THE ITALIAN JOB: IL PASSO LUNGO DELLO STIVALE GLI UNDICI ITALIANI PIÙ ADRENALINICI MONTEZEMOLO FAST&FURIOUS ENERGIE DINAMICHE TRA LODI E SVANTAGGI

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1 la cu e n e rg ia ltu ra de ll THE ITALIAN JOB: IL PASSO LUNGO DELLO STIVALE GLI UNDICI ITALIANI PIÙ ADRENALINICI pe r magaz in e i cli e nti e d ito da MONTEZEMOLO FAST&FURIOUS PIÙ VELOCI DELLA LUCE ENERGIE DINAMICHE TRA LODI E SVANTAGGI LA PROVINCIA CHE CORRE

2 editoriale 30 el Italia dal genio veloce. Che cos è il genio? Fantasia, intuizione, colpo d occhio, velocità d esecuzione, faceva dire Mario Monicelli ai protagonisti di quel capolavoro, appunto, della velocità d esecuzione che era Amici miei. E proprio la velocità, la rapidità, il guizzo e quello che i greci chiamavano tachipsichismo (ovvero la capacità di reazione dei pensieri di un popolo) sono il fil rouge di questo numero di Switch. L energia è di per sé dinamica, ma esistono forme d energia più dinamiche di altre, come spieghiamo in un accurato reportage scientifico. E la velocità è fatta anche di uomini e pensieri ed emozioni, che difficilmente riesci ad imbrigliare: sono protagonisti che spesso rendono orgogliosa l Italia. E il caso di Luca Cordero di Montezemolo, la cui vita a cavallo della Ferrari cliente Edison e non solo, rappresenta di per sé un trattato su come vivere a 300 all ora; o di Oscar Pistorius, giovane handicappato trasformatosi grazie alla propria volontà di potenza, in un uomo bionico, in uno dei centometristi da battere. Un idea veloce della tecnologia l hanno avuta i fratelli De Caro, che hanno collegato in un batter di ciglia la Sicilia al mondo. E, con loro, ha velocizzato il modo stesso di pensare la start up di Riccardo Donadon, uno che, con la sua fattoria delle idee - H Farm in provincia di Treviso - ha trasformato la placidezza del Veneto nella benzina di una Silicon Valley tutta italiana. Più veloci della luce, come tanti piccoli Superman pronti a solcare il cielo della crisi: questi sono gli italiani. Da Draghi a Fiorello, da Della Valle a Mentana: gli italiani sono persone in grado di correre e precorrere e di scalare le classifiche nei settori più disparati. I loro ritratti, le loro carriere lampo, i loro spunti professionali ci sono serviti per raccontare un Paese diverso, migliore di quello che si dipinge in questi giorni. Un popolo di geni, talora nascosti, che accelerano la crescita di una nazione. di Viviana Barozzi Direttore editoriale SWITCH03

3 so io s mmar LA CULTUR a Faccia 6 Faccia MONTEZEMOLO FAST&FURIOUS di Ettore Colombo A DELL EN ERGIA MAGAZI NE PER I CLIENTI EDITO DA Racconto LA VELOCITÀ E LA DISTORSIONE di Edoardo Montolli 32 Territori ad alta velocità LA PROVINCIA CHE CORRE di Miska Ruggeri Ritratto OSCAR PISTORIUS di Francesco Specchia Switch la cultura dell energia Direttore editoriale Viviana Barozzi Direttore responsabile Francesco Specchia Personaggi Piccole/Medie imprese DARTY di Paolo Contenti Coordinamento di progetto Paolo Contenti Progetto grafico Cayenne I PIÙ VELOCI di Valeria Braghieri Hanno collaborato Claudio Antonelli, Blozz, Valeria Braghieri, 18 Servizi&Offerte Energia SEI MILIONI DI CLIENTI ELETTRIZZATI di Claudio Antonelli 22 EDISON ENERGIA Marco Di Troia, Edoardo Montolli, Miska Ruggeri Posta Humour di Blozz Dossier PIÙ VELOCI DELLA LUCE di Denis Guidi 40 Riccardo Brega, Ettore Colombo, Stampa Optima - Via Paullo, 9/A Milano Registrazione al tribunale di Milano n 723 del 21/11/2006 Switch è un magazine di cultura dell energia edito da Edison. 46 Per ricevere Switch e per Citazione informazioni scrivete a: switch@edison.it SWITCH39

4 f faccia a faccia Paul Gilham / gettyimages MONTEZEMOLO FAST&FURIOUS La Ferrari, d accordo. Ma ci sono anche la Fiat, la Juve, Confindustria, i nuovi treni: storie e miracoli di un manager ad alto tasso adrenalinico di Ettore Colombo è l uomo della velocità Luca Cordero di Montezemolo, l uomo delle decisioni rapide e, anche, delle curve improvvise. E non solo perché Montezemolo vuol dire, in Italia e nel mondo, Ferrari, la casa da corse automobilistiche fondata da Enzo Ferrari che ha per simbolo il Cavallino rampante. Ma perché è tutta l intera vita di Luca ad essere stata, sino ad ora, così: veloce, rapida, tutte curve, frenate brusche e improvvise accelerazioni. Ora, di fronte alla sua possibile discesa in campo, Luca è atteso all ultima curva: quella di chi vuole risollevare e rilanciare l orgoglio italiano. LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO al Grand Prix di Abu Dhabi SWITCH06 SWITCH07

5 fnato nel 1947, primogenito di Massimo Cordero dei marchesi di Montezemolo e di Clotilde Neri, la sua famiglia affonda le origini in secoli di dedizione e di servizio a casa Savoia. Un altro segno del destino: la casata cui offrire i propri servigi sarà, per Luca, quella laica degli Agnelli. Il Montezemolo adolescente e giovane è poco noto, ma altrettanto rivelatore. Luca frequenta, a causa del trasferimento della famiglia da Venezia a Roma, il liceo privato Massimiliano Massimo, retto dai gesuiti: è una scuola innovativa e rivoluzionaria, una sorta di Luiss liceale. E lì che Montezemolo conosce gli amici di una vita: Luigi Abete, Mario Draghi, Gianni de Gennaro e, soprattutto, Cristiano Rattazzi, figlio di Urbano Rattazzi e Susanna Agnelli, sorella dell Avvocato. Montezemolo si laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma e, più tardi, frequenta i corsi di Diritto internazionale alla Columbia University di New York, ma è a Bologna che s innamora, assieme all amico Cristiano (i due sono ormai inseparabili) delle corse, della velocità e delle auto. Corre diverse gare, sfidando leggende e paure, sui circuiti italiani a bordo di una Fiat 500 Giannini, e delle Fiat 125 S e 124 S. Cesare Fiorio, uno dei più famosi manager dello sport nelle auto da corsa, nel 1971 lo chiama a correre con la Lancia. Montezemolo ha solo 24 anni e debutta al rally di Sanremo, a bordo di una Fulvia 1600 HF. Il rapporto con Enzo Ferrari, già una leggenda, comincia per caso: ospite di una trasmissione radiofonica, il giovane Luca difende il Drake dagli attacchi degli ascoltatori sugli inutili rischi dell automobilismo. Montezemolo, in Ferrari, opera una carriera lineare e fulminea: entra, nel 1973, come responsabile delle squadre corse. La Ferrari, che viene da un decennio di insuccessi, torna a vincere. L uomo della svolta si chiama Niki Lauda: Montezemolo lo impone (la Ferrari non voleva piloti stranieri) e gli affianca Clay Regazzoni. Sotto la gestione di Luca, la Ferrari vince il Campionato mondiale Costruttori di Formula Uno per tre anni ( ) e due Campionati mondiali Piloti con Lauda (1975 e 1977). Insieme a Niki, è Luca la star: i rotocalchi lo immortalano con gli eterni Ray-ban neri e il ciuffo sbarazzino, ma è il rapporto, quasi filiale, tra Ferrari e Montezemolo quello che segnerà Luca, ancora devoto alla memoria di Drake. Dopo il Ferrari (Dino) e la Ferrari, gli Agnelli, o meglio, Gianni Agnelli. Montezemolo lascia la Ferrari all apice del successo, nel 1977, per diventare responsabile delle relazioni esterne alla Fiat. Luca è molto amato da Gianni, che lo tratta come una sorta di figlio adottivo, ma i rapporti con l ad di Fiat, Cesare Romiti, uomo duro e rude, non sono idilliaci e si trasformeranno in una rottura. Per Luca comincia una carriera diversa che gli va stretta. Certo, ritrova degli amici inseparabili come Marco Benedetto, all ufficio stampa Fiat, ma curare i rapporti con la stampa non è il suo mestiere. In quegli stessi anni Montezemolo verrà nominato anche ad della Itedi, holding che controlla La Stampa e le attività editoriali del gruppo Fiat. Lascerà l incarico in Fiat nel Sono anni turbolenti pure sul piano sentimentale: sposa e poi divorzia (matrimonio annullato dalla Sacra Rota) una nobildonna americana, Sandra Monteleoni, che gli dà un figlio, Matteo (1977). Poi si lega alla giornalista Barbara Parodi Delfino, che conosce giovanissima e che gli darà un altra figlia, Clementina (1981); intreccia una lunga e molto chiacchierata relazione con l attrice Edwige Fenech. E infine si risposa nel 2000 con Ludovica Andreoni, dalla quale ha tre figli: Guia, Maria e Lupo. Montezemolo, dopo la rottura con Romiti, affronta la prima curva davvero difficile della sua carriera: deve ricominciare da capo e non ci sono più, dietro, né Enzo Ferrari né Gianni Agnelli a fargli da mentore e guida. Tra i 1984 e il 1986 diventa amministratore FACCIA A FACCIA Il rapporto con Enzo Ferrari, già una leggenda, comincia per caso. LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO sulla pista con la Ferrari F1 248 Venturelli / gettyimages SWITCH08 SWITCH09

6 fdelegato della Cinzano, partecipata Ifi, holding della famiglia Agnelli. Montezemolo internazionalizza la Cinzano, apre porte e finestre facendola uscire dalla piemontesità, lancia guerra allo champagne francese. E vince. Il colpo d immagine da maestro e che diventerà da manuale nel marketing è quello della barca Azzurra Challenge: si sta per disputare la Coppa America di barca a vela e Luca la sponsorizza, il suo nome e il marchio Cinzano sono ovunque. Ma le rotture, le curve e i testa-coda, nella vita di Montezemolo non mancano né finiscono mai di stupire. Lascia la Cinzano nel 1984 e, dopo breve pit-stop, a partire dal 1986 Luca Cordero assume l incarico di Direttore Generale del comitato organizzatore della Coppa del Mondo di Calcio Italia 90. Saranno anni intensi, ma anche difficili e contrastati perché Montezemolo si scontra con le lungaggini, le pastoie e la vischiosità della burocrazia all italiana. Le polemiche su come sono stati costruiti gli stadi e sugli sprechi e gli errori scaturiti da Italia 90 saranno infinite e pesanti, anche se negli occhi degli italiani resterà un immagine pubblica: quella di un uomo di successo che corre rapido da una parte all altra con i primi, ingombranti, telefoni cellulari. Al termine dei Mondiali, Luca viene richiamato a servire la dinastia degli Agnelli, solo che questa volta non deve raddrizzare né macchine né giornali, ma calciatori dal momento che la Juventus vive una crisi nera. Montezemolo arriva nel 1990, con la carica di vicepresidente esecutivo, cambia allenatore e giocatori, ma stavolta la sterzata non riesce: la Juve va male. Il ritorno di Montezemolo in Ferrari è, a dir poco, trionfale e segna in modo indelebile il binomio Montezemolo uguale a successo. Nel 1991, quando Luca rientra nei box del Cavallino Rampante, la Ferrari aveva un fatturato di 200 milioni, 1400 dipendenti e produceva modelli opachi e zoppicanti. Nel 2008, quando Luca lascia la carica di ad (quella di Presidente la ricopre tuttora), può vantare un fatturato di 2 miliardi di Euro, 2800 impiegati, una presenza internazionale passata da 29 a 60 mercati e un valore di 5 mld di Euro. Montezemolo mette in pratica quello che poi diventerà il suo motto per eccellenza: fare squadra. Richiama Niki Lauda come talismano porta-fortuna, si affida prima a John Barnard e, poi, a Renzo Piano, progettisti di fama mondiale, ingaggia un pilota straordinario e che segnerà la svolta, per la Ferrari, quella che porta alla vittoria sul rettilineo finale, Michael Schumacher, un altro tedesco. E infine, Luca mette un francese geniale e caparbio a responsabile della squadra corse, Jean Todt. Nel 2000 la Ferrari torna a vincere dopo 21 anni il Campionato Mondiali Piloti con Schumacher, successo che si ripeterà per altri cinque anni e che si estenderà anche al Campionato Costruttori. Luca ormai è un uomo potente, rispettato, amato e invidiato. Arriva qui la penultima svolta di Montezemolo, quella che passa per la guida di Confindustria: nel 2004 l assemblea nazionale degli industriali lo elegge presidente per quattro anni, fino al E lì che matura l ultimo possibile giro di pista: quello del Montezemolo in politica. Luca si deve confrontare con il penultimo governo Berlusconi, poi con il secondo governo Prodi, ma anche con la Cgil di Guglielmo Epifani, politici e sindacalisti. Fare squadra, fare sistema, ricerca, innovazione, competitività diventano i suoi slogan, quelli di una vita. Quando, a fine 2009, Montezemolo lancia Italia Futura, associazione politico-culturale pre-politica ma indicativa di quanto voglia fare sul serio, le parole d ordine saranno le stesse. Montezemolo però è cambiato: nel suo think-thank, coordinato dal politologo ex dalemiano Andrea Romano, c è di tutto: liberisti, liberal, riformisti. Si va da Irene Tinagli a Nicola Rossi, FACCIA A FACCIA da Massimo Cacciari a Michele Ainis. E gli amici di sempre? Nel board di Italia Futura ci sono, da Carlo Calenda a Maria Pia Merloni a Diego Della Valle (gli stessi, peraltro, che compongono il nucleo duro dell ultima avventura di Luca, quella dei treni Ntv). La nuova avventura di Montezemolo però è diversa da quelle di tutta una vita perché corre su binari impervi, quelli della Politica. Che appaiono dritti ma sono contorti. E allora: occhio alle curve Luca. Bloomberg / gettyimages Venturelli / gettyimages Philippe De Canon / corbis LaPresse Il Marchese volante Luca Cordero di Montezemolo è stato ed è anche molto altro: dal 1993 al 2005 vicepresidente del Bologna Calcio, tra il 1997 e il 2005 presidente e ad di Macerati Spa; dal 2004 al 2010 è presidente del Gruppo Fiat. Con l amico Diego della Valle dà vita al fondo finanziario imprenditoriale Charme, con il quale acquisisce Poltrona Frau (arredamento) nel 2003 e Ballantyne (abbigliamento) nel Entra Edison e Ferrari di Giancarlo Cominati La collaborazione tra Edison e Ferrari prosegue da molti anni per la fornitura di energia. Prima della realizzazione dell impianto di trigenerazione Edison era il fornitore elettrico nel consiglio d amministrazione di Tod s ed è stato anche presidente della Fieg, gli editori dei giornali. E Cavaliere al merito della Repubblica italiana, Cavaliere della Legione d Onore francese nel 2005 su proposta di J. Chirac, gli sono state conferite quattro lauree Honoris Causa in diverse materie. Ettore Colombo è giornalista politico e di costume. Vista del reparto Ferrari Montaggio Vetture a Maranello della fabbrica di Maranello. Oggi Edison continua a rifornire gli altri siti del gruppo Ferrari: la sede di Modena, il Ferrari Store, il Museo e la Gestione Sportiva. Vittorio Zunino Gelotto / gettyimages SWITCH10 SWITCH11

7 rritratto Graham Huges / gettyimages Oscar Pistorius Orgoglio e pregiudizio di un normale uomo bionico Pistorius prima della partenza E un velocista unico. Non è più solo una persona da ammirare. E diventato un atleta da battere. di Francesco Specchia Lo annunciò nel 2004, alle Paraolimpiadi di Atene in un oceano di tartan e sudore. Oscar Pistorius diciottenne (allora) sudafricano avvolto nel mito anzitempo, s era appena mangiato i 200 metri. Curva ingoiata a 15 secondi, traguardo tagliato solo soletto e accompagnato dal volo di colombe immaginarie. Poi, svitandosi dalle ginocchia quelle lamine sghembe - che parevan piedi caprini d un fauno - gridò come l oracolo di Delfi alla clemenza d Apollo: «Andrò alle Olimpiadi di Pechino, ci andrò anche senza le gambe...». Profetico non fu, Pistorius. La IAAF, il 13 gennaio 2008, respinse quella richiesta, sostenendo che un atleta che utilizzi queste protesi ha un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30%) se confrontato con qualcuno che non usi le protesi. Pistorius, l atleta tecnicamente modificato. Non era naturalmente dimostrabile che le protesi l avessero reso veloce come il Flash dei fumetti. E infatti, tre mesi dopo, il ragazzo venne riabilitato dal tribunale sportivo che l ammise alle selezioni per la Cina. Selezioni che Pistorius, agitato com era, sbalorditivamente cannò. Ma di Pistorius, del fastest thing on no legs ( la cosa più veloce senza gambe ), dell atleta senza peroni e senza talloni, noi abbiamo negli occhi un altra impresa. Era il 13 luglio 2007, Golden Gala di Roma, gara per normali : Pistorius schizzò in avanti e corse i 400 metri (gara B); e arrivò secondo, di tempo, indossando occhiali scuri che probabilmente coprivano l occhio liquido della commozione. Secondo. Nel killer event, nella gara più dura e tecnica dell atletica. Secondo - soprattutto - in una corsa per normodotati, tra sprinter col fiato lungo e polpacci di granito. Secondo, in competizione con gente che le gambe ce l ha. Ho lavorato duro, questi ragazzi che hanno corso con me sono stati fantastici, urlò il ragazzo. E, alla luce di un risultato che sorprende per l intera fluidità dell azione e per gli applausi arrampicati sul cielo romano, allora si capì che la velocità di Pistorius aveva davvero superato i pregiudizi. Da lì i successi vennero in progressione. Il 19 luglio 2011 a Lignano Sabbiadoro conquistò il pass per Deagu 2011 e per Londra 2012 nei 400 m correndo in Ai mondiali venne eliminato in semifinale col tempo di Il 1 settembre, assieme ai compagni di squadra, realizzò il primato nazionale sudafricano della staffetta 4X100 nelle batterie di qualificazione con Non corse - è vero - la finale in cui il Sudafrica avrebbe conquistato il secondo posto, venendo comunque egualmente, e meritatamente, premiato con la medaglia d argento per il contributo fornito in semifinale. Certo, visto che l handicap è un concetto superato e quelle lame in carbonio non son più viste come una mostruosità, come un appendice da freak, come un effetto speciale da taverna di Guerre stellari, be, qualcuno polemizza. Malignano un po di tutto. Pistorius se ci pensate, è il doping tecnologico. È come l uomo bionico, la falcata è infinita e paradossale (tre metri in un colpo). Quel tipo - diomio - non corre, scivola nell aria. E quelle molle lo rendono Beep Beep alle prese con Wile Coyote: boing - boing, la partenza a razzo, la nuvoletta e l arrivo sul filo di lana, che non è regolare, ma è un tuffo carpiato come quelli, negli anni 20, di Charlie Paddock, il velocista più cialtrone e irregolare di tutti i tempi. Certo, oggi qualcuno storce il naso. Dacché Pistorius ha osato dire: «Quando mi chiedono cosa provi ad avere due gambe artificiali? Io rispondo: e tu cosa provi ad avere due gambe reali?...», e poi ha continuato, imperterrito, a vincere, ecco, è meno simpatico. Certo, da quando Oscar Pistorius - chiamato Oz da papà Hende e mamma Sheila - non è più il mago di Oz che faceva trucchi lievi, e praticava con la stessa grinta il rugby e la pallanuoto, ha perso appeal. Certo, coi brufoli ormai asciutti e senza apparecchio per i denti, Pistorius non è più il ragazzo prodigio che riscattava un intera categoria di reietti, oltre alla malformazione congenita che gli aveva amputatole gambe a 11 mesi. Certo, ormai nemmeno contano più le dichiarazioni d amore per la Lazio e un tempo Valentino Rossi; o per il cibo italiano («Mi piacerebbe aprire una catena di ristoranti»); o per la sacralità della famiglia («Mi piacerebbe avere dei figli»). Nè contano le ore di allenamento feroce, il sudore e il sangue buttati a litri, roba che neanche il professor Vittori con Pietro Mennea mentre trascinava piombo e pneumatici per prepararsi al record del mondo. Né conta che le sue benedette protesi siano una jattura, che gli taglino quel poco d articolazione che gli è rimasto. Costringendolo a galleggiare tra secchi di ghiaccio per non urlare di dolore. Non conta più nulla, per il fenomeno. E il miracolo è diventato normalità. Sarà per questo che Pistorius s è tatuato sulle spalle un intero brano della Bibbia, pure se non si capisce quale. E un velocista unico. Non è più solo una persona da ammirare. E diventato un atleta da battere. Dice Domenico Rao, collega normale : «È comunque un esempio da seguire. Ma non penso alle sue lamine, corro per superare lui e gli altri». Non è l unico a pensarla così. Eppure la corsa, come le quintane cavalleresche, profuma ancora di rispetto per se stessi e per l avversario. Dai tempi dell agorà ateniese e di Dorando Petri, eliminato nella maratona olimpica del 1908 perchè aiutato dai giudici, la corsa esalta ancora il senso dell onore. A vederlo correre, Oscar Pistorius, ti pare di sentirgli il respiro profondo e ritmato sull allungo, e il diaframma che s apre come le ali d un airone. Poi lo sguardo scende, e non trovi le caviglie sul tartan. E lì capisci che il mondo intero sta cambiando. SWITCH12 SWITCH13

8 ppersonaggi shutterstock ITALIAN JOB. IL PASSO LUNGO DELLO STIVALE Da Draghi a Zichichi, da Fiorello a Cattelan. Vademecum dei connazionali con una marcia in più Davanti non hanno mai una pista di schiene. Non è affatto detto che ansimino e schiumino come belve in affanno, che inciampino o perdano il passo abbandonati dalla grazia, che si deformino nello sforzo e sudino ambizione. Ogni tanto a tradirli è un ghigno oppure una pacatezza che non attraverserà mai un volto comune. Sta di fatto che gli italiani veloci stanno avanti. Oltre quell orizzonte di schiene che gli altri rizzano a fatica, come un lottatore sumo con uno strascico da sposa. Sono avanti di un passo, di un ora, di un milione, di un idea. Per loro il tempo si è messo addosso un odore: per farsi riconoscere. Magari si buttano e superano senza spingere, ma poi si alzano sempre sazi dal banchetto della vita. Stare avanti è una questione di millimetri. E di secondi. Un po meno non basta, un po di più non serve. Perchè chi precorre i tempi, con troppo anticipo, è costretto ad attenderli in posti piuttosto scomodi. Perché gli uomini veloci per i pensieri e le emozioni hanno uno scatto in più e la superiorità è un esilio benedetto. Sono quelli a cui il sole passa una carezza speciale, quelli che dalla stanchezza dei nervi drenano risorse nascoste, quelli che vedono il cammino anche quando non è tracciato, che sanno dove andremo a finire quando noi nemmeno sappiamo di essere finiti. Si è ribaltata a testa in giù la concezione con cui è iniziato il mondo, è evaporata anche l antica saggezza indiana che voleva che a reggere il mondo fosse un enorme tartaruga e abbiamo calpestato Esiodo e la sua aurea stirpe di uomini mortali. E siamo corsi dopo anche a quelli dopo. Agli umanisti alla Aldo Manuzio, al festina lente e agli altri quatto secoli successivi. Abbiamo doppiato perfino Marinetti che già si era congedato dalla letteratura e dal di Valeria Braghieri suo voler esaltare l immobilità pensosa, l estasi e il sonno e che aveva lottato nella vita con il suo movimento aggressivo di insonnia febbrile, di passo di corsa, di salto mortale, di schiaffo e pugno. Vince chi tiene il piede sull acceleratore, senza perdere la rotta e la faccia. Vince quello che funziona oggi e che domani ha il diritto di essere vecchio. Vincono quelli che sanno traghettarci dove non sapevamo di volerci trovare. Vincono quelli che vanno per il mondo con una forza che non siamo capaci di perdonargli, ma che sappiamo invidiargli. Sono bambini adulti che danno ordini al futuro e qualche volta gli assestano schiaffi, per correggergli la rotta. Hanno palpebre che non dormono e non piangono e sentono degli altri, la puzza di paura. Costruiscono un dopo che è anche nostro. E quello che si buttano a fare in quelle ore, è poco loro e molto di quel corpo Sono avanti, di un ora, di un milione, di un idea. che si chiama popolo. Chi è veloce, nel senso buono del termine (perché ne esistono ancora di cattivi, di sensi) è il traino del nostro tempo. Ci porta dove noi non sapevamo di poter andare. Poco importa se lo fa con un film, con una musica, con un consiglio d amministrazione o con un microchip. Calpesta quel pezzo di mondo che non pensavamo ci avessero assegnato gli dei. Da un TG, dalla sella di una moto, da un museo, dal Fondo Monetario, da un flirt... Apposta per farci capire quanto siamo colpevolmente lenti e ciechi e tristi per non aver capito che c era una fetta di mondo vuota. Loro l hanno sbranata, noi avevamo una pista di schiene davanti. Obbedienti e in fila per il destino che non arriva mai quando non sai andartelo a prendere. Noi che rischiamo di veder finire tutto mentre siamo ancora in fila, loro che hanno già firmato l aria. Valeria Braghieri è giornalista e critico televisivo SWITCH15

9 ppersonaggi più veloci Gli più veloci LA SQUADRA PERFETTA Furbissimo leandro consumi Intercetta i nuovi mostri. Che non sono un impietoso coacervo di vizi e tic e malcostume ma piuttosto creaturine orribili con corpi spinosi, punte, spade, lance. A metà strada tra il futuro inimmaginabile e il passato remoto. Chi il futuro l ha calpestato in anticipo è lui: Leandro Consumi (il destino in un cognome) inventore dei Gormiti (ma anche sobillatore dei sogni infantili). Sebilden Inarrivabile enrico MENTANA La velocità dialettica è forse l aspetto meno veloce di Chicco Mitraglia Mentana. Si è inventato il Tg5, si è inventato di andarsene, si è inventato Matrix, si è reinventato di andarsene. Ha ricaricato le batterie in una sola notte di riflessione ed è partito alla volta di La7 spingendola su al suo livello (leggi al suo share) e trasformandola nella nuova realtà della tv generalista. Contro chi dice che la richiesta di uguaglianza è sempre una speculazione al ribasso. Cometa MARCO SIMONCELLI Nemmeno il tempo di accorgersi che la parlata romagnola non era quella di Valentino Rossi e che la capigliatura non era quella di Telespalla Bob dei Simpsons, che già la corsa è finita. Gara bastarda e truccata, con un traguardo assurdamente vicino e le tappe bruciate come benzina da poco: debutto, vittoria mondiale, fama, successo, affetto dei fan. E poi la caduta, il tachimetro paralizzato, l addio fulmineo, i verbi al passato usati troppo presto. Mostruoso MARIO DRAGHI Ci vuole un fisico bestiale per star dietro allo spread in fuga. E come in ogni fiaba, dove fallisce il Cavaliere vincono i Draghi. Mario, che alle scaglie dei mostri preferisce il doppiopetto dei businessmen, ha scalato la finanza mondiale fino all ufficio con poltrona in pelle umana della Banca centrale europea. Non gli avevano ancora dato le chiavi, che già aveva abbassato i tassi. Tiziana Fabi / gettyimages Meraviglioso rosario FIORELLO Ritorna dopo sette anni di letargo e risveglia la bella addormentata di Viale Mazzini. E resuscita il varietà. Ilpiùgrandespettacolodopoilweekend va in onda il giorno dopo le dimissioni di Berlusconi: quando si dice un predestinato. Veloce? Un fulmine a capire che il mondo si è rovesciato. Canta, balla, twitta, diverte, si butta a capofitto e sbriciola record di ascolti. Con eleganza. E ilpiùgrandeintrattenitoredopoilbigbang. Apparizione Elena Torre Galoppante CHECCO ZALONE Faccia da Vendola, faccia da Saviano, faccia da Cassano. Un oplà e l imitazione è fatta, un amen e il successo è garantito. Zalone da Bari fa mulinare applausi ad alta frequenza, su qualunque campo giochi. Canta e sembra Jannacci alle cime di rapa, va in teatro e lo riempie come una teglia di riso, patate e cozze, fa un film e le sale sono più affollate dei barconi che negli anni Novanta arrivavano da Tirana. Purosangue pugliese, dato vincente in ogni corsa. Stefania D Alessandro / gettyimages Sfrenato MATTEO RENZI Da Mike alla Leopolda, like a rolling stone. È rotolata via inarrestabile la carriera di Matteo Renzi da Firenze. Era uno dei tanti occhialuti concorrenti della Ruota della fortuna, ora alla sua ruota si attacca mezzo Pd. Sindaco senza troppi freni, ha spazzato via la polvere di una città scolpita nella storia e ora sogna di rimettere in moto le anime di una sinistra scolpita nella boria. Chiara Premio Eterna FRANCA VALERI A novantun anni è ancora al centro della sua vita senza sbavature e senza pietismi. Borghese, acuta, impietosa, ma Bugiarda no, reticente. La voce con qualche graffio in più, la testa senza nebbie. Non ha mai rimpianto davvero un uomo, non si è mai lamentata troppo della solitudine, si è sempre fatta buona compagnia da sola. E continua a farla a noi che ancora oggi, guardandola, ripensiamo a quel cretinetti con cui appellava uno sbalordito Alberto Sordi. Pioniere Antonio ZICHICHI Chiane, chiane, ha scoperto nel suo Abruzzo qualcosa di più veloce della luce. Look da scienziato pazzo, Antonino Zichichi ha vissuto una vita in un acceleratore di particelle, pigiando a tavoletta sul pedale del progresso. I neutroni, gli elettroni, i neutrini. E il Novecento finisce in soffitta insieme alle sottane lunghe e alla martingala. Einstein? In pensione. La relatività? Archeologia. La luce? Spegnetela, che si accende il futuro. Massimo di Nonno / gettyimages Stroboscopico diego della VALLE Forse è per proteggere l elegante gola dalla rapidità con cui si dimena tra le raffiche dei poteri forti, che Mr. Tod s si agghinda con le sue esuberanti sciarpe. Foulard che svolazzano mentre la fuoriserie del made in Italy sfreccia dal cdr del Corriere a quello di Generali, dalle pagine di giornale alle tribune politiche. Perennemente affaccendato, i suoi ricavati rincorrono i suoi ideali, senza mai una pausa neppure per fermarsi a rifarsi il trucco. Laura Lezza / gettyimages Spiazzante MAURIZIO CATTELAN Hitler in ginocchio, l autoritratto senza sconti, i bambini impiccati, il dito alzato davanti al palazzo della Borsa di Milano (in tempi non sospetti, oltretutto). E ora anche una retrospettiva al Guggenheim di New York con tutto il suo meglio appeso al cielo come tanti salami. In perenne movimento, con la sua santa inquietudine e inseguito da un ossessione costante: C è un momento nella vita in cui si rischia di diventare la parodia di se stessi. Per ora lui mette in parodia tutto il resto. SWITCH16 SWITCH17

10 eenergia SEI MILIONI DI CLIENTI ELETTRIZZATI All inizio fu il monopolio che unificò il Paese e le bollette. Poi vennero le liberalizzazioni, i costi verso il basso e servizi verso l alto: ecco i segreti dell energia in Italia di Claudio Antonelli La storia delle liberalizzazioni in Italia nasce sotto la stella del numero 1643 e al momento si chiude con una cifra decisamente più alta: 5,9 milioni. E la somma delle famiglie e delle piccole medie imprese che hanno deciso di cambiare fornitore di energia elettrica tra il luglio del 2004 e lo scorso anno. Il vantaggio della liberalizzazione è la possibilità di scegliere secondo i propri calcoli e in totale libertà il fornitore di energia elettrica e di gas naturale sia per la propria casa che per la propria attività professionale. All interno della stessa società, la possibilità di scegliere fra un ampia gamma di offerte senza vincoli, con la piena libertà di cambiare in ogni momento e senza costi aggiuntivi. Per arrivare alle conquiste attuali (e ce ne saranno altre) si è partiti Faraways / shutterstock cinquanta anni fa da una premessa opposta: il monopolio e l obbligonecessità di fare infrastrutture. E stata infatti la legge 1643 del 1962 a determinare la nazionalizzazione del settore elettrico, affidando a una sola società la titolarità delle varie fasi costituenti la filiera elettrica (produzione - distribuzione - vendita), lasciando uno spazio alle aziende municipalizzate già operanti a quei tempi. La produzione di energia elettrica era ammessa per i privati solo se finalizzata all autoconsumo. Grazie al monopolio è stato possibile conseguire obiettivi altrimenti improbi, come l elettrificazione pressoché totale del Paese insieme all unificazione del costo dell energia elettrica. In altre nazioni, come la Francia, c è stato un forte consenso per dare vita allo sviluppo nucleare e al conseguente raggiungimento di un buon livello di indipendenza energetica dall estero. E nato uno dei progetti sull atomo più importanti al mondo, impensabile se fosse gravato tutto e unicamente sulle spalle di una società privata. Alla fine degli anni 80 numerosi Paesi dell Unione, intuendo che la maturazione del comparto infrastrutturale avrebbe a quel punto consentito di abbassare i prezzi, hanno cominciato ancor prima che le norme Cee lo imponessero a creare mercati elettrici organizzati basati sulla concorrenza sia nella generazione che nella vendita. I primi sono stati gli inglesi. Si trattava di un mercato obbligatorio cui potevano partecipare attivamente solo i produttori. Fino al 2001 quando fu sostituito da un sistema di scambi bilaterali. Seguono Svezia, Finlandia e Danimarca. Nel 1998 è la volta della Spagna, l anno dopo dei Paesi Bassi. Nel 2000 la Germania e una lunga serie di nazioni. Praticamente ultima l Italia. Visti i cambiamenti dell offerta e della domanda, nel 1991 c è stato un primo passo di apertura del mercato, rendendo libera l attività di produzione dell energia elettrica purché derivante da fonti rinnovabili e assimilate, come la cogenerazione e quelle da rifiuti e residui di lavorazioni. Nel 1995 è nata l Autorità per l Energia Elettrica ed il Gas (Aeeg) e poi è arrivato nel 1999 il cosiddetto decreto Bersani, nel momento in cui l Unione europea imponeva un cambio deciso di passo: regole comuni per i mercati elettrici interni finalizzate a liberalizzare la domanda, l accesso alle reti e l offerta dell energia elettrica, cominciando così la trasformazione effettiva del settore da monopolio a libero mercato. L Enel dopo lo scorporo degli asset e la creazione di Terna, si è trovata a cedere sul mercato 15mila Mw di centrali (una potenza pari a quella del Belgio) a concorrenti territoriali. Col risultato che a pochi anni di distanza in Italia sono attivi circa 100 operatori. Si è così creata concorrenza fra le EDISON, DA SEMPRE UN PASSO AVANTI società, invogliate a migliorare l efficienza degli impianti per ridurre il costo marginale di produzione dell elettricità e potersi così meglio difendere sul mercato. Sollecitate dalla possibilità per l utente di cambiare facilmente operatore. Il confronto diretto con i clienti da parte dei distributori, inoltre, sta producendo una serie di effetti positivi, come la fornitura di servizi aggiuntivi, l implementazione di sistemi di rilevamento dei carichi orari (con la connessa possibilità di controllo e regolazione dei picchi), il miglioramento della continuità e della qualità del servizio. Senza contare che il settore dell energia alternativa sta subendo un rapido processo di incentivazione in relazione ai relativi dati sull inquinamento. I cambiamenti avvengono secondo tempi giusti e sembra che gli attori del mercato stiano preparando solide basi di impianti per un futuro dove ci sia un largo impiego delle fonti rinnovabili, rendendo marginali quelle inquinanti. La differenziazione delle fonti ha quindi creato nuovi margini e ha stimolato il rinnovamento del parco infrastrutturale senza il quale oggi le tariffe sarebbero più alte almeno di un 45%. Il mercato dell energia è in continua evoluzione e in tema di liberalizzazione si conferma in controtendenza nel panorama italiano, dove altri comparti hanno visto addirittura salire i costi. Dal 2007, pilastro concreto dell apertura del mercato, a oggi le tariffe sono salite solo dell 1,8% contro un impennata dell inflazione che ha superato l 8%. Hanno fatto meglio solo le bollette telefoniche che dalla data dell apertura di mercato al 2011 sono scese a fronte di un 32% relativo all inflazione. Gas e luce segnano dunque un successo soprattutto se li si confronta con i trasporti o le banche. I costi di sportello dal 1994 al 2011 sono saliti quasi del 110% mentre l inflazione ha fatto più 40. Le assicurazioni poi nello stesso periodo hanno registrato un più 180%. Praticamente le polizze oggi costano quattro volte tanto quello che valeva nel Dopo 12 anni di liberalizzazione del settore elettrico i risultati sono quindi soddisfacenti, sottolineando anche l impegno profuso per poterli ottenere e quindi essere anche competitivi con altri Paesi europei. Certo una normativa che consentisse di cambiare fornitore ancora più facilmente, magari con un click, darebbe ulteriori stimoli, tanto quanto una corretta informazione per aumentare la consapevolezza dei consumatori. E il cerchio delle liberalizzazioni iniziato nel lontano 1962 si chiuderà quando da parte di tutti (regolatori, operatori e consumatori) ci sarà la massima attenzione al risparmio energetico. Perché il kwh più economico è quello che non si è consumato. Claudio Antonelli è giornalista economico Settembre 2008: lancio di EdisonCasa, la prima dirompente offerta di Edison per le famiglie. Ottobre 2009: lancio di Edison Luce&Gas, offerta con 3 differenti soluzioni per elettricità e gas naturale. Giugno 2010: lancio di EdisonWeb, l offerta dedicata a chi ama fare tutto via web per avere un risparmio maggiore salvaguardando l ambiente. Novembre 2010: in soli 2 anni Edison arriva a di clienti. Ottobre 2011: lancio di Edison Zero Sorprese, l innovativa offerta che offre ben 10 stili di consumo tra cui scegliere. SWITCH18 SWITCH19

11 BRUTTE SORPRESE PER GERRY È stato lanciato lo scorso 2 ottobre il nuovo spot TV a supporto dell offerta Edison Zero Sorprese. Il testimonial è ancora una volta Gerry Scotti, già efficace protagonista delle precedenti campagne televisive. Questa volta Gerry mostra un lato di sé meno noto: non il professionista compassato e padrone della situazione che siamo abituati a vedere in TV, ma un uomo comune un po sfortunato e un po pasticcione, alle prese con tanti piccoli momenti no divertenti in cui tutti noi ci possiamo riconoscere. Perché la vita di ognuno è inevitabilmente piena di piccole sfortune e brutte sorprese. Ma una certezza positiva c è, sia per Gerry sia per tutti noi: la bolletta di luce e gas di Edison. Perché con la nuova offerta Edison, come recita Gerry nello spot, Almeno su luce e gas, Zero sorprese. Al di fuori di questo rapporto con la bolletta Edison, i piccoli imprevisti restano comunque sempre in agguato come sottolinea il finale a sorpresa dello spot. watch?v=elmespqh0a0

12 d Reportage dossier PIù VELOCI DELLA LUCE Who loves the sun? Who cares that he makes plants grow? Chi ama il sole? A chi interessa che fa crescere le piante? così cantavano Lou Reed ed i Velvet Underground nel 70. Il Sole. Ora più che mai simbolo di energia pulita e rinnovabile. Per energia rinnovabile si intende una fonte di energia che si rigenera o non è esauribile nella scala dei tempi umani, e soprattutto se il suo sfruttamento non ne pregiudica l esaurimento per le risorse future. Pertanto, l aggettivo rinnovabile non è sinonimo di pulito : per energia pulita, infatti, si intende una fonte di energia il cui sfruttamento è ad impatto zero sull ambiente. Da questo punto di vista, vi sono fonti di energia più o meno pulite, implicando tutte, chi più chi meno, un certo impatto, sia esso visivo, acustico, oppure dovuto ad inquinamento atmosferico o del suolo. Fatte queste premesse, vengono considerate fonti di energia rinnovabile: 30 Fonte solare: impianto fotovoltaico, solare termico e termodinamico Per trasformare la radiazione solare direttamente in energia elettrica, viene sfruttato quello che si chiama effetto fotovoltaico, fenomeno fisico proprio di alcune tipologie di materiali (semiconduttori) opportunamente trattati, per il quale vengono liberati elettroni e prodotta una corrente attraverso la sola sollecitazione energetica fornita dalla radiazione solare. Pertanto gli impianti fotovoltaici non utilizzano turbine o altre parti meccaniche in movimento per produrre energia elettrica, ma solamente i moduli fotovoltaici, che funzionano come delle pile. I principali vantaggi di un impianto fotovoltaico sono: a) emissioni inquinanti nulle del processo di trasformazione energetica da energia solare a energia elettrica; b) bassi costi di manutenzione dell impianto, dovuti all assenza di parti meccaniche in movimento (come turbine, compressori, pompe, ecc); c) bassi costi di smaltimento dell impianto fotovoltaico (materiali recuperabili e riciclabili quasi interamente). A discapito, invece, il fotovoltaico presenta i principali svantaggi di: a) bassa efficienza di trasformazione dell energia, dovuta alle caratteristiche dei materiali utilizzati a tale scopo. Questo implica una scarsa produzione elettrica per unità di superficie, ovvero la necessità di coprire grandi superfici per ottenere produzioni soddisfacenti (rapporto circa di 0,06 kw/m2, ovvero circa 0,6 MW ad ettaro, contro un 200 MW/ettaro per una centrale termoelettrica tradizionale a gas); b) è una fonte di energia non programmabile, in quanto la produzione varia con il meteo; c) la produzione energetica dipende fortemente dalla latitudine; d) non c è nessuna produzione nel periodo notturno. Per sue caratteristiche, quindi, il fotovoltaico non è adatto a soddisfare le esigenze di consumo sia residenziali che industriali. È, d altra parte, consigliabile utilizzarla come fonte di integrazione di energia elettrica a quella prelevata dalla rete elettrica nazionale. In Italia, l installazione di impianti fotovoltaici sta registrando una diffusione vertiginosa: il 14 settembre 2011 è stata superata la quota di 10 GWp (GigaWatt di picco) di potenza installati, esattamente 10,687 GWp, sviluppati da impianti. Nel solo 2010, la crescita del fotovoltaico è stata del 215% in termini di numero di impianti (84.777) e del 32% in termini di potenza installata (2,4 GW). Raggiunta la soglia di 10 GWp installati, il fotovoltaico nel 2011 andrà a coprire il 3% della domanda elettrica in Italia, con la prospettiva di crescere ancora nel 2012 per soddisfare il 5,5% dei consumi elettrici. La regione più virtuosa nell utilizzo di questa tecnologia è la Puglia (con 1,9 GW installati), seguita da Lombardia ed Emilia-Romagna (1,06 GW installati). Edison, nel corso degli ultimi 3 anni, ha investito sullo sviluppo di impianti fotovoltaici di taglia medio-grande. Il suo primo impianto è in funzione dal 2009, ad Altomonte, in Calabria, impianto a terra di 3,6 MW, moduli tradizionali in silicio cristallino. Ad oggi ha realizzato 9 impianti per un totale di 12,6 MW installati, di cui 3 impianti realizzati presso siti produttivi di Clienti ai quali viene venduta l energia autoconsumata. Fonte eolica: impianto eolico e minieolico Fin dall antichità l energia cinetica del vento è stata utilizzata dall uomo, per esempio per la navigazione. Per trasformare quest energia in elettricità, sostanzialmente, si ricorre alle turbine eoliche (auromotori) con pale opportunamente sagomate in una sorta di effetto ipnotico. Anche l eolico è una forma di energia non programmabile, variabile in funzione del vento, pertanto non adatta a garantire la stabilità della rete (base load). L impatto visivo ed acustico sono i principali difetti di questa tecnologia. In Italia, lo sviluppo dei parchi eolici ha registrato un trend di crescita in quest ultimo decennio, arrivando alla fine del 2010 ad un numero di 487 impianti installati per una potenza complessiva di circa 5,8 GW, per una produzione elettrica capace di coprire circa il 2,8% della domanda. Edison, attraverso la sua controllata Edison Energie Speciali, ha realizzato un piano industriale che ha portato, ad oggi, ad essere tra i principali produttori di energia da fonte eolica, con 32 impianti ed una potenza installata di 410 MW, e altri 72 MW in costruzione. Il fotovoltaico? Facile da montare ma difficile da smaltire. L eolico? Ipnotico ma antiestetico. Le biomasse? Risparmiose ma insufficienti. Ecco un breve vademecum delle energie dinamiche tra lodi e svantaggi lukethelake / shutterstock di Denis Guidi Pannelli fotovoltaici per la produzione di energia SWITCH22 SWITCH23

13 d più veloci della luce Centrale idroelettrica Edison di Santa Giustina, inaugurata nel 1951 Fonte idrica: impianto idroelettrico a bacino o a letto fluente, micro e mini idroelettrico La principale fonte rinnovabile utilizzata in Italia e, più in generale, nel mondo è la fonte idroelettrica, attraverso i cosiddetti impianti a bacino, ovvero con una diga di raccolta dell acqua ad una certa quota. L impianto sfrutta l energia potenziale gravitazionale contenuta in questa massa d acqua raccolta nel bacino a monte, la quale, liberata dalle chiuse della diga secondo il fabbisogno desiderato, scorre forzatamente lungo una condotta verso il basso e trasforma l energia potenziale in energia cinetica. A valle investe una serie di turbine idrauliche accoppiate ad alternatori, che trasformano l energia cinetica dell acqua in energia elettrica. Un impianto di questo tipo offre il principale vantaggio di un energia rinnovabile e programmabile, ovvero la possibilità di controllare e regolare la produzione in funzione della domanda di energia, aprendo e chiudendo le chiuse della diga. Il principale svantaggio è l impatto visivo e l alterazione del paesaggio che le opere civili impongono. In Italia il settore idroelettrico è oramai saturo, essendo stati sfruttati già quasi tutti i potenziali siti idrogeologicamente disponibili ad ospitare tali opere. Dalla fine del XIX Secolo ad oggi è stata installata una potenza netta di circa 21,5 GW, con una copertura della domanda di circa 15-16%. Edison fu la prima in Italia, ed una delle prime in Europa e nel mondo, a sfruttare i bacini idrici per produrre energia, costruendo centrali lungo l Adda a cavallo tra il XIX e il XX Secolo, ancora oggi visitabili ed in funzione: Centrale Angelo Bertini (1895, servì a fornire energia elettrica alla trazione tramviaria di Milano), Centrale Carlo Esterle (1906) e Centrale Guido Semenza (1917). Ad oggi il parco idroelettrico di Edison è costituito da 72 centrali per una potenza complessiva installata pari a circa 1,7 GW. A questi vanno aggiunti 3 impianti di mini-idroelettrico con potenza complessiva di circa 20 MW. Fonte geotermica: impianto geotermico e geotermoelettrico Al di sotto della crosta terrestre la temperatura aumenta man mano che ci si avvicina al nucleo, con un gradiente termico medio di circa 30 C ogni km di profondità. In alcune zone della Terra, però, già a basse profondità si possono trovare rocce calde, fluidi caldi e vapore, ovvero fonti di calore naturale attive (bacini geotermici) da poter sfruttare per recuperare calore gratuitamente e produrre energia elettrica. I sistemi geotermici possono essere a vapore dominante, quando l alta temperatura determina la formazione di accumuli di vapore, o ad acqua dominante, se l acqua rimane allo stato liquido. Nel primo caso l energia geotermica può essere utilizzata per produrre energia elettrica, inviando il vapore, attraverso dei vapordotti, a una turbina collegata a un generatore di corrente. Se il fluido geotermico non raggiunge una temperatura sufficientemente elevata, l acqua calda potrà essere utilizzata per la produzione di calore, per esempio in impianti di teleriscaldamento. Dal punto di vista della generazione di energia elettrica, le centrali geotermiche sono programmabili e con taglie di potenza significative (da qualche decina a qualche centinaio di MW). Il loro costo maggiore è rappresentato dalla trivellazione, perciò molto dipendente dalla profondità in cui si trova il bacino geotermico. La fonte geotermica riceve in particolar modo due critiche: alle centrali geotermiche fuoriesce insieme al vapore anche il tipico odore sgradevole di uova marce delle zone termali causato dall idrogeno solforato. Un problema generalmente tollerato nel caso dei siti termali ma particolarmente avverso alla popolazione residente nei pressi di una centrale geotermica. Il problema è risolvibile mediante l installazione di particolari impianti di abbattimento. L impatto esteriore delle centrali geotermiche può recare qualche problema paesaggistico. La centrale si presenta, infatti, come un groviglio di tubature anti-estetiche. Un immagine che non dista comunque da quella di molti altri siti industriali o fabbriche. L Italia è stato il primo paese al mondo a sfruttare l energia geotermica, con il primo impianto di generazione realizzato nel 1913 a Larderello (Toscana). Ad oggi nel nostro Paese la geotermia offre ancora un buon potenziale di sfruttamento, benché si tratti di una tecnologia matura. In particolare, da inizio secolo al 2010 sono stati installati 33 impianti per un totale di 772 MW di potenza complessiva, con una copertura di circa l 1,7% della domanda energetica italiana. Laurence Gough / shutterstock Fonte biomassa: produzione energia elettrica e/o termica da biomasse vegetali e biocarburanti, da biogas, da cippato Il termine biomassa è stato introdotto per indicare tutti quei materiali di origine animale e anche vegetale che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione e sono utilizzati per la produzione di energia. Le biomasse possono essere di natura solida, come ad esempio le biomasse legnose (il più utilizzato è il cosiddetto cippato, un prodotto diretto della lavorazione del legno), oppure in forma liquida (reflui zootecnici, oli vegetali, ecc). I biogas, inoltre, sono il prodotto di processi di gassificazione in opportuni digestori anaerobici di scarti e reflui industriali, sempre di natura organica. All interno di questi digestori, a forma di cupola, vengono create le condizioni di temperatura, pressione ed umidità tali per cui si sviluppa una certa attività batteriologica in grado di trasformare gli scarti in miscele di gas contenente grandi percentuali di metano. Questi gas sono detti biogas poiché la loro composizione differisce dagli standard di gas naturale. Le biomasse e i biogas sono molto interessanti se visti come valorizzazione secondaria di prodotti di scarto, ovvero in parole povere se si sfruttano come fonte energetica prodotti altrimenti destinati ad altro tipo di smaltimento. Per i biogas, la produzione di energia avviene solitamente attraverso opportuni motori a combustione interna, i quali producono direttamente energia elettrica attraverso la combustione del biogas stesso e, spesso, vengono accompagnati da una batteria di scambiatori di calore al fine di recuperare calore dai fumi e dai circuiti di raffreddamento del motore, ottenendo, di fatto, una cogenerazione, Il cippato è la biomassa legnosa più utilizzata; viene prodotto da legno vergine, pannelli truciolati e scarti da imballaggio o dalle lavorazioni del legno Termovalorizzazione dei RIFIUTI L UE considera rinnovabile solo la parte dei rifiuti organici. In Italia, invece, viene annoverata tra le rinnovabili anche la termovalorizzazione dei Rifiuti Solidi Urbani (RSU). La posizione europea è più corretta in linea di principio, in quanto vengono considerate rinnovabili solo le fonti riproducibili dal Sole, ovvero quella parte dei rifiuti che, bruciata, produrrebbe tanta CO2 quanta però ne è stata consumata durante il suo ciclo di vita attraverso la fotosintesi e la catena alimentare, processi attivati dall energia solare, ottenendo pertanto un incremento complessivo nullo di anidride carbonica in atmosfera. Gli RSU, invece, contengono una parte fossile e, pertanto, non dovrebbero essere annoverati tra le fonti rinnovabili. Fatte queste premesse, la termovalorizzazione consiste in impianti inceneritori ai quali è associato una centrale termoelettrica del tutto simile alle tradizionali centrali a turbina a vapore con spillamenti che bruciano combustibili fossili e, quindi, cioè la produzione contemporanea di energia elettrica e calore. Il cippato, invece, viene bruciato all interno di caldaie accoppiate ad un ciclo ORC (Organic Rankine Cycle), ovvero un ciclo chiuso in cui un opportuno fluido è in grado di evaporare a temperature più basse rispetto all acqua e a sfruttare maggiormente il calore fornito dal legno tramutandolo in energia elettrica attraverso una turbina a vapore. Vi sono, infine, anche vere e proprie colture finalizzate all ottenimento di biomassa, come per esempio l olio di colza, al fine di consentire la continuità di alimentazione di centrali termoelettriche a biomassa con taglie che possono raggiungere anche qualche decina di MW. Le critiche maggiori mosse a questo tipo di soluzioni sono, in primis, lo sfruttamento di ettari di terreno non per ragioni agroalimentari. Per avere un idea di tale sfruttamento, per ogni MW installato servono ettari coltivati a colza. Inoltre, le centrali a biomassa comportano un certo tipo di inquinamento atmosferico non di minore rilevanza rispetto alle centrali tradizionali a combustibili fossili. In Italia ad oggi si contano 521 impianti a biogas, per un totale di 350 MW installati, ovvero impianti di taglia medio-piccola, diffusi soprattutto nel Nord Italia e, generalmente, che sfruttano prodotti di scarto e reflui industriali, pertanto impianti adatti ad essere localizzati presso siti industriali o agroalimentari. Edison ad oggi possiede e gestisce una sola centrale a biomassa, alimentata a cippato, realizzata presso Castellavazzo (BL), con potenza installata di 6 MW, in grado di produrre circa 42 GWh/anno. Il cippato, circa ton/anno, viene prodotto a partire da legno vergine, pannelli truciolati e scarti derivati dalle municipalizzate, da imballaggio o dalle lavorazioni del legno. con potenze installate di taglia elevata. Edison non ha realizzato né gestisce centrali di questo tipo, in quanto sono centrali che si inseriscono nel ciclo passivo dei rifiuti, pertanto realizzate e gestite solitamente da società municipalizzate. Fonte marina: produzione elettrica dalle correnti marine, gradiente salino, dalle maree, dal moto ondoso Queste tipologie di impianti, che sfruttano l energia cinetica e termica del mare per convertirla in energia elettrica, sono ancora di tipo sperimentale. Vi sono, infatti, diversi vincoli, dagli impatti visivi ed acustici sul mare e sulle spiagge, ai costi di realizzazione e gestione dell impianto, benché il mare e gli oceani offrano un potenziale energetico che, da solo, sarebbe in grado di soddisfare ampiamente il fabbisogno energetico mondiale. Max Blain / shutterstock SWITCH24 Stazione geotermica in Islanda SWITCH25

14 Kim Kulish / corbis LA CORSA DEL TEMPO In questa notte elettrica e veloce, in questa croce di Novecento, il futuro è una palla di cannone accesa e noi la stiamo quasi raggiungendo Un secolo ipercinetico tra Superman e Steve Jobs di Ettore Colombo Comincia dal vetro una porta di vetro Così canta Francesco De Gregori ne I muscoli del Capitano. è stato il secolo della Velocità, il Novecento, in tutti i campi. Oggi che viviamo di ipad, iphone, Twitter e Facebook, tutto ci sembra scontato e ovvio, ma ad imprimere la spinta propulsiva alla Modernità è stato il Secolo Breve. La guerra, per dire, è diventata da guerra di posizione, che era ancora durante la Prima Guerra Mondiale, a guerra di movimento. Non più eserciti schierati che si guardano bellicosi per ore o giorni e poi si massacrano a colpi di assalti all arma bianca, ma Blitzkrieg, la parola inventata dai generali prussiani e hitleriani che vuol dire guerra lampo: rapida, chirurgica, micidiale. I marines Usa l hanno ereditata. Anche le decisioni della Politica sono diventate frenetiche, convulse: quando scoppiò la crisi dei missili a Cuba, Kennedy e Krusciov decisero le sorti del mondo sul filo delle ore e del telefono, la cui diffusione di massa ha cambiato la vita di miliardi di persone. Come il frigorifero, la lavatrice e, ovviamente, l automobile. In poche ore, a volte minuti, rapporti e conversazioni che per srotolarsi avevano bisogno di settimane e mesi, a volte anni, hanno iniziato a correre sul filo dei pali del telefono. E dei fili della luce, che poi diventeranno fibre ottiche. Il computer arriverà alla fine del percorso, ma già il telegrafo, la radio, la televisione avevano SWITCH26 preparato il terreno. La politica diventa di massa e i leader parlano alle masse, quando non diventano direttamente icone pop come attori e cantanti. Perché il Novecento è anche il secolo di Hollywood e del cinema, coi suoi miti reali e di cartapesta, della radio e della musica (jazz prima, rock poi, pop alla fine). Il 900 è anche il secolo dei fumetti. E sono loro, i fumetti, a interpretare al meglio la Modernità. Flash, l eroe superveloce ispirato alle corse mitiche di Mercurio. Superman, più veloce della luce viene da altri pianeti per aiutarci, i Fantastici 4 galleggiano a metà tra i due poli, tutti gli altri pure. E così il secolo che si è aperto con le Rivoluzioni politiche e artistiche, il secolo dei Futuristi che celebra la guerra igiene del mondo con Filippo Tommaso Martinetti, si chiude con la Rivoluzione del Computer e della Rete Globale, di cui un altro visionario, Steve Jobs, è il Profeta della conoscenza ipercinetica. Non ce ne siamo accorti e tutto è stato veloce perché, come canta sempre De Gregori, la nave di questo Novecento è fulmine, torpedine, miccia, scintillante bellezza, fosforo e fantasia, molecole d acciaio, pistone, rabbia, guerra lampo e poesia. Ettore Colombo è giornalista politico e di costume Solo un vetro Madras è realizzato sempre ed esclusivamente con tecnologie che esaltano la luminosità del vetro e gli conferiscono setosità al tatto, refrattarietà alle impronte, facilità di pulizia. Al momento di scegliere, puoi scegliere Madras. Assicurati che lo sia davvero. Solo nelle migliori vetrerie e punti vendita porte. Vetro: Madras Fili Smalto. Il vetro tecnologico / creativo per Architettura e Design.

15 rracconto IL PIENO DI NEUTRINI NEL GARELLI DI MIO NONNO Distorsioni in autostrada e incubi da autovelox: storia tragicomica di uno scrittore veloce suo malgrado Non è ancora chiaro se i neutrini siano più veloci della luce. Settanta studi mettono in dubbio le rilevazioni del Cern. Secondo alcuni potrebbe essersi verificato un problema nel cronometrarli su distanze diverse dal centro della Terra. Al Ministero dell Istruzione parlano invece di un probabile ingorgo per lavori in corso al km 21 del tunnel Ginevra-Gran Sasso. Lavori che, per inciso, ci sono già costati 12 milioni. Insomma, bisogna andarci cauti. E prima di prendere posizione conviene a questo punto attendere l esito dei lanci di neutrini nel nuovo tunnel Santiago-Bruxelles, facendo particolare attenzione alla settima di Edoardo Montolli curva a destra. Gli scavi, come sempre, sono a carico del Governo italiano. «Dumila milioni» informano all Istruzione. Personalmente, però, non m interessa granchè la diatriba neutriniluce. Vuoi perché non sono un fisico e non capisco fino in fondo il problema, vuoi perché non sono un funzionario governativo e non capisco fino in fondo la necessità di traforare mezzo mondo solo per far passare dei neutrini. Soprattutto, ho maturato da tempo una mia complessa teoria sulla velocità, basata, come spesso accade, su constatazioni che per quanto empiriche sono risultate affidabilissime. Le conclusioni che ne derivano sono piuttosto differenti da ciò che la scienza afferma, ma le ritengo di estrema utilità. Già che ci siamo, le spiego. PRODROMI Il primo impatto con la questione avvenne quando avevo 15 anni. Il paese era piccolo. E c era la moda dei motorini superveloci: facevano un casino della madonna. Correre non mi era mai piaciuto e non capivo perché tutti volessero spendere un sacco di soldi per truccarli e infilarci sotto marmitte che parevano cannoni. Fatto sta che tutti facevano gare da un pezzo in mezzo alla strada quando entrai finalmente in possesso del prestigioso Garelli Katia di mio nonno, quello con le ruote piccole, per intenderci. Piazzai una sella lunga bianca. Comodo era comodo: non dovevo pedalare per arrivare a scuola. Era silenzioso. E non consumava praticamente niente: l ideale per uno che non aveva grana in tasca e voleva starsene tranquillo, lontano da gare, spese e odiosissimi frastuoni. Un giorno, però, il Katia non partì più. Lo portai dal ciclista del paese, che lo guardò estasiato: «Sembra nuovo». «Già». «Ci penso io». Due giorni più tardi me lo riconsegnò ammiccante: «Ho messo un carburatore più potente e una marmitta bella grossa». «Ma» «Aspetta a ringraziarmi, non sai il meglio. Certo, ora consuma un po di più e poi, sì, fa un rumore bello tosto un casino della madonna» «Ma» «ASPETTA! Tieniti forte sai che c è? Che ora però te ne vai a sei km all ora in più forse pure otto!» «Pure otto?» «Sì!!! Contento, eh?» «Ma vai a cagare». Il ciclista aveva le braccia corte. Lì per lì, il dettaglio mi sfuggì. L ANARCHICO Passò un anno. Murdock il pazzo era mio amico fin da quando si andava all asilo. Lo chiamavamo così per via della somiglianza con il tipo dell A-Team, che in compenso era molto più tranquillo. Quando non voleva andare a lavorare, Murdock la sera prima passava alla bisca con un martello e mi chiedeva di sferrargli un paio di colpi sulla mano. Una sera entrò senza martello. Ma aveva un sorriso lungo così: per i sedici anni gli avevano regalato una Nsr scarenata. Voleva farmi fare un giro e speravo di evitarlo. «Mi spiace, Murdock, non so usare le marce». «Guido io, dietro tu». Parlava così, posponendo sempre il soggetto, o comunque a fatti suoi: un anarchico della lingua. Ora, non che alla bisca ci si preoccupasse del fatto che fosse vietato andare in due su un 125. Ma salire su una moto di uno che mi chiedeva di prenderlo a martellate sulle mani un paio di volte al mese, eufemisticamente soprannominato il pazzo, non è che mi facesse sentire esattamente tranquillo. Ma non mi andava di farglielo pesare, nonostante la mia paura per la velocità: in fondo, era un mio amico. Così imprecai, ma salii. E Murdock, ovviamente, iniziò a tirare come un pazzo. Gli piaceva correre, da sempre, filare sotto tunnel scuri e stretti. E teneva la strada da dio. Senonchè aveva il vizio di girare la testa per parlarmi mentre guidava. Che, lo so, è un vizio di tanti alle prime armi. Solo che Murdock tartagliava. E a ogni frase c erano così sette-otto secondi di buio sul manubrio. Sette-otto secondi in cui guardava me e non la strada. Sette-otto secondi in cui potevamo crepare sbattendo contro qualsiasi cosa. E tutto per sparare frasi inutili: «All..llora cccom è?» Sette secondi. «Sssenti lllla spppinta?» Otto secondi. SWITCH28 06 SWITCH29

16 r LA VELOCITà E LA DISTORSIONE «Qui ccc è uuuna tttipa ccche mmmi pppiace». Dodici secondi. E poi giù in piega per evitare un muro. Chiusi il dialogo come potei: «Ma vaffanculo tu e lei». Due secondi. Arrivammo sani in bisca, ma se Dio esiste, quella sera si impegnò davvero molto. Murdock rideva: «Oh, a cccentosettt ttanta siamo andati». Rise meno alla martellata che mi chiese due settimane più tardi. Ma nella mia testa cominciò a delinearsi un idea confusa. EINSTEIN All epoca studiavo. E al liceo classico non è che si sudasse troppo sulla fisica. Mi parve di capire che secondo la teoria della relatività di Einstein ogni massa provocasse una distorsione dello spaziotempo. Mi sembrò di cogliere un nesso tra distorsione e velocità, ma quando studiai le spiegazioni della fisica non ne fui soddisfatto. Qualcosa non mi tornava. Non sapevo perché né cosa cercassi di preciso. Eppure tutti, ma proprio tutti, mi rassicuravano: «Gli studi di Einstein sono affidabili». I professori: «Affidabili». Gli studenti più grandi: «Gli studi di Einstein? Affidabilissimi». E pure al ministero dell Istruzione me lo avrebbero confermato anni più tardi: «Grazie ar cazzo che so affidabili, l amo finanziati noi». LA MANO DELL ARIA L idea rimase sopita per un decennio. Finchè un giorno un tizio si offrì di accompagnarmi a Firenze per un intervista ad un attrice porno. «Basta che stai calmo» gli dissi. «Mi chiamano Serenità, vedi tu». Serenità aveva una sportiva giapponese, motore posteriore. Saltò su, e ingranò: «L ho modificata, vuoi vedere?» No che non volevo, ma stavo per scoprire che non gli interessava affatto. L auto era bassa, ma pure lui non scherzava: uno e cinquanta scarsi. Sicchè la testa sbucava appena sopra al volante e per vedere la strada era così costretto ad allungare il collo come una tartaruga. Sul sedile si muoveva in continuazione su e giù, destra e sinistra. E non capivo perché, quando accelerava, si buttasse tutto su di me. Siccome cominciava ad andare spedito, glielo chiesi. «Ho la gamba destra più corta». Una goccia di sudore mi scese sulla schiena. E non ne compresi il motivo fino a quando non entrò in autostrada. Fu allora che si mise sulla corsia di sinistra. E non si spostò più: 180, 200, 220, 240. Ma la cosa più inquietante è che se trovava qualcuno davanti a sé, anziché rallentare, prima abbagliava, poi, se l altro non si scostava, andava oltre. Toglieva la sinistra dal volante, e, gettandosi a destra per accelerare a tavoletta e perdendo così quel poco di campo visivo che aveva, l agitava per aria, come per scacciare una mosca: «Vai via! Vai via! VIAAA!». Non c erano ancora gli autovelox fissi, figuriamoci i tutor. Del viaggio ricordo solo quella mano agitata nell aria, il suo su e giù sul sedile. E il rumore impazzito del telepass, come fosse una campanella dell ultimo giro, al momento dell arrivo: din din din din din din din. Milano-Firenze, un ora e mezza. Scesi e controllai di essere ancora intero. Stavo a malapena in piedi. «Che ne pensi?» fece Serenità soddisfatto. Già, che ne pensavo. Mica facile. Potevo forse dirgli ciò che pensavo realmente? Potevo forse dirgli una cosa così politicamente scorretta come il fatto che lo ritenevo in definitiva soltanto un maledetto nano zoppo da rinchiudere in manicomio? Potevo abbassarmi tanto da sembrare un troglodita che non considera i problemi altrui? Uno che sputa in faccia affermazioni così sconvenienti, così poco educate, così irrispettose di una condizione fisica? Certo che potevo. Assolutamente sì che potevo. Potevo e dovevo dirglielo. E infatti glielo dissi: «Penso che sei un nano maledetto. Un nano maledetto e zoppo da rinchiudere a vita in manicomio». «Ti stai facendo un idea distorta». Ecco, fu grazie alla sua risposta che cominciai ad afferrare qualcosa. ANASSAGORA Era qualcosa che naturalmente si muoveva ancora nel caos. Un caos primordiale. Un caos lontano dalla fisica di Einstein, un caos indefinito, il caos di Anassagora. Volevo saperne di più. Sulla distorsione, sul caos di Anassagora e le sue ricerche filosofiche. Ne parlai con una fonte riservatissima del ministero dell Istruzione. «Certo che le conosco, ste ricerche d Anassagora. L amo finanziate noi Quant anni c hanno?» «Duemilaquattrocento, più o meno». «Azz buono! Allora metti che amo speso tremila miioni». «Tremila?» «E certo!» «Ma scusa» «Ma che te frega a te! Aho, so vecchie, ma chi te controlla? Ma chè, vie fuori Anassagora a dì: no, a me er ministero nun m ha dato un cazzo?. È morto, so dumilaquattrocento anni ch è morto, no? E noi, tac famo sto gran figurone». LA TEORIA DELLA DISTORSIONE Ho osservato molto e ci ho riflettuto anche di più. È chiaro che ogni studio è passibile di errore. È anche chiaro che la ricerca collaterale sui neutrini, quella finanziata dal ministero dell Istruzione, si presta a più strette e sospettose interpretazioni sociologiche: tipo che quando stanziano fondi e quando tagliano alle scuole, non sanno nemmeno per quali progetti stiano stanziando fondi. E che cosa stiano tagliando alle scuole. E allora fa bene Murdock il pazzo a urlare che dei 45 milioni spesi per il tunnel Cern-Gran Sasso due sono i suoi e li vuole indietro perché in moto nei tunnel non ci va più da un pezzo. Difficile dargli torto. Però a noi interessa un interpretazione scientifica. Di certo la teoria della relatività in fisica è ancora inattaccabile. Ma in fisica. Per quelle che sono le mie ricerche, che non ho fatto studi scientifici, la teoria della relatività è invece piuttosto relativa. E cioè se fatico a capire quanto in fisica la velocità provochi una distorsione della materia e quanto la distorsione della materia freni la velocità, ho concluso che filosoficamente la situazione è diametralmente diversa: ogni distorsione umana ha in sé una forza centrifuga che la spinge proporzionalmente verso la velocità. Spero che abbiate letto bene, perché questa è un interpretazione ontologica: la distorsione del ciclista non stava nelle braccia corte, ma nella frenesia di truccare motorini. La distorsione di Murdock non stava nella balbuzie, ma nel chiedermi martellate sulla mano. La distorsione di Serenità non stava nel suo nanismo, ma in quella maledetta sinistra che agitava nell aria. In sostanza la velocità è solo un effetto della distorsione e mi chiedo se gli studi sui neutrini porteranno a concludere la stessa cosa anche in fisica. La diretta conseguenza delle mie ricerche è che, eliminata la distorsione anche solo attraverso una distrazione (togliere le marmitte al ciclista, rifiutarsi di martellare Murdock, spaccare una mano al nano), la velocità si azzera. Certo l argomento è ostico. E so che detta così la teoria può sembrare di difficile comprensione. Una volta conosciuta, però, può anche salvarvi la vita. E vi accorgerete ora che chiunque di voi la può far propria e applicare, riassumendola in un esempio sole di quattro parole. QUATTRO PAROLE Siete in macchina con vostra moglie. Per vostra sfortuna litigate. E per vostra sfortuna guida lei. La lite si acuisce pesantemente. Bene, la lite costituisce la distorsione. Della vostra ce ne freghiamo, perché putroppo guida lei. Ora se la lite, ossia la distorsione, esplode definitivamente, i casi sono solo due: o lei blocca l auto in mezzo alla strada, dando sfogo alla distorsione e iniziando cioè a urlare e inveire contro di voi da ferma. E allora va benissimo. Oppure reprime la distorsione accelerando assai pericolosamente, lasciando cioè che la forza centrifuga esca per eliminare la distorsione in velocità. E allora non va affatto bene. È a questo punto però che la nostra teoria rappresenta l unica soluzione valida per salvarci la vita. Ma va applicata in fretta. Ammettiamo che la lancetta sia già quasi a 200 km l ora. La prima parola che pronuncerete sarà fondamentale, perché costituirà la distrazione e servirà ad attenuare la distorsione. Le altre tre a creare uno shock ontologico in grado di riportare la velocità a zero. Ma siate rapidi, perché lei è ormai a 220 km l ora. E senza pensarci su oltre, respirate a fondo, impostando il tono: «Amore» Quindi, lo shock: «DOVE CAZZO VAI?» Ps: Ho raccontato ad un austera fonte del ministero dell Istruzione la mia personalissima e ventennale teoria della distorsione. Ha ascoltato tutto pensieroso. E all improvviso è saltato su: «Nun fa er furbo: te l amo finanziata noi sta cazzo de ricerca. È un altra vittoria epocale della Cultura italiana!» Edoardo Montolli è romanziere e direttore della collana Yahoopolis di Aliberti Editori - illustrazioni di Blozz. SWITCH30

17 t territori Cern LA PROVINCIA CHE CORRE La fattoria che munge talenti tecnologici, la fabbrica dei pesci robot, il Wi-Max siculo esportato a Bagdad: imprese (e sogni) di aziende sempre in progressione di Miska Ruggeri Ci mancava solo il neutrino più veloce della luce che, almeno così sostengono alcuni scienziati dopo l esperimento tra il Cern di Ginevra e il laboratorio del Gran Sasso, mette in discussione la vecchia idea del tempo e dell universo. E di sicuro, al di là della fine della teoria della relatività di Albert Einstein, l universo a più dimensioni è stato già realizzato dal Web. Ormai tutto è all insegna della velocità, tanto che il filosofo e urbanista francese Paul Virilio ha inventato la dromologia per interpretare la vita contemporanea appunto attraverso la lente della velocità. Nella nostra cultura accelerata, segnata da avvenimenti reali o virtuali dagli effetti globali, lo spazio tende a sparire e il tempo a contrarsi. CERN, Centre Européen pour la Recherche Nucléaire (Centro europeo per la ricerca nucleare), Ginevra SWITCH32 SWITCH33

18 t TERRITORI AD ALTA VELOCITà H-FARM: Veduta esterna di H-Farm, la fattoria delle tecnologie Se poi dal Nord ci spostiamo al Sud della Penisola, ecco a Lecce il Centro per le Nanotecnologie Biomolecolari dell Istituto Italiano di Tecnologia@UniSalento che sta sviluppando la nuova tecnologia MEMS (Micro ElectroMechanical Systems), sia per progettare un pesce-robot in grado di reagire al cambiamento di flusso e di turbolenza dell acqua come farebbe un esemplare vero, sia per realizzare una nuova generazione di protesi acustiche artificiali. Un altra azienda a cinque stelle è la BravoSolution di Milano, fondata all interno di Italcementi nel 2000 e presto diventata leader in soluzioni di supply management (54 milioni di Euro il fatturato del 2010, circa 400 clienti in 30 Paesi, 12 sedi sparse tra Europa, Asia e America), che con una piattaforma, vincitrice nel 2009 dell Uk-Italy business award assegnato da UKTI (l agenzia governativa britannica per gli investimenti nel Regno Unito), ha gestito in rete gli appalti olimpici di Londra Prima i fornitori per le infrastrutture (nuovi impianti sportivi, strade ecc.), poi le spese operative (dalle magliette ai servizi durante i Giochi) e ora le gare per la riconversione dei siti olimpici. Tutto con un sistema, assai più veloce di una tradizionale selezione con buste e carte bollate, finora a prova di contestazione e capace di far risparmiare circa 1,2 miliardi di euro. E anche il governo messicano di Felipe Calderón sta utilizzando sempre più la piattaforma Compranet di BravoSolution per gestire con trasparenza, dato che l intero processo può essere seguito online dall inizio alla fine, le gare di acquisto della pubblica amministrazione. Peccato però che da noi, Paese di acquisti, bandi e gare fai-da-te, le soluzioni di esourcing siano pressoché ignorate. Con il conseguente fiorire di avvisi di garanzia e inchieste su cattivo uso dei soldi pubblici. Inoltre, la tecnologia WiMax italiana sta venendo esportata in Iraq per la costruzione di una rete a banda larga che possa coprire quasi tutto il Paese. Tre le aziende protagoniste di questo progetto, tutte etnee: Temix Spa, di Trecastagni, che ha creato le prime infrastrutture per le reti offrendo collegamenti satellitari per le zone più irragiungibili, Mandarin Spa, di Acireale, fondata nel 2008 dai fratelli Vincenzo e Davide De Caro (la cui storia esemplare è stata raccontata da Wired), e Korec Srl, che cureranno la conduzione operativa prevista per la realizzazione della rete Wimax nelle città di Bagdad, Wassit e Missan, con una copertura di oltre 10 milioni di abitanti. Perché il segnale WiMax, che quasi accarezza la terra fino a raggiungere i punti di connessione, invece della fibra che la scava, è l ideale per un territorio desertico e aspro. Miska Ruggeri è giornalista e scrittore. Immagine scattata nei laboratori del Centro di Nanotecnologie Biomolecolari IIT@Unile FRATELLI D ITALIA Il business dei fratelli catanesi Vincenzo e Davide De Caro è partito da una semplice constatazione. I territori dove volevano estendere la rete, nella Sicilia orientale, sono fatti di terra lavica, refrattaria ad essere lavorata della mano dell uomo. Il modo più semplice per connetterli al resto del mondo era quello di puntare sul segnale wireless. E il segnale andava lanciato dal punto più alto della valle. Nel 2007 fondano la Mandarin, una società che nel giro di 2 anni costruisce in tutta la Sicilia 10mila chilometri di ponti radio, portando benefici in tutta la zona, benefici che vanno dall e-commerce locale a nuovi sistemi di monitoraggio per zone che si trovano ad affrontare situazioni di emergenza. H-FARM courtesy of Istituto Italiano di Tecnologia Certo, in Italia il freno a mano appare un po tirato, non abbiamo ancora un techpresident alla Barack Obama con un giovane chief technology officer, l under 40 di origini indiane Aneesh Chopra, incaricato di promuovere l innovazione ovunque possibile. Epperò sono lontani i tempi in cui San Benedetto Belbo, in provincia di Cuneo, uno dei luoghi del cuore dello scrittore Beppe Fenoglio, diventava (maggio 2003) il primo paese con impianto wi-fi satellitare dotato di Internet e telecamere per la videosorveglianza. Oggi anche il Belpaese, nonostante alcuni dati da Terzo mondo (secondo una recente ricerca ben il 50% degli italiani adulti non possiede un computer né utilizza Internet e posta elettronica: ci salvano i nativi digitali under 20), può vantare progetti all avanguardia. Per esempio il modello di business di H-Farm, un impresa, creata nel 2005 dal trevigiano Riccardo Donadon (alle spalle il Mall Italy Lab e la webagency E-Tree), che funziona come una sorta di incubatrice, in quanto fa nascere e poi coltiva altre imprese, offrendo loro un luogo favorevole alla crescita e l opportunità di concentrarsi sul core business senza preoccuparsi degli aspetti amministrativi, finanziari o di marketing. In cambio ne controlla inizialmente una parte del pacchetto azionario, ma favorisce anche la diffusione del rimanente tra investitori e dipendenti dell azienda stessa. Così, all interno di questa insolita fattoria della conoscenza, in cui l innovazione va di pari passo con l attenzione propria del mondo agricolo per l uomo (H sta infatti per Human) e la cui sede è immersa nel verde di Roncade, insomma una felice sintesi di localismo e globalità, sono germogliate H-art, H-care, H-play, Zooppa.com, Shado.tv, Domains Income ecc. Il sogno è di trasformare un ex area agricola del trevigiano, la tenuta Ca Tron, in una specie di piccola Silicon Valley veneta: un distretto tecnologico ribattezzato Ca Tron Valley. Per questo, e per coinvolgere nuovi investitori nella crescita delle proprie startup nel settore dei media digitali, H-Farm lo scorso ottobre ha organizzato l Investitors Week con incontri one to one e aperitivi davanti al caminetto. FRATELLI DE CARO. Vincenzo e Davide De Caro, fondatori della Mandarin; il nome della società deriva naturalmente dal frutto icona della Sicilia e preferito dai due fratelli, il mandarino SWITCH34 SWITCH35 courtesy of Wired, photos by Alessandro Toscano

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20 ppiccole/medie IMPRESE Lo shop Darty nella metropolitana milanese di San Babila IL SALOTTO DELL ELETTRONICA L avanzata di Darty, ovvero come rivoluzionare lo shopping tecnologico di Paolo Contenti Edison e DARTY: PREZZI BLOCCATI di Ernesto Giuliani Darty Italia, leader nella distribuzione di elettrodomestici, è cliente Edison da settembre Per i suoi 29 punti vendita, Darty ha scelto l offerta Edison che garantisce un prezzo bloccato per 12 mesi, mettendosi al riparo da eventuali aumenti del costo del combustibile. DARTY, nata nel 1957, è un azienda leader in Francia nella distribuzione di elettronica, elettrodomestici, informatica e telefonia, che oggi conta 250 punti vendita e più di collaboratori. La società fa parte del gruppo Kesa Electricals, nato dalla scissione del gruppo Kingfisher nel luglio del 2003 e oggi quotato in borsa a Londra e Parigi. Kesa Electricals è il terzo Gruppo in Europa nella distribuzione specializzata di prodotti di elettronica di consumo e primo per la distribuzione di elettrodomestici: un Gruppo che conta un totale di 700 punti vendita in 11 paesi e al quale appartengono marchi significativi come DARTY in Francia, Italia, Turchia e Lussemburgo e Spagna, BCC nei Paesi Bassi, Vanden Borre in Belgio, Datart nella Repubblica Ceca e in Slovacchia. Tutte le Società all interno del Gruppo condividono una comune filosofia basata su tre principi fondamentali: il prezzo, scelta e servizio; per dare i prezzi migliori, un ampia scelta e l accuratezza del servizio per rispondere ad ogni esigenza. La prova concreta della missione di DARTY è la Carta dei Diritti: un documento che nel 2005 è arrivato anche in Italia e che rappresenta un impegno scritto, concreto, a dimostrazione di un legame unico e duraturo con il cliente. I tre pilastri della Carta dei Diritti rappresentano la filosofia di cui sopra: prezzo, scelta e servizio. Attualmente DARTY conta in Italia 29 negozi, a Milano, nell hinterland milanese, a Bergamo, a Lodi, a Varese, a Brescia, a Voghera, a Piacenza, a Torino, ad Alessandria, a Moncalieri, ad Affi, a Vado Ligure, a Venezia, a Padova, oltre alla vendita on-line tramite il sito impiega attualmente circa 550 persone. di Ettore Colombo* Darty Italia dispone di una piattaforma logistica centralizzata, con invii giornalieri di merce ai negozi; da tale piattaforma si gestiscono inoltre gli invii direttamente a domicilio dei prodotti acquistati dal cliente, con consegna 7 giorni su 7. Uno strutturato sistema di post vendita fa in modo che tutte le problematiche siano gestite direttamente da Darty tramite negozio e attraverso il coordinamento effettuato da un Call Center specializzato, attivo 7 giorni su 7, al quale il cliente può far riferimento per ogni tipologia di informazione, a partire dalla semplice informazione di prodotto fino ad arrivare alla possibilità di effettuare un vero e proprio acquisto. SWITCH06 SWITCH39

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