Nota informativa n. 1. Scavi italiani in Oman

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1 Nota informativa n. 1 Scavi italiani in Oman L inizio del lavoro portato avanti dall Università di Pisa in Oman risale al Nel 1996 Alessandra Avanzini visita per la prima volta il sito di Khor Ror, nel Dhofar, la regione più meridionale del paese. La bellezza del luogo e l intuizione che lo studio di questo porto sarebbe stato di grande interesse non solo per la storia dell Arabia meridionale, ma più in generale per la storia dei commerci nell antichità, portano Alessandra Avanzini ad intraprendere, nel 1997, i primi scavi sistematici nel sito. La città era già stata oggetto di indagini archeologiche da parte di una missione americana negli anni 50 e negli anni 60. I dati raccolti dagli americani sembravano delineare un quadro storico abbastanza preciso. Il sito di Khor Rori si sarebbe sviluppato tra il I ed il III secolo d.c. e la sua fortuna sarebbe stata strettamente legata al commercio dell incenso che veniva raccolto nella zona pre-desertica a nord dell insediamento e che da qui partiva poi verso il Mediterraneo. La sua storia era collocata nel periodo di massimo splendore del commercio per mare tra Roma e l India, durante l impero romano. Gli scavi italiani hanno permesso di collocare la fondazione e la vita dell insediamento in un orizzonte culturale più ampio. La città venne fondata nel III secolo a.c. e abbandonata nel V secolo d.c. La storia del commercio per mare nell antichità deve essere ripensata. Il porto era uno scalo di primaria importanza nei commerci a lunga distanza tra Mediterraneo ed India ed il gran numero di oggetti e di ceramica di importazione rinvenuti, testimoniano i contatti con le diverse parti del mondo. L insediamento era circondato da una possente cinta muraria dotata di torri e di un accesso monumentale. Nonostante le piccole dimensioni (circa un ettaro), fu costruita come una vera e propria città con un quartiere residenziale, un ampia area destinata allo stoccaggio delle merci, un grande tempio ed un piccolo santuario dove venerare gli dei. Un pozzo profondo venticinque metri, sistemi di canalizzazione e numerosi bacini garantivano agli abitanti l approvvigionamento e l utilizzo dell acqua. Attività produttive collegate alla lavorazione dei metalli e alla preparazione dei cibi sono state messe in luce nel

2 corso degli scavi. E molto probabile che la città avesse anche una zecca, dove coniava le proprie monete. Accanto alle indagini strettamente archeologiche, il lavoro dell Università di Pisa ha sempre avuto un carattere fortemente multidisciplinare. Studi ambientali sull ecosistema antico, geologici sul territorio, archeometrici sulle ceramiche e sui materiali da costruzione, sono stati affiancati da studi chimici sui contenuti rinvenuti nei recipienti, metallografici sulle monete, permettendo una conoscenza a tutto tondo della città, basata anche sulle analisi storiche ed epigrafiche. Da anni è inoltre in corso un importante progetto di restauro mirato a preservare le strutture esistenti e a ricostituire quel senso di monumentalità che doveva essere proprio della città. L importanza delle scoperte e la valorizzazione del territorio, divenuto parco archeologico, hanno fatto sì che Khor Rori venisse inserita dall UNESCO, tra i luoghi Patrimonio dell Umanità. Nel 2004 inizia il lavoro dell Università di Pisa in un altro sito in Oman, a Salut. Non più nel sud del paese, ma nel nord, nei pressi della città di Nizwa. Salut è un luogo molto importante nella storia dell Oman, ricordato in diverse narrazioni storiche di scrittori arabi. Si lega ai racconti dei viaggi del re Salomone e fa da sfondo all epica battaglia tra Arabi e Persiani che segna l inizio dell arabizzazione dell Oman. Il sito di Salut si distingue, tra quelli scavati in tutta l Arabia sud-orientale, sia per dimensioni ed imponenza, sia per l estensione delle indagini. Gli scavi hanno consentito di riportare alla luce gran parte della struttura del sito, e di recuperare una notevole quantità di materiali. A Salut sono state scavate tombe dell età del Bronzo, ma il periodo di massimo splendore dell insediamento si colloca nell Età del Ferro. La ceramica e le datazioni tramite radiocarbonio indicano che la sue prima edificazione può risalire almeno al 14 secolo a.c., mentre il suo abbandono ebbe luogo tra il 600 ed il 300 a.c. In seguito la collina è stata occupata da un villaggio di capanne di epoca islamica, verso il XII- XIII secolo, per poi rimanere sporadicamente frequentata fino ai giorni nostri. Le campagne svolte dal 2004 ad oggi hanno permesso l indagine non solo del sito, ma anche del territorio circostante. Sul Jebel Salut sono state scavate delle sepolture databili all Età del Bronzo; a trecento metri dal sito è stata scavata una monumentale torre circolare risalente dell Età del Bronzo; nel corso dell ultima campagna sono state portate alla luce le vestigia di un tempietto rettangolare con doppia fila di tre colonne, databile all Età del Ferro. Vari studi complementari sono stati condotti o sono in via di completamento, per ricostruire l ambiente nel quale il sito si trovava inserito in origine, e per definire quale gestione idrica consentisse al sito di sopravvivere in una zona arida. Anche a Salut è da anni in corso un progetto di restauro che coinvolge sia le strutture in pietra che quelle in mattone crudo. La candidatura di Salut tra i luoghi Patrimonio dell Umanità è attualmente al vaglio dell UNESCO.

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4 Nota Informativa n. 2 Salut: due millenni di storia visti attraverso il lavoro dell IMTO Gli scavi sul sito di Salut presero avvio nel 2004 con l intento di indagare i resti databili all Età del Ferro già segnalati negli anni 70 da un team di archeologi dell università di Harvard. Una prima analisi della ceramica rinvenuta puntava infatti ad una doppia occupazione della collina di Salut, la prima nel corso dell Età del Ferro (I millennio a.c. circa), la seconda in periodo Islamico (IX-X sec. d.c.). Fino al 2010 le indagini sono rimaste focalizzate sull esigenza di definire la planimetria del sito, la sua evoluzione, ed i materiali ad essa associati nell ambito dell Età del Ferro, per la quale Salut rappresenta un sito eccezionale nel panorama del Sudest arabico, sia per imponenza architettonica, sia per articolazione stratigrafica. Importanti risultati sono stati ottenuti, in particolare, incrociando la tipologia ceramica con le datazioni al radiocarbonio relative a livelli archeologici in posizione stratigrafica certa. Queste, in più riprese, hanno indicato coerentemente una grande antichità del sito, che si può far risalire almeno al XIV secolo a.c., in questo modo aprendo un dibattito sulla cronologia dell area ed in particolare una revisione delle scansioni finora accettate, specialmente per quanto riguarda l Oman centrale. Nell ottica di ampliare lo studio e la comprensione del territorio attorno a Salut, anche nella sua evoluzione diacronica, negli ultimi anni la IMTO ha intrapreso alcuni progetti complementari allo scavo del sito. Grande attenzione è stata posta sull Età del Bronzo, sia Antica che Media. Sulla prima (fine del III millennio) sta iniziando a gettare luce lo scavo di una imponente torre circolare, del diametro di 22 metri, realizzata in grandi blocchi di pietra sbozzati, posta nella piana a ovest del sito. Ancor più notevole dell edificio in sé, è il largo fossato (con una larghezza minima di circa 9 metri), che la circondava, e che era presumibilmente legato ad altre opere di irreggimentazioni idrica. Altre strutture ausiliare stanno gradualmente venendo alla luce attorno alla torre, ed aspettano le prossime campagne per essere rivelate in maniera completa. Il terzo millennio è del resto testimoniato anche sulla cima della collina di Salut, dove si ergevano due tombe a pianta circolare, poi rasate al suolo (quando probabilmente già in rovina) per consentire l edificazione delle strutture dell Età del Ferro.

5 Tombe analoghe si trovano sulle creste delle colline tutto attorno al sito; la Missione ha deciso di indagarne alcune poste sul monte proprio di fronte a Salut. Ciò ha permesso di ricavare dati, inaspettatamente abbondanti, sulla Media Età del Bronzo (prima metà del II millennio): è infatti molto comune trovare queste tombe già completamente saccheggiate in antico. Le tombe indagate appartenevano a vari periodi, dalla Antica Età del Bronzo a quella Media, con un ampio riutilizzo fin nell Età del Ferro. La fortuna ha premiato la scelta dei siti da scavare con il rinvenimento di quello che è finora un unicum nell archeologia del Sudest arabico, ovvero un piccolo tempietto contraddistinto da una piattaforma in conglomerato di malta sulla quale posavano sei colonne disposte su due file. I pochi materiali associati alla struttura consentono di datarla all Età del Ferro, come del resto suggeriva già la sua collocazione, direttamente al di sopra delle rovine di un grappolo di tombe di II millennio smantellate. Gli scavi hanno restituito un abbondanza di materiali, tra i quali domina, ovviamente, la ceramica. Non mancano rinvenimenti di oggetti metallici, anche se non abbondanti e per ora quasi assenti dai contesti dell Età del Bronzo. Comune a tutti i periodi è invece la presenza di oggetti realizzati in pietra tenera (stone vessels), con forme e decori differenti a seconda del periodo. Tra gli oggetti meritano sicuramente una menzione particolare i sigilli rinvenuti durante lo scavo della torre dell Età del Bronzo. Oltre a due sigilli cilindrici databili all età del ferro (quando la torre viene nuovamente occupata), spicca un raro sigillo a stampo di origine indiana, che si ritiene un importazione originale per iconografia e fattura, oltre che per la presenza di una iscrizione in lingua Harappa. Questo sigillo indica come già alla fine del terzo millennio la rete commerciale che legava le coste dell Oman alla valle dell Indo si protraesse per via di terra fino alle regioni centrali.

6 Nota informativa n. 3 Sumhuram tra leggenda e storia Che Sumhuram fosse un luogo magico è risaputo, in Oman, da tempi antichissimi. Il folklore locale ha sempre immaginato che l area fosse popolata da spiriti benigni; l anonimo navigante che nel I secolo d.c. cita Sumhuram nella sua guida alla navigazione, scrive di un dio che proteggeva l incenso della città. In effetti il luogo, isolato e chiuso da una profonda laguna, è pervaso da una magia che non può lasciare indifferente il visitatore. Ma Sumhuram non è solo un luogo di rara bellezza; è anche un sito di grandissimo interesse che ha rappresentato uno snodo fondamentale nei traffici internazionali dell antichità. Collocato al centro del lato meridionale della penisola araba, sulle rotte che mettevano in comunicazione l India con il Mediterraneo, è da sempre stato un crocevia di popoli e di culture. Lo dimostrano i materiali scoperti durante gli scavi. Anfore dal Mediterraneo testimoniano il commercio ma anche il consumo di prodotti di importazione, fini ceramiche da mensa orientali ornavano le tavole dei suoi abitanti. Esisteva forse una comunità di Indiani residenti, come sembrano dimostrare, da un lato, gli oggetti di uso quotidiano, dall altro, le immagini delle divinità indiane. Ma Sumhuram è anche un modello di città sudarabica. Quindici anni di scavi hanno permesso di portare alla luce gran parte del tessuto urbano. E stato identificato il quartiere residenziale, la zona dei magazzini e delle contrattazioni commerciali, il tempio ed il santuario dove erano venerati gli dei. E stata messa anche in luce quella che doveva essere la zecca, dove venivano coniate le monete di Sumhuram. La Missione Italiana in Oman ha anche indagato il territorio, portando alla luce resti risalenti al III millennio e tracce di occupazione databili all epoca medievale. Notevoli sono le testimonianze contemporanee alla città, fondata nel III secolo a.c. e abbandonata nel V secolo d.c.: uno splendido tempietto costruito lungo la laguna doveva raccogliere chi, di passaggio, voleva fermarsi e omaggiare gli dei con preghiere o sacrifici. L area circostante, d altra parte, doveva essere molto diversa da come appare ora. Le analisi sui pollini hanno dimostrato l esistenza di antiche coltivazioni,

7 così come le tracce di dighe e sbarramenti confermano l esistenza di pratiche agricole. Sumhuram è anche il porto dell incenso. Si trova infatti nelle vicinanze del Nejd, l area pre-desertica dove cresce la varietà migliore, e nei suoi magazzini la resina sostava prima di intraprendere lunghi viaggi a dorso di cammello o in nave verso lontane destinazioni. Non stupisce quindi che a Sumhuram sia stata trovata la raccolta di incensieri più ricca e più varia di tutta l Arabia meridionale. Ai tipi di bruciaprofumi più semplici, utilizzati nelle fumigazioni quotidiane, si affiancano modelli più particolari che dimostrano l abilità degli artigiani locali e la capacità di assorbire e fare propri modelli appartenenti a tradizioni culturali diverse.