ORGANISMO UNITARIO DELL AVVOCATURA ITALIANA. Rassegna stampa. 24 gennaio 2011

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1 Ufficio stampa Rassegna stampa 24 gennaio 2011 Responsabile :Claudio Rao (tel. 06/

2 SOMMARIO Pag 3 AVVOCATI: de Tilla: agenda in 5 punti di Maurizio de Tilla- Presidente Oua (il corriere della sera economia) Pag 4 AVVOCATI: Conciliazione, gli avvocati si battono per una proroga (la repubblica affari e finanza) Pag 6 AVVOCATI: OUA, è in profondo dissenso, si apra vertenza (ansa) Pag 7 AVVOCATI: Dall OUA proposte operative contro la crisi della giustizia civile (il denaro) Pag 8 AVVOCATI: Giustizia civile: è una crisi perenne, troppi interventi tampone, eccessiva lentezza dei processi, un enorme arretrato, burocrazia,disorganizzazione e insufficiente innovazione tecnologica ( Pag 9 AVVOCATI: Avvocati. La crisi? Chi si specializza la sente meno (il corriere della sera economia) Pag 10 AVVOCATI: Non fate languire quella riforma di Andrea Mascherin - Consigliere segretario del Cnf (italia oggi sette) Pag 11 UNIONE EUROPEA: Alfano, rimuovere ostacoli a esercizio diritti europei (ansa) Pag 12 CARCERI: Alfano, governato il più grande sovraffollamento (ansa) Pag 13 CONDOMINIO: La riforma del condominio arriva in aula (il sole 24 ore) Pag 14 PROFESSIONI: Revisori a quota 150 mila (italia oggi) Pag 15 PROFESSIONI: Professionisti. Carta etica a Modena (italia oggi) Pag 16 PREVIDENZA: Caccia al tesoro delle Casse - di Marino Longoni (italia oggi sette) Pag 17 PREVIDENZA: Casse, se lo stato limita l'autonomia i patrimoni sono più disponibili (italia oggi sette) Pag 19 PREVIDENZA: Casse pronte a investire 3,8 miliardi nel 2011 (il sole 24 ore - plus) Pag 20 PREVIDENZA: Angrisani: non escludo l'aspirazione di attrarre gli enti nel pubblico (italia oggi sette) Pag 21 PREVIDENZA: Verbaro: si tratta solo di un processo di responsabilizzazione (italia oggi sette) Pag 22 FISCO: Frenata sull'abuso del diritto (il sole 24 ore) Pag 23 FISCO: I giudici preparano la svolta (il sole 24 ore) Pag 24 FISCO: Un fisco equo pietra angolare della democrazia - di Enrico De Mita (il sole 24 ore) Pag 26 FISCO: Il risparmio fiscale torna lecito (italia oggi sette) Pag 27 FISCO: Il giudice fa un passo indietro rispetto alle scelte d'impresa di Giuseppe Marino (italia oggi sette) Pag 29 TRIBUNALI: Tribunale di Ariano: no alla soppressione (il denaro) Pag 30 ASL: Il manager Coppola si «blinda» in carcere per ragioni di sicurezza (il corriere del mezzogiorno) Pag 32 LOCAZIONI: Locazioni in regola con un click (italia oggi sette) Pag 34 CASSAZIONE: Frodi, non salva l'assoluzione penale (italia oggi sette) Pag 35 CASSAZIONE: Risarcito il legale per il numero sparito dall'elenco (il sole 24 ore) Pag 36 CLASS ACTION: La class action entra in classe (il sole 24 ore) Pag 37 BANCHE: Derivati : banche scelgono Londra contro Comuni e Regioni (ansa) Pag 38 CURE: Disabili: giorno morte Eluana dedicato agli stati vegetativi (ansa) Pag 39 PROSTITUZIONE MINORILE: Ruby: in Commissione Senato ratifica convenzione Lazarote (ansa) 2

3 IL CORRIERE DELLA SERA - ECONOMIA L'intervento De Tilla: agenda in 5 punti Incentivi, orientamento e nuove figure professionali di Maurizio de Tilla- Presidente Oua La crisi economica investe l'intera categoria forense e, segnatamente, i giovani e le donne. Cinque sono i punti più rilevanti che devono essere posti in evidenza: 1) l'inesistenza di forme di sostegno economico nell'avvio della vita professionale. È di tutta evidenza la carenza di incentivi diretti all'innalzamento delle qualità delle prestazioni tecniche e della formazione deontologica, anche a causa della mancata previsione normativa di agevolazioni finanziarie per le donne ed i giovani avvocati. A ciò si aggiunga l'inadeguatezza degli studi di settore, i quali, oltre a non tener conto dell'attuale congiuntura economica che investe tutto il mondo professionale, tralasciano le obiettive maggiori difficoltà di donne e giovani; 2) l'inadeguatezza dei modelli associativi attuali, caratterizzati da un insoddisfacente regime della responsabilità, nonché dalla disincentivazione fiscale e dall'assenza di ogni politica di sostegno dello start up; 3) la mancanza di meccanismi di orientamento delle professionalità femminili e giovanili verso settori di specializzazione atti a soddisfare le esigenze del mercato, tenuto conto altresì delle singole aree geografiche; 4) la mancanza di una specifica regolamentazione della figura professionale di molte donne e molti giovani, i quali spesso all'interno degli studi legali ricoprono ruoli subalterni e pressoché impiegatizi che richiedono un urgente ed approfondito esame della problematica da parte dell'avvocatura ed un conseguente intervento normativo volto a disciplinare la materia, individuando eventualmente nuove forme professionali, ma escludendo fermamente ogni tipologia di rapporto di lavoro privato subordinato, compatibile con la iscrizione nell'albo professionale; 5) la scarsa rappresentanza delle componenti femminili e giovanili all'interno dell'avvocatura, soprattutto in relazione alle sedi istituzionali. Tale vulnus si riscontra sovente, anche in presenza di forte suffragio da parte delle assemblee elettorali in favore di donne e giovani, con ciò scompensando la democraticità in sede decisionale, che potrà essere raggiunta solo attraverso la equilibrata compresenza dei due generi in ogni settore. Su questa premessa, il Congresso nazionale forense ha invitato l'organismo unitario dell'avvocatura e il Consiglio nazionale forense a chiedere con fermezza agli organi politici: di approntare interventi normativi diretti a programmare il numero degli iscritti nelle facoltà di giurisprudenza, commisurato alle effettive esigenze del mercato e alle reali possibilità di occupazione; di predisporre, in sinergia con l'avvocatura, ed in sintonia con i principi di chiarezza e trasparenza una normativa atta a regolamentare i rapporti di lavoro di fatto oggi esistenti negli studi professionali, che in maggior misura coinvolgono donne e giovani; di attivare politiche economiche di sostegno all'avvio dell'attività professionale anche attraverso agevolazioni fiscali e finanziarie. 3

4 LA REPUBBLICA Affari e Finanza Conciliazione, gli avvocati si battono per una proroga Da un lato il Governo, deciso ad andare avanti con la spalla sia di Confindustria che dei consumatori; dall'altro la categoria, che da mesi si batte quantomeno per un rinvio Lun Le lancette degli orologi corrono e mancano ormai meno di due mesi al 20 marzo, la data prevista dal ministro Alfano oltre la quale la mediazione sarà resa obbligatoria per un numero imprecisato di casi. Successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, affitto di aziende, problemi condominiali, responsabilità medica, diffamazione a mezzo stampa, contratti assicurativi, bancari e finanziari: tutte queste controversie non saranno più risolte davanti al giudice ma di fronte a un conciliatore. Il cambiamento è di quelli epocali se è vero, come dicono alcune statistiche, che in questo modo verranno travasate nel nuovo istituto l'80% delle cause civili italiane, e il muro contro muro è sempre più serrato. Da un lato il Governo, deciso ad andare avanti con la spalla di Confindustria e di alcune associazioni dei consumatori; dall'altro, gli avvocati che da mesi denunciano l'eccessiva tempestività del provvedimento e chiedono un rinvio. A muovere il fronte del dissenso, sia ragioni di merito che di metodo. Nel metodo rientra - secondo l'avvocatura - l'attuale incapacità del sistema di conciliazione di reggere l'urto della montagna di cause che da marzo finiranno sulle sue spalle. Il primo problema è di ordine logistico: i 165 ordini forensi locali dovranno allestire una camera di conciliazione all'interno dei tribunali di riferimento e l'aula in questione dovrà essere assegnata dal presidente del tribunale. Ma ad oggi il 60% degli ordini non ha ancora ricevuto i locali. Il secondo riguarda il numero e la professionalità dei conciliatori, che non dovranno essere avvocati ma gli sarà sufficiente aver conseguito una laurea triennale. «Il nostro obiettivo - spiega il Presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa è assicurare l'assistenza di avvocati anche all'interno della mediazione. Il provvedimento prevede che siano risolte controversie molto complesse come quelle legate all'intermediazione finanziaria, ed è quindi necessario il supporto di professionisti della materia». Altro problema è quello legato alle coperture assicurative dei conciliatori che stentano ad arrivare. A Genova, ad esempio, si è dovuti ricorrere ai Lloyd's di Londra perché nessuna compagnia italiana si era detta disponibile. Su questo fronte, l'ania (l'associazione Nazionale tra le Imprese Assicuratrici) gioca la sua partita personale e ha già attivato, in collaborazione con la Casa del Consumatore, una procedura di conciliazione interna, con un proprio regolamento, e alla quale si può ricorrere per risolvere le controversie che riguardano sinistri con danni fino a 15mila euro. Sullo stesso fronte dell'ania, a favore della mediazione, è la Confindustria che ha più volte presentato al governo la richiesta di uno snellimento dei tempi e delle lungaggini della giustizia, sostenendo apertamente i nuovi istituti stragiudiziali. «Bisogna abbattere i tempi della giustizia - dichiara la Presidente Emma Marcegaglia - che in Italia sono perfino quattro volte più lunghi che negli altri paesi europei. Occorre rendere più costose e le tattiche di allungamento dei processi. E soprattutto vanno incentivate le soluzioni stragiudiziali e gli arbitrati». È su questo fronte che le posizioni si fanno più distanti e in molti sono convinti che la richiesta di un rinvio da parte dell'avvocatura, oltre ai condivisibili motivi pratici e logistici, sia un modo per prendere tempo. Perché altro tempo significa maggiore spazio di intervento, un possibile ripensamento del ministro o addirittura un cambio di governo che riporti la palla al centro del campo con un nulla di fatto. Del resto, gli avvocati sono stati chiari quando nell'ultimo Congresso Nazionale di Genova hanno votato all'unanimità una mozione che chiedeva l'eliminazione dell'obbligatorietà della 4

5 mediazione, e hanno presentato le loro proposte al ministro. Tra queste, oltre all'eliminazione dell'obbligatorietà, il rinvio di un anno del termine del 20 marzo, una previsione di sostegno finanziario agli organismi che praticano la conciliazione, e la "tessera" di conciliatore riconosciuta agli avvocati che siano iscritti all'albo da almeno cinque anni. Rimane una parte dell'avvocatura che non si è schierata massicciamente contro la mediazione, e la riconosce un'opportunità per molti giovani. Secondo alcune ricerche il suo impatto sul reddito degli avvocati si aggirerà intorno al 30-35% degli attuali guadagni. In termini assoluti, si traduce in business da 1 miliardo di euro che da qui a pochi mesi sarà sul mercato. «Non siamo contrari in assoluto alla conciliazione - spiega il Presidente dell'oua (l'organismo unitario dell'avvocatura), Maurizio De Tilla - ma non può essere un'alternativa a una giustizia inefficiente. Bisogna promuovere un sistema plurale di tutela dei diritti all'interno del quale il cittadino possa scegliere liberamente tra diversi metodi di risoluzione della controversia». Tutte queste istanze sono state presentate l'11 gennaio al Presidente della Repubblica e il 13 al Guardasigilli. Alfano ha chiesto tempo e ha promesso che rifletterà sulle obiezioni. Ma il tempo rimasto è poco, e dal ministero non arriva ancora risposta. Daniele Autieri 5

6 ANSA Giustizia: OUA, è in profondo dissenso, si apra vertenza (ANSA) - ROMA, 21 GEN - La giustizia e' in uno ''stato di profondo dissesto'', una situazione che si concretizza in ''una palese negazione dello stato di diritto'', oltre a essere ''causa di gravi conseguenze sia sul piano economico sia sul piano sociale, nonchè sulla stessa competitività del sistema-italia''. Lo ha sottolineato il presidente dell'organismo unitario dell'avvocatura Maurizio De Tilla, intervenendo al convegno ''Lo sfascio della giustizia civile'' organizzato dal Forum giustizia del Pd. De Tilla ha rilanciato le proposte dell'oua sulle quali aprire una ''vertenza giustizia'', ''che veda tutte le migliori energie del Paese impegnarsi per far uscire dalla crisi la nostra macchina giudiziaria''. Tra i punti qualificanti, razionalizzare l'impiego dei magistrati e del personale amministrativo, avviare un serio e generale processo di informatizzazione degli uffici giudiziari, rilanciare il processo telematico, attuare la semplificazione dei riti. (ANSA). FH 21-GEN-11 16:17 NNN 6

7 IL DENARO Dall OUA proposte operative contro la crisi della giustizia civile Le soluzioni suggerite dal presidente de Tila nell' approssimarsi dell'inaugurazione dell'anno giudiziario: manager per gli uffici, rilanciare il processo telematico, nuovo ordinamento per la magistratura onoraria Sab Riorganizzare la macchina giudiziaria anche con l'utilizzo dei manager, estendere le buone pratiche (ovvero riportare su scala nazionale le esperienze di buon funzionamento di alcune sedi giudiziarie), assicurare il rispetto delle funzioni di difesa assegnate all' avvocatura, verificare periodicamente la produttività dei magistrati e il rispetto del termini, rilanciare l'informatizzazione degli uffici e il processo telematico, riformare la magistratura onoraria: sono alcune delle proposte operative contro la crisi della giustizia civile che l'organismo unitario dell'avvocatura (Oua, presieduto da Maurizio de Tilla) rilancia nell'approssimarsi dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2011, in occasione del convegno organizzato ieri dal Pd a Roma sul tema "Lo sfascio della giustizia civile". Secondo de Tilla sono pienamente praticabili le proposte avanzate negli ultimi mesi dall'oua: il Decalogo per modernizzare la "macchina giudiziaria", il "Patto per la giustizia e i cittadini", sottoscritto con l'associazione nazionale magistrati e i sindacati dei dirigenti e lavoratori del settore. NO ALLA MEDIAZIONE Pollice verso, invece, verso alcune riforme come quella che da marzo dovrebbe introdurre la mediaconciliazione obbligatoria e contro quelle prospettate - ricorda Maurizio de Tilla, ma rimaste per ora in sospeso, come la cosiddetta 'rottamazione del contenzioso arretrato nel civile". DIRITTO NEGATO "Nonostante innumerevoli tentativi di riforma, permane immutato il profondo stato di dissesto della giustizia italiana. - sottolinea. de Tilla - questa situazione è una palese negazione dello stato di diritto, ed è, inoltre causa di gravi conseguenze sia sul piano economico sia sul piano sociale. nonché per la stessa competitività del sistema-italia". L'Oua, partendo dal lavoro svolto in questi ultimi mesi, dalle decisioni prese dal Congresso nazionale forense dello scorso autunno e dalle iniziative di protesta lanciate nel corso del 2010, ha un elenco di proposte concrete per aprire una ''vertenza giustizia" che "veda - spiega il numero uno dell'oua - tutte le migliori energie del Paese impegnarsi per far uscire "dalla crisi la nostra macchina giudiziaria". 7

8 Giustizia civile: è una crisi perenne, troppi interventi tampone, eccessiva lentezza dei processi, un enorme arretrato, burocrazia, disorganizzazione e insufficiente innovazione tecnologica L Organismo Unitario dell Avvocatura, Oua, il braccio politico degli avvocati, recentemente eletto nel Congresso Nazionale Forense di Genova, è intervenuto con il presidente, Maurizio de Tilla al convegno nazionale del Partito Democratico su: Lo sfascio della giustizia civile, tenutosi oggi a Roma. Nel corso del suo intervento, de Tilla ha richiamato le mozioni approvate dagli oltre mille delegati (sul civile e sull ordinamento giudiziario) nell assise di Genova e le proposte avanzate nel corso degli ultimi mesi dall Oua: il Decalogo per la modernizzare la macchina giudiziaria, il Patto per la giustizia e i cittadini, sottoscritto con l Anm e i sindacati dei dirigenti e lavoratori del settore. Nonché ha ricordato l impegno contro alcuni interventi varati dal ministero dal Ministero di Giustizia come la mediaconciliazione obbligatoria e quelli prospettati, ma rimasti in sospeso, come la rottamazione dell arretrato nel civile. «Nonostante innumerevoli tentativi di riforma, permane immutato il profondo stato di dissesto della giustizia italiana sottolinea de Tilla - questa situazione è una palese negazione dello stato di diritto, nonché causa di gravi conseguenze sia sul piano economico sia sul piano sociale, nonché sulla stessa competitività del sistema-italia. L Oua partendo dal lavoro svolto, dalle decisioni prese dal Congresso Nazionale Forense e dalle iniziative lanciate nel corso dell anno passato, ha un elenco di proposte concrete per aprire una Vertenza giustizia che veda tutte le migliori energie del Paese impegnarsi per far uscire dalla crisi la nostra macchina giudiziaria. Il primo passaggio aggiunge il presidente Oua - è quello dell organizzazione della giustizia: razionalizzare l impiego dei magistrati, con periodiche verifiche della loro produttività e del rispetto dei termini; prevedere il controllo della capacità dei dirigenti preposti agli uffici giudiziari; adottare le best practices; escludere il ricorso alla motivazione sommaria o a richiesta; razionalizzare l impiego del personale amministra-tivo e riqualificarlo; avviare un serio e generale processo di informatizzazione degli uffici giudiziari e rilanciare il processo telematico; attuare la semplificazione dei riti e delle procedure di notificazione degli atti; assicurare il rispetto delle funzioni di difesa assegnate all Avvocatura; prevedere strumenti per l effettiva esecuzione dei provvedimenti giudiziari. Infine avviare la riforma delle molte figure di giudice onorario in una unica, rigorosa e qualificata magistratura laica. Una piccola nota a margine: è necessario implementare i sistemi conciliativi ed extragiudiziali, evitando però l'introduzione a forza di sistemi obbligatori di mediaconciliazione come quello varato dal ministero di Giustizia, che così come concepito, esclude gli avvocati, costituisce un grave impedimento all accesso dei cittadini alla giustizia e appare non corrispondente alle direttive europee in merito e in palese contrasto con i principi costituzionali del nostro ordinamento». Entrando nel merito di alcune questioni specifiche, de Tilla ha richiamato la mozione approvata nel Congresso e ha auspicato incisive modifiche nella materia del diritto di famiglia, dei minori e delle persone e del lavoro: «È necessario istituire giudici specializzati che sappiano affrontare i molteplici aspetti connessi alle vertenze. Importante riformare il diritto di famiglia minorile e delle persone, tanto sul piano sostanziale quanto su quello processuale, provvedendosi, con riguardo a quest ultimo, a semplificare ed unificare i riti. Quanto alla giustizia del lavoro è doveroso modificare la legge n. 183/2010 nella parte in cui non prevede la difesa tecnica del ricorrente (mentre è prevista invece per il resistente) perchè riduce la tutela giurisdizionale, altera il previgente assetto del sistema sanzionatorio, prevede l applicazione delle nuove disposizioni ai giudizi pendenti 8

9 IL CORRIERE DELLA SERA ECONOMIA Studi. Un'indagine del Consiglio nazionale forense sulle difficoltà lavorative dei neo-laureati. E i consigli per evitare carriere piatte Avvocati. La crisi? Chi si specializza la sente meno Tre giovani su quattro fanno ormai fatica a raggiungere in tempi ragionevoli un reddito adeguato Lun Giovani e donne rappresentano il binomio su cui la crisi economica degli ultimi due anni ha avuto effetti profondi e negativi. Il peggioramento riguarda il sistema paese se è vero che gli ultimi dati ci dicono che il 53,6% delle donne non ha lavoro e il 19,2 % dei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni non lavora e non studia. La due categorie arretrano costantemente e in modo trasversale considerato che gli stessi problemi li vivono anche giovani e donne avvocati. Parabola discendente. Il mito dell'avvocato come libero professionista prestigioso e molto ben remunerato si sgretola da anni. Basta leggere i dati della Cassa forense per scoprire che i giovani togati di età compresa tra i 24 a i 35 anni guadagnano (al netto dei contributi) una media di 19 mila euro l'anno che calano a poco più di 15 mila per le donne. Somme su cui poi dovranno essere pagate le tasse, l'assicurazione professionale e le spese (per i fortunati che hanno uno studio in proprio o condiviso con altri). Si tratta del salario d'ingresso per i più giovani, è vero, ma nei dieci anni successivi sono pochissimi coloro a cui capita di fare il salto di qualità. Fino a 45 anni, infatti, il reddito medio rimane al di sotto dei 30 mila euro e poco più di 20 mila per le donne. È indubbio che il moltiplicarsi di nuove toghe porti a una corsa al ribasso. Tra gli oltre 200 mila avvocati abilitati, i giovani e le donne rappresentano le fasce deboli e quindi succede che accettino posti precari e mal pagati all'interno di studi legali che hanno visto abbassarsi vertiginosamente il loro giro d'affari. Il punto è che non si può più indugiare, servono rimedi, ma per individuarli, serve anche una maggiore conoscenza del mondo giovanile. Per questo il Consiglio nazionale forense, qualche mese fa ha realizzato una ricerca tra 25 mila giovani avvocati iscritti alla Cassa, individuati nella fascia di età compresa tra i 25 e 38 anni. «In quest'ottica stiamo progettando politiche di intervento che siano particolarmente attente alle categorie più deboli - dice Marco Ubertini presidente della Cassa forense -. Non solo i giovani, dunque, ma anche le donne, per le quali stiamo lavorando a possibili strategie di intervento a tutela della maternità, e gli anziani, per i quali stiamo preparando nuovi interventi di long term care». L'identikit. È emerso che i giovani avvocati scelgono la professione perché amano il diritto (80%) e non certo per le aspettative di reddito (6%), molti perché proseguono una tradizione familiare. «Con questa indagine, il Consiglio ha voluto acquisire dati rilevanti ai fini della valutazione delle iniziative che, accanto a quelle già perseguite e a quelle in fase di allestimento, si dovrebbero proporre nel programma degli anni a venire - spiega Guido Alpa, presidente del Cnf -.La prima preoccupazione del Consiglio è stata la qualificazione professionale della categoria; la seconda verificare le modalità con cui i giovani sono inseriti nell'attività professionale; la terza è quella di invitarli a integrare la formazione post-universitaria e a scegliere uno o più settori di specializzazione». Punti critici. Arrivano conferme anche in merito ai punti critici di debolezza che accompagnano la scelta della professione: i giovani interpellati hanno indicato la difficoltà ad accedere a un reddito in tempi ragionevoli (73,5%), soprattutto per le donne e per coloro che fanno parte di studi di dimensioni mediopiccole, l'incapacità di attrarre clientela (6%), e il risiedere in una zona depressa (5,4%). Forse, in tal senso, potrebbe essere utile ascoltare che cosa chiedono e cosa si aspettano le aziende (che rimangono sempre il miglior cliente per ogni avvocato). Il 94% del campione interpellato fa ricorso all'assistenza di uno studio legale esterno, di fiducia o specializzato. Lo fa per la gestione del contenzioso e degli arbitrati. I settori del diritto più richiesti sono il contenzioso societario o commerciale, il diritto del lavoro, il diritto industriale. 9

10 ITALIA OGGI SETTE Non fate languire quella riforma di Andrea Mascherin - Consigliere segretario del Cnf lun Il mondo dei diritti, il mondo che amiamo, ha bisogno di un'avvocatura forte e qualificata, perciò il Consiglio nazionale forense è assai preoccupato della lentezza con cui procede il cammino della riforma forense, non ancora calendarizzata alla Camera e faticosamente approvata al Senato tra polemiche e critiche infondate, frutto di una scarsa conoscenza, o peggio, sottovalutazione, della straordinaria importanza che riveste tale riforma. Per questo il massimo ente istituzionale dell'avvocatura non risparmierà energie, né si sottrarrà ad alcun confronto, purché privo di demagogia, con tutte le istituzioni e le rappresentanze sociali. Il senso di responsabilità verso i giovani richiede una professione di avvocato che offra la possibilità di fruire di dignitosi sbocchi di mercato; il rispetto per i cittadini richiede una professione che garantisca qualità; l'amore per la democrazia richiede un'avvocatura forte e indipendente. Nessuno vorrebbe che i propri figli vivessero in fabbriche di illusioni; nessuno si affiderebbe a un chirurgo che non si preoccupi di curare l'aggiornamento delle tecniche e degli strumenti; nessuno farebbe progettare un ponte a chi non è esperto di calcoli; nessuno può negare che laddove non vi è democrazia non vi è neppure una avvocatura indipendente. Queste esigenze trovano in gran parte risposta nel disegno di legge di riforma dell'ordinamento forense il cui cammino non può essere ritardato oltre, e il senso di responsabilità, con cui l'avvocatura unita ha disegnato una proposta di regole severe prima di tutto con Se stessa, non può e non deve essere tradito dalla politica. In un momento di così gravi difficoltà non sarebbe perdonabile e, soprattutto, non sarebbe rimediabile. 10

11 ANSA Ue: Alfano, rimuovere ostacoli a esercizio diritti europei (ANSA) - ROMA, 21 GEN - Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha sottolineato nel suo intervento alla riunione informale GAI - che si è svolta oggi a Budapest - l'importanza della rimozione degli ostacoli all'esercizio dei diritti Ue. "E un tema strategico per lo sviluppo dell'unione Europea - ha affermato il Guardasigilli - poichè sono convinto che il successo del progetto politico europeo dipenda dalla capacità di fare percepire al cittadino Ue il valore aggiunto del suo nuovo status. Per realizzare, infatti - ha sottolineato Alfano -, quello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, occorre lavorare lungo una doppia traccia: concretizzare il principio del mutuo riconoscimento e procedere, dove necessario, al ravvicinamento di norme e procedure tramite una mirata attività legislativa. Oltre a rafforzare il concetto di cittadinanza europea - ha aggiunto il ministro E necessario ricordare che il catalogo dei diritti dei cittadini dell'unione rappresenta un elenco aperto e suscettibile di continui arricchimenti. E questo un importante dato politico che testimonia come il cammino dell'europa sia, in primo luogo, un percorso di crescita dei diritti, di rafforzamento della libertà e di allargamento degli spazi di solidarietà collettiva". FH 21-GEN-11 15:50 NNN 11

12 ANSA Carceri: Alfano, governato il più grande sovraffollamento (ANSA) - MILANO, 21 GEN - Ha parlato della ''piu' grande stagione di sovraffollamento nelle carceri'' il ministro della Giustizia Angelino Alfano nel videomessaggio che ha mandato al convegno milanese del Sappe su 'Professione poliziotto penitenziario: il trattamento e' sicurezza'. ''Se abbiamo potuto governare la piu' grande stagione di sovraffollamento delle carceri nel Paese - ha detto - lo abbiamo fatto anche perche' la polizia carceraria ha fatto dei sacrifici''. Per questo il ministro ha voluto ringraziare il sindacato Sappe e il segretario Donato Capece. ''Vogliamo ricambiare questi sforzi'', ha aggiunto tornando a sottolineare che nel giro di due anni sara' completato il piano di edilizia straordinaria, mentre quest'anno ''saranno completate le assunzioni'' di agenti. L'obiettivo e' di ''rendere piu' capienti gli istituti - ha concluso - e rendere piu' civile la detenzione costruendo nuovi edifici perche' il sistema possa reggere al nuovo tempo''. (ANSA). MF/KZR 21-GEN-11 17:52 NNN 12

13 IL SOLE 24 ORE La riforma del condominio arriva in aula Lun.24 - Le giornate decisive per il federalismo fiscale nella versione "fisco municipale" del futuro. Il decreto legge milleproroghe che affronta i primi voti degli emendamenti in commissione. La riforma del condominio che raggiunge dopo mille tentennamenti l'esame dell'aula al Senato. In una nuova settimana che sarà inesorabilmente dominata dalle vicende politiche e giudiziarie che coinvolgono il premier e scuotono la maggioranza le accuse a Berlusconi di concussione e induzione e favoreggiamento della prostituzione, il voto di sfiducia al ministro Bondi il parlamento sarà comunque alle prese con un'attività legislativa di tutto rilievo. Con tutte le incertezze del caso, legate a doppio filo alla necessità per il centro-destra di raggranellare numeri sicuri in più alla Camera: nell'immediato per il voto su Bondi se il terzo polo confermerà il voto di sfiducia, ma allo stesso tempo anche per il federalismo nella bicameralina e nelle commissioni di Montecitorio in bilico, a cominciare dalla bilancio. Se a Montecitorio va da oggi in scena in aula la discussione sul "caso Bondi", è sul Senato e sulla bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale che a partire da domani si appuntano le attese per l'attività legislativa ordinaria. Per il decreto 225 milleproroghe (in scadenza il 27 febbraio) nelle commissioni affari costituzionali e bilancio scatta il deposito, l'esame e il voto degli emendamenti, che si annunciano in grande quantità, non ultimo quello sulla proroga degli sfratti a fine anno annunciata venerdì dal consiglio dei ministri. Il decreto peraltro arriverà al voto dell'aula non prima di due settimane, dopo di che passerà all'esame della Camera. Sempre al Senato, ma in aula, approda inoltre la «riforma del codice civile in materia di condominio degli edifici», che ha tra i suoi cardini una maggiore responsabilizzazione dell'amministratore e uno snellimento della maggioranza su alcune decisioni. Cammino a sé farà intanto il federalismo fiscale nella bicamerale incaricata di esprimersi sul decreto legislativo riguardante il fisco municipale. La trattativa è in pieno corso: con centrosinistra e terzo polo in un confronto legato a doppia mandata all'evolversi della situazione politica e alle vicende del premier e allo stesso tempo con i sindaci. Tutto sta a vedere se i pochi giorni in più per il parere decisi dal governo e le stesse modifiche annunciate basteranno a blindare la riforma. 13

14 ITALIA OGGI Insediato il nuovo direttivo dell'organo consultivo e vigilanza ministeriale Revisori a quota 150 mila Cresce il numero degli iscritti nell'apposito registro Sab Cresce la popolazione dei professionisti deputati al controllo dei conti delle società. Si avvicina, infatti, a 150 mila il numero degli iscritti al registro affidato per la gestione amministrativa al consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. Erano oltre 146 mila iscritti a fine gennaio 2010 (si veda ItaliaOggi del 23/1/2010) e sono oltre 148 mila oggi. Con l'insediamento, infatti, della nuova commissione centrale per i revisori legali è ripresa l'attività amministrativa dell'organo consultivo e di vigilanza del ministero della giustizia per la tenuta del registro dei professionisti e dei tirocinanti. La precedente commissione, dopo quattro anni di attività, aveva chiuso la sua attività nel giugno Il nuovo direttivo, che si riunirà ogni due settimane e che per la prima volta sarà presieduto da un dottore commercialista, Mario Turturici, già nella riunione di insediamento ha dato priorità alle domande di iscrizione dei professionisti che erano in attesa di un parere. Nel corso della prima seduta sono stati «sbloccati» centinaia di decreti di iscrizione e di cancellazione nel registro e diverse centinaia di iscrizioni di tirocinanti. Il presidente del registro dei revisori legali, Giorgio Sganga., commenta così l'insediamento: «Finalmente è ripartito il prezioso lavoro della commissione centrale, dopo uno stop troppo lungo contro il quale ci siamo più volte espressi. Ciò è un bene soprattutto per i giovani, che non dovranno più attendere per l'iscrizione al registro. Il gran lavoro svolto già nella prima seduta, è l'ennesima dimostrazione dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione del registro che, mi preme sottolinearlo, sul territorio può inoltre avvalersi della collaborazione fattiva di tutti gli ordini dei dottori commercialisti e degli esperti contabili». Soddisfazione è stata espressa anche dal neopresidente Mario Turturici: «Questo incarico è per me una sfida impegnativa che affronto con consapevolezza ed entusiasmo. C'è tanto da fare: sono sicuro che con i valenti colleghi della commissione lavoreremo bene». Ignazio Marino 14

15 ITALIA OGGI Il 28 gennaio Professionisti. Carta etica a Modena Sab Una carta etica per i professionisti. L'ha messa a punto il Comitato unitario delle professioni di Modena, guidato da Pietro Balugani, è sarà presentata nello stesso capoluogo emiliano il prossimo 28 gennaio alla presenza di Luigi Ciotti, presidente di Libera. L'obiettivo primario è combattere le infiltrazioni e i radicamenti della mafia sul territorio, attraverso l'impegno da parte degli ordini e dei professionisti della provincia di Modena, a rispettare i modelli di comportamento sanciti dalla carta e «ispirati all'autonomia, integrità, eticità». «Vogliamo dare una testimonianza attiva del nostro impegno a mettere in campo una sensibilità diversa», spiega Balugani, «attraverso la segnalazione di tutti i fenomeni di illegalità. I professionisti svolgono infatti una attività molto delicata, instaurando una serie di relazioni che devono essere monitorate. Inviteremo alla presentazione della carta etica anche il Cup nazionale», prosegue il presidente del Cup di Modena, «e speriamo che questa iniziativa venga diffusa su tutto il territorio». La carta si compone di 11 articoli e, tra l'altro, impegna gli ordini o i collegi della provincia di Modena a costituire una commissione permanente, che dovrà avere, tra le diverse finalità, quella di confrontarsi e collaborare con altre realtà territoriali per garantire solidarietà a chi dovesse risultarne vittima, contro tutte le mafie, nazionali e transnazionali, e contro ogni forma di corruzione. Il professionista, gli ordini e i collegi, invece, si impegnano a promuovere e partecipare a iniziative, progetti e attività necessarie a contrastare le mafie, nazionali e transnazionali, e contro ogni forma di corruzione. E a promuovere in tutti gli enti, le amministrazioni locali e i privati cittadini, «suggerimenti» legislativi e amministrativi che garantiscano la massima trasparenza negli appalti e nella gestione dei servizi. Gabriele Ventura 15

16 ITALIA OGGI SETTE Caccia al tesoro delle Casse I 38 mld di risparmi dei professionisti fanno gola. Così le regole di gestione diventano sempre più strette. E dietro l'angolo spunta l'obbligo di Bot e Cct di Marino Longoni lun Il patrimonio delle casse di previdenza dei liberi professionisti fa gola a molti. I 38 miliardi di euro che dovrebbero servire a pagare le pensioni future di avvocati, geometri, commercialisti, periti industriali ecc. sono infatti oggetto di un'attenzione sempre più insistente del governo, del parlamento, del ministero del tesoro. C'è senza dubbio la necessità di verificare la correttezza di gestione di una massa patrimoniale sempre più ingente (raddoppiata negli ultimi dieci anni), ma comincia a manifestarsi anche la tentazione di orientare le scelte gestionali delle Casse verso scopi «socialmente utili». Ma andiamo con ordine. La privatizzazione datata dalla metà degli anni 90. Dieci anni dopo, però, le Casse finiscono nell'elenco delle pubbliche amministrazioni ai fini della redazione del bilancio dello stato. Nel 2007 vengono assoggettate all'obbligo di dimostrare la sostenibilità trentennale dei loro bilanci, un vincolo che costringe molti enti della prima generazione ad attuare riforme anche consistenti. Con la Finanziaria 2011 è stato introdotto l'obbligo di comunicare gli eventuali investimenti immobiliari, accompagnato dall'invito a investire i ricavi di eventuali dismissioni in titoli di Stato. Anche la giurisprudenza ci ha messo del suo, con sentenze che hanno bocciato, per esempio, un contributo di solidarietà a carico dei pensionati, o che hanno imposto il rispetto del codice degli appalti pubblici. E non sono mancate le richieste di impegno in attività, come il social housing, che hanno puntato diritto sulle disponibilità patrimoniali delle Casse. Tutti interventi che si possono leggere come strumenti per rafforzare il diritto di chi oggi versa i contributi a ricevere domani una pensione, allontanando lo spettro di un default che, in almeno un caso, si è già verificato (dirigenti), costringendo lo stato al consolidamento della cassa presso l'inps, con il relativo accollo di crediti e debiti. Ma sono sempre più numerosi coloro che leggono in questa strategia di accerchiamento un obiettivo finale ben preciso, quello dell'accorpamento dei patrimoni delle Casse nel bilancio dello Stato. E ricordano che in parlamento giacciono alcuni progetti di legge come quello del super Inps dei professionisti che vanno in modo sempre più deciso in questa direzione. E c'è anche chi, come l'ex presidente dell'ordine lombardo dei giornalisti, Franco Abruzzo, in una pubblicizzazione ci spera proprio. 16

17 ITALIA OGGI SETTE Inchiesta ItaliaOggi Sette sulle leggi che hanno reso gli enti sempre più pubblici e meno privati Casse, se lo stato limita l'autonomia i patrimoni sono più disponibili Lun Casse di previdenza dei professionisti autonome solo sulla carta. Anzi nemmeno su quella, se è vero che sempre più spesso i provvedimenti legislativi indirizzati agli istituti previdenziali pubblici (come Inps o Inpdap) sono stati estesi anche agli enti privatizzati nel 1994 (con il dlgs 509) e a quelli privati nati nel 1996 (con il dlgs 103). Vale per tutti la recente Manovra Tremonti (legge 122/2010) sulle «misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica» che, nonostante una profonda revisione in fase di conversione del decreto legge 78/2010, ha limitato senza tanti giri di parole l'autonomia delle gestioni previdenziali. Ma si tratta solo dell'ultima, anzi della penultima, incursione da parte del legislatore in casa della previdenza dei professionisti privatizzata più di 15 anni fa per alleggerire il fardello del debito latente (le pensioni promesse) nei confronti dei professionisti da parte dello stato. Oggi il 1994 sembra un secolo fa. E a fronte di una crescita sostenuta degli iscritti alle casse (oltre il 30% in dieci anni) c'è stato un moltiplicarsi dei risparmi previdenziali gestiti (oltre il 130%) arrivando a superare i 38 miliardi di euro di patrimonio netto. Un salvadanaio troppo appetibile per non attirarsi le attenzioni, soprattutto in tempi di crisi o di modestissima crescita del prodotto interno lordo, dei governi che si sono succeduti negli anni e sempre più bisognosi di danari per mandare avanti la cosa pubblica. Inevitabilmente il pensiero torna all'operazione «Tfr» del 2006 (e operativa dal 2007) che ha visto lo stato prendere in prestito i soldi dei lavoratori per costruire infrastrutture pubbliche: ossia quel tfr dei lavoratori appartenenti alle aziende di medio dimensioni (oltre i 49 addetti) che non hanno scelto di investire il trattamento di fine rapporto in un fondo pensione. ItaliaOggi Sette ha passato ai raggi X l'azione del legislatore e della giustizia degli ultimi tre lustri. Ne emerge un'autonomia ridotta all'osso e la conseguente richiesta dei presidenti di effettuare una inversione di marcia (si vedano altri articoli nelle pagine 6 e 7). I primi dieci anni. Il periodo fra il 1994 e il 2004 è stato sostanzialmente di rodaggio. Il passaggio dal pubblico al privato segna l'assunzione di un impegno importante per le casse con in mano un biglietto di sola andata nel viaggio di risanamento dell'imponente debito ereditato con la condizione di non poter usufruire di alcun contributo pubblico. Una situazione di partenza certamente di sfavore per un comparto che, però, ha grandi potenzialità. Vista soprattutto la crescita costante degli iscritti agli ordini professionali (garanzia questa di consistenti entrate previdenziali). Arrivano le prime sentenze (nel 1997 e poi nel 1999) che configurano l'attività delle casse come pubblicistica. Ma sono anni caratterizzati da ingenti entrate e di altrettanti ottimi rendimenti del patrimonio. La lotta è per uscire dall'iniquo trattamento fiscale della doppia tassazione riservato agli enti (sugli investimenti e sulle prestazioni erogate). Sembra questo l'unico problema a impensierire i presidenti. L'anno della svolta. Nel 2004, con un patrimonio che comincia a farsi sempre più consistente, il legislatore semina il concime che renderà più fertile il terreno della previdenza a possibili incursioni. La legge 311 prevede la nascita di un «elenco Istat delle pubbliche amministrazioni da 17

18 considerare per la formazione del bilancio annuale o pluriennale dello stato». Dentro finiscono anche le casse che, però, sono privatizzate o private. Anche se, come nel frattempo riconosciuto dalla giurisprudenza, con una finalità pubblicistica. A meno che non si voglia vedere un possibile coinvolgimento dello stato nel caso in cui uno dei 18 enti dei professionisti dovesse andare a gambe all'aria. E sembra essere proprio questa lontana ipotesi ad animare il legislatore quando con la Finanziaria 2007 chiede per il futuro dei bilanci tecnici con proiezioni attuariali a 50 anni per verificare la sostenibilità dei conti per almeno 30 anni (prima era di 15 anni). Un passaggio repentino che impone agli Istituti previdenziali una serie di riforme che, nelle more dell'approvazione ministeriale, espone tutto il comparto ad una verifica che mette in luce lo stato di sofferenza per almeno sette gestioni (avvocati, medici, ragionieri, agenti di commercio, consulenti del lavoro, veterinari e giornalisti) aprendo la strada verso un possibile commissariamento. Visto che il comma 763 della legge 299/2006 contempla questa eventualità per chi non sta dentro il nuovo requisito della sostenibilità. Rischio poi rientrato con l'approvazione di una serie di riforme che, tuttavia, non fanno ancora guardare con serenità il futuro. Il colpo di grazia. Ma a far nascere la domanda se le casse sono ancora private ci ha pensato Manovra Tremonti (legge 122/2010). Nonostante la lotta dell'adepp (l'associazione che rappresenta il comparto) per uscire dalla tagliola toccata agli enti pubblici, gli enti si sono ritrovati (salvo provvedimenti di modifica) a dover comunicare gli investimenti immobiliari per il prossimo triennio con il chiaro invito a investire i soldi derivanti da una eventuale vendita in titoli pubblici di stato. E con il contratto collettivo dei propri dipendenti bloccato per il prossimo triennio (come per tutti gli enti pubblici). Ma a dare una mano a questo processo di «ripubblicizzazione» della previdenza dei professionisti ci hanno pensato anche i giudici, i quali in certi casi hanno annullato le delibere riguardanti nuovi oneri per gli iscritti (è il caso della bocciatura del contributo di solidarietà) oppure quelle sui lavori di manutenzione interni perché affidati senza rispettare il codice degli appalti imposto alle pubbliche amministrazioni. Insomma c'erano una volta le casse private e ci sono ancora, seppur con il biglietto di ritorno nel pubblico in mano. Ignazio Marino 18

19 IL SOLE 24 ORE PLUS Casse pronte a investire 3,8 miliardi nel 2011 Sab Budget da 3,8 miliardi di euro nel 2011 per le casse previdenziali. È quanto emerge dal monitoraggio dei bilanci di previsione degli enti pensione dei professionisti. Dunque anche quest'anno non si sottraggono al ruolo di investitori istituzionali: assieme alle fondazioni bancarie, le casse sono i soggettimotore in molti settori dell'economia italiana. A cominciare dal mattone. Il budget dei medici La voce immobili è uno degli elementi fondamentali nel bilancio di previsione Enpam, l'ente previdenziale di medici e dentisti. Il budget complessivo per il 2011 ammonta a 1,8 miliardi; di questi, 181 milioni arriveranno dall'ipotetica vendita di immobili che avverrà nel corso dell'esercizio. Ma come saranno impiegate le risorse? Circa 754 milioni verranno destinati agli investimenti mobiliari, di cui 100 milioni per il private equity che, si legge nella relazione al budget, «è un investimento che rientra nella classe di quelli alternativi attualmente sottopesata». Inoltre, anche nel 2011 l'ente pensione dei medici punterà su fondi comuni ed etf. La parte del leone tuttavia, come si diceva, spetterà all'immobiliare: un ambito di investimenti al quale l'enpam destinerà oltre un miliardo di risorse attraverso l'acquisizione di partecipazioni in società real estate e veicoli specializzati, oltre a continuare l'investimento nel fondo Ippocrate. Azioni per i commercialisti Pure il budget della cassa commercialisti è di entità elevata: 361 milioni di cui 270 milioni per gli investimenti mobiliari e 80 milioni per quelli immobiliari. Non solo. Nel documento di accompagnamento alle previsioni, l'ente dei commercialisti prevede, nella sezione mobiliare, un incremento relativo del peso azionario e un sostanziale mantenimento di quello obbligazionario. La sveglia dei sindaci Analizzando i bilanci di previsione, emerge un generale attivismo dei collegi sindacali non riscontrato in passato. In particolare Enpam è stata invitata dall'organo di controllo interno a osservare e rispettare i criteri di prudenza per gli investimenti. Gli «inviti» da parte dei sindaci ai vertici Enpam, riguardano inoltre alcune spese generali che nel periodo evidenziano un incremento del 107,3%: secondo quanto riportato nella relazione del collegio, il trend «non è in linea con quanto previsto dalla legge 30 luglio 2010 n.122 che dispone una riduzione del 20% rispetto alla spesa sostenuta nell'anno 2009». L'importo stanziato da Enpam per le consulenze nel 2011 è pari a 1,65 milioni. A chi andranno i soldi? Trecentomila euro all'advisor Mangusta Risk che ha ricevuto l'incarico per la definizione dell'asset allocation, oltre all'esame e al monitoraggio degli investimenti mobiliari e delle perfomance attribution dei gestori. Altri 500mila euro, Enpam li ha destinati a incarichi di consulenza per particolari strumenti finanziari e al supporto legale per la gestione degli investimenti mobiliari stessi. Infine 462mila euro sono destinati ad attività di due diligence e advisory sull'immobiliare. Psicologi e biologi L'invito dei sindaci per un attento e costante monitoraggio degli investimenti nel 2011 è stato rivolto anche a psicologi (Enpap) e biologi (Enpab). Per quest'ultimi, l'organo di controllo ha raccomandato di tenere d'occhio il contenimento del rischio, citando gli investimenti in bond high yield (elevato rendimento e proporziale aumento del rischio, ndr) la cui incidenza sul patrimonio è prevista tra il 3% e il 6% per un ammontare di 10 milioni. Nel 2011, il patrimonio mobiliare dei biologi dovrebbe beneficiare di nuove risorse per 31,5 milioni e attestarsi a 331,7 milioni di cui una grossa fetta, l'84%, investita in bond. 19

20 ITALIA OGGI SETTE Il punto di vista del docente universitario... Angrisani: non escludo l'aspirazione di attrarre gli enti nel pubblico Lun Autonomia da riaffermare per le casse di previdenza, purché questa sia finalizzata a blindare la sostenibilità dei bilanci; soprattutto quelli degli enti che nel medio periodo sono destinate a non reggere. La pensa così Massimo Angrisani, ordinario di tecnica attuariale per la previdenza presso l'università degli studi di Roma La Sapienza. Che a ItaliaOggi Sette argomenta la sua tesi. Domanda. Professore Angrisani, una serie di leggi (Elenco Istat, Sostenibilità trentennale, Manovra Tremonti sugli immobili ecc.) ha inciso sull'impianto del dlgs 509/94 e del dlgs 103/96 rivedendo l'autonomia delle casse. Secondo Lei è in corso un processo di «ripubblicizzazione» delle Casse? Risposta. Non escludo che ci possano essere delle aspirazioni in tale senso, non dimentichiamo quello che è successo con il Tfr. È tuttavia evidente che l'autonomia deve essere contemperata da norme efficaci di controllo della sostenibilità: le attuali non lo sono, specialmente per le Casse che sono rimaste nel sistema retributivo. Voglio ricordare che nel mondo delle «vecchie» Casse ci sono, tuttora, situazioni di rilevante criticità rispetto alla sostenibilità - peraltro da me già rilevate nel 2003 e nel 2004 nell'ambito dei Rapporti del nucleo di valutazione della spesa previdenziale - e che talune riforme sono state fatte in evidente conflitto intergenerazionale a palese svantaggio dei più giovani. Domanda. In maniera particolare, ci sono stati un paio di eventi che hanno messo in luce degli aspetti poco rassicuranti della previdenza dei professionisti: l'esposizione dei risparmi previdenziali ai mercati finanziari e una sostenibilità dei conti trentennale in certi casi assente. Questi due aspetti hanno preoccupato la politica al punto di ripensare l'autonomia? Risposta. Certamente sotto il profilo della gestione finanziaria ci sono talune situazioni che generano forti perplessità, in particolare con riferimento alla detenzione da parte di talune Casse di rilevanti quantità di titoli finanziari «innovativi». Tali situazioni necessitano senz'altro di accertamenti di livello più approfondito da parte degli Organi vigilanti. Quanto alla sostenibilità, come ho già detto, ci sono, tuttora, alcune situazioni di rilevante criticità. Senza volere mettere in discussione l'autonomia delle Casse sono, tuttavia, necessari efficaci indicatori di controllo che ne attestino in modo chiaro la sostenibilità a tutela degli attuali e specialmente dei futuri pensionati. Domanda. Da attuario cosa prevede per il futuro del sistema previdenziale dei professionisti? Quale restyling per blindare le casse? Risposta. Sicuramente sistemi pensionistici «più sicuri», sistemi basati, quindi, su meccanismi di calcolo delle prestazioni e di controllo della sostenibilità effettivamente efficaci. Ovvero sistemi che non scarichino sulle generazioni future il rischio della sostenibilità come l'evidenza dei fatti dimostra è ampiamente successo. È necessario studiare come il passato è diventato presente per determinare un futuro più sicuro. Non appare inopportuno ricordare, inoltre, che, malgrado un'apparente semplicità dell'approccio iniziale, le problematiche riguardanti la sostenibilità dei sistemi pensionistici si rivelano piuttosto complesse nei loro successivi sviluppi e richiedono competenze effettive ed approfondite. 20

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