Energy News del 4 giugno 2014

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1 Energy News del 4 giugno 2014 Consumi gas, il termoelettrico tocca il fondo? Staffetta Gas mensile: in maggio consumi italiani -1,1% grazie all'aumento della domanda civile (+5,3%) e a una flessione meno pronunciata delle centrali. Import in aumento (+7,4%) per riempire gli stoccaggi (Agata Gugliotta del Rie, Gionata Picchio e Antonio Sileo)... 7 Aie ed Entso-E concordi: "Mercato elettrico europeo a rischio" Necessari altri 100 GW al 2025, ma i prezzi attuali sono "troppo bassi". I report dell'agenzia e dell'associazione dei Tso... 7 L'aggiornamento settimanale a cura del Gme 26 maggio - 1 giugno... 8 Semestre Ue, ecco il programma per l'energia Quadro sulle politiche energetiche ed ambientali al 2030; strategia europea per la sicurezza energetica; completamento del mercato interno; dimensione esterna della politica energetica europea Perchè si dicono tante sciocchezze nel dibattito energetico in Italia? Tutte le volte che si parla di energia, si finisce in una specie di olimpiade della retorica nella quale mancano i riferimenti fattuali condivisi. Sembra che si possa avere indifferentemente tutto e il suo contrario. Perché? (Carlo Stagnaro) Il debutto di Renzi al G7, con una relazione sull energia Il premier illustrerà le conclusioni del vertice che si è tenuto a Roma sulle nuove strategie per gas e rinnovabili (Marco Galluzzo) Obama in Europa parla subito di energia Tema ormai centrale nell'agenda della Casa Bianca. E non solo Russia-Ucraina, verso l'accordo gas Kiev paga prima tranche del debito. Gazprom: nel 2014 meno forniture alla Ue Bruxelles avvia procedura contro Sofia La Bulgaria ha un mese di tempo per dimostrare che non ha violato le normative nella costruzione di South Stream South Stream, l'ue dice stop ai lavori in Bulgaria Avviata una procedura d'infrazione sugli appalti del gasdotto E.On e Total prossime a uscire dal gasdotto Tap Nuove nubi sul progetto di creazione di un hub italiano del gas (Sissi Bellomo) FluxSwiss, capacità interrompibile in luglio

2 Asta per kwh/h divisi in 10 lotti Energie: pour l'europe, la solution passe par le gaz de schiste L'accord conclu entre la Chine et la Russie qui va lui exporter son gaz risque de fragiliser encore l'approvisionnement européen en énergie. La solution est pourtant simple, aujourd'hui: c'est le gaz de schiste (Bjørn Lomborg) Activists stage fracking protest at David Cameron's home Signs to drill under PM's cottage in Cotswold put up to protest against tresspass law changes expected in Queen's speech Esplosione in casa, due morti I tecnici ci avevano rassicurato Foggia, l ira degli inquilini: la sera prima segnalata una fuga di gas (Carmine Festa) Foggia, esplosione in una palazzina: due morti e quattro feriti. Ieri il sopralluogo dei tecnici: "State tranquilli" La deflagrazione ha sventrato i piani bassi di un edificio del centro storico. All'origine una fuga di gas. Le vittime sono i genitori di un bambino di quattro anni che ha riportato alcune fratture. La rabbia dei sopravvissuti (Maria Grazia Frisaldi) Poche ore prima l'allarme all'amgas La verifica dei tecnici: «State tranquilli» Il giallo dei controlli in serata, utilizzato anche un metanometro (Antonella Caruso) L'Amgas: sì, ieri sera giunta richiesta Gli investigatori della squadra mobile della Questura di Foggia stanno ascoltando il direttore dell Amgas il quale, al momento, a quanto si è appreso - avrebbe confermato che effettivamente ieri sera così come raccontato da alcuni inquilini è giunta in azienda una chiamata per una richiesta di verifica per un forte odore di gas proveniente dalla palazzina dove poi stanotte si è verificata l'esplosione che ha ucciso due persone e ferito altre quattro Foggia: Amgas, durante sopralluogo tubazioni integre e niente tracce metano "I controlli, effettuati con la fattiva collaborazione di chi aveva richiesto l'intervento, hanno interessato le tubazioni del civico 20 e l'area immediatamente circostante Crollo e omicidio colposo, si indaga Al via l'inchiesta. Primi interrogatori, acquisita la relazione Amgas (Laura Pernice) Foggia: sentiti direttore Amgas e tecnici, sequestrato metanometro sopralluogo Gli agenti della Squadra Mobile di Foggia sono impegnati nelle indagini da stamane a seguito dell'esplosione verificatasi stanotte nella palazzina di via De Amicis nel capoluogo dauno dove è crollato un solaio tra il piano terra e il primo piano di un edificio, provocando la morte di due persone e il ferimento di altre quattro Smart meter, maximulta a Amaie Sanremo L'Autorità per l'energia ha irrogato alla municipalizzata di Sanremo (IM) una sanzione di poco meno di 430mila euro, pari al 10% del fatturato 2010, per mancato rispetto dell'obbligo di installare i misuratori elettronici di energia elettrica Elettrodotto della Valbelluna Il 10 giugno si va in Regione Il futuro elettrodotto della Valbelluna arriverà in consiglio regionale il 10 giugno. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo che si è riunita ieri a Palazzo Ferro-Fini (Federica Fant)

3 In GB è allerta black-out da Mondiali National Grid si attrezza per prevenire un carico eccessivo durante le partite. E il 14 c è Inghilterra-Italia Les coupures d'électricité alarment le Médiateur de l'énergie Gaz, électricité... Les prix sont montés en flèche selon le Médiateur de l'énergie qui dénonce le risque de précarisation énergétique pour de nombreux foyers Gaz et électricité: 1,6 million de foyers aux tarifs sociaux Le médiateur de l énergie juge les tarifs sociaux insuffisants pour faire face à la précarité. La trêve hivernale s est traduite, selon un premier bilan, par coupures (Anne Feitz) Così De Benedetti fa pagare Sorgenia alle banche È il sogno di ogni imprenditore: mettere in piedi con 100 euro una piccola società. Farla crescere e tessere buone relazioni con le banche e con i media (Marcello Zacchè) Sorgenia, le banche stringono sull earn out Si negozia sulla tempistica e sulla plusvalenza (Franco Polacco) L energia non basta più: Enel venderà tecnologia i cinesi ci vogliono per questo Il nuovo ad Francesco Starace anticipa le strategie del gruppo in futuro reti elettriche intelligenti, più rinnovabili e meno centrali (Luca Pagni) A2A, la vendita slitta a dicembre Si aspetta: il prezzo del titolo non è ancora ottimale (Davide Bacca) A2A, slitta il collocamento del 5 per cento Il comune di Brescia sposta a fine anno il termine della cessione (Cheo Condina) A2A, slitta a fine anno la vendita del 5% delle azioni dei due comuni Il collocamento del 5% circa di A2A da parte dei comuni di Milano e Brescia, principali azionisti della multiutility lombarda, avverrà entro il 31 dicembre e non più entro il primo semestre come originariamente previsto A2A, Del Bono vede ombre in Montenegro Il sindaco di Brescia: Su Epcg, valuterà il nuovo Cda. Azionisti non saranno più spettatori passivi. Su deleghe Ravanelli deciderà il Consiglio Montenegro utility EPCG's Q1 profit falls 33 pct on lower hydro Montenegro's power utility EPCG said on Tuesday its core profit fell 33 percent in the first quarter, weighed down by lower hydro power generation Chinese company offers lowest bid for Montenegro power plant Montenegro's power utility, EPCG said on Thursday China's Hubei Electric Power Survey & Design Institute has offered the lowest price to build a new coal-fired unit at its Pljevlja power plant (Ivana Sekularac) Acea, sfide e incognite per il sindaco Marino che ha rottamato i vertici Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha dunque vinto la singolar tenzone con i privati di Acea, forte del 51 per cento in mano al Campidoglio Acea, pronta la resa dei conti L intesa non è a prova di sorprese Marino vuole la riduzione dei membri del Cda da 9 a 7 (Ernesto Menicucci) I piani di Ignazio Marino su Acea per l assemblea del 5 giugno 3

4 L offensiva di Ignazio Marino sulla municipalizzata di Roma non conosce soste (Laura Magna) Turbogas alla Manuli Legambiente contraria Total, Orange et GDF Suez vont entrer au capital d Euronext Des poids lourds du CAC 40 devraient prendre une participation dans l opérateur boursier avant son introduction en Bourse (Marina Alcaraz) Alstom, arriva la banca tedesca KfW Possibile aiuto a Siemens per la creazione di un Airbus dell'energia Ecco il progetto per il deposito nazionale di scorie nucleari È una strada in salita quella che porterà il nostro Paese a dotarsi di un deposito nazionale unico delle scorie nucleari (Michele Pierri) Le charbon menace la sécurité énergétique de l'europe Le gaz présente de nombreux avantages par rapport au charbon mais celui-ci profite d'un avantage prix. Il est importé à bas coût des Etats-Unis qui pratiquent l'extraction du gaz de schiste Mercato CO2 poco liquido e operatori alla finestra EUA in leggero ribasso, CER invariato. I messaggi del Carbon Expo di Colonia (Gabriele Pizzuti) Clima, forti segnali di cambiamento da Usa e Cina Obama presenta la più drastica proposta sulla riduzione delle emissioni mai avanzata negli Stati Uniti, nonostante gli attuali rapporti di forza e la forte lobby del carbone. La Cina annuncia che introdurrà un obiettivo di riduzione dell'intensità di carbonio e un tetto assoluto alle emissioni. Una spinta decisiva per un accordo sul clima a Parigi 2015? (Gianni Silvestrini) Barack Obama riduce del 30% le emissioni entro il Il presidente scavalca il Congresso e rilancia il green Le centrali elettriche americane dovranno ridurre le loro emissioni di gas inquinanti del 30% entro il 2030, rispetto ai livelli del Piano Obama sulle emissioni: quanto farà realmente? Meno 30% al 2030 sui livelli del 2005: il taglio delle emissioni del sistema elettrico annunciato ieri dal presidente Usa è una decisione storica per le politiche americane sul clima e avrà forse ricadute positive anche sui negoziati internazionali di Parigi nel Ma nella realtà fa meno di quello che sembra e punta a meno di quello che servirebbe Obama taglia la CO2 e spinge Enel Green Power in borsa La controllata ha un rialzo del 2,2% (Angelica Romani) Obama: Power plant rule will shrink power prices In a sweeping initiative to curb pollutants blamed for global warming, the Obama administration unveiled a plan Monday aimed at cutting carbon dioxide emissions from power plants by nearly a third by 2030 (Dina Cappiello e Josh Lederman) Obama's climate rules threaten to rewrite map for U.S. energy 4

5 Coal-dependent power companies from American Electric Power Co. to Duke Energy Corp. face billions of dollars in added costs, while renewable-energy backers and nuclear generators like Exelon Corp. stand to gain from a climate proposal that seeks to shift the foundations of the U.S. energy industry (Mark Chediak e Jim Polson) Obama's CO2 emissions limits called vital and overdue The Obama administration s plan to cut carbon dioxide emissions from power plants by 30 percent by 2030 was heralded Monday as historic and overdue by an Illinois grassroots coalition joined by elected officials (Maudlyne Ihejirika) Obama climate rule promises early health benefits By targeting the nation's biggest sources of heat-trapping pollution, President Barack Obama is seeking to help forestall droughts, floods and other disasters that are projected to become more frequent, intense and expensive as the global climate changes (Michael Hawthorne) Obama plan to reduce carbon pollution could see states increase emissions New rules place widely different burdens on states and would require modest effort from heavy coal producers, according to early analyses (Suzanne Goldenberg) Obama s'attaque (enfin) aux émissions de gaz à effet de serre Le président américain a présenté lundi un texte visant à réduire de 30% les émissions de gaz à effet de serre d'ici à Cette mesure obligera les centrales électriques du pays à diminuer drastiquement leurs rejets de dioxyde de carbone notamment. Une contrainte qui ne devrait pas être acceptée facilement par les industriels Kudos to the White House and EPA on the New Climate Regulations Kudos to President Obama and EPA Administrator Gina McCarthy on a true breakthrough in climate policy yesterday! (Jeffrey Sachs) Everything you need to know about the EPA s proposed rule on coal plants The Environmental Protection Agency on Monday proposed a rule designed to cut carbon dioxide emissions from existing coal plants by as much as 30 percent by 2030, compared with 2005 levels Cina, un tetto all inquinamento Per la prima volta la Cina accetta di limitare le sue emissioni inquinanti di CO2, fissando un tetto massimo che sarà effettivo a partire dal 2016 (Ilaria Maria Sala) Climat: l'europe en avance sur ses objectifs de réduction de gaz à effet de serre En matière de climat, l'europe est sur la bonne pente Il faut réussir notre transition énergétique L activité humaine, la croissance, l emploi ont un moteur essentiel: c est l énergie! (Bruno Lafont) Transition énergétique: l exécutif finalise son projet Le texte devrait être présenté en Conseil des ministres la semaine prochaine. L un des grands axes du projet de loi sera consacré au bâtiment (Veronique Le Billon e Anne Feitz) Cip6, Autorità fissa corrispettivo 2013 La determina della direzione Mercati: ai produttori un Pflex a 0,44 /t e un Peua a 4,38 /t Alla Erg mezzo miliardo col Cip6 5

6 Il corrispettivo andrà alla controllata Isab Energy, che verrà incorporata nella capogruppo. Mentre il solo ramo d azienda verrà ceduto a Lukoil, che ha già acquisito la vicina raffineria (Angela Zoppo) Fonti rinnovabili: natura e origine delle rendite Che la crescita tumultuosa della produzione di elettricità da fonti rinnovabili abbia originato rendite insostenibili è argomento ricorrente nel dibattito pubblico sul caro bolletta (Giuseppe Artizzu) World not moving fast enough on renewable energy, says IEA Energy supply investement at $1.6trn annually but needs to rise to $2trn to stop dangerous global warming, energy thinktank finds (Fiona Harvey) IEA: World needs surge in investment to meet energy needs The world will have to invest trillions of dollars to meet their energy needs in the decades to come, the IEA watchdog has said in its latest report. It added that more incentives were required for renewables Epia, FV triplicato nei prossimi 5 anni In funzione 374 GW nel Ma gli Usa impongono nuovi dazi ai cinesi. First Solar acquista Skytron Termodinamico, Cossoine fa sentire la sua voce a Ottana Una delegazione del Comitato alla marcia per l ambiente. Tre anni di lotte contro il progetto di centrale a Su Padru Rinnovabili: Sardegna, no a pale ed elettrodotti nel Sarcidano Approda in parlamento il no delle comunita' locali del Sarcidano alle nuove pale eoliche per le quali sono stati presentati progetti nei comuni di Nurri, Laconi, Nurallao, Isili, Genoni e Nuragus, fra le province di Cagliari e Oristano Alla conquista del grande vento del Nord Da Helgoland a Borkum, le navi fanno lo slalom fra i campi eolici Biomasse, assorinnovabili ribatte a Fiper Lettera al ministero Politiche Agricole: Ok filiera corta ma senza tagli retroattivi degli incentivi per Fer elettriche

7 Consumi gas, il termoelettrico tocca il fondo? Staffetta Gas mensile: in maggio consumi italiani -1,1% grazie all'aumento della domanda civile (+5,3%) e a una flessione meno pronunciata delle centrali. Import i n aumento (+7,4%) per riempire gli stoccaggi In maggio i consumi italiani di gas chiudono non troppo lontano dalla parità per la prima volta da mesi, grazie alla domanda domestica in aumento e a una flessione del termoelettrico più modesta del solito. E' quanto emerge dal servizio mensile su domanda e offerta gas della Staffetta Quotidiana. Dopo quattro mesi consecutivi di calo a due cifre, in maggio i consumi italiani di gas chiudono non lontano dalla parità, complice una domanda del settore civile superiore alle medie per questa stagione e un flessione del termoelettrico meno pronunciata. Secondo le elaborazioni della Staffetta Quotidiana sui dati di Snam Rete Gas, nel mese appena concluso l'italia ha consumato 3.653,5 mln di mc di gas, in calo del 1,1% sullo stesso mese del 2013 e del 14,1% sul maggio Analizzando la domanda per settore di consumo, i prelievi del comparto civile sono aumentati del 5,3% a 1.353,8 mln mc (+8,5% sul 2012). Relativamente modesto, come detto, è stato il calo dei consumi delle centrali elettriche, che dopo anni di flessione quasi sempre a doppia cifra fanno registrare solo un -5,8% a mln mc, possibile segno di assestamento su valori comunque molto bassi (-35,5% sul 2012). Torna infine a calare per il secondo mese consecutivo la domanda industriale, a 1.094,8 mln mc (-2,2% sul 2013 e 3,9% sul 2012). Se si ripercorre la serie storica, in un confronto tra i mesi di maggio degli ultimi dodici anni attraverso i numeri indice (maggio 2003=100), i consumi del mese appena concluso sono i più bassi del periodo con 79,3, seguiti da 2013 (80,2) e 2009 (91,5). A livello cumulato nei primi cinque mesi del 2014 l'italia ha consumato ,6 mln mc, in calo del 16,1% sullo stesso periodo del 2013 e del 21,1% sul I prelievi del settore civile flettono rispettivamente del 18,3% e del 17,3% a ,4 mln mc e quelli del termoelettrico del 20,6% e del 35,1% a 6.752,9 mln mc. I prelievi dell'industria calano sul 2013 dello 0,6% e sul 2012 del 4,4% a 5.683,6 mln mc. Passando all' offerta, anche in maggio a dispetto del calo dei consumi si è registrato un incremento dell'import a beneficio del riempimento degli stoccaggi: le importazioni si sono attestate a 5.163,8 mln mc in aumento del 7,4% sul 2013 (-4,8% sul 2012) consentendo un incremento, sempre rispetto al 2013, delle iniezioni in stoccaggio del 21,4% a 2.105,8 (+13,5% la variazione su maggio 2012). In calo la produzione nazionale (595,5 mln mc, -4,3% sul 2013 e -12,7% sul 2012). A livello cumulato nel periodo gennaio-maggio sono diminuite le importazioni (24.408,8 mln mc -6,6% sullo stesso periodo del 2013 e -23,3% sul 2012) e la produzione (2.896,9 mln mc, rispettivamente -6,7% e -14,7%). Nei primi due mesi della stagione di iniezione il saldo netto in immissione negli stoccaggi cresce su anno del 60% a 3.306,7 mln mc (+0,6% sul 2012). Venendo alla scomposizione per punto di ingresso anche a maggio la prima fonte di approvvigionamento dell'italia resta la Russia con 2.537,1 mln mc, dato grosso modo allineato al 2013 (-2,8%) quando è iniziata la forte accelerazione dei flussi a Tarvisio in corrispondenza col calo dell'import dall'algeria che perdura tuttora. Restano deboli pur segnando rispettivamente un +37,8% e un +19,2% gli apporti di gas algerino (840,1 mln mc) e nordeuropeo (804,4 mln mc). In calo la Libia (-4,4% a 473,6 mln mc), in aumento il Gnl Rovigo (+23% a 507,5 mln mc) e sempre fermo Panigaglia. Agata Gugliotta del Rie, Gionata Picchio e Antonio Sileo - Staffetta Quotidiana, Aie ed Entso-E concordi: "Mercato elettrico europeo a rischio" Necessari altri 100 GW al 2025, ma i prezzi attuali sono "troppo bassi". I report dell'agenzia e dell'associazione dei Tso La crescita della capacità di generazione da rinnovabili e il contestuale calo di quella termica mettono una seria ipoteca sulla sicurezza degli approvvigionamenti elettrici europei. E' questa la medesima conclusione cui giungono due rapporti dell'agenzia internazionale per l'energia (Aie) e dell'associazione degli operatori del trasporto elettrico europeo (Entso- E), pubblicai entrambi oggi. In base al consueto "Scenario outlook & adequacy forecast" di Entso-E - cha analizza i 3 scenari derivanti dai Piani per le rinnovabili nazionali ("EU2020"), dalle previsioni dei Tso ("Best Estimate") e dai progetti per lo sviluppo di nuova capacità considerati attendibili ("Conservative") - si evince che nei prossimi 11 anni gli impianti da Fer europei saliranno nel caso "Best Estimate" del 60% (da 379 GW nel 2014 a 608 GW nel 2025), mentre il nucleare resterà stazionario e le centrali fossili scenderanno dell'8,5% (solo il gas mostrerà qualche segno di crescita). 7

8 A causa del forte sviluppo delle Fer, la "capacità affidabile disponibile" (Rac) si contrarrà dai 637 GW del 2014 a 618 GW nel 2020 e a 584 GW nel Dunque, senza l'avvio di impianti aggiuntivi rispetto a quelli previsti la generazione resterà adeguata solo fino al 2016, anno in cui il rischio blackout inizierà gradualmente ad aumentare. Più in dettaglio, per mantenere sufficienti margini di sicurezza serviranno ulteriori 47 GW al 2020 (l'anno scorso Entso-E aveva indicato alla stessa data 38 GW - QE 3/4/13) e 100 GW al Identica la stima dell'aie, che nel "Word Energy Investment Outlook" ravvisa per L'Europa "la necessita al 2035 di oltre miliardi di dollari di investimenti nel settore della produzione elettrica e, di pari passo con l'espansione della generazione 'low carbon', di 100 GW di nuova capacità termica già entro i prossimi 10 anni". A giudizio dell'agenzia parigina, la conformazione del mercato elettrico del Vecchio Continente sta però rendendo "improbabile" la realizzazione degli "investimenti indispensabili per preservarne l'affidabilità", poiché, a dispetto dei timori di politica e opinione pubblica per l'elevato livello dei prezzi continentali dell'energia, gli stessi sono definiti dall'aie "troppo bassi" per incentivare la realizzazione dei nuovi impianti. "Se questa situazione dovesse persistere, le forniture elettriche europee sarebbero messe a rischio", avverte il rapporto, inserendo tra le possibili soluzioni una maggiore remunerazione per i produttori, da cui deriverebbe tuttavia un aggravio per i consumatori. A livello complessivo, calcola l'aie, per le forniture energetiche mondiali serviranno da qui al 2035 circa miliardi di dollari di investimenti (la spesa annua passerebbe da a m.di $ annui), di cui m.di $ dedicati all'oil, m.di $ alla generazione elettrica (6.000 m.di $ alle Fer e m.di $ al nucleare) e m.di $ alla distribuzione. Di questa cifra, "oltre metà sarà volta a mantenere la produzione ai livelli attuali". L'efficienza, dal canto suo, vedrà investimenti complessivi per m.di $. Sul fronte strettamente petrolifero, vale sottolineare la forte centralità del Medio Oriente nel medio-lungo termine, quando l'output non-opec avrà esaurito la sua corsa, mentre per quanto riguarda il Gnl l'organismo Ocse teme che "i significativi costi delle infrastrutture di liquefazione" possano "rallentare la globalizzare" del mercato del gas. "L'affidabilità e la sostenibilità del futuro dei sistemi energetici dipenderà dagli investimenti", ha chiosato la direttrice dell'aie, Maria van der Hoeven, evidenziando l'importanza di "quadri normativi credibili" e "modalità di accesso al credito di lungo termine stabili". QE, L'aggiornamento settimanale a cura del Gme 26 maggio - 1 giugno Prezzo di acquisto. /MWh Nella settimana n.22 del 2014 (da lunedì 26 maggio a domenica 1 giugno), il prezzo medio di acquisto (PUN), in flessione di 4,06 /MWh (-8,2%) rispetto alla settimana precedente, si è portato a 45,71 /MWh. L'analisi per gruppi di ore rivela un calo di 5,44 /MWh (-11,2%) nelle ore fuori picco e di 1,57 /MWh (-3,0%) nelle ore di picco, con prezzi rispettivamente pari a 42,90 e 50,77 /MWh. Il rapporto prezzo picco/baseload sale pertanto a 1,11. 8

9 Volumi e liquidità. I volumi di energia scambiati nella borsa elettrica, con una diminuzione del 3,8% rispetto alla settimana precedente, sono scesi a 3,5 milioni di MWh. In calo anche la liquidità del mercato attestatasi a 67,2% (-3,1 punti percentuali). Vendite di energia elettrica. MWh Le vendite di energia elettrica nel Sistema Italia, in aumento dello 0,8% rispetto alla settimana precedente, si sono attestate a 5,3 milioni di MWh. Le vendite delle unità di produzione nazionali, pari a 4,5 milioni di MWh, sono crescute dell'1,1%, mentre le importazioni (vendite sulle zone estere), pari a 0,8 milioni di MWh, sono diminuite dell'1,2%. 9

10 Prezzi zonali di vendita. /MWh Il prezzo di vendita è sensibilmente diminuito in tutte le zone ad eccezione della Sicilia dove invece il ribasso è stato molto più contenuto (-0,4%). L'isola pertanto, con 75,60 /MWh, segna ancora il prezzo più alto seguita a distanza dalla Sardegna con 48,68 /MWh. Nelle zone continentali il prezzo di vendita è oscillato attorno ai 43 /MWh con un minimo al Sud pari a 42,82 /MWh. QE, Semestre Ue, ecco il programma per l'energia Quadro sulle politiche energetiche ed ambientali al 2030; strategia europea per la sicurezza energetica; completamento del mercato interno; dimensione esterna della politica energetica europea Questi i quattro temi principali del semestre italiano di presidenza del Consiglio Ue per quanto riguarda il settore energetico, cui si aggiunge, tra l'altro, la questione del futuro della raffinazione europea (prosecuzione dell'eu Refining Forum, rapida conclusione del fitness check da parte della Commissione europea). A presentare il programma della presidenza italiana per il settore energia (disponibile in allegato) è stato lo scorso 29 maggio il ministero dello Sviluppo economico in occasione di un incontro con tutti gli stakeholder. Tra gli eventi organizzati dalla presidenza, da segnalare il prossimo 10 luglio l'appuntamento con l'industria europea della raffinazione e, a ottobre/novembre, un evento sulla cooperazione mediterranea (relazioni Euro-mediterranee, sviluppo delle risorse energetiche mediterranee, sicurezza delle attività offshore, Gnl nei trasporti marittimi). Nell'arco del semestre italiano, la Commissione europea dovrà presentare il rapporto sulle misure per il raggiungimento dell'obiettivo europeo di efficienza energetica (settembre), la relazione sul completamento del mercato interno (ottobre) e la comunicazione sui mercati al dettaglio dell'energia. Infine, il Consiglio informale dei ministri dell'energia è in programma il 6 ottobre con i seguenti punti all'ordine del giorno: Quadro delle politiche clima/energia ; Dipendenza energetica e sicurezza degli approvvigionamenti; Comunicazione della Commissione sui mercati al dettaglio dell'energia; Esiti del fitness check nel settore della raffinazione. il Consiglio dei ministri dell'energia si terrà il 9 dicembre con il seguente ordine del giorno: Conclusioni del Consiglio sul completamento del mercato interno; Seguiti della Conclusione del Consiglio Europeo sul quadro 10

11 clima/energia; direttiva ILUC; Relazioni internazionali; Strategia Europa 2020, contributo del settore energia alla revisione intermedia della Strategia. Staffetta Quotidiana, Perchè si dicono tante sciocchezze nel dibattito energetico in Italia? Tutte le volte che si parla di energia, si finisce in una specie di olimpiade della retorica nella quale mancano i riferimenti fattuali condivisi. Sembra che si possa avere indifferentemente tutto e il suo contrario. Perché? E una domanda che mi sono fatto tante volte. Mi sono ritrovato a pensarci qualche giorno fa, stimolato da un post di Dario Bressanini su Facebook e da un suo articolo sul Fatto Quotidiano. Post e articolo forniscono una buona diagnosi del problema ma non arrivano a dare una risposta, perché si fermano al pur fondamentale lato scientifico della questione. Sono convinto che, se anche ci mettessimo tutti d accordo su ciò che è scientificamente ovvio (e non sarebbe poco), rimarremmo nei pressi di dove siamo, magari dopo un (salutare) sforzo di aggiustamento degli ordini di grandezza (nel senso: se il sole ci manda 200 W/m2, non c è tecnologia nota o ignota che possa cavarne più di 200 W/m2, anzi meno perché oltre al primo principio della termodinamica c è pure la rogna del secondo). Né convincono spiegazioni generali del tipo gli italiani sono ignoranti nelle materie scientifiche. Questo è parte del problema, non lo esaurisce. Del resto, anche gli inglesi, i cosacchi e i bielorussi sono (suppongo) similmente, e razionalmente, ignoranti, in media, su questioni tecniche, eppure, spesso, hanno un dibattito pubblico (non troppo) migliore. Inoltre, gli italiani sono ignoranti anche su altri temi. Infine, il dibattito sull energia è abbastanza carente più o meno a tutte le latitudini, anche se alle nostre più che ad altre. Per giunta, l argomento dell ignoranza può valere per il pubblico in generale, ma non per gli esperti interpellati dai giornali. La risposta non può essere neanche, come inizialmente avevo ipotizzato io, che quando si parla di energia manca un codice di linguaggio condiviso. In fondo, questa è al massimo una descrizione del problema, non certo una sua spiegazione; e in ogni caso non cade troppo lontano dall argomento dell ignoranza. A complicare le cose, è il fatto che il problema si pone sia che si parli di energia in senso lato che di energia elettrica (con cui spesso viene confusa), sia che ci si riferisca a specifiche fonti (petrolio, rinnovabili, ecc.) sia che si parli delle implicazioni ambientali dei consumi energetici. In questa prospettiva, è poco rilevante altro approccio molto gettonato, e pure vero che parliamo di energia con lo spirito dei tifosi: è vero che tendiamo a dividerci tra gli ultrà delle rinnovabili e i talebani del nucleare, fan del carbon e innamorati del gas, ma ancora una volta questo accade più o meno in qualunque campo, senza arrivare agli esiti paradossali che vediamo quando si discute di energia. I tecnici amano rifugiarsi nell alibi della complessità, ma di alibi appunto si tratta, visto che oggigiorno non c è tema che non sia complesso. Allora, perché? A mio avviso il problema sta nello schema concettuale che quasi tutti utilizziamo. Tale schema poggia su un pregiudizio legato al modo in cui il settore energetico è stato organizzato negli ultimi decenni, in Europa e in buona parte del mondo, ossia come monopolio pubblico. Questo ci spinge a pensare all energia come a un mondo a sé, che segue le sue regole e soprattutto segue dinamiche del tutto diverse rispetto a quelle che spiegano, chessò, le telecomunicazioni, l ortofrutta o la moda. Certo, l energia ha le sue peculiarità, regolatorie e tecniche, ma anche le telecomunicazioni, l ortofrutta e la moda le hanno. (Per inciso: le somiglianze tra energia e industria della pasta sono impressionanti: in entrambi i casi gli operatori devono acquistare una materia prima diversificata sui mercati internazionali, scegliere macchinari e processi per trasformare la materia prima nel prodotto finito nel rispetto di una molteplicità di norme e regolamenti, e poi arrivare al cliente finale attraverso mercati all ingrosso e al dettaglio e canali distributivi ramificati e complessi anch essi pesantemente regolamentati. Nella pasta, come nell energia, può capitare che vi sia un eccesso di capacità produttiva, o alternativamente un temporaneo eccesso di domanda, ma nessuno, che io sappia, propone l adozione di pasta payment o altri meccanismi di remunerazione della capacità non utilizzata, in quanto tutti si accontentano dei segnali di prezzo dei mercati pasta only). Una conseguenza anzi, dal mio punto di vista la conseguenza di questa percepita (ma non provata) eccezionalità dell energia è che rifiutiamo, istintivamente, di trattare l energia seguendo la logica economica. Appunto, l energia è diversa. Ovviamente, qualunque bene o servizio venga prodotto ha anche una sua inevitabile dimensione economica, e questo neppure i più ostinati fautori dell eccezionalità energetica arrivano a negarlo. Ragion per cui questo atto di rimozione intellettuale si traduce non già nell idea che del resto i fatti si prendono la briga di falsificare ogni picosecondo che l energia non si compri e non si venda, o che segua le regole dell economia del dono ( energia gratis per tutti, se solo le multinazionali non ce lo impedissero ). Esso conduce piuttosto all adozione, implicita e forse addirittura inconsapevole, di un modello ipersemplificato che riconduce pressoché ogni aspetto del mercato dell energia a variabili politiche. Il titolo di questo post ricalca fedelmente quello di uno straordinario articolo di Sandro 11

12 Brusco, che alcuni anni fa si chiedeva appunto perché si dicono tante sciocchezze nel dibattito economico. La soluzione del busillis è la stessa. La risposta di Sandro allora, e la mia adesso, è che molti la maggioranza, in verità leggono la realtà secondo un modello superfisso, nel quale i bisogni sono dati, i metodi di produzione sono fissi, e il mondo non cambia. Pensateci: la domanda di energia è sempre interpretata come nota a prescindere. In particolare, la domanda di energia è indipendente dai prezzi. Inoltre i metodi per produrre l energia quelli sono, quelli sono sempre stati e quelli sempre saranno: il petrolio, il gas, l eolico, il fotovoltaico, il nucleare, ecc. (i nerd sorvoleranno sul minestrone tra fonti primarie e tecnologie). Essi sono perfettamente intercambiabili: senza alcuna perdita di efficienza tecnica o economica possiamo fare le automobili a carbone oppure gli altoforni eolici. Essendo le diverse tecnologie note e perfettamente sostituibili, un sistema energetico può essere disegnato secondo la fantasia del disegnatore: per esempio, tutto e solo nucleare oppure tutto e solo fotovoltaico (oppure, e anche questo è un déjà vu, 25% nucleare, 25% rinnovabili, 25% carbone e 25% gas). In tutto ciò, va da sé, i prezzi non giocano alcun ruolo, se non di natura redistributiva. Questo implica, tra l altro, che i prezzi dell energia contano solo per i consumatori energivori, oltre che per i produttori: perché una loro variazione (che, naturalmente, può essere decisa top down) implica un grande spostamento di risorse a loro favore o contro di loro. Il fatto che l energia sia un fattore di produzione il cui costo è incorporato nel costo dei prodotti, e che l effetto delle sue variazioni dipenda in ultima analisi dall elasticità della domanda di questi prodotti e dall esistenza di tecnologie e processi produttivi alternativi è privo di significato, perché il modello superfisso non si applica solo all energia ma anche a tutti gli altri prodotti. La tecnologia, infine, non cambia, tranne che per gli straordinari progressi delle fonti rinnovabili che diventeranno sempre più competitive. Attenzione però: un corollario di quanto detto sopra è che tale maggiore competitività non ne aiuterà (né la sua assenza ne frenerà) la potenziale diffusione: avrà solo l effetto di trasferire risorse dai (cattivi) produttori di energia (fossile, soprattutto) ai consumatori (buoni, ma solo se consumano energia verde). Per inciso, l energia nel modello superfisso è una filiera cortissima: è il petroliere che vi vende l elettricità, non c è alcun middle man. Se tutto questo è vero, seguono due conclusioni: primo, ogni scelta politica è ugualmente possibile e intercambiabile. Quindi qualunque politico che faccia una scelta diversa da x - essendo x, la vostra politica preferita, sempre possibile, per ogni x è un traditore della patria. Per esempio se in Danimarca hanno un sacco di eolico anche l Italia dovrebbe e potrebbe avere un sacco di eolico, e qualunque analisi dei costi e dei benefici delle politiche danesi è irrilevante, così come è irrilevante sapere se in Italia c è abbastanza vento. Secondo, l unica cosa che può disturbare le decisioni politiche nazionali sono le decisioni politiche internazionali. Per esempio, il conflitto tra Russia e Ucraina è un capriccio di Putin, a cui noi potremmo rispondere decidendo politicamente di sostituire il gas con le rinnovabili, e tutto senza costi per alcuno (e senza costi di aggiustamento) se non in prestigio, sfere di influenza e simili amenità (sul tema, standing ovation per Davide Rubini). Già, perché nel modello energetico superfisso non esistono trade off ma solo scelte redistributive che possono essere assunte in piena libertà. Quale persona sana di mente potrebbe essere contraria a ridurre la dipendenza dai russi per soddisfare i propri bisogni con fonti domestiche? E quale fonte è più domestica, nel paese do sole? Ah, altro corollario importante: nel modello superfisso l autarchia conviene. Poiché i prezzi non hanno funzione allocativa, anche qualora la fonte x italiana costasse più o fosse meno efficiente della fonte y straniera, al paese converrebbe la prima, così teniamo i soldi in casa : sempre meglio lasciare un po di piccioli al rinnovabilista nostrano che al petroliere texano O, come una volta mi è stato spiegato (in un dibattito sull energia, ça va sans dire), poiché nel computo del Pil le importazioni hanno segno negativo, se vogliamo tornare alla crescita economica basta smettere di importare, e al diavolo l austerity. E allora, quale inizio migliore del gas di Putin? In sostanza, in Italia si dicono tante sciocchezze in tema di energia perché non si capisce che le regole fondamentali che governano il comportamento degli operatori in questo settore sono quelle antiche e immutabili della domanda e dell offerta. Si fa tanto parlare di imperialismo economico, in riferimento all applicazione della logica economica ad ambiti apparentemente distanti da quelli tradizionalmente oggetto di studio della disciplina. Ammesso e non concesso che questo sia un problema, mi pare evidente che l energia si trova al di fuori dei confini dell impero. Se vogliamo un dibattito più razionale, dobbiamo sperare nell annessione. Carlo Stagnaro - Leoni Blog, Magnifico. Però attento agli effetti collaterali. Il petrolio come la pasta. Entusiasmo in Cassa Depositi e Prestiti. Già programmati 28 granai strategici e un granodotto ad alta pressione. Allo studio una grande sfida tecnologica. I ripanificatori. Massimo Nicolazzi 12

13 Il debutto di Renzi al G7, con una relazione sull energia Il premier illustrerà le conclusioni del vertice che si è tenuto a Roma sulle n uove strategie per gas e rinnovabili Toccherà a Matteo Renzi stasera, di fronte a Barak Obama e agli altri leader del G7 orfano di Putin, parlare di gas, energie rinnovabili, scenari che prevedono rigassificatori piazzati sulle coste dell Atlantico, magari per ricevere lo shale gas di produzione americana. Toccherà al presidente del Consiglio perché l ultimo vertice sulla sicurezza energetica, dopo la crisi fra Kiev e Mosca, si è tenuto proprio a Roma, in formato G7, a livello ministeriale. Le conclusioni di quel vertice saranno riassunte stasera dal premier, una parte di esse verrà adottata dai leader che si vedranno nel palazzo dove abitualmente si svolge il Consiglio europeo, e dovrebbe essere l inizio di una strategia globale di diversificazione delle fonti energetiche che rappresenta una delle risposte alle azioni di Putin in Crimea. Nel documento frutto del meeting di Roma, presieduto dal ministro Guidi ai primi di maggio, Giappone e Regno Unito, Stati Uniti e Italia, Canada, Germania e Francia concordano sul fatto che l energia «non dovrebbe mai essere utilizzata come mezzo di coercizione politica o come una minaccia alla sicurezza» di un Paese, insistono sulla necessità di «una diversificazione delle fonti e delle rotte dell energia», chiedono ai Paesi del G7 di simulare «piani di emergenza energetica» per il prossimo inverno, pianificano uno scenario in cui il ruolo della Russia viene contenuto da un maggiore coordinamento internazionale, «sostenendo gli sforzi della Ue nell identificare possibili punti di contatto» fra le infrastrutture esistenti ed impianti di rigassificazione. Uno scenario che vedrà il nostro premier in qualche modo all esordio su un tema di geopolitica di questo tipo, tema comunque complesso per un Paese come l Italia, che ha scambi commerciali record con Mosca, che ha nella Russia un partner «strategico», e non solo per i molteplici progetti comuni nel settore del gas e del petrolio. E anche possibile che i leader del G7 converranno sulla necessità di scambio delle migliori best practices nazionali in tema di energia e daranno il via ad un gruppo di lavoro congiunto per sviluppare le conclusioni del summit di Roma. Ovviamente gli incontri di stasera e domani mattina saranno anche l occasione per fare il punto sulle nomine europee. Con Angela Merkel e David Cameron, o con François Hollande, sicuramente Matteo Renzi avrà modo di discutere delle decisioni che potrebbero essere adottate al prossimo Consiglio europeo, a fine giugno. Mentre rivedrà venerdì a Palazzo Chigi, all ora di pranzo, il premier giapponese Shinzo Abe, in visita in Italia e in Vaticano. Da lunedì prossimo invece quattro giorni di visita in Asia, fra Hanoi, Shanghai e Pechino: previsti incontri istituzionali e con le comunità italiane di affari. Nella rotta di ritorno in Italia, farà tappa in Kazakistan, a proposito di gas ed energia. Marco Galluzzo - Corriere della Sera, Obama in Europa parla subito di energia Tema ormai centrale nell'agenda della Casa Bianca. E non solo Oggi Barack Obama, dalla Polonia dove ha in corso uno dei primi bilaterali della nuova tournée europea di quattro giorni, ha parlato di rafforzamento della sicurezza dell'europa. Lo ha fatto certamente nella cornice assai preoccupante di una crisi ucraina che minaccia i sempre precari equilibri occidental-orientali ma è significativo che tra i punti critici abbia citato il tema energetico. Infatti, una delle armi di pressione più convincenti che ha Putin nei confronti dell'occidente è proprio l'energia e nella fattispecie il gas (e secondariamente il petrolio) di cui l'immensa Russia è ricca. Non per niente tale arma è stata utilizzata in passato, sempre da Putin, nei confronti della riluttante Ucraina e dei Paesi satelliti dell'ex Urss; e sempre non per niente l'accusa formale alla leader della rivoluzione arancione, Julia Timoshenko, è stata legata proprio all'energia. Gli Usa, dopo molti anni, stanno finalmente andando verso un surplus energetico grazie alla scoperta e all'utilizzo dello shale gas. Questo ha permesso agli americani di guadagnare decise posizioni verso la meta virtuosa (e conveniente soprattutto dal punto di vista geo-strategico) della indipendenza energetica. Non solo. Un aspetto spesso trascurato da parte dei media è quello dell'utilizzo di fonti rinnovabili ed efficienza energetica a fini puramente economici e non solo ambientali; cosa che, in una certa misura (anche se non quella promessa nelle campagne elettorali) Obama ha fatto e annuncia proprio in queste ore (taglio della CO2) di voler fare. Il messaggio è chiaro: la sicurezza dell'occidente passa principalmente dall'energia. Un messaggio che deve essere recepito forte e chiaro dalle segreterie europee e speriamo anche dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il premier 13

14 (insieme ai ministri Galletti e Guidi), anche in questo campo e dopo anni di immobilismo, ha la possibilità di cambiare definitivamente verso ai nostri assetti consolidati. Staffetta Quotidiana, Russia-Ucraina, verso l'accordo gas Kiev paga prima tranche del debito. Gazprom: nel 2014 meno forniture alla Ue Sembra finalmente profilarsi un accordo sulle forniture gas tra la Russia e l'ucraina, che ieri ha pagato una prima tranche di 786 milioni di dollari del suo debito con Gazprom nell'ambito della quarto incontro trilaterale con l'unione europea. Il commissario Ue all'energia, Günther Oettinger, ha parlato di "progressi reali", spiegando che i vertici di Gazprom e Naftogaz hanno convenuto di continuare i colloqui fino al 9 giugno. Nel frattempo, sottolinea una nota, non vi saranno interruzioni delle forniture, non dovranno essere effettuati pagamenti anticipati per le forniture di giugno e non saranno presentati ricorsi presso la Corte arbitrale di Stoccolma. L'obiettivo dei colloqui, che secondo il primo ministro ucraino Arseny Yatseniuk dovrebbero concludersi positivamente entro questa settimana, è trovare un accordo sul restante debito di Naftogaz (relativo secondo Gazprom a milioni di mc ancora non pagati) e sul prezzo del gas russo fino al giugno Le trattative, ha rivelato Oettinger, vertono al momento su un prezzo compreso tra 350 e 380 dollari per mc, vale a dire meno degli attuali 485 $ per mc ma più dei 268,5 $ per mc pagati dall'ucraina fino allo scorso aprile. Oggi, intanto, Gazprom ha indicato le stime sulle esportazioni di gas all'europa (Turchia inclusa), che nel 2014 dovrebbero assommare a 158,4 miliardi di mc, in calo rispetto ai 161,5 m.di mc del Da notare che venerdì prossimo è in programma la commemorazione del "D-Day" in Normandia, cui parteciperanno tra gli altri i presidenti di Usa e Russia, Barack Obama e Vladimir Putin, nonché il neoeletto presidente ucraino, Petro Poroshenko. Non sono in programma vertici bilaterali, ma il Cremlino non ha escluso la possibilità di incontri informali. QE, Bruxelles avvia procedura contro Sofia La Bulgaria ha un mese di tempo per dimostrare che non ha violato le normative nella costruzione di South Stream La Commissione europea ha aperto la strada a una procedura di infrazione contro la Bulgaria, inviandole una lettera in cui le intima di fermare i lavori di costruzione del South Stream. Sofia ha un mese di tempo per replicare, dopodiché dovrà rispondere dell accusa di aver violato le normative Ue. Il gasdotto promosso da Gazprom non rispetta il Terzo pacchetto energia e in Bulgaria ha affidato un importante appalto alla russa Stroitransgaz di Gennady Timchenko, colpito da sanzioni. Il pugno di ferro adottato con Sofia rischia di complicare ulteriormente le trattative sul gas tra Russia e Ucraina, mediate dalla Ue. Dopo sei ore di colloquio tra le parti lunedì, le trattative sono proseguite ieri e sembra che ci sia stato qualche piccolo passo avanti. Mosca ha rinviato al 9 giugno l ultimatum per il pagamento dei debiti (pena la sospensione delle forniture) e Kiev ha aperto sulla possibilità di accettare un prezzo simile a quello pagato dagli altri europei, intorno a 370 $ per mille metri cubi (e dunque più alto di quello concessole l inverno scorso). Il Sole-24 Ore, South Stream, l'ue dice stop ai lavori in Bulgaria Avviata una procedura d'infrazione sugli appalti del gasdotto La Commissione Ue «ha chiesto alla Bulgaria di sospendere il progetto» South Stream e ha avviato una procedura d'infrazione relativa agli appalti. Lo ha annunciato un portavoce dell'esecutivo comunitario, spiegando che le procedure seguite da Sofia per la gestione dell'appalto pubblico «non rispettano le norme Ue in materia» e per questo è stata 14

15 inviata una lettera di messa in mora dove vengono chieste ulteriori informazioni. «Dato che i lavori erano sul punto di cominciare, era urgente agire», ha spiegato il portavoce. Progetto sviluppato da Eni e Gazprom Il South Stream è un progetto volto alla costruzione di un nuovo gasdotto, destinato a connettere direttamente Russia e Unione europea eliminando ogni Paese extra-comunitario dal transito. È stato sviluppato congiuntamente da Eni, Gazprom, Edf e Wintershall, e i lavori avrebbero dovuto essere ultimati entro la fine del Anche altri paesi al vaglio della Commissione «Stiamo guardando anche negli altri Stati membri» coinvolti nel progetto South Stream (Ungheria, Grecia, Slovenia, Croazia, Austria), ha aggiunto il portavoce, «per verificare il rispetto della legislazione Ue e agiremo se necessario». La costruzione del gasdotto è destinata quindi a fermarsi sino a quando non rispetterà le regole europee. Sofia ha un mese di tempo per rispondere alla Commissione. Mancato rispetto delle regole Ue sull'energia Bruxelles aveva già bloccato gli accordi intergovernativi tra i Paesi Ue e Gazprom in quanto ritenuti non in linea con le regole europee del Terzo pacchetto energia, che prevedono l'unbundling (spacchettamento) di infrastrutture e diritto d'accesso e utilizzo. La Commissione si era quindi offerta come mediatrice per rivedere gli accordi e aveva costituito un gruppo di lavoro tecnico. Dopo la decisione di Mosca a fine aprile di rivolgersi al Wto per contestare il Terzo pacchetto energia dell'ue, il gruppo non si è più incontrato né sono al momento previsti nuove riunioni. Sulla decisione pesano le tensioni in Ucraina Il commissario Ue all'energia Guenther Oettinger, in un'intervista alla Faz nei giorni scorsi, aveva avvertito: «Continueremo le discussioni se i partner russi torneranno ad aderire alle pratiche legali internazionali e se sono pronti per una cooperazione costruttiva sulla base della nostra legislazione energetica». Ma, ha aggiunto, «nella situazione attuale, con condizioni da guerra civile nell'ucraina dell'est e senza il riconoscimento di Mosca del governo a Kiev, non arriveremo certamente a una conclusione politica dei nostri negoziati». Lettera43, E.On e Total prossime a uscire dal gasdotto Tap Nuove nubi sul progetto di creazione di un hub italiano del gas Francesi e tedeschi vogliono abbandonare la Trans Adriatic Pipeline (Tap), il gasdotto che tra meno di cinque anni dovrebbe portare in Europa, attraverso l Italia, 10 miliardi di metri cubi di gas estratto in Azerbaijan. Ad alzare il velo sui piani di Total ed E.On è stato Vagif Aliyev, responsabile investimenti di Socar, il partner azero del progetto. Ma dai diretti interessati non è arrivata nessuna smentita e un portavoce della società tedesca non ha escluso la possibilità, spiegando che E.On «rivede continuamente le opzioni strategiche relative al suo portafoglio, pipeline comprese» e che tale revisione «talvolta porta a valutare la dismissione di alcuni asset». Un eventuale uscita dei due soci non è di per sé un elemento sufficiente a compromettere il progetto della pipeline, ma potrebbe rallentarne la realizzazione: a causa di «una revisione delle proprie strategie e di una rimodulazione della propria programmazione» Tap ha già dovuto ripetere un bando per la prequalificazione dei fornitori. Un rimescolamento della compagine azionaria sarebbe inoltre un nuovo colpo all immagine per Tap, già alle prese con l agguerrita opposizione di gruppi ambientalisti e costretta a misurarsi con un iter autorizzativo lunghissimo e zoppicante, che ha sollevato il timore di un naufragio del progetto, quanto meno sul versante italiano. Facendo leva sulle nostre debolezze, la Croazia si sta già proponendo come approdo alternativo della pipeline e, più in generale, come hub del gas alternativo all Italia: un attivismo che «come Tap Italia ci spaventa», ha ammesso di recente l ad Giampaolo Russo. L Italia appena un mese fa è scomparsa anche dalla mappa del South Stream, il maxigasdotto con cui Gazprom punta a scavalcare l Ucraina, che terminerà invece in Austria. Più in sordina, è stato accantonato in aprile il progetto del gasdotto Tgl, che doveva percorrere l Austria per collegare la Germania a Tarvisio. Infine il Galsi, che doveva portare in Sardegna il gas algerino, ha da poco ricevuto l ennesimo colpo (probabilmente mortale) con l uscita della Sfirs, la finanziaria regionale sarda, dal consorzio per la sua realizzazione. Benché si candidi ad essere hub e non destinazione finale del gas, l Italia non è un mercato allettante agli occhi dei fornitori di energia: i nostri consumi di gas in particolare sono calati di oltre il 15% rispetto al picco di 80 miliardi di metri cubi raggiunto nel 2005 e pochi scommettono su una ripresa. Ma ci sono anche motivi specifici per cui un abbandono di Tap da parte di E.On e Total sarebbe uno sviluppo tutt altro che sorprendente. È noto da mesi che la società tedesca sta esplorando la vendita di tutte le attività in territorio italiano: non solo il 9% di Tap, che finora esiste solo sulla carta, ma anche centrali elettriche per 6 GW, l intera rete commerciale (con circa un milione di utenti) e il 46,8% dell Olt, il nuovo rigassificatore al largo di Livorno. Total, che di Tap ha il 10%, non solo è anch essa impegnata in un ampio piano di dismissioni di asset non strategici, ma tre giorni fa ha rinunciato proprio a 15

16 Shah Deniz, il giacimento del Mar Caspio che alimenterà il futuro gasdotto. La sua quota è stata rilevata per 1,5 miliardi di dollari dalla turca Tpao (che è così salita dal 9 al 19%). Lo scorso dicembre un altro socio storico di Shah Deniz, la norvegese Statoil, aveva fatto un passo indietro riducendo la partecipazione in Shah Deniz dal 25,5 al 15,5 per cento. Ma finora non è seguito un analogo disimpegno da Tap, di cui resta uno dei maggiori azionisti. Sissi Bellomo - Il Sole-24 Ore, FluxSwiss, capacità interrompibile in luglio Asta per kwh/h divisi in 10 lotti FluxSwiss ha lanciato oggi la consueta gara mensile per la cessione di capacità di trasporto interrompibile di primo livello sul gasdotto transelvetico, riferita al periodo 1-31 luglio La capacità, offerta in direzione forward su basi "ship or pay", ammonta complessivamente a kwh/h ed è suddivisa in 10 lotti da kwh/h ciascuno. Gli shipper potranno scegliere tra le direttrici Oltingue-Passo Gries (Francia-Italia) o Wallbach-Passo Gries (Germania- Italia). La procedura di allocazione (disponibile in allegato sul sito di QE) prevede la presentazione delle manifestazioni di interesse a FluxSwiss entro il prossimo 10 giugno. QE, Energie: pour l'europe, la solution passe par le gaz de schiste L'accord conclu entre la Chine et la Russie qui va lui exporter son gaz risque de fragiliser encore l'approvisionnement européen en énergie. La solution est pourtant simple, aujou rd'hui: c'est le gaz de schiste La semaine dernière, la Russie et la Chine ont signé un accord commercial de 400 milliards de dollars sur une durée de 30 ans portant sur l'approvisionnement de la Chine en gaz naturel par Gazprom,à raison de 38 milliards de mètres cubes par an. Cela risque d'exacerber la crise énergétique dans les pays membres de l'ue, cependant le bloc semble s'obstiner à ignorer une solution évidente - la facturation hydraulique (ou fracking), et à vouloir rester dans les marges avec les énergies renouvelables (EnR). L'Europe largement dépendante de la Russie La vérité, c'est qu'une grande partie de l'europe dépend largement de l'importation du gaz provenant de la Russie: ces importations représentent 100% de l'approvisionnement de la Finlande, la Lituanie et la Bulgarie, et environ 40% pour l'allemagne. C'est pour cette raison que l'ue reste réticente quant à la prise de sanctions à l'égard de la Russie, malgré les condamnations quasi-universelles des actions de ce pays dans le dossier ukrainien. Selon les avertissements adressés par le premier ministre polonais Donald Tusk à la chancelière allemande Angela Merkel: "La dépendance de l'allemagne au gaz russe peut limiter réellement la souveraineté européenne". En Europe, un mythe des énergies renouvelables Beaucoup de politiciens européens considèrent l'expansion des énergies renouvelables (EnR) comme un moyen pour libérer l'europe de sa dépendance vis-à-vis du gaz russe. Selon Connie Hedegaard, la commissaire européenne au Climat, la crise ukrainienne devrait être "la sonnette d'alarme" pour les pays européens pour passer du gaz russe aux sources d'énergies renouvelables. Cela revient tout simplement à tourner le dos à la réalité. L'Europe tire seulement 1,3% de ses besoins énergétiques des EnR de types solaire et éolien, les 98% restants étant essentiellement alimentés par les énergies fossiles (à 75%) et par le nucléaire. Même dans le scénario le plus optimiste des prévisions de l'agence Internationale de l'énergie, l'europe ne pourra pas générer plus de 8% de ses besoins énergétiques via ces EnR en Se focaliser sur les technologies vertes actuelles se rapporte plus à un populisme sans réalisme qu'à autre chose. Des subventions exorbitantes au solaire et à l'éolien Par ailleurs, subventionner encore plus d'énergies vertes se révélerait non viable financièrement. Actuellement, l'espagne paie déjà le double de ce qu'elle dépense dans l'éducation supérieure pour les subventions allouées au solaire et à l'éolien, créant dans la foulée une augmentation excessivement surréaliste. Cela étant, la meilleure illustration de 16

17 cette incohérence reste l'exemple de l'allemagne qui représente aujourd'hui la plus large économie de l'ue la plus investie dans les EnR. En Allemagne, une hausse de 80% du prix de l'électricité pour les ménages Rien que pour l'année dernière, les consommateurs allemands ont dû subventionné les EnR à hauteur de 20 milliards d'euros, contribuant ainsi suivant le cours de l'inflation à une augmentation de 80% du prix de l'électricité domestique depuis l'an Outre cela, l'intermittence de ces EnR a augmenté la dépendance du pays aux énergies fossiles depuis sa sortie du nucléaire en Comme le souligne le journal Spiegel: "Les défenseurs des consommateurs et les associations caritatives ont affirmé que le point de rupture a déjà été atteint. Aujourd'hui, plus de foyers par an voient leur électricité coupée par faute de moyen pour s'acquitter de leurs factures." Et selon des analyses effectuées sur des modèles économiques européens, les politiques climatiques actuelles vont générer un coût exhorbitant de 280 milliards de dollars par an. Grâce au gaz de schiste, l'europe pourrait se libérer de la tutelle ukrainienne Heureusement, nous pouvons résoudre le problème du gaz russe d'une autre manière, mais il faudrait pour cela que l'union Européenne révise ses réticences face aux nouvelles technologies et qu'elle se penche sérieusement sur l'extraction du gaz de schiste. L'UE possède suffisamment de gaz dans ces gisements de roche-mère pour se libérer de sa dépendance au gaz russe pour au moins 28 ans. La fracturation hydraulique suscite un grand nombre d'inquiétudes environnementales, dont certaines sont suffisamment valables pour garantir une réglementation stricte, cependant beaucoup sont largement exagérées. La plus infamante est sans doute le clip, tiré du film Gasland, montrant un robinet qui prend feu, qui s'est avéré infondé dans la mesure où le gaz était entièrement d'origine naturelle. Le gaz de schiste permet une réduction des émissions de CO2 Ce que les militants climatiques et les politiciens techno-sceptiques n'ont pas mentionné, c'est qu'avec une régulation appropriée, le gaz de schiste ne représente pas seulement une solution pour nous délester de notre dépendance du gaz russe, elle s'avère aussi être la meilleure solution de cette décennie pour réduire les émissions de CO2 et améliorer la qualité de la vie. Aussi surprenant que cela puisse être, il s'est avéré que le fracking a réussi là où le protocole de Kyoto et les taxes carbones ont échoué. Le boom du gaz de schiste aux États-Unis a permis au gaz naturel de gagner 10% sur le marché du charbon, largement plus polluant - un fait sans précédent. En 2012, le passage de ce pays au gaz de schiste a réduit ses émissions de CO? d'environ 300 mégatonnes (Mt), et cela en tenant compte de l'augmentation des installations éoliennes et de la crise économique. A titre de comparaison, la réduction des émissions de CO2 engendrée par la totalité des installations éoliennes et solaires dans le monde entier s'élève au maximum à 275 Mt. En d'autres termes, "la révolution du gaz de schiste" aux États-Unis a réduit à elle seule plus d'émissions de CO2 que toutes les installations éoliennes et solaires actuelles réunies. La technique du fracking économiquement avantageuse Outre cela, le fracking s'avère indiscutablement plus avantageux en termes d'économie: si les prix du gaz naturel ont doublé dans les états membres de l'ue depuis l'an 2000, ils ont chuté de 75% aux États-Unis ces dernières années. D'autre part, si les subventions consacrées au solaire et à l'éolien engendrent annuellement un coût global de 60 milliards de dollars, les États-Unis produisent au minimum 100 milliards grâce une énergie nettement plus abordable. Certains politiciens européens - dont William Hague, le Secrétaire d'état britannique aux Affaires Étrangères, proposent l'importation du gaz naturel liquefié (GNL) provenant des États-Unis pour sortir du dilemme russe. Et il semble effectivement que cette option ait été discutée à la table des négociations sur les accords commerciaux entre l'ue et les États-Unis (PTCI). Mais ne serait-il pas plus évident pour l'europe d'aller de l'avant et d'exploiter ses propres ressources? Même la Commission européenne, dont l'agenda environnemental est fortement influencé par les principes de précaution, est en train de considérer le gaz de schiste en vue de la sécurité énergétique des États membres. Une promesse de baisse du prix du gaz Les avantages de la production locale du gaz de schiste sont nombreux et ils dépassent largement le contexte du gaz russe et de la politique étrangère qui s'y rattache. Le filon du fracking européen peut remettre sur les roues une économie mise à mal par la crise, et constitue une promesse de baisse des prix du gaz, avec les avantages substantiels que cela implique au niveau des industries et des consommateurs. Mieux encore, cette option pourrait être à l'origine de la plus grande réduction d'émissions de carbone de cette décennie. Avant le passage aux énergies vertes... Certes, le fracking n'est pas la solution miracle qui va résoudre le changement climatique. Sur le long terme, nous devrons passer à l'énergie verte. Cependant, tant que les technologies vertes coûteront plus chères que les énergies fossiles, ce passage n'aura jamais lieu. Le gaz de schiste peut nous aider à réduire nos émissions de carbone pendant que nous concentrons nos efforts sur la recherche et le développement des EnR afin de réduire leurs coûts. Représentant à ce jour la solution verte la plus viable de cette décennie, le gaz de schiste est une opportunité que l'on peut difficilement laisser passer. 17

18 Ironiquement, Vladimir Poutine se sert des arguments environnementaux pour dissuader l'europe d'exploiter ses propres réserves de schistes. Il a même plaidé en faveur de l'interdiction du fracking en Europe, soi-disant au nom de la sauvegarde de l'environnement. D'après ses déclarations,"si vous adoptez le fracking, du pétrole sortira de vos robinets." En attendant, la Russie explore les possiblités de fracturation hydraulique à grande échelle en Sibérie. En résumé, les actions de Poutine visent à maintenir la dépendance de l'europe à la Russie.Nous ne devons pas laisser faire cela. Bjørn Lomborg - La Tribune, Activists stage fracking protest at David Cameron's home Signs to drill under PM's cottage in Cotswold put up to protest against tresspass law changes expected in Queen's speech David Cameron's home was turned into a "fracking site" on Wednesday as environmental campaigners staged a protest over new laws which could pave the way for more underground drilling. Greenpeace activists in hard hats and high-vis jackets turned up on the doorstep of the prime minister's cottage in the Cotswold hamlet of Dean, Oxfordshire, sealing off the property's front gate with security fencing. Protesters erected a sign which read: "We apologise for any inconvenience we may cause while we frack under your home," and ordered complaints to be directed to the PM's office. Greenpeace said the stunt was a protest against legislation expected to be announced in the Queen's speech, which the charity says will clear the way for fracking firms to drill under people's land and property without their permission. Campaigners also delivered a giant cheque for 50 which they say is the maximum compensation ministers are willing to pay to individual home and landowners for allowing companies to drill under their property. More than 46,000 people have joined a legal block set up by Greenpeace and based on the access rights homeowners have over the ground below their property, according to Greenpeace. A recent YouGov survey found three-quarters of people in Britain oppose ministers' plans to strip people of their access rights to clear the way for fracking, the charity said. Greenpeace UK energy campaigner Simon Clydesdale said: "David Cameron wants to rob people of their right to stop fracking firms drilling under their homes surely he won't mind if we kick off the under-house fracking revolution below his own garden. "The prime minister is about to auction off over half of Britain to the frackers, including national parks and areas of outstanding natural beauty like the Cotswolds. Having failed to reassure people that fracking is safe or good for Britain, Cameron is now railroading it through with a 'bungs and bulldozers' approach. "Fracking won't deliver energy on a meaningful scale for years, if ever, by which time we'll need to have moved away from dirty fossil fuels and towards high-tech clean power if we're to head off dangerous climate change. "As ministers chase their imaginary energy El Dorado, the real solutions to boost our energy security, like slashing energy waste and backing renewables, are being sidelined. We'll all pay a price for their shale craze." The Guardian, c Esplosione in casa, due morti I tecnici ci avevano rassicurato Foggia, l ira degli inquilini: la sera prima segnalata una fuga di gas I condomini di via De Amicis 2C l odore acre del gas lo avevano sentito il giorno prima. Ma alle quattro della notte scorsa quel sospetto è diventato una tragedia. Un anziano probabilmente ha acceso la luce e ha innescato così l esplosione che ha ucciso due adulti lasciando orfano un bambino di quattro anni che dormiva con loro nel lettone. Luigi Veneziano, 37 anni, e sua moglie Giuseppina Fiore, 29, sono morti sul colpo. Li avrebbe centrati in pieno una lastra di acciaio che insieme ai calcinacci li ha schiacciati. La stessa lastra avrebbe invece salvato la vita del piccolo facendogli da scudo. Ferito con gravi ustioni ma se la caverà anche l anziano 85enne nel cui appartamento c è stata l esplosione. Nell esplosione sono rimaste ferite altre quattro persone che hanno una prognosi non superiore ai venti giorni. È rimasto ferito anche il piccolo ormai orfano ricoverato nel reparto di Pediatria agli Ospedali Riuniti di Foggia. La magistratura ha aperto un inchiesta sullo scoppio mortale che ha squarciato una palazzina e la notte foggiana. Le indagini sono concentrate soprattutto su un punto: l odore acre del gas avvertito il giorno prima dell esplosione dai 18

19 vicini di casa dell anziano. Al momento non ci sono indagati per lo scoppio e, come dice il procuratore di Foggia Leonardo Leone De Castris, «è prematuro formulare qualsiasi ipotesi perché stiamo acquisendo documentazioni e poi dovremo nominare dei consulenti». La Procura verificherà soprattutto la segnalazione degli inquilini di via De Amicis. La ricostruzione di non allarme probabilmente sottovalutato è questa. Parla Salvatore Morese uno degli inquilini del palazzo sventrato dallo scoppio: «Intorno alle ho telefonato all Amgas dicendo che si sentiva un forte odore di gas. Quando sono venuti i tecnici hanno fatto alcuni controlli e hanno detto di stare tranquilli, che non c era nessuna fuga di gas». Poi l esplosione che ha sventrato due appartamenti al piano terra e ne ha danneggiati altri due al primo piano dell edificio. Subito dopo il boato, la gente si è riversata in strada mentre nell appartamento più colpito si consumava la tragedia. Morese insiste: «Ieri sera si sentiva un fortissimo odore di gas e noi eravamo tutti in apprensione. I tecnici ci hanno rassicurati: Saranno i fumi di una caldaia, hanno detto». Massimo Russo, amministratore delegato dell Amgas foggiana spiega: «Le procedure che attiviamo in presenza di un allarme sono particolarmente rigorose. La squadra è arrivata sul posto un quarto d ora dopo la segnalazione del signor Morese». S indaga anche sugli allacciamenti alla ricerca di una perdita che potrebbe aver innescato l esplosione. Ma per i vigili del fuoco la causa più probabile del boato potrebbe essere stata proprio una fuga di gas che avrebbe saturato l appartamento. Poi sarebbe bastato un innesco, un interruttore della luce pigiato nel momento sbagliato e senza accorgersi che la casa era una bomba pronta ad esplodere. E così è stato. Carmine Festa - La Stampa, Foggia, esplosione in una palazzina: due morti e quattro feriti. Ieri il sopralluogo dei tecnici: "State tranquilli" La deflagrazione ha sventrato i piani bassi di un edificio del centro storico. All'origine una fuga di gas. Le vittime sono i genitori di un bambino di quattro anni che ha riportato alcune fratture. La rabbia dei sopravvissuti Due persone hanno perso la vita e quattro sono rimaste ferite quando un'esplosione, probabilmente causata da una fuga di gas, ha sventrato i piani bassi di una palazzina in via Edmondo De Amicis, nel centro storico di Foggia. Le vittime sono Giuseppina Fiore, 29 anni, e suo marito Luigi Veneziano, 37 anni, entrambi di Foggia. Erano i genitori di uno dei due feriti, un bambino di circa quattro anni che avrebbe riportato alcune fratture e le cui condizioni non sono gravi. Antonio Morelli, 85 anni, ha invece riportato gravi ustioni, ma fortunatamente non sarebbe in pericolo di vita. Gli altri due feriti sono una coppia di coniugi che abita al primo piano dell'edificio. Le vittime I soccorritori ritengono che sotto le macerie non ci siano altre persone. L'esplosione ha sventrato due appartamenti al piano terra dell'edificio. In uno abitavano le vittime con il loro bambino e nell'altro l'anziano. Sono state gravemente danneggiate altre due abitazioni al primo piano, in una delle quali abitano gli altri due feriti. Veneziano, gommista, lavorava in una officina poco distante dalla sua nuova abitazione. Per la giovane coppia i soccorritori hanno sperato fino all ultimo. Soprattutto dopo che erano riusciti a trarre in salvo il figlio dei due, un bambino di 3 anni che, a voce piena e lacrimoni, invocava aiuto, impaurito e disperato. Per il piccolo, 40 giorni di prognosi. Estratto vivo dalle macerie anche Morelli: viveva accanto alla famiglia Veneziano, al civico 22C, ovvero nell appartamento dal quale - stando ad una prima e sommaria ricostruzione dell accaduto, si sarebbe verificata la violenta esplosione, la cui onda d urto ha letteralmente investito l abitazione dei Veneziano e gli appartamenti al piano superiore. Morelli è stato ricoverato con ustioni in quasi tutto il corpo, le sue condizioni si sono aggravate con il passare delle ore: è ricoverato negli Ospedali Riuniti di Foggia, in prognosi riservata. Feriti anche i coniugi Ricucci, gli occupanti dell appartamento al primo piano, precipitati di sotto dopo che il pavimento della loro abitazione è letteralmente collassato. Per il momento, tutte le abitazioni della palazzina sono state evacuate. I vigili del fuoco effettueranno tutti i rilievi del caso per verificare danni e compromessa stabilità. Intanto profonde crepe corrono sui muri, aprendosi di angolo in angolo, fino ai piani alti della palazzina. Sul posto, questa mattina, anche l assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Foggia, Leonardo Pietrocola. Il bimbo salvato dal corpo dei genitori Secondo quanto è stato possibile ricostruire, il piccolo dormiva nel letto matrimoniale, insieme con i genitori. Una piastra metallica sostenuta sopra il letto sarebbe caduta sopra i tre, proteggendo il piccolo. I genitori, invece, sono stati uccisi forse dalla stessa piastra e dai numerosi detriti che li hanno travolti. La piastra di ferro ha praticamente fatto da scudo al bambino. Il sopralluogo dei tecnici del gas La famiglia Veneziano si era trasferita da poco, meno di due mese, nell'appartamento in via De Amicis, dopo aver fatto effettuare all'interno dell'abitazione alcuni lavori di ristrutturazione. E ieri sul posto c'erano i tecnici del gas. "Avevamo 19

20 dato l'allarme ieri. Intorno alle ho telefonato all'amgas dicendo che si sentiva un forte odore di gas - racconta Salvatore Morese, uno degli inquilini della palazzina (abita al quinto piano) - quando sono venuti i tecnici hanno fatto alcuni controlli e hanno detto di stare tranquilli che non c'era nessuna fuga di gas". "Ieri si sentiva un fortissimo odore di gas e noi - dice ancora il signor Morese - eravamo tutti allarmati. Ho chiamato l' Amgas e mi hanno detto che sarebbero arrivati di lì a poco, ho aspettato ma non venivano, allora ho richiamato. I tecnici sono arrivati, erano circa le otto di sera, e hanno fatto dei controlli. Mi hanno detto: 'vedi non suona nulla, saranno i fumi di scarico della caldaia', invece...". Telefonate e segnalazioni che si sarebbero susseguite (gli organi inquirenti verificheranno nelle prossime ore) fino alle di ieri e partite da varie abitazioni di via De Amicis. Fino al drammatico epilogo al civico 22. "Non dormivo, erano forse le , stavo vedendo la televisione, quando ho sentito un forte boato e in strada ho visto l'inferno", ha raccontato invece una signora che abita a poca distanza dal luogo della tragedia. "Conoscevo le vittime di vista - ha aggiunto la donna - si erano trasferiti da poco in questo palazzo. Ho visto il figlio che piangeva quando i soccorritori lo hanno preso, una vera tragedia". I soccorsi e i tragici precedenti Il forte boato è stato avvertito anche in altre zone della città, seguito da una persistente scossa. La parete del palazzo si è sgretolata, quattro gli appartamenti sventrati, le cancellate in ferro sono schizzate in strada, macerie ovunque. Decine di auto in sosta nella via in cui si è verificata l'esplosione sono state danneggiate, alcune completamente distrutte. Sul posto, sono intervenuti vigili del fuoco, polizia municipale, polizia e carabinieri. Immediata è scattata la macchina dei soccorsi, avviata mentre in strada si riversavano intere famiglie terrorizzate da quel boato, ancora in ciabatte e pigiama: troppo recente e troppo doloroso, infatti, è per i foggiani il ricordo del crollo di viale Giotto, nella notte dell 11 novembre 1999, che contò ben 67 vittime, e poi quello del 20 novembre 2004 in via delle Frasche. Gli accertamenti Gli investigatori della squadra mobile della Questura hanno ascoltato in mattinata il direttore dell'amgas che avrebbe confermato l'ispezione. Ha raccontato della chiamata arrivata al centralino dell'azienda per una richiesta di verifica per un forte odore di gas proveniente dalla palazzina. Sul posto, sono andati i tecnici dell'azienda - ha spiegato il respondabile agli investigatori - la situazione era normale, l'apparecchio non segnalava nessuna fuga di gas, questo hanno scritto i tecnici nella relazione. Il verbale del sopralluogo è stato sequestrato. Il personale intervenuto sarà ugualmente ascoltato, così come l'inquilino che ieri ha telefonato all'azienda richiedendo l'intervento e segnalando il forte odore di gas. La questura ha poi sequestrato l'apparecchiatura utilizzata. Dopo aver fatto le verifiche, durate una trentina di minuti, i due tecnici avevano escluso rischi. Il metanometro utilizzato sarà sottoposto a verifiche tecniche per testarne l'efficienza. Le indagini sull'accaduto sono coordinate dal sostituto procuratore Alessandra Fini che sta valutando eventuali profili penali dell'accaduto e se vi siano responsabilità per omissione. Maria Grazia Frisaldi - La Repubblica (Bari), Poche ore prima l'allarme all'amgas La verifica dei tecnici: «State tranquilli» Il giallo dei controlli in serata, utilizzato anche un metanometro Si poteva evitare? Questo il drammatico interrogativo che avvolge la tragedia e che in queste ore tiene sulle spine l'intero management di Amgas Spa, la società comunale proprietaria delle reti dove corre il gas metano. Un interrogativo amplificato dal fatto che da giorni, a detta dei residenti del palazzo, si avvertiva un forte odore di gas e che sei ore prima dell'esplosione c'è stato un sopralluogo di due operai di Amgas. «Sono provato per la tragedia, il pensiero di quei due ragazzi e del loro bambino così piccolo. E' terribile. Ci siamo messi subito a disposizione dell'autorità giudiziaria e stiamo collaborando perché sia accertata la dinamica di quanto accaduto precisa il presidente di Amgas Spa, Massimo Russo che sta concludendo proprio in questi giorni il suo mandato. - Io stesso ho voluto ascoltare la telefonata dell'inquilino del palazzo che ha segnalato l'odore di gas e accertarmi che non ce ne fossero state altre». La telefonata, insieme al sopralluogo dei due operai, è tra gli elementi che più ha alimentato dubbi, interrogativi e polemiche. Il centralino di Amgas Spa ha registrato la telefonata di Salvatore Morese che abita al quinto piano dello stabile rimasto coinvolto nell'esplosione, alle Ce n'è una seconda di Morese qualche minuto prima dell'arrivo dei tecnici in via De Amicis. I due operai alle hanno chiamato la società, come da procedura, per avvertire che erano sul posto. Secondo il verbale, ora in mano al magistrato, hanno controllato sia "a naso" (lo prevede il protocollo) che con il metanometro tutti i civici dal 20 al 22. Il controllo ha riguardato la condotta esterna del gas e sono entrati nello stabile fino al primo piano. La verifica, stando a quanto riportato, ha dato esito negativo. 20

21 Il verbale è stato chiuso alle Da quell'ora fino al momento dell'esplosione il centralino di Amgas non ha registrato più alcuna telefonata. Nelle prossime ore, quando saranno portate vie le macerie «sarà messo in sicurezza in via cautelativa l'angolo del fabbricato spiega l'assessore comunale alla Protezione civile, Alfredo Ferrandino Abbiamo sgomberato i 27 appartamenti, quelli più a rischio agibilità potrebbero essere i 12 lungo la verticale dell'esplosione». Ferrandino che è rimasto per quasi tutto il giorno sul luogo della tragedia agli uffici ha demandato il compito di verificare il progetto del palazzo al civico 20: «Il progetto fu autorizzato nel 1958 e l'immobile è stato realizzato così come riportato afferma l'assessore -. Un fabbricato a struttura mista con due fila di telai in cemento armato e la muratura perimetrale portante di tufi, come si costruiva all'epoca». Una struttura portante che ha evitato che la tragedia fosse di proporzione molto più grandi: «La fuga di gas è stata importante spiega ancora la muratura per effetto dell'onda d'urto si è trasformata in tanti proiettili. Grazie a questo l'onda d'urto è stata smaltita, altrimenti sarebbe venuto giù l'intero palazzo». Un'esplosione così forte da svegliare il prefetto, Maria Luisa Latella. Il palazzo della prefettura è in linea d'aria circa 500 metri: «Una brutta notte. Mi sono svegliata perché ho pensato al terremoto, cinque minuti dopo dalla sala operativa è giunta la notizia di quanto era accaduto». Ma tragedie come queste sono inevitabili? «Sono tragedie evitabili che diventano inevitabili. In un contesto come il nostro dove ciò che dovrebbe essere normale non lo è sostiene la Latella qui come in tantissime altre città meridionali tante cose non funzionano e anche i controlli spesso sono difficilissimi. In un basso, ad esempio, non ci dovrebbe essere un allaccio per il gas». I bassi, le cosìddette case precarie come quella dove due mesi fa erano andati a vivere Giuseppe, Lucy e il piccolo Salvatore. Gli investigatori in queste ore stanno tentando di ricostuire le fasi di questa notte di terrore e morte. E le indagini passano inevitabilmente per le verifiche effettuate alcune ore prima dall'amiu. Antonella Caruso - Corriere del Mezzogiorno (Bari), L'Amgas: sì, ieri sera giunta richiesta Gli investigatori della squadra mobile della Questura di Foggia stanno ascoltando il direttore dell Amgas il quale, al momento, a quanto si è appreso - avrebbe confermato che effettivamente ieri sera così come raccontato da alcuni inquilini è giunta in azienda una chiamata per una richiesta di verifica per un forte odore di gas proveniente dalla palazzina dove poi stanotte si è verificata l'esplosione che ha ucciso due persone e f erito altre quattro Sul posto, in via Edmondo De Amicis al civico 22, si sono recati alcuni tecnici dell azienda ha raccontato agli investigatori il direttore dell Amgas i quali hanno verificato come la situazione fosse normale e i quali hanno riferito che l'apparecchio non segnalava nessuna fuga di gas. In mattinata a quanto si è appreso gli investigatori ascolteranno i tecnici dell Amgas che si sono recati in via De Amicis per compiere i controlli e anche l inquilino che ieri ha telefonato all azienda richiedendo l intervento di personale dell azienda per la verifica della situazione, segnalando il fatto che si avvertiva nello stabile un forte odore di gas. Gli investigatori hanno acquisito il verbale stilato dai tecnici. Sequestrata apparecchiatura Amgas La questura di Foggia ha sequestrato l'apparecchiatura utilizzata ieri dai tecnici dell Amgas per verificare la presenza di gas nello stabile in cui la scorsa notte si è verificata l esplosione che ha provocato la morte di due persone e il ferimento di altre 4. La squadra mobile che sta ascoltando i tecnici che hanno fatto il sopralluogo ha acquisito la relazione da loro redatta dopo il sopralluogo che era stato sollecitato intorno alle 19 da un condomino che aveva avvertito un forte odore di gas. Dopo aver fatto le verifiche, durate una trentina di minuti, i due tecnici avevano escluso rischi. Il metanometro utilizzato sarà sottoposto a verifiche tecniche per testarne l efficienza. Questa mattina la squadra mobile ha già ascoltato il direttore generale dell Amgas Foggia, Marcello Iafelice. Le indagini sull'accaduto sono coordinate dal sostituto procuratore Alessandra Fini che sta valutando eventuali profili penali dell accaduto e se vi siano responsabilità per omissione. Amgas: controlli rigorosi "Le procedure che vengono attivate in caso di richiesta di pronto intervento quando si avverte odore di gas sono particolarmente rigorose, le telefonate vengono registrate e la squadra interviene entro mezz'ora dalla chiamata". Lo ha detto all ANSA l amministratore delegato dell Amgas di Foggia, Massimo Russo, ricostruendo quanto avvenuto ieri prima dell esplosione che ha provocato la morte di due persone e il ferimento di altre quattro in un palazzo in via De Amicis. Russo ha confermato che uno degli inquilini del palazzo, Salvatore Morese ha telefonato alle 19,17 segnalando 21

22 un forte odore di gas. La squadra del pronto intervento con due operai è arrivata alle 19,45, sostanzialmente mentre Morese faceva una seconda telefonata. "La persona che ha chiamato ha detto Russo ha segnalato la presenza di odore di gas al civico 20 di via De Amicis. I tecnici hanno verificato all interno del portone, la condotta condominiale e sui balconi al primo piano senza riscontrare concentrazioni di gas". Il civico dove è stata fatta la verifica, quindi non è quello dove è avvenuta l esplosione che è al 22/C a qualche metro di distanza e una strada secondaria che fa ad angolo con la principale. Quindi, sempre secondo la ricostruzione di Russo, i due operai "non hanno ritenuto di avvertire il caposquadra, che viene allertato solo nei casi in cui ci siano livelli di concentrazioni di gas oltre una certa soglia, ritenendo si trattasse di un falso allarme". "Dopo di che ha aggiunto Russo fino alle 4 del mattino, quando si è verificata l esplosione non c'è stato nessun altro richiamo da parte di cittadini". "Ora tutti i dati in nostro possesso sono nelle mani delle autorità competenti che ha concluso faranno le loro valutazioni sull'accaduto". "Vista la gravità di quanto accaduto - ha aggiunto poi Russo sono in corso verifiche molto accurate anche sulla natura del gas che ha dato luogo all esplosione". Perchè, ha spiegato l amministratore delegato di Amgas Foggia, in due dei tre appartamenti al piano terreno "coinvolti non c'era l allacciamento al gas metano ma altre fonti". Russo ha però riferito che per i vigili del fuoco è più probabile che l esplosione sia stata provocata da una fuga di gas metano. In secondo luogo, ha riferito ancora Russo sono in corso accurati controlli per verificare se la perdita sia partita dalla rete cittadina di distribuzione del gas oppure da una diramazione privata". Secondo quanto Russo ha appreso dai vigili del fuoco, pare che la perdita provenisse dalla cucina di uno dei tre appartamenti coinvolti. La Gazzetta del Mezzogiorno, Foggia: Amgas, durante sopralluogo tubazioni integre e niente tracce metano "I controlli, effettuati con la fattiva collaborazione di chi aveva richiesto l'intervento, hanno interessato le tubazioni del civico 20 e l'area immediatamente circostante Concluse le attività, con il riscontro dell'integrità delle tubazioni in facciata e l'insussistenza di odori o di tracce di metano nell'aria, gli operatori si sono accomiatati dai presenti, redigendo il rituale rapporto". È quanto riferisce in una nota la società Amgas Spa di Foggia, a proposito del sopralluogo effettuato ieri sera all'esterno del palazzo di via De Amicis nel capoluogo dauno, dove poi stanotte si è verificata una esplosione in un appartamento che ha provocato un crollo di due appartamenti al piano terra e di uno al primo piano con la morte di due persone e il ferimento di altre quattro. Amgas Spa, dopo aver espresso "cordoglio alle famiglie delle vittime della tragedia" ed essersi dichiarata a disposizione dell'autorità giudiziaria "per collaborare all'accertamento della sua dinamica", rende noto di aver già comunicato ai titolari delle indagini "che la zona dell'incidente è stata oggetto di un'ispezione tecnica da parte della squadra di pronto intervento a seguito di una telefonata, giunta alla sala operativa alle che ha segnalato 'puzza di gas nell'aria'. Alle continua - i tecnici di Amgas sono giunti sul posto e hanno effettuato tutte le procedure previste dal protocollo aziendale. È stato utilizzato anche il metanometro per misurare la concentrazione di metano nell'aria. Nessun'altra segnalazione è giunta ad Amgas dopo quell'ora, come attestato dalle registrazioni delle conversazioni successive effettuate sulla linea del pronto intervento. Registrazioni già messe a disposizione dell'autorità giudiziaria e di chi sta indagando sull'incidente". Amgas continuerà a dare "alla magistratura tutta la collaborazione necessaria alla ricostruzione dell'accaduto, anche a garanzia degli utenti". La Repubblica (Bari), Crollo e omicidio colposo, si indaga Al via l'inchiesta. Primi interrogatori, acquisita la relazione Amgas Una disattenzione di Antonio Morelli, l'uomo di 85 anni residente al civico 22/C che potrebbe aver lasciata aperta una manopola del gas o un problema dell'impianto saturando l'ambiente della piccola abitazione, facendola esplodere. Sono alcune delle ipotesi sulle quali stanno lavorando gli agenti della squadra mobile di Foggia, coordinati dalla procura, che stanno indagando sull'esplosione avvenuta ieri notte. Un'esplosione che ha sventrato quattro appartamenti in via De Amicis, uccidendo due persone e ferendone altre quattro. Sull'accaduto la Procura della repubblica, coordinata dal magistrato Leonardo Leone De Castris, ha aperto una inchiesta affidata alla pm Alessandra Fini. Al momento non ci sarebbero indagati e il fascicolo è stato aperto contro ignoti: le 22

23 ipotesi di reato sono crollo colposo e omicidio plurimo colposo. Gli inquirenti non stanno seguendo una ipotesi preferenziale, ma stanno valutando e vagliando ogni possibilità. Nelle prossime ore la procura nominerà un consulente per affidare le perizie: dovrebbe essere un tecnico con particolari competenze in questo campo. Le abitazioni colpite dall'esplosione sono state sequestrate dalla magistratura. L'edificio, intanto, è stato "affidato" ai volontari della protezione civile e alla polizia municipale, anche per evitare eventuali azioni di sciacallaggio. Da indiscrezioni, ancora tutte da confermare, sembra che nell'abitazione dell'anziano sia stata trovata una cucina economica con le manopole del gas aperte. Naturalmente, ed è bene chiarirlo, è solo una ipotesi e i vigili del fuoco stanno cercando riscontri. Esami non particolarmente facili anche perché, come hanno confermato gli stessi soccorritori poche ore dopo la tragedia, la violenta esplosione ha completamente distrutto tutti gli elettrodomestici, strappando - soprattutto - i collegamenti con l'impianto dell'amgas. Sette le persone che sono state interrogate ieri dagli agenti della squadra mobile di Foggia: nell'immediatezza dei fatti, al pronto soccorso sono stati ascoltati l'anziano, i due coniugi feriti - Alberto Capolongo e Anna Rosa Ricucci -, il residente del palazzo di via De Amicis che, lunedì sera, aveva chiamato l'amgas denunciando un forte odore di gas. In tarda mattina gli inquirenti hanno anche sentito i due tecnici dell'azienda intervenuti lunedì sera nel quartiere a seguito della chiamata dei residenti della zona. Sentito anche lo stesso direttore generale dell'amgas, Marcello Iafelice. Gli inquirenti hanno anche acquisito tutto il materiale e la documentazione inerente al controllo effettuato lunedì sera dai tecnici dell'azienda di fornitura del gas. Intanto quasi certamente giovedì, in concomitanza con i funerali dei giovani coniugi morti nell'esplosione, il sindaco di Foggia Gianni Mongelli proclamerà giornata di lutto cittadino. Luca Pernice - Corriere del Mezzogiorno, Foggia: sentiti direttore Amgas e tecnici, sequestrato metanometro sopralluogo Gli agenti della Squadra Mobile di Foggia sono impegnati nelle indagini da stamane a seguito dell'esplosione verificatasi stanotte nella palazzina di via De Amicis nel capoluogo dauno dove è crollato un solaio tra il piano terra e il primo piano di un edificio, provocando la morte di due persone e il ferimento di altre quattro Sono stati ascoltati il direttore dell'amgas, la società che gestisce l'erogazione del gas, e i due tecnici che hanno effettuato il sopralluogo ieri sera verso le 18,30 dopo la segnalazione di un inquilino della palazzina che riferiva della puzza di gas avvertita nei pressi della struttura. Inoltre è stata acquisita agli atti la telefonata dello stesso cittadino ed è stato sequestrato il metanometro che non avrebbe segnalato nessuna emissione anomala di gas, oltre alla scheda tecnica dell'intervento effettuato. Tutte le acquisizioni verranno trasmesse all'autorità giudiziaria. La Repubblica (Bari), Smart meter, maximulta a Amaie Sanremo L'Autorità per l'energia ha irrogato alla municipalizzata di Sanremo (IM) una sanzione di poco meno di 430mila euro, pari al 10% del fatturato 2010, per mancato rispetto dell'obbligo di installare i misuratori elettronici di energia elettrica Nello specifico con la delibera 215/2014/S/eel il regolatore ha sanzionato la società municipalizzata che gestisce una parte della rete locale di Sanremo per un totale di circa 30mila punti di prelievo, per non aver rispettato gli obblighi minimi di installazione di smart meter previsti per gli anni 2008, 2009 e 2011 sia per i piccoli misuratori (fino a 55 kv) sia per quelli più grandi. Staffetta Quotidiana, Elettrodotto della Valbelluna Il 10 giugno si va in Regione Il futuro elettrodotto della Valbelluna arriverà in consiglio regionale il 10 giugno. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo che si è riunita ieri a Palazzo Ferro -Fini 23

24 Ad annunciarlo il consigliere regionale Dario Bond, primo firmatario del documento depositato circa una settimana fa e condiviso da un ampio fronte trasversale. La risoluzione vuole impegnare la giunta regionale su tre fronti: sospendere subito la procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via) del progetto di «Terna»; istituire una commissione tecnica mista Regione Veneto-Terna per verificare le criticità della rete elettrica esistente e quella in progetto in Veneto; approntare una strategia di sviluppo sostenibile delle infrastrutture elettriche con le migliori tecniche possibili. «La Regione deve prendere una posizione netta e lanciare un segnale forte ed inequivocabile sia alla Via nazionale che a quella regionale» spiega Bond. Intanto la maggioranza di Palazzo Rosso riaffronterà la questione nelle opportune sedi, come ha annunciato la capogruppo di «InMovimento», Lucia Olivotto che spiega: «Non deve passare l'idea che chi ha votato l'addendum (il terzo tracciato proposto da «Terna» e bocciato dal onsiglio comunale, Ndr) sia contro il territorio. Così non è. Bene per l'iniziativa in Regione proposta da Forza Italia che, va ricordato, è lo stesso partito che a livello locale firmò il protocollo del 2009». Federica Fant - Corriere del Veneto (Treviso), In GB è allerta black-out da Mondiali National Grid si attrezza per prevenire un ca rico eccessivo durante le partite. E il 14 c è Inghilterra - Italia E se ai prossimi Mondiali di calcio in Brasile, durante un match decisivo, magari in corrispondenza di un calcio di rigore, dovesse saltare la luce? Per gli inglesi non si tratta solo di una "tragedia" sportiva da evitare a tutti i costi, ma di un serio problema di tenuta della rete elettrica. Tanto che il gestore nazionale, National Grid, ha deciso di prendere tutte le precauzioni del caso. A preoccupare la società britannica sono i milioni di televisori accesi contemporaneamente, le luci, i frigoriferi costretti a superlavoro perché ricolmi di birre o bevande varie. Nella semifinale del 1990 (in Italia) tra Inghilterra e Germania, sottolinea National Grid in una nota, si raggiunse il picco di MW, pari a circa 1,12 milioni di bollitori elettrici accesi contemporaneamente per preparare l'immancabile the pomeridiano. Per prevenire altri picchi, il gestore non si limiterà ad analizzare le statistiche, ma organizzerà un sondaggio tra i tifosi per capire quali possono essere le partite a rischio. E i tecnici le monitoreranno minuto per minuto. "Voi sarete pagati per vedere la Coppa del mondo a lavoro?", dice il comunicato con l'immancabile humor britannico. Da noi, per ora, nessuna allerta black-out. Anzi, nella prima partita dell'italia, che sarà il 14 giugno proprio con l'inghilterra, i tifosi non aspettano altro che ad "accendere la luce", in campo, sia qualcuno dei nostri fuoriclasse. QE, Les coupures d'électricité alarment le Médiateur de l'énergie Gaz, électricité... Les prix sont montés en flèche selon le Médiateur de l'énergie qui dénonce le risque de précarisation énergétique pour de nombreux foyers Quelque consommateurs de gaz et d'électricité ont subi une coupure pour impayés au terme de la première trêve hivernale en mars. Pour Jean Gaubert, Médiateur national de l'énergie, la hausse des prix est un facteur aggravant de la précarité énergétique. La facture globale en France est passée de 38,7 milliards d'euros en 2009 à 68,7 milliards d'euros en 2012, selon les chiffres du ministère de l'ecologie, du Développement durable et de l'energie. L'ancien député des Côtes d'armor précise dans un communiqué que "les fournisseurs ont déclaré avoir procédé à coupures de gaz et d'électricité et réductions de puissance d'électricité sur le 1er trimestre 2014, soit interventions". La loi "Brottes" n'empêche pas l'augmentation des coupures Ces chiffres sont toutefois incomplets et provisoires, car ils ne couvrent pas l'année 2013, a précisé l'instance indépendante chargée de défendre les consommateurs d'électricité et de gaz, qui publiera cet été un bilan des six premiers mois de cette année. En 2012, le Médiateur avait déjà recensé coupures et réductions de puissance effectives dans l'électricité et le gaz. La loi "Brottes" sur l'énergie, entrée en vigueur en avril 2013, a mis en place une trêve hivernale généralisée entre 24

25 le 1er novembre et le 15 mars pour les coupures d'électricité et de gaz, semblable à celle en vigueur pour les expulsions de logements. La fin de cette période avait été décalée au 31 mars pour les bénéficiaires des tarifs sociaux de l'électricité et du gaz et du Fonds solidarité logement (FSL), c'est-à-dire les foyers les plus modestes, ainsi que ceux habitant en copropriété (pour le gaz seulement). "Prendre en compte" les difficultés des consommateurs Mais la trêve ne signifie pas que la dette du client cesse de grossir lorsqu'il ne paie pas ses factures. Le Médiateur bat toutefois en brèche "le mythe des mauvais payeurs" : "Avec une dette moyenne de euros, les consommateurs qui font appel à nous pour des difficultés de paiement ont d'abord besoin que l'on prenne en compte leur situation et qu'un échéancier de paiement soit mis en place" Cette précarité énergétique risque d'ailleurs d'être amplifiée par les hausses des prix de l'énergie, qui ne peuvent être le moyen d'inciter les consommateurs à réduire leurs usages énergétiques, met en garde le Médiateur. "Si l'on ne prend pas le taureau par les cornes, la précarité énergétique ne pourra qu'augmenter", a-t-il ajouté, plaidant pour l'instauration d'un chèque énergie et une extension de ses compétences à la transition énergétique. La Tribune, Gaz et électricité: 1,6 million de foyers aux tarifs sociaux Le médiateur de l énergie juge les tarifs sociaux insuffisants pour faire face à la précarité. La trêve hivernale s est traduite, selon un premier bilan, par coupu res Alors que 3,7 millions de ménages français sont désormais éligibles aux tarifs sociaux de l énergie, seul 1,6 million en a bénéficié l an dernier, a indiqué hier le médiateur de l énergie, Jean Gaubert, lors de la présentation de son rapport d activités pour La loi Brottes a étendu depuis le 1er novembre 2013 les tarifs sociaux aux personnes en situation de précarité énergétique (disposant d un revenu fiscal annuel de référence inférieur à euros par part). Or cette extension a été plus compliquée que prévu, a indiqué Jean Gaubert, évoquant notamment les difficultés à croiser les fichiers informatiques. Ces tarifs sociaux, qui représentent une économie de 94 euros pour l électricité, et de 109 euros pour le gaz, sur une facture annuelle moyenne d énergie de euros, restent en outre insuffisants aux yeux du médiateur, d autant qu ils ne couvrent que le gaz et l électricité. «Or 30% des foyers sont aujourd hui chauffés au fioul», a souligné Jean Gaubert, réitérant la proposition du médiateur d instaurer un chèque énergie, couvrant toutes les énergies. «Les tarifs sociaux n atteignent aujourd hui que peu leur but, et ne suffisent pas à compenser les hausses des tarifs», a-t-il déclaré. Objectif atteint L autre innovation de la loi Brottes, la trêve hivernale, n a par ailleurs pas abouti à une flambée des coupures à son échéance, comme le craignaient ses détracteurs. Le médiateur a dénombré coupures de gaz et d électricité et réductions de puissance au premier trimestre, depuis la fin de la trêve, qui s est achevée le 15 mars. Soit, un premier bilan de opérations restrictives contre sur la totalité de l année «Même si les chiffres définitifs ne sont pas encore connus, les cris d orfraie lancés au printemps ne s avèrent pas justifiés: la trêve n a pas été utilisée par les mauvais payeurs pour éviter de payer, mais bien pour préserver ceux qui ne pouvaient pas payer», s est félicité Jean Gaubert. Sur l ensemble de 2013, le nombre de litiges transmis au médiateur s est élevé à , dont ont été recevables, un chiffre en hausse par rapport à l année précédente (respectivement +4,5% et +25%). Dans deux cas sur trois, il s agissait de réclamations sur les volumes consommés. «Les Français font plus attention à leur facture», a souligné Jean Gaubert. Le médiateur s est dit préoccupé par la hausse des prix de l énergie, qui risque d accroître la précarité dans le pays. Anne Feitz - Les Echos, Così De Benedetti fa pagare Sorgenia alle banche È il sogno di ogni imprenditore: mettere in piedi con 100 euro una piccola società. Farla crescere e tessere buone relazioni con le banche e con i media 25

26 Così da invitare a partecipare anche un altro socio al quale vendere una quota della società. La quale, nel frattempo, non vale più 100, ma molto di più: lo dicono le banche; lo dice la stampa. Così il nuovo socio entra, ma il suo 49% di minoranza non lo paga 50 euro, bensì 13 volte di più: 650. Mentre le banche arrivano a prestare alla società altri euro, fino a 2mila. Ma il sogno non finisce qui. Continua, perché nella vita può capitare di sbagliare. C'è anche il caso che la società, gestita dallo stesso imprenditore, finisca sull'orlo del fallimento. Eppure anche in questo caso all'imprenditore non succede granché: dopo essersi ripreso una buona parte dei suoi 100 euro attraverso i dividendi, con i primi utili della società, ora non tira fuori più nemmeno un ghello e lascia che siano le banche a prendersi la sua creatura, che ormai vale zero. E queste, pur di non farla fallire e perdere una fortuna, garantiscono al nostro sia la manleva da eventuali pendenze giudiziarie legate alla malagestione, sia la possibilità di avere indietro un po' di soldi qualora in futuro la società dovesse essere risanata e rivenduta con profitto. Se sostituite «euro» con «milioni di euro» e vi guardate la storia di Sorgenia, la società elettrica controllata al 53% dal gruppo Cir, scoprirete che a grandi linee il sogno proibito di ogni imprenditore si sta avverando fino in fondo per la famiglia De Benedetti. Domani, all'approvazione del bilancio 2013 di Cir, il valore di Sorgenia dovrebbe essere azzerato quando appena 5 anni fa era stimato di 3,9 miliardi. Ma il conto non lo pagheranno i De Benedetti. È una storia pazzesca questa di Sorgenia. E lo è anche il suo imminente epilogo. Ma guai a pensare che finisca così, con l'accordo delle banche. Questo di Sorgenia appare più come uno spartiacque tra il passato e il futuro della famiglia di Carlo De Benedetti, formalmente fuori da Cir dopo aver donato le sue quote ai figli. Non è possibile che non restino strascichi. Si pensi che nelle riunioni per Sorgenia, con Rodolfo De Benedetti presidente Cir, da 8 mesi si scomodano con regolarità i top banker del Paese: Fabrizio Viola, Federico Ghizzoni, Gaetano Micciché, Pierfrancesco Saviotti, Victor Massiah. Non le seconde linee, gli operativi del caso, come avviene di solito. Ma gli amministratori delegati in prima persona. «Era dal crac Ferruzzi - dice uno di loro - che non accadeva qualcosa di simile». E pur di fronte a tale drammatica evidenza di crisi ed urgenza, De Benedetti jr non è mai stato distensivo. La linea della casa è stata chiara fin da subito: Cir non mette altri soldi. Nemmeno quei 150 milioni che i top banker del Paese in persona avevano chiesto più come prova di ragionevolezza che per apporto di finanza straordinaria. Per questo c'è da vedere come si metteranno le cose in futuro tra il gruppo Cir, l'establishment bancario nazionale e la politica, che con quest'ultimo sta, proprio in questa fase storica, prendendo nuove misure. I De Benedetti hanno dalla loro l'arma mediatica del gruppo Espresso-La Repubblica. Che però da un lato è indebolita dai guai Sorgenia del suo editore; e dall'altro sarà più fragile nella misura in cui l'editoria, nei prossimi anni, dovesse avere bisogno proprio di quell'establishment. Marcello Zacchè - Il Giornale, Sorgenia, le banche stringono sull earn out Si negozia sulla tempistica e sulla plusvalenza Le banche esposte nei confronti di Sorgenia (1,8 miliardi di debiti) ieri hanno inviato una nuova lettera ai soci Cir e Verbund con la richiesta di chiudere la trattativa sulla ristrutturazione del debito aprendo ad alcune richieste sul cosiddetto «earn out» nel caso di cessione futura di asset, senza comunque stravolgere l impianto di base della proposta. L auspicio delle banche a questo punto è che la proposta, che le vedrà salire al 98% del capitale (un ruolo di primo piano ce l avrà Mps, l istituto più esposto, per oltre 600 milioni) del gruppo energetico, venga valutata nelle prossime ore e comunque entro del cda di Cir sui conti 2013 previsto per domani. Il nodo resta la valorizzazione riconosciuta agli azionisti in relazione alla possibile vendita del patrimonio della società (centrali termoelettriche, progetti e parchi fotovoltaici in Italia e Francia) e dopo il rimborso del debito. Le banche lo vorrebbero più contenuto e per un periodo più limitato, mentre Cir e Verbund puntano a un guadagno maggiore in un periodo più lungo, superiore ai 5 anni. Gli istituti punterebbero a un earn out intorno ai due anni. Il negoziato verte sulla tempistica e sull ammontare dell eventuale plusvalenza. Verbund ha svalutato a zero il proprio 46% in Sorgenia e Cir, che detiene il 53%, potrebbe fare altrettanto in occasione dei conti. Per il resto l impianto del piano è sempre lo stesso: abbattere il debito attuale di 600 milioni. Di questi, 400 verranno da un aumento di capitale riservato alle banche con conversione dei crediti in azioni, 200 da un bond convertendo, oltre a nuova finanza per 256 milioni. Franco Polacco - MF,

27 L energia non basta più: Enel venderà tecnologia i cinesi ci vogliono per questo Il nuovo ad Francesco Starace anticipa le strategie del gruppo in futuro reti elettriche intelligenti, più rinnovabili e meno centrali Ingegner Starace, il premier Matteo Renzi sta chiedendo alle imprese di creare occupazione. A maggior ragione alle imprese controllate dal Tesoro. Ma, per le condizioni del mercato in Europa, la maggior parte della crescita dovrà avvenire all estero. È così? «Non è detto che andare all estero significhi una mancata crescita in Italia, non è detto che l equazione si risolva così. A patto di sfruttare il vantaggio tecnologico e di innovazione che abbiamo in questo momento rispetto ad altre aree del mondo: mi riferisco alle reti digitali, alle centrali a gas, alle rinnovabili, alle smart grid. In Italia ci sarà una crescita di tipo diverso, ma possiamo usare la leva degli investimenti nel resto del mondo. Perché possiamo vendere le competenze in quei paesi dove c è grande fame di energia e hanno bisogno di nuove reti per alimentare sistemi industriali e città». Avete appena siglato una joint venture con il principale gruppo cinese nella distribuzione di energia. Quali sono i vostri obiettivi? Crescere in Asia? «Bisogna prima chiedersi perché la Cina fa accordi con noi. Perché ci ha riconosciuto una marcia in più sullo sviluppo tecnologico. Noi possiamo aiutarli a migliorare le loro prestazione sulla rete elettrica. Ma non è detto che investiremo per forza di cose in Cina, è più probabile che assieme in cinesi andremo in giro per il mondo a vendere le nostre le nuove tecnologie che andremo a sviluppare». Le utility chiederanno al governo un provvedimento sul capacity payment? Oppure la soluzione sulla sovracapacità delle centrali deve essere presa dall Europa? «La soluzione al problema dell eccesso di offerta di energia non può che essere europeo. Perché tutti i paesi dovranno, prima o poi, affrontare la questione. E non si possono avere tante singole soluzioni. Alle istituzioni della Ue abbiamo già posto la questione. Il capacity può essere solo una soluzione temporanea in attesa che nasca un mercato europeo dell energia con regole comuni per tutti». Cosa pensa della possibilità di ridurre il costo dell energia in Europa sviluppando la ricerca di shale gas? «A differenza di altri che parlano pur non conoscendo l argomento, ammetto di non saperne troppo. Per quel poco, mi sembra di capire che il fenomeno per ora riguardi soltanto Stati Uniti e Canada e quindi sarebbero le aziende americane a condurre ricerche ed estrazione, nel caso, anche nel nostro continente». Se il premier le chiedesse dei suggerimenti per il taglio della bolletta del 10 per cento alle Pmi cosa gli direbbe? «Il governo ha già coinvolto tutti gli operatori. La soluzione è che vengano tagliati incentivi e contributi un po a tutti, eliminando sacche di privilegio, per mettere a disposizione fondi per il bene comune». Confermate il progetto del rigassificatore di Porto Empedocle dopo che gli investimenti sono stati congelati per la crisi? «Il progetto è stato autorizzato e vogliamo completare questa infrastruttura che sarà uno dei due o tre nuovi terminali che permetteranno all Italia di diversificare le sue fonti di approvvigionamento del gas garantendo flessibilità e sicurezza».conferma gli obiettivi di riduzione del debito? Venderete la partecipazione in Slovacchia? «Il debito scenderà a 37 miliardi per la fine del 2014, così come previsto anche dal piano di cessione. Abbiamo asset in diversi paesi che potrebbero essere ceduti, compresa la partecipazione in Slovacchia». Luca Pagni - La Repubblica, A2A, la vendita slitta a dicembre Si aspetta: il prezzo del titolo non è ancora ottimale Rischia di slittare a fine anno la vendita del 5% di A2A. Nei patto parasociali Brescia e Milano avevano messo nero su bianco l impegno ad «attivare azioni congiunte per la cessione delle azioni non sindacate entro e non oltre il 30 giugno 2014». Ma il valore troppo basso del titolo ha portato a dilatare la validità di quell impegno fino al 31 dicembre. La scelta finale dipenderà dagli umori della Borsa, sapendo che per «vendere bene» bisogna acciuffare il momento opportuno (kairos, dicevano i greci). Se il titolo subirà un improvvisa impennata, l operazione potrebbe andare in porto già nei prossimi giorni. Altrimenti bisognerà temporeggiare. Ieri, a Milano, il sindaco Emilio Del Bono si è limitato a spiegare che «entro il 31 dicembre collocheremo il 5%». I motivi del possibile slittamento son presto detti. Per vendere serve che il prezzo dell azione sia sopra la media del valore degli ultimi sei mesi, vale a dire 87 centesimi. Il 5% verrà collocato attraverso lo strumento dell accelerated bookbuilding, meccanismo che comporta uno sconto per chi compra tra il 4 e il 5%. Per farla breve, Brescia e Milano non possono vendere sotto i centesimi. A marzo il titolo era tornato sopra l euro, ma da metà aprile si galleggia sotto i 27

28 90 centesimi. Gli ultimi giorni hanno registrati buoni recuperi. Basterà? «Siamo molto flessibili spiega l assessore al Bilancio Paolo Panteghini stiamo a vedere come si comporta il mercato. Abbiamo una sola cartuccia da sparare e lo vogliamo fare al momento giusto». Per quanto difficile, se si venderà subito si potranno usare quei soldi per abbattere il debito e dare già da quest anno ossigeno alla spesa corrente del Comune; altrimenti, se la vendita slitterà, i benefici saranno rinviati al Resta il nodo investimenti. Per finanziarli la Loggia puntava (anche) sulla vendita di A2A. Se la cessione dovesse slittare, che accadrà? «Non vedo grossi rischi» rassicura Panteghini. Al limite potrebbe ritardare l avvio di qualche opera. Ma poi ci sono altre partite che potrebbero riservare buone sorprese: la vendita della Centrale del Latte, l alienazione di qualche immobile. Insomma, margini di manovra ce ne sono. Tornando ad A2A ieri il sindaco ha ribadito che con il cambio di governance gli azionisti «non saranno più spettatori passivi come in passato». Del Bono ha poi rimarcato «le ombre industriali» sull investimento in Montenegro e ha auspicato lo sviluppo di A2A Ambiente e l internazionalizzazione di A2A. Quanto al nuovo ad, Valerio Camerano, «la scelta è largamente condivisa e c è la totale fiducia degli azionisti», mentre sul ruolo di Renato Ravanelli «deciderà il cda». Davide Bacca - Corriere della Sera (Brescia), A2A, slitta il collocamento del 5 per cento Il comune di Brescia sposta a fine anno il termine della cessione Il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, apre ufficialmente allo slittamento oltre il 30 giugno (con nuovo termine fissato per fine anno) della vendita del 5% di A2A avviata dallo stesso Comune di Brescia e da quello di Milano. Già da alcune settimane, alla luce della debolezza del titolo, le due amministrazioni avevano avviato una riflessione ufficiosa sul dossier, visto che le procedure approvate dai consigli comunali impongono un collocamento a un prezzo almeno pari a 0,87 euro, cioè alla media dei sei mesi precedenti alla delibere. Visto che la cessione avverrà attraverso un accelerated book building, e dunque leggermente a sconto rispetto ai prezzi di mercato, per avviare e concludere con successo l operazione si richiede una quotazione di A2A tra 0,91 e 0,92 euro. Ieri, dopo il rally delle ultime sedute, l azione ha chiuso in rialzo dello 0,67% a 0,9 euro. Si viaggia dunque sul filo: in questo contesto di mercato, con gli operatori che attendono l assemblea di metà giugno e la definizione dei nuovi equilibri di governance con il ritorno al sistema monocratico, Del Bono ha voluto fissare come nuovo termine per concludere il collocamento il prossimo 31 dicembre. Un indicazione di buon senso, che ovviamente non esclude una mossa anticipata nel caso il titolo A2A subisse una nuova impennata. «La vendita della quota è confermata aveva dichiarato nelle scorse settimane il sindaco milanese, Giuliano Pisapia. Chiaramente bisogna trovare il momento giusto, non possiamo vendere in perdita». A conclusione dell operazione, i due Comuni si porterebbero al 50% più due azioni del capitale della multiutility lombarda, anche se il mercato guarda a una eventuale e nuova discesa nel capitale (magari a seguito di operazioni straordinarie) delle due amministrazioni. L assemblea di metà giugno esaminerà anche la richiesta del cda di autorizzazione a un buy back azionario fino al 10% del capitale, anche nell ottica di acquisizione che potrebbero essere finanziate con carta. Cheo Condina - Il Sole-24 Ore, A2A, slitta a fine anno la vendita del 5% delle azioni dei due comuni Il collocamento del 5% circa di A2A da parte dei comuni di Milano e Brescia, principali azionisti della multiutility lombarda, avverrà entro il 31 dicembre e non più entro il primo semestre come originariamente previsto Lo ha detto il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, a margine della presentazione alla stampa del parco tecnologico Nibiru Planet. «Entro il 31 dicembre collocheremo il 5% di A2A, ha risposto Del Bono interpellato sulla tempistica attesa per l operazione che farà scendere i due comuni principali azionisti al 50% più due azioni della superutility lombarda. Inizialmente la data prevista per la vendita era fissata a fine giugno, poi la discesa del titolo in Borsa ha fatto allungare la tempistica. La data di fine anno dovrebbe comunque consentire ai comuni di inserire il ricavato dalla cessione nei bilanci. Del Bono e i dubbi sull operazione Montenegro Sul ruolo degli azionisti pubblici nella società che sta uscendo dal duale e che nell assemblea del 13 giugno prossimo nominerà i nuovo vertici, Del Bono ha ribadito che l azionista non sarà più spettatore passivo come in passato, non 28

29 tanto per l ordinaria amministrazione ma nelle scelte strategiche come aggregazioni e investimenti sul territorio e all estero. Su questo gli azionisti vogliono avere un interlocuzione attenta con i propri amministratori, ha proseguito. Il sindaco di Brescia ha inoltre espresso piena fiducia sullo sviluppo di A2A Ambiente, la divisione che ingloba tutte le attività ambientale della società, auspicando anche una sua internazionalizzazione verso nuovi mercati. A proposito di mercati esteri, interpellato sul destino della controllata in Montenegro Epcg, Del Bono ha detto che «il nuovo Cda valuterà la redditività e l utilità dell investimento» sul quale «le ombre», sotto il profilo industriale «sono state tante». Relativamente infine alle deleghe dell attuale direttore generale Renato Ravanelli, Del Bono ha detto «la scelta spetta al Cda e all Ad. Su questo l azionista non interviene». Inizialmente Ravanelli era sostenuto dal Comune di Brescia per il ruolo di futuro Ad, mentre Milano puntava su Stefano Cao. Alla fine è prevalso un nome terzo, Valerio Camerano. «La scelta di Camerano è largamente condivisa e su cui c è la totale fiducia degli azionisti». Corriere della Sera (Brescia), A2A, Del Bono vede ombre in Montenegro Il sindaco di Brescia: Su Epcg, valuterà il nuovo Cda. Azionisti non s aranno più spettatori passivi. Su deleghe Ravanelli deciderà il Consiglio Quello di A2A in Montenegro è stato da sempre un investimento controverso. Un ticket pagato alla politica, secondo alcuni. Un investimento in grado di dare frutti nel medio-lungo termine, secondo altri. Lo stesso d.g. Renato Ravanelli ha più volte ripetuto che la decisione se restare o meno nel capitale della montenegrina Epcg sarebbe stata presa solo una volta realizzato da Terna il cavo Italia-Montenegro, previsto nel Ma con l'avvento dei nuovi vertici le cose potrebbero cambiare. "Il nuovo Cda valuterà la redditività e l'utilità dell'investimento" ha rimarcato il sindaco di Brescia Emilio Del Bono, spiegando che sull'operazione "le ombre in senso economico e industriale non sono mancate". Interpellato a margine della presentazione del parco tecnologico Nibiru, il principale socio di A2A (assieme al Comune di Milano) ha peraltro sottolineato che "l'azionista non sarà più spettatore passivo come in passato". In particolare per quanto riguarda le "scelte strategiche sugli investimenti sul territorio e all'estero". Montenegro compreso. "Confidiamo che A2A si internazionalizzi verso nuovi mercati", ha comunque aggiunto Del Bono. Sottolineando che il nuovo a.d. Valerio Camerano ha "la totale fiducia degli azionisti". E il futuro di Ravanelli? Che deleghe avrà l'attuale d.g.? "Si tratta di una scelta che spetta al Cda", ha detto il sindaco, spiegando che con la nuova governance "non ci sono più i due direttore generali" e il loro ruolo è "un'opzione statutaria". Infine sulla dismissione del 5% da parte dei Comuni di Brescia e Milano, Del Bono si è limitato a dure che verrà fatta "entro il 31 dicembre". Quindi un termine più elastico rispetto al 30 giugno originariamente indicato. QE, Montenegro utility EPCG's Q1 profit falls 33 pct on lower hydro Montenegro's power utility EPCG said on Tuesday its core profit fell 33 percent in the first quarter, weighed down by lower hydro power generation First quarter adjusted earnings before interest, tax, depreciation and amortisation (EBIDTA) fell to 20.3 million euros ($27.62 million), EPCG said. Revenues dropped 17 percent to 64.5 million euros. EPCG, in which Italy's A2A holds a 43.7 percent stake, produced 903 gigawatt-hours (GWh) of electricity in the first quarter, 25 percent less than in the same period last year, with hydro power output declining 37 percent to 517 GWh Reuters, Chinese company offers lowest bid for Montenegro power plant Montenegro's power utility, EPCG said on Thursday China's Hubei Electric Power Survey & Design Institute has offered the lowest price to build a new coal -fired unit at its Pljevlja power plant 29

30 The Chinese company has offered to build a 250 megawatt unit for 277 million euros ($ million), the utility said. The two other bidders - Czech engineering group Skoda Praha, owned by power utility CEZ and China Machinery Engineering Corporation - have offered million euros and 278 million euros, respectively. The board of EPCG, in which Italy's A2A holds a 43.7 percent stake, will decide what bid it will accept in the "coming period", the company said in a statement. Montenegro, which imports more than a third of its power and is working toward European Union membership, aims to add the unit with a capacity of 220 to 300 megawatts. A need for new power sources is acute across the Balkans, a region that has lacked investment in capacity for nearly two decades due to wars and political turmoil. Chinese companies are increasingly interested in the region. CMEC is currently engaged in a $1 billion project to build an additional 350 MW block at the Kostolac coal-fired plant in Serbia. The London-based Energy Financing Team has picked Dongfang Electric Corp, one of China's top power equipment makers, to provide equipment and carry out construction of its 300MW coal-fired plant in Bosnia. Ivana Sekularac - Reuters, Acea, sfide e incognite per il sindaco Marino che ha rottamato i vertici Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha dunque vinto la singolar tenzone con i privati di Acea, forte del 51 per cento in mano al Campidoglio Tanto rumore per nulla? Si vedrà.il primo cittadino della Capitale ha indicato come amministratore delegato un manager molto quotato, interno all ex municipalizzata (Alberto Irace), considerato vicino a Matteo Renzi (Irace gestiva la società fiorentina dell acqua quando Renzi era sindaco del capoluogo toscano) e un presidente, Catia Tomasetti, esperta di regolazione del settore. Nomine lontane anni luce dai desiderata del Pd romano, che anche per questo di fatto ha messo in mora il sindaco.coi soci privati di Acea c è un accordo di massima: Francesco Gaetano Caltagirone è alla finestra, e attende di vedere cosa farà il nuovo management. I francesi hanno raggiunto l accordo pur di mantenere i loro due consiglieri. Ciò detto, non mancano le incognite. Vediamole.Prima incognita: per il modo in cui il Comune ha scritto l ordine del giorno dell assemblea del 5 giugno, la riduzione dei consiglieri è una strada obbligata. L unica soluzione sarebbe stata quella di far dimettere l attuale cda, ma il sindaco nonostante i baldanzosi tentativi non ci è riuscito. Quindi il cda andrà per forza a 7 componenti, e i francesi perderanno 1 consigliere. Bisogna vedere se accetteranno la nuova situazione oppure se sceglieranno la strada di impugnare l assemblea (eventualità ritenuta poco probabile dagli addetti ai lavori).seconda incognita: l ordine del giorno voluto dal Comune non prevede la revoca esplicita dell attuale consiglio di amministrazione. Quindi, alcuni avvocati di peso sostengono che questo vizio di forma potrebbe esporre l assemblea a diverse impugnative.terza incognita: l agenzia di rating Fitch la scorsa settimana ha rivisto in positivo l outlook di Acea (Bbb+) proprio per il lavoro del Cda che sarà revocato. Fitch ha detto che il cambio di management, al momento, è da considerarsi neutrale ; e ritiene fondamentale che non venga cambiata la strategia industriale e finanziaria seguita finora dall ex municipalizzata quotata a Piazza Affari.Conclusione: Marino può dunque riuscire nel suo intento ma deve fare attenzione a non pagare un prezzo troppo alto in termini di fibrillazione sulla società. Ai mercati e ai investitori non interessa la politica, ma i numeri. Michele Arnese - Formiche, Acea, pronta la resa dei conti L intesa non è a prova di sorprese Marino vuole la riduzione dei membri del Cda da 9 a 7 In teoria, i giochi sono fatti. In pratica, non si escludono sorprese. Sull Acea siamo alla resa dei conti finale. Domani, al centro congressi «La Fornace», zona Tor Di Valle (vicino al nascente stadio della Roma...), c è l Assemblea dei soci della multiutility di piazzale Ostiense, che dovrebbe deliberare la riduzione del Cda da 9 a 7 membri e il cambio di management. L epilogo, sostanzialmente, di una battaglia che va avanti da un anno, cioè dalla passata Assemblea quando Ignazio Marino (non ancora sindaco) comprò un pacchetto di azioni e si presentò alla riunione, che cadeva in piena campagna elettorale. Da allora, molta acqua è passata. Anche domani potrebbe esserci il sindaco (Marino deciderà all ultimo) ma 30

31 dopo gli scontri dei mesi scorsi il clima è sostanzialmente di un accordo trovato (a fatica) tra i tre soci principali, Comune (51%), Caltagirone (16%), Suez (12%). Presidente sarà l avvocato Catia Tomasetti, dello studio legale «Bonelli erede Pappalardo», l ad Alberto Irace, già dirigente dell azienda. E, nella lista del Comune (rappresentato dal dirigente Marco Battistella), gli altri due componenti del Cda saranno Elisabetta Maggini (figlia di un costruttore, collaboratrice di Zingaretti, conosciuta in ambiente Pd per aver dato una mano nella campagna elettorale 2013) e Paola Profeta, considerata vicina alla neo-europarlamentare lettiana Alessia Mosca. Fuori, con la riduzione da 9 a 7 (col Comune che passa da 5 a 4 componenti), l avvocato Franco Paparella. Per chi manterrà due membri, è lotta serrata fino all ultimo voto tra Caltagirone (i due in lista sono Francesco, figlio dell imprenditore, e Paolo Di Benedetto, marito di Paola Severino), e i francesi (Giovanni Giani e Diane D Arras). Out tutti quelli di nomina alemanniana: il presidente Giancarlo Cremonesi, l ad Paolo Gallo (che però resta dg), l ex deputato pidiellino Maurizio Leo, il dalemiano Andrea Peruzy, il magistrato Antonella Illuminati. Non è detto, però, che il cambio sia indolore. Perché nell ordine del giorno dell Assemblea, integrato dalle «richieste» di Roma Capitale, la parola «revoca» degli attuali amministratori non è menzionata. E, quindi, alcuni consiglieri potrebbero decidere di dare battaglia, facendosi rappresentare dai propri legali: «Ci saranno più avvocati che azionisti...», sospira uno degli addetti ai lavori. Presente anche un paio di consiglieri comunali (girano i nomi di Athos De Luca e Valeria Baglio), pronti pure loro a dare battaglia sulla retribuzione del nuovo ad. In teoria, l Assemblea (guidata da Cremonesi) potrebbe anche decidere che la riduzione del board scatta dal prossimo mandato aziendale. Ipotesi, però, che viene considerata improbabile. Altra possibilità, che i consiglieri «revocati» ottengano una nuova Assemblea, che ne decreti la rimozione. Difficile, anche questo. Ma non del tutto impossibile. Resta la terza opzione. Il Comune, pur in un Assemblea che si annuncia burrascosa, porta a casa riduzione del Cda, cambio del management e taglio agli emolumenti. Ma, qualcuno degli esclusi, ricorre in sede civile perché revocati senza «giusta causa». E questo sì che potrebbe succedere. Ernesto Menicucci - Corriere della Sera (Roma), I piani di Ignazio Marino su Acea per l assemblea del 5 giugno L offensiva di Ignazio Marino sulla municipalizzata di Roma non conosce soste O forse finirà nessuno sa ancora come nell assemblea del 5 giugno, quando Acea approverà il bilancio 2013 e discuterà delle richieste avanzate dal sindaco della Capitale. L ultima, comunicata al mercato il 20 marzo scorso, riguarda la riduzione dei componenti del Cda, in ottica spending review. L inquilino del Campidoglio l ha messa nero su bianco nella giunta del 22 maggio. E ora la resa dei conti è vicina. L'ordine del giorno Se questa prima richiesta venisse approvata, l assemblea avrà l onere di nominare il nuovo cda. All ordine del giorno, c è «la nomina del Presidente e in ogni caso la determinazione del compenso del cda nonché delle ulteriori precisazioni che il Socio Roma Capitale vorrà eventualmente fornire». Le posizioni dei soci Così, è di fatto terminato il lungo braccio di ferro tra il Comune di Roma (socio di maggioranza di Acea con il 51%) e gli azionisti privati Francesco Gaetano Caltagirone (12,5%) e i francesi di Suez-Gdf (12,5%) che volevano invece lasciare immutato il board uscito fuori dall assemblea dello scorso anno (negli ultimi giorni della giunta Alemanno), che aveva confermato Giancarlo Cremonesi presidente e Paolo Gallo amministratore delegato. Come reso noto nei giorni scorsi, il Comune proporrà come presidente Catia Tomasetti e come ad Alberto Irace, ha scritto il Corriere. Resta ancora un incognita, secondo alcune indiscrezioni: la posizione definitiva dei francesi Cda più snello e più povero Quanto al Cda, l intenzione è ridurlo da 9 a 7 componenti (e non 5 o 6, come avrebbe voluto in un primo momento il sindaco), e l intero vertice costerà meno di quanto prende adesso l amministratore delegato ha annunciato Marino. La retribuzione del presidente scenderà da 480 mila a 120 mila euro quella dell ad da quasi 800 mila a 290 mila, mentre i consiglieri non potranno superare i 30 mila euro (alcuni fra commissioni e altre voci attualmente superano i 130 mila euro all anno). Inoltre il Campidoglio ha deciso che voterà a favore dell approvazione dei conti del 2013, ma boccerà la remunerazione dei vertici, contestando il meccanismo di auto assegnazione che secondo il sindaco avrebbe consentito al cda di bypassare l assemblea dei soci. Ma le cifre fornite dal sindaco sui nuovi compensi non trovano ancora conferme ufficiali. I rapporti con i privati Tutto troppo semplice e indolore. E infatti non sono mancati commentatori che hanno ipotizzato una lunga causa legale, se quanto descritto dovrebbe verificarsi. Caltagirone, nel frattempo, il 7 marzo ha incontrato Marino, una scelta che è 31

32 stata vista come un segnale di apertura. Certo è che l idea di cambiare del tutto i vertici non è stata troppo gradita dall imprenditore romano. E tantomeno piace ai francesi che il 16 marzo avevano ribadito al sindaco il proprio secco no, promettendo di agire per tutelare i propri diritti di soci di minoranza. Con i francesi gli animi si sono inaspriti ben presto, dopo la prima boutade del dottor Marino: una lettera, con data ottobre 2013, per chiedere di partecipare al cambiamento dei vertici della società. Il ruolo di Caltagirone In Acea non sta succedendo niente se non che Marino ha aperto la guerra al suo nemico più potente, Francesco Gaetano Caltagirone scriveva il Fatto Si litiga sulla municipalizzata anche se il conflitto vero si gioca sulle nuove linee della Metro, il prolungamento della B e la nuova C. Il sindaco non vuole accollarsi i maggiori oneri per la terza linea, né confermare le concessioni edilizie legate alla seconda. I francesi in ogni caso avevano fatto orecchie da mercante perché avevano già chiarito che non volevano sentir parlare di guerra a Caltagirone, anche visto il +61% fatto segnare dal titolo da aprile Laura Magna - Formiche, Turbogas alla Manuli Legambiente contraria Il circolo di Ascoli di Legambiente è contrario alla proposta di Castelli di realizzare una centrale Turbogas presso lo stabilimento della Manuli, potenziando l impianto già esistente al servizio delle imprese della zona industriale. Non conosciamo bene i dettagli del progetto né la potenza di questa nuova centrale, ma ricordiamo bene i vari tentativi compiuti nel corso di più di 20 anni da un ben noto comitato che ha tentato varie volte di realizzare una centrale Turbogas alla Mondadori, tentativo per fortuna sventato all epoca dalla ferma opposizione delle associazioni, con in prima fila l Archeoclub guidato da Mariolina Massignani e Legambiente Ascoli Piceno. Adesso ci troviamo di fronte ad un nuovo tentativo di far ripiombare il nostro territorio nell incubo di un futuro energetico non all insegna delle energie rinnovabili e della Green Economy, ma all insegna dello sfruttamento selvaggio delle fonti di combustibile fossili come il gas, che magari dovrebbe provenire proprio dal nuovo gasdotto appenninico che sta suscitando proteste un po dovunque e dal mega deposito di stoccaggio del gas che un azienda Multinazionale (la GasPlus) vorrebbe realizzare a Porto d Ascoli e San Benedetto del Tronto". Corriere Adriatico, Total, Orange et GDF Suez vont entrer au capital d Euronext Des poids lourds du CAC 40 devraient prendre une participation dans l opérateur boursier avant son introduction en Bourse Plusieurs groupes du CAC 40 pourraient participer à l introduction en Bourse d Euronext. Selon nos informations, Total, Orange et GDF Suez se sont engagés à participer au tour de table de l opérateur du marché parisien, qui devrait arriver à la cote à la fin du mois. Le groupe pétrolier, le groupe de télécoms et l énergéticien pourraient prendre une participation de l ordre de 1% chacun. D autres pourraient les suivre, à l avenir. Ils pourraient ainsi apparaître comme des «investisseurs stratégiques», dans le prospectus de l opération. Pour une capitalisation d Euronext de l ordre de 1,5 milliard d euros (les analystes évoquent une fourchette de 1,3 à 2 milliards d euros), cela représenterait donc un ticket d entrée de quelque 15 millions d euros. En investissant dans cette introduction en Bourse les émetteurs cherchent à s associer à la dynamique de place. Tout un symbole pour un groupe qui veut se positionner comme «un centre de levée de capitaux pour le financement de l économie réelle». Activité paneuropéenne La participation au capital de ténors de la cote fait suite à l annonce, il y a quelques jours, de la constitution d un noyau dur de banques et d institutions financières détenant ensemble 33% du capital. Ce tour de table est représentatif de l activité paneuropéenne d Euronext, opérant les places d Amsterdam, Bruxelles, Paris et Lisbonne: il comprend BNP Paribas, Société Générale, Caisse des Dépôts et bpifrance, mais aussi Avistar SGPS (groupe Banco Espírito Santo), ABN 32

33 AMRO, Fortis (groupe BNP), le belge Euroclear ou encore le holding public belge Société Fédérale de Participations et d Investissement. Ils se sont engagés à conserver leurs titres pendant trois ans après l entrée en Bourse d Euronext. C est «un signal fort pour le marché» et «une grande marque de confiance dont nous sommes ravis», avait alors déclaré Dominique Cerutti, directeur général d Euronext, soulignant que cette annonce allait au-delà de la volonté d IntercontinentalExchange (ICE). Ce noyau dur d actionnaires était très attendu après des mois de négociations faisant intervenir Bercy, des discussions polluées par le projet européen de taxe sur les transactions financières. Presque jusqu au bout, plusieurs observateurs craignaient que ce tour de table ne parvienne pas à se conclure, alors que des grandes institutions comme AXA ou Crédit Agricole avaient publiquement déclaré leur intention de ne pas participer. Certes, les esprits critiques remarqueront que plusieurs des banques du noyau dur sont conseils de l opération et que certains des grands groupes comportent l Etat à leur capital, mais ces annonces sont encourageantes à quelques semaines de l introduction. Fort de ces investisseurs phares, Euronext va maintenant devoir convaincre un plus large panel d investisseurs. L opération est surveillée de près alors qu elle marque le retour de l indépendance pour la Bourse de Paris. Euronext était tombé dans l escarcelle de Nyse en 2007, avant d être racheté par IntercontinentalExchange (ICE) l an dernier. Marina Alcaraz - Les Echos, Alstom, arriva la banca tedesca KfW Possibile aiuto a Siemens per la creazione di un Airbus dell'energia Potrebbe concretizzarsi l'idea del presidente francese François Hollande, che da tempo propone alla Germania la creazione di un "Airbus dell'energia". Secondo "fonti vicine al dossier" citate oggi dall'agenzia "Bloomberg", il Governo tedesco starebbe infatti studiando la possibilità acquistare una quota di Alstom attraverso la banca pubblica Kreditanstalt fuer Wiederaufbau (KfW), nel caso in cui avesse successo il tentativo di Siemens di creare dalla fusione e riorganizzazione delle attività dei due gruppi una società per l'energia e una per il trasporto ferroviario. In base al piano di Berlino, KfW e il Governo francese dovrebbero acquistare identiche quote di Alstom, che verrebbe poi scorporata e integrata con Siemens. Il mese scorso, il ministro dell'economia tedesco, Sigmar Gabriel, non ha nascosto la sua predilezione per una "soluzione europea" per Alstom, sulla quale la statunitense GE ha presentato un'offerta vincolante da 12,35 miliardi di euro. Analogamente, il ministro dell'industria francese, Arnaud Montebourg, favorisce la contro-offerta di Siemens, che sarà ufficializzata entro il 16 giugno e prevede l'acquisizione delle attività energetiche del gruppo d'oltralpe in cambio di alcuni asset del colosso ingegneristico di Monaco nel settore ferroviario più un conguaglio in denaro. QE, Ecco il progetto per il deposito nazionale di scorie nucleari È una strada in salita quella che porterà il nostro Paese a dotarsi di un deposito nazionale unico delle scorie nucleari In settimana il primo artefice dell operazione, l Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), dovrebbe pubblicare ufficialmente i criteri vincolanti per realizzare questo obiettivo. Ma gli ostacoli da superare rimangono molti. I criteri Criteri anticipati oggi da Francesco Rendina, che sul Sole 24 Ore spiega che la scelta ricadrà su un sito lontano da aree a rischio di terremoti, di instabilità geologica o di qualche smottamento se piove forte, da falde acquifere, o a «risorse naturali già sfruttate o di prevedibile sfruttamento», da fiumi, dighe, dovrà essere realizzato ad almeno 10 chilometri dalle coste marine, ad «adeguata distanza» dai centri abitati, lontani almeno 1 km dalle autostrade, dalle principali strade extraurbane, dalle ferrovie, sotto i 700 metri di altezza o dove esistono «versanti con pendenza media maggiore del 10%». Il percorso 33

34 Una volta pubblicati i criteri, prosegue il quotidiano di Confindustria, la palla passerà alla Sogin, la società pubblica (partecipata al 100% dal Ministero dell Economia e delle Finanze) nata per smontare le nostre vecchie centrali, gestirne i detriti e appunto per realizzare il deposito nazionale unico. Per confrontare la versione semidefinitiva della mappa la Sogin dovrà organizzare un seminario nazionale partecipato dai Ministeri competenti e all Agenzia, le Regioni, le Province ed i Comuni, nonché l Upi (province, sempre che nel frattempo non vengano davvero abolite) l Anci (comuni), le associazioni degli industriali e le associazioni sindacali «maggiormente rappresentative», le università e gli enti di ricerca. Poi una serie di passaggi ulteriori, con una nuova tornata di «indagini tecniche». Infine, la consultazione con i rappresentanti dei territori. Il via libera conclude Rendina dovrà venire in ogni caso dalla Regione. Solo allora si potrà dare corso a un decreto che dovrà essere siglato dai dicasteri competenti.il Decommisioning di Sogin Il decommissioning, ovvero la fase terminale del ciclo di vita delle centrali atomiche italiane, che contempla in ultima fase la messa in sicurezza delle scorie, è già iniziato. Nel mese di aprile è stata presentata ufficialmente la nuova area per lo stoccaggio completato da Sogin di scorie dell ex Centrale nucleare di Borgo Sabotino nei pressi di Latina, che ha rappresentato per molti anni il più grande impianto di produzione di energia atomica in Europa. Tuttavia, la fase finale del processo, compreso lo smaltimento del reattore, sarà possibile soltanto con la costruzione del grande sito nazionale. I piani di Ansaldo Nucleare Nonostante l Italia sia una fra le prime nazioni ad aver abbandonato il ricorso all energia atomica, continua a vantare in questo campo l impiego di tecnologie avanzate e un know how altamente specializzato, da spendere sul mercato. Competenze che la Penisola vuole far valere e rafforzare, come dimostra il nuovo piano industriale di Ansaldo Nucleare, reduce dall acquisizione per un valore di circa 36 milioni di euro del 100% di Nuclear Engineering Services, società britannica impegnata nel più grande programma di smantellamento nucleare nel Regno Unito. Michele Pierri - Formiche, Le charbon menace la sécurité énergétique de l'europe Le gaz présente de nombreux avantages par rapport au charbon mais celui -ci profite d'un avantage prix. Il est importé à bas coût des Etats-Unis qui pratiquent l'extraction du gaz de schiste Le gaz est de plus en plus supplanté par le charbon dans la production d'électricité en Europe. Et la baisse de la consommation de cette énergie observée ces dernières années devrait se poursuivre. Tel est le constat de l'association professionnelle Cedigaz qui tient à attirer l'attention sur le risque pour la sécurité énergétique du Vieux Continent. Érosion de la compétitivité du gaz naturel L'association met en avant un "paradoxe", dans une étude récemment publiée: le gaz naturel offre de nombreux avantages par rapport au charbon, comme une meilleure efficacité énergétique, des rejets de CO2 moindres et une production plus flexible. Mais sa compétitivité est mise à mal par l'effondrement des prix du charbon - exporté à bas prix des Etats-Unis, où se développe le gaz de schiste -, et la montée en puissance des énergies renouvelables. "Divers facteurs, dont une faible demande électrique, le développement rapide des sources d'énergies renouvelables, la chute des prix de gros de l'électricité, la cherté des prix du gaz par rapport au charbon et la faiblesse des cours du CO2, ont érodé la compétitivité du gaz naturel dans le secteur électrique européen", souligne le document. Une importante baisse de la consommation La part du gaz dans le bouquet énergétique de l'union européenne est ainsi passée de 23,6% en 2010 à 19% en 2012, et "la consommation de gaz par les producteurs d'électricité a diminué de 51 milliards de m3", un recul équivalent à l'ensemble de la consommation annuelle de gaz en France. Dans le même temps, le secteur énergétique a consommé 10% de charbon en plus, la plus polluante des énergies fossiles. Conséquence: les centrales à gaz à cycle combiné, dont le coût marginal est élevé, ont été délaissées au profit d'autres moyens de production d'électricité. Ainsi, 25 gigawatts de capacités de production ont été arrêtés, fermés ou étaient menacés de l'être à la fin 2013, selon Cedigaz. Baisser les prix du gaz "Au total, près de 30% des capacités de production au gaz pourraient être fermées ou mises en sommeil d'ici à ", souligne l'association professionnelle, qui prévient: "Cela pose un sérieux problème de sécurité d'approvisionnement énergétique auquel il convient de répondre de manière urgente" 34

35 "L'avantage compétitif du charbon pourrait se maintenir au cours des dix prochaines années à moins d'une réforme structurelle du marché des quotas de CO2 pour permettre une remontée des prix du CO2" (ce qui rendrait le charbon plus onéreux), estime Cedigaz, qui plaide aussi pour une révision à la baisse des prix du gaz. La Tribune, Mercato CO2 poco liquido e operatori alla finestra EUA in leggero ribasso, CER invariato. I messaggi del Carbon Expo di Colonia La settimana di scambi è stata caratterizzata da bassa liquidità a causa del periodo di festività in buona parte d'europa e di un evento di settore. L'EUA ha fatto registrare movimenti laterali all'interno del trading range prima di chiudere a 5,10 /ton, al ribasso di 0,07 /ton rispetto al Venerdì precedente. Invariato il CER, che termina a 0,08 /ton. Lunedì: secondo un annuncio ufficiale della Environmental Protection Agency, un decreto varato dall'amministrazione Obama ha stabilito che le centrali elettriche americane dovranno ridurre le loro emissioni di gas inquinanti del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli registrati nel Con questo provvedimento, il Presidente ha scavalcato il Congresso così come i Repubblicani, puntando a rilanciare la leadership USA nella lotta al cambiamento climatico. Stando alle stime degli addetti ai lavori, il decreto potrebbe salvare più di vite. Per l'opposizione, il piano causerà un'ingente perdita di posti di lavoro nonché un conseguente aumento dei costi pubblici. Il contratto EUA DEC4 ha chiuso a 5,14 (-0,03 ); il contratto per l'energia tedesca ha chiuso a 34,46 /MWh (-0,04 /MWh); il brent è valutato 110,32 $/bbl (-0,22 $/bbl); il contratto CER DEC4 ha chiuso a 0,09 (+0,01 ). Martedì: al fine di fronteggiare il problema dell'inquinamento atmosferico, la Cina si prepara a rottamare più di cinque milioni di automobili. Infatti, per cercare di invertire il trend intrapreso in passato, caratterizzato da uno smodato sviluppo economico e da un completo disinteresse verso l'ambiente e il suo degrado, il gigante asiatico si sta impegnando a mettere in atto delle azioni che possano portare ad una drastica riduzione delle emissioni di gas serra in atmosfera. Per questa ragione, nella sola Pechino, saranno le auto rottamate poiché non soddisfano i canoni governativi. Inoltre, il documento prevede provvedimenti quali la chiusura di impianti di riscaldamento a carbone o l'obbligo di installare dei dispositivi che riducano le emissioni di gas inquinanti nei centri siderurgici. Il contratto EUA DEC4 ha chiuso a 5,22 (+0,08 ); il contratto per l'energia tedesca ha chiuso a 34,46 /MWh (+0,00 /MWh); il brent è valutato 110,02 $/bbl (-0,30 $/bbl); il contratto CER DEC4 ha chiuso a 0,09 (+0,00 ). Mercoledì: durante il Carbon Expo, evento di settore tenutosi quest'anno a Colonia, Jos Delbeke (DG Clima) è intervenuto confermando ciò che aveva dichiarato appena una settimana prima a Pechino circa la riserva di stabilità, pensata come riforma strutturale per il mercato della CO2. Delbeke, infatti, ha aperto alla possibilità di introdurre tale strumento prima del 2021, come già proposto da Germania, Danimarca, Regno Unito e Svezia. Secondo gli analisti, l'introduzione di questo meccanismo di riserva potrebbe far crescere il prezzo dei permessi di emissione di 11,00 /ton nei prossimi 10 anni. A tal proposito, sempre da Colonia, un portavoce del governo spagnolo ha fatto sapere che, per il momento, un'accelerazione dell'introduzione di questo meccanismo non è vista come una priorità dal proprio governo. Il contratto EUA DEC4 ha chiuso a 5,25 (+0,03 ); il contratto per l'energia tedesca ha chiuso a 34,48 /MWh (+0,02 /MWh); il brent è valutato 109,81 $/bbl (-0,21 $/bbl); il contratto CER DEC4 ha chiuso a 0,09 (+0,00 ). Giovedì: è ancora acceso il dibatto tra gli analisti europei circa il prezzo dei permessi di emissione di quest'anno. La scorsa settimana UBS ha fatto circolare una nota che fissava il prezzo dell'eua a 10,00 /ton a fine anno, con un valore medio che si attesta sui 7,00 /ton. Da parte sua, il poll di analisti interrogato periodicamente da Thomson Reuters stima che il valore medio per l'anno in corso sarà di 7,50 /ton, mentre dalle presentazioni tenutesi a Colonia in molti iniziano a pensare che l'eua potrà superare i 10,00 /ton nei prossimi 6 mesi, raddoppiando rispetto all'attuale livello. Le principali cause di tali rialzi sono riconducibili all'effetto del backloading, che si farà più evidente una volta che il settore termoelettrico sarà costretto a tornare in acquisto sul mercato. Sempre secondo gli analisti, nonostante si stimi una sovrallocazione del meccanismo superiore ai 2 Mld di EUA, il surplus custodito nei registri degli impianti industriali non toccherà il mercato prima che il valore abbia raggiunto doppia cifra. Il contratto EUA DEC4 ha chiuso a 5,25 (+0,00 ); il contratto per l'energia tedesca ha chiuso a 34,40 /MWh (-0,08 /MWh); il brent è valutato 109,97 $/bbl (+0,16 $/bbl); il contratto CER DEC4 ha chiuso a 0,09 (+0,00 ). Venerdì: in settimana sul mercato della CO2 si è registrato un calo della quantità di quote vendute quotidianamente dai governi UE sul mercato primario. Nonostante ciò, i giorni di festività e un evento di settore (Carbon Expo) hanno contribuito a tenere lontano dal desk molti operatori in buona parte di Europa, controbilanciando l'effetto di supporto al prezzo proveniente dal calo dell'offerta sul mercato primario. L'EUA si è mosso nella parte alta del trading range tracciato nelle ultime settimane (4,63-5,32 /ton), facendo registrare, così, un leggero recupero limitato dai livelli di resistenza tecnica. Il calo della liquidità sulle piattaforme europee ha comunque rallentato i movimenti rialzisti e il 35

36 mercato ha chiuso le contrattazioni settimanali in calo di 0,07 /ton rispetto 7 giorni prima per l'eua e invariato a 0,08 /ton per quel che riguarda il CER. Il contratto EUA DEC4 ha chiuso a 5,10 (-0,15 ); il contratto per l'energia tedesca ha chiuso a 34,40 /MWh (+0,00 /MWh); il brent è valutato 109,41 $/bbl (-0,56 $/bbl); il contratto CER DEC4 ha chiuso a 0,08 (-0,01 ). QE, Clima, forti segnali di cambiamento da Usa e Cina Obama presenta la più drastica proposta sulla riduzione delle emissioni mai avanzata negli Stati Uniti, nonostante gli attuali rapporti di forza e la forte lobby del carbone. La Cina annuncia che introdurrà un obiettivo di riduzione dell'intensità di carbonio e un tetto assoluto alle emissioni. Una spinta decisiva per un accordo sul clima a Parigi 2015? Il muro del dominio fossile si sta sgretolando e il mondo delle rinnovabili si prepara ad avere un ruolo centrale nel ventunesimo secolo. I segnali che stanno arrivando da Europa, Usa e Cina fanno sperare in un successo nelle negoziazioni climatiche il prossimo anno a Parigi. Aveva iniziato la Commissione Europea proponendo un taglio del 40% delle emissioni climalteranti al 2030 rispetto al Non senza forti resistenze, come quella della Confindustria europea. Ha risposto Obama con la più drastica proposta mai avanzata negli Stati Uniti, quella di ridurre del 30% le emissioni di anidride carbonica del settore elettrico entro il 2030 rispetto al Una mossa giocata d'astuzia, dribblando un Congresso ostile ed utilizzando i poteri dell'epa, l agenzia per la protezione dell ambiente. Queste due iniziative hanno un chiaro valore interno perché indicano un percorso di decarbonizzazione delle economie e invitano le industrie ad investire in efficienza e rinnovabili. Ma predispongono anche il terreno per facilitare il raggiungimento di un accordo mondiale sul clima nel dicembre del Un obiettivo, peraltro, non semplice da raggiungere. Le forze che si oppongono ad una limitazione delle emissioni sono gigantesche e attraversano paesi e continenti. Pensiamo all industria dei combustibili fossili che rischia di vedere deprezzate gigantesche riserve che non potrà utilizzare. Ma anche al settore elettrico che dovrebbe dismettere impianti poco efficienti e lasciare spazio alle rinnovabili. Un rapporto della IEA appena pubblicato chiarisce la portata dei cambiamenti legati al raggiungimento di un accordo per limitare a 2 C l incremento delle temperature. Entro il 2035 gli investimenti annui in efficienza energetica, attualmente pari a 130 miliardi di dollari, dovrebbero incrementarsi di otto volte e quelli sulle rinnovabili elettriche dovrebbero raddoppiare. In questo quadro in movimento, sul clima avevamo finora la posizione europea sui target 2030 e segnali negativi da Australia, Canada e Giappone. Diventava decisiva la posizione di Usa e, soprattutto, della Cina il paese centrale per ogni ipotesi di accordo, avendo raggiunto un livello di emissioni pari a quello di Europa, Stati Uniti e Giappone messi insieme. 36

37 Significativamente a febbraio gli Stati Uniti avevano rafforzato il rapporto di collaborazione sul clima con Pechino. E solo 24 ore dopo il discorso di Obama, il presidente del Comitato cinese sui cambiamenti climatici He Jiankun ha annunciato in una conferenza stampa che Pechino introdurrà, oltre ad un obiettivo di riduzione dell'intensità di carbonio, anche un tetto assoluto alle emissioni, una novità assoluta. Jiankun si è affrettato a dire che quelle erano solo sue opinioni personali, ma la dichiarazione fa capire il travaglio di un paese che sta puntando con forza a ridurre la dipendenza dal carbone e a liberare le città soffocate da livelli di inquinamento che superano di volte i livelli di guardia. Lo scorso anno in Cina, del resto, si è registrato un fatto clamoroso. La nuova potenza elettrica installata da rinnovabili ha superato quella termoelettrica. Gli obiettivi da raggiungere con le rinnovabili, del resto, vengono costantemente innalzati. Nel 2007 queste rappresentavano il 21% della potenza elettrica cinese, ma lo scorso anno erano già passate al 30%. Alla fine del 2013 erano in funzione 89 GW eolici e 20 GW solari, valori che fanno della Cina il primo paese al mondo nel vento e il secondo nel fotovoltaico. La crescita del solare, in particolare, è stata decisamente impressionante. Nel 2013 la potenza installata (12,1 GW) è stata quattro volte quella dell anno precedente. E quest anno il target è di 14 GW, il doppio del totale realizzato in tutto il mondo nel Ma torniamo alla dichiarazione di Obama. Poteva essere più ambiziosa? Certo, ma questa era probabilmente la linea più avanzata con gli attuali rapporti di forza. E bisognerà vigilare nei prossimi quattro mesi di consultazioni per evitare gli attacchi della lobby del carbone. L importante è che non si ripeta lo stallo di Copenhagen, ma che a Parigi tutti i paesi vengano coinvolti in politiche di contenimento delle emissioni. Lo straordinario successo che stanno avendo le energie verdi, in particolare nei paesi del sud del mondo, fanno sperare in una poderosa spinta dal basso. Ogni giorno che passa le tecnologie delle rinnovabili e dell efficienza risultano più competitive. Occorre con saggezza e determinazione alzare l asticella delle ambizioni per evitare una catastrofe climatica. Il tempo gioca a nostro favore nell evoluzione delle tecnologie, ma di tempo ne abbiamo poco. Le notizie di questa settimana aumentano però aspettative e speranze. Gianni Silvestrini - QualEnergia, Barack Obama riduce del 30% le emissioni entro il Il presidente scavalca il Congresso e rilancia il green Le centrali elettriche americane dovranno ridurre le loro emissioni di gas inquinanti del 30% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2005 Lo ha stabilito per decreto l'amministrazione Obama, con un annuncio ufficiale della Environmental Protection Agency, l'agenzia federale che si occupa della difesa dell'ambiente. Con questa mossa molto coraggiosa, a favore dell'energia "pulita e sicura", il presidente ha di fatto scavalcato il Congresso e quindi il dissenso repubblicano, con l'obiettivo di rilanciare la leadership americana nella lotta all'effetto serra e quindi al cambiamento climatico, nella speranza che l'anno prossimo, al livello mondiale, si raggiunga un nuovo Trattato. Consapevole che nessuna riforma avrebbe avuto il via libera di Capitol Hill, Obama ha potuto varare il decreto sulla base di una vecchia legge degli anni '70, la Clean Air Act, applicata sinora per limitare agenti inquinanti come il mercurio e il piombo, ma solo ora usata per tagliare le emissioni gassose. Secondo il Piano del governo, 645 pagine piene di cifre e dati, questa forte riduzione delle particelle inquinanti di anidride carbonica, ossido di azoto e di diossido di zolfo nell'atmosfera farà calare anche i rischi di asma e malattie respiratorie. Secondo gli esperti, grazie al decreto di oggi si salveranno 6600 vite e eviteranno 150mila casi di asma l'anno. Alcuni ambientalisti hanno fatto notare come aver deciso la riduzione delle emissioni rispetto ai livelli del 2005 e non quelli più alti del 2012, sia un modo per venire incontro alle proteste dell'industria energetica. Tuttavia, l'opposizione repubblicana s'è già scatenata contro quella che viene definita la 'guerra di Obama al carbone'. A loro giudizio, questa svolta ecologista comporterà la perdita di circa 250mila posti di lavoro l'anno e un enorme aumento dei costi, circa 50 miliardi, sempre l'anno. Secondo lo Speaker della House, John Boehner, il piano della Casa Bianca farà esplodere il prezzo dell'energia per i consumatori: "Le bollette degli americani saranno molto più care, almeno 17 miliardi di dollari in più l'anno", ha tuonato. Ma l'ambientalismo di Obama viene visto con grande sospetto anche tra i parlamentari democratici. In Kentucky, in West Virginia, in Ohio, stati dove ci sono molte centrali a carbone, tanti candidati democratici alle prossime elezioni di midterm temono apertamente che queste nuove regole possano mettere in pericolo la loro elezione. Di contro, gli esperti della Casa Bianca presentano numeri tutti diversi: il piano di riduzione delle emissioni, oltre a indicare una via per salvare il pianeta, al livello macro-economico dovrebbe creare ricchezza tra i 55 e i 93 miliardi di dollari, tantissimi se comparati ai costi stimati tra i 7,3 e gli 8,8 miliardi di dollari. L'Huffington Post,

38 Piano Obama sulle emissioni: quanto farà realmente? Meno 30% al 2030 sui livelli del 2005: il taglio delle emissioni del sistema elettrico annunciato ieri dal presidente Usa è una decisione storica per le politiche americane sul cli ma e avrà forse ricadute positive anche sui negoziati internazionali di Parigi nel Ma nella realtà fa meno di quello che sembra e punta a meno di quello che servirebbe L'annuncio anticipato di #ActOnClimate, l'"azione sul clima" di Obama è arrivato ieri: le centrali elettriche americane dovranno ridurre le loro emissioni di gas serra del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del Gli obiettivi indicati dall'epa, l'agenzia per l'ambiente Usa, sono in un decreto che entrerà in vigore tra un anno. È la decisione più importante nella storia americana nella lotta all'inquinamento globale", come sostiene Al Gore? È un piano troppo poco ambizioso nascosto dietro un trucco comunicativo, come osservano alcuni ambientalisti? Oppure è un colpo micidiale all'economia americana come denuncia la lobby delle fossili? Tutti i dettagli delle nuove regole e dei loro impatti, per chi volesse approfondire, sono raccolti in questa pagina del sito dell'epa. Per sintetizzare: si prevede di ridurre le emissioni del settore energetico del 26-27% rispetto ai livelli del 2005 entro il 2020 e del 30% entro il Ogni Stato Usa potrà scegliere come raggiungere l'obiettivo, dosando i vari ingredienti, che possono essere il passaggio dal carbone al gas nella produzione elettrica, l'incremento dell'efficienza energetica, gli obblighi di produzione da rinnovabili o altro ancora. Le urla di allarme della lobby del carbone Usa, appoggiata dai Repubblicani, non si sono fatte attendere: la guerra al carbone di Obama, secondo i dati diffusi da uno studio della Camera del commercio Usa (notoriamente pro-fossili) farebbe perdere 224mila posti di lavoro, causando danni per 50 miliardi di $ all'anno. Numeri cui la Casa Bianca risponde con altre cifre: a livello macro-economico il piano dovrebbe creare benefici economici tra i 55 e i 93 miliardi di dollari, a fronte di costi tra i 7,3 e gli 8,8 miliardi di dollari. A questo andrebbe aggiunto un calo dell'8% della bolletta, dovuto alle misure di efficienza energetica, e morti premature evitate e quasi mezzo milione di giorni di lavoro salvati grazie alla riduzione dell'inquinamento. Ma in termini di lotta al global warming, quale sarà l'impatto reale del piano? Minore di quanto sembrerebbe, anche perché la Casa Bianca ha mischiato un po' le carte. Ha infatti giocato sull'anno di riferimento per calcolare l'obiettivo: inizialmente per il target 2030 si era parlato di un taglio del 20% dai livelli del 2012, poi nella versione finale sì è cambiato in un meno 30%, ma dal Ora, come sappiamo, le emissioni del settore energetico Usa dal 2005 al 2012 sono calate del 13,2%, soprattutto a causa del boom dello shale gas (che peraltro ha fatto triplicare le esportazioni di carbone americane). Usare il 2005 come baseline dunque sembra quasi un trucco per far sembrare più ambizioso l'obiettivo. Nel complesso, il taglio delle emissioni del settore energetico previsto dovrebbe ridurre, sempre rispetto ai livelli del 2005, i gas serra americani del 6% entro il 2020, su un obiettivo che, come sappiamo, è di -17% per lo stesso anno e con la stessa baseline (che secondo molti per essere significativo dovrebbe essere almeno del 25%). Insomma, Obama con questo decreto fa certamente molto per le politiche sul clima, anche in termini di impatto sui negoziati internazionali di Parigi 2015, come dimostrano le reazioni positive di vari leader, prima fra tutte quella del segretario generale dell'onu, Ban Ki-moon. Ma fa certamente meno di quel che sembrerebbe e meno di quello che serve: il National Resource Defence Council, storica associazione ambientalista Usa, ad esempio preme affinché si innalzi l'obiettivo al 2020 previsto sul settore elettrico dal 26-27% sul 2005 al 35%. Lascia poi perplessi la scarsa entità della riduzione prevista dal 2020 al 2030: il sospetto è che a Obama interessi più il raggiungimento del (modesto) obiettivo del -17% al 2020 che non programmare una seria decarbonizzazione coerente con le raccomandazioni dell'ipcc, di ridurre le emissioni almeno dell'80% al A indebolire ulteriormente l'azione annunciata ieri poi ci penserà la lobby del carbone, appoggiata dai Repubblicani. Dopo 4 mesi di consultazioni, il decreto dovrebbe produrre i suoi effetti a partire da giugno A quel punto sicuramente partirà la battaglia legale del settore dei fossili, combattuta a colpi di ricorsi: se i tribunali non fossero abbastanza veloci, la questione potrebbe rimanere ancora aperta per le elezioni del A quel punto diverrebbe decisivo il ruolo del nuovo presidente: se fosse un repubblicano l'industria delle fossili potrebbe tirare un sospiro di sollievo. QualEnergia, Obama taglia la CO2 e spinge Enel Green Power in borsa La controllata ha un rialzo del 2,2% 38

39 Effetto Obama sul titolo Enel Green Power. La controllata del gruppo Enel attiva nelle energie rinnovabili ha accolto con un rialzo del 2,2% la decisione del governo Usa di tagliare di oltre il 30% le emissioni di Co2 delle centrali elettriche entro il 2030, perché la mossa va a sostegno delle energie rinnovabili, col probabile rinnovo degli incentivi sia per il solare che per l eolico. Al termine delle contrattazioni Egp ha mantenuto un rialzo dello 0,9% confermandosi comunque in controtendenza rispetto al listino (Ftse Mib -0,64%). La società guidata dal nuovo amministratore delegato Francesco Venturini (prima a capo di Egp Nord America) realizza negli Stati Uniti il 15% del proprio ebitda e ha il 20% degli asset. Secondo gli analisti di Equita, il rinnovo eventuale degli incentivi potrebbe aprire un nuovo fronte di espansione sul mercato a stelle e strisce. L annuncio d Oltreoceano viene considerato positivo anche per la capogruppo Enel (confermata la raccomandazione buy con target price a 4,4 euro per azione) per via delle possibili dinamiche sui prezzi delle commodities, soprattutto nel caso in cui «la Cina segua gli Stati Uniti nella decisione di tagliare le emissioni di Co2». Intanto la produzione di Egp in Nord America si è confermata in cresciuta anche nel primo trimestre dell anno: la capacità installata netta è aumentata di 444 megawatt rispetto a un anno prima. Angelica Romani - MF, Obama: Power plant rule will shrink power prices In a sweeping initiative to curb pollutants blamed for global warming, the Obama administration unveiled a plan Monday aimed at cutting carbon dioxide emissions from power plants by nearly a third by 2030 But it delays the deadline for some states to begin complying until long after President Barack Obama leaves office. The 645-page plan, expected to be finalized next year, is a centerpiece of Obama's efforts to deal with climate change and seeks to give the United States more leverage to prod other countries to act when negotiations on a new international treaty resume next year. Under the plan, carbon emissions are to be reduced 30 percent from 2005 levels, in what would amount to one of the most significant U.S. actions on global warming. Obama, in a conference call hosted by the American Lung Association, said the plan would both shrink electricity prices and protect the health of vulnerable Americans. He scolded critics who he predicted would contend anew that the limits would crush jobs and damage the economy. "What we've seen every time is that these claims are debunked when you actually give workers and businesses the tools and the incentives they need to innovate," Obama said. The proposal sets off a complex regulatory process, steeped in politics, in which the 50 states will each determine how to meet customized targets set by the Environmental Protection Agency, then submit those plans for approval. "This is not just about disappearing polar bears or melting ice caps," said EPA Administrator Gina McCarthy. "This is about protecting our health and our homes. This is about protecting local economies and jobs." Some states will be allowed to emit more pollutants and others less, leading to an overall, nationwide reduction of 30 percent. Many states that rely heavily on coal will be spared from cutting a full 30 percent. West Virginia, for example, must reduce the pollution it puts out per amount of power by 19 percent compared to the rate in Ohio's target is 28 percent less, while Kentucky and Wyoming will have to find ways to make 18 percent and 19 percent cuts in their electricity generation's efficiency. On the other extreme, New York has a 44 percent target, EPA figures show. But New York already has joined with other Northeast states to curb carbon dioxide from power plants, reducing the baseline figure from which cuts must be made. States like New York can get credit for actions they've already taken, lest they be punished for taking early action. Initially, Obama wanted each state to submit its plan by June But the draft proposal shows states could have until 2017 and 2018, if they join with other states. That means even if the rules survive legal and other challenges, the dust won't likely settle on this transformation until well into the next administration, raising the possibility that political dynamics in either Congress or the White House could alter the rule's course. Although Obama doesn't need a vote in Congress to approve his plans, lawmakers in both the House and Senate have already vowed to try to block them including Democratic Rep. Nick Rahall, who faces a difficult re-election this year in coal-dependent West Virginia. Scuttling the rules could be easier if Republicans take the Senate in November and then the White House in

40 Another potential flash point: The plan relies heavily on governors agreeing to develop plans to meet the federal standard. If Republican governors refuse to go along, as was the case with Obama's expansion of Medicaid, the EPA can create its own plan for a state. But the specifics of how EPA could force a state to comply with that plan remain murky. S. William Becker, who heads the National Association of Clean Air Agencies, said it was good that the rule will give states more time to develop strategies and will grant credit for previous steps to cut emissions. "Still, the regulatory and resource challenges that lie ahead are daunting," Becker said. Power plants are the largest U.S. source of greenhouse gases, accounting for about a third of the annual emissions. EPA data show power plants have already reduced carbon dioxide emissions by nearly 13 percent since 2005, meaning they are about halfway to meeting the administration's goal. The EPA projected that carrying out the plan will cost up to $8.8 billion annually in 2030, but the actual costs will depend heavily on how states choose to reach their targets. The administration argued that any costs to comply are far outweighed by savings in health expenses that the U.S. will realize thanks to reductions in other pollutants such as soot and smog that will accompany a shift away from dirtier fuels. Environmental groups hailed the proposal, praising both the climate effects and the public health benefits they said would follow. Former Vice President Al Gore, a prominent environmental advocate, called it "the most important step taken to combat the climate crisis in our country's history." But energy advocates sounded alarms, warning of economic drag. Senate Minority Leader Mitch McConnell, R-Ky., called the proposal "a dagger in the heart of the American middle class." "If these rules are allowed to go into effect, the administration for all intents and purposes is creating America's next energy crisis," said Mike Duncan of the American Coalition for Clean Coal Electricity, which represents the coal industry. Options for states to meet the targets include making power plants more efficient, reducing the frequency at which coal-fired power plants supply power to the grid, and investing in more renewable, low-carbon sources of energy. States could also enhance programs aimed at reducing demand by making households and businesses more energy-efficient. Each of those categories will have a separate target. Coal once supplied about half the nation's electricity, but has dropped to 40 percent amid a boom in natural gas and renewable sources such as wind and solar. Although the new emissions cuts will further diminish coal's role, the EPA predicted that it would remain a leading source of electricity in the U.S., providing more than 30 percent of the projected supply. Obama has already tackled the emissions from the nation's cars and trucks, announcing rules to reduce carbon dioxide emissions by doubling fuel economy. That standard will reduce carbon dioxide by more than 2 billion tons over the lives of vehicles made in model years Dina Cappiello e Josh Lederman - Chicago Sun-Times, Obama's climate rules threaten to rewrite map for U.S. energy Coal-dependent power companies from American Electric Power Co. to Duke Energy Corp. face billions of dollars in added costs, while renewable-energy backers and nuclear generators like Exelon Corp. stand to gain from a climate proposal that seeks to shift the foundations of the U.S. energy industry The Obama administration's proposed rules will be felt from the coal mines of West Virginia to natural gas wells in the Marcellus Shale as the United States moves toward cleaner fuel sources. A clampdown on emissions from coal-fired plants, the largest source of electricity, will force state regulators to determine whether consumers will foot the bill for reducing gases that contribute to climate change. The redrawing of the U.S. energy map stems from the Environmental Protection Agency's proposal Monday to cut power- plant emissions the nation's single largest source of carbon dioxide by 30 percent from 2005 levels. The reductions give the Obama administration ammunition as it seeks to convince developing nations from India to China to join a global agreement needed to avert dangerous climate change that's affecting cities worldwide. "The rule is going to speed the transition away from coal into natural gas and renewables and potentially increase the role nuclear electricity plays in the U.S.," said Christopher Knittel, director of the Center for Energy & Environmental Policy Research at the Massachusetts Institute of Technology. "Twenty or thirty years from now, we should expect coal to play a more modest role." Supporters of the regulations say they will help public health and cut power bills an average of $103 per household annually in 2020 because of more energy efficiency. Opponents say the measures will threaten reliable grid operations 40

41 by forcing the shutdown of additional coal-fired power plants, which have historically been among the cheapest sources of U.S. electricity. The proposed regulation will permit states to achieve reductions in climate-warming pollutants by promoting renewable energy, encouraging greater use of natural gas, embracing energy efficiency technologies or joining carbon trading markets. The regulations will apply to existing power producers. Separate regulations governing new plants have already been proposed. American Electric, Duke and Southern Co., which have each struggled with new technologies to burn coal with fewer emissions, may be forced to seek an additional $1 billion from customers if they're required to pay for carbon permits, according to one estimate. "It's a critical issue for us not to strand all that investment that we made and secondly to make sure the grid can operate in a reliable fashion through this transition," American Electric Chairman and Chief Executive Officer Nick Akins said in a May 28 interview. American Electric is the biggest carbon emitter among U.S. power producers, followed by Duke and Southern, according to a report last month by M.J. Bradley & Associates, a Concord, Mass.-based environmental consulting group. Southern and Duke have faced cost overruns and delays at plants designed to burn coal with fewer emissions. American Electric in 2011 ended a pilot project to capture carbon dioxide from a plant in West Virginia, saying the technology didn't make economic sense without federal carbon regulations. Assuming a $10 per-metric-ton price for emitting the gas, the companies would each face at least $1 billion in added costs, translating to 7 percent to 12 percent increases on customer bills, according to an April 16 research note written by a group of Sanford C. Bernstein & Co. analysts led by Hugh Wynne. "Our evaluation of the proposed rule will include a thorough examination of potential compliance costs our customers will ultimately bear," said Chad Eaton, a spokesman for Charlotte, N.C.-based Duke. Southern and American Electric also said they were studying the proposal. About 60 gigawatts of coal plants, or 6 percent of the nation's total capacity, is already expected to be forced out of business by the end of the decade to meet mercury emission standards and other existing rules, according to the Energy Information Administration. The largest coal-consuming utilities are already using more gas, which produces about half the CO2, spurred by fuel prices that fell to a 10-year low in 2012 because of added U.S. output. The EPA's target is "eminently doable by 2030," Wynne said Monday in an interview. CO2 emissions, down 15 percent from 2005 levels in 2012, will decline another 5 percent by 2018 based on already planned coal plant retirements. The remaining drop could be achieved by running existing gas plants more frequently, reducing the need for coal, he said. "You're eventually going to have to order some gas turbines to replace the coal-fired plants," said Nicholas Heymann, a New York-based analyst at William Blair & Co. That could prove a boon to turbine makers like General Electric, Siemens and Alstom. "We think those orders are going to start to shape up sometime late this year and early next year." In places where wind power is competitive, opportunities exist for some of the capacity lost from coal shutdowns to be replaced with renewables, Bloomberg New Energy Finance wrote in a May 23 report. Nuclear plants, which emit no CO2 to generate power, may see a boost from the regulations. Exelon and Entergy Corp., the two largest nuclear plant owners, could enjoy "material earning gains," as the price of power rises on competitors' needs to purchase emissions permits, the Bernstein analysts wrote. Exelon, based in Chicago, has long supported federal rules to limit carbon emissions, at one point leaving the U.S. Chamber of Commerce, the largest business lobbying group, because of a disagreement over global warming policies. The company said today it was pleased the draft rule recognizes the importance of nuclear power. With 23 nuclear reactors and 44 wind-power projects, it has much to gain from carbon regulations. Exelon may see a $1.3 billion gain in its generation gross margin, adding about 97 cents of earnings per share, according to Bernstein. The company has suffered in recent years, announcing its first dividend cut in February 2013 after lower gas costs caused power prices to drop. Its shares have rebounded this year, gaining 33 percent. "Exelon is clearly the biggest beneficiary here," said Julien Dumoulin-Smith, an analyst for UBS AG who rates the company a hold and doesn't own the shares. "This is all about keeping the nukes around." Mark Chediak e Jim Polson - Chicago Tribune, Obama's CO2 emissions limits called vital and overdue The Obama administration s plan to cut carbon dioxide emissions from power plants by 30 percent by 2030 was heralded Monday as historic and overdue by an Illinois grassroots coalition joined by elected officials 41

42 The Illinois Climate Table coalition made up of environmental, corporate, medical and community groups declared Illinois should take a national lead in adopting carbon pollution standards for its power plants. For the last 12 plus years, our community fought to shut down two of the oldest and dirtiest coal-fired power plants in the nation. How amazing it would have been to have had these regulations 12 years ago, 10 years ago, five years ago, said Kim Wasserman of the Little Village Environmental Justice Organization. Her group, complaining of pollution and high rates of respiratory illness afflicting the predominantly Hispanic Pilsen and Little Village communities where Midwest Generation operated the Fisk and Crawford power plants had waged a grassroots campaign to declare Chicago a coal-free city. It finally won thesupport of Mayor Rahm Emanuel and a majority of the City Council, and agreements leading to shuttering of both plants in The proposal announced by the Environmental Protection Agency Monday to reduce pollution linked to global warming would give states until 2017 to submit plans to cut power plant pollution, and 2018 if they join with other states to tackle the issue. The 645-page rule is expected to be final next year, with the administration hoping to get other countries to act when negotiations on a new international treaty resume next year. If implemented correctly, the new rules offer a great opportunity, opening the door to bigger and better energy efficiency programs, while jump-starting distributed generation like solar, David Kolata, executive director of the Citizens Utility Board, said at the coalition s downtown press conference. These are the key strategies Illinois needs to ensure affordable energy prices, Kolata said. Despite concluding in 2009 that greenhouse gases endanger human health and welfare, a finding that triggered their regulation under the 1970 Clean Air Act, it has taken years for the administration to take on America s power plants, the largest source of greenhouse gases in the U.S. Power plants account for about a third of the annual emissions that currently make the U.S. the second largest contributor to global warming on the planet. Elected officials at the press conference all Democrats noted that President Barack Obama s plan was quickly and rigorously attacked by Republicans, who largely dispute theories of global warming. The nation s power plants freely dump unlimited amounts of carbon dioxide into the air. Yet Republicans have refused to even have any hearings on these issues, said U.S. Rep. Bobby Rush, a ranking member of the House Subcommittee on Energy and Power. I ve suggested they change the Republican Party symbol from the elephant to an ostrich, because of their resistance to any open discussion on global warming. Also in attendance were U.S. Reps. Mike Quigley and Robin Kelly; and Illinois Attorney General Lisa Madigan. Some corporate leaders noted the new rules will further spur businesses to move toward retrofitting cost-cutting, energy efficiency initiatives, while also driving green industry jobs and the economy. From 2009 to 2013, green construction generated nearly 8 million jobs in the U.S., and nearly $400 billion in labor earnings. These are American jobs which can t be exported, said Dan Probst, chairman of energy and sustainability services for JLL, a Chicago commercial real estate services firm. Substantial efficiency opportunities also lie within the commercial buildings sector. Buildings are responsible for up to 70 percent of electrical consumption in major cities and up to 40 percent of greenhouse gas emissions. The EPA is expected to offer states a range of options to meet their targets, based on where they get their electricity and how much carbon dioxide they emit. Options could include enhancing programs aimed at making households and businesses more energy-efficient; making power plants more efficient; reducing the frequency at which coal-fired power plants supply power to the grid; and investing in renewable, low-carbon energy sources. Today is a very important day. Finally, we re going to have a real energy climate plan for the United States, said Madigan. Illinois is very well-positioned to take the next steps of bringing all the stakeholders to the table to start to determine what kind of energy mix our state will be providing to be able to not just reduce carbon emissions and better protect our environment, but also protect people s health and improve our economy. Maudlyne Ihejirika - Chicago Sun-Times, Obama climate rule promises early health benefits By targeting the nation's biggest sources of heat -trapping pollution, President Barack Obama is seeking to help forestall droughts, floods and other disasters that are projected to become more frequent, intense and expensive as the global climate changes But federal rules requiring a dramatic cut in carbon dioxide emissions from coal- and gas-fired power plants also could have more immediate effects on public health in Chicago and scores of other U.S. cities with chronically dirty air. 42

43 Though scientists say it will take years of international efforts to slow climate change, the administration's plan to curb noxious pollution emitted by U.S. coal and gas plants could have a swift impact particularly by reducing soot and smog-forming chemicals that trigger asthma attacks, cause heart damage and take years off lives. Winds push pollution toward the Chicago area from coal plants as close as Joliet, Romeoville and Waukegan and others hundreds of miles away. The microscopic particles can lodge deeply in the lungs and make breathing difficult, especially on hot summer days. Setting limits on carbon emissions and giving states flexibility to meet those targets would encourage companies to reduce greenhouse gases by investing in carbon-free wind and solar power and adopting more aggressive energy efficiency programs, Obama said Monday after aides formally announced the administration's plans. Many coal plants likely would either need to operate less frequently or, in some cases, switch to natural gas that burns cleaner and emits about half as much carbon dioxide as coal. The U.S. Environmental Protection Agency estimates that if Obama's Clean Power Plan is adopted, the annual health benefits by 2030 would include up to 6,600 fewer early deaths and 150,000 fewer asthma attacks among children nationwide. A separate analysis by researchers from Syracuse University and the Harvard School of Public Health found that the type of program outlined by Obama would reduce soot and smog-forming chemicals by up to 750,000 tons a year by The president's rules wouldn't specifically limit those pollutants, but the projected decline in coal-fired electric generation would end up reducing all forms of pollution from those power plants. The biggest cuts in lung- and heartdamaging pollution would be seen in the Ohio River Valley and parts of the Midwest and Northeast that are downwind from coal plants, the Syracuse and Harvard researchers found. Illinois, which gets about half of its electricity from coal plants, would see some of the greatest benefits, according to the independent analysis. Average concentrations of soot and smog would drop statewide. "People don't realize there are significant additional benefits from cutting carbon emissions," said the study's lead author, Charles Driscoll, director of the Center for Environmental Systems Engineering at Syracuse. "There could be potentially huge savings in terms of reducing threats to public health." The impact of other anti-pollution rules suggests that even slight changes in coal plant emissions can make a big difference. When the Obama administration adopted a rule that required coal plants to reduce emissions of brain-damaging mercury, the EPA estimated it also would reduce average levels of soot by 0.36 micrograms per cubic meter of air nationwide. The EPA projected that the seemingly small change will avert 7,600 early deaths and 130,000 asthma attacks annually. Before outlining the administration's climate proposal Monday, EPA Administrator Gina McCarthy shared an anecdote about Parker Frey, a severely asthmatic 10-year-old boy she met last month at the Cleveland Clinic. She said the boy's mother told her that air quality is so poor on some days that it is too dangerous for him to play outside. "In the United States of America, no parent should ever have that worry," McCarthy told a room of EPA staff and environmental allies at the agency's headquarters in Washington. Parker's mother, Kathleen Frey, said raising a son with asthma is a constant challenge. "I hope no parent ever sits in a hospital room and watches their child turn blue like I did this past September," the Avon, Ohio, woman said during a conference call organized by the American Lung Association. "It's time to make this change." Obama's proposal renews national efforts that foundered after the president failed to shepherd major climate change legislation through Congress in If adopted by the EPA after a 120-day comment period, the rules would impose the first limits on carbon dioxide emissions from coal-fired power plants, which are responsible for about 40 percent of U.S. emissions that contribute to rising global temperatures. Michael Hawthorne - Chicago Tribune, Obama plan to reduce carbon pollution could see states increase emissions New rules place widely different burden s on states and would require modest effort from heavy coal producers, according to early analyses Barack Obama's plan to cut carbon pollution from power plants places widely different burdens on the states, and in some cases allows states to increase not reduce emissions, according to early analyses of the new rules. The new rules would require only modest effort from heavy coal states such as Indiana, Ohio, West Virginia and Kentucky while requiring big cuts from Texas, Louisiana, and New York, according to an analysis from Bloomberg New Energy Finance research company. 43

44 The Bloomberg analysis also found the plan would allow for slight emissions rises in some states. The bottom line is pretty clear. There are some major differences between what states are being asked to do in terms of being asked to reduce their total CO2 emissions on a volume basis, said Ethan Zindler, head of policy analysis for BNEF. The Environmental Protection Agency said from the outset that the plan was customised according to the energy mix and reductions potential in each state. But the agency said those targets would result in a national average of a 30% cut in emissions from 2005 levels by But the differences between the expectations for states under the rules and the extreme complexity of the plan have exposed the EPA to charges of picking winners and losers. Analysts said they were still in the early stages of interpreting the agency's figures and methodology. But they said they were struck by the differences between the targets for the individual states. Some of the apparent winners under the proposed EPA regulations are also some of the most coal-heavy states such as West Virginia and Kentucky. Kentucky is allowed a modest rise of 4% in emissions by 2030, according to the Bloomberg analysis. North Dakota and Ohio would also see relatively little change in emissions by 2030 under the EPA plan. California, Missouri, and Nebraska would also be allowed to increase emissions between 12% and 16%. But Minnesota, New York, Oklahoma, Texas, Arkansas and Louisiana were all assigned targets above the 30% national average. The plan calls for Texas to cut power plant emissions by 44% and Louisiana by 68%, according to the Bloomberg analysis. The EPA did not respond to specific questions on whether states would be allowed a rise in emissions under the plan. "The 2030 goal for each state is tailored based on what can be reasonably achieved from the various emission reduction strategies available to each state, EPA spokesperson Enesta Jones said in an . The difference in state goals reflects the diversity among states current generation portfolios. Most importantly, a lower state goal does not necessarily mean 'doing more' for example, some states have already made commitments for coming years that will put them on track to meet their state goals." The regulations unveiled on Monday would allow states to come up with their own plans for achieving their target emissions rate the amount of carbon dioxide emitted for every megawatt hour of electricity generated. The EPA said states could choose to improve existing plants, switch to cleaner burning natural gas, expand their use of renewables or encourage customers to use less electricity. The plans also take into account scheduled construction and retirement of power plants in each state. The EPA said it set its high target for Washington state by taking into account that its own coal-fired power plant was due to retire before Vermont is not affected by the rules because it does not have any fossil fuel plants. Washington DC has one small coal plant, which supplies Congress, but it is too small to fall under the new rules. However, some analysts said on Tuesday they were struggling to understand how the EPA derived its targets for the individual states. Some states are winners and some states are clear losers and whether you are a winner or a loser doesn't really necessarily depend on how much C02 you are emitting, said Andrew Weissman, a senior energy advisor at Haynes and Boone law firm. It depends on how this very complex methodology applies. He said his early analysis suggested that some states such as New York which is already part of a regional cap-andtrade market were facing challenging targets, while others got off relatively lightly. It seems that some states get off very easily and with far more modest burdens than what one might expect, he said. "It is not clear that this program has a whole lot of bite for a lot of very high carbon emitting states in the rust belt area, and by contrast it appears that it has a much heavier impact along the southern tier of the country including the southeast and Texas. He said his analysis did not indicate a rise in emissions in any state. Another analysis by the climate change centre at Georgetown University Law School also saw vast differences between the emissions reductions that would be required by the individual states. The Georgetown analysis did not indicate an emissions rise in any state. The rule will now come under a 120-day comment period before it is finalised next year. In some cases, states will have until 2018 to finalise their plans and those plans may not come into force until Suzanne Goldenberg - The Guardian,

45 Obama s'attaque (enfin) aux émissions de gaz à effet de serre Le président américain a présenté lundi un texte visant à réduire de 30% les émissions de gaz à effet de serre d'ici à Cette mesure obligera les centrales électriques du pays à diminuer drastiquement leurs rejets de dioxyde de carbone notamment. Une contrainte qui ne devrait pas être acceptée facilement par les industriels... "La mesure la plus ambitieuse jamais envisagée pour lutter contre le réchauffement climatique". C'est ainsi que les médias américains qualifient le plan qu'a révélé Barack Obama lundi. Le président américain s'attaque au réchauffement climatique en prévoyant de couper de 30% d'ici à 2030 les émissions de CO2 des centrales électriques par rapport à Protéger la planète et la santé des américains Pour justifier cette mesure, le chef de l'etat a notamment fait valoir l'argument de la santé: "Il n'y a aujourd'hui aucune limite nationale des émissions que les centrales existantes peuvent injecter dans l'air que nous respirons. Aucune. Nous limitons les produits chimiques toxiques comme le mercure, le soufre et l'arsenic, que les centrales déversent dans notre air et notre eau. Mais elles peuvent rejeter des quantités illimitées de carbone dans l'air." L'agenda de cette nouvelle mesure doit être annoncé ce matin par l'agence américaine de protection de l'environnement (EPA) qui a rédigé le texte. Les mesures envisagées s'adressent aux centrales électriques déjà existantes, fonctionnant au charbon puisque ce sont les plus grandes émettrices de CO2. Elles représentent 600 des centrales électriques du pays et émettent 31% des gaz à effet de serre. La réduction de leurs émissions n'entrera cependant en vigueur que l'année prochaine. Les Etats auront par ailleurs le choix d'opter pour la formule qu'ils considèrent la meilleure, comme par exemple des systèmes de marchés d'émissions déjà adoptés dans une douzaine d'entre eux. L'EPA espère que les centrales à charbon parviendront à être plus performantes tout en étant moins polluantes, mais aussi que les Etats se tournent davantage vers le gaz naturel et les énergies renouvelables. Un bras de fer avec les Républicains La bataille politique pour faire adopter ce projet s'annonce d'ores et déjà musclée. Mais devant la paralysie du Congrès observée en 2013, Barack Obama a contourné l'obstacle en passant par la voie réglementaire plutôt que législative. D'où la demande auprès de l'epa afin de définir de nouvelles normes de pollution à respecter. Mais la partie est loin d'être gagnée. Il reste à convaincre chaque gouverneur d'etat de l'importance de ces règles. Afin d'unir ses troupes derrière ce texte, Barack Obama a ainsi expliqué son intérêt en matière de législation environnementale - une thématique qui fait défaut au Congrès américain - lors d'une conférence auprès des élus démocrates. Anticipant les critiques sur le poids économique de cette mesure, le président américain l'a défendue en arguant qu'elle ne laisserait pas s'envoler les prix de l'électricité. Au contraire, la limitation des émissions de dioxyde de carbone stimulerait l'économie de 34 à 74 milliards de dollars (25 à 54,3 milliards d'euros) selon lui. Un membre de l'epa a ajouté lors de cette séance que la loi n'augmenterait que très peu les prix pour les consommateurs et permettrait même aux familles d'économiser de l'argent en réduisant ou en "optimisant" leur consommation Une nouvelle "guerre du charbon" Mais ces bons mots sont loin de convaincre les industriel et les Etats dont l'économie repose sur le charbon. Ils fustigent déjà le texte qui risque selon eux de détruire des milliers d'emplois et de faire monter en flèche le prix de l'électricité. Le sénateur républicain du Wyoming Mike Enzi, dont l'etat assure à lui seul 40% de la production nationale du combustible, accuse l'administration "de tuer le charbon et ses emplois". De son côté, la chambre de commerce américaine a publié un rapport évaluant à 50 milliards de dollars (soit 36,8 milliards d'euros) le coût annuel des nouvelles règlementations d'ici à 2030, quand l'association nationale des mines table sur sur une hausse de 80% des prix pour le consommateur. Des arguments que Barack Obama écarte une nouvelle fois: "On nous avait dit que lutter contre le smog (brouillard de pollution) qui étranglait nos villes et les pluies acides qui empoisonnaient nos lacs tuerait notre économie. Cela ne s'est pas produit. Notre air est devenu plus propre et la croissance a continué. En Amérique, on n'a pas besoin de choisir entre l'état de santé des enfants et celui de l'économie." Par cette annonce, le président américain souhaite se placer en exemple dans la lutte contre le réchauffement climatique. A l'approche de la conférence de Paris en 2015, Barack Obama veut se donner un rôle de leader mondial tout en répondant aux appels répétés des écologistes américains, qu'il avait jusqu'alors délaissés. "L'an prochain, 45

46 j'entends assurer que les Etats-Unis soient au premier rang dans les efforts pour mettre en place un cadre global pour préserver la planète" laisse-t-il espérer. Tiphaine Honoré - La Tribune, Kudos to the White House and EPA on the New Climate Regulations Kudos to President Obama and EPA Administrator Gina McCarthy on a true breakthrough in climate policy yesterday! The newly proposed EPA rules on CO2 emissions from power plants represent a breakthrough not only in the US Government ambition to halt climate change, but also a breakthrough in the methods used to do so. The EPA rules will be attacked, both as too much and too little. I will say up front that indeed much more needs to be done. Yet it is a day for celebrating a significant watershed in US policy. Let me state three key points to begin. First, the dangers from human-induced climate change are real and the climate science is sound. Deniers will probably shriek in the coming days, yet their scientific credibility is now nearly zero and sinking fast. With another record heat year or two the climate deniers would then crawl back into their caves, or more likely into their air-conditioned offices on Madison Avenue where they are paid very big bucks by the Koch Brothers to confuse the public on this vital issue. Second, Monday's EPA rules are significant but not enough. They aim to reduce CO2 emissions from power plants by around 30 percent as of 2030 compared with 2005, but we will need must deeper CO2 reductions thereafter (e.g. by 2050), and across many more sectors of the economy (e.g. transport, which the Administration has started dealing with through stricter fuel economy standards). Still, Monday's EPA rules and targets matter a lot, and set a very sensible and constructive template for further actions. Third, US actions by themselves will not be sufficient to stop global warming if the other major emitters, notably China and the European Union, and also Canada, Australia, the Gulf Cooperation Council, India, and Russia continue with business as usual. But Monday's announcement makes it far more likely that the other high-emitting countries will also agree to make major cuts in Paris in December 2015 when they and the US meet to negotiate a new climate agreement. The US now has a detailed, if partial, plan on the table. Monday's actions will therefore help the whole world to reach a serious agreement next year. The EPA plan is smart. It doesn't rely on a single policy tool, like earlier proposals for a national cap-and-trade system or a national carbon tax. Monday's proposals call on the states, or regional groupings of states, to come up with plans of action that suit their own circumstances, such as their own choices on nuclear power and their own access to lowcarbon energy sources like wind and solar power. Of course the states will find that meeting the EPA standards will be easiest if they cooperate with other states in regional and even national solutions (such as building new transmission lines to carry wind and solar power from distant locations to major population centers). Moreover, Monday's plan recognizes that there are several ways to achieve decarbonization (that is, a reduction of CO2 emissions). These include new power plant designs, shifts from coal to gas, expanded generation of low-carbon or zerocarbon electricity (e.g. nuclear, wind, and solar power), and demand-side efficiency. The EPA sets the targets for each state based on cost-effective technologies and then tells them they can do what best suits the state and the region, with time to meet the goal and flexibility in the exact path. The EPA standard is called "best systems of emissions reduction," or "BSER." The "best" will vary across the states and regions of the United States. The EPA has obviously done its homework, analyzing in detail the range of technologies that states can adopt in pursuing the BSER standard that is the basis for the carbon emissions targets it sets. The report goes into considered and cogent detail on choices like nuclear power (yes), carbon capture and sequestration (in some cases), wind and solar (surely part of the solution in many areas), and greater energy efficiency in power generation and in final energy use. Moreover, the EPA has also done its homework in comparing costs and benefits. It now uses a Social Cost of Carbon (SCC) to measure the costs of CO2 in terms of future damages from human-induced climate change. These social costs are compared with the incremental costs of reducing CO2 emissions. As the EPA study makes crystal clear, and as most Americans (notably those who are not CEOs of oil, gas, and coal companies, and those who are not paid to propagandize on those companies' behalf) also know, reducing CO2 emissions is the bargain of the century. Nobody who looks ahead with honesty could truly want the world to continue on its current reckless energy and CO2 trajectory. This EPA Plan is the best US strategy to date to get us on to a much safer course. There is of course much more to do. The EPA standards are essentially based on existing technologies, yet with some creative and cost-effective efforts, we can dramatically improve the range of low-carbon technology options. When the 46

47 National Institutes of Health led a program to reduce the cost of sequencing the human genome, the US Government effort succeeded in reducing the sequencing cost from $100,000,000 per genome in 2000 to around $1,000 per genome today. That's not bad: a 100,000X improvement in just 14 years! If we now similarly aim to develop low-carbon or zerocarbon energy systems, we could also achieve enormous gains and reductions in costs of low-carbon energy systems. As part of next year's global climate negotiations, the US is well positioned now not only to ask other countries to adopt long-term plans and strategies to reduce their own CO2 emissions, but also to join the US in several exciting and highly promising low-carbon technology ventures, including to: develop carbon capture and storage technologies; make nuclear energy cheaper and safer; store intermittent power from the wind and sun; and lower the costs and raise the performance of electric vehicles. All of those important technology breakthroughs are within reach. If we aim high in innovation, we will not only make the world much safer but also make the economy far more efficient, with cleaner air and water, and a much higher-quality life in our cities and farms. Moreover, our national security will be greatly enhanced by enabling us to rely far more on our vast supplies of renewable energy. Let the climate deniers and special interests scream. The rest of us should offer our applause and political support to the White House and EPA for a crucial job well started today! Jeffrey Sachs - Huffington Post, Everything you need to know about the EPA s proposed rule on coal plants The Environmental Protection Agency on Monday proposed a rule designed to cut carbon dioxide emissions from existing coal plants by as much as 30 percent by 2 030, compared with 2005 levels The regulation has prompted heavy lobbying from industry and environmental groups, and the ensuing battle promises to become, as the Natural Resources Defense Council Climate Director Peter Altman put it, the Super Bowl of climate politics. Why is the EPA regulating greenhouse-gas emissions from power plants? Under President George W. Bush, the agency argued that Congress never intended to regulate carbon dioxide and other greenhouse gases under the Clean Air Act, so it lacked authority to do so. In 2007, the Supreme Court disagreed, ruling in Massachusetts v. EPA that the law was unambiguous and that emissions came under its broad definition of air pollutant. It ordered the agency to determine whether greenhouse-gas emissions endanger public health or the environment. The EPA issued an endangerment finding in December 2009 that laid the groundwork for the powerplant rule it proposed Monday. Why target existing power plants? Existing power plants are the largest source of the nation s carbon dioxide emissions, accounting for 38 percent. (The transportation sector comes in second, at 32 percent.) Much of this pollution stems from aging, coal-fired power plants. The EPA says the average age of the nation s coal fleet is 42 years, meaning that most of them aren t nearly as efficient as new coal plants, although many have been updated. Some were built when Dwight D. Eisenhower was president, said Exelon chief executive Christopher Crane. Of the 983 coal-fired units operating as of December at 523 plants, 63 percent are at least 40 years old, said John Coequyt of the Sierra Club. The regulations also could affect natural-gas-fired power plants, which emit about half as much greenhouse gas as coal plants. The EPA said that natural-gas-fired combined cycle plants in the United States are 14 years old on average. How will the regulations be implemented? After the EPA finalizes its proposal in mid-2015, it will give states a year to design their implementation plans. It will let states meet emission targets for power plants in several ways, including through plant upgrades, switching from coal to natural gas, or by improving energy efficiency or promoting renewable energy outside the fence, meaning outside the plant site. That approach will give states greater flexibility in designing plans to meet the EPA s targets. Many industry groups are insisting that the EPA must limit itself to much more modest efficiency gains that could be made in the plants. The Oklahoma attorney general has vowed to file suit against the EPA s regulations. If a state does not come up with an effective implementation plan, the EPA can impose a federal plan. 47

48 What is the role of energy efficiency? The new regulation will provide an impetus for energy- efficiency measures to flatten out or lower electricity consumption. A March report by the American Council for an Energy Efficient Economy looked at efficiency programs in 20 states from 2009 to 2012 and found an average cost of 2.8 cents per kilowatt-hour about one-half to one-third the cost of alternative new electricity resource options, the group said. Moreover, energy-efficiency measures sidestep criticism that some regulation opponents make about wind and solar power: that they lack adequate storage technology and can strain the grid. It s cheaper to save electricity than it is to generate more, said Rodney Sobin, director of research and regulatory affairs at the Alliance to Save Energy. And, he said, energy efficiency en hances the reliability of the grid by reducing the load on it. Who are the winners and losers in this fight? Several constituencies will welcome the administration s proposal. Environmentalists consider the regulation the most important step President Obama can take to address climate change, and they have put him on notice that they consider this a litmus test for his second term. Renewable-energy producers from the solar and wind sector stand to benefit from the regulation because it would provide utilities with a greater incentive to invest in carbon-free electricity sources. Some utility companies that have a low-carbon fleet with natural gas or nuclear-powered plants including Exelon, PG&E and Calpine also favor strict limits on greenhouse-gas emissions. By contrast, the coal industry and its allies including lawmakers from West Virginia, North Dakota and other states oppose the proposal. So do many business groups, such as the U.S. Chamber of Commerce and the National Association of Manufacturers, which have argued that the rule would boost electricity prices and raise the cost of doing business. Rep. Shelley Moore Capito (R-W.Va.), who hails from a coal-mining state, sent a letter to Obama on Thursday suggesting that he scrap the proposal. I urge you to consider the impact that your administration s existing coal plant rule will have on the people of my state of West Virginia who want to go to work, provide for their families and produce affordable energy that powers our economy. I urge you to think of the impact that higher electricity prices will have on senior citizens and others on fixed incomes, wrote Capito, who is running for Senate. Washington should not pick winners and losers in the energy economy. Will the EPA s regulations really increase electricity bills? The Chamber released a report recently saying that the rule would cost businesses more than $50 billion a year; the Natural Resources Defense Council (NRDC) has estimated that it would save money overall; and the EPA s analysis asserts that benefits would outweigh the costs, either because of avoiding climate change costs or because of the public health benefits that come from shutting down coal plants. The American Wind Energy Association, which also supports the EPA rule, recently published a study that found that consumer rates declined over the past five years in the 11 states that use the most wind, while rates increased collectively in all the other states during that same period. What would be the public health benefits? The EPA estimates that the new rule would cut traditional air pollutants such as sulfur dioxide, nitrogen oxides and soot by 25 percent, yielding a public health benefit of between $55 billion to $93 billion when it is fully implemented, with 2,700 to 6600 premature deaths avoided and 140,000 to 150,000 asthma attacks a year avoided. The cost, by contrast, would be $7.3 billion to $8.8 billion. The EPA said that for every $1 invested, Americans would reap $7 in health benefits. If the EPA rule reduces the use of coal, it also would reduce emissions of conventional pollutants that contribute to asthma, other lung diseases and heart attacks, according to a joint study by the Harvard School of Public Health and Syracuse University Center for Health and the Global Environment. Carbon pollution standards for existing power plants would not only help confront the challenge of global climate change, they would confer substantial local and regional benefits by reducing power plant emissions of these major copollutants by up to 27 percent for sulfur dioxide and mercury and 22 percent for nitrogen oxides by 2020, the study said. It said the greatest benefits would come in the Ohio River Valley and the Rocky Mountain region. 48

49 Ecosystems would also benefit from decreases in air pollution and atmospheric deposition of sulfur and nitrogen, the study added. Reduced ground-level ozone will increase the health and productivity of crops and timber. The EPA estimates that the public health and climate benefits of the rule would outweigh the costs by anywhere from 8 to 1 to 12 to 1 by What are the political implications of this proposal? The draft rule faces certain congressional opposition and has become hotly contested on the campaign trail. Last week, Senate Minority Leader Mitch McConnell (R-Ky.) blasted his Democratic challenger, Alison Lundergan Grimes, for accepting $2,000 in donations from NRDC President Frances Beinecke and her husband, Paul Elston, given the NRDC s support for carbon limits. Grimes s camp shot back, asking McConnell if he will return the $2,000 from Texas Business for Clean Air founder David Litman, whose group opposes building new coal-fired power plants in Texas on grounds that they would exacerbate air pollution and climate change. 49

50 The Washington Post, Cina, un tetto all inquinamento Per la prima volta la Cina accetta di limitare le sue emissioni inquinanti di CO2, fissando un tetto massimo che sarà effettivo a partire dal 2016 Si tratta di una conquista storica per quanti, ormai da tempo, cercavano di convincere Pechino a bilanciare il suo sviluppo rapidissimo con un maggiore rispetto per il pianeta, una richiesta che fino ad ora la Cina aveva ignorato, adducendo tanto le sue necessità in quanto Paese in via di sviluppo, quanto le responsabilità, a suo giudizio ben maggiori, di Paesi inquinanti come gli Stati Uniti. Ora che anche gli Usa hanno accettato di limitare le proprie emissioni e fissare un tetto Pechino rischiava un imbarazzante isolamento. Ecco così che He Jiankun, il presidente del Comitato sul Cambiamento climatico cinese, ha annunciato ieri che non solo sarà stabilito un limite che la Cina si impegna a rispettare, ma che questo sarà introdotto nel prossimo Piano Quinquennale e misurato sia per intensità che per valori assoluti. Oggi, le emissioni cinesi sono pari a 9,5 miliardi di tonnellate, che secondo He raggiungeranno l apice massimo di qui al 2030, arrivando a 11 miliardi di tonnellate di CO2. Il limite alle emissioni nocive è urgente e necessario anche per la Cina stessa: questa non solo è diventata il primo Paese per quantità di emissioni al mondo, sorpassando nel 2006 anche l America, ma si ritrova quotidianamente alle prese con 50

51 un emergenza ambientale senza confronti. Le giornate in cui l aria è irrespirabile al punto da costituire un pericolo per la salute si moltiplicano - e non solo a Pechino - portando, secondo alcune stime, a più di 4 milioni di morti all anno. Per diminuire l inquinamento atmosferico la Cina ha anche intrapreso un piano ambizioso per limitare la sua dipendenza dal carbone attualmente la prima fonte di energia che oltre a potenziare maggiormente le energie rinnovabili e cercare di limitare gli sprechi, si affiderà anche alle centrali nucleari. Quest ultima, pur essendo una proposta capace di limitare in modo diretto le emissioni inquinanti, non è una strategia priva di detrattori, dati i rischi legati alla sicurezza, ma il fabbisogno energetico della popolazione cinese (un quinto dell umanità) è in continuo aumento, man mano che i consumi pro-capite diventano paragonabili a quelli dei Paesi industrializzati. Per la prima volta la Cina accetta di limitare le sue emissioni inquinanti di CO2, fissando un tetto massimo che sarà effettivo a partire dal Ilaria Maria Sala - La Stampa, Climat: l'europe en avance sur ses objectifs de réduction de gaz à effet de serre En matière de climat, l'europe est sur la bonne pente Les émissions de gaz à effet de serre (GES) de l'union européenne ont baissé légèrement plus que prévu en vingt ans, selon des chiffres publiés mardi 3 juin par l'agence européenne pour l'environnement (AEE). Fin 2012, l'union européenne avait réduit de plus de 19 % ses émissions de gaz à effet de serre par rapport aux niveaux de 1990, au lieu des 18 % annoncés dans une estimation préliminaire en octobre Entre 2011 et 2012, les émissions de gaz à effet de serre ont décru de 1,3 %. Cette baisse est «en grande partie due aux réductions [obtenues] dans les transports et l'industrie et à une proportion croissante d'énergies provenant de sources renouvelables», se félicite l'agence. «Cela place à portée de main l'objectif de 20 %, avec huit années avant la datebutoir de 2020». Dans le cadre du «paquet énergie-climat» adopté en 2009, l'union européenne s'est engagée sur trois objectifs, les «trois fois vingt» à l'horizon 2020: baisser de 20 % ses émissions de gaz à effet de serre par rapport à 1990, utiliser 20 % d'énergie renouvelable et augmenter l'efficacité énergétique de 20 %. La barre a été remontée à l'horizon 2030, avec une proposition de réduction de 40 % des GES. Pendant la période , où les émissions de gaz à effet de serre ont diminué de 19 %, l'activité économique a augmenté de 45 %, selon l'aee. «L'UE a démontré qu'il n'y avait pas d'incompatibilité entre une économie en croissance et la réduction des émissions de gaz à effet de serre», a affirmé le directeur, Hans Bruyninck, dans un communiqué. Fin 2015, Paris accueillera une conférence des Nations unies pour parvenir à un nouveau traité mondial sur le changement climatique. Le président américain, Barack Obama, s'est engagé lundi à contraindre les centrales électriques des Etats-Unis à réduire de 30 % les émissions de CO2 en vingt-cinq ans. La commissaire de l'ue chargée de l'action pour le climat, Connie Hedegaard, a estimé que la proposition d'obama était «la mesure la plus forte jamais adoptée par le gouvernement américain pour lutter contre le changement climatique» Le Monde, Il faut réussir notre transition énergétique L activité humaine, la croissance, l emploi ont un moteur essentiel: c est l énergie! Elle constitue pour l ensemble des entreprises un facteur de compétitivité déterminant. A condition de s inscrire dans une perspective durable. C est tout l enjeu de la transition énergétique à laquelle la France est particulièrement attachée. Il nous faut poursuivre l évolution de notre système énergétique en mariant les nécessaires exigences de compétitivité et de sécurité d approvisionnement avec l indispensable réduction des émissions de CO2. Réussir cette transition énergétique impose de penser autrement, mais sans sombrer dans la caricature. Il faudra, n en déplaise à certains, s appuyer sur les filières historiques (nucléaire, hydraulique, pétrole, gaz) et leurs actifs. Il faudra aussi continuer à développer l efficacité énergétique active et passive, ainsi que, en fonction de l évolution de la demande, les énergies renouvelables. Il s agit donc bien de réussir une transition et non d imaginer une hypothétique et dangereuse rupture qui nous ferait lâcher la proie pour l ombre ou choisir la voie suicidaire de la décroissance. D ailleurs, le Comité citoyen a interpellé les 51

52 acteurs du débat national sur la transition énergétique: «Ne nous faites pas peur avec des bouleversements, des ruptures et des restrictions.» Pour nourrir un débat constructif sur la transition énergétique, il importe de tordre le cou à certaines contre-vérités. Ainsi, il est faux de dire que la France est en retard face au défi climatique. Notre pays est même en avance dans la lutte contre l effet de serre: nous représentons seulement 1,2% des émissions mondiales de CO2, alors que nous contribuons pour 3% du PIB mondial. Nous devons entraîner d autres pays sur cette voie, tout en poursuivant nos efforts de lutte contre le changement climatique, et non nous contenter d avancer seuls. Cette recherche s inscrira obligatoirement dans un cadre européen sinon mondial. Or notre continent est devenu une région d énergie chère. Alors que les Etats-Unis, qui se réindustrialisent grâce à une énergie à bas coûts, notamment via le gaz de schiste, et la Chine, qui tire du charbon l essentiel de son énergie, disposent de ressources bon marché. La France va donc devoir trouver des solutions qui à la fois préservent son indépendance stratégique et lui permettent de diversifier ses approvisionnements internationaux en repoussant le rêve coûteux de l autarcie. La situation de nos finances publiques et de notre économie impose de conduire la transition avec pragmatisme et par étapes, en étant attentifs aux politiques suivies dans les pays concurrents. Le coût financier et environnemental de la transition allemande (hausse des prix pour les ménages, aides publiques à l industrie, hausse des émissions de CO2) mérite d être analysé. Il faut privilégier les solutions qui offrent le meilleur rapport coût-efficacité, mieux connaître nos ressources - et ne pas s interdire de les exploiter -, simplifier le cadre réglementaire, prévoir un pilotage flexible, des bilans périodiques et corriger la trajectoire si nécessaire. Car nous devons relever un véritable défi économique et social: faire de la transition énergétique un levier de compétitivité, de réindustrialisation et d emploi. Si la France a des défis à relever pour réussir cette transition énergétique, elle a aussi des atouts. Les grandes filières de l énergie, producteurs et fournisseurs, efficacité énergétique, réseaux, industries consommatrices, fournisseurs de solutions dans l industrie, le bâtiment, les transports constituent un tissu d acteurs clefs, des références mondiales; c est avec elles et leur capacité technologique, industrielle et financière que notre avenir énergétique se construira. Pour réussir cette transition énergétique cruciale pour notre économie et pour notre planète, la France doit être décomplexée, fière de son avance en matière de préservation du climat, soucieuse de conforter ses fers de lance industriels. Bruno Lafont - Les Echos, Transition énergétique: l exécutif finalise son projet Le texte devrait être présenté en Conseil des ministres la semaine prochaine. L un des grands axes du projet de loi sera consacré au bâtiment Après de multiples reports, la rédaction du projet de loi sur la transition énergétique semble enfin en passe d aboutir. Repris par Ségolène Royal, quatrième ministre de l Energie depuis juin 2012, le texte devrait, selon plusieurs sources gouvernementales, être présenté en Conseil des ministres la semaine prochaine. Des réunions d arbitrage interministérielles sont encore prévues cette semaine. Le texte sera adressé dans la foulée au Conseil d Etat, au Conseil économique, social et environnemental et au Conseil national de la transition écologique. L adoption formelle du texte éventuellement amendé en Conseil des ministres n interviendrait que fin juillet, avant le débat parlementaire à la rentrée. Sur le fond, la ministre de l Energie a arrêté quelques grands principes: le postulat d une progression très modeste de la consommation d électricité à l horizon 2025, qui induit de facto de ne pas prolonger tous les réacteurs nucléaires audelà de 40 ans pour respecter l engagement présidentiel de faire baisser la part du nucléaire à 50% de la production d électricité. L étude d impact attachée au projet de loi aura, à cet égard, une dimension «essentielle», reconnaît-on au sein du ministère. Les trajectoires seront toutefois fixées «en fourchette» et non de manière linéaire jusqu en «Nous débattrons, de manière transparente, des objectifs de réduction de la part du nucléaire et de la réduction des émissions de gaz à effet de serre pour définir des trajectoires d évolution», a d ailleurs promis Ségolène Royal aux parlementaires lors d une audition le mois dernier. La ministre de l Energie a par ailleurs fixé ses ambitions en matière de développement des énergies renouvelables. A l horizon l horizon de temps fixé par Bruxelles pour le nouveau paquet énergie-climat -, Ségolène Royal propose d atteindre une part de 40% pour les énergies renouvelables électriques (hydraulique, éolien et solaire), contre 18,6% l an dernier. En tenant compte de toutes les énergies vertes, y compris thermiques (biomasse, géothermie, biocarburants...), l objectif du ministère serait d atteindre de 30 à 35% d énergies renouvelables dans le mix global. «Créer des réflexes» 52

53 L un des axes de développement doit être l efficacité énergétique, plaide aussi Ségolène Royal. Au coeur du projet, la rénovation des bâtiments: certification des artisans, obligation à terme d isoler façades et toitures, etc. avec un principe, «ne pas imposer de normes qui freinent, mais créer des réflexes», indique l entourage de la ministre. Lors d une audition au Sénat, la ministre a aussi indiqué souhaiter que «tous les nouveaux bâtiments aient un bilan énergétique neutre ou positif». Cela ne concernerait dans un premier temps que les bâtiments publics. Le ministère réfléchit aux moyens financiers d inciter aux comportements plus vertueux, mais estime que des dispositifs existant pourraient être davantage mobilisés. Alors que les transports avaient été largement négligés lors des premières réflexions, la ministre a aussi indiqué qu elle souhaitait les voir figurer dans le texte, de même qu un volet «économie circulaire». Quant au sujet du financement, il devrait être abordé dans le projet de loi, mais sa traduction concrète devrait être renvoyée en projet de loi de finances. Veronique Le Billon e Anne Feitz - Les Echos, Cip6, Autorità fissa corrispettivo 2013 La determina della direzione Mercati: ai produttori u n Pflex a 0,44 /t e un Peua a 4,38 /t Con una determina del direttore Mercati Federico Boschi, l'autorità per l'energia ha fissato il valore da riconoscere ai produttori Cip6 per le quote di emissione 2013, in relazione agli oneri derivanti dall'applicazione del sistema Ets per il periodo Il provvedimento fa seguito alla delibera 307/2013 che aveva fissato i criteri di determinazione del corrispettivo. Nel dettaglio, le quote di emissione ammesse al riconoscimento sono divise in due parti: quelle da remunerare sulla base dei prezzi dei titoli Cer ed Eru (Pflex) e quelle da remunerare sulla base dei prezzi dei titoli Eua (Peua). La determina fissa a 0,44 /tonnellata il Pflex e a 4,38 /t il Peua. QE, Alla Erg mezzo miliardo col Cip6 Il corrispettivo andrà alla controllata Isab Energy, che verrà incorporata nella capogruppo. Mentre il solo ramo d azienda verrà ceduto a Lukoil, che ha già acquisito la vicina raffineria La «rilevante iniezione di liquidità» che Erg ha annunciato nelle linee-guida per l esercizio in corso sta per arrivare. Nelle casse della controllata Isab Energy infatti entreranno a breve 515 milioni di euro. Si tratta, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, del corrispettivo riconosciuto dal Gse (Gestore dei servizi energetici) per la risoluzione anticipata della convenzione Cip 6 sull impianto da 528 megawatt di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, di proprietà di Isab Energy. Il contratto con il Gse, che mette fine agli incentivi con sei anni di anticipo rispetto alla scadenza, è stato firmato ieri. Oltre a garantirsi un incasso sostanzioso, ora Erg è libera di procedere con la cessione già programmata alla russa Lukoil degli asset di Isab Energy, mentre la società vera e propria, con in cassa il corrispettivo ex Cip 6, resterà ai Garrone per essere probabilmente incorporata nella stessa Erg una volta che ne sarà diventata l unica azionista. L operazione avverrà in due tempi, dando seguito all accordo annunciato a fine 2013, quando il gruppo presieduto da Edoardo Garrone ha venduto sempre a Lukoil l ultimo 20% di Isab consegnando ai russi le chiavi della raffineria di Priolo. Per cominciare infatti Erg acquisirà da Gaz de France-Suez il 49% del capitale (indirettamente posseduto dalla stessa Gdf-Suez e da Mitsui&Co.) di Isab Energy e in Isab Energy Services, società di manutenzione e gestione dell impianto di Priolo, e di Isab Energy Solare, proprietaria di un impianto fotovoltaico da 1 megawatt. «Il corrispettivo complessivo per l acquisto delle tre partecipazioni», si legge nell ultima relazione finanziaria di Erg, «è stato fissato in 149,4 milioni, ai quali si aggiungeranno, al momento del closing, il subentro nei finanziamenti soci concessi dai venditori a Isab Energy e Isab Energy Solare per un totale di 23,8 milioni». A gennaio Isab Energy e Isab Energy Services hanno distribuito dividendi per 52,5 milioni. Di questi, 26,8 milioni sono andati al gruppo della famiglia Garrone e gli altri 25,7 a Gdf-Suez e Mitsui&Co. Il passaggio successivo vedrà Erg cedere a Isab (ormai interamente controllata da Lukoil) e i rami d azienda di Isab Energy e di Isab Energy Services, ovvero l impianto di Priolo e i servizi di gestione e manutenzione della stessa raffineria siciliana. Angela Zoppo - MF,

54 Fonti rinnovabili: natura e origine delle rendite Che la crescita tumultuosa della produzione di elettricità da fonti rinnovabili abbia originato rendite insostenibili è argomento ricorrente nel dibattito pubblico sul caro bolletta L'argomento viene utilizzato, anche dal Governo, per legittimare interventi ex post sulla remunerazione degli impianti. A beneficio dei decisori, del pubblico e degli operatori, è ora di fare chiarezza: Che cosa intendiamo per rendita? Lo sviluppo delle fonti rinnovabili ha generato rendite? A vantaggio di chi? In caso affermativo, è possibile fare marcia indietro? Rendita vuol dire tante cose. Nel linguaggio comune, vive di rendita chi può mantenersi con redditi da patrimonio, senza necessità di lavorare. Anche in economia rendita ha molti significati: sono rendita le cedole prodotte da un investimento a reddito fisso, come i titoli di stato; è rendita il reddito del proprietario terriero; ancora, è rendita inframarginale la differenza fra il prezzo di mercato di un bene e il costo di produzione dei produttori più efficienti. In che senso, dunque, lo sviluppo delle fonti rinnovabili avrebbe generato rendite? Oggetto di denuncia è in realtà una presunta sovra-remunerazione del capitale investito (rispetto al rischio reale degli investimenti). Visto che i sistemi di incentivazione prevedono una remunerazione fissa per la produzione da fonti rinnovabili, in parte assimilabile ad un rendita finanziaria, la sovra-remunerazione viene impropriamente chiamata rendita. La domanda è: l'incentivazione era tale da consentire, almeno teoricamente, una sovra-remunerazione del capitale? Costruire un impianto fotovoltaico costa uguale a Rovigo o a Ragusa. È chiaro che se l'iniziativa stava in piedi a Rovigo, con il sole di Ragusa si faceva bingo. Si tratta di una rendita inframarginale, elemento fondante dell'economia di mercato: chi ha costi di produzione più bassi guadagna di più, e produrre energia solare a Ragusa costa meno che a Rovigo. Questo è un sovraprofitto sano. Avrebbe avuto più senso differenziare gli incentivi per area geografica? Forse. Ci sono argomenti forti in entrambe le direzioni. Diciamo però che l'esperienza internazionale è, con poche eccezioni, come la nostra. È però vero che il calo degli incentivi unitari è stato in alcuni frangenti troppo lento rispetto alla curva di costo delle tecnologie: anche il progetto a Rovigo in alcuni frangenti partiva sulla carta sovra-remunerato. Questo è stato un errore di disegno, che si sarebbe potuto e dovuto evitare. Devono però esser chiare due cose. La prima è che fino a un paio d'anni fa gli impianti costavano tanto: il grosso degli incentivi serve a recuperare capitale, non a remunerarlo o sovra-remunerarlo. Le rendite, comunque definite, sono una frazione minima dei costi in bolletta. La seconda è che dietro gli impianti da fonti rinnovabili c'è una filiera: come in qualunque altro settore, se sulla carta c'è un sovraprofitto potenziale, non c'è nessuna ragione che questo emerga in capo al proprietario finale dell'impianto piuttosto che nel resto della filiera. Sia la rendita inframarginale (fisiologica) che quella derivante dal ritardato adeguamento degli incentivi (patologica) sono state divise fra promotori delle iniziative, proprietari dei terreni destinati ad ospitarle, imprese di costruzione, fornitori dei sistemi, banche finanziatrici, e solo in misura residuale gli investitori finali. Intervenire retroattivamente sui ricavi originariamente garantiti agli impianti (peraltro non sugli utili), oltre che verosimilmente illegittimo sul piano giuridico, non ha fondamento economico. Non si va a colpire chi nella filiera guadagna o ha guadagnato troppo, ma semplicemente a punire chi oggi produce energia verde, e che ormai da tre anni è colpito da una serie continua di interventi penalizzanti, alcuni legittimi, altri molto meno. Perché? Nessuno nega che ci siano stati errori, e che oggi pesino in bolletta. Ma guai a strumentalizzarli per affossare un settore scomodo, che oggi ha il potenziale tecnologico e finanziario per rivoluzionare come produciamo e consumiamo energia. In modo economico, sostenibile e sicuro. Giuseppe Artizzu - L'Huffington Post, World not moving fast enough on renewable energy, says IEA Energy supply investement at $1.6trn annually but n eeds to rise to $2trn to stop dangerous global warming, energy thinktank finds The world is not moving fast enough on investment in low carbon energy to tackle climate change, new research from the International Energy Agency has found. About $1.6 trillion is invested annually in the global energy supply, but while that represents a doubling of investment since the turn of the century, the amount needs to rise to $2 trillion if the world is to limit global warming to no more than 2C of temperature rises, the energy thinktank said. 54

55 Energy efficiency will be key, the IEA said, with about $130bn spent on it globally each year at present, an investment that must rise to more than $550bn by Companies and governments are still investing heavily in fossil fuels, which could leave $300bn in 'stranded assets', such as coal-fired power plants and oil extraction infrastructure, it added. But President Obama s decision this week to try to cut carbon dioxide emissions from power generation in the US was welcomed by Fatih Birol, chief economist at the IEA and one of the world s foremost experts on energy, as very encouraging. He said China was also moving in the right direction with measures to cut air pollution, which have a knock-on effect on greenhouse gases. A senior adviser to the Chinese government said on Tuesday the country was going to put an absolute cap on its future emissions. Birol said he was still hopeful of a strong global agreement on climate change being signed at a crunch meeting in Paris at the end of next year. This would be vital to securing the investment needed in renewable energy and other lowcarbon forms of supply, as energy demand is set to continue rising, he said. Maria van der Hoeven, chief executive of the IEA, the world s gold standard for energy research, warned: The reliability and sustainability of our future energy systems depend on investment, but this won t materialise unless there are credible policy frameworks in place as well as stable access to long-term sources of finance. Neither of these conditions should be taken for granted. There is a real risk of shortfalls, as well as the risk that investments are misdirected because environmental impacts are not properly reflected in prices. Investment in renewable energy technologies made up about 60% of the total investment in power plants from 2000 to Separately on Tuesday, renewable energy non-profit REN21 reported growth of more than 8% in renewable energy generation capacity in the past year. The group said developing countries were forging ahead, with 95 poor nations putting in place policies to stimulate renewable energy investment, up from just 15 such countries in The European Environment Agency also said on Tuesday that the EU s greenhouse gas emissions had declined to the lowest level recorded, putting Europe on track to meet its international commitments on emissions cuts. But the UK bucked the downward trend, with emissions up more than 3% between 2011 and This was due to an increase in the use of coal, the price of which has fallen on international markets as less of it is being burned in the US, where shale gas is booming. The Guardian,

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