Innovazione tecnologica e analisi costi-volumi-profitti
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- Ottavio Antonelli
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1 Anno Accademico Università degli Studi di Napoli Federico II Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Laurea in Informatica Corso di Economia e Organizzazione Aziendale Innovazione tecnologica e analisi costi-volumi-profitti Prof. Pietro Evangelista TECNOLOGIA, INNOVAZIONE TECNOLOGICA E CAPACITA PRODUTTIVA DELL IMPIANTO Una definizione di tecnologia:.l insieme coerente ed autosufficiente delle necessarie conoscenze tecniche ed organizzative attraverso le quali una impresa realizza i suoi impegni economici Per innovazione tecnologica si intende. un cambiamento tecnologico finalizzato al raggiungimento di uno o più specifici obiettivi economici Per cambiamento tecnologico si intende. una variazione dell uso delle conoscenze tecniche o organizzative ottenuta mediante l acquisizione dall esterno di una nuova conoscenza o mediante un migliore utilizzo di tecnologie gia possedute ma non completamente sfruttate
2 TECNOLOGIA, INNOVAZIONE TECNOLOGICA E CAPACITA PRODUTTIVA DELL IMPIANTO La tecnologia e i metodi di gestione influenzano la scelta della capacità produttiva dell impianto, ovvero il suo dimensionamento Altri fattori che influenzano tale scelta sono: la domanda di mercato la concorrenza TECNOLOGIA, INNOVAZIONE TECNOLOGICA E CAPACITA PRODUTTIVA DELL IMPIANTO Cosa significa che la tecnologia influenza la scelta della capacità produttiva dell impianto? La tecnologia influenza: i costi di produzione e le economie di scala ovvero le scelte di efficienza della struttura produttiva
3 TECNOLOGIA, INNOVAZIONE TECNOLOGICA E CAPACITA PRODUTTIVA DELL IMPIANTO ATTENZIONE - Bisogna però distinguere tra capacità produttiva dell impianto di breve e di lungo periodo! In generale il risultato dell innovazione tecnologica si può tradurre in: + ricavi con costi costanti - costi con ricavi costanti Ricavi e Reddito d impresa I Ricavi di un impresa derivano dalla vendita delle unita di prodotto realizzate. In un determinato periodo si ottengono moltiplicando il prezzo unitario P del prodotto venduto dall impresa per la quantità di prodotto venduta nel periodo considerato, quindi RT = P*Q Il Reddito (o profitto contabile) di impresa in un dato periodo e costituito dalla differenza tra i ricavi realizzati ed i costi sostenuti in quel periodo! = RT-CT = PQ CV CF
4 I costi di produzione I costi di produzione possono essere: Fissi: se non variano con i volumi produttivi se non sul lungo periodo (10 anni) Variabili: se variano con i volumi produttivi Il lungo periodo e definito come l intervallo di tempo minimo che e necessario attendere perche varino tutti i fattori. In altre parole, nel lungo periodo non esistono fattori fissi in quanto in un tempo sufficientemente lungo, ad esempio 10 anni, un impresa puo decidere di modificare, se lo ritiene opportuno, tutto il proprio sistema produttivo. Costi fissi e costi variabili: esempi Esempi di costi fissi sono: gli affitti, che si sostengono anche per acquisti zero le utenze (telefoniche ed elettriche) i salari e gli stipendi del personale Esempi di costi variabili sono: i costi d acquisto della merce/delle materie prime con tutti i costi accessori (trasporto, ecc ) i costi legati allo stoccaggio (immagazzinamento) della merce (assicurazione, ecc ) tutti gli altri costi che non si sosterrebbero se non si acquistasse merce da vendere
5 Le curve dei costi (nel breve periodo) Ancora sui costi Costo marginale: incremento del costo della produzione per un incremento unitario della quantita prodotta: CMA =!CT/!Q =!(CF+CV)/!Q =!CV/!Q Costo medio: costo equivalente di un unita di prodotto, ottenuto dividendo il costo totale per il valore della quantita prodotta: CME = CT/Q = CF/Q + CV/Q = CMEF + CMEV Costo opportunità: Se per compiere una attività x si è costretti e rinunciare a una attività y, il costo opportunità di x si assume pari al valore cui si rinuncia non compiendo y.
6 Costi fissi, variabili e medi: esempio (1) N. addetti Produzione Costo impianto Costo addetti Costo totale Costo medio , , , , , , , ,7 TECNOLOGIA E CAPACITA PRODUTTIVA DELL IMPIANTO La scelta della capacità produttiva dell impianto dipende da una serie di fattori tra cui il rischio e da fattori tecnicoeconomici cioè dall effetto sui costi unitari di produzione delle diverse tecnologie Tra questi fattori l organizzazione della produzione va considerata attentamente in quanto: Impianti a produzione continua (ad es. raffinazione petrolio) Vs. impianti con più linee di produzione e reparti Ogni macchina dell impianto svolge un numero max. di operazioni ed il suo costo prescinde dalle quantità prodotte
7 TECNOLOGIA E CAPACITA PRODUTTIVA DELL IMPIANTO Non tutte le macchine sono in grado di compiere un numero di operazioni uguale nell unità di tempo Una volta superata la capacità max di una macchina la produzione di una unità aggiuntiva richiede l acquisto di un altra macchina L aumento della produzione richiede un maggiore coordinamento specie in casi di produzione decentrata TECNOLOGIA, ECONOMIE DI SCLALA E CAPACITA PRODUTTIVA DELL IMPIANTO In cosa consiste in pratica il problema della scelta della capacità produttiva dell impianto e come si può risolvere.???? Ogni azienda opera secondo una propria struttura di costi e ricavi Ogni azienda dispone di diverse opportunità di dimunizione dei costi globali unitari di produzione all aumentare del volume prodotto in funzione del migliore sfruttamento dei costi fissi ovvero.. SFRUTTANDO LE ECONOMIE DI SCALA
8 Struttura dei costi medi unitari di breve periodo relativi a processi produttivi svolti con impianti aventi una diversa capacità produttiva e differenti rendimenti tecnici Costo medio unitario di produzione C a C b C c C d C e Fonte: Silvestrelli S. (1989), L impianto, in Rispoli M. (a cura di), L impresa industriale, Il Mulino, Bologna, pag C a min C b min C c min C d min C e min X a X b X c X d X e Volume di produzione Struttura del costo unitario di produzione di lungo periodo dell impianto industriale: la curva aef mostra le economie di scala tecnologiche conseguibili oggettivamente in un dato settore industriale Costo medio unitario di produzione Fonte: Silvestrelli S. (1989), L impianto, in Rispoli M. (a cura di), L impresa industriale, Il Mulino, Bologna, pag C a min C b min a b C c min c C d min C e min d e f X a X b X c X d X e Capacità produttiva dell impianto
9 TECNOLOGIA E CAPACITA PRODUTTIVA DELL IMPIANTO INCIDENZA DEI COSTI FISSI SUL COSTO TOTALE Vantaggio derivante dalla espansione della produzione con conseguenti riduzione del costo unitario medio di produzione Rischio connesso alla maggiore rigidità assunta dalla struttura aziendale TECNOLOGIA E CAPACITA PRODUTTIVA DELL IMPIANTO Fino a che punto si può sfruttare tale vantaggio rispetto al rischio?.almeno fino al punto in cui la scelta della dimensione produttiva e di vendita consente di recuperare i costi fissi e i costi variabili ovvero in corrispondenza del Punto di Pareggio (B.E.P.)
10 CALCOLO DEL PUNTO DI PAREGGIO BREAK EVEN POINT - B.E.P. OVVERO IL PUNTO IN CUI I RICAVI DI VENDITA EGUAGLIANO I COSTI TOTALI DI PRODUZIONE RT = CT PUNTO DI INDIFFERENZA TRA PRODUZIONE E INATTIVITA Il punto di pareggio (break-even): definizione Si dice che un impresa ha raggiunto il punto di pareggio (break-even point) quando produce un valore di output Q* tale che RT (Q*) = CT (Q*) In pratica Q* è la quantità minima che l impresa deve produrre per pareggiare i costi È agevole verificare che se i costi fissi diminuiscono, a parità di altre condizioni, il pareggio si consegue in corrispondenza di una Q minore
11 CALCOLO ANALITICO DEL PUNTO DI PAREGGIO BREAK EVEN POINT - B.E.P. Nel punto di pareggio si ha: RT = CT p x Q = CF + CV p x Q = CF + (Cvu x Q) p x Q - (Cvu x Q) = CF Q x (p - Cvu) = CF Q = CF/(p - Cvu) CALCOLO GRAFICO DEL PUNTO DI PAREGGIO BREAK EVEN POINT - B.E.P. Valore (Euro) Ricavi Totali euro CT t CV B.E.P. Area di profitto Area Area di di perdita perdita Area di profitto Costi Totali Costi Variabili r Q 3 s Costi Fissi Q 1 Q 2 CF Q (25%) (50%) (75%) (100%) Quantità (N. pezzi) prodotte o vendute
12 MARGINE DI CONTRIBUZIONE In denominatore del BEP (p - Cvu) è un indicatore fondamentale e prende il nome di Margine di Contribuzione Esso rappresenta una misura di profitto parziale in quanto al lordo di tutti i costi fissi In particolare il MdC unitario misura quanto contribuisce una unità di prodotto venduta alla copertura dei costi fissi Infatti poiché in corrispondenza del BEP il profitto è 0, il MdC misura di quanto il ricavo unitario contribuisce alla copertura dei costi fissi CALCOLO DEL PUNTO DI PAREGGIO BREAK EVEN POINT - B.E.P. Un esempio Prezzo di vendita = Euro 500,00 Costi variabili unitari = Euro 250,00 Costi fissi = Euro ,00 Calcolare la quantità di pareggio Nell ipotesi che i costi variabili ammontino 0,4 Euro per ogni Euro di fatturato Calcolare il MdC
13 BREAK EVEN POINT E POTENZIALITÀ ECONOMICO- STRUTTURALE DELL AZIENDA Dalla posizione del BEP si può evincere il grado potenzialità economico-strutturale dell azienda - per un incremento dei costi o per una diminuzione dei ricavi, il BEP si sposta verso destra Ricavi Totali Valore (Euro) B.E.P. 1 Area di perdita Area di perdita B.E.P. 2 Area Area di di profitto profitto Costi Totali 2 Costi Totali 1 Costi Variabili Costi Fissi 2 Costi Fissi (25%) (50%) (75%) (100%) Quantità (N. pezzi) prodotte o vendute BREAK EVEN POINT E POTENZIALITÀ ECONOMICO- STRUTTURALE DELL AZIENDA - per una diminuzione dei costi o per un incremento dei ricavi, il BEP si muove verso sinistra Ricavi Totali 2 Valore (Euro) Ricavi Totali B.E.P. 2 B.E.P. 1 Area di profitto Costi Totali 1 Costi Variabili Area Area di di perdita perdita Costi Fissi (25%) (50%) (75%) (100%) Quantità (N. pezzi) prodotte o vendute
14 BREAK EVEN POINT E POTENZIALITÀ ECONOMICO- STRUTTURALE DELL AZIENDA in definitiva: -più il BEP si muove verso sinistra più migliorano le potenzialità economico-strutturali dell azienda (ampliamento dell area dei profitti) - più il BEP si muove verso destra, più si avvicina al punto di max sfruttamento degli impianti con il rischio che una lieve flessione delle vendite può spingere subito l impresa nell area delle perdite MARGINE DI SICUREZZA E la differenza tra l utilizzo previsto della capacità produttiva dell impianto e quello a cui corrisponde il punto di pareggio (in % della capacità massima producibile) Ad es. se il BEP si colloca al 60% della capacità massima di produzione e la quantità che si prevede di vendere è pari al 75% della stessa, l azienda dispone di un margine di sicurezza pari al 15% Ciò significa che in caso di una contrazione della domanda del 15% della capacità produttiva max, essa non entrerà nell area di perdita
15 LIMITI DEL B.E.P. Variazione proporzionale dei ricavi in funzione delle vendite Viene venduto tutto ciò che si produce L azienda è monoprodotto Variazione proporzionale del costo variabile rispetto al volume di vendite Invariabilità dei costi di approvvigionamento al variare della produzione
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