COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI PER LA PROTEZIONE E TUTELA DEI MINORI
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- Filomena Beretta
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1 ISTITUTI SCOLASTICI DISTRETTI: Asolo-Castelfranco- Montebelluna-Valdobbiadene COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALI PER LA PROTEZIONE E TUTELA DEI MINORI PERCORSO FORMATIVO
2 PRENDERSI CURA «Prendersi cura» degli alunni è proprio di una scuola attenta ai bisogni ed alle esigenze degli studenti, nella prospettiva di un miglioramento delle condizioni che assicurano lo sviluppo del potenziale di ciascun studente e sostengono le famiglie nelle relazioni con i figli Sandro Silvestri
3 PROTEZIONE E TUTELA MINORI SOGGETTI: MINORE, FAMIGLIA, SCUOLA, SERVIZI SOCIALI, SOCIO-SANITARI, SANITARI, SERVIZI PER LA GIUSTIZIA
4 RIFERIMENTI e NORMATIVA di CONTESTO -Convenzione internazionale sui diritti dell infanzia Nazioni Unite Convenzione europea sull esercizio dei diritti dei minori Codice civile-codice penale -Diritto del minore ad una famiglia Legge n SCUOLA -Indicazioni per il curricolo -Educazione alla salute. DOCUMENTO TECNICO SULLE NORME DI CONVIVENZA Linee di indirizzo regionali per lo sviluppo dei servizi di protezione e tutela minori DGR N IN AMBITO SCOLASTICO-Aprile 2008
5 PREVENZIONE PRIMARIA Che cosa serve al minore per star bene e crescere Che casa serve al minore per Relazioni significative Percezione positiva di sé autoefficacia - autostima.... Azioni tra l ordinario e progetti specifici Clima di classe caldo collaborativo Strategie per risolvere conflitti Strategie per affrontare difficoltà, frustrazioni La scuola promuove il benessere con la famiglia e altre agenzie
6 LA PREVENZIONE SECONDARIA AFFRONTARE: -Malessere personale- -Sofferenza- -Disagio- -FAMIGLIAper la famiglia può essere difficile
7 IL DISAGIO A SCUOLA (Grazzini 2005) Il disagio a scuola si può manifestare nei seguenti modi: -difficoltà di apprendimento (discrepanza tra il potenziale cognitivo stimato e il rendimento); -disinvestimento/flessione del rendimento, -difficoltà relazionali/emozionali (aggressività verso persone e oggetti, iperattività, -basso livello di attenzione e di tolleranza alle frustrazioni, reazioni emotive eccessive sia in positivo sia in negativo, ansia; -apatia, tendenza ad isolarsi, stanchezza generalizzata
8 COME e CON CHI INTERVENIRE? SITUAZIONI ORDINARIE (ordinarie?) COME? -Riconoscere i segnali disfunzionali (lievi gravi) -Definire il problema -Definire obiettivi e un piano (chi fa cosa) -Intervenire, monitorare, documentare -Valutare gli esiti -Ridefinire il problema CHI? CON CHI? -Insegnante -Insegnanti-Referente- Dirigente -Consigli di classeinterclasse/sezione team -Gruppi specifici all interno Istituto (progetto San Fior) GENITORI
9 QUANDO NON SI PUO ASPETTARE Il rischio grave di pregiudizio-pregiudizio -Grave trascuratezza -Stato di abbandono -Maltrattamento fisico, psicologico o sessuale da parte di un familiare o altri soggetti -Grave e persistente conflittualità tra i coniugi. OBBLIGO DELLA DENUNCIA
10 CRITICITA AREA GRIGIA: per lo più a scuola ci si trova in situazioni intermedie, è difficile decifrare la gravità. LA FAMIGLIA: -ha bisogno di aiuto, non ha mezzi educativi adeguati, è carente da un punto di vista sociale-culturale -nega il problema, non collabora LA COLLABORAZIONE CON I SERVIZI SOCIALI COMUNALI E IL SERVIZIO TUTELA MINORI (CONSULTORIO FAMILIARE)
11 COLLABORAZIONE SERVIZIO TUTELA COME: -In accordo con la famiglia (la famiglia chiede aiuto, la scuola facilita) -Scheda di segnalazione nominale o anonima per richiesta consulenza La segnalazione -è una richiesta di aiuto da parte della famiglia e/o della scuola. -non determina automaticamente interventi «coatti» del servizio
12 PREVENZIONE SECONDARIA-TERZIARIA LA SCUOLA COLLABORA CON IL SERVIZIO TUTELA per realizzare progetti individuali destinati ai minori seguiti dal Servizio
13 INTERVENTO SERV. TUTELA Resp. Servizio Dott. Pasquale Borsellino Assistente Sociale Chiara Zanella
14 IL PERCORSO FORMATIVO 3 incontri per -Conoscere gli operatori del Servizio Tutela -Confrontarci sulle situazioni più «difficili», «inquietanti» le aree grigie -Migliorare le competenze educative di Referenti-Dirigenti (capacità di cogliere segnali-definire problemifronteggiarli chiedere collaborazioni quando serve)
15 ORGANIZZAZIONE -Incontri plenaria e gruppi per sub distretto -Il gruppo avrà due figure di riferimento (1 coordina-1 verbalizza sinteticamente) -Ogni incontro avrà un contenuto da sviluppare seguendo una traccia di lavoro -I verbali saranno raccolti e messi insieme (servizi) -Alla fine del percorso una giornata seminariale per una restituzioneriflessione con contributi teorici (esperti esterni)
16 TEMATICHE INCONTRI 17 NOVEMBRE Conflitti, aggressività, «bullismo, scarsa disciplina 15 DICEMBRE Sospetti di trascuratezza o di reati contro il minore 13 GENNAIO Condizioni familiari carenti 15 MARZO Giornata seminariale DOC.RIFERIMENTO IL PDF SI PUO REPERIRE -Sito Regione Veneto - (link CTI)
17 Proposta lavoro di gruppo Breve presentazione componenti gruppo (1 incontro) 1-Lettura parte introduttiva scheda di riferimento Orientamenti (oggi in fotocopia) 2-Discussione: le situazioni più critiche (disfunzionali) a scuola, quando chiedere la collaborazione del Servizio tutela e con quali aspettative 3-Analisi di caso-i: (scaletta di riferimento) le condotte critiche, le risposte della scuola, il coinvolgimento della famiglia, il coinvolgimento di altri operatori (servizi), gli esiti e le criticità
18 ISTITUTI SCOLASTICI DISTRETTI: Asolo-Castelfranco- Montebelluna-Valdobbiadene COLLABORAZIONI INTERISTITUZIONALE PER LA TUTELA DEI MINORI PERCORSO FORMATIVO
PROTEZIONE E TUTELA MINORI
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