B i b l i o c e n t r o d i D o c u m e n t a z i o n e e R i c e r c a

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1 Roma, 21 novembre 2008 Camera di Commercio di Roma Piazza di Pietra Tempio di Adriano "Sanità regionale e piani attuativi: quale destino e ruolo per il Comune di Roma?", convegno promosso dalla Fondazione Nuova Italia Intervento di Mauro Casanatta Durata Allora io vorrei essere propositivo, cioè nel senso, senza leggere la relazione che poi nella sostanza, in fin dei conti potrei leggere la relazione; faccio nella sostanza il mio bravo compitino, cerco di difendere le 125 case di cura, strutture che sono aderenti all'aiop, ma poi nella sostanza io credo che si porti poi, poco contributo a questo incontro e prima di tutto, in questo voglio ringraziare chi ha ritenuto di invitare la mia associazione. Ma invece vorrei cercare di ragionare insieme a voi se questo piano sanitario che personalmente noi abbiamo vivacemente contestato, non nella analisi complessiva, ma nel modo in cui si affrontano i problemi e quindi è chiaro che un dato di fatto è incontrovertibile, cioè questi dieci miliardi che abbiamo scoperto due anni da questa parte, tre anni da questa parte e che comunque la regione deve intervenire facendo degli interventi seri, drastici per cercare di ridurre la spesa. E su questo non c'è ombra di dubbio. Ora il problema, che io, la domanda che io mi faccio, quando è stato detto ed è stato scritto che c'è un eccedenza di posti letto per acuti, faccio un esempio nel Lazio e nella città di Roma. Se l'analisi che uno deve portare è dire che si chiudono le strutture sotto i 90 letti, punto e basta, se questa è la valutazione più corretta, o se invece sarebbe stato più idoneo, più corretto andare a valutare attentamente le prestazioni che vengono erogate all'interno di queste strutture, qualunque esse siano, pubbliche e

2 private. Se la qualità delle prestazioni esiste in quella struttura o in quell'altra struttura, ma perché in fin dei conti dire 90, o dire 85, o dire120, nella sostanza non cambia nulla. Perché è un numero, probabilmente preso da un bussolotto e individuato e cercato di capire; perché? Perché poi alla fine, scusate, permettetemi anche di fare un po' di polemica, si va a trovare anche il meccanismo per poi risolvere alcuni problemi, cioè e quindi lo dico, nella provincia di Viterbo c'erano due ospedali piccoli, si è pensato di unirli all'interno di un dipartimento, credo che erano ospedale di Acquapendente, l'altro non me lo ricordo e quindi quegli ospedali non sono stati toccati dal taglio dei posti letto. Allora ha senso questo? Oppure invece è più logico cercare di capire perché al centro di questo dibattito che abbiamo qua c'è sempre il malato e se il malato cede o individua quella struttura, o quell'ospedale che secondo lui ritiene che è più logico che risponda alle sue esigenze, sotto un punto di vista medico assistenziale, allora quello comunque dobbiamo chiudere? Tra l'altro poi la regione ha una scelta che ha fatto nei confronti delle case di cura, di dire che io stabilisco un budget, oltre quello questa struttura comunque non può andare. Quindi all'inizio dell'anno stabilisce questo budget. Quindi non si capisce, per quale motivo, perché il problema qual è? Il problema qual è? Di rientrare della spesa sanitaria. Perché allora, a questo punto, ci si trova di fronte a questa proposta di dire che una casa di cura di 70 letti, la si riduce di 30, 40 letti, di 50 letti, con un budget naturalmente ridotto; voi sapete che il budget è il tetto oltre il quale non si può andare, però mi raccomando, dovete mantenere il personale. Allora voi sapete, voglio dire, stiamo parlando tra persone intelligenti, diventa anche difficile coniugare tutti gli aspetti. Ora, per questo noi abbiamo vivacemente contestato questo provvedimento. Continueremo a contestarlo, per quello che c'è possibile fare, perché poi questo porterà

3 comunque nocumento, all'interno della città di Roma, perché le case di cura interessate nel taglio di letti sono 12, e ci sono alcune case di cura e sono altamente qualificate. Cioè quando io ho sempre detto anche nelle interviste, si vanno a chiudere o a cercare di chiudere, quando il provvedimento è di metà settembre, due strutture che erogano 3 mila e 300, 3 mila 500 parti l'anno, ora in fin dei conti voi sapete benissimo che non è che uno dice, vado comunque partorire, a fare una cortesia a un amico; e no! Li c'è comunque una patologia e quindi se il cittadino, se la donna decide di andare a partorire in quella struttura, significa che ha ritenuto che la struttura, altamente soddisfacente, anche perché il rapporto, non è un rapporto che nasce cinque giorni fa finisce dopo due giorni che ha partorito, perché è un rapporto che inizia tanto tempo prima. Allora, forse, non era più giusto andare a vedere queste strutture come sono fatte, dove sono allocate, che tipo di rispondenza hanno sul territorio? Forse, secondo me, avrebbe avuto forse più senso, per questo io dico che ha validità l'andare a mettere dei punti fermi e quindi il piano sanitario ha questo tipo di validità. Secondo me invece, è un problema serio in modi con cui si interviene. Non voglio continuare a parlare degli acuti perché devo dire che oramai da tre mesi parlo solo e unicamente di questo settore; voglio parlare anche di altri due settori e sono stati accennati; lo diceva l'assessore Belviso, appena intervenuto, la mia associazione è andata a parlare con l'assessore Belviso, partendo dal presupposto che io non ero mai andato a parlare con il comune di Roma, che la competenza specifica è molto marginale. Ma quando poi alla fine, ci siamo trovati di fronte, faccio l'esempio del problema delle RSA, in cui c'è l'utente che a questo punto deve pagare e forse molti di voi si trovano in questa situazione, se ha un reddito che oscilla tra il 13 e 24, 25 mila euro, va a pagare una cifra più alta del suo reddito. Ora questo,

4 secondo voi, è una cosa plausibile? Perché il costo è del 50% della tariffa. Allora uno potrebbe dire la cosa più semplice, tagliamo la tariffa, diminuiamo la tariffa; ma per fortuna la regione ha verificato che il tipo di assistenza che viene erogata dalle RSA nel Lazio è la migliore di quella che viene erogata, nel senso che tratta pluri-patologie, non c'è il discorso della cosiddetta casa di riposo o poco più, ma è un servizio molto più ampio e questo ha dato ragione alla scelta fatta dalla regione a suo tempo. Però e questo venne fatto anni fa, non è neanche immaginabile e pensabile che mia madre che ha un reddito, voglio dire di 15 mila euro, vada a pagare oltre i 15 mila euro, perché questo è quello che dice la norma. Per questo noi, non avendo trovato ancora la sensibilità e la disponibilità, me lo auguro che però ci sia nei prossimi giorni, siamo andati anche dall'assessore Belviso dicendo, guardate che il problema è serio e reale, perché poi la gente non usufruisce più di questo servizio; e poi che cosa fa? Va ad intasare, come veniva detto gli ospedali e invece se ci sono queste strutture, che ben vengano. Terzo ed ultimo, così spero di essere rapido e conciso. Il settore della psichiatria. È un settore particolare, è un settore molto, come si dice, che tocca poca gente o molta poca meno gente rispetto al discorso degli acuti o degli anziani, ma è un settore delicatissimo; è un settore che se per caso tocca qualcuno di noi o qualcuno di voi, sapete di che gravità e di che problematicità c'è. Bene, a suo tempo la regione nel 2003, che cosa... approvò una delibera in cui rivide il sistema della psichiatria e nel settore delle case di cura che avevano 1200 posti letto, si decise di ridurre il numero dei posti letto per acuti. Da mille 200 a 800. Le case di cura si sono adeguate rispetto a quel provvedimento, hanno iniziato a fare le domande a fare le ristrutturazioni. Arriva damblè un provvedimento della regione e del commissario ad acta a metà di settembre, dicendo tutto quello che è accaduto fino adesso è sbagliato. Perché,

5 di posti letto di acuti nel settore della psichiatria, non servono più. Non sono più i mille 200 iniziali, non sono più gli 800 del 2003, ma sono 240. Perché? Perché nella sostanza, il malato è che cosa, cambiato? Non ha più bisogno di quel tipo di assistenza di acuto, nel senso che oramai, il malato ha necessità di essere, come si dice, curato sotto l'aspetto psichiatrico per dieci giorni, 15 giorni, per poi mandarlo in una struttura residenziale? Rendiamo conto che qui andiamo a toccare non il singolo malato ma poi tutte le famiglie che ruotano intorno a questo. E io credo che questo sia un problema, lo dico Cau che è intervenuto prima, che sia opportuno andare a rivedere questo provvedimento, anche se è stato approvato due mesi fa. Perché è di una gravità molto importante e che sotto questo aspetto, comporterà complessivamente un problema che esploderà prima o poi. E io nell'interesse, non delle case di cura, altrimenti dico, avrei letto quello che avevo scritto, ma nell'interesse della città di Roma, nell'interesse della regione, ma nell'interesse di questi, purtroppo malati che hanno la necessità di un'attenzione particolari. Grazie.