, che altro non sono che i 5 Scoring Criteria di cui appena detto: AMBITO LEGALE BREVETTUALE (ASPETTI PROPRI) Stato del brevetto (iter) Esame di merito Facilità di contraffazione; Opzioni di estensione; SOLUZIONE TECNICA DI PRODOTTO E TECNOLOGIA Esistenza di test e prototipi Costi competenze tecniche Sviluppi tecnologici futuri Possibilità di spin-off tecnologici AZIENDA O IMPRENDITORE, Monitoraggio del Mercato Capacità finanziaria 14

33 Spese per asset complementari Prospettive di produzione a costi accettabili per il mercato Esistenza e struttura dei canali di vendita INTERAZIONE MERCATO/AZIENDA Necessita di autorizzazioni per la produzione o la vendita Spese per test di mercato Spese di promozione e marketing Competizione e concorrenza Aspettative di internazionalizzazione MERCATO Preparazione del mercato alla tecnologia Valore del mercato di riferimento Stime di crescita del mercato Ciclo di vita del prodotto Possibilità di prodotti sostitutivi La costruzione del Valore Fonte: S. Giordani, PTT Lab, In base al grafico si può perciò affermare che la valutazione di un Brevetto: 15

34 Poggia su aspetti legali o tecnico-procedurali; Si sviluppa lungo le direttive strategiche; Si articola secondo i diversi aspetti relativi al contesto mercato/impresa e tecnologia; Si realizza a partire da valutazioni economico-finanziarie e da dimensioni strategiche; Trova diverso spessore nel caso di brevetti multipli e portafogli. Una volta determinati tali parametri (scoring criteria), il passo successivo è la determinazione di Indici o Punteggi da assegnare ad ogni voce in una visione complessiva di scoring system, e dopo ancora di coefficienti o Pesi che calibrino appunto l incidenza di ogni voce (weighting factors), potendo dunque quantificare ogni singolo aspetto relativo al Brevetto e visualizzandone il suo Peso sul Totale. La scelta di tali indici e coefficienti dipende dalla pratica applicazione del metodo, e sostanzialmente anche dalle finalità per cui l analisi avviene e dall intended use del Brevetto stesso. L aspetto fondamentale risiede nel fatto che tramite il loro dimensionamento, è possibile ovviare ad alcuni dei principali problemi di soggettivizzazione comunemente riscontrati, ed in particolare di astrarre dal solo e semplice contesto attuativo il brevetto, per darne un valore decisamente più oggettivo. E' questo il principale pregio dei metodi qualitativi: il riferimento a relazioni, effetti e cicli, invece che a soli costi, vendite e profitti, permette di inquadrare il brevetto in una cornice molto più ampia di quella aziendale, e quindi appunto più oggettiva. Rimane tuttavia necessario il raffronto dei risultati con una griglia di rating precostituita (solitamente quelle proposte da Moody's e Standard&Poor); passo ulteriore sarebbe la condivisione della stessa tra tutti gli attori economici, cosa questa che permetterebbe senz'altro un raffronto ancora più efficace tra i brevetti, di quello basato su valori determinati mediante soli metodi quantitativi. A conclusione, è dunque possibile affermare che il Modello Confindustria, derivante dagli studi del Protocollo di Intesa, vede i suoi punti di forza proprio nell implementazione di un Sistema a Punteggi e nella concezione di una destrutturazione dei contenuti prevalenti relativi ai Brevetti; come si avrà modo di verificare in seguito, ciò supporterà fortemente la validazione del Metodo Analityc Hierarchy Process, trovando in esso numerosissime corrispondenze logiche e di contenuti, e risultando in virtù di ciò continuo punto di riferimento nelle attribuzioni di giudizi allo scopo di valutazione complessiva di un Titolo. 16

35 2.3 Il Ruolo di Perizie e Consulenti Lo studio è stato nel corso di questo paragrafo indirizzato alla valutazione dell attuale impiego di perizie e consulenze tecniche, d ufficio o di parte, nelle controversie legali in genere e in quelle riguardanti i Brevetti per invenzione nello specifico, anche relativamente a contraffazione degli stessi. Ritenendolo d interesse ai fini della ricerca, ci si è in particolare concentrati sulla disciplina dell Ingegneria Forense, di cui il Consulente Tecnico di Ufficio (CTU) o di Parte (CTP) costituisce solo una delle attività inerenti, in evoluzione a livello nazionale sebbene già nota e diffusa da oltre un ventennio nei Paesi Anglosassoni, che coniugando l Ingegneria alla Giurisprudenza, ovvero la Tecnica con il Diritto, va in sostanza ad applicare principi e metodi propri dell Ingegneria alla risoluzione di controversie in ambito giudiziario. Ancor più considerando i metodi di analisi più diffusi ed impiegati a supporto delle consulenze redatte, quali in particolare microscopi ottici, spettroscopia, risonanze magnetiche, analisi chimica dei materiali, è possibile comprendere come i contenuti tecnici e nello specifico i processi di Misurazione costituiscano il fondamento di quelle relazioni che intervengono a supporto della decisione del Giudice, costituendo peraltro anche valore di prova in quanto formatasi in contraddittorio - in senso assoluto allorquando la stessa è percipiente (nel caso in cui il CTU dotato di competenze specifiche venga incaricato di verificare fatti non altrimenti accertabili in assenza di esse, ma di ciò si approfondirà nel seguito). Il ruolo processuale rivestito da CTU o CTP, nonché le responsabilità penale e civile ad essi ascritte proprio in quanto elementi essenziali dell iter stesso, rivestono ulteriore importanza alla luce della più recente ottica di mediazione/conciliazione preventiva nel Processo, volta a verificare l eventuale sussistenza di volontà di accordo stragiudiziale A tutto ciò a maggior ragione non si sottrae la casistica brevettuale, in cui il ricorso alla Scienza delle Misure si dimostra fortemente validante o discriminante nelle diverse fasi di vita del titolo, potendo qualora impiegata in via preventiva non solo supportare la Ricerca orientando la medesima e gli investimenti ad essa connessi, ma altresì assistendo i giudicanti e scoraggiando l immotivata temerarietà o strumentalizzazione di domande o resistenze giudiziarie infondate. La Commissione Ingegneria Forense del 21 marzo 2011, stabilisce che la relazione di un CTU debba, a grandi linee, essere suddivisa in tre parti: 1) La parte generale, con: - Intestazione della causa, Tribunale, sezione, numero di ruolo, nome del Giudice, ecc. - Premesse: Nomina, data giuramento, testo quesito, nominativi CTP - Andamento delle operazioni peritali: inizio operazioni, sopralluoghi, accessi, proroghe concesse, esito dell eventuale tentativo di conciliazione, - Eventuale estratto delle relazioni dei CTP 2) Gli elementi che hanno portato al convincimento, aggregabili in: - Relazione analitica con esposizione di tutti i fatti e le circostanze relative alla causa quali esame della documentazione, esame dei luoghi, normativa vigente all epoca dei 17

36 fatti ecc. e tutto ciò che possa rendere il più possibile incontestabili le affermazioni del CTU, con l indicazione esatta di tutti i documenti esaminati - Esami di laboratorio, prove sperimentali, attività di personale specialistico - Valutazioni tecniche e scientifiche - Motivazione e documentazione delle valutazioni espresse con chiarezza espositiva, proprietà di linguaggio, e spiegazione dei termini tecnici. Va ricordato infatti che la relazione dovrà essere letta anche dai non addetti ai lavori e pertanto andrà evitato un linguaggio eccessivamente specialistico, tale da risultare di difficile comprensione ai non esperti; tuttavia, i passaggi più specialistici, che prevedono l utilizzo di formule matematiche o che affrontano temi strettamente tecnici, sono spesso indispensabili ed anzi sono quelli che danno spessore, autorevolezza ed obiettività alla Consulenza, e gli stessi potranno dunque essere raccolti in un capitolo loro dedicato o riportati in allegato. Nella trattazione degli argomenti il CTU non deve mai oltrepassare i limiti designati dal quesito postogli dall Autorità Giudicante; le risposte dovranno essere esaustive ed aderenti ai quesiti,e fondate su elementi concreti e dati di fatto quali esame della documentazione e dei luoghi, normativa vigente all epoca dei fatti, ecc. così da rendere incontestabili le affermazioni del CTU. 3) Risposta al quesito Spesso viene chiesto al CTU di stabilire la causa che ha provocato l evento. Per la ricerca del nesso di causa/effetto si deve verificare se la circostanza che ha causato l evento è stata necessaria e sufficiente; occorre dunque individuare le circostanze in assenza delle quali l evento non si sarebbe verificato seguendo criteri di logica ed esaminando in dettaglio i fatti e la loro concatenazione. Le conclusioni devono essere esposte in modo chiaro e conciso, cosicchè il lettore sia in grado di farsi un adeguata idea degli aspetti tecnici della causa senza possibilità di interpretare o fraintendere, e ricordando per ogni risposta le argomentazioni principali che la supportano. Secondo il Prof. Augenti, Fondatore e Presidente dell Associazione Italiana di Ingegneria Forense, l Ingegnere Forense è quel professionista che indaga sulle cause più probabili per cui si è verificata una prestazione diversa da quella attesa e sulle responsabilità di ciò che appunto è avvenuto. Il problema, l accaduto, può essere costituito da un dissesto, da un difetto, da un danno o da un guasto, verificatosi per qualunque tipo di costruzione: il termine inglese failure ben rappresenta la molteplicità di tali significati. In tal senso egli può pertanto essere chiamato dall Autorità Giudiziaria o dalle parti di un processo per condurre indagini su un oggetto di contenzioso, ma può anche essere incaricato da un privato o da un Ente pubblico di individuare cause e rimedi di problemi tecnici imprevisti (con i ruoli dunque rispettivamente di CTU e CTP). Le attività forensi più importanti, partite senza dubbio dall ambito dell edilizia civile abbracciano invece ad oggi un po tutti i campi, dal meccanico al chimico, dal navale ed aeronautico, a quello elettrico. 18

37 All interno di un quadro processuale, si dimostra come immaginabile estremamente delicato il rapporto fra i Consulenti e il loro lavoro di ricerca, e gli Avvocati che in ottica di tutela dei loro clienti sono chiamati a ridimensionare la validità delle Perizie depositate, anche attraverso la svalutazione dei principali contenuti. Gli strumenti di contestazione della CTU in mano alle parti possono essere ricondotti sostanzialmente a due tipologie: I. l eccezione di nullità della relazione, che può riguardare cause di nullità formale (veste esteriore dell atto) o sostanziale quale la violazione del Principio del Contraddittorio II. la proposizione di note critiche, volte a sollecitare il Giudice alla rinnovazione della consulenza, essendo facoltà dei difensori ma anche dei CTP produrre in giudizio osservazioni e rilievi alla relazione depositata dal CTU, che perciò potranno essere sia procedurali che sostanziali e dunque esplicitamente tecniche. Quando dunque per l accertamento dei fatti sono richieste conoscenze tecniche non comuni, che rendono i fatti non altrimenti accertabili se non mediante il possesso di determinate strumentazioni o cognizioni specialistiche, la Consulenza Tecnica d Ufficio che oltre ad essere un mezzo istruttorio e parte integrante di un processo, può in alcuni casi diventare prova a tutti gli effetti. Si distinguono pertanto le CTU in: - CTU deducente : Quando il giudice affida al consulente il semplice incarico di valutare fatti già accertati o dati preesistenti, e in tal caso la sua attività non può costituire prova; - CTU percipiente : Quando al consulente tecnico d ufficio è conferito l incarico dì accertare fatti non altrimenti accertabili se non con l impiego di tecniche o conoscenze particolari; la consulenza diventa in tal caso fonte diretta di prova ed è utilizzabile al pari di ogni altra prova ritualmente acquisita al processo. Va comunque sottolineato come la CTU non possa essere richiesta dalle parti come fonte di prova, ma piuttosto come strumento che consenta al Giudice di acquisire un bagaglio di normalmente al di fuori della sua preparazione ordinaria. Le parti devono dunque produrre le prove mediante l allegazione di documenti, foto, testimonianze, ecc. e anche con perizie tecniche di parte o perizie asseverate tutti elementi che saranno poi valutati dal CTU prima e dal Giudice stesso poi. Le considerazioni sopra esposte circa l inidoneità della consulenza tecnica ad essere un mezzo probatorio, pur scontate e assodate secondo il più tradizionale insegnamento giurisprudenziale e dottrinale, diventano tuttavia labili nella prassi, quando si è nel caso di CTU relative a fatti appunto determinabili attraverso il solo ricorso a ben precise cognizioni tecniche. Sia la dottrina che la giurisprudenza, hanno difatti chiarito che laddove un fatto non sia percepibile nella realtà se non con cognizioni o strumentazioni tecniche che il Giudice non possiede, la CTU può rappresentare una vera e propria fonte oggettiva di prova. E chiaro che l evoluzione della società verso sempre maggiori ed approfondite specializzazioni non può che far volgere il processo verso un utilizzo sempre più diffuso della CTU intesa come prova, in ragione anche del progresso tecnologico, che consente di 19

38 ricorrere all accertamento giudiziale dei fatti con tecniche, strumentazioni e metodologie scientifiche sempre più raffinate e sofisticate. Anche nel caso di CTU percipiente tuttavia, la parte non può comunque sottrarsi del tutto all onere probatorio rimettendosi totalmente all accertamento della propria posizione processuale derivante dall attività del consulente tecnico d ufficio, essendo comunque necessario che quantomeno vengano desunte le circostanze e gli elementi specifici che hanno portato ad iniziare una causa. Le Sentenze esistenti in merito danno appunto conto della labilità dei confini di cui detto: «[...]se è pur vero che l accertamento tecnico preventivo non è un mezzo di prova, essendo finalizzato principalmente a far verificare, prima del giudizio, lo stato dei luoghi o la qualità o la condizione di cose, che, suscettibili di mutamenti o alterazioni nel tempo, vanno accertati e documentati per essere portati poi alla cognizione del giudice prima che ciò possa accadere, per consentirgli di decidere sulla base delle prospettazioni e deduzioni fatte con riferimento a quelle condizioni ed a quello stato, è altrettanto vero che dagli accertamenti e rilievi compiuti in fase preventiva il giudice può trarre utili elementi che, apprezzati e valutati unitamente e nel contesto delle altre risultanze processuali, possono concorrere a fondare il suo convincimento in ordine alla fondatezza dell uno o dell altro assunto» [Cassazione civile, sez. II, 6 febbraio 2008, n. 2800] Quando il Giudice del Tribunale affida ad un consulente tecnico (CTU) l incarico di valutare semplicemente fatti già assodati o dati antecedenti, la mansione del consulente tecnico è di tipo deduttivo ovvero la sua attività di consulenza non può produrre nuove prove. Se, al contrario, il consulente tecnico riceve l incarico dì verificare fatti non altrimenti accertabili se non con l utilizzo di competenze specifiche e/o di particolari tecniche o strumentazioni, il consulente diventa percipiente e la sua consulenza peritale costituisce una fonte diretta di prova utilizzabile al pari di ogni altra prova ritualmente acquisita durante il corso del processo. [Cassazione civile, sez. III, sentenza n 13401] Con la medesima Sentenza, la Corte Suprema di Cassazione ha inoltre precisato che in nessun caso una consulenza tecnica può considerarsi utile per esonerare una delle parti in causa dall onere di fornire la prova che le spetta; solo che nel caso di circostanze o fatti, il cui accertamento richieda l impiego di un sapere tecnico qualificato, l onere della prova si riduce all allegazione della consulenza specifica, e spetterà poi al Giudice decidere se ammetterla o meno agli atti processuali. Per tutte le ragioni esposte finora è chiaro ed evidente come l attuale apporto delle Perizie e dei Consulenti si concentri quasi esclusivamente sugli Aspetti tecnici, che siano essi discussi in controversie legate alla sussistenza dei requisiti di rilascio di un Brevetto, o in 20

39 ottica più ampia riguardanti casistiche giudiziali in cui spesso parti fisiche (ad esempio pezzi o parti meccaniche/elettroniche) o in causa siano rispettivamente coinvolte nel fatto o detentrici di un Titolo, limitandosi tutt al più alla considerazione dell Aspetto applicativo, ma sempre e comunque in modo funzionale ai contenuti tecnologici. Certo, il Fattore strategico può comunque entrare in gioco nella valutazione dei danni o di eventuali azioni risarcitorie, ma essendo lo stesso del tutto accessorio nella considerazione complessiva della perizia, per sua stessa natura tecnica ed in tal senso valutata e valutabile. Al di fuori dell ambito processuale infatti, l ordinamento italiano prevede l istituto della Perizia Stragiudiziale, normalmente rientrante nel concetto più ampio di Consulenza, redatta da perito esperto in una disciplina non giuridica (ruolo dell ingegnere) con funzione dirimente controversie riguardanti in particolare questioni tecnico-economiche; il caso più frequente riguarda la stima di un bene o di un danno, o l attestamento della verità riguardo una questione tecnica (ad esempio la conformità di un bene a norme specifiche) e in tal senso rientrano appunto anche gli aspetti relativi a titoli Brevettuali di cui discusso finora, sebbene la giurisprudenza sia concorde nel negargli efficacia probatoria, anche nel caso sia stata asseverata e giurata, riconoscendogli solo valore di indizio. Nel caso di Perizia Stragiudiziale dunque appare logico il supporto dei diversi Metodi Quantitativi esaminati nel paragrafo precedente, in particolare quelli del costo e reddituale/finanziario tradizionalmente impiegato nella maggior parte delle casistiche relative. Tuttavia, un ulteriore considerazione degli aspetti strategici, valutati anche numericamente con il supporto delle Misure Ingegneristiche e secondo la logica a punteggi propria dell ambito bancario e finanziario in genere, potrebbe non solo rendere maggiore giustizia (mai come in questo caso la locuzione potrebbe apparire più adeguata) al coinvolgimento e alla stima di Titoli Brevettuali in tutto il loro valore, ma anche dal punto di vista giuridico consulenze provenienti da ambiti diversi potrebbero interfacciarsi supportandosi l un l altra al fine di rendere un quadro valutativo più preciso ed articolato, essendo appunto quella strategica, propria degli specialisti finanziari, solo apparentemente lontana, poichè di fatto legata a competenze anch esse derivanti dalla Tecnica e dalla Misura, attraverso appunto gli Scores. 21

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41 Capitolo 3 Il Valore Strategico di un Brevetto 3.1 Implicazioni manageriali della Proprietà Industriale La protezione brevettuale, al di là dello scopo di esclusiva temporanea sull invenzione, può in generale essere perseguita dalle imprese anche in una complementare ottica strategica. Oltre al fatto che brevettare un'innovazione di prodotto o processo rappresenta sempre e comunque una opportunità di miglioramento aziendale in termini di incremento di immagine e leva su attività di ricerca e sviluppo ( e di conseguenza su una riorganizzazione anzitutto culturale), nonché come visto occasione di capitalizzazione e sfruttamento delle conoscenze, il deposito di un Brevetto costituisce attualmente vera e propria strategia di mercato volta a frenare il cammino dei concorrenti mantenendo il vantaggio competitivo acquisito, realizzando inoltre introiti attraverso la concessione sotto varie forme dello stesso. Ma è chiaro che un Brevetto, di per sè, non è garanzia di successo commerciale, e affinché si trasformi in un bene tangibile al di là della sua natura intrinsecamente immateriale, potendo quindi essere economicamente valutabile anche quale asset interno, deve saper essere sfruttato efficacemente, producendo profitti nell'incontro con il mercato o aumentando indirettamente il potere contrattuale dell'impresa che lo detiene. Dal punto di vista prettamente strategico quale strumento di competizione nei confronti della concorrenza, gli economisti individuano cinque diverse tipologie fra cui poter scegliere in ottica di orientamento degli investimenti sostenuti: 1. Blocco tecnologico ad hoc, cioè R&S molto orientati, e sostanzialmente finalizzati alla realizzazione di Brevetti che costituiscano un ostacolo per i diretti concorrenti, così costretti ad aggirarli per conquistare quote di mercato 2. Ricerca di Brevetti strategici, focalizzata esclusivamente sulle modalità meno dispendiose 3. Inondazione, allo scopo di presidiare un'intera area tecnologica mediante il deposito del Brevetto principale e a cascata di tutti i suoi possibili esiti e varianti 4. Recinzione, a rappresentare una forma di inondazione maggiormente strutturata, che nel richiedere protezione per tutta una serie di Brevetti circostanti a quello cardine ne difenda di fatto il contenuto inventivo 5. Assedio, prendendo direttamente di mira specifici Brevetti altrui e riempendone le eventuali fenditure riscontrate con innovazioni complementari 23

42 L'impossibilità per la maggior parte delle piccole e medie imprese di innovare internamente a causa dei costi e delle strutture necessarie, ha condotto poi allo sviluppo di un gran numero di imprese specializzate nella creazione di tecnologie, con l obiettivo di venderle o affittarle anche ad aziende di elevate dimensioni che abbiano invece strategicamente deciso di non investire in maniera diretta. Nasce perciò in questo senso e con questo scopo, il MERCATO TECNOLOGICO, in cui i diversi soggetti interagiscono scambiandosi tecnologie in forme differenti, potendo queste essere già esistenti (mercato corrente), o costituendo la base di un mercato futuro per potenziali innovazioni. Il suddetto scambio di tecnologie genera per le imprese nuove opportunità di integrazione ed estensione del proprio portafoglio tecnologico, sfruttando così nella maniera più efficace possibile l intero patrimonio delle conoscenze possedute. La reale capacità imprenditoriale diventa dunque anche la gestione consapevole di un tale portafoglio di beni immateriali accanto a quello più tradizionale di clienti e strumenti finanziari, ricavandone per giunta anche ricchezza indiretta attraverso cessioni, concessioni di licenze, contratti di know how, franchising e accordi di joint venture. Oltre a concretizzare la possibilità di visualizzare il mercato in una doppia ottica, interna di esclusiva titolarità delle proprie innovazioni ed esterna accrescendo la facoltà competitiva nel riconoscimento degli sforzi intellettuali compiuti, il Brevetto e la Proprieta Intellettuale in genere garantiscono dunque anche il perseguimento della cosiddetta coopetition, orientando il tessuto comunque competitivo e concorrenziale di base ad una logica di cooperazione fra imprese, a beneficio delle stesse e della collettività in genere nell'arricchimento continuo dello stato dell'arte. Il sistema vigente ritiene liberamente cedibile sia il diritto di sfruttamento di un invenzione che quello sulla domanda, cioè un'opzione sulla sua realizzazione, accollandosi in tal caso anche il rischio dell'accertamento di effettiva brevettabilità. Il trasferimento di Tecnologia si configura in forma riconducibile sostanzialmente a due fattispecie, la cessione e la licenza, che si differenziano per l'attribuzione del diritto di titolarità: nel primo caso infatti esso viene integralmente trasferito a terzi, mentre nel secondo rimane di chi ha brevettato, che si limita di fatto ad autorizzarne l'utilizzo. Come facilmente immaginabile, uno degli aspetti fondamentali sta nella corretta valutazione economica del Brevetto, il che ci riconduce ancora una volta a quanto introdotto in precedenza, specie nella loro concreta valorizzazione come cespiti patrimoniali di bilancio, considerandone dunque non solo il valore industriale o tecnico, ma anche e soprattutto il valore commerciale a proiezione del giro d'affari da essi realizzabile in modo diretto e per concessione di licenze, senza dimenticare lo stimolo alla ricerca, le agevolazioni e gli sgravi fiscali, nonchè infine il profondo contributo ad un'immagine aziendale di successo che, a chiusura del cerchio di una concorrenza sempre più intangibile, ne determina la selezione a partner di accordi e joint ventures. Attualmente, sono molteplici i motivi per cui si procede alla valutazione delle Attività Immateriali: 24

43 Valutazione del Capitale Economico di un Impresa, che rappresenta la fattispecie più ampia, in cui vanno considerate tutte le componenti, sia materiali che intangibili; Cessione od Acquisizione di una specifica Attività Immateriale finalizzata ad ottenere il valore d uso del bene all interno del contesto imprenditoriale del cedente o dell acquirente, per definirne un prezzo di transazione; Determinazione della Congruità dei corrispettivi per una cessione d uso o licenza avente ad oggetto beni immateriali, molto utile in fase di trattativa, sulla base dell estensione temporale e territoriale della concessione; Contabilizzazione dei valori in Bilancio, secondo cui dall anno 2005 nella redazione del Bilancio delle Società, devono essere applicati i Principi Contabili Internazionali (IAS), e l attenzione è perciò posta sulla determinazione del fair value o valore equo dei beni immateriali; Fiscal Planning, in base alla quale la rivalutazione del valore di bilancio di alcune immobilizzazioni immateriali può dare accesso a vantaggi fiscali con minori imposte future, per un azienda che ha redditi imponibili costanti negli anni. Controversie e Liti Giudiziarie, che è il caso più comune delle Perizie Stragiudiziali già esaminate in cui la stima del bene ha finalità dirimente (tradizionalmente metodi dei costi e reddituale/finanziario) In ottica aziendale, la Licenza in particolare rappresenta un concreto strumento strategico alternativo ad una crescita interna che potrebbe comprometterne gli equilibri, e la grande diffusione degli ultimi anni dipende senza dubbio anche dalla sua grande flessibilità applicativa, potendo ad esempio essere o meno esclusiva; le diverse forme contrattuali mirano inoltre a mantenere separati i mercati cui ciascun produttore si rivolge, differenziando il territorio e/o la clientela e ponendo limitazioni alle parti, allo scopo di scongiurare intese restrittive o abusi monopolistici a tutela della concorrenza. Una licenza di Brevetto si presenta poi spesso all'interno di accordi contrattuali molto più complessi, potendo contemplare fornitura accessoria di beni strumentali o costruzione di impianti, nonchè imporre al licenziante stesso obblighi di collaborazione nei confronti del licenziatario mediante il conferimento di istruzioni ed assistenza, qualora si dimostrino indispensabili al corretto sfruttamento della tecnologia acquisita. I contratti che riguardano Brevetti richiedenti ulteriori perfezionamenti possono inoltre vincolare le parti alla comunicazione di qualsiasi miglioramento apportato che possa favorirne la commercializzazione, prevedendo obblighi di condivisione del know how, o cessioni di licenza su tali successivi arricchimenti. Qualunque sia la specifica modalità prescelta, quel che è certo è che essa debba rientrare necessariamente in una ben definita strategia brevettuale, riguardante la crescita e la competitività dell'impresa nel suo complesso, come stigmatizzato nelle sue forme di impiego più comuni. 25

44 MASSIMIZZAZIONE DELLE ROYALTIES : E' la motivazione principale alla concessione di licenze, perseguita attraverso la valutazione in prospettiva delle vendite che il licenziatario potrà realizzare dallo sfruttamento delle stesse CROSS LICENSING : E' lo strumento delle cosiddette licenze incrociate secondo cui le parti in causa diventano l'una licenziante dell'altra. Sebbene alla base ci sia comunque il tentativo di ciascuna parte di erodere porzione del vantaggio altrui, essa rappresenta insieme al patent pooling la modalità più esplicita della coopetition di cui detto, perché nel limitare il rischio di contraffazione per le singole imprese costituisce di fatto incremento delle conoscenze tecnologiche di un dato Settore. Così facendo infatti ciascuna impresa risulta al contempo licenziante e licenziataria, e lavorando sostanzialmente sulla stessa innovazione, ognuna di esse può concentrarsi su un singolo aspetto della stessa, scongiurando il rischio di bloccarsi a vicenda PATENT POOLING : Rappresenta la modalità più recente di cooperazione configurandosi come pool di imprese costituenti società terza beneficiaria di tutti i diritti dell'innovazione sviluppata; tutti i Brevetti frutto dello sviluppo congiunto diventano dunque legittima proprietà di questa entità giuridicamente autonoma, che attraverso la successiva concessione in licenza ne redistribuisce le royalties percepite alle imprese partecipanti in maniera proporzionale agli investimenti sostenuti; il vantaggio sta chiaramente nel pervenire ad un risultato totale che sia maggiore della somma dei singoli contributi, grazie ad un migliore sfruttamento delle diverse capacita innovative TRASFERIMENTO TECNOLOGICO PUBBLICO/PRIVATO : E relativa al trasferimento tecnologico da Enti pubblici di ricerca e/o Universitari al mondo industriale in forma di Brevetti, licenze, ricerche congiunte o società di spin off, in cui siano le imprese private a finanziare la ricerca pubblica, svolta però dalle prime in quanto necessitante di adeguate strutture unicamente da queste possedute, per affittarne poi la sola parte di interesse TECNOLOGY BROKERING : Interessa il caso di imprese che avendone la capacità vanno a ricombinare tecnologie già esistenti in modo però originale, dandole poi in licenza ad imprese committenti sotto forma di prodotti finiti e quindi già concretamente spendibili sul mercato A conclusione, oltre all'acquisizione di una più solida posizione di mercato con la realizzazione di vantaggi sulla concorrenza infatti, le ragioni principali che conducono oggi ad un Brevetto vanno ricercate soprattutto nella prospettiva di un aumento dei profitti, diretti e indiretti attraverso cessioni e licenze, e nella concretizzazione di un'espansione degli utili sugli investimenti, nonché nella riduzione dei rischi di contraffazione e nel miglioramento dell'immagine aziendale. Una corretta strategia di gestione di tali assets immateriali deve dunque necessariamente essere inglobata nella vision aziendale di lungo periodo e coinvolgere perciò tutti i livelli dirigenziali. 26

45 A supporto di ciò appare anche l interesse sempre più spinto delle Istituzioni governative in materia, oggi particolarmente attente soprattutto alla definizione di pratiche di monetizzazione di tali assets, intravedendovi tutta una serie di input economici, competitivi e finanziari allo sviluppo complessivo di un Paese; tali titoli consentono dunque attualmente di accedere sia ai tradizionali finanziamenti e leasing che ai nuovi strumenti di IP Finance i quali, individuando nuove opportunità per le imprese aventi titoli di Intellectual Property, garantiscono comunque il rischio dei diversi istituti di credito attraverso assets rappresentativi di vero valore aziendale. Oggi si parla dunque di IP Risk Manangement ed è proprio questo che l impresa deve considerare, ad indicare quei particolari strumenti finanziari aventi ad oggetto la valorizzazione degli assets di proprietà intellettuale, essi assumono poi nomi diversi, cosicchè si parlera di: IP Loan nel caso in cui la proprietà intellettuale verrà usata a garanzia del prestito, IP Securization qualora ci si vada a finanziare anticipando i redditi diretti o indiretti (cessioni, licenze) derivanti dall'impiego dei titoli mediante la trasformazione delle royalties in titoli negoziabili collocati presso gli investitori IP Sale and Lease Back quando la sovvenzione viene ottenuta attraverso la cessione della titolarità ad una società di leasing, stipulando un contratto in cui sia comunque consentito l'eventuale riscatto dello stesso. All'interno di qualsiasi strategia di gestione dei diritti di PI che possa dirsi avveduta dunque, non dovrebbero mai mancare da parte dell impresa adeguate attività di due diligence volte ad identificare gli assets posseduti, i diritti derivanti e la loro corretta valutazione economica, cosi da avvalorare al meglio il proprio portafoglio IP facilitandone l'accesso agli strumenti finanziari anche attraverso negoziazioni più veloci e meno rischiose, essendo il miglior incentivo alla diffusione di tali pratiche da ricercarsi anche nell'adozione di standard economici uniformi e condivisi da tutti i soggetti coinvolti come il Protocollo di Intesa già discusso, ma dovendo sempre e comunque essere innanzitutto l impresa orientata internamente alla corretta gestione di tutti gli assets premianti posseduti. Tenere conto correttamente di tutti i fattori che contribuiscono a creare il valore reale di un Brevetto, può aiutare l impresa e i suoi consulenti ad analizzarlo e misurarlo per successive classificazioni anche attraverso il Sistema a Punteggi, consentendo di raccogliere informazioni non solo tecniche, ma anche a livello più alto di natura strategica, che concorrono perciò al processo decisionale anche in termini produttivi. Se è infatti vero che l organizzazione interna di un impresa non può oggi prescindere da una perfetta integrazione delle diverse parti che lo compongono, ciò si mantiene valido anche nel caso di titoli di Proprietà Intellettuale; se la scelta di brevettare un trovato attraverso l esclusiva garantita dal titolo discende infatti da considerazioni strategiche di lungo periodo, che tengano conto delle necessità attuali di una competitività sempre più basata su beni immateriali di comunque elevata rilevanza economica, per contro è 27

46 impossibile ignorare che una tale decisione, al pari di qualsiasi altra di pari entità, abbia implicazioni organizzative su tutta la struttura aziendale. Decisioni di orientamento in tal senso influenzano dunque l intera pianificazione, e non solo nel breve periodo; la risoluzione di investimenti nella ricerca e sviluppo di un trovato, a meno che non si stiano trattando imprese specializzate nella ricerca al solo fine di scambio tecnologico, non può ad esempio prescindere dalle sue successive produzione/commercializzazione, richiedendo però chiaramente ciò strutturazioni interne adeguatamente conformate, siano esse piani di reperimento dei materiali e linee produttive o piattaforme avanzate fornitori clienti. L adozione di Metodi Qualitativi accanto a quelli Quantitativi tradizionali, consente proprio attraverso i differenti Punteggi ottenuti, di delineare diverse linee d azione sia dal punto di vista produttivo che in termini di negoziazioni tecnologiche. Ciò che risulta indispensabile, a conclusione, non è il semplice dato numerico ma il suo significato nel complesso contesto economico; tanto più se come nel caso specifico il sistema valutativo risulta sostanzialmente già noto al mondo del Marketing e delle imprese, a supporto dei maggiori processi decisionali. 28

47 3.2 Teoria della Balanced Scorecard (BSC) Il modello concettualmente più simile ad una destrutturazione comprendente anche la logica a punteggi, e grazie a cui formalizzare compiutamente i contenuti di natura strategica provenienti dai diversi livelli aziendali, può essere identificato nella Balanced Scorecard (BSC) ideata nel 1992 da Kaplan e Norton presso la Harvard Business School, con l obiettivo di superare i limiti degli schemi tradizionali attraverso la traduzione delle strategie concorrenziali in Indicatori di Performance gli Scorecards appunto il più possibile espressione del bilanciamento fra le prestazioni di breve termine, più che altro finanziarie, e quei fattori invece solo secondariamente economici che dovrebbero dimostrarsi determinanti per la competitività aziendale nel lungo periodo. La nascita della BSC muove sostanzialmente da due problematiche spesso riscontrate nelle imprese moderne: da un lato la difficoltà di traduzione della strategia condivisa in azione concreta, nel passaggio effettivo dalla pianificazione alla gestione operativa, dall altro la carenza dei tradizionali strumenti economico-finanziari nel corretto monitoraggio, e successiva valutazione, delle performance aziendali, specie nel caso di risorse intangibili quali appunto quelle proprie della proprietà intellettuale. La BSC suggerisce in pratica di analizzare l impresa e i suoi aspetti principali sotto diverse prospettive, così da individuare le variabili necessarie alla implementazione effettiva della strategia deliberata, e definendo poi opportune metriche per ciascuna di esse, così da renderle effettivamente misurabili. Una volta definite la mission e gli obiettivi strategici, il primo passo sta dunque nell individuazione delle variabili più idonee a rappresentarli, specie in quelle sfumature che spesso risultano poco apprezzabili o restano relegate a ruoli secondari; ecco che il sistema Impresa viene quindi destrutturato analiticamente secondo le 4 prospettive ritenute fondamentali alla definizione della sua competitività. 1. PROSPETTIVA DEI CLIENTI: Performance dell organizzazione valutate secondo la percezione dei clienti, che se insoddisfatti si rivolgono evidentemente altrove essendo ciò indice di declino futuro. Gli indicatori chiave sono perciò il grado di soddisfazione del cliente, il tasso di fedeltà, il tasso di redditività per ciascuno di essi, l acquisizione di nuovi clienti. 2. PROSPETTIVA FINANZIARIA: Fa riferimento ai parametri economico-finanziari misurati dai tradizionali indicatori di performance e redditività; l organizzazione viene considerata secondo il punto di vista e le aspettative degli azionisti, ma la differenza rispetto al passato sta nel fatto di riconoscerne l insufficienza se non adeguatamente bilanciata attraverso l integrazione con le altre 3 prospettive 29

48 3. PROSPETTIVA DEI PROCESSI INTERNI DI GESTIONE: E relativa al complesso dei processi interni, analizzando e monitorando in particolare quelli che maggiormente si ritengono influenti sulla creazione del valore aziendale (innovazione di prodotto, distributivo, assistenza post-vendita). Gli indicatori utilizzati misureranno l efficacia e l efficienza di tali processi, fornendo così ai manager valori numerici continuamente aggiornati sull andamento del business e sulla conformità dello stesso alla mission e alle esigenze espresse dai clienti. 4. PROSPETTIVA DEI PROCESSI DI APPRENDIMENTO E DI CRESCITA: Rappresenta l attitudine culturale dell impresa e dei dipendenti al miglioramento attraverso l apprendimento continuo. Le persone sono la risorsa principale di qualsiasi forma organizzativa, learning is more than training e il potenziamento di queste capacità nell attuale contesto globale è indispensabile per il corretto svolgimento dei processi a creazione di valore. Le metriche utilizzate sono relative al grado di soddisfazione e al tasso di fedeltà dei dipendenti, e alla formazione e al grado di professionalità del personale. La considerazione delle 4 prospettive citate consente quindi la costruzione di una Mappa Strategica come quella riportata in basso, capace innanzitutto di rendere visualizzabili le relazioni di causa/effetto fra gli obiettivi iniziali, le variabili appunto, e i processi critici, e la cui correttezza dipende strettamente dalla totale integrazione delle stesse, in un processo di ridefinizione circolare continuo, che non può per sua natura prescindere dalla condivisione degli obiettivi strategici ed operativi da parte di tutti i livelli aziendali. Figura 1 Schema di applicazione della Balanced Scorecard 30

49 Stante la vision aziendale e secondo una logica top-down vengono difatti definiti obiettivi e strategie d impresa, in un secondo momento tradotti in regole ferree per la creazione del valore in ciascuna delle prospettive appena esaminate, inviduandone inoltre i fattori critici di successo e gli indicatori di performance ad essi collegati, cosicchè sia infine possibile determinare i valori target ritenuti soddisfacenti, nel confronto con il quadro attuale. La successiva implementazione di un sistema BSC comporta poi spesso per l impresa la necessità di cambiamenti anche significativi, richiedendo l introduzione di nuove politiche e procedure e sostanzialmente la ridefinizione di gran parte dell organizzazione obbligando anche il personale ad un differente inquadramento del proprio lavoro, ed è di fatto quasi sempre un errata comprensione di tale riassetto a comprometterne la buona riuscita. In questo modo, la visione strategica di lungo periodo diventa anche un processo continuo di miglioramento e un input diretto per l esplicitazione quotidiana dei compiti individuali, potendo attraverso pochi indicatori chiave restituire il quadro d insieme di tutte le relazioni interne di causa-effetto, in maniera semplice e sfruttando anche le strutture ICT già presenti. Integrando dunque gli aspetti propri della BSC con il valore intangibile insito negli strumenti di proprietà Industriale, nell attuale panorama di mercato la capacità di un impresa consta anche nella sua attitudine a trarre valore dal patrimonio di risorse intangibili posseduto, al fine di renderle visibili e di conseguenza integrabili con gli aspetti più comunemente noti. La visione globale di cui detto appare certamente applicabile anche alla casistica brevettuale, nella scelta di orientamento degli investimenti in ricerca e sviluppo prima e di strutturazione delle linee produttive e politiche di marketing a sostegno delle differenti forme di spendibilità del titolo poi. Come visto nelle pagine precedenti infatti, anche i pesi associati alle aree principali in cui la valutazione economico-finanziaria di un Brevetto avviene, appaiono il frutto di ragionamenti bilanciati fra le diverse prospettive che influenzano il business dell impresa, e ancora a monte è la definizione stessa di tali parametri ad esserne condizionata. In conclusione, la visione concettuale della BSC consente una maggiore comprensione di molti dei percorsi aziendali che, consapevolmente o meno, conducono al deposito di una domanda di Brevetto e al successivo riconoscimento dello stesso, dimostrandosi inoltre e soprattutto ottima base di partenza per la stesura di una procedura sistematica (piattaforma di analisi) da offrire quale servizio alle imprese nella valutazione ex ante delle decisioni relative agli investimenti in Proprietà Industriale, e focalizzando in particolare l attenzione sull integrazione degli stessi con i principali aspetti strategico-gestionali d azienda. 31

50 3.3 Teoria dell Analytic Hierarchy Process I Sistemi di Analisi Multicriterio sono metodologie che supportano il decisore nella fase di organizzazione e sintesi di informazioni complesse e spesso eterogenee, permettendo di analizzare e valutare le diverse alternative, e monitorandone l impatto sui differenti attori del processo decisionale. Fra le diverse metodologie appartenenti, l Analytic Hierarchy Process (AHP), sviluppato nel corso degli anni 70 da Thomas Lorie Saaty e di cui oggi esistono numerose applicazioni pratiche per la risoluzione delle più svariate tipologie di problemi, consente in particolare di assegnare delle priorità ad una serie di alternative decisionali altrimenti non direttamente confrontabili, mettendo in relazione valutazioni di tipo qualitativo e quantitativo, e ricavandone una valutazione globale per ciascuna di esse. L AHP trova in generale largo impiego nella determinazione del rapporto costi/benefici di un progetto, qualora i pro e i contro dello stesso non appaiano determinabili da considerazioni di sola natura monetaria, ed esistano quindi tutta una serie di fattori non semplicemente valutabili, nella maggior parte dei casi perché intangibili; AHP consente inoltre di analizzare anche l ambiente circostante all elemento di partenza che si intende esaminare, calandolo dunque all interno del contesto in cui lo stesso si esplica, ed in virtù di ciò dimostrandosi estremamente adatto alla risoluzione di problemi di misura e selezione di progetti di natura strategica, per la possibilità di semplificare qualitativamente qualsiasi problema per sua natura composto, facendo sì che la scelta non si fondi poi su un solo criterio ma su tutte le dimensioni che lo caratterizzano. Il primo passo della metodologia presentata consta infatti nella creazione di un sistema gerarchico attraverso la scomposizione del problema decisionale in sottoproblemi mediante una struttura reticolare su due o più livelli, di cui il secondo appunto contenente gli obiettivi, di modo che la tematica difficilmente monitorabile come sistema complesso venga invece ad essere facilitata nella destrutturazione gerarchica dei diversi elementi decisionali che lo compongono, e che comprendono: l obiettivo finale che il decisore intende raggiungere; i criteri e i sotto-criteri decisionali, ovvero gli attributi sulla base dei quali si valuta la bontà delle alternative nel raggiungere l obiettivo stabilito; le alternative, ovvero le diverse opzioni e possibilità a disposizione del decisore. Tali elementi fondamentali sono poi ordinati su livelli differenti in maniera tale da comporre appunto la gerarchia: al primo livello vi è sempre l obiettivo generale, l ultimo livello contiene le alternative e i livelli centrali comprendono i criteri e i sotto-criteri decisionali. Una volta terminata correttamente la destrutturazione, il passo successivo vede il decisore risolvere i sotto-problemi individuati valutando e assegnando un valore numerico all importanza relativa di un aspetto rispetto all altro; tale priorità viene definita rispetto all elemento decisionale di livello superiore attraverso un Confronto a Coppie, e le risultanti organizzate in un sistema matriciale. 32

51 La metodologia ricompone infine il problema decisionale sintetizzando i giudizi formulati per mezzo di un opportuna procedura così da individuare l alternativa ottima, cioè di maggiore importanza relativamente ai criteri considerati. Ripercorriamo dunque passo dopo passo il Metodo AHP. Innanzitutto, al fine di agevolare anche la comprensione delle interazioni esistenti fra le molteplici grandezze in gioco, vengono individuati i solitamente 3 Livelli Gerarchici in cui il progetto complessivo viene destrutturato: CATEGORIE, attraverso cui avviene una scomposizione di massima dell ambiente circostante in cui il progetto si colloca FATTORI, individuati per disaggregazione di una medesima categoria negli aspetti differenziati che la caratterizzano INDICATORI, cioè gli elementi distintivi di ciascun fattore direttamente misurabili o comunque valutabili sotto diversi prospettive, nel loro aspetto qualitativo, quantitativo, di utilizzo, ecc..) Tale suddivisione gerarchica consente di visualizzare il problema attraverso i suoi aspetti sintetici al vertice e quelli disaggregati alla base come rappresentato nella figura che segue, di modo che anche ad una prima osservazione sia possibile identificare le diverse componenti su cui andare ad agire. Figura 2 Albero gerarchico degli elementi ambientali 33

52 In corrispondenza dell ultimo livello, cioè per ogni Indicatore o Criterio, e solo per essi affinchè il tutto risulti il meno possibile soggettivo ed arbitrario, viene quindi attribuito un peso provvisorio percentuale, tale che la somma degli stessi per tutti gli indicatori contenuti in ciascun Fattore sia sempre pari a 100; moltiplicandolo poi per il valore di tutti gli elementi a cui risulta subordinato, se ne deriva il peso definitivo desiderato per ciascun indicatore, che dà la misura del suo carico sul totale del Fattore o Aspetto cui fa capo. Nella pratica, l assegnazione di tali indici di dipendenza avviene attraverso la definizione di una Scala di Sensibilità entro ciascun Indicatore, suddiviso quindi in uno specifico numero di livelli identificati da numeri progressivi (da 1 a n) che aumentano al crescere della qualità, cioè della perturbabilità sull ambiente che essi sono in grado di provocare nell eventualità di generico intervento antropico. Valore aij Interpretazione 1 i e j sono equamente importanti 3 i è poco più importante di j 5 i è abbastanza più importante di j 7 i è decisamente più importante di j 9 i è assolutamente più importante di j Tabella 1 Scala di Sensibilità Numerico-Linguistica Fatto ciò, gli operatori specialisti di settore avranno quindi il compito di comparare i rapporti di importanza di ciascun livello della scala di sensibilità attraverso un Confronto a Coppie, ottenendone una Matrice quadrata i cui valori verranno imputati solo dopo essere stati normalizzati secondo il modello matematico proposto da Saaty (1996), così da rendere omogenee le diverse scale di sensibilità ed acquisire valori comparabili capaci di esprimere la misura del peso di un elemento rispetto all altro. In termini matematici, detti dunque A1, A2,, An, gli n elementi appartenenti ad un generico livello di una struttura gerarchica e W1, W2,., Wn, i corrispondenti pesi da attribuire agli elementi stessi rispetto al livello immediatamente superiore, si definisce aij = wi/wj il peso relativo dell elemento i-esimo rispetto all elemento j-esimo e si costruisce la matrice quadrata di ordine n, A =(aij), detta Matrice dei Confronti a Coppie, reciproca e positiva (Figura 3). 34

53 Figura 3 Matrice dei Confronti a Coppie E opportuno osservare come la determinazione dei pesi W e la costruzione della matrice A avvengano sempre sulla base di giudizi di stime ad opera di specialisti del settore, che utilizzano appunto la scala semantica vista in Tabella 1 appositamente predisposta per esprimere le cosiddette importanze relative di un elemento rispetto all altro; in alternativa viene spesso utilizzata una Scala Semantica Ridotta con 5 livelli di magnitudo, in grado di rendere con maggiore precisione anche i valori di importanza intermedia: INTENSITA D IMPORTANZA SPIEGAZIONE GIUDIZIO LINGUISTICO 1 Uguale importanza I due elementi i e j contribuiscono alla stessa misura 2 Moderata importanza L esperienza ed il giudizio favoriscono leggermente l elemento i rispetto a j 3 Essenziale importanza L esperienza ed il giudizio favoriscono chiaramente l elemento i rispetto a j 4 Dimostrata importanza La prevalenza dell elemento i è dimostrata in pratica 5 Importanza assoluta La prevalenza dell elemento i è dimostrata con il livello possibile di certezza 1,5 2,5 3,5 4,5 Valori d importanza intermedia Di un elemento rispetto all altro (maggiore precisione) Tabella 2 Scala fondamentale di Saaty Ridotta (5 livelli di magnitudo) 35

54 Dal punto di vista matematico poi, le Matrici di tipo Saaty devono godere di determinate proprietà, per ogni elemento aij e per qualsiasi valore di i e di j: aii = 1 aij > 0 aij= 1/aij Proprietà di Simmetria Assioma di Positività Proprietà di Reciprocità, mentre un ulteriore condizione scaturisce dalla necessità di garantire la simmetria dei giudizi d importanza: aik = aij ajk (proprietà di Consistenza o relazione di Reciprocità); essendo di conseguenza necessario compilare solo la metà della matrice attraverso un numero pari a n*(n-1)/2 valutazioni di confronto, avendo gli indicatori posti sulla diagonale valore unitario, mentre quelli posti al di sotto non saranno altro che reciproci di quelli sopra la medesima. Una volta compilata la Matrice, i dati in essa contenuti riprodurranno di fatto una scala di pesi che esprimerà la preferenza fra i diversi elementi rispetto al criterio considerato, imponendo cioè una Scala di Priorità fra gli elementi oggetto dei confronti a coppie, matematicamente rappresentata da un Vettore di valori che non è altro che l autovettore massimo o principale della matrice stessa A; il suo valore verrà dunque estratto risolvendo il problema generale degli autovalori attraverso i passaggi che seguono: A p = λmax p dove p = (p1, p2,., pn)t = Vettore di Priorità, che non è altro che un Autovettore. Ottenendo dapprima il vettore m di componenti mi: m1= a11 *a12*.*a1n m2= a21 *a22*.*a2n mn= an1 *an2*.+ann 36

55 e sommando poi tali componenti normalizzandole quindi rispetto alla loro somma, si ricaverà il Vettore di Priorità p di componenti pi. Essendo dunque: S= m1 + m mn, di conseguenza: p1= m1/s; p2= m2/s;.. ; pn= mn/s con pi = 1 L autovalore massimo verrà quindi calcolato a partire dalle sue componenti, ottenute come prodotto degli elementi della matrice A per le componenti del vettore di priorità p: λ1 = (a11 + a an1) p1 λ2 = (a12 + a an2) p2 λn = (a1n + a2n + + ann) pn e perciò λmax= λ1 + λ2 + + λn Verifica di Consistenza Esistendo un naturale limite umano nella capacità di stabilire relazioni logiche tra oggetti e/o concetti in maniera multipla e simultanea, una volta ottenuto il valore di λmax come visto, esso consentirà di verificare l attendibilità o coerenza interna della matrice A, andando in pratica a misurare se i giudizi soggettivi imposti dal decisore ad ogni confronto sono consistenti o meno. Supponendo ad esempio di avere 3 persone A, B e C di altezza differente tali che, a seguito di una serie di confronti a coppie, possano essere ordinati per altezza decrescente nel seguente modo: A > B > C, per la proprietà transitiva sarà perfettamente consistente dire che A è più alto di C. Nella pratica tuttavia, non sempre si ha a che fare con Confronti perfettamente Consistenti; se è vero quanto riportato nell esempio precedente relativamente all altezza ad esempio, non sempre ciò vale in altri casi; trasferendo il tutto a delle squadre di calcio infatti, se è 37

56 vero che la squadra A ha battuto la squadra B, e quindi A è più forte di B, e che la squadra B abbia battuto la squadra C, perciò B è più forte di C, ciò non implica necessariamente che la squadra A possa battere la squadra C, creando così inconsistenza. Per poter gestire dunque anche i casi meno semplici ed immediati, non avendo come visto sempre a che fare con confronti perfettamente consistenti, nella pratica si rende spesso necessaria la determinazione di Indici di Consistenza e Valori di Tolleranza. Gli indici più utilizzati per stabilire la consistenza di una matrice e soprattutto le soglie di tolleranza adottate in letteratura per determinare se una matrice dei confronti a coppie possa essere ben posta o meno, sono sostanzialmente due: Il Consistency Index CI: CI= con n= rango matrice A, che se perfettamente coerente è n=λmax; o come più spesso accade nella pratica attraverso il Consistency Ratio CR: CR= in cui il valore della consistenza media casuale RI è tabulato in funzione dell ordine n della matrice. Se il valore del Consistency Ratio CR risulterà 10% la matrice A sarà considerata accettabile, altrimenti essa dovrà essere rivista, e a priori dovranno esserlo i pesi provvisori e definitivi che ne costituiscono il punto di partenza,da qui ancora una volta l importanza fondamentale di un attribuzione il meno possibile arbitraria dei giudizi). 38

57 Esempio di Applicazione Ambientale: Si consideri una zona territoriale non urbanizzata con estensione di 200m 200m, non interessata da idrologia superficiale ma solo sotteranea, nella forma di una falda acquifera ad uso potenzialmente agricolo. Fattore: Acqua Indicatore: Idrologia superficiale Criteri adottati: [3] = 1,50 [2] (sensibilità massima); [2] = 3,50 [1] (sensibilità intermedia); [1] = 10,26 (sensibilità minima); [1]+[2]+[3] = 100. Normalizzazione ed Equilibratura Elementi Pesi (%) Pesi Pesi Ambientali normalizzati equilibrati 1 10,2 0, ,91 0, ,83 1, L equilibratura dei pesi normalizzati (pi), è stata eseguita, per ciascun elemento della colonna (pei), utilizzando la seguente funzione lineare: pei =1 pmin = valore minimo della colonna dei pesi normalizzati; pmin = 0,20 (valore minimo di scala). 39

58 Matrice dei confronti a coppie: w1/w1= w1/w2= w1/w3= 1,0000 0,2984 0, w2/w1= w2/w2= w2/w3= 3,3510 1,0000 0, 02 3 w3/w1= w3/w2= w3/w3= 5,0000 1,4921 1,0000 con w1 = 1,00 Vettore m (medie geometriche): m1 = 1 0,2984 0,2000 m2 = 3, ,6702 m3 = 5,000 1,4921 1,000 =0,3908; =1,3096; = 1,9540. S = 0, , ,9540 = 3,6543 Vettore p (priorità): p1 = %,&'%( &,)*+& =0,1069; p2 =,&%') &,)*+& = 0,3584; p3 =,'*+% &,)*+& = 0,5347 (con p1 + p2 + p3 = 1,00) 40

59 Autovalore massimo: λ1 = (1 + 3, ) 0,1069 = 1,0000; λ2 = (0, ,4921) 0,3584 = 1,0000; λ3 = (0, , ) 0,5347 = 1,0000; λmax = 1, , ,0000 = 3,0000 (λ = 3,00) Indice di consistenza: CI = &,%%& & = 0,00; Rapporto di consistenza: CR = %,%% %,*,%% = 0,00 Lo scostamento nullo mi dice quindi che la matrice A è perfettamente consistente. Il grafico bidimensionale dell analisi di sensibilità (performance) a lato, consente di verificare com è stato giudicato l elemento ambientale in esame, ponendo in un sistema di assi cartesiani, i pesi normalizzati sull asse y, e i valori della scala di sensibilità (livelli), considerati per l indicatore, sul corrispondente asse x. Variando tali valori, viene a modificarsi anche il profilo della performance dell indicatore 41

60 A conclusione, la logica AHP si rivela in concreto molto vantaggiosa poiché ciascun problema complesso, sistemizzato ed esaminato gerarchicamente sotto gli aspetti ritenuti caratterizzanti ricorrendo a Criteri attraverso cui valutare le priorità e/o gli aspetti principali delle diverse alternative possibili fino ad individuare quella ottima, viene ad essere complessivamente giudicato attraverso considerazioni quantitativamente qualitative, così che il rischio di eventuali decisioni sbagliate ne risulti drasticamente ridotto, specie in condizioni di elevata incertezza. In generale, per affrontare e risolvere qualsiasi tipo di problema conseguendo la scelta più valida, è indispensabile comprendere l articolazione del sistema di riferimento in cui lo stesso si colloca; una decisione critica è chiaramente influenzata da molteplici fattori interagenti, e per scegliere in modo opportuno è fondamentale individuarne e studiarne i più rilevanti, identificando nello specifico anche il grado con cui si influenzano a vicenda, direttamente coinvolti nel raggiungimento degli obiettivi posti. Il metodo AHP nello specifico, è molto utile poiché consente di analizzare un problema misurandone sia gli eventi tangibili, cioè oggettivi, sia quelli intangibili di natura soggettiva che caratterizzano la realtà circostante, e proprio questa sua caratteristica lo rende duttile nell implementazione in diverse tipologie decisionali, che al di là della definizione della priorità di un insieme di alternative, possono riguardare la scelta di piano d azione o della linea di condotta migliore, la corretta allocazione di risorse, la valutazione di rischi, la misura di prestazioni, nonché in senso più ampio la progettazione di un sistema, la sua pianificazione e successiva ottimizzazione. Nel contesto del presente lavoro quindi, la metodologia presentata verrà direttamente applicata allo studio di Brevetti con l obiettivo di renderne più coerente l analisi e la valutazione di tutti gli aspetti che lo caratterizzano, capendo come massimizzarne il valore percepito rendendoli soprattutto coerenti con gli obiettivo di alto livello, e sfruttandone a pieno le potenzialità attraverso il ricorso ad un ottica concettuale di duplice valenza, quella dell AHP, che: - rende il processo più flessibile, poichè tutti i fattori rilevanti utilizzati per valutare il rischio vengono considerati in maniera sintetica all'intero del processo di estrazione dei giudizi degli esperti invece che in modo analitico e indipendente, mirando ad accrescere e rendere più efficace la percezione dell'efficienza protettiva e non solo; - permette di integrare fattori soggettivi e qualitativi con altri di natura esclusivamente oggettiva attraverso l'attività del valutatore o di esperti, chiamati ad emettere giudizi sintetici ma chiari e precisi 42

61 43

62 Capitolo 4 Impiego delle Misure Ingegneristiche: Casi di Studio 4.1 Gli Strumenti utilizzati: Laser, Fotogrammetria, il Software PhotoModeler Con l intenzione di restituire una valutazione il più possibile globale e fedele dei contenuti intrinseci di un Titolo Brevettuale, è stato quindi indagato l attuale impiego delle Misure Ingegneristiche quale fonte di dati numerici, inizialmente focalizzato sui soli contenuti quantificabili, tra cui il Software PhotoModeler, esempio di attuale tecnologia disponibile per misure rilevabili da immagini mediante Fotogrammetria con accurato livello di precisione. Il disegno presenta storicamente il limite di dover comprimere la tridimensionalità del mondo reale in un supporto bidimensionale, scomponendo di fatto ogni continuità visiva in una sequenza di immagini statiche; oggi tuttavia le possibilità offerte dalla modellizzazione 3D sono amplissime e non più circoscritte, rendendo possibile una perfetta animazione delle immagini simulata attraverso i risultati di una visione naturale, ma ancor più contestualizzandola nello spazio virtuale generato. Rispetto ai Sensori tradizionalmente impiegati nella lettura del modo reale dunque, la modellizzazione 3D consente di ricostruire lo spazio osservato, che dapprima smontato, analizzato, e naturalmente smisurato, viene poi successivamente riassemblato secondo un processo logico coerente che associ ad ogni singola entità un sistema di relazioni, che attraverso il collegamento con gli altri elementi lo renda immediatamente rintracciabile all interno del sistema complesso realizzato. Per realizzare quanto detto esistono naturalmente diverse tecniche disponibili. La tecnica del Laser Scanning (LIDAR, light detection and ranging) rappresenta negli ultimi anni un metodo nuovo ed efficiente per la digitalizzazione e modellizzazione di oggetti di forme e dimensioni disparate, basata sulla misurazione delle distanze fra punti per mezzo di onde elettromagnetiche. Questo è ciò che accade ad esempio in un Distanziometro Laser appartenente alla categoria dei sistemi di scansione cosiddetti senza contatto, che consentono il rilievo di punti sulla 44

63 superficie di un pezzo senza appunto la necessità di entrare in contatto fisico con lo stesso; a tutto ciò è associata una velocità di scansione sensibilmente superiore a quella dei normali sistemi a contatto conosciuti, con precisione e ripetibilità delle misure, per di più rapidamente eseguibili. Dal punto di vista applicativo, il funzionamento è basato sulla trasformazione dell'energia da una forma cosiddetta primaria, che può essere elettrica, ottica, chimica, termica o nucleare, in un fascio monocromatico di radiazioni appunto elettromagnetiche ad elevata intensità: la luce laser. Il laser dunque, altro non è che una radiazione elettromagnetica, ovvero un'onda luminosa, che deve però godere di alcune caratteristiche quali ad esempio il fatto di essere costituita da una sola frequenza di luce, e possedere coerenza temporale (formata da onde della stessa fase e frequenza) e spaziale, anche detta unidirezionalità, dovendosi propagare a grande distanza ma con estrema direzionalità (e non irradiandosi in tutte le direzioni). I Distanziometri oggi presenti sul mercato possono essere genericamente classificati in due categorie, potendo gli stessi essere: - ad impulsi, prevedendo la misura del tempo trascorso fra due impulsi o treni d'onda successivi cioè il cosiddetto tempo di volo ; - a misura di fase, qualora basati sulla misura dello sfasamento che si realizza fra l'onda emessa e quella ricevuta. L unione successiva di tali apparecchiature con un insieme di apparati meccanici ad elevata precisione, ha poi reso possibile la realizzazione di Sensori Laser Scanner, in cui la parte meccanica dello strumento va a materializzare una direzione di acquisizione, mentre il Distanziometro laser vero e proprio acquisisce una distanza lungo tale direzione, ottenendo in tal modo una nuvola di punti ; indipendentemente dal tipo di sensore utilizzato comunque, l'elemento fondamentale per il funzionamento è sempre il diodo laser, capace di operare la suddetta conversione del segnale elettrico in luminoso Una ulteriore classificazione all'interno della tipologia a misura di fase avviene inoltre a seconda del principio di acquisizione utilizzato, distinguendo così quelli puramente distanziometrici da quelli invece detti a triangolazione. Un Laser Scanner Triangolatore o a Triangolazione, è fisicamente uno strumento di forma tubolare o comunque allungata, dotato di due diodi, uno emettitore e l'altro ricettore, posizionati rispettivamente alle estremità del tubo stesso; il segmento che unisce tali diodi è comunemente detto base e trova un limite dimensionale nella sola necessità di maneggevolezza. 45

64 Figura 4 Principio di funzionamento di uno strumento laser a triangolazione Il principio di funzionamento presentato in Figura 4 può quindi essere così riassunto: una testa emette un raggio laser che attraverso uno specchio rotante colpisce il bersaglio, cioè l'oggetto da misurare, e viene così riflesso in modo diffuso; il punto colpito viene messo a fuoco attraverso l'impiego di apposite lenti e tale riflessione è acquisita da una fotocamera, che in base alla sua (del punto) specifica posizione ne determina la distanza dal bersaglio. Stante il valore della base, di entità nota in quanto caratteristica intrinseca dello strumento, il calcolo della distanza avviene grazie alla misura in fase di acquisizione dei due angoli, che si formano rispettivamente fra il raggio emesso e la base dello strumento, e il raggio riflesso e ancora una volta la base medesima. Lo stesso funzionamento viene poi in altri termini dettagliato in Figura 5, nella quale la lettura della riflessione del raggio laser avviene ad opera di due sensori costituiti rispettivamente: da una testa che emette il fascio laser, trasformato con un'ottica opportuna in una linea avente spessore di pochi decimetri di millimetro, e formante l'angolo α nel colpire l'oggetto in questione da una o due telecamere con sensore del tipo trasduttore opto-elettronico CCD (Charge- Coupler Device) che rilevano la posizione del raggio sul medesimo oggetto grazie alla misura dell'angolo β formato dalla riflessione dello stesso. 46

65 Figura 5 Indicazione degli Angoli e delle Distanze Figura 6 Laser a Triangolazione commerciale 47

66 A titolo esemplificativo, in Figura 6 è schematizzato un Laser a triangolazione commerciale, basato su un rilevatore ad effetto laterale, che utilizza proprio il principio della triangolazione appena visto, misurando in tal caso la quota sull'asse z piuttosto che il movimento lungo x o y nel piano del bersaglio; un diodo laser con una certa lunghezza d'onda e modulato ad una certa frequenza, rappresenta la sorgente luminosa e proietta un raggio spot sulla superficie da misurare. Quando la superficie dell'oggetto da misurare (bersaglio) si trova esattamente alla distanza nominale di stand-off posta al centro del campo di misura (per cui y=0), non vi è dubbio che l'asse del rilevatore intercetti l'asse del raggio luminoso proiettato, traducendosi perciò l'immagine di quest'ultimo nella posizione per cui i=0, e dunque non si ha segnale in uscita; le lenti ottiche del rilevatore vengono regolate proprio in modo da essere a fuoco in tale posizione. Nel momento in cui poi la superficie da misurare si muove nel campo di misura da un lato o dall'altro rispetto alla distanza di stand-off, la lente non viene rimessa a fuoco, e l'immagine del raggio spot, formato da un opportuno numero di lenti, si muove lateralmente lungo un rilevatore, producendo così una tensione in uscita espressa da i, lineare con il movimento del bersaglio stesso. Una geometria di acquisizione siffatta consente di ottenere misure con precisioni molto elevate (sub-millimetriche) a compensare la ridotta portata dello strumento, rendendo dunque tale tipologia particolarmente adatta a quegli impieghi in cui il parametro di maggiore interesse è proprio il rigore della misura in uscita, potendo inoltre così quantificare anche vibrazioni, flessioni, deformazioni, rispetto delle tolleranze, oltre ovviamente a distanze e posizioni suddette. Naturalmente, non può trascurarsi che la portata di un qualsiasi strumento laser è soprattutto funzione della tipologia specifica del materiale di cui l'oggetto considerato è costituito, ed in particolar modo della sua riflettività, traducendosi un valore elevato della stessa in una maggiore portata del laser, e viceversa un suo valore ridotto in una portata sensibilmente minore; ciò è dovuto al fatto che potendo un materiale essere più o meno riflettente, tale proprietà risulterà inversa alla porzione di radiazione assorbita, e dovendo il raggio riflesso propagarsi nell'atmosfera (corpo trasparente) prima di essere rilevato dal sensore CCD, l'effetto di attenuazione aumenterà al crescere della distanza che si vuole rilevare. Intuitivamente, se la frazione di raggio riflesso dalla superficie è particolarmente debole, essa si disperderà molto velocemente nell'ambiente circostante, e la distanza massima acquisibile andrà di conseguenza a contrarsi; a tutela di ciò è dunque consuetudine il trattamento delle superfici che devono essere misurate con spray opacizzanti, affinchè l'area di trasmissione e riflessione del raggio sia il più pulita possibile e ne risulti incrementato il valore di riflessività. 48

67 Concludendo, nello stabilire la qualità di uno strumento laser scanner sono molteplici i parametri che vanno considerati, e oltre a quelli già citati, sono in particolare rilevanti la velocità di acquisizione dei dati, il campo di misura, l'eventuale divergenza del raggio laser, e così via, nonché una certa accuratezza nell'impiego, atta ad esempio ad evitare che gli spigoli dell'oggetto possano oscurare il raggio laser (shadowing effect), e ridurre il più possibile errori di misura dovuti a disallineamento. Esistono poi numerose tecniche software degne di nota, poiché adatte ad un larghissimo numero di applicazioni pratiche, che consentono la modellizzazione di elementi strutturali a partire da disegni o immagini. La Fotogrammetria viene genericamente definita come tecnica di rilevamento che consente di ottenere informazioni metriche di oggetti tridimensionali mediante interpretazione e misura di immagini fotografiche, tradizionali o digitali, e quindi ottenere informazioni affidabili di oggetti fisici e dell ambiente circostante mediante processi di registrazione, misura e appunto immagini; in questo modo dunque, l oggetto specifico viene non solo misurato, ma anche e soprattutto contestualizzato nella sua collocazione spaziale. Il primo livello di approccio consiste nel raddrizzamento semplice di immagini, cioè la rettifica dell immagine di partenza disponendo di un modello prospettico; a partire dalla posizione delle immagini di alcuni punti sul piano della fotografia utilizzata, se ne determina l esatta posizione nell oggetto rispetto ad un piano di particolare rilevanza per lo stesso, mediante una trasformazione omografica dipendente da 8 parametri a loro volta stimabili nota la posizione di 4 punti sia sull immagine che sul piano dell oggetto. La Fotomodellazione prevede sostanzialmente tre diverse fasi costruttive : nella prima si acquisiscono i punti, nella seconda si determinano le geometrie e nella terza si passa alla vestizione del modello con qualità fotorealistica, o con qualsiasi tecnica opportuna di rappresentazione. Attraverso uno strumento software, a partire da una tabella contenente le coordinate dei punti si passa direttamente al calcolo dei parametri di trasformazione, fino ad ottenere le coordinate finali desiderate; con il montaggio successivo di diversi raddrizzamenti e sfruttando le potenzialità di un editor grafico, è così possibile ottenere modelli foto realistici e foto mosaici, che opportunamente combinate al rilievo topografico tridimensionale, possono consentire la generazione di modelli 3D di grande dettaglio e di grande impatto. Uno dei software più interessanti per le numerosissime applicazioni consentite, anche in ambito relativo a titoli Brevettuali o Proprietà Industriale in genere è PhotoModeler, che verrà di seguito analizzato. PhotoModeler fornisce gli strumenti per la creazione di accurati modelli 3D e di altissima qualità attraverso un processo di scansione 3D che produce una nuvola di punti a partire da fotografie raffiguranti l oggetto o la struttura che si vuole ricreare (processo foto-based 49

68 di scansione 3D), fornendo quindi in sostanza risultati molto simili ad un laser scanner 3D, con risultati eccellenti ma a costi decisamente più contenuti, essendo quale supporto hardware sufficiente una semplice macchina fotografica. La fotomodellazione a nuvola di punti (Photo-based scanning) ha le sue origini in due diversi settori disciplinari: la fotogrammetria appena vista appunto, ed in particolare la creazione di modelli digitali del terreno su base fotogrammetrica, e la stereocomparazione (autocorrelazione) nella computer vision. L impiego di queste fotocamere comporta un deciso abbassamento dei costi, ma produce una riduzione nella qualità del risultato finale, legato all assenza d informazioni sui parametri caratteristici degli obiettivi di presa: da qui la necessità di predisporre delle procedure altrettanto semplici e di basso impatto economico, per acquisire queste informazioni. L obiettivo è pertanto la ricerca di un metodo per avvicinare il rilevamento fotogrammetrico low cost a quello professionale, per mezzo dell impiego di un software commerciale ed una dotazione minima di laboratorio PhotoModeler ed i suoi tools consentono la modellizzazione 3D di punti, linee e superfici dense a partire da elementi selezionati su disegni 2D, CAD, o direttamente fotografie delle parti e/o strutture di interesse, memorizzate e perfezionate grazie ad una calibrazione con i dati reali di progetto, garantendo quindi la possibilità di eseguire processi di misurazione non necessariamente in loco. Tra le funzionalità di base di questo software si possono ad esempio ricordare il calcolo delle diverse distanze fra punti definiti sull oggetto anche rispetto ad un sistema di riferimento ideale che può essere ruotato o traslato, la creazione di curve a partire da punti di riferimento individuati nelle immagini a disposizione, il tracciamento di superfici a partire dalla selezione di elementi che ne definiscono la regione di contorno, ed in particolare tutta una serie di strumenti per la revisione ed il miglioramento della qualità del progetto precedentemente ottenuto. Ciascun progetto può essere infine memorizzato all interno di una libreria così da essere reperibile ed eventualmente modificabile. Preliminare alla ricostruzione del modello 3D dalle fotografie di partenza è la calibrazione della fotocamera, con la determinazione delle caratteristiche che la rendano utilizzabile come dispositivo di misurazione; con PhotoModeler è infatti possibile utilizzare fotografie scattate da diversi tipi di telecamere e per poter usufruire delle informazioni da esse ricavate, è necessaria la definizione di valori per alcuni parametri specifici della fotocamera, fra cui generalmente la lunghezza focale della lente, la scala di digitalizzazione ed il punto principale (in cui l'asse ottico della lente interseca la fotografia). Una volta stabilita la macchina fotografica che si intende utilizzare, vanno decise la dimensione e il tipo di griglia di calibrazione; PhotoModeler dispone infatti di files stampabili contenenti i Target Marking, e la scelta di stamparli su A4 o A3 è molto importante perché consente al programma di calibrare correttamente la fotocamera; per eseguire una corretta calibrazione sarà necessario scattare le fotografie del foglio contenente i Target da diverse angolazioni, e per la stessa posizione ruotare la fotocamera di

69 Figura 7 Griglia di Calibrazione utilizzata da PhotoModeler La calibrazione avviene utilizzando una griglia di 100 punti stampata su un supporto rigido come quella rappresentata in Figura 7, in scala 1:1, piana e priva di asperità; agli angoli della griglia sono presenti 4 diversi simboli, impiegati nella procedura di orientamento automatico dei fotogrammi. Durante le operazioni di calibrazione, la camera è stata posta sul treppiede e le prese sono effettuate con il comando a distanza, onde evitare eventuali movimenti della fotocamera; le riprese devono essere almeno 8, mantenere la medesima distanza tra camera e griglia, e la medesima inclinazione dell asse di presa di circa 45 rispetto alla normale uscente dal piano, nonché la medesima messa a fuoco. Come detto, la procedura di calibrazione richiede quattro stazioni di presa, una per ogni lato della griglia; da ciascuna di queste si possono realizzare fino a 3 scatti, ruotando la camera di +/- 90 attorno all asse di ripresa. Una volta importate correttamente tutte le fotografie necessarie per ricostruire il modello 3D, avendo cura che esse rappresentino l oggetto dal maggior numero di angolazioni possibili, devono essere aggiunti i Markers, e ciò può essere fatto o mediante i Marking Point, che verranno cliccati direttamente in punti significativi della foto cosicchè ciò consenta la ricostruzione indiretta della foto, o mediante la Mark Lines Mode e ricostruendo così intere superfici, velocizzando la relativa operazione per oggetti di forma regolare contenenti cubi e parallelepipedi. In seguito si caricano le immagini all interno del software PhotoModeler, che riconosce in maniera automatica i punti della griglia, ne determina le coordinate, e ricostruisce il modello tridimensionale delle riprese calcolandone i parametri (distanza focale, coordinate 51

70 del punto principale XC e YC, dimensioni del sensore, coefficienti Ki del polinomio di distorsione radiale). La modalità Shapes-based Project verrà invece utilizzata in casi di elevatissima precisione richiesta, e partendo inoltre dal presupposto di non conoscere la fotocamera che ha scattato le foto, con un vantaggio relativo facilmente immaginabile. Figure Alcuni esempi di applicazione del Software PhotoModeler 52

71 Figure Rese architettoniche Modello 3D PhotoModeler 53

72 Le peculiarità e la semplicità di fondo, nonché come detto la grandissima efficienza a costi ridotti, rendono il Software PhotoModeler idoneo ad una molteplicità di applicazioni che coprono Settori anche molto diversi fra loro; dall Architettura e la Conservazione dei Beni culturali all animazione cinematografica, dalla geologia all archeologia, fino agli ambiti più ingegneristici. Figure Modellizzazione di oggetti complessi (Università di Bologna) In particolare, i tools del PhotoModeler consentono la ricostruzione di eventi accidentali proprio dell ambito forense quali sinistri e scene del crimine, con una precisa ricostruzione dei fatti e la possibilità di utilizzarne i risultati anche a supporto di pareri peritali, a partire inoltre sia da fotocamere calibrate proprie del lavoro specifico dei dipartimenti addetti (Polizia, Carabinieri), che da immagini provenienti dalle più diffuse telecamere di sorveglianza, anche private e perciò non necessariamente calibrate. Utilizzando come input i dati di PhotoModeler è quindi ad esempio possibile ricostruire con estrema precisione Diagrammi 3D delle cosiddette Crash Zone, del tipo rappresentato nelle figure che seguono, anche direttamente allegabili ad atti processuali e a costi davvero contenuti rispetto alle tecniche tradizionali. 54

73 Figure Ricostruzione di Diagrammi a partire da foto scattate in Crash Zone 55

74 Analogamente, PhotoModeler può essere impiegato per il calcolo della velocità di un veicolo coinvolto in un sinistro al momento dell impatto, a partire da misure rilevate su diverse parti di carrozzeria deformata dall urto, fino ad arrivare ad una modellizzazione dello stesso che ne ripercorra la corsa negli istanti precedenti. Figure Misure di deformazione sulla Carrozzeria di un Veicolo PhotoModeler trova inoltre negli ultimi anni largo impiego nella ricostruzione della scena di un crimine, ricostruendone in termini misuristici le dinamiche anche molti anni dopo, a partire semplicemente da foto scattate durante le indagini, dimostrandosi adatto alla ricostruzione dell intero contesto in cui la vittima è stata rinvenuta, alla determinazione delle traiettorie di proiettili, alla riproduzione di superfici calpestate, e a posizione e direzioni di fluidi biologici. 56

75 Figure Impieghi di PhotoModeler sulla scena di un crimine Per tutte le ragioni fin qui esposte dunque PhotoModeler o Software di Modellizzazione simili, così come gli strumenti di misura più tradizionali quali Laser scanner, riscontrano attualmente un grandissimo successo sia in ambito processuale a supporto di perizie e consulenze, che nella possibilità di essere poi estesi in tal senso anche nel settore brevettuale; nei contenuti prettamente legali a supporto di perizie e documentazione rientrante ad esempio in casistiche di contraffazione od eventi accidentali legati ad un 57

76 elemento sottoposto al Titolo, negli aspetti più spiccatamente misuristici, potendo quindi essere adoperati anche su disegni e/o prototipi depositati al momento della presentazione della domanda di Brevetto per invenzione industriale, a valutazione di quelle caratteristiche geometrico/strutturali che potranno determinarne il rigetto o il rilascio. 58

77 4.2 Il Brevetto CMC La titolarità del Brevetto che si è scelto di esaminare US fa capo alla società CMC s.r.l. di Cerbara-Città di Castello in Perugia, mentre il trovato che ne costituisce l'oggetto è stato riconosciuto quale frutto dell'attività inventiva dell'ing. Francesco Ponti, cui spetta dunque il diritto morale nel quadro di una prestazione erogata che si configura come invenzione di servizio, in quanto esecuzione di rapporto di lavoro che prevede l'attività inventiva come mansione lavorativa specifica, opportunamente regolamentata da contratto e di conseguenza adeguatamente riconosciuta in termini retributivi. La concessione del Brevetto risale al Gennaio 2009 mediante procedura Statunitense, la cui tutela risulta tuttavia, come si vedrà a breve, essere concettualmente più o meno legata ad altre già concesse in ambito europeo ed internazionale anche alla stessa ditta titolare, attraverso il ricorso agli Organismi deputati nel quadro degli accordi CBE e PCT sottoscritti dal nostro Paese, essendo i mercati di interesse dell'azienda dislocati in tutto il mondo. In particolare, va evidenziata la vicinanza al Brevetto europeo EP che più volte d'ora in avanti sarà citato come riferimento, depositato nell'aprile 2004 e pubblicato nel Novembre dello stesso anno, e recante quale data di priorità quella dell'aprile 2003, data di deposito della domanda a protezione del medesimo trovato, ma per il solo territorio italiano. Pur facendone riferimento esplicito tuttavia, la versione protetta con Brevetto statunitense si differenzia dalla Macchina Imbustatrice già rivendicata in Europa per particolari modalità costruttive, nonché per la scelta di effettuare l'operazione di imbustamento con il lembo delle buste rivolto verso il basso anziché verso l'alto come già precedentemente noto, trattandosi comunque questa variante una semplice scelta di comodità, da preferire a seconda delle peculiarità dell'operazione da eseguire. Una breve descrizione si propone quindi di chiarire il funzionamento dell'insieme: il processo di imbustamento, innovato in quanto migliorato, viene concisamente ripercorso attraverso il ricorso ad una figura in prospettiva allegata, nel rispetto delle massime 150 parole imposte dalla procedura, per essere in un secondo momento dettagliato, ai fini di una maggiore comprensione collettiva. L'invenzione oggetto del Brevetto consiste nell'introduzione di un dispositivo già noto, quale è l'organo a coclea, nella realizzazione di un apposito gruppo meccanico inserito all'interno di una macchina imbustatrice per servizi di Mailing; il processo produttivo che ne deriva risulta, pur solo parzialmente modificato, di fatto estremamente velocizzato nel suo svolgimento. La società CMC S.r.l titolare del Brevetto e da anni specializzata in servizi di Graphic, Mailing, e Packaging, espletati attraverso l'utilizzo di strumentazioni ad elevato contenuto tecnologico frutto per lo più di progettazione e realizzazione interne, e solo in secondo luogo di assemblamento ad hoc di parti reperite in outsourcing; l'azienda si è imposta rapidamente, a partire dal 1980 e per volontà dello stesso fondatore Dott. Giuseppe Ponti (padre di quel Francesco, cui come detto i diritti morali del Brevetto esaminato fanno capo 59

78 essendone l'inventore), dapprima nel mercato delle macchine cartotecniche, e poi in maniera ancora più incisiva in quello delle macchine cellofanatrici e per servizi di Mailing. Nell'individuare le modalità migliori di adempimento ai compiti di spedizione degli inserti da imbustare affidategli, la CMC S.r.l. ha perciò di conseguenza orientato le sue attività di Ricerca & Sviluppo non solo verso l'elevato grado di customizzazione richiesto dalle diverse nature di contenuti e destinatari di cui già detto, ma soprattutto verso l'esigenza sensibile di una contrazione netta delle tempistiche richieste dallo svolgimento della pluralità di operazioni, in una doppia ottica di miglior incontro con il mercato, attraverso una crescente velocità produttiva e una conseguente riduzione dei costi. Tutto ciò potenzia, indiscutibilmente poiché fattivamente, il contenuto inventivo del trovato in esame. STATO DELL'ARTE ED OBIETTIVI La necessità di costruire Macchine Imbustatrici sempre più rapide e precise nell'introduzione delle diverse tipologie di inserti nelle relative buste indirizzate ad un elevato numero di destinatari spesso differenti, costituisce un'esigenza dello spiccato sviluppo del settore del Mailing degli ultimi anni; esulando inoltre gli orientamenti più recenti dal semplice invio di carta stampata, l'attenzione si sposta progressivamente sulla richiesta di una sempre maggiore garanzia di riservatezza e personalizzazione delle comunicazioni, richiedendo le stesse ingenti investimenti alle imprese per un miglioramento continuo. Le Macchine Imbustatrici vengono generalmente suddivise in due categorie, distinguendo quelle che prevedono anche la formazione delle buste in cui introdurre gli inserti, da quelle che invece utilizzano buste già confezionate e stoccate in apposite aree storage (in genere un magazzino verticale), a partire dalle quali le stesse vengono prelevate ed alimentate l'una dopo l'altra alla stazione di imbustamento mediante apposito mezzo alimentatore. Il Macchinario esaminato nel presente lavoro appartiene a tale secondo tipo, ritenendo in questo ambito superfluo soffermarsi sul confezionamento degli involucri, pur tuttavia sottolineando l'esistenza di macchinari CMC capaci anche di dimensionare a piacimento, personalizzandole, buste dalle forme più disparate, nell'intenzione di fornire astucci che il meglio possibile si adattino a dimensioni e natura dei contenuti. Lo stato dell'arte da cui la soluzione tecnica brevettata nel titolo in esame muove, e quella già divulgata attraverso i documenti WO06/ , EP , EP , che rappresentano macchine imbustatrici note; in particolare, il Brevetto EP descrive una Macchina Imbustatrice secondo il preambolo della Rivendicazione Principale, e non vi è dunque dubbio alcuno che ci si trovi nella situazione di una Patent-family, volendo difendere la soluzione innovativa proposta a tutto tondo, geograficamente ed ideologicamente. A prescindere dalla diversa modalità costruttiva prescelta, una Macchina Imbustatrice risulta sempre composta di due parti per così dire contrapposte, collocandosi ad un capo il sistema in cui si muovono gli inserti, alimentati su un piano di scorrimento e posizionati da appositi mezzi detti metti foglio in posizione superiore ad esso, quindi traslati lungo lo stesso e fino alla stazione di imbustamento da mezzi deputati al trasferimento, agenti lungo la superficie di scorrimento in adeguata relazione con l'alimentazione delle buste; e muovendosi all'altro, in direzione in realtà trasversale, le buste, anch'esse sottoposte a 60

79 dispositivo alimentatore collocato in posizione superiore rispetto al piano su cui andrà ad indirizzarle, e lungo il quale si esplica l'azione di ugelli operanti il sollevamento del lembo di apertura delle buste stesse mediante insufflamento d'aria, cosi da favorire l'ingresso degli inserti designati. Tale soluzione costruttiva già nota, relativa alla posizione dell'alimentatore di buste, si dimostra particolarmente vantaggiosa poiché garantisce che le suddette buste non subiscano alcun cambiamento di traiettoria nel percorso verso la stazione di imbustamento; va inoltre evidenziato come il trasferimento delle medesime alla stazione avvenga in opportuna relazione di fase con l'alimentazione degli inserti lungo il piano di scorrimento, di modo che in particolare, ogni busta vi arrivi solo dopo che la precedente ormai riempita sia stata allontanata. Tale soluzione, come detto nota per modelli più maturi di Macchine Imbustatrici e che dunque già prevedeva l'utilizzo di un gruppo alimentatore di buste posto in posizione superiore rispetto al piano di scorrimento sebbene diversamente concepito, risulta tuttavia ormai ampiamente superata; la ragione che ne ha comportato l'abbandono è da ricercarsi principalmente nella riduzione della velocità operativa, e dunque della produttività, che l'attesa di un ciclo completo di imbustamento prima dell'inizio del successivo comporta, nonchè nell'impossibilita di feedback sul corretto inserimento degli inserti, pur ritenendo comunque vantaggioso conservarne il posizionamento dell'alimentatore secondo quanto citato nel Brevetto EP

80 IL BREVETTO EP In particolare, la soluzione presentata nel titolo EP , cui si farà d'ora in avanti continuo riferimento, descrive una macchina imbustatrice caratterizzata da due linee, una di convoglio e una di trasferimento situata a valle della prima, per il trasporto degli inserti alla stazione in cui l'operazione avviene, più un alimentatore e una superficie per il trasferimento delle buste verso la stessa, posti tuttavia in direzione trasversale e addirittura inferiore rispetto alla precedente come visibile nella figura che segue. Figura 27 Soluzione costruttiva rivendicata nel Brevetto EP (Fonte :Ricerca EPO Database) La stazione in cui l'operazione di riempimento delle buste avviene, e dunque, come può vedersi in figura, collocata in posizione centrale, configurandosi come una sorta di raccordo a connessione dei due rami recanti rispettivamente le buste e gli inserti, e già tale soluzione precedentemente brevettata prevedeva l'introduzione del gruppo formato da una coppia di viti o organi a coclea, estese in verticale l'una accanto all'altra e controrotanti attorno ai propri assi a velocità concorde con lo spostamento di fogli e buste, avente qui tuttavia il compito di operare il progressivo sollevamento delle buste impilate, portandone ciascuna successivamente da una posizione inferiore di ingresso nella stazione ad una superiore predisposta a livello del piano di scorrimento, al fine di facilitare l'ingresso degli inserti. In tale modalità costruttiva, le buste vengono posizionate con il lato inferiore inserito nello spazio fra le due eliche inferiori di ciascuna vite, e con il lembo di apertura rivolto verso l'alto, mentre il lato delle stesse opposto alla direzione di arrivo degli inserti rimane contro una parete laterale; così orientate, le buste vengono sollevate dalla rotazione delle coclee, di modo che ad ogni giro delle stesse sia possibile inserire un'altra busta nello spazio 62

81 sottostante ora libero, e sia complessivamente presente nella stazione una quantità di buste pari al numero delle eliche di ciascun organo a coclea. Nel momento in cui la busta raggiunge lo spazio fra le due eliche superiori, gli inserti vengono spinti dentro la stessa, essendo tale operazione facilitata dall'utilizzo di un getto d'aria a favorirne l'apertura, e agendo nel frattempo gli alberi delle stesse viti come mezzi di stop; un'ulteriore rotazione dei due organi sposta la busta riempita fuori dagli alberi, così che poi trascinata dalla linea di trasferimento, possa essere chiusa e infine stoccata. La problematica maggiore di una soluzione tecnica così concepita, risiede tuttavia nella necessità di un'accuratissima relazione di tempo fra la salita della busta e l'arrivo del foglio al fondo della stessa durante l'inserimento; l'adeguato dimensionamento di tale grandezza è difatti indispensabile per il corretto funzionamento del macchinario, potendo la busta riempita arrotolarsi nel caso in cui il contatto avvenga troppo presto causando conseguenti inceppamenti, o per contro avendo un'inserzione incompleta nell'eventualità in cui ciò avvenga troppo tardi dopo che la busta è stata spostata oltre gli alberi delle viti, traducendosi ciascuna delle due evenienze in scarti, arresti di funzionamento, tempi morti, limitazione della velocità operativa della macchina, e dunque contrazione della produttività. Per semplificare il più possibile l'inserimento inoltre, già la soluzione tutelata in territorio europeo prevede l'impiego di mezzi meccanici meglio noti come facchini atti a spingere gli inserti favorendone l'ingresso nelle buste, e proprio l'utilizzo delle coclee fin qui visto garantisce la possibilità di inserimento di buste ancora vuote, senza dovere necessariamente attendere l'uscita di quella oramai piena dalla stazione, limitando di fatto le tempistiche. Pur dimostrandosi quindi la soluzione rivendicata nel Brevetto EP efficace nel suo funzionamento, ulteriori miglioramenti vengono indagati con la presente invenzione, proponendosi la ricerca di una Macchina Imbustatrice operativa a velocità ancora superiore, altamente versatile ed affidabile nel suo impiego ma comunque strutturalmente semplice e funzionale. Il nodo centrale del problema risulterà dunque il trasferimento delle buste, di modo che avvenga in opportuna relazione di fase con l'alimentazione degli inserti e l'introduzione degli stessi ad opera di un opportuno mezzo meccanico detto facchino ; sarà proprio l'utilizzo delle coclee a far sì che il passo rappresentato dalla lunghezza orizzontale fra gli estremi dell'insieme busta-inserto venga sensibilmente abbreviato, eliminando (o comunque contraendo) i tempi morti dovuti a tale distanza, e comportando inoltre la traslazione della busta nuova in quanto vuota ancora prima che venga completato il riempimento della precedente, lasciandole di conseguenza tutto il tempo necessario ad assestarsi in vista del successivo riempimento, con ulteriore conseguente riduzione di tempi morti e sensibile incremento di produttività. Intento aggiuntivo sarà inoltre evitare che il rigonfiamento della busta mediante apertura con insufflamento d'aria, ne restringa oltremodo l'imbocco intralciando il corretto inserimento. I sopra citati scopi sono ottenuti in accordo con il contenuto delle Rivendicazioni che di qui a breve verranno esposte. 63

82 GLI OBIETTIVI Riassumendo, il lavoro del reparto Ricerca & Sviluppo della CMC S.r.l. si è focalizzato sull'ottimizzazione della soluzione tecnica già nota, in ottica di contrazione delle tempistiche necessarie allo svolgimento delle diverse operazioni e a garanzia di un accrescimento della velocità operativa; le intenzioni sono state con successo tradotte nel reimpiego del dispositivo costituito dal gruppo meccanico con organi a coclea, che preservando e anzi incrementando la semplicità strutturale e funzionale dei modelli già in uso, ha senza dubbio assicurato maggiori affidabilità e versatilità di impiego al nuovo modello CMC 9000 su cui è stato montato, senza peraltro penalizzarne le già spiccate capacita di flessibilità e personalizzazione presenti. Sebbene la soluzione tecnica adottata fosse già stata adeguatamente tutelata attraverso il Brevetto Europeo EP di proprietà della stessa CMC S.r.l., il rilascio del titolo che sarà ora oggetto di esame risulta ampiamente giustificato anche dall'ulteriore semplificazione costruttiva dovuta all'eliminazione del nastro trasportatore di buste rispetto al precedente, con successivo significativo incremento della produttività del macchinario; il Brevetto considerato si configura certamente quale titolo derivato da uno già in essere, escludendone tuttavia la comune titolarità problemi di sorta in merito a concessione di riconoscimenti e/o licenze. In un'abilità costruttiva sempre più orientata alla modularità infine, il ricorso ad un dispositivo perfettamente adattabile ad una pluralità di contesti e a costi per lo più ridotti, assume senza dubbio valore aggiunto, significando anche nella successiva, nonché aggiuntiva, protezione brevettuale accordata, non solo il consolidamento della leadership di Mercato per l'azienda che ne è titolare, ma altresì e soprattutto arricchimento esplicito del patrimonio tecnologico collettivo; al fine di apprezzarne pienamente il contributo, occorre dunque anzitutto ripercorrere l'architettura strutturale del macchinario, evidenziandone le diverse componenti e la loro interazione nel funzionamento, facilitato e velocizzato proprio dall'adozione del dispositivo in esame e dall'ulteriore perfezionamento tecnico apportato. ARCHITETTURA STRUTTURALE DELLA CMC 9000 La Macchina Imbustatrice in oggetto, è come detto destinata ad eseguire l'introduzione di inserti all'interno di relative buste, intendendo per inserti non solo semplici fogli, ma più in generale tutte quelle parti che possono essere introdotte in buste nell'ambito di un servizio di Mailing, comprendendo dunque esse anche riviste, opuscoli, brochure, lettere, stampati pubblicitari, e simili. Con il numero 1 si è genericamente indicata la stazione di imbustamento della proposta Macchina Imbustatrice per l'introduzione di inserti 2 all'interno di buste 3, essendo i primi movimentati lungo una superficie scorrevole 5, ed agendo lungo la stessa nella direzione indicata con la freccia A opportuni mezzi di spinta 7, ad esempio una coppia di denti o di alette, più noti come facchini, mossi a loro volta. Figura 28 Vista in Pianta 64

83 Figura 29 Vista in prospettiva delle coclee recanti le buste per l'operazione di imbustamento I denti dei suddetti organi di spinta 7, sporgono da feritoie longitudinali 8 realizzate lungo la superficie di scorrimento 5, e lungo il tratto attivo opportuni mezzi di riscontro 9 li mantengono in posizione sollevata. Come chiaramente visibile in figura 27, la stazione di imbustamento vera e propria è collocata esattamente al di sotto della superficie scorrevole 5, ed è nella sua parte finale costituita da un nastro trasportatore 25, posto dopo la superficie 5 e ad un livello leggermente più basso rispetto ad essa, essendo più stretto e sviluppandosi lungo la sua stessa direzione, sebbene all'opposto (si vedano le figure da 30 a 33); ancora nelle medesime figure, uno o più (in genere un paio) rulli pressori 26 sono posizionati a valle della stazione di imbustamento, a contatto con la corsa superiore del nastro 25. Fra il piano di scorrimento 5 e il nastro trasportatore 25 sono inoltre disposti due ugelli 19, aventi il compito di dirigere un flusso d'aria in corrispondenza dell apertura delle buste 3, così da favorirne l'apertura facilitando l'ingresso degli inserti, senza tuttavia restringerne oltre misura la dimensione longitudinale. La stazione di imbustamento 1 include poi soprattutto il gruppo meccanico 20 comprendente due organi per la manipolazione delle buste costituiti da viti o coclee rotanti 21 attorno ad un asse verticale; i suddetti organi a coclea 21 sono quindi situati ad entrambi i lati della traiettoria seguita dagli inserti 2, di modo che i loro alberi siano posti ad una distanza esattamente pari all'ampiezza della busta 3. Gli alberi 23 vengono messi in rotazione secondo direzioni opposte dall'azione di motori operanti in maniera continua non illustrati in figura, così che gli spazi 22 fra le eliche o filettature delle coclee 21, perciò controrotanti, si muovano verso il basso. 65

84 Le buste 3 vengono invece alimentate alla stazione di imbustamento 1 secondo la direzione indicata dalla freccia B, come appare nella vista laterale riportata in figura 30, e dunque in senso longitudinale e concorrente alla direzione A secondo cui gli inserti si muovono lungo la linea di trasferimento. L'alimentatore di buste, sebbene non mostrato nella sua interezza nelle figure da 30 a 33, risulta posizionato esattamente al di sopra della superficie scorrevole 5 come comunque intuibile, essendo invece la sola sezione terminale del nastro alimentatore 16 da cui le buste fuoriescono, mostrata nella vista laterale delle stesse figure. Tale dispositivo alimentatore, con funzionamento peraltro già noto nel settore del Mailing, agisce dall'alto verso il basso prelevando ogni singola busta 3, con il lembo di apertura rivolto verso il basso, dal fondo della pila creata dall'operatore, e trasferendola verso il convoglio di alimentazione 16 disposto orizzontalmente, in uscita dal quale la medesima viene introdotta fra gli alberi 23, al di sopra delle eliche delle viti o coclee 21; come già detto, i suddetti alberi sono collocati a distanza pari all'ampiezza della busta stessa, essendo quest'ultima calcolata come distanza compresa fra i due lati minori, e cioè quelli paralleli alla direzione B. Al fine di consentire un miglior raggiungimento della stazione di imbustamento 1, al di sopra delle coclee 21 vengono posizionati appositi mezzi guida 14, con la parte frontale curvata superiormente a formare una sorta di piano inclinato che faciliti lo scorrimento delle buste. Il lato anteriore 4 della busta 3, cioè quello senza lembo, va a riscontro (si appoggia) contro mezzi di arresto fissi costituiti da steli verticali 18 situati immediatamente a valle degli alberi 23 delle coclee 21, potendo questi estendersi verso il basso fino ad una distanza dal nastro trasportatore 25 uguale o minore dello spazio fra due eliche consecutive delle coclee 21, e cioè comunque sufficiente a far sì che una busta possa passarvi al di sotto; generalmente la scelta di due steli verticali rappresenta la soluzione costruttiva ottimale anche in termini di stabilita delle buste poste a riscontro di essi, essendo tuttavia possibile optare anche per unico stelo, predisposto ad esempio in posizione corrispondente ad una linea centrale che passa attraverso la stazione di imbustamento 1. Qualunque sia la preferenza, accanto agli organi verticali fissi 18 si trovano poi mezzi di arresto mobili, costituiti da strisce verticali 17 supportate da mezzi oscillanti 15, altalenanti attorno ad un asse orizzontale T orientato trasversalmente alla direzione di avanzamento A, e collocato immediatamente dopo il mezzo verticale di arresto 18. Così facendo anche le suddette strisce 17 possano oscillare parallelamente alla direzione A, estendendosi inferiormente ad un livello più basso della corsa superiore del nastro trasportatore 25, ed essendo per consentire ciò situate ad entrambi i lati del nastro stesso, ognuna cioè ad un rispettivo lato di quest'ultimo. Mezzi elastici non mostrati in figura vengono infine provvisti per mantenere gli organi oscillanti 15 orientati verso il basso. 66

85 Figure Viste laterali in sequenza durante lo svolgimento del processo di imbustamento 67

86 FUNZIONAMENTO DELLA CMC 9000 Il funzionamento della Macchina Imbustatrice strutturata come presentato, è dunque il seguente. Gli inserti 2 vengono alimentati ad intervalli regolari di tempo sul piano di scorrimento 5, essendo fatti avanzare distintamente dall'azione degli organi di trascinamento 7 posti sulla linea di azionamento 6; contemporaneamente, le buste 3 sono fornite dal dispositivo alimentatore posto in posizione superiore rispetto al piano di lavoro e, indirizzate attraverso il convogliatore 16, giungono alla stazione di imbustamento 1, mantenendo la faccia principale (chiusa) in alto e l'imboccatura, con il lembo di apertura rivolto verso il basso, orientata dal lato di arrivo degli inserti 2. In ciascun ciclo, ogni singola busta 3 viene inizialmente posizionata fra gli alberi 23 delle coclee 21, rimanendo al di sopra delle eliche delle stesse e poggiando contro gli organi di arresto fissi 18, come già visto in figure da 30 a 33; l'azionamento continuo di tali alberi obbliga i bordi iniziali 24 delle coclee 21 ad andare al di sopra delle busta 3, per poi afferrarla impegnandone i margini e costringendola fra gli spazi 22 delle eliche delle coclee controrotanti; la busta viene così verticalmente mossa verso il basso (figure da 31 a 33), e sono proprio tali versi di rotazione opposti a concorrere nel mantenerla spinta contro i mezzi verticali fissi 18 prima, aventi il compito di tenerla ferma fra le coclee durante l'imbustamento, e le strisce mobili 17 poi, atte a mantenere la stessa busta, nel medesimo istante, stabile ma cedevole, evitandone dunque l'irrigidimento (vedere ancora le figure progressive da 30 a 33). Come appare in figura 31, rappresentando la stessa l'istante temporale immediatamente successivo alla situazione visualizzata in figura 30, più di una busta può essere nello stesso momento contenuta fra le eliche delle coclee, essendo dunque e per la maggior del tempo almeno due diverse buste 3 presenti nella stazione di imbustamento 1, separate dalle sole eliche. Spostandosi verso il basso, quando la busta 3 raggiunge il nastro trasportatore 25 sottostante, un'ulteriore rotazione delle coclee non ha più alcun effetto, scivolandone i bordi delle eliche sulla faccia principale (quella priva di lembo) della medesima ormai stretta fra gli alberi 23, e spinta dall'azione del nastro 25 contro la parte terminale delle strisce verticali 17. La figura 33, illustra proprio la situazione immediatamente precedente all'attimo in cui la busta è completamente poggiata sul nastro trasportatore 25, potendo altresì a questo punto osservare l'azione delle eliche delle coclee mantenere il bordo anteriore 4 della busta 3 ancora sollevato, e spingerlo contro i mezzi di arresto fissi 18; nello stesso tempo, gli ugelli 19 verranno attivati emettendo getti d'aria per facilitare l'apertura della busta, prima che naturalmente gli inserti 2 spinti dagli organi di spinta o facchini 7 arrivino alla stessa (e si ripartirà poi quindi dalla figura 30 per un nuovo ciclo). Anche le eliche delle coclee 21 contribuiscono a mantenere aperto il lembo della busta 3, di modo che inoltre non si verifichino arricciamenti che potrebbero ostacolare o addirittura compromettere il corretto inserimento dei fogli 2, generando di fatto uno scarto. Nel mentre, un'altra busta 3 viene fornita alla stazione 1. 68

87 Realizzandosi dunque il contatto, l'organo facchino 7 provvede a spingere gli inserti 2 nella busta aperta 3, mantenuta stabile durante tale operazione dalla forza esercitata da adeguati mezzi elastici, ed anche allorquando gli inserti 2 vanno a toccare il fondo della busta 3, il facchino prosegue comunque nella sua corsa lungo la direzione A, così da spingerla ormai piena (33) ulteriormente in avanti. Sarà proprio l'azione di tale forza che, superando quella dei mezzi elastici, farà oscillare le strisce verticali 17, consentendo così alla busta riempita 33 di passare al di sotto degli organi fissi 18. Quando la busta 33 raggiunge il punto in cui si trovano i rulli pressori 26, i dentini dei mezzi di spinta 7 lasciano il contatto con gli organi di supporto 9 e cadono a causa della forza di gravità, inclinandosi e ripiegandosi all'indietro per non spingere l'estremità del lembo di chiusura della busta piena verso il basso, mentre ruotano in direzione analoga alla fine della loro corsa di avanzamento. Il moto della busta riempita 33 prosegue infine in uscita secondo la direzione indicata dalla freccia U, lungo un piano che è sostanzialmente il prolungamento di quello di scorrimento 5 lungo il quale l'ingresso degli inserti era avvenuto, sotto l'azione dei rulli pressori 26 e del nastro trasportatore 25 rispettivamente dall'alto e dal basso. Così facendo, il ciclo di imbustamento avviene in maniera continua, e la busta ormai riempita 33 lascerà la stazione 1, mentre una nuova busta 3 si starà spostando per raggiungerla, arrivando nello stesso istante in direzione opposta uno o più fogli da inserire (figura 33); a regime, il numero complessivo di buste 3 presenti nell'intera stazione sarà dunque sostanzialmente pari al numero delle circonvoluzioni delle eliche di ciascuna coclea. Come detto, l'inserimento degli inserti 2 nell'apertura della busta 3 risulta facilitato dall'azione degli ugelli 19 esplicata attraverso l'invio di un getto d'aria, potendo inoltre l'azione di afferraggio esplicata dalle coclee prevenire rigonfiamenti anomali della medesima. Il processo si ripete dunque identico per tutto il tempo di funzionamento del macchinario. In conclusione, la Macchina Imbustatrice così descritta nel suo funzionamento, va senza dubbio a soddisfare l'obiettivo prefissatosi inizialmente di eseguire l'operazione di imbustamento ad elevata velocità operativa, considerevolmente maggiore di quella di qualsiasi altro macchinario noto della stessa specie, e tale risultato è dovuto principalmente a due ragioni: - l'eliminazione di cambi di traiettoria nel percorso seguito dalle buste, grazie all'impiego dell'alimentatore in posizione sopraelevata che ne consente l'introduzione dall'alto e al successivo passaggio in un apposito nastro alimentatore che ne conserva l'orientamento desiderato fino al piano di lavoro in cui l'imbustamento avviene - l'utilizzo del gruppo meccanico di manipolazione 20 costituito dalle due coclee 21, che riduce sensibilmente il passo rappresentante la lunghezza dell'insieme bustainserti, e consente l'arrivo di buste in soluzione di sostanziale continuità con il 69

88 riempimento e l'allontanamento di quelle precedenti, comportando il tutto la contrazione dei tempi morti nello svolgimento del processo Quanto detto, si traduce ovviamente in una elevatissima produttività a costi peraltro contenuti, attraverso una struttura funzionale semplice e di dimensioni ridotte, che si presenta per giunta addirittura semplificata rispetto a quanto già rivendicato nel Brevetto EP grazie all'eliminazione di un convogliatore di azionamento, traducendosi in una diminuzione del numero complessivo di azioni di trasferimento, e consentendo l'ulteriore incremento della velocità operativa. In virtù del grado innovativo dei miglioramenti apportati al Macchinario con la presente invenzione, decade inoltre in particolare l'obbligatorietà di sincronismo estremo, attraverso un'opportuna relazione di fase, fra l'uscita delle buste dagli spazi 22 delle coclee e il contatto fra i fogli 2 e il fondo della buste stesse, essendo a tal scopo diretta l'azione dei mezzi di arresto mobili, che mantenendo la busta stabile ma cedevole ne evitano un irrigidimento che potrebbe essere da ostacolo alla corretta esecuzione del processo e causa di riduzione della velocità operativa. Naturalmente, quanto descritto finora, non preclude in alcuna maniera la flessibilità del macchinario, essendo questo perfettamente adattabile a modifiche e personalizzazioni di vario genere, quale ad esempio, nel caso più semplice, l'adeguamento del suo funzionamento alle diverse caratteristiche dimensionali delle buste, secondo quanto commissionato dalla clientela. Il punto che vale qui la pena evidenziare, e che verrà poi ampiamente discusso nell'esame dei requisiti che hanno comportato il riconoscimento di brevettabilità, sta nel fatto che l'attività inventiva non abbia trovato concretizzazione nell'adozione di un congegno meccanico nuovo, bensì nell'adozione di un meccanismo già esistente, seppur in ambito straordinario poiché lontano dalle normali applicazioni funzionali allo stato dell'arte; la concessione del presente Brevetto, come quella dei precedenti da cui lo stesso muove, appare perciò indiscutibilmente legata al rivoluzionamento di un processo produttivo già nel suo essere in uso, cui fanno seguito risultati macroscopici percepibili anche dai non addetti ai lavori nell'incremento radicale della produttività. 70

89 ANALISI DELLE RIVENDICAZIONI Riportiamo dunque di seguito la stesura delle Rivendicazioni così come contenute nella domanda di Brevetto, per procedere successivamente all'analisi delle stesse. Rivendicazioni 1) Macchina imbustatrice per l inserimento di inserti (2) all interno di buste (3), comprendente: una superficie di scorrimento (5) per il trasferimento di detti inserti (2) in una direzione di avanzamento (A) verso una stazione di imbustamento (1) mediante l azione di mezzi di spinta (7); mezzi di spinta (7) agenti lungo la suddetta superficie di scorrimento (5) atti a movimentare i suddetti inserti (2); mezzi (16) di alimentazione delle buste per alimentare singole buste (3) a detta stazione di imbustamento (1), ciascuna busta presentante un bordo anteriore (4), consistente in un bordo di fondo chiuso di detta busta, un lembo di chiusura (13) connesso ad un apertura di detta busta opposta a detto bordo di fondo chiuso (4), e due lati; La stazione di imbustamento inoltre include: almeno due elementi di trasferimento (21) tra i quali dette buste vengono posizionate una dopo l altra, detti elementi di trasferimento essendo in grado di muovere dette buste (3) verso il basso e nel frattempo di mantenere tali buste separate l una dall altra; un nastro trasportatore (25) situato al di sotto di detti elementi di trasferimento (21) ed estendentesi in una direzione di uscita (U) opposta a detta superficie di scorrimento (5); mezzi di arresto fissi (18) per fermare dette buste (3) quando esse sono tra detti elementi di trasferimento (21) ma ancora sollevate rispetto detto nastro trasportatore (25); mezzi di arresto mobili (17) per fermare dette buste (3) mantenendole stabili quando esse sono tra detti elementi di trasferimento (21) e in appoggio su detto nastro trasportatore (25), durante l inserimento di detti inserti (2) entro detta busta (3), e per consentire ad una busta riempita (33) di essere movimentata in detta direzione di uscita (U) sotto l azione continua di detti mezzi di spinta (7) sugli inserti (2) già inseriti entro la busta (33), in maniera che la busta riempita (33) lasci la stazione di imbustamento (1); detti mezzi di trasferimento comprendono due viti (21), supportate in maniera girevole su rispettivi assi verticali (23) ed azionate per trasferire ciascuna di dette buste (3) da una posizione superiore al di sopra delle viti ad una posizione inferiore in appoggio su detto nastro trasportatore (25), per l inserimento degli inserti (2); detta macchina essendo caratterizzata dal fatto che dette viti (21) sono situate ad entrambi i lati di detto nastro trasportatore (25) e sono ruotate in direzioni opposte in modo da contribuire a mantenere le buste spinte contro detti mezzi di arresto fissi e mobili (17, 18); detti assi verticali (23), essendo disposti l'uno dall'altro a distanza leggermente superiore alla larghezza di dette buste (3), cioè la distanza fra i detti lati. 2) Macchina secondo la rivendicazione 1), in cui gli alberi di dette viti (21) sono ruotati in direzioni opposte tramite mezzi motori che sono azionati in continuo ad una velocità idoneamente controllata in funzione delle fasi di trasferimento di detti mezzi (16) di alimentazione delle buste per alimentare dette buste (3) alla stazione di imbustamento (1), 71

90 e dell inserimento di detti inserti (2) all interno delle buste (3). 3) Macchina secondo la rivendicazione 1), in cui dette viti (21) presentano eliche che delimitano spazi (22) all interno dei quali detti lati di dette buste (3) entrano a seguito della rotazione delle viti. 4) Macchina secondo la rivendicazione 1), in cui dette viti (21) sono situate su entrambi i lati del nastro trasportatore (25) essendo rotanti in direzioni opposte, così concorrendo a mantenere le buste premute contro i suddetti mezzi di arresto fissi e mobili. 5) Macchina secondo la rivendicazione 1), in cui detti mezzi (16) di alimentazione delle buste comprendono almeno un alimentatore di buste situato al di sopra di detta superficie di scorrimento (5), in modo da alimentare buste (3) a detta stazione di imbustamento (1) in una direzione (B) concorde con detta direzione di avanzamento (A) e detta direzione di uscita (U). 6) Macchina secondo la rivendicazione 1), in cui detti mezzi di arresto fissi (18) comprendono almeno uno stelo (18) fisso verticale situato subito a valle di detti elementi di trasferimento (21), considerando detta direzione di avanzamento (A), e tra detti elementi di trasferimento (21), detto stelo verticale fisso estendentesi verso il basso fino ad una distanza da detto nastro trasportatore (25) uguale o inferiore allo spazio tra due eliche consecutive di dette viti (21), sufficiente a lasciare transitare una busta al di sotto di detto stelo verticale fisso. 7) Macchina secondo la rivendicazione 1), in cui detti mezzi di arresto mobili (17) comprendono due strisce verticali (17) supportate da elementi oscillanti (15), oscillabili attorno ad un asse orizzontale (T) che si estende trasversalmente alla direzione di avanzamento (A), detto asse orizzontale (T) essendo situato subito a valle dei due steli verticali fissi (18). 8) Macchina secondo la rivendicazione 7), in cui dette strisce verticali (17) sono situate bilateralmente rispetto al nastro trasportatore (25) e si estendono verso il basso fino ad un livello inferiore rispetto a detto nastro trasportatore (25). 9) Macchina secondo la rivendicazione 7) o la rivendicazione 8), in cui detti elementi oscillanti (15) comprendono mezzi elastici per mantenere dette strisce verticali (17) verso il basso e mantenere ferma in maniera stabile detta busta (3) durante l inserimento degli inserti (2). 10) Macchina secondo la rivendicazione 1), in cui detti mezzi di spinta (7) comprendono una serie di denti (7), regolarmente distanziati lungo una linea di azionamento (8) per agire su un bordo posteriore di detti inserti (2). 72

91 11) Macchina secondo la rivendicazione 10), in cui detti denti (7) scorrono entro corrispondenti feritoie longitudinali (8) realizzate lungo detta superficie di scorrimento (5). 12) Macchina secondo la rivendicazione 10) o la rivendicazione 11), in cui detti denti (7) sono mantenuti in una posizione sollevata tramite mezzi di supporto (9) fino a quando gli inserti sono completamente inseriti entro una busta (33) e detta busta riempita (33) in allontanamento da detta stazione di imbustamento (1) è trattenuta tra detto nastro trasportatore (25) azionato in una direzione di uscita (U) e almeno un rullo pressore (26) situato a valle di detta stazione di imbustamento (1) in contatto con detto nastro trasportatore (25). 13) Macchina secondo la rivendicazione 12), in cui detto rullo pressore (26) è situato al di sopra e in contatto con detto nastro trasportatore (25) per afferrare e muovere una busta riempita (33) mentre essa si allontana dalla stazione di imbustamento (1). 14) Macchina secondo la rivendicazione 1), in cui detta stazione di imbustamento (1) comprende uno o una coppia di ugelli (19) disposti tra detta superficie di scorrimento (5) e detto nastro trasportatore (25) per spruzzare getti d aria per aprire una busta (3) situata su detto nastro trasportatore (25). LA RIVENDICAZIONE PRINCIPALE La Rivendicazione numero 1) costituisce come evidente, la Rivendicazione Principale o Indipendente, in cui avviene la prima designazione generale dell'oggetto dell'invenzione. La Macchina Imbustatrice cui si fa riferimento, viene dunque brevemente descritta in termini strutturali, specificandone la funzione principale inserimento di inserti 2 all'interno di relative buste 3, nonché i particolari mezzi distributori, di trasferimento, alimentatori, atti all'alimentazione rispettivamente degli inserti e delle buste verso la stazione in cui l'operazione di imbustamento vera e propria avviene; fra essi, va in particolare rimarcato il dispositivo alimentatore di buste, poiché riportante anche un breve accenno alla geometria delle stesse, essendo costituite di un lato chiuso considerato il principale e rappresentato dal cosiddetto retro, costantemente mantenuto rivolto verso l'alto, e da uno opposto invece aperto e dotato di apposito lembo, più naturalmente i due lati minori tenuti stretti dalle coclee. Fin qui dunque, la descrizione del macchinario in cui l'invenzione si inserisce. Subito, viene quindi introdotto l'elemento innovativo per cui la protezione brevettuale è stata richiesta già con i precedenti titoli brevettuali esaminati, sinteticamente indicato come gruppo meccanico costituito da almeno due elementi di trasferimento (21) tra i quali dette buste vengono posizionate una dopo l altra, detti elementi di trasferimento essendo in grado di muovere dette buste (3) verso il basso e nel frattempo di mantenere tali buste separate l una dall altra. Nell'ambito di un macchinario per operazioni di Mailing peraltro già noto ed utilizzato dalla maggiori aziende del settore, si vanno quindi ad inquadrare le soluzioni tecniche ideate e già come detto in parte (viti a coclea) protette con il titolo EP , per l'obiettivo inizialmente prefissatisi, cioè un incremento sostanziale della produttività, nonché i mezzi 73

92 di spinta o facchini, e il sistema alimentatore di buste oggetto congiunto del presente Brevetto; il corpo centrale dell'invenzione viene dunque descritto nelle sole accezioni generiche quale il fatto di essere costituito di organi distributori, limitandosi a caratteristiche tecniche di fatto già note e consentendo a chiunque legga di cogliere a fondo l'argomento disquisito. L'incorniciamento del nucleo inventivo avviene in maniera molto ampia secondo quanto richiesto dalle norme procedurali, così che risultino in tale fase definiti i confini esclusivamente esterni del trovato per il quale la protezione brevettuale è richiesta, ed emerga chiaramente il legame fra la rivendicazione Indipendente stessa ed il problema tecnico alla base del trovato. LE RIVENDICAZIONI DIPENDENTI Le rivendicazioni che seguono, 2), 3), 4), 5), 6), 7), 10), 14), rappresentano quindi la porzione caratterizzante di tutta la stesura, cioè le rivendicazioni Dipendenti contenenti appunto proprio il termine in questione ( caratterizzata da... ), e correlate da un ordine di subordinazione; facendo comunque riferimento più o meno esplicito alla rivendicazione Principale 1) di cui riprendono la definizione dell'invenzione, esse vanno tuttavia a focalizzarsi su specifiche di natura costruttiva, delineando di conseguenza, attraverso l'esplicitazione delle caratteristiche accessorie, le forme di realizzazione preferite poiché ritenute più efficaci nel raggiungimento dell'obiettivo perseguito. E' in questa sezione dunque che avviene l'enumerazione di quelle caratteristiche tecniche e/o funzionali, nonché osservabili, contenenti il carattere distintivo del trovato esaminato, elevandolo così oltre lo stato dell'arte noto e già insito in oggetti simili esistenti. Fra di esse, le rivendicazioni numero 2), 3), 4), vanno a qualificare il gruppo meccanico contenente le due coclee proprio sulla base della 1), precisando il fatto che le suddette coclee, rotanti ciascuna attorno al rispettivo asse verticale e operanti muovendo ogni singola busta da una posizione elevata al di sopra delle medesime ad una più bassa sì da realizzarne il contatto con il nastro trasportatore 25, il tutto finalizzato all'introduzione degli inserti come già visto nella rivendicazione Principale, debbano rispettivamente: - essere mantenute in continua rotazione ad una velocità adeguatamente controllata e che sia funzione del trasferimento delle buste alla stazione di imbustamento e dell'inserimento degli inserti nelle stesse - essere dotate di spazi delimitati lungo le eliche in modo tale da accogliere, nella rotazione, i suddetti lati delle suddette buste - essere posizionate su entrambi i lati del nastro trasportatore degli inserti, e tali che ruotando in direzioni opposte concorrano nel mantenere la busta premuta contro gli organi di arresto, sia fissi che mobili Ad esse, che in termini figurativi potrebbero essere definite Rivendicazioni Dipendenti primarie, fanno poi seguito i contenuti espressi nei passi successivi: - la rivendicazione 5) va a concentrarsi sul sistema di alimentazione delle buste e sul fatto che tale dispositivo, in numero pari almeno ad uno, debba essere necessariamente 74

93 collocato in posizione superiore rispetto al nastro alimentatore delle stesse alla stazione di imbustamento, così che l'orientamento iniziale delle buste nello stesso venga mantenuto costante lungo tutto il percorso, risultando cioè concorrente alla direzione di avanzamento degli inserti prima e di uscita della busta ormai piena poi - la Rivendicazione 6) specifica che i mezzi di arresto fissi devono avere forma di steli verticali, posizionati subito dopo il gruppo comprendente gli organi a coclea secondo la direzione di avanzamento, e che tali elementi devono estendersi verso il basso ad una distanza dal nastro trasportatore che sia uguale o minore di quella fra due passi successivi dell'elica, purché comunque sufficiente a farvi passare la busta riempita in uscita - e ancora, la Rivendicazione 7) precisa che i mezzi di arresto mobili debbano essere costituiti da due strisce verticali supportate da elementi oscillanti attorno ad un asse orizzontale T, e situate in modo tale da essere immediatamente a valle dei mezzi di arresto verticali fissi - fra le Rivendicazioni Dipendenti troviamo infine anche la 10) e la 14), concernenti rispettivamente i mezzi di spinta, dovendo gli stessi essere dotati di opportuni dentini ricavati a distanza regolare lungo la linea di azionamento e agenti sul retro degli inserti, e la presenza di una coppia di ugelli nella stazione di imbustamento aventi il compito di insufflare aria si da facilitare l'apertura della busta e dunque l'ingresso degli inserti LE RIVENDICAZIONI SECONDARIE Terminata la stesura della porzione caratterizzante, che come detto a partire dalla descrizione generale del macchinario riportata nella rivendicazione Principale, va ad indicarne chiaramente le modalità costruttive consenzienti lo specifico comportamento attraverso l'enumerazione, secondo una subordinazione logica, delle rivendicazioni dipendenti, il passo successivo consta in un livello di protezione per così dire accessorio. I punti 8) e 9), 11) e 12), 13), rappresentano infatti quelle rivendicazioni comunemente dette Secondarie, poiché sebbene di per se stesse Indipendenti riportando contenuti distinti dal nucleo centrale dell'invenzione, non ne pregiudicano l'unità concettuale possedendo comunque natura di connessione logica allo stesso; pur riguardando perciò elementi costruttivi appunto accessori al cuore del trovato, esse possono essere senza rischi di nullità comprese nella medesima domanda di Brevetto, escludendo la necessità di stilarne un'altra, non potendo diversamente il macchinario funzionare così come descritto. Riferendosi dunque direttamente alla rivendicazione numero 7) che le precede illustrando la necessita e il corretto posizionamento di mezzi di arresto mobili, e rifacendosi invece a quella Principale o Indipendente come detto solo per una sorta di rinvio logico, i punti 8) e 9) elencano le proprietà di cui i suddetti mezzi debbano godere, puntualizzando che: - il posizionamento di tali elementi debba avvenire bilateralmente rispetto al nastro trasportatore e il relativo dimensionamento debba essere tale da consentirne un'estensione al di sotto di detto nastro - le strisce verticali che li compongono debbano essere mantenute verso il basso da mezzi elastici compresi all'interno dei mezzi oscillanti, aventi gli stessi l'ulteriore 75

94 compito di conservare immobile la busta durante l'inserimento degli inserti, affinché avvenga correttamente Analogamente, le Rivendicazioni secondarie 11) e 12) dipendono concettualmente dalla 10); se dunque quest'ultima provvede a specificare la necessità di mezzi di spinta dotati di dentini idonei a facilitare l'ingresso degli inserti, le altre due concorrono rispettivamente nel precisare che tali dentini debbano essere ricavati entro feritoie longitudinali collocate lungo la superficie di scorrimento, e che i medesimi debbano essere mantenuti in posizione sollevata da appositi organi, fino a quando i fogli non risultino completamente inseriti nella busta, e questa ultima ormai piena venga saldamente stretta in uscita fra il nastro sottostante ed almeno un rullo pressore, situato inferiormente alla stazione di imbustamento e in contatto con il nastro stesso. Il fatto che in esse vengano dunque specificate ubicazione e caratteristiche degli organi di spinta in questione, configurandosi in realtà quasi come Rivendicazioni Dipendenti di una Rivendicazione Secondaria, piuttosto che la mansione delle parti che con essi hanno a che fare, non costituisce difatti pregiudizio all'unità inventiva rivendicata nella domanda, in quanto concernente specifiche tecniche concettualmente vincolate; la collocazione precisa di ogni singolo elemento costruttivo risulta infatti strettamente limitata all'applicazione in questione, non potendo in altro modo essere negli stessi termini consentito il funzionamento di una medesima Macchina Imbustatrice che ne fosse sprovvista ( per chiarezza di comprensione, si pensi al legame insito nel binomio serratura-chiave di apertura). La Rivendicazione numero 13) risulta infine dipendente dalla 12) (come visto subordinata alla 10)), e se la prima indica le modalità costruttive della frazione di uscita della stazione di imbustamento, la 13) ne specifica il ruolo del rullo pressore che in essa è presente, dovendo essere posizionato superiormente purché in contatto con il nastro trasportatore, per meglio afferrare e movimentare la busta ormai piena. L'Originalità del trovato descritto consta dunque nell'impiego di un gruppo meccanico, che pur costituito da una coppia di organi già noti, viene utilizzato in ambito industriale del tutto nuovo essendo altresì opportunamente dimensionato in base al compito che gli si richiede di svolgere; il salto inventivo rispetto al passato è difatti innegabilmente collocato nella possibilità di incrementare la velocità produttiva velocizzando il processo di imbustamento che ne è alla base, e quanto detto è realizzato proprio grazie al trovato in questione che consente di aumentare significativamente il numero di elementi sottoposti all'operazione, o quantomeno circolanti nel sistema, nello stesso istante temporale. Ferme restando la massima semplicità strutturale e funzionale ed una flessibilità che consenta un impiego versatile di macchinari non troppo personalizzati e perciò facilmente reimpiegabili, l'invenzione in oggetto risolve il problema citato non solo sollevando le buste al medesimo livello della stazione in cui l'imbustamento vero e proprio avviene, ampliando così le garanzie del corretto svolgimento dell'operazione stessa, ma soprattutto, ed è qui che si colloca realmente lo step inventivo: proporzionando la velocità di rotazione impartita alle coclee da un relativo motore, di modo che la stessa venga opportunamente governata in funzione delle fasi di trasferimento 76

95 delle buste alla stazione e di inserimento degli inserti nelle medesime, e il progressivo sollevamento delle buste avvenga in maniera sincrona al successivo riempimento, con maggiori possibilità di feedback e minore percentuale di scarto dimensionando opportunamente le medesime coclee di modo che, essendo a regime presenti nella stazione di imbustamento un numero di buste esattamente pari al numero di circonvoluzioni dell'elica delle stesse, nel momento in cui quella che si trova all'apice delle coclee scivoli sul piano di lavorazione, inferiormente avvenga l'inserimento di una nuova busta nello spazio lasciato vuoto dalla rotazione verso l'alto delle stesse; di fatto, ad ogni giro degli organi a coclea le buste presenti nella stazione vengono sollevate di un passo, e mentre la busta riempita e allontanata, nella parte più bassa una nuova ne viene predisposta, lavorando in perfetta soluzione di continuità che nell'eliminazione dei tempi morti si traduce in una assai elevata produttività, sensibilmente superiore a quella di macchine già note. Fin qui dunque, la verifica dei requisiti che hanno decretato la brevettabilità del titolo EP cui la privativa statunitense si rapporta; la struttura funzionale del sistema presentato nel titolo US risulta in realtà semplificata rispetto a quanto già rivendicato attraverso la legittimazione europea, ma chiaramente ciò non può costituire di per sé attributo sufficiente al rilascio, essendo perciò le ragioni di fondo da ricercarsi nel valore di grandezze operative che significativamente hanno influenzato il funzionamento e i risultati della Macchina Imbustatrice esaminata. 77

96 ANALISI DEL TITOLO STATUNITENSE Al fine dunque di dare vita ad un nuovo titolo brevettuale, l'attività di Ricerca&Sviluppo dell'azienda CMC s.r.l., si è concentrata sul successivo miglioramento di caratteristiche che già risultavano modificate nelle precedenti rivendicazioni del titolo europeo. Quantomeno nella fase iniziale di caricamento degli inserti, il funzionamento si ripete con modalità abbastanza simili; una bobina di carta stampata a laser viene srotolata e successivamente separata in fogli di dimensioni A4, recante ciascuno informazioni relative all'imbustamento in un bar code a cifre binarie sovraimpresso, le prime due indicanti il cliente committente, le quattro seguenti il dispositivo alimentatore con cui entreranno nelle stazione, le successive gli eventuali inserti allegati, e così via. Figura 34-34b La bobina recante gli inserti e il successivo taglio degli stessi Esempi possibili di scarto si verificano qualora il codice non sia ben leggibile, o nel caso in cui la parte meccanica non esegua le istruzioni che lo stesso contiene; il tutto viene quindi controllato attraverso un software, prima PLC oggi Pack o DSP, particolarmente articolato e complesso specie per la riservatezza delle informazioni contenute. Dal punto di vista costruttivo, l'arrivo delle buste avviene invece in maniera un po' diversa rispetto al titolo europeo di riferimento, essendo qui un operatore addetto al caricamento del dispositivo alimentatore delle stesse, posto ora in posizione esattamente superiore al piano di imbustamento; la differenza risiede inoltre nella preferenza accordata ad una soluzione che preveda le buste già inizialmente collocate con il lembo di apertura diretto verso il basso, e tale orientamento mantenuto per tutto il tempo operativo. 78

97 Figura 35-35b Particolare della discesa delle buste dall'alto con mantenimento dell'orientamento iniziale delle stesse Sebbene le due parti fondamentali della Macchina rimangano le medesime, con la zona di trasferimento degli inserti costituita dal sistema pignoni - catena di trasporto, quest'ultima dimensionata con un interasse che sia multiplo intero dello sviluppo del pignone stesso per non avere sfasamento, e stazione di imbustamento con approdo delle buste ancora in fase con l'alimentazione degli inserti, la ricerca innovativa che ha condotto ad una nuova richiesta di Brevetto è stata qui in particolare concentrata sullo svolgimento effettivo dell'operazione di imbustamento, e sulla lunghezza del passo che in tale atto si presenta. Va anzitutto chiarito come il termine passo stia ad indicare la lunghezza longitudinale costituita dalla somma delle dimensioni laterali (quelle minori) di busta ed inserto, più lo spazio fra essi compreso nell'istante in cui il facchino viene azionato quale mezzo spingitore di quest'ultimo nella prima; la soluzione teoricamente ottima vedrebbe l'azzeramento della suddetta interdistanza così da minimizzare il passo pur mantenendo comunque elevato il numero di imbustamenti effettuati, trovando tuttavia quanto detto limite operativo nel fatto che una riduzione eccessiva del passo stesso possa dare luogo ad un intervallo di tempo insufficiente al corretto assestamento e susseguente apertura della busta, generando di fatto uno scarto. Ancora l'impiego della coppia di coclee controrotanti si presenta quale soluzione pratica al problema, e associata alla posizione vantaggiosa dell'alimentatore delle buste, consente di avere correntemente presenti nella stazione un numero di buste almeno pari a due, di modo che essendo in corso l'inserimento nella prima, avvenga l'assestamento della seconda, immediatamente pronta, all'uscita di quella che la precede; nel medesimo tempo, sulla stessa busta in attesa, avviene quindi l'emissione del getto d'aria ad opera degli ugelli cosicché venga parallelamente contratto il tempo di apertura del lembo. 79

98 Così facendo viene inoltre sensibilmente ridotto anche il rischio connesso ad un eventuale arricciamento dell'inserto, e i mezzi di arresto fissi e mobili, contribuiscono per di più a mantenere la busta ferma e tale da non gonfiarsi troppo in virtù del getto d'aria riducendo eccessivamente la propria apertura, mentre l'inserto, spinto dal facchino, viene mantenuto rigido da opportuni sistemi coppatori per facilitarne l'ingresso. L'impiego congiunto di tutti i suddetti strumenti consente il ricorso a valori di tolleranza decisamente minori, dell'ordine di soli 1-2 mm nel caso in cui ad esempio l'inserto venga introdotto in modo non del tutto rettilineo, e dovendo essere lo stesso in media 12 mm più stretto della busta in cui andrà ad inserirsi; se già ciò rappresenta un vantaggio, l'indiscutibile concretizzazione dell'attività inventiva si verifica però soprattutto nella diminuzione di quel passo di cui detto, consentendo di conseguenza il soddisfacimento dell'obiettivo prefissatosi di incremento sostanziale della velocità produttiva; ancora una volta dunque, e l'impiego dell'organo a coclea già noto a rivoluzionare il processo produttivo nel suo svolgimento ma soprattutto negli esiti da esso garantiti, essendo lo stesso il principale responsabile della diminuzione del passo di cui detto e della maggiore produttività come desiderato. Più volte, ci si è chiesti se un medesimo risultato potesse essere ottenuto con un sistema diverso quale ad esempio una ruota dentata, che forse in maniera ancora più elementare avrebbe potuto recare le buste alla stazione di lavoro grazie al moto del proprio ingranaggio; la risposta tuttavia è sempre stata tesa a dimostrare che di fatto tale semplicità sarebbe andata interamente a scapito dell'economicità, dovendosi la ruota, a differenza della coclea operante con continuità, necessariamente fermare a scatti per consentire l'imbustamento, e venendo perciò il vantaggio acquisito progressivamente eroso dal tempo morto così generatosi. Le diverse Sentenze sul punto ravvedono gli estremi di contraffazione qualora si dimostri un'identità del nucleo inventivo alla base dell'invenzione, non distinguendone per contro i presupposti nell'eventualità di un'identità puramente funzionale; posto che poi nella fattispecie esaminata un eventuale problema di contraffazione non potrebbe evidentemente porsi, avendo entrambe le privative medesima titolarità, rimane il fatto che un'equivalenza concettuale di tal sorta, qualora emergesse, potrebbe senza dubbio invalidare il rilascio del titolo statunitense essendone a monte incrinata la sussistenza dei due requisiti suddetti. Qui tuttavia, al di là della medesima natura del legittimo proprietario, è l'essenza inventiva a mostrarsi diversa, possedendo dunque anche il secondo titolo carattere di non evidenza come richiesto; se è difatti senza dubbio l'organo a coclea a rappresentare in entrambi i casi il mezzo attraverso cui giungere al risultato voluto di incremento della produttività, è altrettanto vero che lo stesso venga impiegato in modo diverso secondo quanto rivendicato. Se nel primo Brevetto la resa della Macchina Imbustatrice è dovuta alla capacità delle coclee di sollevare le buste provenienti dal ramo alimentatore recandone contemporaneamente più di una fra le circonvoluzioni delle proprie eliche, nel secondo la performance produttiva è ancora legata all'azione delle coclee, ma in termini di diminuzione del passo del sistema busta-inserto, essendo peraltro l'alimentatore suddetto collocato in posizione superiore rispetto al piano. Analizzando dunque i due titoli mediante il metodo americano Function-Way-Results relativo alla Contraffazione, è chiaramente intuibile che se i risultati e le funzioni si 80

99 dimostrano di fatto coincidenti, saranno invece le modalità di impiego del medesimo trovato coclea a non esserlo, risiedendo perciò il contenuto inventivo nella diversa grandezza primaria su cui lo stesso va ad agire durante il suo utilizzo, la velocità operativa nel primo e la diminuzione del passo nel Brevetto derivato. LA MISURA DELLE GRANDEZZE SIGNIFICATIVE Si è dunque detto di come la soluzione brevettata con il titolo depositato negli Stati Uniti riguardi lo sfruttamento delle coclee, accoppiate e controrotanti, nella volontà di diminuzione del passo, quale lunghezza longitudinale lungo cui l'operazione di imbustamento avviene; grazie a ciò si ha come visto la possibilità di restringere il campo delle tolleranze, nonché ridurre la percentuale degli scarti di lavorazione. Ai fini dell'obiettivo principale di massimizzazione della velocità produttiva, esistono dunque grandezze che più di altre vanno ad incidere, e che risultano quindi interessanti da misurare nel darne una corretta valutazione del contributo apportato non solo allo scopo ultimo, ma soprattutto al contenuto inventivo da cui esso discende. Se è vero infatti che l'azione congiunta esplicata dalle coclee si traduce in una maggiore precisione operativa, è altrettanto vero per contro che più la richiesta di produttività aumenta più viceversa tale accuratezza viene meno, quale conseguenza della crescita indesiderata di: velocità lineare catenaria del nastro trasportatore vibrazione del nastro trasportatore ad una certa frequenza vibrazione del piatto delle coclee percentuale di scarti Lo studio delle grandezze suddette si dimostra dunque rilevante specie nella determinazione del livello inventivo che tale trovato rappresenta, dovendo di fatto tale requisito costituire il valore aggiunto a soluzioni tecniche già note, ed una corretta valutazione delle grandezze in gioco non potrà prescindere dall'uso di strumenti di Misura, tanto più efficaci in quanto idonei a darne valutazione quantitativa. GLI STRUMENTI DI MISURA ADOTTATI Nello svolgere le misurazioni sulla Macchina Imbustatrice CMC 9000 sulla quale il dispositivo meccanico considerato è montato, ci si è in particolare focalizzati su due grandezze, la verifica del Dato di Produttività attraverso la misura della distanza fra i due organi di arresto fermabusta valutata nel tempo t, il cui inverso dà luogo alla frequenza di produzione, e le Vibrazioni che tale processo provoca sul piatto delle coclee durante il suo stesso svolgimento, potendo le stesse compromettere la correttezza dell'esecuzione. 81

100 Gli strumenti di Misura adottati a tale scopo sono dunque stati un Distanziometro laser a triangolazione nel corso della prima prova, e ancora un Distanziometro puntato sulla coclea più un Piezo-accelerometro fissato sulla linea di produzione sottostante per il rilevamento delle vibrazioni nella seconda, nell'intenzione di verificarne l'entità e quantificarne il peso su un eventuale incremento degli scarti. LO SVOLGIMENTO DELLE PROVE SUL BREVETTO Allo scopo quindi di quantificare le grandezze ritenute più significative alla concessione del Brevetto nel riconoscimento del livello inventivo contenuto nel trovato, sulla Macchina Imbustatrice CMC 9000, sulla quale l'organo a coclea e l'alimentatore verticale di buste sono montati, sono state eseguite due tipologie di prove distinte, ripetute a diversi valori di velocità di produzione così da valutarne gli scostamenti e le alterazioni ad essa correlabili. 1)VERIFICA DEL DATO DI PRODUTTIVITA' La prima caratterizzazione è stata effettuata con l'obiettivo di verificare il Dato di Produttività fornito dall'azienda; le specifiche tecniche relative al macchinario, riportano infatti un rendimento incrementabile fino ad una velocità massima di imbustamenti/ora, che pur spingendo al limite il funzionamento della stessa, non va tuttavia ad intaccarne la correttezza esecutiva del prodotto finito in output. L'osservanza fisica del dato è dunque stata indirettamente misurata attraverso il rilevamento del tempo di transito medio della coppia busta-inserto nella stazione di imbustamento; ricordando infatti l'utilizzo di due dispositivi fermabuste atti ad operare il bloccaggio delle buste così da favorire l'ingresso degli inserti, la distanza fra gli stessi è stata misurata per un intervallo di tempo pari a cinque minuti, ritenendolo già sufficientemente indicativo per il tracciamento di un profilo temporale completo. Le condizioni necessarie alle misure sono state anzitutto predisposte posizionando su un treppiedi opportunamente orientato un Distanziometro laser a triangolazione, come riportato nella foto in figura. Figura 36 Orientamento del Distanziometro laser per la prima prova di verifica del dato di Produttività 82

101 Il medesimo strumento è stato poi opportunamente orientato così da inquadrare il piano della stazione di lavoro come desiderato, ed in particolare facendo sì che il raggio laser colpisse esattamente i due mezzi di arresto entro cui la busta viene trattenuta durante lo svolgimento dell'operazione di imbustamento. Su un tavolino è stato infine posto un dispositivo rilevatore con un computer ad esso collegato per l'acquisizione dei dati, che ha dunque consentito l'elaborazione delle grandezze necessarie al fine delle opportune valutazioni di merito; tale sistema di acquisizione è composto da una scheda National Instruments NI 9234, una scheda di acquisizione dati ad elevata accuratezza, progettata per applicazioni di acustica e vibrazioni, e ad elevato numero di canali. Figura 37 Raggio laser del Distanziometro opportunamente puntato sugli elementi fermabusta Figura 38 Posizionamento del pc collegato per acquisizione ed elaborazione dati 83

102 Caratteristiche tecniche della Scheda NI canali ±5 V, 51.2 ks/s per canale, 24-Bit IEPE Condizionamento del segnale IEPE riconfigurabile da software (da 0 a 2 ma) Frequenza di campionamento massima per canale di 51.2 ks/s; accoppiato AC (0.5 Hz) Risoluzione a 24 bit, intervallo dinamico a 102 db, filtri anti-alias 4 input analogici con campionamento simultaneo, intervallo di input ±5 V Compatibile con i sensori intelligenti TEDS (solo CompactRIO) Calibrazione reperibile in NIST Il tutto viene quindi controllato tramite un sistema laptop appositamente programmato in Labview. La medesima prova è stata dunque ripetuta per tre diverse velocità di produzione ritenute significative, bassa, media, elevata, e i risultati ottenuti sono stati graficati. Per una prima velocità di produzione piuttosto limitata e pari a unita/ora, è stata perciò rilevata istantaneamente la misura della distanza fra i due mezzi di arresto o fermabuste suddetti, e tale dato è stato acquisito per tutto il tempo stabilito, ottenendo un andamento delineato rispetto ai valori della quota in altezza dei mezzi di arresto in mm in ascissa, e dell'istante temporale in secondi s in ordinata. Lo stesso calcolo è stato poi successivamente ripetuto per una velocità di produzione intermedia pari a unita/ora, e ancora per la velocità di produzione massima dichiarata di unita/ora. I grafici ottenuti sono riportati uno di seguito all'altro, nelle figure , così da meglio consentirne il confronto. Figura 39 Profilo della quota z dei dentini fermabuste in funzione del tempo, a velocità di unità/ora 84

103 Figura 40 Profilo della quota z dei dentini fermabuste in funzione del tempo, a velocità di unità/ora Figura 41 Profilo della quota z dei dentini fermabuste in funzione del tempo, a velocità di unità/ora Successivamente, per identificare in modo univoco il periodo di transito necessario alla verifica della Produttività, si è proceduto ad un opportuno processamento del segnale, di cui di seguito si riportano i risultati. 85

104 Figura 39b Pulizia del segnale rilevato a velocità di unità/ora Figura 40b - Pulizia del segnale rilevato a velocità di unità/ora Figura 41b - Pulizia del segnale rilevato a velocità di unità/ora 86

105 Con riferimento ai grafici riportati in figura alle tre diverse velocità di produzione, si è dunque come detto visualizzato il profilo della quota o altezza (mm) dei dentini fermabusta in funzione del tempo misurato in secondi (s), e operando una sogliatura al segnale si sono ricavate le posizioni temporali dei picchi massimi; sulla base della distanza intercorrente fra essi, è stato quindi misurato il periodo t che poi, opportunamente mediato, ha consentito di calcolare il tempo medio di produzione o tempo di transito medio tm necessario all'esecuzione del processo di imbusta mento su ogni singola unita considerata. Dall'inversione del dato è stata quindi ricavata la Frequenza di Produzione 1/ t, che moltiplicata per 3600 (numero secondi in un'ora) ha consentito infine il calcolo della Produttività oraria desiderata. I dati numerici approssimati alla seconda cifra decimale, relativi alle tre misurazioni effettuate, possono essere in definitiva cosi riassunti: Valore velocità impostato pezzi/ora; Tempo di transito medio = 1,20 s; Deviazione standard = +/- 0,26 %; Valore velocità impostato pezzi/ora: Tempo di transito medio = 0,20 s; Deviazione standard = +/- 5,40 %; Valore velocità impostato pezzi/ora: Tempo di transito medio = 0,12 s; Deviazione standard = +/- 8,20 %. In altro modo, lavorando il sistema ad una frequenza di acquisizione pari a 10 kh, sono stati altresi calcolati i dati approssimati alla quarta cifra decimale: 1) Tempo di transito medio = 1,2005 s che equivale a 2.998,7 pezzi/ora; 2) Tempo di transito medio = 0,1966 s che equivale a ,3 pezzi/ora; 3) Tempo di transito medio = 0,1193 s che equivale a ,8 pezzi/ora, e già la semplice osservazione dei risultati non lascia dubbi sulla coerenza con quanto dichiarato dall'azienda CMC S.r.l., titolare del macchinario e del relativo Brevetto. 87

106 2)ENTITA' DELLE VIBRAZIONI Il secondo ciclo di Misure effettuato al fine di verificare la sussistenza dei requisiti alla base del rilascio del titolo brevettuale esaminato, si è andato invece a concentrare sul rilevamento delle vibrazioni prodotte sulla Macchina Imbustatrice CMC 9000 dallo svolgimento del processo di imbustamento nel corso del suo normale funzionamento, distinguendone inoltre l'entità globale in un primo contributo dovuto al piatto della coclea recante le buste, e in un successivo legato alla struttura del macchinario nel suo complesso. Al suddetto scopo sono stati dunque ancora una volta impiegati un Distanziometro laser a triangolazione a dare conto delle vibrazioni relative al solo movimento della coclea, ed un Piezo-accelerometro, lateralmente fissato alla linea di produzione nella parte sottostante la medesima coclea, quale rilevatore del livello di vibrazioni sviluppatosi e propagatosi sull'intera struttura. Continuando a mantenere il collocamento dello strumento Distanziometro sul treppiedi come nel corso della prima prova, lo stesso è stato dunque orientato di modo che il laser risultasse ora puntato esattamente sulla coclea. In particolare, la misura è stata presa sul piatto superiore della suddetta coclea, dunque nel suo punto di massima altezza (figure 42, 43, 44), e durante il funzionamento della Macchina Imbustatrice, quindi durante l'esecuzione del processo di imbustamento, così da poter valutare in corso d'opera quanto il movimento e le vibrazioni relative influissero sulla correttezza esecutiva dello stesso. Figura 42 Raggio laser del Distanziometro puntato sulla parte superiore del piatto della coclea 88

107 Figure Altre immagini del posizionamento del raggio laser sul piatto superiore della coclea Contemporaneamente sul fianco laterale della linea di produzione, a mezzo di un apposito collante, è stato fissato un Accelerometro piezoelettrico volto a riscontrare la consistenza delle vibrazioni sollecitanti la struttura nel suo complesso; entrambi gli strumenti sono stati quindi collegati al medesimo computer per l'acquisizione e la successiva elaborazione dei dati, il cui sistema di acquisizione è quello già precedentemente esaminato. La rilevazione dei dati si è protratta per un intervallo di tempo ancora pari all'incirca a 5minuti, e l'operazione è stata ripetuta alle stesse tre velocità di produzione già esaminate nel corso del primo ciclo di prove, ritenendo tuttavia significativa allo scopo prefissatosi esclusivamente quella realizzata a velocità produttiva massima. A seguito dell'elaborazione dei dati acquisiti sono state ottenute le Trasformate di Fourier FFT, in cui gli spettri, dello spostamento sul solo piatto della coclea e di accelerazione sulla linea di produzione nel suo complesso, vengono visualizzati, nonché valutati, secondo la frequenza del segnale in ascissa (1/s in entrambi i grafici) e la sua ampiezza in ordinata, misurata rispettivamente quale spostamento in mm nel caso del piatto della coclea (poi db essendo in scala logaritmica), e come accelerazione di gravità g in (m/ s^2) rilevata dall'accelerometro sulla linea di produzione. Figura 45 Particolare dell' accelerometro piezoelettrico fissato lateralmente alla linea di produzione 89

108 Dalla somma dei valori dello spettro relativo allo spostamento misurato con il Distanziometro, più quelli dello spettro di accelerazione rilevato dall'accelerometro, sono stati quindi calcolati i valori massimi di vibrazione riportati in mm/s. Figura 46 Lo spettro di spostamento rilevato sul piatto della coclea dal Distanziometro Keyence Figura 47 - Lo spettro di accelerazione rilevato sul fianco laterale della linea di produzione dall'accelerometro Lo studio dei suddetti grafici ha portato dunque a concludere che se le vibrazioni massime acquisite con la prima misura si sono attestate su valori inferiori a 0.1 mm/s, quelle dovute alla seconda hanno dato luogo a grandezze altrettanto limitate, e di entità addirittura minore. I valori massimi di vibrazione riscontrati possono quindi essere così riassunti: 90

109 Valore calcolato sul piatto della coclea a velocità di unità/ora : Vibrazione max Distanziometro Keyence: 0,06 mm/s; Valore calcolato sulla linea di produzione a velocità di unità/ora : Vibrazione max Accelerometro: 0,02 mm/s. Concludendo quindi, l'ammontare complessivo dovuto alla somma dei due contributi, ha senza dubbio dato luogo alla presenza di vibrazioni di entità decisamente ridotta, portando ciò a dedurre di essere in presenza di una macchina imbustatrice estremamente stabile, e la cui produttività risulta ulteriormente incrementata da una sostanziale indifferenza ai fenomeni vibratori. COMMENTO AI RISULTATI OTTENUTI Al fine di valutare l'effettivo contenuto inventivo riconosciuto al trovato oggetto del Brevetto US esaminato, nonché verificarne la corrispondenza con i dati numerici forniti dall'azienda titolare dello stesso, si sono condotte due diverse tipologie di prove mirate alla quantificazione delle grandezze ritenute allo scopo maggiormente significative, essendo le stesse rispettivamente il dato di produttività minimo, medio, e soprattutto massimo, e l'entità delle vibrazioni riscontrate durante il funzionamento della Macchina imbustatrice in oggetto. Nel corso della prima prova, il risultato è stato numericamente analizzato mediante la misurazione indiretta del tempo medio necessario allo svolgimento di una singola operazione di imbustamento valutato a tre diverse velocità produttive, e il cui dato inverso ha consentito il calcolo della frequenza oraria con cui il processo avviene; tali valori si sono dimostrati perfettamente in linea con quanto fornito dall'azienda CMC S.r.l., il che ha permesso di concludere come il trovato sottoposto a Brevetto abbia effettivamente incrementato in maniera significativa i valori di produttività in macchinari simili e fino a quel momento noti portando gli stessi addirittura ad una soglia di imbustamenti/ora, e giustificando dunque ampiamente la concessione del relativo titolo. Il secondo ciclo di prove è invece stato svolto al fine di quantificare come l'impiego del trovato, nonché soluzione costruttiva in genere, riconosciuto con il titolo brevettuale in esame, abbia significativamente incrementato la precisione dell'operazione di imbustamento (e dunque di fatto la produttività del macchinario) riducendo l'entità delle vibrazioni che intervengono nello svolgimento del processo stesso, sia sul piatto della coclea recante le buste che sulla linea di produzione nel complesso. La rilevazione delle grandezze numeriche, condotta rispettivamente attraverso l'utilizzo di un Distanziometro nel primo caso (piatto coclea) ed un Accelerometro nel secondo (fianco laterale della linea di produzione) ha dato luogo a valori di entità decisamente limitata in entrambi i casi, conducendo in definitiva al risultato di un'incidenza delle vibrazioni sul corretto imbustamento senza dubbio trascurabile, e significando ciò, nell'estrema stabilità del macchinario, ulteriore conferma del salto inventivo costituito dall'inserimento del trovato brevettato nella Macchina Imbustatrice. 91

110 4.3 Il ricorso sistematico alle Misure Come visto nei due paragrafi precedenti dunque, il ricorso alle Misure Ingegneristiche è un procedimento già attualmente implementato nella stima di grandezze relative a titoli brevettuali, potendo a tale scopo essere supportati da strumentazioni sempre più tecnologicamente all avanguardia, capaci di realizzare anche rilevazioni senza contatto che le rendono adatte a qualunque contesto lavorativo, anche produttivo, e anche in corso di funzionamento. Quanto detto comporta di fatto la grandissima possibilità di utilizzare successivamente le Misure stesse secondo due fronti; da un lato quale supporto numerico a iter processuali che sempre più tendono inevitabilmente a coinvolgere persone ed accadimenti, tanto più nel caso di Brevetti in cui è spesso una leggerissima discrepanza a fare la differenza, dall altro potendo le stesse agevolare la scrittura coerente delle Rivendicazioni a tutela degli stessi, che altro non è se non il fine ultimo di questa Ricerca. In un quadro ancora più ampio, l impiego delle procedure di Misurazione nella valutazione dell effettivo contenuto inventivo di ciascuna domanda di Brevetto depositata potrebbe essere adottato in maniera addirittura sistematica attraverso la Certificazione del ricorso alle stesse quale discriminante al rilascio del titolo, estendendo una logica peraltro ben nota anche in ambito ingegneristico, come ad esempio accade nelle Normative ISO. La stesura di veri e propri Protocolli di Misura cui fare riferimento continuo nelle Misurazioni sulle diverse grandezze fisiche di volta in volta valutate, poiché considerate determinanti alla concessione dell esclusiva legale, potrebbe infatti rivelarsi base fondamentale anche nel dirimere le controversie, che sempre più fra l altro, e specie in Brevetti tecnologici, coinvolgono Società e capitali di grandissima rilevanza. L impiego delle basi puramente scientifiche di eventuali Protocolli di riferimento standardizzati inoltre, potrebbe agevolare significativamente anche le decisioni strategiche di investimenti mirati interne alle imprese, rendendo possibile anche una sorta di anticipazione dell impiego di documenti peritali alla fase inventiva di R&S, senza limitarli al solo ambito processuale, rappresentando di fatto ciò un ulteriore forma di scudo protettivo nei confronti di chi (come l imprenditore) sostenuto un primo investimento di progettazione sarà chiamato a valutarne la bontà nel successivo stadio realizzativo, affinché l ampliamento della tutela offerta diventi volano di un sempre maggiore ricorso all importantissimo strumento, competitivo e finanziario, che la Proprietà Intellettuale in genere rappresenta. 92

111 93

112 Capitolo 5 La Metodologia AHP sui Brevetti 5.1 Applicazione dell AHP ai Brevetti Il passo successivo dello studio è stato quindi focalizzato sull applicazione del Metodo dell Analytic Hierarchy Process già visto allo specifico mondo dei Brevetti per i quali, facendo seguito alle attuali tendenze della globalizzazione e all incremento dei costi di deposito e mantenimento titoli, diventa fondamentale per le imprese e gli istituti di ricerca una corretta valutazione del valore insito attraverso l impiego di un metodo di misura il più obiettivo possibile. L applicazione del metodo gerarchico AHP e l esame dei dati derivanti dalla compilazione ad opera di esperti del settore di appositi questionari di indagine, muovono dunque in tal senso, prendendo spunto da un lavoro parzialmente teorico realizzato presso l Università di Taiwan da tre studiosi, Wang, Chu e Shyu, e verificandone successivamente l applicabilità reale mediante l esecuzione di prove pratiche che diano conto della sua robustezza. La trasferibilità della Metodologia presentata viene eseguita articolando l analisi in 2 fasi distinte: La prima, attraverso l esecuzione di Misure successive alle destrutturazione gerarchica di un generico Brevetto, valutato in termini dei 3 ASPETTI principali che lo contraddistinguono e degli 11 CRITERI in cui gli stessi si snodano La seconda, osservando le misure così ottenute, ed implementandole poi su eventuali Patent Families aziendali, così da renderle classificabili in 3 classi distinte, e trarne corrispondenti considerazioni di natura strategico-gestionale per ciascuna di esse Il primo passo nell applicazione del metodo AHP consiste dunque nell individuazione della corretta struttura gerarchica del Brevetto, esaminato attraverso aspetti e criteri ritenuti degni di considerazione e responsabili della susseguente attribuzione di qualità allo stesso; in un secondo tempo avverrà quindi la determinazione di pesi numerici da associare a ciascuno fra i suddetti aspetti e criteri, così da valutarne l importanza relativa ed assoluta degli stessi, e ottenere nel complesso dati idonei a quantificare la misura sul Brevetto in esame. Prima di introdurre graficamente la suddivisione gerarchica di un Brevetto, esaminiamo dunque nel dettaglio la natura dei 3 aspetti o valori cardine ad essi riconosciuti. 94

113 1) ASPETTO STRATEGICO L applicazione commerciale del trovato oggetto di un Brevetto rappresenta la concreta dimostrazione dell innovazione tecnologica. A tale scopo moltissime imprese hanno deciso di riorganizzarsi internamente per dare il giusto peso alla proprietà intellettuale, sfruttando il diritto esclusivo derivante dal rilascio del titolo a monte come mezzo di preclusione d ingresso nel medesimo mercato competitivo a terzi, e quale strumento di co-opetition poi nel coinvolgimento di Brevetti propri ed altrui in forme di licenze ad esempio incrociate. Prima di depositare la domanda relativa ad un trovato tuttavia, molte questioni di fatto strategiche e relative alla migliore forma di protezione dello stesso devono essere prese in considerazione, quali la selezione dei Paesi ritenuti più idonei al deposito stesso, la strategia di pubblicazione, il mantenimento del segreto industriale in via alternativa. In particolare, i fattori ritenuti maggiormente critici nella valutazione di tale aspetto e ai fini di una corretta formulazione strategica risultano essere la commercializzazione del business potenziale e il grado di innovazione tecnologica adottato, essendo negli anni e specie relativamente a quest ultimo, molte imprese passate da un atteggiamento esclusivamente difensivo ad un impiego quale arma offensiva nei confronti della concorrenza, con una competitività della tecnologia impiegata potenziata anche attraverso il ricorso alle diverse forme di Trasferimento Tecnologico. 2) ASPETTO PROTEZIONE I titoli di Proprietà Intellettuale riconosciuti dalla legge, risultano dalla stessa protetti a contropartita della rivelazione universale della propria invenzione, e la portata delle Rivendicazioni legali a corredo della domanda rappresenta l output utilizzato per la misura del grado di R&S raggiunto da un determinato Paese od impresa, essendo dunque la corretta stesura delle stesse principale fattore critico della protezione riconosciuta al trovato che ne è oggetto. A supporto del legittimo titolare, il technology manager ha il compito di valutare la fattibilità di un progetto di Ricerca e Sviluppo nell ottica di successiva applicazione commerciale dell invenzione industriale adeguatamente protetta che da esso scaturirà, valutando l utilizzo della IP quale fonte di informazioni per lo sviluppo tecnologico, e lo sfruttamento del titolo brevettuale quale blocco tecnologico nei confronti della concorrenza, e rivestendo in particolare forma di ulteriori criticità la facilità di aggiramento del Brevetto e la susseguente facilità di individuazione dell eventuale violazione, nonché la vita residua di un titolo nella possibilità di commercializzarlo quale licenza, oltre che sfruttarlo fino al termine della sua scadenza ventennale. 3) ASPETTO APPLICATIVO Per il rilascio e il conseguente utilizzo pratico-applicativo di un titolo brevettuale, occorrono come noto i 3 principali requisiti (tralasciamo la Liceità dandola per assodata) di Novità assoluta, Attività inventiva, e soprattutto al nostro scopo Industrializzazione in industrie pertinenti e non, e successiva commercializzazione, con relativo progresso industriale e tecnologico. 95

114 Tale tipologia di valore derivato dovrebbe sistematicamente essere oggetto di vaglio nelle fasi iniziali di orientamento della ricerca, essendo il valore complessivo stesso del Brevetto influenzato dall ampiezza delle applicazioni commerciali associate, e dovendo perciò essere tutto ciò frutto di attente valutazioni nella scelta di deposito dell invenzione, specie in termini di utilizzi innovativi della stessa. Come già visto precedentemente, allorquando le condizioni in cui il decision-making si svolge interessano aspetti ed obiettivi troppo complicati e troppo numerosi, i convenzionali metodi di misura quali minimo costo, massimo profitto, analisi costi-benefici, non sono più sufficienti, e la procedura AHP può essere d aiuto coinvolgendo e consentendo di analizzare un elevata mole di informazioni intercorrelate sul problema in esame, articolandole come segue: 1. Definizione di un sistema gerarchico per la misura della qualità di un Brevetto mediante la determinazione degli aspetti d influenza principali sulla medesima prima, e dei criteri interni di valutazione degli stessi poi; 2. Stesura di un questionario per la scelta di pesi da associare rispettivamente ad aspetti e criteri precedentemente individuati, attraverso coppie di confronto la cui importanza relativa, espressa su 17 rapporti complessivi e in un range generalmente compreso fra 1-9, risulti derivante dal giudizio di esperti sottoposti a brainstorming tecnico; 3. Selezione di personalità esperte nel campo tecnologico cui sottoporre e far compilare il questionario di indagine così stilato; 4. Ritiro del questionario ed analisi dei dati raccolti tramite l impiego del software EC-PRO su cui il sistema di misura AHP si basa, per la determinazione dei pesi e l assegnazione degli stessi a ciascuno fra aspetti e criteri. Sulla base di un idea concepita e progressivamente raffinata dal PATTERN (Planning Assistance through Technique Evaluation of Relevance Number) fin dal lontano 1965, il Sistema di Misura proposto risulta dunque essere organizzato attraverso una prima descrizione generale e poi via via più specifica del contesto in cui il Brevetto si colloca, con la determinazione di una struttura ad albero comprendente i diversi aspetti e criteri, e l esecuzione numerica delle misure sugli stessi. Le correlazioni che ne risultano sono suscettibili della rappresentazione grafica che segue: 96

115 Figura 48 - Struttura gerarchica di analisi nel processo di decision-making per la misura della qualità di un Brevetto Definito l obiettivo principale di misura della qualità dello stesso, nella seconda e terza colonna è possibile visualizzare rispettivamente i 3 aspetti principali individuati e gli 11 criteri complessivi in cui gli stessi risultano articolati. In particolare, nell ambito di questi ultimi, può essere visualizzato il Vettore di Priorità (A3, B3, C2) di cui si è già discusso nella parte relativa agli aspetti teorici della metodologia considerata. Identicamente a quanto già visto nella formulazione teorica generale poi, anche nel caso di Brevetti il peso di ciascun elemento AHP viene determinato attraverso un confronto fra ciascuna coppia di elementi presi in considerazione, ed a turno sottoposti ad una valutazione del peso relativo rispetto al complesso degli elementi coinvolti. Tale metodologia del confronto a coppie è molto importante poiché consente una corretta valutazione delle incongruenze che possono verificarsi; da essa, in base a considerazioni di natura intuitiva, è inoltre possibile trarre una matrice a cui lo stesso Satty in una delle prime formulazioni applicò un vettore di priorità ricavandolo da scale relative alla frequenza con cui i diversi criteri venivano indicati, così da capire immediatamente il valore dei pesi correlati sotto l azione di ciascuno di essi. 97

116 Supponendo ad esempio di voler confrontare in termini di peso o importanza n criteri appartenenti ad uno stesso gruppo o aspetto, li chiameremo C1, C2,, Cn, e ad essi verranno associati rispettivamente i pesi W1,W2,., Wn, tali che sarà possibile esprimerne una dipendenza dal tempo attraverso la W=(W1, W2,..,Wn)t. A questo punto, per poter individuare il vettore di priorità della Matrice, va considerato il fatto che tutti i vettori caratteristici associati alla stessa debbano soddisfare la Aw=λmax*w, e osservando quindi l ordine di importanza o priorità così ottenuto potrà essere verificata la consistenza, cioè la coerenza, della decisione presa. Va inoltre notato come, implicando un qualsiasi piccolo cambiamento nella matrice A un conseguente cambiamento nel vettore colonna λj, dove Σ=λj=Tr(A), con j=1,.,n ed n=somma degli elementi sulla diagonale, fra tutti i vettori caratteristici λj ce ne sarà solo uno tale che λj=0 (vettore soluzione) e λmax 0, e cioè tale che λj λmax. Tale discussione sugli indicatori e sulla loro coerenza, avrà infine senso solo nel caso in cui il giudizio espresso sulla base degli stessi verrà dato relativamente all ordine complessivo di importanza, e dunque allorquando tutti gli elementi ne risulteranno coinvolti e il C.I. (Coefficiente di Incertezza) sarà 0,1. Una delle fasi più importanti del metodo AHP, a valle della raccolta dei questionari sottoposti al giudizio di esperti, consiste poi nella organizzazione e valutazione dei risultati; a partire dal Giudizio di esperti del Settore ed in base alla Scala Semantica di cui discusso in precedenza, vengono quindi assegnati i pesi definitivi come prodotto dei valori provvisori per gli Indici dedotti. Nella figura che segue sono dunque riportate le grandezze assegnate ad Aspetti e Criteri: 98

117 Figura 49 Fattori e Criteri, considerati preponderanti nell attribuzione di valore ad un Brevetto 99

118 Dalla lettura dei risultati emerge dunque a sorpresa come, il valore preponderante riconosciuto ad un Brevetto, sia nel giudizio degli esperti quello Strategico in particolare nel criterio del Potenziale di Commercializzazione, cui fanno seguito l aspetto Applicativo relativamente alla Ampiezza dell applicazione del Brevetto nelle industrie cosiddette Pertinenti, e solo ultimo risulti invece il peso associato alla Protezione offerta da Stesura delle Rivendicazioni e ambito della Protezione. Al di là dell importanza relativa all interno di ciascuno dei 3 Aspetti infine, il criterio legato all Applicazione di un titolo brevettuale si è rivelato essere il primo in ordine di importanza, e perciò di peso, fra gli 11 a disposizione secondo il giudizio del complesso degli intervistati. In una fase successiva di analisi, il sistema AHP viene quindi applicato a specifiche realtà aziendali, sottoponendone i titoli brevettuali di proprietà appartenenti ad una Patent Family alla metodologia fin qui esaminata, associando ad ognuno degli 11 criteri del titolo esaminato un peso diverso ed ottenendo così per essi uno Score di misura della qualità calcolato in base all espressione: Score Patent Value Measurement = SUM(Ai WAi WAt) + SUM(Bi WBi WBt) + SUM(Ci WCi WCt) Il giudizio complessivo degli esperti cui il questionario di indagine era stato sottoposto, consentirà quindi la classificazione dei suddetti Brevetti in 3 diverse categorie: Classe A per i titoli che hanno conseguito Scores x Classe B per i titoli con Scores di valore y Classe C per i rimanenti titoli riportanti Scores z con x, y, z determinati in base al caso/contesto esaminato. Al di là della mera suddivisione, lo studio di tale fase attraverso il ricorso a diversi casi d impresa, si rivela particolarmente interessante per le considerazioni di natura strategica che se ne possono derivare; in accordo con le direttive yet2.com difatti, la valutazione matematica consente l adozione di diverse linee di condotta strategico-decisionale a seconda delle classi identificate in base ai punteggi ottenuti dai Brevetti, giustificando in particolare la scelta di licenziamento o start up di nuove imprese per i titoli appartenenti alla classe A, e viceversa la cessione o l abbandono per quelli della classe C, essendo di fatto per essi minime le potenzialità applicative. I Brevetti a medio punteggio della classe B vengono invece considerati necessitanti di ulteriori valutazioni ad opera di esperti prima di un eventuale lancio promozionale, al fine 100

119 di comprendere se il non raggiungimento del punteggio massimo possa essere dovuto all impiego di una tecnologia virtualmente troppo avanzata per le attuali condizioni di recepimento del mercato, e se sia eventualmente possibile prevedere mercati futuri più avanzati e dunque percettivi della stessa. L applicazione del metodo AHP ai Brevetti si è in conclusione dimostrata estremamente utile per le sfaccettature di diversa natura che ha consentito di mettere in luce, fungendo peraltro da elemento trasversale di collegamento fra i molteplici aspetti aziendali che la scelta di depositare la richiesta di una tutela brevettuale rappresenta. Nello specifico, l applicazione del metodo ha permesso non solo di suddividere l impatto aziendale di un Brevetto nei 3 principali aspetti che esso direttamente influenza, Strategico, Protezionistico, Applicativo, quanto soprattutto di far emergere valutazioni che difficilmente sarebbero state intuibili a priori, e che tuttavia si dimostrano assolutamente concordanti nel delineare un quadro di riferimento decisamente nuovo nel panorama della Proprietà Industriale. Grazie al processo AHP esaminato dunque, il valore di un Brevetto può essere effettivamente analizzato e misurato per successive classificazioni, ma la vera importanza della sua implementazione, al di là dell aspetto puramente numerico, sta nel fatto che le misure così ottenute consentono di raccogliere informazioni non solo tecniche, ma anche a livello più alto di natura strategica, concorrendo perciò al processo decisionale anche in termini produttivi. Se è infatti vero che l organizzazione interna di un impresa non può come visto prescindere da una perfetta integrazione delle diverse parti che lo compongono, ciò si mantiene valido anche nel caso di titoli di Proprietà Intellettuale; se la scelta di brevettare un trovato attraverso l esclusiva garantita dal titolo discende infatti da considerazioni strategiche di lungo periodo, che tengano conto delle necessità attuali di una competitività sempre più basata su beni immateriali di comunque elevata rilevanza economica, per contro è impossibile ignorare che una tale decisione, al pari di qualsiasi altra di pari entità, abbia implicazioni organizzative su tutta la struttura aziendale. Il quid pluris della metodologia esaminata risiede infatti e senza dubbio nella possibilità di trarne indicazioni precise ed articolate, che influenzino l intera pianificazione, e non solo nel breve periodo. E intuibile ad esempio come la risoluzione di investimenti nella ricerca e sviluppo di un trovato, a meno che non si stiano trattando imprese specializzate nella ricerca al solo fine di scambio tecnologico, non possa prescindere dalle sue successive produzione/commercializzazione, richiedendo però chiaramente ciò strutturazioni interne adeguatamente conformate, siano esse piani di reperimento dei materiali e linee produttive o piattaforme avanzate fornitori clienti. A tale proposito, lo studio di qualsivoglia Patent Families aziendale di proprietà risulta quindi grandemente significativo, perché se è vero che la classificazione dei titoli brevettuali posseduti risulta possibile solo attraverso il ricorso agli Scores propri del metodo di misura, è altrettanto vero che i raggruppamenti ottenuti in base ai punteggi non 101

120 hanno semplice valore di catalogazione, ma pieno contenuto strategico nella conseguente delineazione delle diverse linee d azione implementative, sia dal punto di vista produttivo che in termini di negoziazioni tecnologiche. L ulteriore vantaggio dell applicazione del metodo AHP al mondo dei Brevetti e della Proprietà Industriale in genere, risiede inoltre nell adozione di un sistema valutativo sostanzialmente già noto al mondo del Marketing e delle imprese; la valutazione per mezzo dell attribuzione di un punteggio risulta difatti utilizzata in molti dei più diffusi processi decisionali, ancor più per il fatto che oggi i sistemi tradizionali e puramente finanziari di misurazione degli indici prestazionali non si dimostrano più adeguati ad una corretta rappresentazione della capacità di generare valore di un impresa, tanto più potendo nel caso specifico contare su una attribuzione delle stime di partenza che oltre a poggiare sull esperienza di giudizio maturata sul campo da esperti del Settore fa costantemente riferimento a modalità pratiche di valorizzazione sempre più reali e proprio recentemente cristallizzate da Ministero delle Sviluppo Economico, Confindustria, e ABI, che dell ambito economico-finanziario sono i massimi rappresentanti. Tutto quanto detto finora per essere il più possibile in linea con ciò che davvero risulta indispensabile; non il semplice dato numerico ma il suo significato nel complesso del contesto economico, che individua nelle capacità di investire in ricerca e innovazione, potenziare le relazioni con fornitori,clienti e dipendenti, trarre benefici dalle proprie risorse intangibili, acquisire nuove competenze e modellare su di esse i processi produttivi e gestionali, i nuovi fattori critici di successo di una moderna organizzazione imprenditoriale. 102

121 5.2 Robustezza del Metodo: Esecuzione di Prove Pratiche Con l intenzione dunque di verificarne in prima persona l attendibilità, il lavoro è proseguito con l implementazione del metodo AHP attraverso la costruzione grafica degli andamenti dei criteri (indicatori) già presi in considerazione dal testo di Wang, Chu e Shyu, per ciascuno dei tre fattori, Strategico, Applicativo, Protezione; sebbene sempre nel rigoroso rispetto delle sensibilità espresse dagli autori nel lavoro di riferimento, il valore dei pesi provvisori e definitivi per i diversi indicatori è stato tuttavia individuato di volta in volta ed in base a stime personali il più possibile oggettive, a partire proprio dalla logica valutativa proposta e precedentemente esaminata del Metodo Confindustria. Nell andare quindi a determinare per ciascun fattore la matrice dei confronti a coppie mediante la scelta dei pesi normalizzati di ogni indicatore, e assodandone poi la bontà dei giudizi soggettivi di partenza per mezzo della consistenza della matrice stessa, l attenzione è stata primariamente focalizzata sulla costruzione grafica dell andamento dei fattori, eseguita per punti o meglio per indicatori, ponendone in ascissa i pesi definitivi ed in ordinata i pesi normalizzati. Le prove, effettuate in un primo momento per i valori di partenza stabiliti e poi per incrementi e decrementi degli indici o coefficienti di sensibilità rispettivamente pari a 0,25 e 0,5, sono state svolte eseguendole: dapprima sui singoli pesi degli indicatori e valutandone il solo effetto cascata, di seguito analizzandone l incremento contemporaneo su tutti i pesi caratteristici di ciascun indicatore il tutto all interno dei tre Fattori o Aspetti considerati. L osservazione dei risultati ha dato quindi luogo alla costruzione di linee di tendenza (ed istogrammi) che hanno consentito la valutazione complessiva degli scostamenti rispetto alla tendenza mostrata con i pesi inizialmente stabiliti, ed in particolare l osservazione di alcuni andamenti tipici o non troppo differenti, specie nel caso di modifiche sui singoli pesi ed entro i medesimi fattori. Nei Grafici che seguono si vedranno dunque innanzitutto rette costruite per valori di partenza dei pesi provvisori inizialmente attributi e per loro successivi Incrementi e Decrementi rispettivi di ±0,5 e ±0,25, il tutto ripetuto per ciascuno dei 3 Fattori considerati; nella didascalia di ogni grafico verrà inoltre riportato il valore di ciascun, a rappresentare il valore massimo delle differenze tra i relativi coefficienti angolari, che sarà poi in seguito utilizzato per ulteriori considerazioni di approfondimento. 103

122 VARIAZIONI IMPOSTE DI ±0,5 FATTORE 1 (Aspetto Strategico) Fig.50 - Modifica 1 Peso ( =0,3951) Fig.51 - Modifica 2 Peso ( =0,2223) Fig.52 - Modifica 3 Peso ( =0,2223) Fig.53 - Modifica 4 Peso ( =0,2223) 104

123 VARIAZIONI IMPOSTE DI ±0,5 FATTORE 2 (Aspetto Protezione) Fig.54 - Modifica 1 Peso ( =0,2958) Fig.55 - Modifica 2 Peso ( =0,1185) Fig.56 - Modifica 3 Peso ( =0,1667) Fig.57 - Modifica 4 Peso ( =0,1666) 105

124 VARIAZIONI IMPOSTE DI ±0,5 FATTORE 3 (Aspetto Applicativo) Fig.58 - Modifica 1 Peso ( =0,4446) Fig.59 - Modifica 2 Peso ( =0,25) Fig.60 - Modifica 3 Peso ( =0,2105) La medesima tipologia di Prove è stata poi ripetuta per variazioni imposte di ±0,25, potendo anche qui visualizzare gli andamenti nei grafici che seguono. 106

125 VARIAZIONI IMPOSTE DI ±0,25 FATTORE 1 (Aspetto Strategico) Fig.61 - Modifica 1 Peso ( =0,1581) Fig.62 - Modifica 2 Peso ( =0,1016) Fig.63 - Modifica 3 Peso ( =0,1016) Fig.64 - Modifica 4 Peso ( =0,1016) 107

126 VARIAZIONI IMPOSTE DI ±0,25 FATTORE 2 (Aspetto Protezione) Fig.65 - Modifica 1 Peso ( =0,1185) Fig.66 - Modifica 2 Peso ( =0,0565) Fig.67 - Modifica 3 Peso ( =0,0762) Fig.68 - Modifica 4 Peso ( =0,0762) 108

127 VARIAZIONI IMPOSTE DI ±0,25 FATTORE 3 (Aspetto Applicativo) Fig.69 - Modifica 1 Peso ( =0,1778) Fig.70 - Modifica 2 Peso ( =0,1145) Fig.71 - Modifica 3 Peso ( =0,2105) Le discrepanze dovute alle variazioni imposte si dimostrano invece molto più marcate modificando simultaneamente il coefficiente di sensibilità di ciascun indicatore, e addizionando dunque, di volta in volta al singolo risultato, il totale del cosiddetto effetto cascata ; incrementando o decrementando i termini difatti, le linee di tendenza appaiono anche ad occhio significativamente più divergenti rispetto al caso precedente, e in taluni casi alcuni valori vengono anche a sovrapporsi, dando luogo a pesi normalizzati identici che riducono le rette ad un unico punto, nonostante il valore massimo dei pesi definitivi risulti chiaramente maggiore essendo il prodotto dei singoli coefficienti di ciascun indicatore. 109

128 VARIAZIONI IMPOSTE A CASCATA DI ±0,5 FATTORE 1 (Aspetto Strategico) Fig.72 - Variazione imposta sui pesi ( =0,213) Fig.73 - Variazione imposta sui pesi ( =0,1713) Fig.74 - Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,4999) 110

129 VARIAZIONI IMPOSTE A CASCATA DI ±0,5 FATTORE 2 (Aspetto Protezione) Fig.75 - Variazione imposta sui pesi ( =1,185) Fig.76 - Variazione imposta sui pesi ( =0,566) Fig.77 - Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,375) 111

130 VARIAZIONI IMPOSTE A CASCATA DI ±0,5 FATTORE 3 (Aspetto Applicativo) Fig.78 - Variazione imposta sui pesi ( =0,3111) Fig.79 - Variazione imposta sui pesi ( =0,466) Fig.80 - Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,2105) 112

131 VARIAZIONI IMPOSTE A CASCATA DI ±0,25 FATTORE 1 (Aspetto Strategico) Fig.81 -Variazione imposta sui pesi ( =0,5334) Fig.82 - Variazione imposta sui pesi 2-3-4( =0,3254) Fig.83 - Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,4999) 113

132 VARIAZIONI IMPOSTE A CASCATA DI ±0,25 FATTORE 2 (Aspetto Protezione) Fig.84 - Variazione imposta sui pesi ( =0,3715) Fig.85 -Variazione imposta sui pesi ( =0,2206) Fig.86 - Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,375) 114

133 VARIAZIONI IMPOSTE A CASCATA DI ±0,25 FATTORE 3 (Aspetto Applicativo) Fig.87 - Variazione imposta sui pesi ( =0,3727) Fig.88 - Variazione imposta sui pesi ( =0,2032) Fig.89 - Variazione imposta sui pesi 3-4 ( =0,0847) 115

134 E molto importante sottolineare come differenze risultino riscontrabili anche a seconda dei particolari pesi su cui l intervento avviene, essendo chiaro come la divergenza fra le rette, e quindi fra i coefficienti angolari delle stesse, appaia maggiormente apprezzabile nel caso in cui si vada ad agire su tutti i pesi, scemando via via che l azione risulti limitata solo ad alcuni di essi, e diventando di conseguenza circoscritta nel grafico relativo alla variazione sui soli pesi 3 e 4. Tale considerazione ha determinato un ulteriore indagine attraverso l impiego ed il successivo confronto dei coefficienti angolari; per ciascun grafico di ciascun fattore, sono stati infatti calcolati i coefficienti angolari o pendenze di ogni retta, e la differenza riscontrata fra il valore massimo e quello minimo degli stessi, denominata e riportata come visto nella didascalia di ciascun grafico, ha consentito di stilare un elenco di valori che, graficati, hanno prodotto i confronti che seguono, considerando dapprima i diversi livelli di sensibilità in ascissa per i singoli fattori, strategico, di protezione, applicativo, e comparando in seguito fra loro i fattori a parità di coefficiente di sensibilità esaminato. CONFRONTI PER SINGOLO FATTORE 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 0,2963 0,1185 0,1667 0, Fig.90 - Confronti Fattore Strategico (1) Fig.91 - Confronti Fattore di Protezione (2) Fig.92 Confronti Fattore Applicativo (3) 116

135 CONFRONTI PER SINGOLO LIVELLO Fig.93 - per variazioni sul solo livello 1 Fig.94 - per variazioni sul solo livello 2 Fig.95 - per variazioni sul solo livello 3 Fig.96 - per variazioni sul solo livello 4 Tenendo sempre presente che il colore azzurro rappresenta il Fattore Strategico, il rosso il Fattore Protezione e il verde quello Applicativo 117

136 CONFRONTI A CASCATA PER SINGOLO FATTORE Fig.97 Confronto Fattore Strategico a cascata Fig.98 Confronto Fattore di Protezione a cascata Fig.99 Confronto Fattore Applicativo a cascata Per variazioni del numero dei Livelli su cui si va ad agire contemporaneamente, all interno del medesimo Fattore 118

137 CONFRONTI A CASCATA PER MEDESIMI LIVELLI Fig.100 per variazioni a cascata sui livelli Fig.101 per variazioni a cascata sui livelli Fig.102 per variazioni a cascata sui livelli

138 COMMENTI AI RISULTATI OTTENUTI Considerando dapprima i grafici relativi all azione esercitata su un singolo peso, a parità di Fattore considerato (Figure da 50 a 71), è immediatamente possibile notare come la differenza negli andamenti delle rette, o meglio la loro divergenza, appaia più marcata qualora si limiti l azione al solo 1 Peso o livello di Sensibilità, diminuendo invece gradualmente e traducendosi dunque in un avvicinamento delle pendenze via via che l intervento ha luogo rispettivamente sul 2, 3, o 4 Livello; tale esito, che costituisce la prima importantissima conclusione in merito, tuttavia non sorprende e anzi appare perfino intuibile, perché sebbene il 1 Peso sia quello a minore sensibilità, intervenendo su di esso il vantaggio è dedotto dal cosiddetto effetto cascata. Imponendo la modifica del Peso relativo al solo criterio a minor sensibilità difatti, gli effetti si redistribuiscono sul totale sebbene lo stesso permanga costante, dando luogo alla modifica di tutti i coefficienti di Sensibilità, ma i valori o Pesi normalizzati che ne derivano rimangono immutati a prescindere dal valore dell incremento o decremento applicato (±0,5 o ±0,25) e del particolare Fattore esaminato. Va poi notato come, per livelli successivi, a ciascuna azione su una ben precisa quota di Sensibilità, corrisponderà una reazione solo sulla/sulle grandezze normalizzate immediatamente precedenti, cosicchè variando solo il 2 Peso ne risulterà modificato solo il 1 valore normalizzato, variando solo il 3 cambieranno il 1 ed il 2, mentre agendo sul 4 si modificheranno tutti i primi tre Pesi normalizzati. In totale accordo con quanto detto finora quindi, graficamente i valori si modificano solo in ascissa permanendo per contro invariati in ordinata, e perciò per qualsiasi incremento del valore dei Pesi, i coefficienti angolari delle rette diminuiscono diminuendo di conseguenza la pendenza della stessa che si sposta verso il basso, mentre per decrementi imposti i coefficienti angolari aumentano traslando così le rette verso l alto. Le divergenze fra le pendenze delle rette appaiono invece come già detto molto più marcate, ancora a parità di Fattore, nel caso di variazione contemporanea di due, tre o tutti e quattro i livelli di Sensibilità, quale chiara conseguenza della sovrapposizione ripetuta dell effetto cascata al singolo vincolo, e ciò risulta tanto più vero quanto maggiore è il numero dei livelli simultaneamente considerati proprio perché maggiore è il numero di livelli su cui si agisce maggiore sarà l effetto cascata, ribadendo quindi ancora l importanza del Livello a minore sensibilità, cioè il 1 (Figure da 72 a 89). Calcolando infine i valori dei dei coefficienti angolari per ciascuna variazione imposta sui Pesi a parità di Fattore, e riportando tali grandezze in dei grafici di confronto, è possibile vedere che gli stessi tenderanno a diminuire progressivamente agendo via via su valori successivi al primo, mostrando di fatto nel procedere differenze sempre meno marcate e/o addirittura sovrapposizioni, in accordo con quanto inizialmente detto (Figure da 90 a 92) ;pur non essendo possibile individuare un andamento caratteristico per nessuno dei tre fattori, l uguaglianza di alcune grandezze normalizzate appare ricorrente, comportando ciò nei grafici di partenza linee di tendenza talvolta semplicemente puntuali o interpolate fra soli due valori. 120

139 Analogamente dai confronti successivi (Figure da 97 a 99) non sembra apparire alcuna tendenza, e ciò rafforza ancor più la convinzione dell importanza di una corretta attribuzione dei valori, solo apparentemente oggettivi, di partenza. Ulteriori considerazioni verranno invece successivamente tratte dai confronti fra gli andamenti riscontrati per medesimi livelli sui 3 diversi Fattori (Figure da 93 a 96 e da 100 a 102), come sarà ampiamente discusso nel Capitolo seguente. In conclusione, le prove eseguite hanno consentito di valutare i diversi andamenti delle rette relative alle variazioni imposte sui coefficienti di sensibilità inizialmente determinati in base a valutazioni soggettive di esperti, visualizzando graficamente come ciò abbia modificato il peso di ciascuna di tali voci/criteri di giudizio sul totale degli stessi. Nel merito, sia per le prove svolte operando sui singoli valori dei coefficienti di sensibilità che in quelle realizzate agendo contemporaneamente su più livelli degli stessi, il cambiamento di maggior rilevanza si è riscontrato allorquando l intervento ha coinvolto solo, od anche, il primo di tali coefficienti, che pur riferito al criterio di minor rilievo sulle caratteristiche complessive di un Brevetto, costituisce quindi di fatto la maggiore leva di azione, essendo ad esso in sostanza connessi tutti i valori successivi (vedi determinazione dei coefficienti di sensibilità e dei pesi). Le differenze,che appaiono perciò ancora più marcate nel caso in cui l azione sui coefficienti sia simultanea, sono state quindi valutate in termini dei coefficienti angolari, calcolati dapprima per ciascuna retta esprimendone la pendenza e di seguito all interno di ciascun grafico quale differenza fra i valori relativi ad ognuna delle variazioni imposte, e dai confronti operati fra gli stessi sia a parità di fattore che di livello, non è emersa alcuna tendenza che potesse fare ipotizzare andamenti tipici e/o distintivi, se non quelli appunto dipendenti dalla determinazione del coefficiente del criterio a minore sensibilità. Tutto quanto detto, ha dunque fermamente ribadito la centralità di una corretta attribuzione dei giudizi di importanza dei diversi aspetti propri di un titolo brevettuale, riconoscendo di conseguenza ad essi carattere solo apparentemente soggettivo, e per contro invece frutto di scelte e ragionamenti ponderati che, espressione aderente anche del contesto economico e di mercato in cui il brevetto prende vita, ne determinano carattere oggettivo e perciò misurabile, diventando fondamentale la contestualizzazione del titolo Brevettuale nella realtà aziendale e di mercato in cui la stessa si muove, e dovendo quindi lo stesso dimostrarsi sostanzialmente in linea con il volano decisionale strategico di lungo periodo. Il peso dei diversi criteri di giudizio viene in definitiva svincolato sul campo dalla singola considerazione personale e dall aleatorietà che ne consegue, assumendo gli stessi valore tangibile in quanto equanime, e realizzando così l auspicata base quantificabile per la stesura di un Protocollo di riferimento, nonché la possibilità di operare un confronto numerico fra le peculiarità di due titoli brevettuali soggettivamente simili ma di fatto oggettivamente distinti. 121

140 122

141 Capitolo 6 Valutazione di un Titolo già concesso 6.1 I Brevetti Esaminati Dopo avere dunque verificato la portabilità e la robustezza del Metodo AHP alla casistica brevettuale grazie all utilizzo dei punteggi attribuiti alle parti ritenute più significative degli stessi, la Ricerca si è dunque concentrata sull analisi di Titoli Brevettuali già rilasciati, caratterizzati dal fatto di presentare taluni grandezze fisiche dichiarate e altri invece valori numerici ancora impliciti, ma tutti comunque accomunati dall esistenza di margini di formulazione di stime di natura soggettiva e dunque di conseguenza dall applicabilità del Metodo AHP. Una volta approfondito e fatto proprio lo schema logico del sistema AHP infatti, il passo successivo è stato proprio la sua validazione attraverso la selezione di un numero esiguo di titoli brevettuali, concettualmente semplici, che contenessero valori numerici espressi nella Descrizione e/o nella parte relativa alle Rivendicazioni tali da restringere già naturalmente i confini della protezione offerta (così come il campo di potenziali violazioni da parte di terzi). In questo modo è stato dunque possibile agevolare l analisi degli stessi secondo l ottica bivalente dichiarata fin dalle intenzioni di partenza: Semplificandone da un lato il confronto delle prestazioni proprio attraverso il ricorso alle grandezze numeriche che li contraddistinguono Facilitandone dall altro l identificazione degli elementi soggettivi su cui incidere, al fine di focalizzarne la scrittura delle Rivendicazioni aumentandone l incidenza I 4 Brevetti individuati e riportati nelle pagine che seguono, che più di altri si sono dimostrati idonei alla destrutturazione e successiva analisi gerarchica sono quindi stati approfonditi soprattutto nei contenuti dichiarati nelle Rivendicazioni, individuando in particolare di volta in volta l aspetto principale su cui le stesse sono state focalizzate, fra i 3 (Strategico, di Protezione, Applicativo) cui la suddivisione proposta nel metodo AHP fa riferimento. Questo ha permesso di attribuire un peso diverso a ciascuno di essi, così che proprio da tali grandezze numeriche potesse emergere la finalità più o meno intenzionale del richiedente di 123

142 concentrare la tutela su un elemento piuttosto che sull altro; cambiando l ottica visiva, ciò ha consentito per contro anche di capire quale fosse l aspetto più sottovalutato nella presentazione della domanda, così da evidenziare l area di intervento qualora soggettivamente si ritenesse che una diversa scrittura delle Rivendicazioni potesse rendere la stessa migliore. Nello specifico, fra di essi, ne è stato in particolare scelto uno, il Brevetto US , potendone così individuare gli aspetti maggiormente rinvenibili di soggettività di cui pesare numericamente la consistenza una volta attribuiti i giudizi. 1) BREVETTO US Metodo per la Generazione di Dati per il Tracciamento della Superficie di un Oggetto FUNZIONAMENTO: La presente domanda di Brevetto riguarda la tutela di un Metodo per la generazione di dati relativi alla superficie di un oggetto, così da consentirne la definizione di posizione e collocazione nello spazio. Il sistema utilizzato a tale scopo include: uno strumento di misura senza contatto per la rilevazione di uno o più punti dell oggetto da esaminare rispetto allo strumento stesso; uno strumento ottico tipo fotocamera; un processore per l elaborazione delle immagini necessarie a definire la posizione sia del primo che del secondo rispetto ad un punto fisso nello spazio (sistema di assi cartesiani), combinandole successivamente per generare i dati relativi alla superficie dell oggetto di cui si vuole conoscere l esatta ubicazione. STATO DELL ARTE: Il campo considerato riguarda in generale misure svolte su un oggetto e più nello specifico strumenti di misura associati ad immagini dello stesso. Naturalmente i metodi di misura e gli strumenti utilizzati si sono evoluti nel tempo: oggi vengono principalmente impiegate apparecchiature con Laser Scanner senza contatto (laser a triangolazione) che utilizzano la rilevazione di tracking targets applicati all oggetto per determinarne la posizione (vedi anche il Paragrafo 4.1 Capitolo 4 in proposito) o si avvalgono di altri elementi esterni quali ad esempio telecamera ad infrarossi, e bracci articolati, composti di più elementi fissi di lunghezza nota connessi da giunti di rotazione, a cui è attaccata una sonda di misura che appoggiata sulla superficie dell oggetto da misurare ne calcola la posizione sulla base della lunghezza di ciascuno degli elementi fissi e degli angoli fra ciascuno dei giunti. Qualunque sia il sistema di misura utilizzato, esso richiede comunque l impiego di parti hardware esterne e risulta per lo più altamente time consuming, motivo per cui la metodologia in questione si propone proprio lo snellimento delle operazioni con conseguente contrazione delle tempistiche. IL BREVETTO ESAMINATO: In breve, da un certo punto di vista è possibile dire che il Brevetto in esame fornisce un Metodo o meglio un Sistema per la generazione di dati di superficie necessari a definire posizione e collocazione di un certo oggetto nello spazio, mediante l impiego di: 124

143 uno strumento di misura senza contatto che valuti rispetto a se stesso la posizione di più punti rilevati sulla superficie dell oggetto, uno strumento ottico per la cattura dell immagine, un processore programmato per determinare in base alla suddetta immagine la posizione dei due strumenti rispetto ad un punto fisso, e combinarne le informazioni desunte per generare dati relativi alla superficie dell oggetto. Esaminandolo da un altro punto di vista invece, è possibile affermare che il Brevetto fornisce un Metodo per la generazione di dati relativi alla superficie di un certo oggetto lungo i tre assi cartesiani, in base alla determinazione della posizione sia dello strumento di misura che della camera ottica rispetto ad un predefinito sistema di coordinate, e alla successiva combinazione di tali informazioni. I vantaggi descritti possono essere raggiunti in diversi modi e indipendentemente dal particolare embodiments scelto fra quelli descritti nei disegni allegati alla domanda di Brevetto. Nel dettaglio, i punti di interesse sulla superficie dell oggetto di cui si vuole stabilire la posizione nello spazio vengono definiti sulla base delle loro distanze rispetto all origine di un sistema di assi cartesiani, misurate combinando l azione dello strumento di misura e della fotocamera; una volta decretate le reciproche posizioni e trasformatele in sistema di coordinate rispetto a tali assi cartesiani difatti, l ubicazione dell oggetto esaminato discenderà immediatamente dalla loro combinazione. Nella pratica è quindi prevista la possibilità di utilizzare contemporaneamente più sensori per la misura della distanza di punti individuati sulla superficie dell oggetto, così da trarne informazioni lungo i tre assi x,y,z, senza la necessità di hardware esterni o tracking targets. Molto frequentemente difatti vengono sfruttati uno strumento di misura della distanza, solitamente un laser a triangolazione, e una fotocamera digitale, impiegati rispettivamente per il calcolo della distanza longitudinale dell apparecchio stesso dall oggetto indagato e per la rilevazione della posizione dello strumento e successivo calcolo della sua distanza dal medesimo oggetto, cosicché i dati ricavati, opportunamente combinati, consentano di dare luogo a misure localizzate ed orientate a riprodurre punti sulla superficie dell oggetto, secondo un sistema di coordinate specifico e senza necessità di porvi tracking targets. Eseguendo ripetutamente tali misure locali da diverse angolazioni e combinandole fra loro, è dunque possibile creare una Rappresentazione Digitale in 3D dell oggetto di cui si vogliono conoscere i parametri di interesse grazie alla nuvola di punti misurati che ne riproduce la superficie; il processo di scanning fin qui descritto, consente il vantaggio immediato di una rapidissima velocità di esecuzione, nonché l opportunità di misurazioni eseguite in maniera discontinua e solo successivamente riunite in una rappresentazione univoca della superficie 3D. Alcuni disegni allegati alla domanda di Brevetto presentata, dimostrano come il principio alla base di tale metodologia possa essere impiegato negli ambiti più disparati, ad esempio in campo aeronautico, dalla pre-produzione al sub-assemblaggio e addirittura nella fase di manutenzione di un aeromobile, oltre che nella costruzione dei diversi sistemi, idraulico, elettrico, propulsivo, che lo compongono. Il sistema si compone poi come detto anche di una unità per il processamento dei dati che ha il compito di eseguire le istruzioni contenute nel software caricato nella memoria, 125

144 volatile o meno che sia; all interno dello stesso sistema è poi compresa anche una unità di comunicazione che provvede appunto a far comunicare l unità principale con gli altri strumenti o apparecchiature assegnate al processamento (fotocamera e laser telemetro nell architettura qui presentata). Una tale configurazione, consente quindi la creazione rapida ed accurata della rappresentazione digitale in 3D di un oggetto fisico, memorizzando le misurazioni orientate e localizzate realizzate mediante fotocamera e laser, e combinandole poi grazie all abilità del sistema di processa mento per generare dati relativi alla superficie dello stesso; così facendo, evitando l utilizzo di tracking markers, sarà quindi possibile anche ottenere dati relativi a più sezioni di un medesimo oggetto, presi separatamente e come detto solo in un secondo momento combinati. Riepilogando, uno strumento di misura quale ad es. un Distanziometro laser, un LIDAR ( Light Distancing and Ranging), un LADAR (Laser Distancing and Ranging), un Laser Scanner, viene utilizzato per misurare la distanza fra se stesso e l oggetto 3D in questione, e i dati rilevati vengono inviati all elaboratore per essere processati; parallelamente un dispositivo di imaging estrae una o più immagini/video dell oggetto in questione che vengono anch esse inviate all elaboratore. Tale dispositivo di calcolo assolve quindi parallelamente a due funzioni: da un lato utilizzare le immagini per determinare le posizioni sia dello strumento di misura che della fotocamera mediante gli algoritmi di calcolo più noti, dall altro individuare la collocazione spaziale della superficie dell oggetto proprio combinando le posizioni di cui detto. Le misure compiute dalle due strumentazioni utilizzate vengono poi ripetute più volte cambiandone posizione ed orientamento, cosicché i dati definitivi ottenuti derivino dalla combinazione di tutte le diverse pose dell oggetto rilevate. Generalmente, la configurazione dello strumento di misura è un input e viene utilizzata per determinarne la posizione rispetto alla fotocamera, che a sua volta consente di generare una Matrice di Trasformazione in cui compaiono sia valori di rotazione che di traslazione fra i due sistemi di coordinate relativi rispettivamente allo strumento di misura e alla fotocamera. Tale Matrice consente quindi di convertire le coordinate del primo in quelle della seconda. Lo strumento di misura viene poi spostato in un altra ubicazione, mentre la posizione e l orientamento della fotocamera vengono determinati utilizzando ad esempio un processo di SLAM o tracking rispetto alla posizione precedente identificata come origine del sistema di assi cartesiani. 126

145 La scelta di questa posizione successiva consente di generare una Matrice di Trasformazione del tipo: in cui Rcij rappresentano i valori di rotazione e tol quelli di traslazione fra il sistema di coordinate in cui si trova ora la fotocamera e l origine del sistema degli assi che ne rappresentavano l ubicazione precedente, essendo dunque tale Matrice utilizzata per passare dall uno all altro sistema. Il dispositivo di Misura viene invece utilizzato per misurare distanze e direzioni di uno o più punti definiti sulla superficie dell oggetto in esame, che vengono poi convertite in un vettore del tipo: essendo appunto x,y,z le coordinate dell ubicazione del punto sulla superficie dell oggetto rispetto al sistema di assi dello strumento di misura; una prima trasformazione è utilizzata per convertire tale vettore nelle coordinate della fotocamera secondo la con A= matrice di trasformazione, mentre una seconda consente di convertire il medesimo vettore dalle coordinate della fotocamera a quelle di partenza rispetto all origine degli assi, in base alla essendo B l altra matrice di trasformazione utilizzata. Il vettore di misura con le coordinate rispetto all origine così calcolato definisce quindi l ubicazione di un generico punto sulla superficie dell oggetto, e viene quindi memorizzato; la ripetizione reiterata dello stesso procedimento permetterà quindi infine di avere tutte le informazioni necessarie al tracciamento della superficie desiderata. I tre sistemi di coordinate descritti vengono ben rappresentati dalla figura che segue: 127

146 Il metodo così descritto consente quindi di provvedere al calcolo di dati relativi alla superficie dell oggetto senza la necessità di applicare tracking targets all oggetto in esame, e consentendo parallelamente alcuni benefici, quali ad esempio la possibilità di scannerizzare aree anche estese in maniera continua riducendo di conseguenza i tempi di setup e cleanup, dando per giunta una rappresentazione complessiva della superficie di interesse senza ricorrere all interpolazione tipica dei tracking markers, spesso soggetta ad errori ed imprecisioni dell area interessata o nel posizionamento degli stessi. Analogamente, l impiego di uno strumento di misura dotato di braccio articolato appartenente alla configurazione descritta in precedenza, permette di analizzare la superficie dell oggetto senza ricorrere a stop o a troppi movimenti dello stesso, mentre il contemporaneo utilizzo del laser scanner il raggiungimento di misure ad elevatissima risoluzione. LE RIVENDICAZIONI: RIVENDICAZIONE PRINCIPALE: Riguarda un sistema per la generazione di dati relativi alla superficie di un determinato oggetto che consentano di definirne la collocazione, tale che il sistema risulti sostanzialmente composto di tre elementi: Uno strumento di misura senza contatto per la rilevazione della distanza rispetto ad esso di uno o più punti sulla superficie dell oggetto Uno strumento ottico per la cattura di informazioni contenute nelle immagini Un processore programmato per trarre informazioni dall immagine al fine di determinare posizione ed orientamento sia dello strumento di misura che di quello ottico rispetto ad un sistema di coordinate associato ad un punto fisso nello spazio, cioè la cui origine coincida appunto con esso, e in base alla loro combinazione generi dati relativi alla superficie dell oggetto, così definitivamente collocato nello spazio RIVENDICAZIONI DIPENDENTI: 2 3: Specificano degli strumenti costituenti il sistema; quello di misura che deve comprendere un laser e quello ottico in cui deve essere inclusa una fotocamera digitale per l acquisizione di immagini e video 128

147 4 7: Chiariscono il fatto che il processore debba essere programmato per misurare la distanza dei punti appartenenti alla superficie dell oggetto e sia capace di creare una rappresentazione 3D dell oggetto attraverso la generazione di una nuvola di punti, il tutto attraverso la definizione delle posizioni dei due strumenti utilizzati rispetto ad un sistema di assi cartesiani con l origine in un punto fisso 8 10: Il processore è inoltre programmato per operare una trasformazione dei dati di misura da un sistema di coordinate associato allo strumento di misura ad uno associato allo strumento ottico secondo la matrice di trasformazione A rappresentata nelle pagine precedenti, e da quest ultimo ad un sistema di coordinate associato ad un punto fisso nello spazio mediante la matrice di trasformazione B, anch essa descritta in precedenza. Esso deve altresì contenere le istruzioni necessarie a: convertire le misure longitudinali di distanza e direzione in uno o più punti appartenenti alla superficie dell oggetto mediante il vettore m visto prima in cui x,y,z rappresentano le coordinate del generico punto sulla superficie dell oggetto considerato convertire il vettore m da coordinate associate al sistema dello strumento di misura a coordinate associate con il sistema dello strumento ottico grazie alla m t = Am convertire il vettore m da coordinate associate al sistema dello strumento ottico a coordinate associate al sistema del punto fisso definito nello spazio secondo la o= Bm r RIVENDICAZIONE SECONDARIA: Nella spiegazione che segue, senza pregiudicare l unità inventiva del trovato, viene protetto un ulteriore metodo per la generazione di dati relativi alla superficie di un oggetto lungo i tre assi di un sistema di coordinate, comprendente: Un sistema di determinazione della collocazione di entrambi gli strumenti impiegati (di misura ed ottico) rispetto ad un punto fisso nello spazio Misure di distanza fra la posizione dello strumento di misura e l oggetto Capacità di combinare i valori di posizione ed orientamento degli strumenti al fine di originare dati rappresentativi della superficie dell oggetto RIVENDICAZIONI DIPENDENTI DALLA SECONDARIA: 12 16: Precisano che i dati relativi alla collocazione dello strumento di misura debbano derivare dall acquisizione di almeno un immagine dell oggetto nonché da immagini pertinenti gli strumenti, e che la combinazione di tali dati renda possibile rappresentare in 3D la superficie dell oggetto mediante la modellizzazione di una nuvola di punti rilevati sullo stesso grazie alle matrici di trasformazione utilizzate per passare da un sistema di coordinate all altro 17 20: Spiegano in dettaglio come passare da un sistema di coordinate all altro utilizzando rispettivamente le matrici di trasformazione A e B e il vettore notazione m descritti in precedenza 129

148 COMMENTI ALLE RIVENDICAZIONI: Le Rivendicazioni inoltrate nella domanda di Brevetto risultano quasi del tutto focalizzate sull Aspetto Applicativo del trovato presentato, che non a caso è sostanzialmente relativo ad una metodologia e/o procedimento. La Rivendicazione principale illustra difatti un sistema che consenta di ottenere dati numerici necessari alla generazione della superficie di un determinato oggetto, essendo esso costituito di tre elementi indispensabili (uno strumento di misura senza contatto, uno strumento ottico, ed un processore), senza dunque in pratica discostarsi dall architettura costruttiva più comune e generica di un sistema di tal tipo, e risultando di conseguenza e proprio in virtù di ciò facilmente aggirabile anche nelle Rivendicazioni successive. Il medesimo discorso può essere senza dubbio ripetuto per il sistema di Matrici utilizzate per la trasformazione di coordinate, così come per il metodo impiegato per la generazione della superficie dell oggetto lungo i tre assi contenuto nella Rivendicazione Secondaria, che di fatto nulla di nuovo aggiunge a quanto già noto allo stato dell arte. Se dunque è possibile concludere che sia il valore di Protezione che quello Strategico contenuti nella domanda di Brevetto così presentata siano molto prossimi allo zero, è innegabile affermare che tutto il contenuto delle Rivendicazioni sia scientemente focalizzato sul carattere Applicativo e sul metodo che tale applicazione sottintende, costituendo in sostanza proprio questa precisa successione di modalità e steps la protezione realmente offerta al trovato. I valori attribuiti ai tre principali aspetti possono dunque così essere riassunti: ASPETTO STRATEGICO = [2] = 1* [1] = 1*x ASPETTO PROTEZIONE = [1] = x ASPETTO APPLICATIVO = [3] = 3* [1] = 3*x Ciò significa che volendo variare l entità del peso degli aspetti identificati come secondari sul totale, sarà necessario, laddove ciò si dimostri possibile e coincidente con le reali intenzioni aziendali, agire: potenziandone i contenuti strategici del titolo puntando a sottolineare l eventuale specificità che potrebbe renderlo particolarmente appetibile sul Mercato Tecnologico consolidandone per contro o in parallelo la protezione ad esempio attraverso l introduzione di grandezze numeriche il cui rispetto si dimostrasse imprescindibile alla corretta implementazione della Metodologia stessa 130

149 2) BREVETTO US Metodo di Installazione di un Antenna per Veicoli sottoposti ad Elevate Velocità STATO DELL ARTE: L oggetto descritto riguarda in generale un sistema per l installazione di un antenna in veicoli operanti ad elevate velocità, aeromobili e missili, che essendo esposti all attrito dell aria risultano soggetti al raggiungimento di temperature elevatissime (3000 F se si considerano veicoli a velocità ipersonica); le forze ed i momenti prodotti in conseguenza di ciò, possono dunque manifestarsi sotto forma di distorsioni, espansioni termiche o slittamenti reciproci delle parti componenti. Alcuni veicoli già noti allo stato dell arte includono un sistema antenna utilizzato come sistema per il posizionamento locale, sistema telecomandato, o monitoraggio del veicolo stesso durante il suo funzionamento; nella maggior parte dei casi esso risulta installato all interno della carrozzeria, ma in alcuni casi l assemblaggio utilizzato è tutt altro che semplice, includendo anche una complessa struttura di molle elicoidali o a sbalzo che consentono il movimento relativo dell antenna rispetto al veicolo, sebbene anch esse limitate dall essere soggette a distorsioni, creep, e tolleranze nel montaggio, e soprattutto da un predefinito precarico. DESCRIZIONE: Ciò che viene rivendicato nel presente titolo brevettuale è dunque un Metodo per la corretta installazione di un sistema antenna così come descritto su un veicolo operante ad elevatissime velocità. Tale metodo di installazione include sostanzialmente un veicolo dotato di carrozzeria opportunamente provvista di sistema di protezione termica (TPS), lungo la quale è ricavata un apertura in cui devono essere collocati un antenna assemblata e un elemento di tenuta della stessa (chiusura ermetica), quest ultimo fabbricato almeno parzialmente di un materiale opaco alle radiofrequenze. Secondo un altro punto di vista, il sistema antenna include fra gli elementi necessari al suo funzionamento, una finestra di forma conica con profilo filettato, anch essa costruita in materiale opaco alle radiofrequenze (ad es. quarzo-polysiloxane, cosicché le stesse non vengano trasmesse attraverso il rivestimento esterno), posta su un apertura che si estende lungo la carrozzeria attraverso l involucro TPS, con l antenna e il suo elemento di tenuta dimensionati per adattarsi a tale fenditura e anch essi realizzati in materiali opachi alle RF e resistenti alle elevatissime temperature. I disegni allegati spiegano in dettaglio come montare le diverse parti al fine di realizzare correttamente l assemblaggio del sistema antenna, specificando in alcuni casi anche la natura dei materiali utilizzati - ad esempio nel sistema di supporto e nelle strutture esterne quali lo strato di carbonio isolante e cedevole - che consente allo strato TPS di espandersi termicamente ma in maniera comunque indipendente da qualsiasi altra espansione termica della struttura. Grazie al particolare materiale utilizzato inoltre, il medesimo strato isolante è provvisto di un bassissimo valore della rigidezza che consente movimenti relativi fra la calotta TPS e la struttura con valori compresi fra 0,02-0,1 in. in senso radiale e 0,04-0,12 in. in senso assiale, consentendo per di più valori di taglio e/o compressione pari approssimativamente al 50 percento; in alternativa, a seconda delle necessità di impiego richieste, è possibile 131

150 scegliere anche un materiale che consenta movimenti relativi fra TPS e struttura maggiori di 0,06 in. radialmente e 0,09 in. assialmente. Il sistema antenna è costituito di più parti, perciò oltre all antenna vera e propria, dimensionata per essere inserita nell apertura, comprende: una guida d onda conoidale conduttiva delle RF ed isolata termicamente (generalmente in schiuma ceramica di alluminio-silicio o in qualsiasi altro materiale che possa espletare la medesima azione), un fermo-antenna in materiale metallico, generalmente filettato per meglio realizzarne l accoppiamento con l antenna un elemento microstrip discoidale metallico In particolare, allegato alla domanda di Brevetto, è un diagramma flow-chart in cui si illustra il metodo di installazione del sistema antenna su veicoli operanti ad elevate velocità, essenzialmente articolato nei seguenti steps fondamentali: Rivestimento della carrozzeria del veicolo con guscio protettivo TPS Realizzazione dell apertura attraverso carrozzeria e TPS Posizionamento dell elemento di tenuta ermetico dell antenna nella fenditura di modo che esso rimanga frapposto fra la struttura portante e l antenna stessa impedendone il contatto e di conseguenza effetti indesiderati (specie l ingresso di gas ad elevate temperature all interno del veicolo) Collocamento dell antenna assemblata Estensione della finestra nell apertura e successivo accoppiamento della stessa con l esterno del veicolo attraverso una coppia di avvitamento (o simile) affinché la sua superficie esterna si trovi a filo con tutte le altre Nello specifico dunque, il sistema antenna include questa finestra che consente il passaggio del segnale RF così da trasmetterlo poi ad un elemento della stessa antenna posizionato all interno del veicolo, mantenuto a temperature limitate dalla presenza della protezione TPS. L aspetto fondamentale sta nel fatto che il sistema antenna presentato, così come il flow chart che ne illustra step by step l installazione, non deve intendersi limitato al solo prototipo descritto, ma possono essere entrambi utilizzati separatamente ed indipendentemente da esso, rappresentando comunque un riferimento per qualsiasi professionalità esperta. 132

151 LE RIVENDICAZIONI: RIVENDICAZIONE PRINCIPALE: Viene descritto il Metodo necessario all installazione di un sistema antenna su di un veicolo rivestito esternamente da un sistema protettivo termico TPS resistente alle elevate temperature, articolato in 4 passi fondamentali: Realizzazione di un apertura Posizionamento dell antenna (e del suo elemento di tenuta) nell apertura Collocamento della finestra fabbricata solo parzialmente in materiale trasparente alle RF nella medesima Esecuzione della filettatura necessaria all accoppiamento tra la finestra e la superficie esterna del rivestimento TPS RIVENDICAZIONE SECONDARIA n 4: Viene qui rivendicato, senza alcuna pregiudiziale all unità inventiva, il sistema antenna utilizzabile in un veicolo rivestito esternamente da una protezione TPS, costituito da: Una finestra collocata nell apertura realizzata nel guscio TPS Un guscio esterno accoppiato mediante filettatura alla suddetta finestra Un antenna assemblata formata da un elemento di tenuta che si estende sull antenna, più l antenna vera e propria RIVENDICAZIONI DIPENDENTI: 5: Riguarda il materiale di cui deve essere costruita la finestra (almeno parzialmente in quarzo) : Proteggono le modalità costruttive dell antenna assemblata, complessivamente strutturata in due diametri (di cui quello inferiore maggiore) cosicché la medesima abbia sostanzialmente forma conica, le parti in cui deve essere articolata (guida isolante, supporto, antenna), il materiale di cui deve essere costruito l elemento di tenuta : Riguardano la tutela della guida isolante fissata ed accoppiata al fermo-antenna e il materiale ceramico che la compone RIVENDICAZIONE SECONDARIA n 12: Va nel suo complesso a rivendicare il veicolo su cui l installazione deve avvenire composto da: Un corpo o carrozzeria Un sistema di protezione termica TPS che lo riveste e lungo il quale si estende un apertura Un sistema antenna comprendente: una finestra in materiale almeno parzialmente trasparente alle RF da inserire nell apertura, un antenna assemblata da posizionare nell apertura, una chiusura ermetica in materiale almeno parzialmente opaco alle RF 133

152 RIVENDICAZIONI DIPENDENTI DALLA SECONDARIA n 4: : Specificano il fatto che l antenna assemblata nelle sue diverse parti abbia forma conica con due diametri di cui il primo maggiore, nonché i particolari materiali di cui debbano essere costruiti la finestra e l elemento di tenuta 16 17: Proteggono la guida d onda isolante fissata al fermo antenna e il materiale di cui deve essere fatta Le Rivendicazioni dalla 19 alla 21 poi, non fanno che tutelare il metodo di installazione con i medesimi passi già visti ma ripetuti in ordine diverso, nonché il sistema antenna e il veicolo su cui l installazione stessa deve essere eseguita. COMMENTI ALLE RIVENDICAZIONI: Le Rivendicazioni così presentate vanno dunque a separare fisicamente la tutela del sistema antenna che deve essere installato secondo le modalità presentate, su veicoli caratterizzati da elevate velocità ed esposti ad elevate temperature, da quella relativa al guscio TPS che deve rivestire la carrozzeria dello stesso veicolo. La Rivendicazione principale è quindi sostanzialmente concentrata sul Metodo che consente l installazione del sistema, ma nel rivendicare la successione temporale dei passi necessari a fare ciò ritiene tuttavia imprescindibile l esistenza del guscio protettivo TPS quale rivestimento della carrozzeria del veicolo, lungo la quale deve essere ricavata la finestra in cui il sistema antenna viene inserito. La necessità di un involucro TPS viene di fatto enumerata anche in ciascuna delle Rivendicazioni Secondarie presentate, quale prerogativa del veicolo e quale presupposto per il montaggio sul medesimo del sistema antenna secondo il metodo ampiamente descritto. Se dunque è proprio l illustrazione dettagliata di tale procedimento di installazione a costituire l aspetto applicativo delle Rivendicazioni, rappresentando di fatto la concretizzazione del titolo brevettuale in esame, la Protezione del trovato avviene compiutamente solo nella rivendicazione di tutto il complesso di parti necessarie e sufficienti al suo funzionamento, in primis appunto il rivestimento TPS; inoltre, è soltanto l insieme delle diverse parti citate e rivendicate a consentire il corretto funzionamento del sistema antenna così congegnato in veicoli caratterizzati da alte velocità ed esposti ad elevate temperature, non potendo quindi lo stesso prescindere da una diversa modalità costruttiva e di assemblaggio. La regolare ricezione del segnale dipenderà difatti dalla presenza di tutti gli elementi citati nella domanda tanto quanto dalla precisa consecuzione logica dei passi elencati, invalidando la mancanza di uno solo degli stessi la puntualità nel funzionamento dell intero sistema. A mio parere, e sempre secondo l ottica delle considerazioni relative ad un Brevetto suddivise nei 3 principali aspetti che lo contraddistinguono, ciò che appare carente sembra essere l aspetto strategico; seppure è vero che è la medesima domanda a specificare il fatto che il sistema antenna e il metodo di installazione debbano essere intesi in maniera del tutto autonoma e dunque non esclusivamente legati al particolare prototipo presentato, 134

153 sottolineando una certa autonomia strategica del trovato rivendicato se non altro nella possibilità di una sua più ampia applicazione, la stessa risulta poi di fatto molto poco focalizzata sull innovatività della tecnologia utilizzata, limitandosi per lo più a circoscrivere un metodo ed un complesso le cui sole integrità e successione logica sono di fatto garanzie di Novità assoluta, nonché in pratica di tutela. Appare dunque immediato come proprio tale ristrettezza si dimostri pregiudicante della forza competitiva della tecnica presentata nonché della sua spendibilità sul mercato, anche tecnologico, dimostrandosi la stessa troppo legata alla particolare customizzazione e dunque impossibilitata ad essere perseguita in una generica realizzazione pratica ed apprezzata da qualsiasi tipologia di cliente. Sembra in sostanza logico supporre come una maggiore focalizzazione della tutela sull involucro TPS non solo quale accessorio, seppure indispensabile, del trovato nel suo complesso, ma come vero elemento di spicco di una Rivendicazione Secondaria che si rispetti, pur senza minimamente intaccare la tutela offerta al metodo di installazione avrebbe potuto certamente garantire maggiore carattere strategico a tutto il trovato, rappresentando fonte di un risultato apprezzabile anche da quel punto di vista e consentendo in definitiva una più ampia forma di protezione sotto tutti i diversi aspetti esaminati. Stanti quindi le personali considerazioni sopra riportate, ritengo che i pesi alle diverse parti analizzate possano così essere attribuiti: ASPETTO STRATEGICO = [1] = x ASPETTO PROTEZIONE = [3] = 1,5* [2] = 3,75*x ASPETTO APPLICATIVO = [2] = 2,5* [1] = 2,5*x individuando appunto come detto in una maggiore valorizzazione del guscio TPS la strada per un incremento nella valorizzazione dell Aspetto Strategico. 135

154 3) BREVETTO EP B1 : Dispositivo per il Controllo del Livello del Liquido nel Boiler di Macchina da Caffè La presente invenzione è relativa ad uno strumento per la rilevazione del livello del liquido contenuto nel boiler di una macchina da caffè espresso attraverso l impiego di un Sensore Capacitivo associato a mezzi che individuano cambiamenti della capacitanza del suddetto sensore al fine di controllarne automaticamente il flusso d acqua nel boiler, cosicché lo stesso venga mantenuto costante. Come noto, una macchina per caffè espresso comprende: un boiler per il riscaldamento dell acqua uno strumento di pressurizzazione dell acqua uno o più gruppi per l erogazione del caffè un altra serie di accessori interni ed esterni Tale boiler, generalmente realizzato in metallo così da tollerare le elevate temperature e pressioni a regime, è poi accoppiato con un dotto per la fornitura di acqua fredda grazie al quale il livello ottimo dell acqua è ripristinato automaticamente durante il funzionamento; lungo il dotto è inoltre presente una valvola elettrica controllata da un apposito sistema di monitoraggio del liquido che va ad attuarla nel momento in cui lo stesso raggiunge il livello minimo, mantenendola tale fino al raggiungimento del valore desiderato. La maggioranza dei rilevatori di tale livello del liquido comprendono una sonda fornita di una o più asticelle di materiale elettricamente conduttivo direttamente introdotte nel boiler (o in un recipiente in comunicazione con esso), che a contatto con il liquido ne rilevano il livello raggiunto sfruttandone le proprietà conduttive e misurandone la resistenza elettrica, e lo segnalano poi al sistema di controllo. STATO DELL ARTE: Lo stato dell arte per l invenzione rivendicata viene presentato nel primo dei disegni allegati alla domanda; in Fig.1 è appunto raffigurato la sonda di livello in questione che comprende un tubo di vetro con una barra elettricamente conduttiva collocata al suo interno, e due elementi di accoppiamento posti alle estremità del tubo ne consentono la comunicazione con il boiler di modo che il liquido contenuto in quest ultimo entri nel tubo e si mantenga esattamente allo stesso livello del primo. Se il livello del liquido è al di sopra di un certo valore (linea tratteggiata in Fig.1), l asticella è a contatto con lo stesso e la sua resistenza elettrica è relativamente bassa, mentre se esso discende al di sotto di tale linea l aria o il vapore contenuti nella parte superiore del boiler risulteranno avere una resistenza maggiore di quella dell acqua; il sistema di controllo sfrutta proprio questo principio per azionare la valvola elettrica che controlla il flusso d acqua al boiler. Va comunque tenuto conto del fatto che il contatto diretto dell asticella con il liquido in cui è immerso (acqua bollente o vapore) può con il passare del tempo causare inconvenienti di vario genere, quali ossidazione 136

155 del metallo e deposito di sostanze calcaree o comunque estranee, con la conseguenza far variare la resistenza della sonda comportando malfunzionamenti del sistema di controllo e situazioni critiche anche dal punto di vista della sicurezza. I titoli di riferimento per la domanda in esame sono essenzialmente due: GB-A , in cui viene rivendicato un regolatore di livello che utilizza un Sensore Capacitivo con Condensatore, il cui primo elettrodo comprende una coppia di manicotti in metallo circostanti al tubo di vetro con cui il sensore stesso è accoppiato, e l altro è in realtà un filo immerso appunto nel liquido, presentando tale struttura a grandi linee le medesime problematiche di resistenza della sonda e malfunzionamenti del sistema di controllo già descritti EP-A , in cui è invece descritto un Sensore Capacitivo del livello del liquido, utilizzato in particolare per la rilevazione del livello minimo accettabile di carburante in un veicolo a motore; tale sensore include un condensatore, di cui un armatura è una piastra direttamente montata sulla parete del serbatoio mentre l altra è collocata sul fondo, causando tuttavia ciò scarsa flessibilità BREVETTO ESAMINATO: I disegni allegati alla domanda di Brevetto consentono di visualizzare in dettaglio una macchina da caffè e il dispositivo in essa rivendicato, essenzialmente costituito da una sonda di livello, un circuito di controllo e una valvola elettrica per il controllo del liquido nel boiler. In particolare, la Fig.2 riportata nella pagina precedente illustra la sonda di livello, e il circuito elettrico, qui posto in prossimità, che include un tubo in materiale dielettrico, preferibilmente trasparente come vetro o teflon, così da rendere visibile ad occhio il livello di liquido nel boiler anche quando la macchina è spenta. Sulla parete esterna di tale tubo, con forma di lamiera metallica piegata ad U attorno allo stesso, è applicato un Sensore Capacitivo, a sua volta saldato direttamente sulla scheda riportante tutti i componenti del circuito di controllo; sulla medesima scheda, e preferibilmente davanti al tubo per essere più facilmente visibile, è infine presente una luce LED a due colori che segnala con il colore verde il corretto approvvigionamento di liquido, e con il colore rosso la carenza di acqua nel boiler e dunque la necessità di attuazione elettrica della valvola correlata. In Fig.3 è invece riportato il boiler della macchina di caffè adeguatamente equipaggiato del dispositivo che consente il controllo del livello di liquido descritto nella domanda di Brevetto. Il boiler è caratterizzato dalla presenza di un dotto di ingresso per l acqua fredda e un dotto di uscita per l acqua calda, mentre due piccoli canali lo connettono con la sonda di livello; il fondo del boiler con la parte inferiore di quest ultima e il suo capo con l estremità superiore della medesima, di modo che il livello dell acqua nel tubo della sonda eguagli sempre quello nel boiler. Il circuito di controllo, che ha un morsetto a terra connesso 137

156 con il fondo del boiler, è programmato per rilevare variazioni, dovute a movimenti dell acqua nel tubo della sonda, nella capacità del sensore rispetto al terreno, e compararle con uno o più valori soglia così da generare un segnale di controllo per la valvola. Tale blocco semplificato viene dettagliato in Fig.4, in cui un circuito integrato, appositamente progettato per rilevare la presenza o la prossimità di liquido mediante una sonda capacitiva, ha appunto il compito descritto sopra di acquisire il segnale proveniente dalla sonda stessa,compararlo con valori soglia e generare un segnale di output relativo alla presenza/assenza del liquido; tale output attiva un isolatore ottico che controlla quindi l attivazione della valvola elettrica per l immissione di ulteriore liquido. LE RIVENDICAZIONI: RIVENDICAZIONE PRINCIPALE : Specifica in dettaglio il dispositivo utilizzato per il controllo del livello del liquido nel boiler di una macchina da caffè, comprendente un Sensore Capacitivo accoppiato esternamente con almeno un membro (tubo di vetro o plastica) realizzato in materiale dielettrico e comunicante con l interno del boiler stesso, e mezzi per la rilevazione di variazioni nella capacità di tale sensore atti a generare un segnale elettrico che sia rappresentativo del livello di liquido in tale tubo e controlli l afflusso dello stesso nel boiler, tali che: il contenitore in questione sia appunto il boiler di una macchina per caffè espresso, in cui l acqua venga mantenuta a Temperatura e Pressione rispettivamente maggiori di quelle atmosferiche i mezzi di rilevazione e generazione del segnale comprendano un circuito elettronico che misuri le variazioni di capacità del sensore rispetto ad un morsetto a terra elettricamente connesso con il fondo del boiler RIVENDICAZIONI DIPENDENTI: 2: Sottolinea il fatto che la porzione dielettrica, cioè il tubo che è parte del dispositivo rivendicato, debba essere realizzata in materiale trasparente così da essere già visibile ad occhio il livello del liquido presente nel boiler 3: Specifica che il sensore capacitivo sia una lamiera elettricamente conduttiva piegata parzialmente ad U attorno al tubo di cui detto, e che entrambi siano così direttamente saldati sul circuito stampato recante i mezzi di rilevazione e generazione del segnale 4: Illustra in dettaglio i mezzi di rilevazione e generazione del segnale, comprendenti in particolare un LED a due colori disposto in modo da essere ben visibile dall esterno del macchinario, e soprattutto programmato per rilevare sia un corretto approvvigionamento di acqua mediante luce verde, che una carenza della stessa con conseguente attivazione elettrica della valvola di afflusso mediante colore rosso. 138

157 COMMENTI ALLE RIVENDICAZIONI: Già ad una prima lettura appare chiaro come la scrittura delle Rivendicazioni, e dunque la delimitazione da esse offerta, si focalizzi sostanzialmente sul sensore capacitivo, descritto in dettaglio sia dal punto di vista costruttivo che del suo funzionamento al fine di offrirgli la migliore tutela possibile in termini di protezione. Se dunque una tale struttura delle Rivendicazioni consente di rendere molto solido l aspetto protettivo che caratterizza il trovato in virtù del fatto che il suo impiego è strettamente connesso alla particolare architettura in cui si inserisce, essa risulta per contro penalizzante sotto l aspetto strategico che perde forza proprio per il fatto di concentrarsi in maniera esclusiva sulla richiesta di tutela del dispositivo ideato. In conclusione, se da un lato la Rivendicazione puntuale del sensore capacitivo consente di aumentarne la difesa proprio in virtù dell elevato dettaglio con cui esso è descritto, ciò va dall altro a sminuirne la spendibilità strategica dal momento che la protezione è circoscritta ad un elemento sostanzialmente già noto e largamente impiegato in ambiti anche molto disparati, non costituendo di fatto elemento caratterizzante e distintivo del particolare trovato, e potendo per giunta il medesimo compito essere svolto da altro tipo di sensore come già in altri campi utilizzato. Sulla base di queste considerazioni l attribuzione dei valori a ciascuno dei Tre Aspetti valutati può, a mio parere, così avere luogo: ASPETTO STRATEGICO = [1] = x ASPETTO PROTEZIONE = [3] =2*[2] =3*x ASPETTO APPLICATIVO = [2] = 1,5* [1] = 1,5*x E chiaro che una descrizione maggiormente generica, che lasciasse intendere la possibilità di basare il funzionamento del boiler su un generico sensore, ad esempio induttivo o magnetico, anziché specificarne la natura capacitiva, sarebbe stata garanzia di una maggiore strategicità del trovato, potendo conseguentemente lo stesso assicurare una maggiore forza competitiva nonché potenziale commerciale proprio in virtù di questa presunta interscambiabilità, fermo restando naturalmente il fatto di dover poi valutare e verificare il tutto da un punto di vista prettamente ingegneristico/costruttivo. 139

158 4) BREVETTO US : Sensore per la Rilevazione del Segnale Vitale FUNZIONAMENTO: Il monitoraggio del segnale vitale avviene mediante la rilevazione della luce trasmessa o riflessa da una porzione del tessuto corporeo, in cui scorre il sangue di cui si vuole conoscere il parametro di interesse; tale luce, opportunamente recepita ed amplificata, viene quindi misurata al fine di trarne informazioni relative allo stato di salute del paziente. STATO DELL ARTE: Molte tecniche di questo tipo sono già in uso sia in ambito chirurgico che in quello sportivo-salutistico, e un tale sistema di monitoraggio include nello specifico della rilevazione del segnale: Un elemento trasmittente, costituito di una sonda fissata ad una qualunque parte del corpo (ad esempio orecchio) che include una sorgente ottica tipo laser o LED da un lato di tale porzione corporea Un elemento ricevente, ad esempio fotodiodo, posto sul lato opposto dello stesso tessuto corporeo, esplicante un campo d azione tale da catturare parte della luce trasmessa, riflessa, o rifratta, che convertita in segnale elettrico ed opportunamente amplificata, è analizzata per ricavarne indicazioni Va sottolineato come i 2 elementi citati possano o meno lavorare alla stessa lunghezza d onda, dipendendo ciò in particolare dal tipo di grandezza che si voglia misurare; il sensore può inoltre essere costituito anche da più elementi emettitori e ricevitori e può infine essere presente una finestra di cristallo o vetro permeabile alla lunghezza d onda delle radiazioni generate sia dall emettitore che dal sangue che irrora il tessuto corporeo. La trasmissione dell energia dipende fortemente dallo spessore di tale tessuto attraverso cui la luce passa, e poiché molte parti corporee sono molli, una tale consistenza può comportare modifiche sia nella lunghezza d onda della luce trasmessa, che nelle sollecitazioni a cui le stesse sono sottoposte a causa di movimenti più o meno intenzionali e/o stati di compressione. BREVETTI DI RIFERIMENTO CITATI: US 2009/ , Clip da lobo che presentava 2 inconvenienti: 1) Compressione del lobo, e conseguente diminuzione nella precisione della misura rilevata a causa del diminuito quantitativo di sangue circolante 2) Sistema utilizzato a clip, e dunque rilevazione della grandezza di interesse molto soggetta a movimenti corporei US 5,551,423, Trovato successivo che limitava in parte i problemi sopra citati, con clip costruita in modo da ridurre la zona di compressione e tale che essa sia mantenuta separata da quella in cui viene rilevata la grandezza da misurare. Il trovato brevettato va dunque a soddisfare sia la richiesta di strumenti sempre più piccoli in dimensioni, che la necessità di una sostanziale indipendenza da movimenti volontari e/o 140

159 inconsulti durante attività fisica, attraverso l impiego di un sistema nel complesso poco vulnerabile alle coppie ottiche sorgente-utilizzatore e utilizzatore-fotodiodo (elemento ricevente). Dal punto di vista costruttivo, un sensore a clip quale quello esaminato si compone di: Piastra interna di supporto di forma allungata o piegata ad U Sonda di Misura montata all interno della suddetta piastra, comprendente come detto l Elemento Trasmettitore che genera il segnale diretto verso la porzione di tessuto corporeo considerata, e l Elemento Ricevitore che appunto riceve tale segnale e dopo averlo elaborato ne genera un altro il cui tempo di risposta è indicativo dello stato vitale del paziente Membro Pressore, montato sulla superficie superiore della piastra descritta, contenente una o più molle configurate per esercitare una certa Pressione predeterminata sull area fisica a cui il sensore è agganciato Segue quindi un elenco delle diverse configurazioni possibili per il sensore, con differenti forme e caratteristiche realizzative, tutte comunque accomunate dal fatto di avere 2 parametri costruttivi precisamente quantificati: Spessore della piastra interna compreso fra 0,3 e 0,8 mm Elemento Emettitore operante nel campo di lunghezze d onda comprendenti anche gli infrarossi e in particolare fra 650 e 1300 νm Più in generale il sensore descritto nel Brevetto è noto come SENSORE FOTOPLETISMOGRAFICO, e misura un segnale PPG prodotto dalla variazione del volume del sangue arterioso associata al battito cardiaco; l ampiezza di tale segnale è difatti funzione del fatto che nel ciclo sistolico il sangue viene pompato dal cuore e si crea quindi un aumento del volume che va ad incrementare la quantità di luce trasmessa dal sensore, viceversa nel ciclo diastolico accade esattamente il contrario. L affidabilità della misura dipende dalla correttezza del contatto realizzato con la porzione corporea scelta; il segnale PPG ha un andamento che può essere considerato normale con valore massimo raggiunto in corrispondenza di Pressioni realizzate nella zona di contatto comprese fra i 60 e gli 80 mmhg, e le modalità costruttive specificate 141

160 consentono appunto di rientrare in tale intervallo dando luogo ad uno strumento capace di rilevare al meglio il suddetto segnale e realizzare una misura che si dimostri il più accurata possibile. LE RIVENDICAZIONI: RIVENDICAZIONE PRINCIPALE: Specifica i componenti costruttivi essenziali, fra cui piastra interna di supporto che può essere piegata nella direzione e secondo l orientamento desiderato; sonda di misura comprendente gli elementi trasmettitore e ricevitore; membro a pressione provvisto di molle configurate per esercitare una predeterminata pressione sul sangue che irrora il tessuto corporeo circostante. Si tratta dunque di una Rivendicazione principale scritta in modo piuttosto generico e molto poco specifico che rivendica solo i principali elementi costruttivi e la loro relativa funzione RIVENDICAZIONI DIPENDENTI: 2 5: Riguardano la forma e il materiale che vanno a costituire la piastra interna di supporto 6-10: Specificano gli elementi che compongono il Trasmettitore e il Ricevitore 11-14: Descrivono la natura e i materiali di cui sono fatte le molle utilizzate nella configurazione del Membro a Pressione 15: Precisa il fatto che la Sonda di Misura e il Membro a Pressione debbano essere collocati agli estremi opposti della piastra RIVENDICAZIONI SECONDARIA: 16: Evidenzia che la Sonda di Misura possa essere provvista di coperchio per proteggerla da eventuali danneggiamenti RIVENDICAZIONI DIPENDENTI DALLA SECONDARIA: 17 20: Descrivono in dettaglio forma e natura dell eventuale coperchio a protezione della Sonda di Misura COMMENTI ALLE RIVENDICAZIONI: Le Rivendicazioni così presentate vanno quindi a descrivere soprattutto il funzionamento e gli aspetti costruttivi del Sensore Fotopletismografico; a differenza di quanto accade invece nella Descrizione dettagliata del trovato, dove seppure in linea con le prassi costruttive di tali tipologie di strumenti già in uso, e non a voler restringere il campo di azione delle modalità architettoniche contemplate vengono dichiarate grandezze fisiche di riferimento, in questa sede non vengono espressi particolari valori numerici, se non il fatto che l emettitore operi secondo lunghezze d onda appartenenti al campo degli infrarossi o nei pressi di esso, come tuttavia già avviene per la maggior parte dei sensori di questo tipo. L intenzione appare dunque quella di focalizzare prevalentemente l attenzione sul campo Applicativo del trovato, e se i confini della Protezione offerta ne risultano di conseguenza definiti in modo piuttosto lasco e generico, è proprio in tale indeterminatezza che 142

161 l Aspetto Strategico appare insito, rendendo il sensore comunque idoneo a diversi impieghi pratici e molteplici configurazioni. Come già detto in precedenza infatti, vengono citati il campo medico ma anche quello relativo al fitness, modalità costruttive standard ma anche evoluzioni gioiello, nonché la possibilità concreta di poter impiegare il medesimo principio di funzionamento nella misura di differenti grandezze ritenute di interesse; ciò rappresenta in definitiva la concretizzazione dei contenuti più specificamente strategici del sensore nella sua estrema duttilità di impiego, consentendogli applicazioni anche lontane per logica e modalità dai settori inizialmente previsti, nonché spendibilità commerciale apprezzabile e perseguibile anche indipendentemente dalla customizzazione specifica. Ad ulteriore conferma di ciò, anche la Protezione del trovato appare indissolubilmente legata ai contenuti strategici, essendo la medesima garantita dalle sole caratteristiche di Novità elencate nel sommario dell invenzione, che pur andando ad impiegare elementi costruttivi essenzialmente già noti, vengono configurati in modo da soddisfare: Una sempre maggiore necessità di miniaturizzazione degli strumenti di misura così da risultare anche direttamente controllabili da personale non sanitario Una minore vulnerabilità di tali apparecchiature a movimenti e variazioni di pressione Versatilità, seppur secondo il medesimo principio di funzionamento, nella misurazione di grandezze fisiche disparate (battito cardiaco, ritmo respiratorio, pressione sanguigna, contenuto di emoglobina, saturazione dell ossigeno nel sangue,.) Alla luce di tutto quanto detto, i valori attribuiti ai tre principali aspetti sono: ASPETTO STRATEGICO = [3] = 1,5* [2] = 3*x ASPETTO PROTEZIONE = [1] = x ASPETTO APPLICATIVO = [2] = 2* [1] = 2*x In conclusione, è plausibile ritenere che la strada maestra per un intervento che miri a potenziare l aspetto di Protezione, che appare il più carente, debba inevitabilmente passare per la specifica nel dettaglio di eventuali misure e/o grandezze di riferimento relative al Sensore; scelta questa che potrebbe senza dubbio consolidare i confini della protezione offerta al trovato, al prezzo tuttavia di penalizzarne la strategicità insita nella sua duttilità di impiego, e che dunque proprio per questo dovrà dimostrarsi perfettamente rispondente ad una ben precisa volontà aziendale. 143

162 6.2 Validazione del Metodo AHP sul Titolo US Dopo attenta valutazione dei 4 Brevetti esaminati dunque, la Ricerca è stata concentrata proprio sull ultimo di essi, il Sensore a Clip per la rilevazione del segnale vitale, ritenendolo, anche in virtù delle sue estreme semplicità e diffusione, dotato delle maggiori potenzialità di applicazione in dettaglio della Metodologia AHP. Tutto ciò con l obiettivo di capire al meglio come riscrivere in maniera più corretta le Rivendicazioni, potenziando sia gli aspetti sottovalutati che quelli già presenti, e con la finalità di comprendere quanto l introduzione di fattori Soggettivi ma comunque realisticamente dimensionati possa effettivamente dimostrarsi risolutiva rispetto alla sola considerazione di quelli Numerico Oggettivi. Riprendendo dunque il Brevetto US , si è detto di come le Grandezze dichiarate: Spessore piastra interna compreso fra 0,3/0,8 mm Lunghezza d onda Emettitore a 650/1300 νm SEGNALE PPG funzione della P di contatto compresa fra 60/80 mmhg fossero contenute nella sola Descrizione esulando del tutto valori numerici dal campo relativo alle Rivendicazioni vere e proprie, e di conseguenza dalla protezione legale che i contenuti delle stesse forniscono effettivamente al Titolo. Di conseguenza, si è concluso di come, almeno all apparenza, l attenzione fosse centrata per lo più sull aspetto Applicativo lasciando effettivamente blanda la tutela reale, e che fosse proprio tale indeterminatezza a rendere robusto il contenuto strategico, potendo quindi assegnare come visto i seguenti valori e facendo ancora in tal senso riferimento alla Valutazione proposta dal metodo Confindustria per l assegnazione di giudizi soggettivi. ASPETTO STRATEGICO = [3] = 1,5* [2] = 3*x ASPETTO PROTEZIONE = [1] = x ASPETTO APPLICATIVO = [2] = 2* [1] = 2*x Da tale assegnazione risulta dunque evidente come la scrittura delle Rivendicazioni sia stata sostanzialmente concentrata sulla strategicità del trovato rendendolo carente in termini di protezione, ma decisamente appetibile sotto l aspetto della sua spendibilità tecnologica. Dal punto di vista costruttivo infatti, il sensore a clip esaminato non presenta particolari peculiarità se non quelle relative a lunghezze d onda di funzionamento appartenenti al campo degli infrarossi o nei pressi di esso, come però di fatto già avviene per la maggior parte dei sensori di questo tipo; pur impiegando elementi costruttivi essenzialmente già noti, gli stessi vengono tuttavia configurati in modo da soddisfare esigenze crescenti di miniaturizzazione, vulnerabilità, e versatilità delle misure, allargandone il campo di 144

163 applicazione anche ad utilizzi non convenzionali, e aprendone parallelamente la Concentrandosi in particolare sui contenuti relativi alle sole Rivendicazioni, verrà perciò di seguito dapprima applicato il metodo AHP secondo un assegnazione oggettiva dei pesi che a partire dalla Rivendicazione principale riconosca valore via via minore a quelle che seguono, quindi il medesimo procedimento verrà ripetuto passo passo attribuendo però alle diverse voci grandezze numeriche soggettive derivanti da personali opinione ed esperienza. Tutto ciò consentirà di associare all Analisi Ex Post vista finora su Brevetti già concessi, operando dapprima una suddivisione concettuale del contenuto inventivo delle Rivendicazioni, attribuendo poi pesi numerici ai diversi aspetti individuati e valutandone quindi l effettiva coerenza con gli obiettivi iniziali, la possibilità di un Analisi Ex Ante, che a partire da un osservazione interna con definizione dei risultati attesi dal ricorso alla Proprietà Industriale, possa prevedere un anticipazione di relazioni e perizie tecniche alle fasi inventive e di stesura vera e propria, fino ad arrivare alla ripetizione passo passo di quanto descritto nell Ex Post per la valutazione della coerenza tangibile. L ultima fase sarà infine relativa ad un confronto fra le due prospettive così ottenute attraverso un analisi comparativa, così da evidenziare quanto interventi mirati di natura soggettiva possano concretamente dimostrarsi vantaggiosi nel concorrere ad una scrittura delle Rivendicazioni che, forte dei contenuti legali in primis, si dimostri soprattutto capace di orientare la tutela rivendicata, presentando al meglio il trovato oggetto di richiesta, e soprattutto nella maniera maggiormente rispondente a ciò che effettivamente l azienda si propone di proteggere fin dalle fasi iniziali della concezione dell idea e della scelta del ricorso alla Proprietà Intellettuale sempre più quale strumento strategico di lungo periodo. commercializzazione in mercati innovativi Attribuzione Oggettiva sulle Rivendicazioni La prima attività compiuta per capire se davvero l intenzione riposta in fase di scrittura delle Rivendicazioni mirasse consapevolmente a privilegiarne i contenuti strategici, è stata quindi l assegnazione oggettiva di Pesi alle Rivendicazioni stesse, assegnati dapprima in modalità standard con valori maggiore alla Principale e di seguito a scalare su tutte le altre, e andando poi ad attribuire maggior peso rispettivamente alle Dipendenti, alla Secondaria e alle Dipendenti dalla Secondaria (di volta in volta le Rivendicazioni cui è dato maggior peso sono segnate in rosso). Ferma restando ancora una volta l assegnazione dei giudizi soggettivi attraverso il ricorso alle modalità proposte da Confindustria affinchè gli stessi non corressero il rischio di diventare aleatori, il passo successivo ha visto la costruzione di grafici rappresentativi delle diverse stime, che sono stati poi confrontati al fine di valutare quanto il peso effettivo dei contenuti fosse intrinseco e perciò svincolabile da considerazioni esclusivamente personali, e quanto perciò gli stessi fossero realmente in linea con quanto inizialmente definito. Di seguito quindi i valori con i relativi grafici associati. 145

164 CASO A) 1. RIVENDICAZIONE PRINCIPALE (Peso >) Componenti costruttivi essenziali 2. RIVENDICAZIONI DIPENDENTI DALLA PRINCIPALE 2 5: Forma e materiale piastra interna di supporto 6-10: Elementi componenti Trasmettitore/Ricevitore 11-14: Natura e materiali Molle del Membro a P 15: Sonda di Misura e Membro a P collocati agli opposti 3. RIVENDICAZIONE SECONDARIA: 16: Sonda di Misura può essere provvista di coperchi 4. RIVENDICAZIONI DIPENDENTI DALLA 2 ARIA 17 20: Forma e natura dell eventuale coperchio FATTORE STRATEGICO FATTORE PROTEZIONE FATTORE APPLICATIVO PESI NORMALIZZATI LIVELLI DI SENSIBILITA 0, ,125 1,5 0, , ,4444 1,5 0,6666 2,25 1 3,375 0, ,25 2 0, Figura 103 Peso maggiore attribuito alla Rivendicazione Principale 146

165 CASO B) 1. RIVENDICAZIONE PRINCIPALE Componenti costruttivi essenziali 2. RIVENDICAZIONI DIPENDENTI DALLA PRINCIPALE 2 5: Forma e materiale piastra interna di supporto 6-10: Elementi componenti Trasmettitore/Ricevitore 11-14: Natura e materiali Molle del Membro a P 15: Sonda di Misura e Membro a P collocati agli opposti 3. RIVENDICAZIONE SECONDARIA: 16: Sonda di Misura può essere provvista di coperchi 4. RIVENDICAZIONI DIPENDENTI DALLA 2 ARIA 17 20: Forma e natura dell eventuale coperchio FATTORE STRATEGICO FATTORE PROTEZIONE FATTORE APPLICATIVO PESI NORMALIZZATI LIVELLI DI SENSIBILITA 0, ,125 1,5 0, , ,2666 1,5 0,4 2,25 1 5,625 0, ,1666 1,5 0, Figura 104 Peso maggiore attribuito alle Rivendicazioni Dipendenti 147

166 CASO C) 1. RIVENDICAZIONE PRINCIPALE Componenti costruttivi essenziali 2. RIVENDICAZIONI DIPENDENTI DALLA PRINCIPALE 2 5: Forma e materiale piastra interna di supporto 6-10: Elementi componenti Trasmettitore/Ricevitore 11-14: Natura e materiali Molle del Membro a P 15: Sonda di Misura e Membro a P collocati agli opposti 3. RIVENDICAZIONE SECONDARIA: 16: Sonda di Misura può essere provvista di coperchi 4. RIVENDICAZIONI DIPENDENTI DALLA 2 ARIA 17 20: Forma e natura dell eventuale coperchio FATTORE STRATEGICO FATTORE PROTEZIONE FATTORE APPLICATIVO PESI NORMALIZZATI LIVELLI DI SENSIBILITA 0, , , , ,4444 1,5 0,6666 2,25 1 3,375 0, , , Figura 105 Peso maggiore attribuito alla Rivendicazione Secondaria 148

167 Considerando quindi i soli valori massimi raggiunti e tracciando in base ad essi rispettivamente dei grafici a dispersione che diano conto dei trend nei confronti interni a ciascun fattore, più un grafico a torta, è immediatamente possibile visualizzare il peso dei diversi fattori sul totale. CONFRONTO PESI SU OGNI FATTORE Fig Confronti interni ai Fattori per i diversi Pesi attribuiti alle Rivendicazioni VALORI MAX RAGGIUNTI: STRATEGICO(1,12) 45%; PROTEZIONE(1,5.625) 21,13%; APPLICATIVO(1,9) 33,8% Fig Grafici dei valori massimi raggiunti nei 3 Fattori per le diverse assegnazioni di Pesi 149

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