il viaggio verso il cloud, fra business e tecnologia
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- Basilio Romano
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1 NOVEMBRE 2013 Non è banale il percorso per giungere in maniera armonica alla realizzazione di servizi cloud efficienti e affidabili, senza sconvolgere pesantemente consolidate metodologie di sourcing, monitoraggio e amministrazione dei servizi e delle risorse IT. L itinerario prevede diverse tappe e passaggi, che devono tener conto non solo degli aspetti tecnologici, ma anche di quelli organizzativi e strategici. In questa eguide di ICT4Executive alcuni consigli sugli approcci e le iniziative chiave da attuare per cogliere appieno i benefici del cloud il viaggio verso il cloud, fra business e tecnologia La tua azienda è pronta per il cloud? Le best practice da adottare Migrare al cloud facendo leva sui processi ITIL Il concetto di personal cloud: dal PC al BYOD Il ruolo del CIO nell era del cloud SPONSORED BY
2 .1. pronti per il cloud? le best practice da adottare I l viaggio verso il cloud è affascinante, ma va pianificato. Un approccio alla ventura zaino in spalla non è indicato per arrivare alla meta e cogliere i vantaggi che il cloud può fornire. E come nei viaggi si ascoltano i consigli e i suggerimenti di chi ci è già stato, di seguito elenchiamo alcune best practice, alcune indicazioni di chi questo viaggio lo ha già intrapreso. Le best practice fanno riferimento alle analisi di Gartner e dell Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano. FOCALIZZARSI SULLA GESTIONE DEI PROCESSI E DELLE PERSONE Introducendo un modello alternativo di utilizzo e consumo dei servizi IT, il cloud computing viene talvolta malinteso, ed essenzialmente concepito, come una pura questione tecnologica. Non si tiene conto che l apporto della tecnologia al cambiamento complessivo, in seguito all applicazione del paradigma cloud, è limitato in confronto ai cambiamenti nei processi e nelle persone, necessari per concretizzare l adozione della nuvola. In effetti, il passaggio al cloud produce un notevole impatto sulle modalità con cui i reparti IT definiscono i servizi, e su come questi vengono forniti. Un impatto che si riflette anche in termini di necessità di ri-formazione del personale esistente, oltre che nell esigenza di definire, monitorare e gestire SLA (Service Level Agreement) e contratti, adottando best practice e standard nei processi. Perciò, i dipartimenti IT dovrebbero concentrarsi maggiormente sui processi e le competenze dei collaboratori, e poi sulle questioni tecnologiche. Quando le metodologie di gestione dei processi e del personale non sono corrette e robuste, qualunque piattaforma di gestione cloud allo stato dell arte l organizzazione possa acquisire, non riuscirà a produrre il valore desiderato. NEL CLOUD MEGLIO PRENDERE DECISIONI STRATEGICHE CHE TATTICHE Gli asset infrastrutturali dell IT sono investimenti costosi, quindi è meglio considerare la loro pianificazione secondo una visione strategica, e non tattica e focalizzata sul breve periodo. In particolare per i reparti I&O (Infrastructure & Operations) diventa critico valutare le iniziative cloud nel contesto del framework e dell architettura complessiva di IT governance dell organizzazione. Se ad esempio si sceglie d investire in un infrastruttura cloud privata a livello aziendale partendo da solide competenze di gestione, gli investimenti saranno ben messi a frutto. Se in- 2 ICT4E.Guide
3 vece tali decisioni di cambiamento sono prese in fretta e senza la dovuta attenzione, potrà in seguito rivelarsi molto difficile gestirle nel corso del loro ciclo di vita, quindi, ad esempio, modificarle o ritirarle in maniera giustificabile. E ciò accade soprattutto quando i responsabili I&O non possiedono la necessaria lungimiranza nel pianificare il contemporaneo riuso degli asset esistenti, mentre stanno programmando la modernizzazione del data center. GUARDARE CON ATTENZIONE ALLE SCELTE TECNOLOGICHE Un analisi metodica e accurata dei pro e contro di una soluzione è sempre consigliabile da fare, perché anche quando si adottano tecnologie di base, come la virtualizzazione, le tecnologie VDI (Virtual Desktop Interface) o il modello SaaS (Software-as-a-Service), non significa che soluzioni come queste, considerate universali per tutti i problemi, si possano scegliere alla cieca. Ad esempio, applicare policy di virtualizzazione onnicomprensive e generalizzate su infrastrutture eterogenee e non standardizzate potrebbe dimostrarsi non sempre la cosa migliore per raggiungere una gestione efficace e massimizzare il valore del business. Allo stesso modo, quando si valutano modalità di provisioning automatizzato, elastico o dinamico, e tecnologie di gestione dei workload, con i relativi costi d implementazione e integrazione, è sempre bene concentrare l attenzione sulle esigenze di business specifiche della propria organizzazione, a livello strategico, operativo, di punti critici e di priorità dei servizi IT. Nessuna tecnologia informatica, cloud compresa, può essere dispiegata così com è, out-ofthe-box, perché tutte richiedono investimenti in personale, processi e capacità di gestione del business. Si deve sempre essere in grado di giustificare le decisioni prese, basandole sulla criticità e il valore aziendale dei servizi IT forniti e supportati da ciascun componente, e sui requisiti e priorità propri della singola organizzazione. DEFINIRE UN SISTEMA DI METRICHE E KPI Un altra cosa importante, parlando di qualità del servizio, è attivare sistemi di misurazione, per far sì che gli utenti business percepiscano di ottenere esattamente ciò per cui sono pronti a pagare, e niente di più. Altrimenti, tenderanno a credere di ricevere tale livello di qualità come una concessione, e non come un valore. I parametri sul livello e la qualità dei servizi vanno sincronizzati esattamente in rapporto alle esigenze e ai valori del business, per amministrare in modo armonico le necessità, le aspettative, le priorità e le difficoltà degli utenti. In questo senso il cloud porta spesso il vantaggio di avere un unico interlocutore: in caso si malfunzionamento del sistema sarà lui in ultima istanza il responsabile di trovare la soluzione. 3 ICT4E.Guide
4 .2. migrare al cloud facendo leva sui processi itil L a natura dinamica, transitoria e multiforme dei servizi cloud, ad esempio in termini di prezzi, modelli di fatturato, parametri di servizio delle differenti offerte as-a-service, rende insufficienti i tradizionali approcci di ITSM (IT Service Management) richiedendo la messa in campo di un modello olistico di valutazione dei servizi stessi, anche in relazione ai processi di gestione del cambiamento. Le linee guida ITIL qui illustrate spiegano quali processi integrare per fare questa valutazione, che si muove in un più ampio contesto di osservazione del ciclo di vita, e dell evoluzione dei servizi IT che nel tempo migrano verso il cloud. DALLA TECNOLOGIA AI PROCESSI E ALLE PERSONE È vero che, grazie a nuove opzioni di sourcing e automazione (server dinamici, virtual machine, storage provisioning, ecc.), il modello cloud può permettere di ridurre e semplificare alcuni classici problemi tecnici dei centri dati, fra cui le operazioni di upgrade, espansione, supporto, come anche favorire l integrazione delle applicazioni legacy o la più rapida fornitura dei servizi. È però altresì vero che, in mancanza di solide procedure ITSM (IT service management), i mal di testa causati dalla tecnologia vengono sostituiti da altre complicazioni connesse agli aspetti legali, di sicurezza, di multisourcing, e di gestione dei vendor tipici del cloud pubblico o dai problemi di gestione dei servizi e delle relazioni di business che possono insorgere in un cloud privato. MIGRAZIONE VERSO IL CLOUD, È FONDAMENTALE UN APPROCCIO OLISTICO Se manca una visione unitaria dei servizi IT che stanno migrando verso il cloud, vi possono essere rischi di insuccesso che vanno oltre le perdite finanziarie, e arrivano a toccare gli asset intangibili dell azienda, come il valore del brand e la sua percezione da parte del mercato, specialmente se ci sono problemi di performance, dati o sicurezza transazionale. I processi di transizione verso il cloud sono multidimensionali e più articolati, in confronto alle decisioni di acquisto di qualche tecnologia off-the-shelf, fondamentalmente a causa della natura transitoria dei servizi nella nuvola: gli aspetti base di ITSM e gestione del business, come il prezzo dei servizi, i processi di fatturazione, la definizione delle unità e dei parametri di servizio, variano infatti a seconda delle offerte as-a-service (IaaS, PaaS, SaaS) rese disponibili dai vari fornitori. Il costo dei servizi, i modelli di chargeback e pricing, gli aspetti di continuità e gestione dei livelli di servizio, sono grandemente influenzati dalla transizione dei servizi IT verso il cloud, 4 ICT4E.Guide
5 sia esso privato, pubblico o ibrido. COME ITIL PUÒ AIUTARE NELLA TRANSIZIONE DEI SERVIZI IT VERSO IL CLOUD Le linee guida ITIL (Information Technology Infrastructure Library) 2011 includono, processi, esempi e tecniche utilizzabili per realizzare una efficace transizione dei servizi IT verso il cloud. Vediamone alcuni: Ragionare in termini di incidenti, cambiamenti, configurazioni, gestione dei rilasci software. Le difficoltà di gestione del costante cambiamento e le lacune di standardizzazione possono essere affrontate facendo procedere i processi base di ITSM (incident, change, configuration, release management) in parallelo con le iniziative di transizione verso il cloud. Integrare i processi di change e release management. Le linee guida ITIL 2011 per elaborare le tecniche di valutazione dell impatto dei cambiamenti, e la programmazione degli stessi, aiutano a gestire meglio i processi. La natura on-demand e real-time del cloud rende i dati dinamici, e l integrazione dei processi di change management può aiutare a gestire molte cose: ad esempio, le operazioni di migrazione, integrazione e sincronizzazione con gli asset proprietari esistenti, le variazioni nelle configurazioni; ma anche il provisioning dinamico, e la stretta dipendenza dei sistemi e delle piattaforme dal vendor della soluzione (vendor lock-in). Quest ultima, nel caso del cloud, può essere ancora più difficile da amministrare, essendo la nuvola un dominio abbastanza emergente in termini di disponibilità di standard unificati e modelli di governance. Nel complesso, l integrazione dei processi di change e release management (comprensivo anche del supporto) fornisce una essenziale visibilità nella catena di fornitura dei servizi IT, aiutando a superare la sfida dei frequenti cambiamenti in maniera controllata e prevedibile. Mettere in relazione i servizi IT con le Line of business. Fondamentale è chiarire le connessioni fra la strategia organizzativa e la conseguente strategia IT, con le relative implicazioni sulle priorità dei servizi informatici nel breve e lungo termine. Ciò aiuta ad amministrare in modo proattivo le esigenze degli utenti per i vari servizi, e a supportare le loro diverse richieste e feedback. Inoltre, facendo leva sulla conoscenza dei processi delle linee di business, i responsabili IT hanno la possibilità di raccogliere tutti i requisiti e le priorità di base (agilità, resilienza, affidabilità, continuità, ecc.) che i servizi IT devono soddisfare in relazione alle attività di business, in modo da giustificare le scelte, e motivare meglio davanti al top management le ragioni di una transizione verso il cloud, anche attraverso la realizzazione di business case specifici. LE PRIORITÀ DI TRAINING ITIL IN BASE A TRE SCENARI Come abbiamo accennato, il cloud non è solo 5 ICT4E.Guide
6 una questione tecnologica ma investe anche le competenze e gli skill della divisione IT. In questo senso si possono sfruttare le linee guida ITIL per definire delle priorità di training in base ai 3 possibili scenari di implementazione del cloud. 1. Cloud privato. Per le organizzazioni che decidono di costruire una nuvola privata vi sono alcune aree prioritarie su cui focalizzare le attività di formazione dello staff I&O. Per prima cosa, occorre incrementare la base di competenze disponibili per supportare una gestione integrata della virtualizzazione nei differenti domini tecnici. Servono poi persone con competenze multidisciplinari, piuttosto che esperti in singole materie, oltre a figure come i change manager o i service manager, in grado di gestire processi e ruoli service-based. Utile è anche la capacità di comunicare e impegnarsi con efficacia con gli utenti business, per comprendere e includere le loro priorità sui servizi informatici nella misurazione, nelle metriche e nella pianificazione delle operazioni IT. In aggiunta, i processi BRM (Business Relationship Management) della strategia di servizio ITIL 2011, integrati con quelli SLM (Service Level Management) possono migliorare in modo significativo la qualità e il valore di queste attività. 2. Cloud pubblico. Quando si sceglie di fare affidamento sulle più flessibili opzioni di sourcing delle offerte di public cloud in termini di espansione della capacità, gestione dinamica dei workload, agilità, elasticità, resilienza i processi di formazione, secondo le linee guida ITIL, devono concentrarsi su alcune priorità in certe aree. Ad esempio, sulla gestione integrata dei carichi e della capacità, dei processi SLM, della disponibilità, della continuità del servizio, della sicurezza, e dei processi di gestione dei rischi. Occorre poi integrare il servizio di supporto e gestione incidenti con le attività di gestione eventi (per il monitoraggio e l intervento proattivo), problemi (per identificare in anticipo le cause che generano il ripetersi di inconvenienti), cambiamenti, configurazioni, e con l amministrazione e dispiegamento dei rilasci software. Anche i processi di gestione dei fornitori e delle attività di sourcing vanno strettamente integrati e monitorati, assieme a quelli SLM e di gestione della capacità, dei carichi, della disponibilità e della continuità dei servizi. 3. Cloud ibrido. Qualora l organizzazione I&O voglia sfruttare appieno le capacità del cloud ibrido, diventa importante possedere processi integrati, un personale maturo, ampia disponibilità di competenze e capacità tecniche multidisciplinari su molteplici piattaforme. Le priorità base qui risultano dalla combinazione dei due gruppi di priorità menzionate nei due punti precedenti. 6 ICT4E.Guide
7 .3. il concetto di personal cloud: dal pc al byod C on l avvento del paradigma cloud, un epoca del personal computing sembra progressivamente tramontare, per aprire le porte alla diffusione di dispositivi mobile, tablet e smartphone leggeri e potenti, sempre connessi alla nuvola e in grado di sfruttarne la potenza informativa attraverso agili App. L avanzata delle soluzioni di personal cloud sta ancora una volta introducendo nuovi standard di produttività, nel lavoro e nella vita privata, e cambiando la cultura e il modo di comunicare delle persone. Ormai sono gli utenti e le loro necessità a dettare lo sviluppo dei nuovi servizi, ma, nell esaudire queste istanze e assecondare processi irreversibili come il BYOD (Bring You Own Device), le organizzazioni IT non possono perdere di vista il rispetto di requisiti base indispensabili da garantire in ogni realtà aziendale, come la sicurezza e protezione di applicazioni e dati, ma anche principi come l interoperabilità multipiattaforma e la semplicità di amministrazione dei dispositivi. I TREND DI CONSUMERIZZAZIONE E VIRTUALIZZAZIONE DELL IT Quella che si sta vivendo è stata definita da molti era post-pc, ma è più realistico definirla era del personal cloud. Una nuvola personale, che gradualmente sostituirà il personal computer come luogo dove gli utenti memorizzano i contenuti e gestiscono le proprie vite digitali. Il personal cloud è anche la colla che connette il Web ai vari dispositivi, scelti in funzione dell uso, e tipicamente tablet e smartphone. Una delle forze alla base di questa nuova era è la cosiddetta consumerizzazione dell IT. Gli utenti e consumatori possono non capire i dettagli di come la tecnologia funziona, ma sanno cosa può fare. Interagiscono ormai in tempo reale sui social media, si affidano a canali informativi personalizzati e possiedono dispositivi portatili abbastanza potenti per lavorare o giocare. Anche i dati aziendali risiedono ormai su device e applicazioni dettati dagli utenti, con conseguenze non sempre positive per le varie imprese e organizzazioni, che devono continuare a mantenere la tecnologia funzionante e sicura. L altro trend è la tecnologia di virtualizzazione che, rispetto al passato, oggi può contare su risorse hardware molto più potenti, ed ha espanso le sua flessibilità e capacità, attraverso la virtualizzazione di interi sistemi, e la possibilità, in un certa misura, di liberare le applicazioni dalle peculiarità dei singoli dispositivi, sistemi operativi o architetture di processore. In questa prospettiva, anche le applicazioni proprietarie (ad esempio le applicazioni legacy Windows) possono essere fatte migrare nel cloud. 7 ICT4E.Guide
8 DALLE APPLICAZIONI ALLE APP, COSA CAMBIA PER LA DIVISIONE IT L ascesa delle App sta anche cambiando il modo in cui le applicazioni vengono progettate, distribuite e utilizzate: piccoli, leggeri e convenienti applet oggi coprono le esigenze della maggior parte degli utenti, mentre le grandi applicazioni restano sempre valide, ma per usi più specifici. Gli App store stanno mutando i modelli di prezzo, fornendo prodotti a basso costo a chi necessita solo di poche funzionalità, mentre la maggior parte delle applicazioni è di tipo Webbased. Tutto ciò sta avendo un forte impatto su come le applicazioni sono scritte e gestite negli ambienti corporate, perché in sostanza occorre modificare software residente su server o su cloud, per conferirgli una portabilità cross-platform e la capacità di adattarsi anche alle caratteristiche di specifici device. In questo scenario i reparti IT devono lottare con problemi di incompatibilità applicativa, nonché di sicurezza e protezione dei dati in ambienti corporate e cloud-based. IL CLOUD SELF-SERVICE SEMPRE A DISPOSIZIONE L avvento del personal cloud, in grado di fornire servizi a singoli utenti, sta incoraggiando la diffusione di una cultura del self-service, che gli utenti dimostrano di possedere in ogni momento della propria esperienza digitale, facendo nel Web le proprie scelte su applicazioni, contenuti, servizi. Ora gli utilizzatori possono memorizzare il loro spazio di lavoro virtuale online, e accedervi in ogni momento, dovunque vi sia banda disponibile, e da svariati dispositivi. I servizi cloud personali (si pensi ad esempio a Dropbox, icloud o SkyDrive) consentono lo storage e la condivisione di qualunque tipo di file, anche se, allo stato attuale, la velocità e i tempi di caricamento possono ancora risultare problematici e condizionati dalla limitatezza della banda disponibile. LE RACCOMANDAZIONI PER LE AZIENDE Per non essere colte di sorpresa da tutti questi cambiamenti, e saper rispondere in modo adeguato alle attuali aspettative degli utenti, le varie imprese e organizzazioni devono compiere alcuni passi critici. Primo, occorre stabilire un programma BYOD, completo di relative policy e processi, per governare il fenomeno che in modo crescente porta a usare in azienda dispositivi non forniti dall impresa stessa. Secondo, bisogna seguire una filosofia progettuale capace di supportare molteplici ambienti operativi, e sviluppare competenze nelle tecnologie di virtualizzazione dei desktop, rivedendo le tecniche di sviluppo applicativo e le operation. L attenzione per gli aspetti di security deve concentrarsi sulla sicurezza di applicazioni e dati, non sui dispositivi. Assecondare lo sviluppo della cultura self-service è altrettanto importante, facendo in modo che gli utenti, ove consentito, diventino il più possibile autosufficienti nelle scelte tecnologiche, e limitando l intervento del personale IT solo ai casi in cui si manifesta una reale necessità di guida e assistenza. Un altra raccomandazione è spostare le risorse corporate su un cloud 8 ICT4E.Guide
9 aziendale sicuro (privato o pubblico), in modo che applicazioni e servizi risultino disponibili in tutta l organizzazione e da diverse posizioni e dispositivi. Naturalmente, ciò non toglie la necessità di prevedere nell infrastruttura la presenza di restrizioni e permessi di accesso a informazioni particolari o riservate, come i dati sensibili. Infine, è bene adottare applicazioni browserbased. Anche se è chiaro che non tutte le applicazioni si possono ricondurre a questo modello, occorre contenere il più possibile la base di applicazioni che dipendono da uno specifico dispositivo e necessitano di installazioni locali. Non meno importante è puntare su tecniche e strategie di fornitura applicativa capaci di semplificare e alleggerire i compiti e gli oneri amministrativi dell IT. 9 ICT4E.Guide
10 .4. il ruolo del cio nell era del cloud N ell era della nuvola, forse come mai prima d ora, per i CIO assumere atteggiamenti conservativi di fronte al nuovo che avanza può determinare conseguenze alla lunga deleterie per la propria professionalità. Sottovalutare la portata della rivoluzione cloud, disinteressarsene, non partecipare alle discussioni, significa restare estromessi domani dai processi decisionali, che sempre più guardano al cloud come a una soluzione necessaria per risolvere molti attuali problemi di gestione dell IT e dei data center. LE SFIDE DEI CIO Oggi i responsabili dei sistemi informativi non possono più permettersi di imporre all organizzazione le loro regole di gestione tecnologica del data center, ma sono chiamati a uscire dalla sala dati, per imparare ad ascoltare il management dell impresa, dialogando con esso e cercando di volta in volta soluzioni in grado di esaudire le necessità del business. L avvento del cloud computing accentua queste esigenze e accresce per il CIO il rischio di estromissione dai tradizionali ruoli decisionali, se si dimostra incapace di comprendere e assecondare le nuove istanze e necessità degli utilizzatori dell IT. TAGLI DI BUDGET La crescente ristrettezza delle risorse finanziarie da destinare al mantenimento dell operatività dell IT, e al suo periodico aggiornamento, rende la nuvola un modello di gestione sempre più appetibile. Perché, nella versione public cloud, promette di slegare il CIO dalla dipendenza dai costi Capex (Capital Expenditure) in favore di un modello Opex (Operational Expenditure) più abbordabile e flessibile, che consente di tagliare i classici costi di gestione del data center aziendale, e liberare risorse e personale da destinare a compiti più strategici. ESIGENZE DELLE LINEE DI BUSINESS I fenomeni come il BYOD, e le necessità espresse da dipendenti e collaboratori di sempre maggior autosufficienza nell uso degli strumenti e servizi IT, non sono più richieste ripudiabili dal CIO. Egli è obbligato a trovare risposte tecnologiche al desiderio di questi utenti, nei diversi ambiti dell organizzazione, di poter lavorare in modo molto più flessibile, dinamico e rapido, utilizzando più dispositivi e operando in ambienti e momenti che, ormai, esulano dai classici canoni spazio-temporali imposti dai tradizionali ambienti d ufficio. IL RISCHIO DEL SORPASSO A DESTRA Oggi, dal punto di vista tecnico, nel processo decisionale che porta un organizzazione a optare per il passaggio al cloud computing, l appro- 10 ICT4E.Guide
11 vazione del CIO non è più ritenuta necessaria, perché può accadere che tale scelta scaturisca naturalmente anche dall esito di una riunione dei vertici aziendali, con un «sorpasso a destra», come lo definisce l Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano. Nel caso del public cloud, la convinzione del management, probabilmente, è che in fondo si tratti di acquistare solo un servizio, con implicazioni e responsabilità ben diverse dal dover pianificare costosi investimenti in hardware e software. Ma è proprio qui che il CIO può far valere la propria competenza, facendo comprendere al management la diversità delle varie offerte cloud in termini di clausole dei contratti, specifiche SLA, criteri di sicurezza, rischi connessi e quant altro. UN CIO SEMPRE PIÙ CHIEF INTEGRATION OFFICER Oggi il cloud computing fornisce al CIO l opportunità di sfruttare il proprio prezioso bagaglio di conoscenze tecnologiche, metodologiche e pratiche informatiche, consolidate in anni di carriera, per far evolvere il proprio profilo professionale verso quello che si può definire chief integration officer. Una figura di consulente, un orchestratore, una guida capace di proteggere l azienda dalle iniziative di acquisizione di soluzioni e servizi che risultino affrettate, scoordinate e prive di analisi in grado di verificare l aderenza ai requisiti base di sicurezza, affidabilità, conformità, interoperabilità e compatibilità applicativa. Un CIO, insomma, armonizzatore, che ha la facoltà di giustapporre con maestria i tasselli tecnologici più corretti per costruire un architettura cloud al passo con tutte le moderne esigenze del business. CONCLUSIONI La natura multiforme e dinamica dei servizi cloud rende il viaggio verso l adozione della nuvola un percorso a curve dove bisogna fare i passi giusti, e dove l itinerario non va improvvisato ma pianificato, tenendo conto soprattutto della gestione dei processi e cambiamenti organizzativi, e non solo della scelte tecnologiche. In questo percorso di trasformazione dell IT, le linee guida ITIL possono fornire un utile orientamento per identificare i processi di gestione da integrare, per raggiungere una visione olistica delle dinamiche di evoluzione dei servizi IT che migrano verso il cloud. L emergere dei modelli di personal cloud e la diffusione di fenomeni come il BYOD sono trend ormai inarrestabili, a cui le varie organizzazioni devono fornire risposte e soluzioni soddisfacenti, pur preservando i basilari requisiti aziendali di sicurezza, privacy, incolumità di dati e applicazioni, e i principi di interoperabilità e semplicità di amministrazione dei dispositivi. Nello scenario di costante evoluzione dei servizi IT verso il cloud, i CIO non si possono permettere di stare affacciati alla finestra, ma devono far tesoro delle proprie consolidate conoscenze per studiare la nuvola in tutti i suoi punti di forza e debolezza. Solo così potranno acquisire voce in capitolo nel processi decisionali aziendali, che sempre più considerano il cloud un modello di computing capace di traghettare l IT verso una nuova era di produttività e di servizi. 11 ICT4E.Guide
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