1. PREMESSA INQUADRAMENTO NORMATIVO PARERE DI CONFORMITÀ SUL PROGETTO... 3 SCHEDA INFORMATIVA GENERALE... 6
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3 INDICE pag. 1. PREMESSA INQUADRAMENTO NORMATIVO PARERE DI CONFORMITÀ SUL PROGETTO... 3 SCHEDA INFORMATIVA GENERALE DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ QUANTITATIVI DI MATERIALI COMBUSTIBILI PRESENTI VALUTAZIONE QUALITATIVA DEL RISCHIO NELL EDIFICIO PRESELEZIONE VALUTAZIONE DEI RISCHI D INCENDIO AI SENSI DEL D.M.I VIE D USCITA SCELTA DELLA LUNGHEZZA DEI PERCORSI DI ESODO NUMERO E LARGHEZZA DELLE USCITE PORTE INSTALLATE LUNGO LE VIE DI USCITA SEGNALETICA INDICANTE LE VIE D USCITA ILLUMINAZIONE DELLE VIE DI USCITA CONSIDERAZIONI FINALI ALTRE ATTIVITA NORMATE CENTRALE DI PRODUZIONE ENERGIA ELETTRICA STOCCAGGIO BIOGAS Allegati: All. 1 All. 2 Richiesta di Conformità antincendio per attività di discarica controllata per rifiuti solidi non pericolosi del 1 aprile Rif. Pratica VV.F. n Allegati tecnici Impiantistica antincendio esistente prima di quella prevista con le integrazioni di Allegato 1 (impianti realizzati dalla SECIT, Impresa realizzatrice dell impianto di preselezione esistente) i
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5 1. PREMESSA La presente relazione ha lo scopo di fornire gli elementi necessari per procedere agli adempimenti procedurali di prevenzione incendi da parte dell Impresa aggiudicatrice dell appalto integrato di progettazione e costruzione dell impianto di seguito descritto; questa forma di appalto, infatti, pone a carico dell Impresa aggiudicataria la redazione del progetto esecutivo, con le eventuali modifiche migliorative o relative ad aspetti legati ai brevetti ed alla tecnologie proprie dell Impresa, che potrebbero discostarsi in modo anche significativo, per gli aspetti legati alla prevenzione incendi, dal presente progetto definitivo (ad. es. il posizionamento della fiaccola sul cielo del digestore, anziché in apposita area distinta). Il progetto definitivo ha per oggetto la realizzazione, nel territorio servito da SRT S.p.A., azienda che gestisce lo smaltimento dei rifiuti del Consorzio Servizi Rifiuti del Novese, Tortonese, Acquese ed Ovadese (C.S.R.), di un impianto di digestione anaerobica della Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani (F.O.R.S.U.) e degli sfalci e potature, con produzione di biogas e recupero, da esso, di energia elettrica e calore. L attività principale sopra descritta avverrà presso l impianto di pretrattamento meccanico dei rifiuti esistente a Novi Ligure, ampliato con le sezioni di digestione anaerobica della Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani (F.O.R.S.U.) e degli sfalci e potature, con produzione di biogas e recupero, da esso, di energia elettrica e calore. Queste attività, per la presenza del biogas e del suo sfruttamento in motore di cogenerazione, modificano in modo significativo l assetto impiantistico ai fini della prevenzione incendi. La frazione solida del rifiuto digerito verrà poi portata all impianto di trattamento meccanico - biologico di Tortona per una fase di compostaggio; in questo impianto, a regime, proseguiranno in contemporanea, le attività di trattamento dei rifiuti indistinti già attualmente presenti. Queste attività non modificano in modo significativo l assetto impiantistico ai fini della prevenzione incendi. 1
6 2. INQUADRAMENTO NORMATIVO L attuale disciplina, dettata dalla legge n. 966/1965, dal D.P.R. n. 577/1982 e dal D.P.R. n. 37/1998, prevede che l attività di controllo delle condizioni di sicurezza per la prevenzione incendi, svolta dai Comandi provinciali del Vigili del Fuoco, sia articolata in due fasi tra loro coordinate: Richiesta di parere di conformità sui progetti al fine di accertare la conformità dell opera ai criteri di prevenzione incendi; Richiesta di visita di sopralluogo per riscontrare, anche sulla base di idonea documentazione tecnica, la rispondenza dell opera realizzata al progetto approvato, al fine del rilascio del Certificato di prevenzione incendi. Altri adempimenti a carico di Enti e privati responsabili di attività soggette ai controlli di prevenzione incendi sono relativi: Al rinnovo del Certificato di prevenzione incendi; Alla richiesta di deroga al rispetto di specifiche disposizioni antincendio, qualora ne ricorra il caso. Per quanto concerne le aree in cui è stoccato o combusto il biogas va fatto riferimento alla Direttiva 99/92/CE ATEX che si applica alle zone a rischio di esplosione. 2
7 3. PARERE DI CONFORMITÀ SUL PROGETTO (Rif. art. 2 DPR 37/ art. 1 DM 4/5/1998). La prima fase per ottenere il certificato di prevenzione incendi consiste nel richiedere il parere di conformità del progetto di nuove attività, o di modifiche di quelle esistenti, rispetto alle specifiche regole tecniche emanate dal Ministero dell'interno ovvero, in mancanza, ai criteri tecnici generali di prevenzione incendi. A tal fine i responsabili di attività comprese nell'elenco del decreto del Ministro dell'interno 16 febbraio 1982 sono tenuti a presentare al Comando provinciale dei Vigili del fuoco competente per territorio, apposita domanda di parere di conformità sui progetti, redatta secondo il modello PIN1, allegando la seguente documentazione: documentazione tecnico progettuale, in duplice copia, a firma di tecnico abilitato, (che quindi può essere qualsiasi professionista nell'ambito delle proprie, specifiche, competenze) comprendente la scheda informativa generale, la relazione tecnica e gli elaborati grafici; attestato del versamento effettuato a mezzo di conto corrente postale a favore della Tesoreria provinciale dello Stato. Il Comando esamina i progetti e si pronuncia sulla conformità degli stessi alla normativa antincendi entro 45 giorni, salvo il caso di situazioni complesse, in cui il termine può essere prorogato al novantesimo giorno, previa comunicazione all'interessato. In presenza di documentazione incompleta od irregolare, l'ufficio può richiedere la necessaria documentazione integrativa interrompendo i predetti termini. Ove il Comando non si esprima nei tempi prescritti, il progetto si intende respinto (silenzio-rifiuto). Nel caso di stabilimenti produttivi e di complessi edilizi ad unica gestione nei quali coesistono più attività singolarmente soggette ai controlli di prevenzione incendi, deve essere presentato un unico progetto cui seguirà il rilascio di un solo certificato di prevenzione incendi relativo a tutto il complesso in quanto, per le interdipendenze tra più fattori di rischio, è necessario che il problema della sicurezza venga affrontato globalmente. L immagine di seguito riportata schematizza i passi necessari per l espletamento del procedimento di Parere Conformità Progetto. 3
8 Di seguito è poi riportato il Modello PIN da compilarsi per tale richiesta di procedimento. 4
9 Rif. Pratica VV.F. n. marca da bollo (solo sull'originale) AL COMANDO PROVINCIALE DEI VIGILI DEL FUOCO DI Il sottoscritto provincia cognome domiciliato in via piazza n. civico c.a.p. comune C.F. provincia telefono codice fiscale della persona fisica nella sua qualità di qualifica rivestita (titolare, legale rappresentante, amministratore, etc.) della ragione sociale ditta, impresa, ente, società con sede in nome via piazza n. civico c.a.p. comune provincia telefono RICHIESTA DI PARERE DI CONFORMITÀ ANTINCENDIO da presentare in duplice copia di cui una in bollo C H I E D E a codesto Comando Provinciale, ai sensi della legge 26/7/1965 n 966, del DPR 29/7/1982 n.577 e del DPR 12/1/1998 n. 37 di voler disporre l esame del progetto allegato, presentato in duplice copia, al fine di ottenere il per i lavori di: relativi all attività sita in individuata al n. numeri PARERE DI CONFORMITÀ ANTINCENDIO tipo di lavoro (nuovo insediamento, modifica, ampliamento, ristrutturazione, etc.) tipo di attività (albergo, scuola, centrale termica, etc.) via - piazza n. civico c.a.p. comune provincia telefono del decreto del Ministro dell Interno 16/2/1982 e comprendente anche le attività di cui ai del decreto medesimo. La documentazione tecnico progettuale è sottoscritta dal tecnico titolo professionale iscritto all Albo professionale dell Ordine/Collegio con domicilio in cognome via - piazza provincia n. iscrizione nome n. civico c.a.p. comune provincia telefono con ufficio in via - piazza n. civico c.a.p. comune provincia telefono 5
10 Spazio riservato al Comando Provinciale SCHEDA INFORMATIVA GENERALE a) INFORMAZIONI GENERALI SULL' ATTIVITÀ PRINCIPALE E SULLE EVENTUALI ATTIVITÀ SECONDARIE SOGGETTE A CONTROLLO DI PREVENZIONE INCENDI b) INDICAZIONI DEL TIPO DI INTERVENTI IN PROGETTO: NUOVO INSEDIAMENTO O MODIFICA, AMPLIAMENTO O RISTRUTTURAZIONE DI ATTIVITÀ ESISTENTE N.B.: La scheda informativa generale deve essere sempre riferita all intero complesso, anche nei casi di modifiche o ampliamenti o ristrutturazioni di una parte dell attività, o di richiesta di deroga. 6
11 Allega i seguenti documenti: Relazione tecnica (2 copie a firma di tecnico abilitato) relativa a (barrare una delle tre ipotesi corrispondente alla situazione ): per attività non regolate da specifiche disposizioni antincendio: individuazione dei pericoli di incendio; descrizione delle condizioni ambientali; valutazione qualitativa del rischio; compensazione del rischio incendio; gestione dell emergenza. per attività regolate da specifiche disposizioni antincendio: dimostrazione dell osservanza delle specifiche disposizioni tecniche di prevenzione incendi. per ampliamenti o modifiche di attività esistenti: documentazione tecnica e grafica riferita alla parte oggetto dell intervento ed alle relative correlazioni con l esistente (scheda informativa e planimetria generale devono riguardare l intero complesso). Elaborati grafici (2 copie a firma di tecnico abilitato) preferibilmente nei formati non superiori ad A2 e piegati in A4 comprendenti: planimetria generale in scala (da 1:2000 a 1:200), a seconda delle dimensioni dell insediamento, da cui risultano: ubicazione delle attività, accessibilità, distanze di sicurezza esterne, etc.; piante in scala da 1:50 a 1:200, a seconda delle dimensioni dell edificio o locale dell attività, relative a ciascun piano, con destinazione d uso dei locali, indicazione uscite, attrezzature antincendio, impianti di sicurezza, etc; sezioni ed eventuali prospetti degli edifici in scala adeguata, tavole relative ad impianti e macchinari di particolare importanza ai fini della sicurezza antincendio. Ricevuta di versamento n. del effettuato sul c/c postale n. N.B.: la compilazione della distinta di versamento e obbligatoria intestato alla Tesoreria Provinciale dello Stato di 1965, n.966, per un totale di così distinte: ai sensi della legge 26 luglio attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore attività n. tipologia (1) n. ore totale n. ore (1) specificare la dizione riportata nell allegato VI al D.M. 4 maggio 1998 al fine di definire il numero di ore ed il relativo importo (quantitativo, capacità, capienza, superficie, potenzialità, etc.) 7
12 Altro: Ulteriore eventuale indirizzo presso il quale si chiede di inviare la corrispondenza: cognome nome via piazza n. civico c.a.p. comune provincia Data Firma N.B.: In caso di delega, ove la firma non sia apposta in presenza del pubblico ufficiale addetto alla ricezione del modello, la persona delegata deve allegare all istanza una fotocopia del documento di riconoscimento del richiedente (DPR 445 del 28 dicembre 2000). In caso di inoltro dell istanza a mezzo posta, deve essere allegata fotocopia del documento di riconoscimento del richiedente. Spazio riservato al delegante Il sottoscritto per le procedure di cui alla presente istanza delega il/la sig. titolo profess. domiciliato in cognome via piazza n. civico c.a.p. comune provincia Data telefono nome Firma Spazio riservato al Comando Provinciale (da compilare solo in assenza di fotocopia del documento di riconoscimento del richiedente) Ai sensi del D.P.R. del 28 dicembre 2000, n. 445, io sottoscritto addetto incaricato con qualifica di in data / / a mezzo documento n. rilasciato in data / / a ho proceduto all accertamento dell identità personale del sig. che ha qui apposto la sua firma alla mia presenza. Data / / Firma Nel caso specifico si riporta la Scheda Informativa Generale utilizzata per l ultima comunicazione effettuata per l Impianto di Novi Ligure, di cui la nuova comunicazione costituirà ampliamento e ristrutturazione. A questa comunicazione erano allegati gli elaborati di Allegato 1 (nella planimetria è individuata anche l impiantistica preesistente) 8
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15 4. DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ In considerazione di quanto esposto al Capitolo 1, si accentra l attenzione sulla situazione impiantistica del sito di Novi Ligure. Riprendendo quanto descritto nella Relazione Tecnica (Elaborato A.1) si ipotizza di procedere alla realizzazione di un impianto che funzionerà, a regime, sulla base dei seguenti principali dati di progetto: t/a (49,32 t/g), di cui: Umido domestico, da mense, sfalci e mercati: t/a (al 23% di SS, con un contenuto di organico sul secco pari al 83%) Potature e materiale ligneocellulosico: t/a (al 50% di SS, con un contenuto di organico sul secco pari al 72%) Sostanza secca nella miscela: 32% di SS Densità apparente: 500 kg/mc. Con riferimento agli elaborati di Progetto definitivo, la situazione attuale degli impianti a Novi Ligure è descritta nell Elaborato grafico B.4 - Planimetria impianti Novi Ligure - Stato di fatto. Le sezioni e fasi di trattamento esistenti sono indicate nell Elaborato grafico C.1 - Sezioni impianti Novi Ligure - Stato di fatto e nell Elaborato grafico D.1 - Layout trattamento Novi Ligure - Stato di fatto. I rifiuti saranno conferiti agli impianti di pretrattamento meccanico di Novi Ligure nei locali di ricezione già esistenti, in cui saranno depositati negli spazi indicati nell Elaborato grafico B.7 - Planimetria impianti Novi Ligure - Progetto. Le sezioni e fasi di trattamento sono indicate nell Elaborato grafico C.2 - Sezioni impianti Novi Ligure - Progetto e nell Elaborato grafico D.2 - Layout trattamento Novi Ligure - Progetto. I sacchetti contenenti la F.O.R.S.U. sono poi dilacerati nell esistente trituratore aprisacco insieme agli sfalci e potature, preventivamente passati in un biotrituratore che li riduce a pezzatura < 50 mm (vedi oltre in questa descrizione) per ottenere un idonea miscelazione delle due componenti nel trituratore e nel vaglio rotante. Dopo il trituratore i rifiuti entrano nel vaglio rotante esistente, previa deferrizzazione lungo il nastro trasportatore di caricamento mediante il separatore magnetico esistente. Il vaglio va modificato con l inserimento di due sezioni sulla lunghezza, a differente foronomia: nella prima sezione (approssimativamente pari al 60 % della lunghezza del vaglio) i fori avranno un diametro di 50 mm; nel restante 40 % della lunghezza del vaglio, i fori avranno un diametro di 80 mm. La frazione sottile < 50 mm derivante dalla prima sezione del vaglio è adatta al processo di digestione anaerobica e sarà trasportata mediante un nastro trasportatore ad una fossa di stoccaggio prima del digestore. La frazione compresa fra mm, che è separate nella restante parte del vaglio, viene trasportata nuovamente al trituratore per consentire un ulteriore riduzione di pezzatura per massimizzare l ingresso al digestore di frazioni con pezzatura < 50 mm. 11
16 Nel caso in cui si verifichi un accumulo di contaminanti e materiali che non sono lavorati dal trituratore, parte del materiale non desiderato può essere rimandato indietro al trituratore, ma può anche essere invertita la direzione del nastro ed il materiale inviato nel container dei sovvalli per lo smaltimento. Il sovvallo per la maggior parte consiste in film plastici e contenitori vari ed è inviato ad un press container dedicato. C è un nastro trasportatore addizionale che permette che la frazione fine < 50 mm venga nuovamente trasportata all area di ricezione. Questa possibilità verrà utilizzata, per esempio, nel caso in cui occorra rivagliare gli sfalci e le potature triturati, se il trituratore non dovesse sminuzzare a 50 mm o non fosse disponibile un vaglio mobile addizionale per sminuzzare gli sfalci e le potature stesse. Gli sfalci e le potature devono, infatti, avere una pezzatura inferiore a < 50 mm prima di venir mescolati con la F.O.R.S.U. nel trituratore al fine di essere sicuri che nessun rifiuto verde sia vagliato con una pezzatura > 80 mm cosa che comporterebbe un aumento indesiderato dei sovvalli ed una perdita di sostanze organiche utili per la digestione. La frazione < 50 mm è convogliata alla fossa di stoccaggio. Questa fossa è idonea a garantire un alimentazione in continuo al digestore anche durante la notte, i fine settimana e le festività. La fossa è dimensionata per lo stoccaggio dei rifiuti di 3 giorni, come potrebbe risultare necessario in alcuni casi (ad es. nelle festività natalizie), per un volume utile di 200 mc. Dalla fossa di stoccaggio il rifiuto è automaticamente trasportato al digestore mediante pavimento mobile e nastri trasportatori chiusi nella parte di tragitto all aperto, per evitare esalazioni maleodoranti. Lungo il percorso verso il digestore vengono aggiunte parte delle acque di processo in modo da inseminare i rifiuti con i microrganismi necessari e regolare il grado di umidità. La miscela è poi introdotta nel digestore ove permane approssimativamente per giorni, in funzione della tecnologia applicata; cautelativamente, per la definizione degli ingombri e dei costi, si adotta un tempo di permanenza di 21 giorni. Considerando lo spazio occupato dalle apparecchiature di movimentazione ed il volume interno occupato dall inoculo e dal gas prodotto, ne risulta un manufatto delle dimensioni di ingombro indicate in planimetria pari a 33 x 9 x 8,4 (H) m (1.300 mc utili, di cui circa 200 occupati da biogas). Nella linea di digestione, si ha produzione di biogas ed all uscita vengono separate la frazione liquida, stoccata in serbatoio, dalla quale si recupera ulteriore biogas, prima dello smaltimento come rifiuto liquido, e la frazione solida da inviare a compostaggio all impianto di Tortona. Durante questo tempo di permanenza nel digestore vengono prodotti circa 1.9 Milioni di Nm³ all anno di biogas con un contenuto di metano stimabile attorno al 58 %. Il biogas viene utilizzato in una centrale di cogenerazione di calore ed energia elettrica (CHP). Assumendo un rendimento elettrico del 40 % queto corrisponde alla possibile produzione di 530 kw di potenza elettrica e 520 kw di potenza termica. Con 12
17 una disponibilità del CHP pari al 95% risulta una produzione di energia elettrica di MWh/a lordi, che può essere ceduta come energia prodotta da fonte rinnovabile (a meno del quantitativo di autoconsumo attribuibile all impianto da concordarsi con ENEL, normalmente assunto pari al 20%). Si assume che i consumi energetici degli impianti accessori non vengano prelevati dal CHP, ma acquistati dalla rete di distribuzione nazionale, in quanto più conveniente dal punto di vista del bilancio economico. La restante parte è il liquido digestato che è collettato sotto la pressa e viene poi pompato in una vasca di stoccaggio delle acque di processo. Il volume di questo serbatoio deve essere idoneo a d una permanenza di 3 settimane. In considerazione di questo lungo tempo di permanenza si creano le condizioni per nuovo sviluppo di biogas che si raccoglie nella parte superiore della vasca che, con tetto chiuso, funge anche da gasometro; questa vasca di stoccaggio funziona, pertanto, da digestore secondario per la frazione liquida e dovrà, quindi essere attrezzata con miscelatore ed estrazione del biogas. Con le dimensioni previste (14 m di diametro, 3 m di altezza) il serbatoio avrà una capacità di stoccaggio di gas di circa m³. Mediante la digestione delle t/a di rifiuti organici ci si attende di ottenere, cautelativamente, una produzione di biogas pari a 1,9 Milioni di Nm³ per anno (217 Nm³/h); secondo esperienze di impianti esistenti tale produzione potrà giungere anche a 2,2 milioni di Nmc. Ci si attende un contenuto di metano pari a circa il 58 %. Questo significa un contenuto energetico globale nel biogas pari a MWh/a. Assumendo una efficienza energetica del 40% l unità di cogenerazione avrà una potenza di 530 KW (con margini di sicurezza). Con una disponibilità della centrale di cogenerazione pari al 95 % si possono produrre MWh/a di elettricità. Risultano inoltre disponibili MWh/a di energia termica dei quali sono necessari per il riscaldamento del digestore per mantenere condizioni termofile (55 C). In considerazione del fatto che la flessibilità dell impianto di cogenerazione consente di sfruttarlo con buone performance di resa produttiva sino all 80% della sua potenzialità massima, in previsione di maggiori produzioni di gas rispetto a quelle cautelativamente attese o del possibile inserimento nel digestore anche di rifiuti liquidi altamente produttivi di biogas ed energia quali gli oli alimentari, si assume una taglia standard di potenza installata del cogeneratore pari a 670 KW. La stazione di servizio include l'essiccazione del gas (gas di raffreddamento), il compressore del gas per la fornitura di gas alla cogenerazione e gli analizzatori dei gas (CH4, CO2, O2, H2S); l analisi del gas, rispetto a questa configurazione base normalmente adottata nei container prefabbricati di normale fornitura, nel nostro caso è previsto che l analisi del gas avvenga anche prima della separazione delle condotte di invio al CHP ed alla torcia di combustione di emergenza, per consentire un controllo su quest ultima. La stazione sarà concepita per essere fornita come un gruppo container (base di circa 6 x 2,25 m). 13
18 Per ridurre il contenuto di acqua il biogas viene raffreddato a <5 C con uno scambiatore di calore. Una unità di raffreddamento posizionata all'esterno (simile a quelle che si utilizzano per l aria condizionata) disperde il calore nell'ambiente. La condensa viene scaricata separatamente e viene pompata nel deposito di acqua di processo o nella condensa del biofiltro. Il compressore di gas è usato per aumentare la pressione del gas proveniente dal digestore e dallo stoccaggio del gas (spazio di accumulo in sommità del serbatoio di acqua di processo) sino alla pressione necessaria per il funzionamento della cogenerazione (in base al tipo di cogenerazione circa 8-20 mbar). Nella stazione sono previsti dispositivi di allarme per rilevare le miscele di gas esplosivi ed un dispositivo di ventilazione. In caso di allarme si attiva la ventilazione ed è riempito il contenitore con l'aria. Il flusso medio di gas sarà pari a circa 217 m³ / h. Il raffreddamento del compressore di gas deve essere dimensionato per circa il 120% di questo flusso medio, quindi per 260 m³ / h. Il volume massimo di dimensionamento della stazione del gas deve essere adatto alla portata massima di consumo di biogas del CHP. Se durante il processo si verificano malfunzionamenti il gas deve essere automaticamente eliminato utilizzando ciò che è conosciuta come una fiaccola di emergenza. Spesso la fiaccola di emergenza è posta sul contenitore delle unità di cogenerazione. Per Novi Ligure è stata prevista una posizione isolata lontana dal digestore e dal CHP. Il dimensionamento della portata da bruciare in caso di emergenza dovrebbe essere di circa il 150% del gas prodotto mediamente. Con un flusso atteso in volume medio di circa 220 m³ / h, la fiaccola di emergenza deve essere in grado di coprire un flusso di volume di almeno 330 m³/h. La gamma di contenuti accettabile può variare tra il 40 e il 65% 14
19 5. QUANTITATIVI DI MATERIALI COMBUSTIBILI PRESENTI Con riferimento alla planimetria 3a allegata alla relazione di richiesta di modifica sostanziale di AIA, i materiali presenti sono: Materie prime Stoccaggio N progr Rif PLAN3A Descrizione Stato fisico Capacità di stoccaggio istantanea (m 3 ) Quantità/anno (m 3 e t) A4 FORSU S t mc A5 oli e grassi L 0,5 4,5 t commestibili 5 mc A6 Sfalci e S t potature mc Modalità di stoccaggio In cumuli In taniche e fusti In cumuli Prodotti finiti Stoccaggio N progr Rif PLAN3A Descrizione Stato fisico Capacità di stoccaggio istantanea (m 3 ) Quantità/anno (m 3 e t) Modalità di stoccaggio D11 Biogas G t m 3 Serbatoio a tetto galleggiante Prodotti intermedi Sono inoltre presenti: 1. Frazione organica selezionata e triturata: in polmone di stoccaggio di metallo posizionato in locale chiuso, prima della digestione: 200 mc utili. 2. Sovvallo costituito dalla frazione secca stoccata in container posto all aperto del volume di 30 mc. 3. Digestore della frazione organica costituito da bunker in cemento armato ed acciaio a tenuta stagna dotato di apparecchiature di regolazione della pressione interna e meccanismi per sfiati di emergenza, del volume di mc utili, di cui circa 200 occupati da biogas. 4. Centrale di combustione del biogas con produzione di energia elettrica e calore, della potenzialità di 670 kw. 5. Torcia di combustione del biogas per situazioni di emergenza, della potenzialità di 330 mc/h. 15
20 6. VALUTAZIONE QUALITATIVA DEL RISCHIO NELL EDIFICIO PRESELEZIONE 6.1 VALUTAZIONE DEI RISCHI D INCENDIO AI SENSI DEL D.M.I La valutazione dei rischi d incendio nei luoghi di lavoro è stata effettuata in conformità ai criteri di cui all allegato I del D.M.I Criteri di sicurezza antincendio e per la gestione dell emergenza nei luoghi di lavoro. Nel caso particolare l innesco di un incendio può essere causato ad es. dalla lacerazione di un sacco di R.S.U. contenente ceneri di Barbecue a combustione latente riattivata dal contatto con l ossigeno, oppure dall esplosione di una bomboletta di gas da campeggio oppure da un corto circuito negli impianti elettrici delle apparecchiature elettromeccaniche di lavorazione rifiuti, etc. Nel caso specifico, comunque, trattandosi della componente organica dei rifiuti solidi urbani raccolta in modo differenziato, il basso potere calorifico del materiale trattato, la sua limitata e temporanea presenza nei locali in questione e la separazione fra le varie fasi di trattamento limitano grandemente il rischio di incendio. Anche per quanto riguarda la frazione verde, il modesto quantitativo e la presenza degli sfalci composti da materiale umido difficilmente combustibile, il rischio di incendio è molto limitato. Tutte le attività di ricezione, lavorazione e stoccaggio dei rifiuti avvengono all interno dei capannoni esistenti che hanno, complessivamente, una superficie superio a mq. Si ritiene, quindi, che l attività indicata al n 88 dell elenco allegato al D.M , locali adibiti al deposito di merci e materiali vari, con superficie lorda superiore a mq, sia quella che consente un corretto approccio alla valutazione del rischio ed alle conseguanti misure idonee al suo contenimento nei limiti fissati dalla normativa vigente. In relazione alla valutazione del rischio d incendio si ritiene vadano adottate, comunque, misure finalizzate a: a) Ridurre la probabilità di insorgenza di incendio secondo i criteri di cui all allegato II del D.M.I b) Realizzare le vie e le uscite di emergenza previste dall art. 13 del D.P.R n.547, così come modificato dall art. 33 del decreto legislativo 626/94, per garantire l esodo delle persone in sicurezza in caso d incendio, in conformità ai requisiti di cui all allegato III del D.M.I
21 c) Realizzare le misure per una rapida segnalazione dell incendio al fine di garantire l attivazione dei sistemi di allarme e delle procedure d intervento, in conformità ai criteri di cui all allegato IV del D.M.I d) Assicurare l estinzione di un incendio in conformità ai criteri di cui all allegato V del D.M.I e) Garantire l efficienza dei sistemi di protezione antincendio secondo i criteri di cui all allegato VI del D.M.I f) Fornire ai lavoratori una adeguata informazione e formazione sui rischi di incendio secondo i criteri di cui all allegato VII del D.M.I Nel caso in esame, la classificazione del livello del rischio d incendio può essere considerato, c) livello di rischio basso, così come descritto al punto dell allegato I del D.M.I Dall esito della valutazione dei rischi di incendio il datore di lavoro: 1) Designerà uno o più lavoratori incaricati dell attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, ai sensi dell art.4, comma 5 lettera a) del decreto legislativo 626/94, o se stesso, nei casi previsti dall art.10 del decreto stesso. 2) I lavoratori designati dovranno frequentare il corso di formazione di cui all art.7. Definiti, quindi, i luoghi di lavoro in esame a rischio d incendio basso, saranno adottate le misure di cui all allegato II del D.M.I , intese a ridurre la probabilità di insorgenza degli incendi: A. Misure di tipo tecnico. Realizzare impianti elettrici a regola d arte (legge 186/68) Effettuare la messa a terra di impianti, strutture e masse metalliche, al fine di evitare la formazione di cariche elettrostatiche. Realizzare impianti di protezione contro le scariche atmosferiche conformemente alle regole dell arte, qualora ne risulti la necessità, ai sensi delle norme C.E.I B. Misure di tipo organizzativo gestionale Rispettare l ordine e la pulizia. Controllare le misure di sicurezza. Predisporre un regolamento interno sulle misure di sicurezza da osservare. Informare e formare i lavoratori. Inoltre saranno ovviate le cause ed i pericoli d incendio più comuni, quali: Negligenza relativamente all uso di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore. 17
1. RETI ANTINCENDIO AD IDRANTI... pag. 2. 1.1 Riferimenti Normativi... pag. 2. 1.2 Generalità sull Impianto... pag. 3
INDICE 1. RETI ANTINCENDIO AD IDRANTI.................................... pag. 2 1.1 Riferimenti Normativi........................................ pag. 2 1.2 Generalità sull Impianto.......................................
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