DOMUS. Development of model urban safety policies in the European Union AGIS 2004 RAPPORTO DI ATTIVITÀ. Comune di Modena

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "DOMUS. Development of model urban safety policies in the European Union AGIS 2004 RAPPORTO DI ATTIVITÀ. Comune di Modena"

Transcript

1 AGIS 2004 Con il sostegno finanziario del programma AGIS Commissione Europea - Direzione Generale Giustizia, Libertà e Sicurezza Comune di Modena DOMUS Development of model urban safety policies in the European Union RAPPORTO DI ATTIVITÀ Maggio 2005

2 DOMUS Development of model urban safety policies in the European Union RAPPORTO DI ATTIVITÀ Maggio 2005

3 - 2 - RAPPORTO DI ATTIVITÀ

4 INDICE Presentazione del Sindaco di Modena Il progetto Le esperienze Le politiche di sicurezza urbana e l esperienza del progetto Città Sicure della Regione Emilia Romagna di Gian Guido Nobili e Rossella Selmini L approccio partenariale nelle politiche di sicurezza a livello locale: l esperienza di Modena di Giovanna Rondinone L esperienza della città di Ferrara di Elena Zaccherini Riferimenti legislativi in materia di sicurezza in Italia di Francesco Ferroni Indagine nazionale sulle politiche partenariali in materia di sicurezza urbana in Francia di Jacques de Maillard L approccio partenariale nelle politiche di sicurezza a livello locale: l esperienza di Grenoble di Séverine Germain Modernizzare il controllo locale del crimine? Un nuovo modello di governance delle politiche di sicurezza in Inghilterra e Galles di Gordon Hughes Lezioni che si possono trarre dall esperienza di Luton sulla sicurezza della comunità locale di Gordon Hughes Strategia di Sicurezza della Comunità di Luton dal 2005 al 2008 (Bozza) I partner e il gruppo di lavoro Appendici Contratto di sicurezza tra la Prefettura e il Comune di Modena Protocollo d intesa fra la Prefettura di Ferrara e il Comune di Ferrara - 3 -

5 - 4 - RAPPORTO DI ATTIVITÀ

6 Presentazione del Sindaco La documentazione raccolta in questa pubblicazione rappresenta il prodotto di uno studio comparativo realizzato all interno del progetto DOMUS, finanziato dalla Commissione Europea (Direzione Generale Giustizia ed Affari Interni) nell ambito del programma comunitario AGIS volto a sostenere progetti transnazionali nel campo della lotta alla criminalità. DOMUS, acronimo di Development of model of urban safety (sviluppare modelli di politiche di sicurezza urbana) affronta il tema delle politiche partenariali in materia di sicurezza delle città. Negli ultimi anni tali politiche si sono sviluppate in tutta Europa e hanno visto un progressivo coinvolgimento degli Enti territoriali come attori chiave nelle politiche di prevenzione della criminalità e nella creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Partendo dall obiettivo comune di migliorare la sicurezza dei cittadini attraverso la collaborazione e il coinvolgimento di più attori, istituzionali e no, tali politiche presentano, tuttavia, differenze significative nei tre paesi partner del progetto (Italia, Francia, Inghilterra) sotto diversi aspetti: contesto istituzionale e normativo, soggetti coinvolti, modalità di relazione e collaborazione tra Autorità Locali e Organi dello Stato, contenuti e obiettivi delle politiche, modelli gestionali, risultati raggiunti. Alla base delle politiche partenariali e della collaborazione istituzionale c è tuttavia un elemento comune tra i paesi ovvero l evoluzione stessa del concetto di sicurezza urbana, non più intesa esclusivamente come politica di controllo del territorio e di repressione dei reati. Pur attraverso percorsi diversi si è innescato, nei diversi paesi, un sistema circolare per cui, da una parte, le politiche complessive di governo di un territorio (politiche sociali, urbanistiche, il sistema dei controlli e degli strumenti amministrativi) sono influenzate e incorporano il tema della sicurezza urbana e, dall altra, le politiche di sicurezza in senso stretto non sono più concepite solo come politiche di controllo. Gli elementi di differenziazione tra i tre Paesi si riferiscono invece, da un lato, agli strumenti individuati per la regolazione dei rapporti tra le istituzioni (protocolli di intesa, contratti di sicurezza, leggi nazionali ecc.) volti a superare la logica dell approccio settoriale alle politiche di sicurezza; dall altro, al percorso politico che ha visto ora una spinta dal basso e il protagonismo delle città nel chiedere una riforma delle politiche pubbliche di sicurezza che vada nel senso di una loro gestione partenariale (Italia), ora un input da parte dello Stato (Francia), ora una prescrizione normativa (Regno Unito). Dal diverso contesto istituzionale e normativo che caratterizza i tre paesi discende una molteplicità di implicazioni che attengono alla gestione locale delle politiche di sicurezza urbana. Il focus del progetto è proprio il punto di vista delle città che, pur tuttavia, si muovo all interno di un contesto regionale e nazionale che influenza fortemente il livello locale

7 La scelta è stata quindi quella di impostare il lavoro di comparazione su due piani: quello nazionale e quello delle esperienze concrete delle città al fine di mettere in luce i punti di forza e di debolezza dei diversi sistemi rispetto all obiettivo comune di migliorare la gestione dei problemi di sicurezza sul territorio nazionale, regionale, locale. Questo approccio ha trovato la condivisione anche da parte dei rappresentanti delle Università partner del progetto, che hanno espresso l esigenza di superare la mera fase di analisi e studio comparativo sul percorso politico istituzionale che ha portato alle diverse esperienze in tema di politiche partenariali, per privilegiare l analisi di quanto queste hanno realmente prodotto in termini di collaborazione e coordinamento delle politiche locali di sicurezza. E per questo che abbiamo voluto pubblicare i diversi contributi nella loro ricchezza: essi documentano le esperienze concrete sviluppate nelle città nel contesto nazionale di riferimento. Si tratta degli stessi materiali che sono alla base della elaborazione di raccomandazioni sulle politiche partenariali di sicurezza urbana (obiettivo ultimo del progetto) da indirizzare agli organi tecnici e politici dell Unione europea, nonché ai governi nazionali, con l auspicio che possano costituire un piccolo contributo allo sviluppo di una politica comune su uno dei temi maggiormente sentiti dai cittadini dei diversi Paesi dell Unione Europea. Giorgio Pighi Sindaco di Modena - 6 -

8 IL PROGETTO Il progetto DOMUS (Development of model Urban Safety policies in the European Union: recommendations on contractual and partnership policies), elaborato e gestito dal Comune di Modena - Ufficio Politiche per la sicurezza urbana, e da un consorzio di partner italiani ed europei, è finalizzato alla definizione di raccomandazioni sulle migliori pratiche relative alle politiche contrattuali e di partnership in tema di sicurezza urbana. Esso è stato cofinanziato dalla Commissione europea (Direzione Generale Giustizia ed Affari Interni) nell ambito del bando 2003 relativo al programma comunitario AGIS, volto a sostenere progetti transnazionali nel campo della lotta alla criminalità. Il progetto si inserisce in un contesto che negli ultimi anni ha visto svilupparsi in tutta Europa le politiche contrattuali e di partnership in tema di sicurezza urbana, con differenze legate alle diverse normative e procedure amministrative nazionali. Tali politiche si caratterizzano, tra l altro, per il coinvolgimento di attori diversi a seconda delle realtà di riferimento: in alcuni Paesi, il contratto è stato stipulato tra autorità locali e forze di polizia in base a precise leggi nazionali; in altri Paesi, sono stati coinvolti anche i cittadini e le associazioni; in altri ancora (come nel caso italiano), non esiste un quadro normativo di riferimento, per cui le autorità locali hanno iniziato a promuovere autonomamente accordi locali (protocolli di intesa, contratti di sicurezza) finalizzati alla gestione coordinata ed integrata dei problemi di sicurezza del territorio. Allo stato attuale, tutte le potenzialità e gli aspetti positivi derivanti dall introduzione delle politiche contrattuali e di partnership in tema di sicurezza urbana non sono stati ancora completamente identificati e valutati per lo meno in una prospettiva europea. Questa è la ragione per cui attraverso il progetto DOMUS si è inteso realizzare su questo tema uno studio comparativo in tre Paesi UE (Italia, Francia e Regno Unito), focalizzato sull analisi dei seguenti elementi: - contesto legislativo e giuridico in cui si sono sviluppate le politiche contrattuali e di partnership - contenuti dei contratti - modalità di collaborazione tra autorità locali e autorità nazionali decentrate - problemi incontrati, strumenti usati, attività realizzate - attori coinvolti e loro specifici ruoli - strategie organizzative e operative scelte per promuovere le politiche contrattuali e di partnership - risultati raggiunti Gli studi condotti e valutati a livello nazionale costituiranno la base per la definizione di un documento finale contenente alcune raccomandazioni rivolte sia alle autorità nazionali dei Paesi partner, sia alla Commissione europea. Si auspica che tali raccomandazioni possano costituire uno strumento per migliorare l approccio e lo sviluppo delle politiche contrattuali e di partnership in tema di sicurezza urbana e per comprendere quali sono i modelli più efficaci da diffondere in tutti gli Stati membri

9 - 8 - RAPPORTO DI ATTIVITÀ LE FINALITA L obiettivo principale del progetto è stato quello di condurre uno studio comparativo in tre Stati membri dell unione europea (Italia, Francia e Regno Unito) allo scopo di: - analizzare e valutare le politiche contrattuali e di partnership relative alla sicurezza urbana - sensibilizzare Governi ed altre autorità su questo tema - produrre raccomandazioni che definiscano ruoli, competenze e relazioni tra gli attori che a livello locale si occupano di sicurezza urbana - identificare i modelli più efficaci di gestione delle politiche contrattuali e di partnership, da diffondere sull intero territorio comunitario LE FASI DI LAVORO DOMUS si è articolato nelle seguenti fasi di lavoro: FASE 1: Analisi del contesto normativo e istituzionale relativo alle politiche locali per la sicurezza urbana e dello sviluppo concreto di tali politiche nelle città dei tre Paesi coinvolti nel progetto. Allo scopo di condurre questa analisi, sono state costruite due griglie, una per la rilevazione delle situazioni nazionali e una per la rilevazione delle situazioni locali. La prima griglia di analisi, destinata alle Università partner (Università di Modena e Reggio Emilia, Open University e Istituto di ricerca sulle politiche pubbliche francese CERAT PAC) e alla Regione Emilia-Romagna, ha l obiettivo di rilevare e confrontare i contesti nazionali in ordine al quadro istituzionale e normativo in cui si sono sviluppate le politiche di sicurezza urbana, e in particolare le politiche partenariali. Il ruolo della Regione Emilia-Romagna è stato quello di coadiuvare nello studio l Università di Modena e Reggio Emilia. Infatti, a differenza che in Francia e Regno Unito, il contesto normativo e istituzionale delle politiche di sicurezza urbana in Italia è molto meno chiaro e strutturato. Per cui, nel contesto italiano, il lavoro dell Università, particolarmente difficoltoso, è sostenuto dalla Regione, che nel corso degli ultimi anni ha dedicato grande attenzione a questo tema e ha sviluppato un buon bagaglio di conoscenze in materia. La seconda griglia di analisi è stata utilizzata dalle città (Modena, Ferrara e Luton) al fine di rilevare come, dato il quadro istituzionale e normativo, vengono concretamente sviluppante le politiche locali di sicurezza. Aspetto importante da sottolineare è che, nella compilazione delle griglie di analisi, si è deciso che, dato l obiettivo generale del progetto (produrre delle raccomandazioni per la Commissione europea e per i Governi nazionali sulle politiche partenariali da sviluppare a livello locale per favorire azioni efficaci in materia di sicurezza urbana), il punto di vista da tenere fosse quello delle città. In altri termini il lavoro di rilevazione ha teso a rispondere ad una domanda di fondo: quali sono gli assetti istituzionali, legislativi e organizzativi che favoriscono: - la creazione delle migliori forme di collaborazione tra gli attori che esercitano un ruolo nel campo delle politiche locali per la sicurezza - lo sviluppo di efficaci politiche locali di sicurezza Questo approccio ha trovato la condivisione anche da parte dei rappresentanti delle Università,

10 che hanno espresso l esigenza di superare la mera fase di analisi e studio comparativo sul percorso politico istituzionale che ha portato agli attuali assetti normativi in tema di politiche partenariali, per arrivare ad approfondire l analisi su quanto questi assetti istituzionali e normativi hanno realmente prodotto in termini di collaborazione e coordinamento delle politiche locali di sicurezza. Di seguito le due griglie di analisi: Gruppo di lavoro Università di Modena, Université de Grenoble, Open University e Regione Emilia-Romagna - omogeneizzazione della terminologia allo scopo di armonizzare il linguaggio e il significato dei seguenti concetti: sicurezza urbana prevenzione della criminalità/politica di prevenzione, partenariato/politica partenariale; contratto di sicurezza/partnership; diagnosi di sicurezza; comunità; polizia di prossimità, ecc. - definizione del quadro istituzionale e normativo delle politiche contrattuali/partenariali allo scopo di chiarire: se la natura vincolante e obbligatoria dei contratti produce maggiori risultati in termini di reale collaborazione tra i soggetti coinvolti a livello locale; se sì, quali sono gli elementi sostanziali che favoriscono la reale collaborazione, ecc. - ricognizione quantitativa dei contratti sottoscritti - analisi dei contenuti dei contratti di sicurezza - verifica dei soggetti coinvolti nei contratti di sicurezza - studio delle modalità di finanziamento dei contratti di sicurezza - analisi del ruolo della polizia nei contratti di sicurezza - analisi del ruolo degli Enti Territoriali Intermedi (Regioni e Province) nei contratti di sicurezza - indicazione delle attività di formazione degli operatori della sicurezza a tutti i livelli (operatori sociali, operatori di polizia, nuove figure professionali). - verifica dell esistenza di studi di valutazione a livello nazionale sull esperienza dei contratti e delle politiche partenariali Gruppo di lavoro Città di Modena, Ferrara, Luton - definizione delle finalità delle politiche partenariali - analisi del contenuto del contratto - definizione dei soggetti coinvolti - individuazione delle responsabilità nell ambito dei contratti - analisi del ruolo della polizia nei contratti di sicurezza - definizione e valutazione dei risultati ottenuti - analisi delle modalità di finanziamento dei contratti - analisi delle azioni di formazione rivolte agli operatori della sicurezza a livello locale - definizione dei rapporti con enti territoriali sovracomunali FASE 2: Definizione delle raccomandazioni Una volta compiuti gli studi volti ad analizzare il contesto normativo e i progetti locali realizzati nel settore delle politiche per la sicurezza, i partner del progetto procederanno alla definizione di raccomandazioni sulle migliori pratiche di realizzazione concreta dei contratti/partnership in tema di sicurezza urbana. Tali raccomandazioni saranno diffuse presso i Governi nazionali dei Paesi partecipanti al progetto e le istituzioni comunitarie

11 FASE 3: Monitoraggio e Valutazione Il monitoraggio e la valutazione dei prodotti e dei risultati del progetto sono stati supervisionati da un valutatore esterno, che ha avuto il compito di: - validare le griglie di lavoro elaborate per lo svolgimento della fase 1 - supportare i partner sul piano metodologico nel corso della fase 1 - valutare gli studi condotti durante la fase 1 Provvederà inoltre a: - validare le raccomandazioni prodotte durante la fase 2 - valutare le modalità di diffusione dei risultati previste nella fase 4 FASE 4: Diffusione dei risultati La diffusione dei risultati è considerata una fase strategica nell ambito del progetto DOMUS. Essa è in parte avvenuta già attraverso il sito Internet divulgato a livello locale e nazionale da parte dei partner. Momento importante di diffusione è senz altro la conferenza finale di presentazione dei risultati e delle raccomandazioni. Seguirà un ampia diffusione dei materiali di lavoro e della pubblicazione relativa alle raccomandazioni

12 LE ESPERIENZE Le politiche di sicurezza urbana e l esperienza del progetto Città Sicure della Regione Emilia Romagna di Gian Guido Nobili e Rossella Selmini 1. Introduzione A partire dal 1990 sono state sviluppate iniziative di nuova prevenzione nell ambito delle Regioni e delle comunità locali, sul tema delle politiche di sicurezza urbana. La più significativa, sia in termini temporali che dal punto di vista del valore pionieristico sulle altre iniziative, è rappresentata dal progetto Città sicure avviato dal governo della Regione Emilia Romagna. Tali sviluppi rispondevano a due particolari caratteristiche relative alla gestione dell ordine pubblico e della criminalità nel periodo che va dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi. La prima è relativa al fatto che il concetto di ordine pubblico ha subito una trasformazione: dall essere inteso come gestione del controllo politico in una società profondamente segnata da divisioni di classe e dalla collocazione politica in un clima di guerra fredda, è oggi inteso nel senso della gestione del controllo della criminalità e della sicurezza dei cittadini. Una trasformazione che si accompagna all inclusione delle classi lavoratrici e delle organizzazioni politiche all interno del contratto sociale dominante della società italiana. La seconda caratteristica attiene al fatto che questa trasformazione del concetto di ordine pubblico è avvenuta in un contesto in cui è lo Stato a detenere tutte le competenze in materia di ordine pubblico e sicurezza e protezione dei cittadini dal crimine. In tale situazione, l emergere anche in Italia di alcune caratteristiche tipiche, come le ha definite David Garland (2001), delle società ad alta criminalità ovvero la diffusione di una microphysics of crime (Melossi D. e Selmini R., 2000) ha spinto le istituzioni politicamente responsabili a livello locale, città e Regioni, verso l adozione di misure che cercassero di governare e limitare la criminalità non attraverso gli strumenti tradizionali del potere statale, che fossero più vicini agli strumenti del governo locale, ma attraverso lo sviluppo di strumenti di coordinamento tra il governo centrale e i governi locali e soprattutto attraverso l adozione di misure di prevenzione sociale, di carattere locale, che coinvolgessero la comunità, Paradossalmente quindi la natura conservatrice dello Stato Italiano, che detiene il monopolio della violenza in materia di criminalità e ordine pubblico, assieme ad una storica mancanza di efficienza, ha finito per incoraggiare l adozione di politiche innovative a livello locale soprattutto in una regione come l Emilia Romagna che tradizionalmente è stata governata dalla sinistra e quindi è stata più indipendente dall autorità dello stato centrale. Allo stesso tempo questo ha significato che il governo regionale ha adottato in maniera creativa politiche già sviluppate nell ambito delle realtà sociali più avanzate come la Francia, il Regno Unito e il governo della Catalogna in Spagna

13 La specificità del caso italiano sta nel fatto che la redistribuzione delle competenze e delle responsabilità è fortemente chiesta e voluta dai nuovi attori (i governi locali) che chiedono di giocare un ruolo diretto nelle politiche di criminalità, mentre lo Stato centrale avversa fortemente tale domanda e questa tendenza. Di conseguenza, le questioni relative alla sicurezza hanno progressivamente assunto importanza non tanto all interno del dibattito tra forze politiche, quanto tra il governo centrale e i governi locali, ovvero nel dibattito sul federalismo. 2. Tre fasi dello sviluppo della sicurezza urbana in Italia 2.1 La nascita delle politiche di sicurezza urbana La prima fase è rappresentata, dal 1992 al 1995, da quello che possiamo definire il momento in cui si diffonde la consapevolezza sulle questioni relative alla sicurezza urbana (R. Selmini, 2003b). Questo processo prende avvio in un area localizzata nelle regioni del Nord Italia (ad eccezione della Regione Lazio) e, dal punto di vista politico, nell ambito dei governi locali guidati da partiti del centro sinistra. Durante questi tre anni lo sforzo degli operatori e dei ricercatori si concentrano maggiormente in attività di studio e analisi dei fenomeni e nella diffusione di conoscenze e di un linguaggio comune, piuttosto che su attività maggiormente operative. Questa fase è caratterizzata da una forte enfasi sul ruolo delle città come luogo ideale per la sperimentazione di modelli alternativi di prevenzione del crimine e gestione dei conflitti. La maggior parte delle attività di ricerche viene portata avanti a livello di governo locale e un particolare riferimento deve essere fatto a quelle istituzioni locali che in seguito avrebbero dato vita alla sezione italiana del Forum europeo per la sicurezza urbana (in particolare Torino, Bologna, Modena e Roma). La figura del Sindaco tende ad essere investita di un ruolo di primo referente per i cittadini per le politiche di sicurezza. Questa legittimazione dal basso viene accentuata dalla legge n. 81 del 1993 che ha introdotto una sostanziale riforma nel paese: la elezione diretta del Sindaco e dei Consiglieri Comunali da parte dei cittadini. Questa significativa trasformazione ha prodotto nei cittadini l aspettativa che gli amministratori locali potessero assumere maggiori responsabilità nell implementare attività di prevenzione e sicurezza. 2.2 Lo sviluppo del modello misto italiano di nuove politiche di prevenzione La seconda fase (quella dello sviluppo e della diffusione) è quella che va dalla metà degli anni 90 fino alla fine del decennio. In questo periodo, le sperimentazioni avviate negli anni precedenti, vengono consolidate e altre vengono avviate in numerose città italiane e in altre Regioni oltre a quella emiliana. La ragione di questo boom di iniziative sta nella diffusione di una grande domanda di sicurezza, che spesso gioca un ruolo decisivo nelle campagne elettorali. A differenza di quanto accade in Inghilterra e Francia non sono presenti in Italia conflitti urbani violenti, legati per esempio alla devianza giovanile. Nondimeno in Italia appaiono subito evidenti le reazioni alla diffusione della criminalità diffusa e una crescente intolleranza verso la prima ondata di immigrazione straniera. (M. Barbagli e U. Gatti, 2002). Lo sviluppo di attività di prevenzione legate alla sicurezza mettono in luce l assenza di un coordinamento nazionale e porta i governi locali alla ricerca di forme di collaborazione maggiormente stringenti con il governo centrale. Questo tipo di partnership, da un lato, consiste nella

14 collaborazione nell ambito di accordi istituzionali e, dall altro, nella rete di istituzioni locali che compongono il forum italiano per la sicurezza urbana, che diventa una sezione del preesistente Forum Europeo. Nelle città italiane sembrano essersi delineati due principali modelli di progetti locali sulla sicurezza. Il primo modello consiste in una struttura amministrativa che risponde direttamente ad uno specifico settore, che è generalmente l Assessorato ai servizi sociali o, su delega, la Polizia Locale. Nel secondo modello la responsabilità politica diretta appartiene al Sindaco o al Vice Sindaco, mentre la responsabilità tecnica e operativa è distribuita in modo omogeneo tra i vari settori amministrativi, in particolare il settore servizi sociali o, in special modo, la Polizia Locale. In ogni caso l organizzazione responsabile per la gestione dei progetti sulla sicurezza generalmente non agisce direttamente, ma piuttosto come coordinamento nei confronti di uno più settori dell amministrazione locale. In generale quando l amministrazione privilegia un approccio basato sulla prevenzione sociale o un approccio integrato tra prevenzione situazionale e sociale, colloca il progetto sulla sicurezza presso il settore Servizi sociali o presso il Gabinetto del Sindaco. Se invece il progetto è affidato alla polizia locale l approccio è centrato sulle azioni che richiedono una intensificazione della sorveglianza e misure di controllo/deterrenza. Se durante i primi anni di sviluppo dei progetti si è assistito ad un aumento dell approccio basato sulla prevenzione sociale, la prevenzione situazionale ha avuto e continua ad avere una crescente diffusione nei progetti avviati dalle città italiane. I principali strumenti utilizzati dai governi locali nell intraprendere misure di prevenzione situazionale sono la polizia locale, l adozione di misure amministrative atte a scoraggiare il crimine e, soprattutto recentemente, l uso della videosorveglianza. A fronte della prevalenza di misure di prevenzione situazionale gli studi più recenti effettuati in alcune regioni italiane (R. Selmini, 2003b) sembrano confermare un modello misto di politiche di sicurezza implementate dalle amministrazioni locali. La varietà di misure di prevenzione sperimentate mostra, in effetti, lo sforzo fatto per integrare differenti tipologie di strategie locali, piuttosto che privilegiare un tipo rispetto ad un altro. In questa linea di azione del tutto eterogenea, quello che emerge è, come affermato in precedenza, due specifiche iniziative destinate ad avere una forte influenza sulle politiche di sicurezza del paese. Anzitutto nel 1996 fu costituita la sezione italiana del Forum Europeo per la sicurezza urbana a Roma. L associazione tematica, fondata da un numero limitato di città e da una Regione (Emilia Romagna), sancisce alcuni principi che sarebbero stati decisivi nella evoluzione delle politiche di sicurezza in Italia: la centralità delle città nelle strategie di prevenzione locale, l alleanza tra città e

15 Regioni, e la grande importanza data alle esperienze europee più avanzate nelle strategie di nuova prevenzione, che sono state applicate ad un grande numero di città. Negli anni seguenti, l importanza del Forum cresce, anche numericamente, fino ad includere attualmente circa ottanta amministrazioni locali (città come Roma, Napoli, Firenze, Bologna, Genova, Milano e Torino, e Regioni come a Campania, Marche, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Liguria e Piemonte). E questo sforzo comune da parte dei Governi regionali e delle città che può dare, negli anni a venire, nuova vita alla politiche che riguardano la sicurezza urbana. La seconda importante iniziativa è rappresentata dalla sottoscrizione nel 1998 a Modena del primo accordo sulla sicurezza urbana tra un Sindaco e il Ministero dell Interno. Questo accordo sembra sancire, per quanto ad un livello simbolico, la fine del monopolio dello Stato sulle politiche di sicurezza e dare inizio ad una nuova fase di collaborazione tra Stato e città. Il valore quasi esclusivamente simbolico di questa iniziativa è testimoniata dal fatto che, sebbene dal 1998 ad oggi, sono stati stipulati 209 accordi sul tema della sicurezza urbana, una vera integrazione delle politiche di sicurezza tra stato e amministrazioni locali non è realmente avvenuta. Ma deve essere riconosciuto che l innovazione creata da questi contratti hanno avuto effetti sulla legislazione nazionale negli anni seguenti. Effettivamente, nel 1999 la composizione del Comitato provinciale per l ordine e la sicurezza pubblica (un comitato consultivo del Prefetto) 1 fu modificata per includere il Sindaco del Comune Capoluogo. Quindi se da un lato viene confermato il ruolo di primaria importanza del Prefetto sulla sicurezza urbana, dall altro il completo e totale controllo su queste politiche esercitato dai rappresentanti dello Stato finisce definitivamente. 2.3 Una nuova leadership regionale Dal 1990 ad oggi c è stata una considerevole crescita delle attività di prevenzione e un consolidamento di quelle strutture e organizzazioni che nelle città sono responsabili della sicurezza urbana. Questa fase di consolidamento delle esperienze locali (R. Seelmini 2003b) ancora una volta non sono supportate da una coerente politica nazionale. Infatti le diverse regioni Italiane sono le sole che elaborano norme e forniscono mezzi così come supporto concreto alla sviluppo delle politiche di sicurezza. Ancora una volta è stata la Regione Emilia Romagna, con una significativa innovazione a livello legislativo, che ha adottato nel 1999 la prima legge sulla sicurezza urbana a livello regionale (S. Arsani, 2000:213). Questa legge è stata presto imitata da altre regioni italiane. Precisamente, altre otto leggi regionali sono state approvate (Campania, Lazio, Toscana, Umbria, Marche, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia) e cinque disegni di legge sono attualmente all esame dei rispettivi consigli regionali (Piemonte, Liguria, Abruzzo, Calabria e Sardegna). Tutte le leggi regionali insistono sul concetto di sicurezza urbana come ordinata e civile convivenza nelle città e nel territorio regionale e definiscono come loro obiettivo la promozione di un sistema integrato di sicurezza delle città e del territorio regionale. Accanto alle politiche di prevenzione della criminalità e sicurezza urbana portate avanti esclu- 1 Il Prefetto occupa una posizione preminente dello stato e rappresenta il Ministero dell Interno a livello locale

16 sivamente dal Governo Centrale, viene data grande importanza alle politiche locali delle amministrazioni (C. Braccesi, 2000:81). Queste iniziative contribuiscono a rinnovare la stessa idea di sicurezza, che da una originaria nozione di prevenzione e repressione del crimine, ora tende ad includere tutte le politiche e le misure atte a promuovere la legalità, la mediazione dei conflitti sociali, la riqualificazione urbana (delle città e delle periferie), l aiuto alle vittime e, più in generale, il miglioramento della qualità della vita. Al fine di rendere effettive queste leggi ed evitare conflitti o competizione con le città, le amministrazioni regionali hanno limitato il proprio ruolo alla promozione di nuove strategie di prevenzione attraverso i seguenti mezzi: 1. Supporto alle città 2. Promozione della collaborazione istituzionale La promozione della collaborazione istituzionale da parte delle amministrazioni regionali è finalizzata a dare impulso alle esperienze ancora deboli degli accordi in materia di sicurezza tra istituzioni dello stato e Comuni. Gli accordi sottoscritti vengono utilizzati per affermare non solo il ruolo delle istituzioni locali nel campo delle sicurezza pubblica ma anche per sottolineare, con una apparente contraddizione, responsabilità esistenti che sono centrate sul ruolo decisivo delle autorità centrali. Il ruolo degli accordi locali di sicurezza tra le città e lo Stato si sono spesso limitati ad affermare la necessità di un coordinamento e uno scambio di esperienze e informazioni (R. Selmini, 1999). La disparità di ruoli tra i soggetti coinvolti nell accordo (Stato e città) ha spesso avuto l effetto di produrre impegni e obblighi gravosi per le amministrazioni locali e, in particolare per le forze di polizia locali, a cui è stato chiesto di assolvere a servizi propri delle forze di polizia nazionali (dal controllo della violenza durante le manifestazioni sportive all accompagnamento alle frontiere di immigrati clandestini) E tutti questi compiti senza evidenti benefici in termini di sviluppo di sforzi e attività congiunti. Ancora una volta (e solo grazie alla recente riforma della costituzione italiana che assegna nuovi poteri legislativi alle Regioni riguardo alle politiche di sicurezza attraverso la disciplina delle polizia amministrative locali) le aree regionali sembrano essere il luogo privilegiato in cui rendere effettivi e operativi gli accordi tra amministrazioni locali e regionali. In questo quadro si è sviluppato un nuovo tipo di accordo sulla sicurezza urbana sottoscritto direttamente dalle Regioni e dal Ministero dell Interno. Durante il 2003 l Emilia Romagna, il Veneto, la Toscana e le Marche hanno sottoscritto tali accordi che hanno dimostrato di avere un effetto maggiore nell influenzare le relazioni istituzionali e intervenire su problemi concreti. Infatti questi accordi prevedono: 1. progetti di formazione congiunta tra forse di polizia nazionali e locali 2. lo sviluppo di centrali operative collegate tra forze di polizia nazionali e locali finalizzate a garantire un uso più razionale di uomini e mezzi per il controllo del territorio 3. la creazione di un laboratorio informatico per la raccolta e la elaborazione su mappe digitali di dati relativi alla criminalità e ai fenomeni di disordine urbano che avvengono sul territorio regionale. L assenza dello Stato ha creato una situazione davvero peculiare in cui i governi regionali stanno assumendo il ruolo anche se in parte che i governi nazionali generalmente assumono in altri

17 RAPPORTO DI ATTIVITÀ contesti nazionali. In Italia questi attori hanno sviluppato i primi programmi sulla sicurezza urbana, hanno diffuso conoscenze e tecniche, e, infine, stanno supportando le città nel realizzare progetti di sicurezza attraverso un supporto tecnico e, soprattutto, anche attraverso finanziamenti. La Regione Emilia Romagna, attraverso il suo progetto Città sicure 2 ha assunto un ruolo leader in questo campo. 3. Il Progetto Città Sicure e il suo iniziale obiettivo Città sicure rappresenta il primo tentativo italiano di sviluppare un programma generale sulla sicurezza urbana e prevenzione della criminalità, attraverso ricerche, attività promozionali, e coordinamento e ed elaborazione di nuove strategie per la riduzione della criminalità e della paura della criminalità. Nelle sue linee guida (Comitato Scientifico di Città Sicure, 1995), la sicurezza è considerata uno dei più importanti compiti del governo locale, a dispetto del fatto che i governi locali non hanno alcuna competenza legislativa specifica nell ambito delle politiche criminali. In relazione alle politiche sociali, al contrario, i governi locali coprono un largo campo di interventi, assieme alle istituzioni sociosanitarie. Quindi, secondo i principi di città sicure, lo spazio per le politiche di sicurezza è da ricercare in parte in contesti legislativi già esistenti (che potremmo definire come il terreno della prevenzione sociale) e in parte in una nuova area di interventi per le autorità locali, in cui il diritto alla sicurezza viene considerato un bene pubblico al pari di altri diritti di cittadinanza, e la responsabilità di ciò appartiene al governo locale (una migliore qualità della vita, un ambiente migliore ecc.). Altre linee guida elaborate dal comitato Scientifico di Città sicure richiamano direttamente alcuni dei principi basilari del Realismo di Sinistra : la necessità di prendere sul serio la criminalità e il sentimento di insicurezza; l importanza di prendere in considerazione la figura della vittima; l importanza della ricerca, in un mix di ricerca qualitativa e quantitativa; l attenzione alle differenze nei bisogni e nelle risorse tra uomini e donne, immigrati, bambini, adulti, ecc. e infine, la necessità di creare partnership tra i diversi livelli di governo. Durante gli anni successivi il programma ha sviluppato: - una grande quantità di ricerche sul crimine e su fenomeni correlati - un forte impulso verso progetti gestiti direttamente da autorità locali - un ruolo centrale nello stimolare organismi pubblici nazionali (polizia nazionali, ministeri, prefetti) verso l adozione di un nuovo vocabolario sulla sicurezza e sulla nuova strategia di prevenzione della criminalità nel loro lavoro quotidiano - la formazione di nuove figure professionali nel campo della sicurezza (coordinatori, mediatori, ecc.), di polizia locale e nazionale, e di operatori sociali. - incentivi per stimolare la partecipazione della comunità E importante ricordare che il focus di questa strategia generale è la città, vista come luogo privilegiato rispetto al tentativo di sviluppare modelli alternativi di ordine sociale e regolazione dei conflitti. 2 quello che adesso è diventato un settore ben strutturato del dipartimento della Presidenza della regione Emilia Romagna, ufficialmente denominato Servizio per la promozione e lo sviluppo delle politiche di sicurezza e della Polizia Locale.

18 Partendo da questi principi, nell aprile del 1999 la Regione Emilia Romagna ha approvato una legge sulle Politiche regionali di sicurezza, in cui viene delineato l intero sistema dell azione politica sulla sicurezza urbana. La legge rappresenta la formalizzazione di una prassi diffusa, di una progressiva crescita di programmi amministrativi, ed è anche una riaffermazione simbolica del ruolo inconfutabile del governo regionale. I principali obiettivi di questa legge sono: la promozione di una pacifica convivenza e sicurezza nell ambito delle comunità locali, supportare i governi locali e le associazioni di volontariato che agiscono a livello locale su problemi legati alla prevenzione della criminalità, inclusione sociale di gruppi marginali e di immigrati, conflitti urbani, assistenza alle vittime, sviluppo di una polizia (locale) di servizio. Sulla base dei principi generali del progetto, vengono supportate attività di prevenzione della criminalità principalmente nel caso in cui l intervento sugli effetti del crimine è strettamente collegato agli interventi sulle cause stesse del crimine. A partire dal 1999, almeno 120 progetti locali, gestiti dai Comuni e dalle Province, hanno ottenuto il supporto regionale: 13 di questi sono rappresentati da programmi ampi e articolati, e possono essere definiti progetti pilota. Negli ultimi anni, qualcosa è cambiato anche nelle attività di Città sicure. L attenzione è attualmente concentrata sulla costruzione di un apparato amministrativo e legislativo per la gestione di politiche di sicurezza piuttosto che sulle ricerche sui fenomeni di criminalità. Questo percorso è coerente con un rinnovato interesse dei politici e degli amministratori locali circa la preoccupazione per la criminalità, e implica una certa burocratizzazione delle attività nel loro complesso. E inoltre possibile rilevare una tendenza al rafforzamento dei rapporti con l apparato nazionale della giustizia penale, attraverso accordi formali sulla sicurezza tra regioni e Governo Centrale. Come già detto, Città sicure ha avuto una grande influenza sullo sviluppo di una via italiana per le politiche di sicurezza e di nuova prevenzione così come oggi le intendiamo. Sia la legge sopra menzionata sia l accordo con il Ministero dell Interno sono stati ripresi in molte altre regioni del paese. La grande enfasi sul modello delle politiche integrate di sicurezza, in cui misure di prevenzione sociale e situazionale coesistono, è attualmente molto diffuso in tutto il paese (Martin L., Selmini R., 2000) Ma quello che emerge in Italia è un modello molto limitato di partnership, in cui, a dispetto delle principali raccomandazioni del progetto Città sicure sull importanza di coinvolgere la comunità e gli operatori sociali, i soli attori coinvolti sono quelli istituzionali: ancora una volta i governi locali e nazionali. Inoltre il progetto Città sicure - e altri simili progetti in Italia si confronta attualmente con un nuovo clima politico, in cui una forte preoccupazione per il crimine si combina con la crescente tendenza a ricorrere su misure preventive di carattere situazionale e tecnologico di breve periodo, come risultato di una pressione politica per la ricerca di soluzioni veloci. 4. Punti critici Le politiche di sicurezza a livello locale stanno producendo alcuni cambiamenti nelle politiche locali pubbliche e vice versa. Il primo cambiamento ha a che fare con il ruolo della polizia locale e le sue funzioni, che sono significativamente cambiate durante gli ultimi dieci anni. Le attività della polizia locale hanno

19 sicuramente, anche in passato, una vocazione disciplinare, ma attualmente le funzioni di sorveglianza e controllo sono aumentate considerevolmente, a scapito di compiti amministrativi più tradizionali che attualmente vengono delegati, negli aspetti più semplificati, a personale ausiliario. Attraverso l innovazione tecnologica, un numero maggiore di operatori coinvolti, e soprattutto maggiori finanziamenti, le funzioni di polizia locale possono attualmente competere con quelle delle forze di polizia nazionali in alcuni campi del controllo della criminalità. Il secondo cambiamento riguarda l uso delle politiche urbanistiche. La pianificazione urbana è diventata un campo di lavoro per la sicurezza e molti grandi progetti di riqualificazione urbana sono attualmente finanzianti dal governo regionale a condizione che la riqualificazione urbanistica persegua esplicitamente anche l obiettivo della sicurezza. Includere questo obiettivo all interno delle politiche urbanistiche a livello locale significa introdurre dei cambiamenti che ad oggi non sono ancora del tutto chiari (questi programmi hanno tempi lunghi e non sono stati ancora del tutto valutati nel loro impatto). Se l inclusione di questo obiettivo rimarrà una condizione formale probabilmente non assisteremo ad alcun cambiamento sostanziale nella disegno e nella pianificazione urbanistica. Questo sembra essere confermato da alcune ricerche sul campo (G. Amendola, 2003). Al contrario, se politici e professionisti prenderanno sul serio l importanza degli obiettivi di sicurezza potremmo assistere a un significativo cambiamento delle politiche urbanistiche verso un modello di spazio difendibile della pianificazione urbana. L ultimo aspetto riguarda le problematiche connesse alle inciviltà. La costruzione del disordine e del degrado urbano come elementi essenziali del sentimento di insicurezza ha de-responsabilizzato quei settori dei Comuni che sono responsabili della manutenzione della città I problemi delle inciviltà che producono degrado fisico sono adesso guardati come problemi correlati a comportamenti criminali, e concettualmente si stanno trasformando in problemi attinenti all area del controllo e della vigilanza. Il concetto di prevenzione è cambiato enormemente in questi ultimi dieci anni in Italia una volta che il nuovo concetto di sicurezza si è largamente diffuso. Nel nostro contesto la prevenzione della criminalità è sempre stata interpretata come una funzione esclusiva del sistema penale, a livello formale, mentre gli strumenti operativi dello stesso sistema sono sempre stati utilizzati in maniera reattiva e non preventiva. E possibile pensare, ad esempio, alla tradizione culturale della nostra polizia, che è una polizia reattiva. Attraverso le politiche di sicurezza, la prevenzione è entrata dell arena politica e in campo istituzionale in maniera decisiva. Attualmente la prevenzione non è più un concetto legato solo al sistema penale o alle politiche sociali. In Italia, così come in molti altri contesti, la prevenzione è diventata il compito di ognuno, anche di soggetti non specializzati. Ma, anche se la prevenzione è considerata un compito di ciascuno, i soggetti che hanno responsabilità diretta nel dargli un significato e nell implemetare politiche di prevenzione del crimine sono le autorità locali e non il sistema penale. A parte un timido tentativo di sviluppare una strategia di polizia di prevenzione, attraverso i progetti di polizia di prossimità, l uso della parola prevenzione è attualmente dominio delle Regioni e dei Comuni. Molte problematiche stanno emergendo. Anzitutto, la prevenzione della criminalità, nella sua

20 dimensione locale, non è in grado di affrontare le cause dei problemi di criminalità che pure si manifestano, nei suoi effetti, a livello locale. L intervento sulle cause strutturali del crimine necessita di competenze ampie nel campo dell immigrazione, del mercato del lavoro, e nelle politiche di welfare in generale che richiamano competenze del governo nazionale. Sicuramente le Autorità locali possono fare molte cose nel campo della prevenzione sociale, ma sempre nell ambito del campo ristretto della filosofia del prendersi cura : Assistenza, riduzione del danno, e altri (importanti) strumenti per ridurre i problemi sociali e la marginalità, ma senza alcuna opportunità di produrre cambiamenti sociali radicali. Inoltre, in questo contesto, anche la prevenzione sociale assume un significato diverso e sta cambiando nei suoi contenuti. Per le ragioni appena esposte, sta diventando una sorta di approccio umanitario alla gestione dei problemi di criminalità, ma in maniera contingente e senza alcuna ambizione di riforma sociale generale. La prevenzione sociale è, in qualche modo, assimilabile alla spirito della prevenzione situazionale. 5. La valutazione della prevenzione della criminalità e della sicurezza comunitaria in Italia e in Emilia Romagna La mancanza di un forte coordinamento nazionale delle esperienze a livello locale e l assenza di procedure e metodologie adeguante di valutazione rendono impossibile, nonostante l interesse dimostrato, stimare l efficacia di quei programmi che sono finalizzati alla prevenzione del criminalità che sono stati implementati in Italia nel corso degli anni. Le cause di questo ritardo italiano nel campo della valutazione dei programmi di prevenzione sono numerosi e vale la pena menzionarli prima di presentare i sistemi specifici adottati dai diversi Comuni. Prima di tutto, le competenze e la familiarità con sistemi di valutazione della prevenzione della criminalità e sicurezza comunitaria hanno ancoraun ruolo marginale in Italia (R. Fasol, R. Selmini, 2001:240; G.G. Nobli, 2004) Le ricerche valutative sono anche costose e impegnative (A. Crawford, 1998: 197). Associato a questo elemento, ci sono lo scarso interesse e l atteggiamento ambiguo rispetto agli studi valutativi da parte dei committenti. Da un lato, vengono richieste risposte definitive e simboliche che confermino e dia legittimazione alle politiche e alle strategie che sono state attuate. Ma d altro canto, le ipotesi di fallimento rispetto alla politica e alla strategia adottata viene semplicemente rifiutata. Inoltre, nessuno può negare che gli studi di valutazione rischiano di palesare inadeguatezze, conflitti e incompetenza degli attori che gestiscono le misure di prevenzione. Inoltre, la ricerca valutativa appare molto laboriosa in Italia per problemi legati alla natura e ai limiti delle fonti disponibili (R. Selmini, 2003:138; G.G. Nobili, 2004). In Italia i problemi legati alle statistiche ufficiali sulla criminalità non sono dettagliate e disaggregate per aree geografiche. I dati sulla criminalità vengono raccolti su base provinciale e del Comune Capoluogo e comparati con i dati dell anno precedente su base semestrale o annuale. Si tratta delle cosiddette statistiche della criminalità che Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza trasmettono ai soggetti del sistema giudiziario. Queste statistiche vengono regolarmente rese note dal Ministero e dall ISTAT. Quindi, ogni sorta di analisi comparativa dettagliata che riguardi l andamento della criminalità in un area delimitata, come un quartiere o una singola strada, sembra piuttosto

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA

Dettagli

PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE

PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE PROGRAMMAZIONE E GESTIONE DI UN PROGETTO DI SERVIZIO SOCIALE A.S. Dott.ssa Carmen Prizzon Il progetto Operazione complessa unica e di durata limitata rivolta a produrre un risultato specifico attraverso

Dettagli

Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis

Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis Il modello veneto di Bilancio Sociale Avis Le organizzazioni di volontariato ritengono essenziale la legalità e la trasparenza in tutta la loro attività e particolarmente nella raccolta e nell uso corretto

Dettagli

PROGETTO DI RICERCA. Titolo: LO STUDIO DI UNA GOVERNANCE PER L ATTUAZIONE DI PROTOCOLLI DI AZIONE IN

PROGETTO DI RICERCA. Titolo: LO STUDIO DI UNA GOVERNANCE PER L ATTUAZIONE DI PROTOCOLLI DI AZIONE IN PROGETTO DI RICERCA Titolo: LO STUDIO DI UNA GOVERNANCE PER L ATTUAZIONE DI PROTOCOLLI DI AZIONE IN MATERIA DI MEDIAZIONE. Ambito: Mediazione civile e commerciale delle controversie. Proponenti: Prof.

Dettagli

Comune di San Martino Buon Albergo

Comune di San Martino Buon Albergo Comune di San Martino Buon Albergo Provincia di Verona - C.A.P. 37036 SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI DIRIGENZIALI Approvato dalla Giunta Comunale il 31.07.2012 INDICE PREMESSA A) LA VALUTAZIONE

Dettagli

POLITICA DI COESIONE 2014-2020

POLITICA DI COESIONE 2014-2020 INVESTIMENTO TERRITORIALE INTEGRATO POLITICA DI COESIONE 2014-2020 A dicembre 2013, il Consiglio dell Unione europea ha formalmente adottato le nuove normative e le leggi che regolano il ciclo successivo

Dettagli

VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola

VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola Premessa VALeS Valutazione e Sviluppo Scuola progetto sperimentale per individuare criteri, strumenti e metodologie per la valutazione delle scuole e dei dirigenti scolastici Le precedenti sperimentazioni

Dettagli

Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale.

Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale. Project Cycle Management La programmazione della fase di progettazione esecutiva. La condivisione dell idea progettuale. Il presente materiale didattico costituisce parte integrante del percorso formativo

Dettagli

Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani. Marta Berni AA. 2006-2007

Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani. Marta Berni AA. 2006-2007 Corso di Valutazione Economica dei Progetti e dei Piani AA. 2006-2007 PIANO e PIANIFICAZIONE 3 Pianificazione È il Processo con il quale un individuo, una impresa, una istituzione, una collettività territoriale

Dettagli

PROTOCOLLO D' INTESA PER L ATTUAZIONE DELL ASSE 6 CITTA AT- TRATTIVE E PARTECIPATE DEL POR FESR EMILIA ROMAGNA 2014-2020

PROTOCOLLO D' INTESA PER L ATTUAZIONE DELL ASSE 6 CITTA AT- TRATTIVE E PARTECIPATE DEL POR FESR EMILIA ROMAGNA 2014-2020 Allegato parte integrante - 2 Allegato B) PROTOCOLLO D' INTESA PER L ATTUAZIONE DELL ASSE 6 CITTA AT- TRATTIVE E PARTECIPATE DEL POR FESR EMILIA ROMAGNA 2014-2020 TRA Regione Emilia Romagna, in persona

Dettagli

Women In Development UN MODELLO EUROPEO PER LO SVILUPPO LOCALE GENDER ORIENTED PIANO DI COMUNICAZIONE

Women In Development UN MODELLO EUROPEO PER LO SVILUPPO LOCALE GENDER ORIENTED PIANO DI COMUNICAZIONE Women In Development UN MODELLO EUROPEO PER LO SVILUPPO LOCALE GENDER ORIENTED PIANO DI COMUNICAZIONE Introduzione Il progetto W.In D. (Women In Development) si inserisce nelle attività previste e finanziate

Dettagli

A cura di Giorgio Mezzasalma

A cura di Giorgio Mezzasalma GUIDA METODOLOGICA PER IL MONITORAGGIO E VALUTAZIONE DEL PIANO DI COMUNICAZIONE E INFORMAZIONE FSE P.O.R. 2007-2013 E DEI RELATIVI PIANI OPERATIVI DI COMUNICAZIONE ANNUALI A cura di Giorgio Mezzasalma

Dettagli

AGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE

AGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE AGENDA DIGITALE: COSA I COMUNI SI ATTENDONO DALLA SUA ATTUAZIONE E COME I COMUNI POSSONO CONTRIBUIRE ALLA SUA ATTUAZIONE Milano, 19 dicembre 2012 1 Premessa L agenda digitale italiana, con le prime misure

Dettagli

Dipartimento Ambiente e Sviluppo Servizio Ambiente. U.O. C. Sviluppo Sostenibile, Agenda XXI, Comunicazione SINTESI PROGETTO

Dipartimento Ambiente e Sviluppo Servizio Ambiente. U.O. C. Sviluppo Sostenibile, Agenda XXI, Comunicazione SINTESI PROGETTO Dipartimento Ambiente e Sviluppo Servizio Ambiente U.O. C. Sviluppo Sostenibile, Agenda XXI, Comunicazione SINTESI PROGETTO ATTUAZIONE DEL PROGETTO REBIR Risparmio Energetico, Bioedilizia, Riuso Data 29.01.2009

Dettagli

PROFESSIONISTI DELL'AIUTO E SICUREZZA SUL LAVORO: IL RISCHIO DI VIOLENZA E AGGRESSIONE VERSO GLI ASSISTENTI SOCIALI II EDIZIONE

PROFESSIONISTI DELL'AIUTO E SICUREZZA SUL LAVORO: IL RISCHIO DI VIOLENZA E AGGRESSIONE VERSO GLI ASSISTENTI SOCIALI II EDIZIONE PROFESSIONISTI DELL'AIUTO E SICUREZZA SUL LAVORO: IL RISCHIO DI VIOLENZA E AGGRESSIONE VERSO GLI ASSISTENTI SOCIALI II EDIZIONE 24 maggio 2013 Il contributo dell Ordine dell Emilia Romagna Report dei questionari

Dettagli

tra Provincia di Lecce, Provincia di Torino, Camera di Commercio I.A.A. di Lecce e BIC Lazio

tra Provincia di Lecce, Provincia di Torino, Camera di Commercio I.A.A. di Lecce e BIC Lazio PROTOCOLLO D INTESA PER LA PROMOZIONE DELLE RETI D IMPRESA In data tra Provincia di Lecce, Provincia di Torino, Camera di Commercio I.A.A. di Lecce e BIC Lazio premesso che Con l'art. 3, comma 4-ter, del

Dettagli

Progetto benessere organizzativo MODALITA DI COINVOLGIMENTO DEI DIPENDENTI

Progetto benessere organizzativo MODALITA DI COINVOLGIMENTO DEI DIPENDENTI Progetto benessere organizzativo MODALITA DI COINVOLGIMENTO DEI DIPENDENTI Documento approvato dai dirigenti e dagli incaricati di posizione organizzativa nell incontro del 13.1.2006 PREMESSA Si è conclusa

Dettagli

Camera dei Deputati 5 Senato della Repubblica PREFAZIONE

Camera dei Deputati 5 Senato della Repubblica PREFAZIONE Camera dei Deputati 5 Senato della Repubblica XIV LEGISLATURA DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI DOCUMENTI PREFAZIONE La riduzione dei danni sanitari e sociali causati dall alcol è, attualmente, uno dei più

Dettagli

Ruolo e attività del punto nuova impresa

Ruolo e attività del punto nuova impresa SISTEMA DOTALE E CULTURA D IMPRESA: UNA RETE DI SERVIZI PER IL TERRITORIO MANTOVANO a cura di Alessandra Ligabue PROMOIMPRESA Ruolo e attività del punto nuova impresa PromoImpresa, in qualità di Azienda

Dettagli

ISTITUTO STATALE D ISTRUZIONE SUPERIORE F. BESTA MILANO

ISTITUTO STATALE D ISTRUZIONE SUPERIORE F. BESTA MILANO ISTITUTO STATALE D ISTRUZIONE SUPERIORE F. BESTA MILANO PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA PER ALUNNI STRANIERI INDICE: PREMESSA 1. FINALITA 2. CONTENUTI 3. LA COMMISSIONE ACCOGLIENZA 4. PRIMA FASE DI ACCOGLIENZA

Dettagli

Settore Agricoltura Beni culturali e ambientali Turismo. X Gestione del territorio

Settore Agricoltura Beni culturali e ambientali Turismo. X Gestione del territorio REGIONANDO 2001 REGIONE LIGURIA Settore Assetto del territorio e Controllo Tecnico ATTIVITÀ REGIONALI PER LA QUALIFICAZIONE E SOSTEGNO DEGLI ENTI LOCALI LIGURI NELLA DIFESA DEL SUOLO E NELLA TUTELA DELLA

Dettagli

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO.

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. ALLEGATO A MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. il sistema organizzativo che governa le modalità di erogazione delle cure non è ancora rivolto al controllo in modo sistemico

Dettagli

PROGETTO CITTADINANZA E COSTITUZIONE

PROGETTO CITTADINANZA E COSTITUZIONE PROGETTO CITTADINANZA E COSTITUZIONE SICUREZZA E RISPETTO DELLE REGOLE FINALITA e OBIETTIVI DEL PROGETTO Le direttive comunitarie in tema di salute e sicurezza sul luogo di lavoro sottolineano la necessità

Dettagli

STATUTO PER IL SITO INTERNET DELL ENCJ

STATUTO PER IL SITO INTERNET DELL ENCJ STATUTO PER IL SITO INTERNET DELL ENCJ Introduzione Il sito www.encj.net è il sito internet della Rete Europea dei Consigli di Giustizia (ENCJ). È stato stilato uno statuto redazionale al fine di regolare

Dettagli

CONVENZIONE DI COOPERAZIONE TRA PREMESSO

CONVENZIONE DI COOPERAZIONE TRA PREMESSO CONVENZIONE DI COOPERAZIONE TRA LA REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA (di seguito denominata Regione) nella persona dell Assessore regionale al lavoro, università e ricerca Alessia Rosolen, domiciliata

Dettagli

REGOLAMENTO PER LA PROMOZIONE DELLA SOLIDARIETA INTERNAZIONALE E DEI DIRITTI UMANI. Art. 1 Finalità

REGOLAMENTO PER LA PROMOZIONE DELLA SOLIDARIETA INTERNAZIONALE E DEI DIRITTI UMANI. Art. 1 Finalità REGOLAMENTO PER LA PROMOZIONE DELLA SOLIDARIETA INTERNAZIONALE E DEI DIRITTI UMANI Art. 1 Finalità La Provincia di Genova, in attuazione di quanto previsto dal proprio Statuto, promuove la cultura della

Dettagli

ATTIVITÀ E Piano di informazione e comunicazione

ATTIVITÀ E Piano di informazione e comunicazione PROVINCIA DI POTENZA Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio Home PIANO D AZIONE ENEPOLIS Indice ATTIVITÀ E Piano di informazione e comunicazione L attività E comprende tre azioni specifiche;

Dettagli

Il volontariato: ruolo e impegni per la Conferenza dei Servizi

Il volontariato: ruolo e impegni per la Conferenza dei Servizi Il volontariato: ruolo e impegni per la Conferenza dei Servizi Rel. sig. Giancarlo Cavallin Volontarinsieme Coordinamento delle Associazioni di volontariato della provincia di Treviso. Gruppo Salute, ospedale

Dettagli

IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO

IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO http://www.sinedi.com ARTICOLO 27 OTTOBRE 2008 IL SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO PRODUZIONE DI VALORE E RISCHIO D IMPRESA Nel corso del tempo, ogni azienda deve gestire un adeguato portafoglio di strumenti

Dettagli

1. Sei anni di Fondazione

1. Sei anni di Fondazione Relazione tecnica sui primi 6 anni di attività della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati presentata in occasione dell Assemblea dei Soci di novembre 2011 Contenuti del documento 1. 6

Dettagli

LA PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA 2014-2020

LA PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA 2014-2020 LA PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA 2014-2020 Il 26 marzo 2010 il Consiglio Europeo ha approvato la proposta della Commissione Europea di lanciare Europa 2020, una nuova strategia per la crescita e l occupazione

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.

Dettagli

Città di Lecce SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA

Città di Lecce SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA Città di Lecce SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE ORGANIZZATIVA INDICE 1. Introduzione... 4 2. Sistema di misurazione e valutazione della performance organizzativa... 4 2.1. L Albero

Dettagli

È un insieme di documenti disegnati e scritti che contengono gli indirizzi per le trasformazioni territoriali in un determinato contesto territoriale

È un insieme di documenti disegnati e scritti che contengono gli indirizzi per le trasformazioni territoriali in un determinato contesto territoriale Cos è un piano urbanistico? È un insieme di documenti disegnati e scritti che contengono gli indirizzi per le trasformazioni territoriali in un determinato contesto territoriale È uno strumento prima di

Dettagli

Milano, 9 novembre 2013. Vincenzo Saturni

Milano, 9 novembre 2013. Vincenzo Saturni Milano, 9 novembre 2013 Vincenzo Saturni 1 La carta etica: perché e per chi? Avis opera da 86 anni per diffondere una cultura solidale tra i cittadini su tutto il territorio nazionale. E sin dal momento

Dettagli

REGOLAMENTO PER LE EROGAZIONI EMBLEMATICHE DELLA FONDAZIONE CARIPLO

REGOLAMENTO PER LE EROGAZIONI EMBLEMATICHE DELLA FONDAZIONE CARIPLO REGOLAMENTO PER LE EROGAZIONI EMBLEMATICHE DELLA FONDAZIONE CARIPLO 1. Finalità degli interventi emblematici 2 2. Ammontare delle assegnazioni e soggetti destinatari 2 3. Aree filantropiche di pertinenza

Dettagli

INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006)

INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006) INTERVENTO LE AZIONI DI SISTEMA TRA CAPACITY BUILDING E COOPERAZIONE A RETE (ROMA, 10 MAGGIO 2006) Siamo nell ultimo anno di programmazione, per cui è normale fare un bilancio dell attività svolta e dell

Dettagli

REGOLAMENTO DELLA CONSULTA DEL VOLONTARIATO E DELL ASSOCIAZIONISMO

REGOLAMENTO DELLA CONSULTA DEL VOLONTARIATO E DELL ASSOCIAZIONISMO REGOLAMENTO DELLA CONSULTA DEL VOLONTARIATO E DELL ASSOCIAZIONISMO Approvato con deliberazione di Consiglio Comunale n. 36 del 04.05.2006 Indice ART. 1 - OBIETTIVI...2 ART. 2 - FUNZIONI DELLA CONSULTA...2

Dettagli

REGOLAMENTO CONVOL REGIONALE. della Regione

REGOLAMENTO CONVOL REGIONALE. della Regione REGOLAMENTO CONVOL REGIONALE della Regione Art. 1 Costituzione E costituita su delibera della ConVol nazionale la Rete regionale ConVol della Regione come articolazione regionale della ConVol nazionale,

Dettagli

La Dichiarazione di Verona sugli investimenti in salute (The Verona Declaration on Investment for Healt)

La Dichiarazione di Verona sugli investimenti in salute (The Verona Declaration on Investment for Healt) SCHEDA 8 La Dichiarazione di Verona sugli investimenti in salute (The Verona Declaration on Investment for Healt) Verona, Italia, 5-9 luglio 2000 LA SFIDA DI VERONA Investire in salute significa promuoverne

Dettagli

I principali servizi educativi gestiti direttamente dal comune sono i nidi, le scuole dell infanzia e i ricreatori.

I principali servizi educativi gestiti direttamente dal comune sono i nidi, le scuole dell infanzia e i ricreatori. I Servizi Educativi del Comune di Trieste rappresentano una tradizione storica, un patrimonio di tradizione culturale di cui la città e le famiglie vanno orgogliose. Un patrimonio storico che negli anni

Dettagli

La gestione del piano della formazione. Un opportunità per il cambiamento organizzativo

La gestione del piano della formazione. Un opportunità per il cambiamento organizzativo Milano Roma Bari Napoli La gestione del piano della formazione. Un opportunità per il cambiamento organizzativo Forum P.A. 2003 Ezio Lattanzio Intervento al convegno del 9 maggio 2003 Il programma di formazione

Dettagli

Progetto Atipico. Partners

Progetto Atipico. Partners Progetto Atipico Partners Imprese Arancia-ICT Arancia-ICT è una giovane società che nasce nel 2007 grazie ad un gruppo di professionisti che ha voluto capitalizzare le competenze multidisciplinari acquisite

Dettagli

CAPITOLO 11 Innovazione cam i amen o

CAPITOLO 11 Innovazione cam i amen o CAPITOLO 11 Innovazione e cambiamento Agenda Ruolo strategico del cambiamento Cambiamento efficace Cambiamento tecnologico Cambiamento di prodotti e servizi i Cambiamento strategico e strutturale Cambiamento

Dettagli

La shared mobility, nuova frontiera della mobilità urbana: le prospettive per l area metropolitana di Roma

La shared mobility, nuova frontiera della mobilità urbana: le prospettive per l area metropolitana di Roma La shared mobility, nuova frontiera della mobilità urbana: le prospettive per l area metropolitana di Roma OBIETTIVI Da qualche anno a questa parte, le soluzioni di trasporto condivise stanno conoscendo

Dettagli

REGIONE EMILIA-ROMAGNA. Progetti di legge regionali e nazionali

REGIONE EMILIA-ROMAGNA. Progetti di legge regionali e nazionali REGIONE EMILIA-ROMAGNA Consiglio regionale OSSERVATORIO LEGISLATIVO INTERREGIONALE Roma 3-4 febbraio 2005 Progetti di legge regionali e nazionali A cura di: Giovanni Fantozzi PROGETTO DI LEGGE DI INIZIATIVA

Dettagli

DECENTRAMENTO DELLE POLITICHE DEL LAVORO E SVILUPPO LOCALE L ESPERIENZA ITALIANA Note introduttive. Giovanni Principe General Director ISFOL

DECENTRAMENTO DELLE POLITICHE DEL LAVORO E SVILUPPO LOCALE L ESPERIENZA ITALIANA Note introduttive. Giovanni Principe General Director ISFOL DECENTRAMENTO DELLE POLITICHE DEL LAVORO E SVILUPPO LOCALE L ESPERIENZA ITALIANA Note introduttive Giovanni Principe General Director ISFOL DECENTRALISATION AND COORDINATION: THE TWIN CHALLENGES OF LABOUR

Dettagli

COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016.

COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016. COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016. Indice: Premessa 1. FONTI NORMATIVE 2. STRUMENTI 3. DATI DA PUBBLICARE 4. INIZIATIVE DI

Dettagli

LA SICUREZZA STRADALE IN ITALIA NEL CONTESTO DELL OBIETTIVO EUROPEO 2020

LA SICUREZZA STRADALE IN ITALIA NEL CONTESTO DELL OBIETTIVO EUROPEO 2020 LA SICUREZZA STRADALE IN ITALIA NEL CONTESTO DELL OBIETTIVO EUROPEO 2020 Roma, 18 settembre 2013 Dott. Dario Focarelli DG ANIA L ASSICURAZIONE IN CIFRE (ANNO 2011) Oltre 230 le imprese che operano in Italia

Dettagli

Protocollo d Intesa. tra

Protocollo d Intesa. tra Allegato 1 delib. As n. 2_2015 Protocollo d Intesa tra l Associazione ONLUS La vita oltre lo specchio, il Comune di Pisa, la Società della Salute di Pisa e l Azienda USL 5 di Pisa. PREMESSO - che nel Gennaio

Dettagli

1. Oggetto e struttura del disegno di legge

1. Oggetto e struttura del disegno di legge Delega al Governo per l attuazione dell articolo 117, secondo comma, lettera p) della Costituzione, per l istituzione delle Città metropolitane e per l ordinamento di Roma Capitale della Repubblica. Disposizioni

Dettagli

S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i

S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i S i s t e m a d i v a l u t a z i o n e d e l l e p r e s t a z i o n i d e i d i p e n d e n t i P r o d o t t o d a A l b e r t o P a o l i n i G r o s s e t o P a r c h e g g i s r l V e n g o n o p

Dettagli

SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N

SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N.262 DEL 28 DICEMBRE 2005 CONCERNENTE I PROCEDIMENTI PER L ADOZIONE DI ATTI DI REGOLAZIONE Il presente documento, recante lo schema di

Dettagli

PROGETTO TAVOLO GIOVANI

PROGETTO TAVOLO GIOVANI PROGETTO TAVOLO GIOVANI Costituzione di un Tavolo di coordinamento con le associazioni di giovani di Cinisello Balsamo e le organizzazioni sociali che compongono il mondo delle realtà giovanili locali

Dettagli

SVILUPPO, CERTIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA SECONDO LA NORMA BS OHSAS 18001:2007

SVILUPPO, CERTIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA SECONDO LA NORMA BS OHSAS 18001:2007 Progettazione ed erogazione di servizi di consulenza e formazione M&IT Consulting s.r.l. Via Longhi 14/a 40128 Bologna tel. 051 6313773 - fax. 051 4154298 www.mitconsulting.it info@mitconsulting.it SVILUPPO,

Dettagli

VADEMECUM UFFICIO PACE

VADEMECUM UFFICIO PACE VADEMECUM UFFICIO PACE In questi ultimi anni, in molti comuni italiani, si è andata diffondendo la pratica dell istituzione di un ufficio pace. Ma che cosa sono questi uffici? E di cosa si occupano? Attraverso

Dettagli

REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI COMUNE DI VIANO PROVINCIA DI REGGIO EMILIA REGOLAMENTO SUL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI Approvato con deliberazione di G.C. n. 73 del 28.11.2000 INDICE TITOLO 1 ART. 1 ART. 2 ART. 3 ART. 4 ART. 5 ART.

Dettagli

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO- DIREZIONE RAGIONALE POLITICHE SOCIALI E FAMIGLIA E L UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO- DIREZIONE RAGIONALE POLITICHE SOCIALI E FAMIGLIA E L UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO- DIREZIONE RAGIONALE POLITICHE SOCIALI E FAMIGLIA E L UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO La Regione Lazio - Direzione Ragionale Politiche Sociali e Famiglia

Dettagli

Sviluppo di comunità

Sviluppo di comunità Sviluppo di comunità Rendere la comunità locale un attore del cambiamento sociale S e per comunità si intende un gruppo sociale (comunità locale, scuola, organizzazione, associazione), nel quale relazioni,

Dettagli

Premessa. Di seguito le nostre principali aree aree di intervento

Premessa. Di seguito le nostre principali aree aree di intervento Premessa Ad Meliora è anche Sicurezza. Ci rivolgiamo principalmente ad aziende operanti nel settore del terziario erogando: corsi di adempimento normativo: in funzione della tipologia di azienda e dei

Dettagli

UNA FAMIGLIA X UNA FAMIGLIA trasformare una buona prassi in una buona politica

UNA FAMIGLIA X UNA FAMIGLIA trasformare una buona prassi in una buona politica UNA FAMIGLIA X UNA FAMIGLIA trasformare una buona prassi in una buona politica Roma, 17/01/2013 Fondazione PAIDEIA onlus www.fondazionepaideia.it; info@fondazionepaideia.it Verso una nuova forma di affido

Dettagli

Circolare ABI - Serie Lavoro n. 43-27 maggio 2014

Circolare ABI - Serie Lavoro n. 43-27 maggio 2014 461,25 Circolare ABI - GARANZIA GIOVANI (AS/4090.10.b LL/6040) Protocollo di intesa 15 maggio 2014 tra Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali e ABI per la promozione di azioni per favorire l occupazione

Dettagli

Vigilanza bancaria e finanziaria

Vigilanza bancaria e finanziaria Vigilanza bancaria e finanziaria DISPOSIZIONI DI VIGILANZA IN MATERIA DI POTERI DI DIREZIONE E COORDINAMENTO DELLA CAPOGRUPPO DI UN GRUPPO BANCARIO NEI CONFRONTI DELLE SOCIETÀ DI GESTIONE DEL RISPARMIO

Dettagli

La riforma del servizio di distribuzione del

La riforma del servizio di distribuzione del CReSV Via Röntgen, 1 Centro Ricerche su Sostenibilità e Valore 20136 Milano tel +39 025836.3626 La riforma del servizio di distribuzione del 2013 gas naturale In collaborazione con ASSOGAS Gli ambiti territoriali

Dettagli

Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Città di Montalto Uffugo (Provincia di Cosenza) SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Allegato Delibera Giunta Comunale n. 110 del 19 maggio 2014 1) Caratteristiche generali del sistema

Dettagli

Protocollo d intesa tra. Regione Toscana e. Water Right and Energy Foundation Onlus (W.E.R.F. Onlus)

Protocollo d intesa tra. Regione Toscana e. Water Right and Energy Foundation Onlus (W.E.R.F. Onlus) Protocollo d intesa tra Regione Toscana e Water Right and Energy Foundation Onlus (W.E.R.F. Onlus) Consolidamento e sviluppo della collaborazione per attività cooperazione internazionale nel settore dell'accesso

Dettagli

Elementi di progettazione europea La valutazione dei progetti da parte della Commissione europea, la negoziazione e il contratto

Elementi di progettazione europea La valutazione dei progetti da parte della Commissione europea, la negoziazione e il contratto Elementi di progettazione europea La valutazione dei progetti da parte della Commissione europea, la negoziazione e il contratto Giuseppe Caruso Project Manager Progetto Europa - Europe Direct - Comune

Dettagli

COMUNE DI MORNICO AL SERIO. (Provincia di Bergamo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA 2013-2015. (art. 10 del D.Lgs. n.

COMUNE DI MORNICO AL SERIO. (Provincia di Bergamo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA 2013-2015. (art. 10 del D.Lgs. n. COMUNE DI MORNICO AL SERIO (Provincia di Bergamo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA 2013-2015 (art. 10 del D.Lgs. n. 33/2013) Introduzione Il principio di trasparenza deve essere inteso

Dettagli

1 - CODICE PROGETTO 3.6.2 - CENTRO DI DOCUMENTAZIONE PROVINCIALE SULL IMMIGRAZIONE 2 - TIPOLOGIA DI INTERVENTO/AREA FUNZIONALE DEL PPL

1 - CODICE PROGETTO 3.6.2 - CENTRO DI DOCUMENTAZIONE PROVINCIALE SULL IMMIGRAZIONE 2 - TIPOLOGIA DI INTERVENTO/AREA FUNZIONALE DEL PPL 1 - CODICE PROGETTO 3.6.2 - CENTRO DI DOCUMENTAZIONE PROVINCIALE SULL IMMIGRAZIONE 2 - TIPOLOGIA DI INTERVENTO/AREA FUNZIONALE DEL PPL Il progetto è riconducibile a quella che il Piano Provinciale del

Dettagli

REGOLAMENTO DEL FORUM COMUNALE DEI GIOVANI (Approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 88 del 28/9/04)

REGOLAMENTO DEL FORUM COMUNALE DEI GIOVANI (Approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 88 del 28/9/04) REGOLAMENTO DEL FORUM COMUNALE DEI GIOVANI (Approvato con delibera di Consiglio Comunale n. 88 del 28/9/04) Art. 1 Istituzione il Consiglio Comunale di San Giorgio a Cremano, riconosciuto: l importanza

Dettagli

AUDIT. 2. Processo di valutazione

AUDIT. 2. Processo di valutazione AUDIT 2. Processo di valutazione FASE ATTIVITA DESCRIZIONE Inizio dell'audit Inizio dell attività Costituzione del gruppo di valutazione sulla base delle competenze generali e specifiche e dei differenti

Dettagli

REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE

REGIONE MARCHE GIUNTA REGIONALE DELIBERAZIONE DELLA 2 L. 196/97 Art. 17. Approvazione del Regolamento istitutivo del Dispositivo di accreditamento delle strutture formative della Regione Marche (DAFORM). LA VISTO il documento istruttorio

Dettagli

Rev.1 del 30 maggio 2013. Il modello organizzativo

Rev.1 del 30 maggio 2013. Il modello organizzativo Rev.1 del 30 maggio 2013 Il modello organizzativo INDICE 1. Premessa 2. Missione 3. Sistema di responsabilità 4. Mappa dei processi 5. Mansionario 1. Premessa Un laboratorio congiunto di ricerca sui temi

Dettagli

IL CICLO DI VITA DEL PROGETTO. Elementi essenziali di progetto. Fasi e tappe Gli Approcci

IL CICLO DI VITA DEL PROGETTO. Elementi essenziali di progetto. Fasi e tappe Gli Approcci UNIVERSITA MILANO BICOCCA Corso di laurea di primo livello in servizio sociale anno accademico 2009-2010 Progettare il sociale Prof. Dario A. Colombo IL CICLO DI VITA DEL PROGETTO Elementi essenziali di

Dettagli

Comitato di Sorveglianza Roma, 20 giugno 2014

Comitato di Sorveglianza Roma, 20 giugno 2014 Supporto alla definizione e attuazione delle politiche regionali di ricerca e innovazione (Smart Specialisation Strategy Regionali) Comitato di Sorveglianza Roma, 20 giugno 2014 Indice La Smart Specialisation

Dettagli

Istituto Comprensivo di Positano e Praiano C.A.F. 2014

Istituto Comprensivo di Positano e Praiano C.A.F. 2014 ARTICOLAZIONE DEL PERCORSO CAF E TEMPI Avvio attività processo AV Processo AV Predisposizione Piano di miglioramento Periodo di riferimento 8 mesi GLI STEP DEL VIAGGIO CAF FASI PROCESSO AUTOVALUTAZIONE

Dettagli

Provincia di Reggio Calabria

Provincia di Reggio Calabria Provincia di Reggio Calabria Sett.1 AA.GG, Giunta, URP, Segr./Direz. Generale, Contratti- -Assistenza Giuridico Amm.va ai Comuni, Controllo Strategico/Direzionale, Pari Opportunità, Consigliera di parità

Dettagli

Regolamento Approvato dal Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte il 16 luglio 2007

Regolamento Approvato dal Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte il 16 luglio 2007 Regolamento Approvato dal Consiglio di Amministrazione del CSI-Piemonte il 16 luglio 2007 REGOLAMENTO CENTRO ON LINE STORIA E CULTURA DELL INDUSTRIA: IL NORD OVEST DAL 1850 ARTICOLO 1 Obiettivi e finalità

Dettagli

Controllo Interno. Aree Territoriali. RUO Sviluppo Organizzativo e Pianificazione

Controllo Interno. Aree Territoriali. RUO Sviluppo Organizzativo e Pianificazione Controllo Interno Aree Territoriali RUO Sviluppo Organizzativo e Pianificazione Agenda 2 Il modello organizzativo : logiche e obiettivi Il perimetro organizzativo/geografico Controllo Interno: Aree Territoriali

Dettagli

Elementi di progettazione europea Le diverse tipologie di finanziamento europeo e le loro caratteristiche

Elementi di progettazione europea Le diverse tipologie di finanziamento europeo e le loro caratteristiche Elementi di progettazione europea Le diverse tipologie di finanziamento europeo e le loro caratteristiche Antonella Buja Coordinatrice Progetto Europa - Europe Direct - Comune di Modena Le diverse tipologie

Dettagli

ha approvato IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE promulga la seguente legge: ARTICOLO 1 (Finalità)

ha approvato IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE promulga la seguente legge: ARTICOLO 1 (Finalità) LEGGE REGIONALE N. 15 DEL 5-07-2001 REGIONE LAZIO Promozione di interventi volti a favorire un sistema integrato di sicurezza nell ambito del territorio regionale. Fonte: BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE

Dettagli

REGOLAMENTO DI FUNZIONAMENTO

REGOLAMENTO DI FUNZIONAMENTO 1 REGOLAMENTO DI FUNZIONAMENTO Partenariato del Programma Operativo FESR Basilicata 2014-2020 (art. 5 Regolamento UE n. 1303/2/13; Regolamento Delegato (UE) n. 240/2014; D.G.R. n. 906 del 21 luglio 2014)

Dettagli

Progetto IDENTITAS: Formazione agli operatori di Bilancio di Competenze

Progetto IDENTITAS: Formazione agli operatori di Bilancio di Competenze Progetto IDENTITAS: Formazione agli operatori di Bilancio di Competenze Provincia di Roma Anno 2005 Indice Il problema affrontato...3 Obiettivi attesi/risultati raggiunti...3 Soggetti coinvolti...3 Il

Dettagli

CONVENZIONE SUL QUADRO PROMOZIONALE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO, 2006 1

CONVENZIONE SUL QUADRO PROMOZIONALE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO, 2006 1 Convenzione 187 CONVENZIONE SUL QUADRO PROMOZIONALE PER LA SALUTE E LA SICUREZZA SUL LAVORO, 2006 1 La Conferenza generale dell Organizzazione Internazionale del Lavoro, Convocata a Ginevra dal Consiglio

Dettagli

AGENDA 21 LOCALE DELLE PROVINCE D ABRUZZO

AGENDA 21 LOCALE DELLE PROVINCE D ABRUZZO Regione Abruzzo AGENDA 21 LOCALE DELLE Rete Agende 21 Locali della Regione Abruzzo PIANO DI LAVORO della PROVINCIA DELL AQUILA PREMESSA L Agenda 21 è il documento messo a punto a livello mondiale durante

Dettagli

Analisi delle forme di incentivi corrisposti alle donne nella fase di start-up e/o per lo sviluppo di attività imprenditoriali nella Regione Calabria

Analisi delle forme di incentivi corrisposti alle donne nella fase di start-up e/o per lo sviluppo di attività imprenditoriali nella Regione Calabria Analisi delle forme di incentivi corrisposti alle donne nella fase di start-up e/o per lo sviluppo di attività imprenditoriali nella Report di ricerca Rapporto realizzato da Viale della Resistenza 23 87036

Dettagli

CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino

CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino CRITICITA, PRIORITA E PUNTI DI FORZA NELL AVVIO DELLA GESTIONE ASSOCIATA DEL PERSONALE a cura di Andrea Pellegrino In un contesto normativo e sociale caratterizzato da una costante evoluzione, al Comune,

Dettagli

DICHIARAZIONE DI SINTESI per adozione del Documento di Piano

DICHIARAZIONE DI SINTESI per adozione del Documento di Piano Comune di Busto Garolfo Provincia di Milano Piano di Governo del Territorio - PGT Valutazione Ambientale Strategica del Documento di Piano DICHIARAZIONE DI SINTESI per adozione del Documento di Piano Autorità

Dettagli

L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE

L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE L ATI composta da Associazione Nuovi Lavori e BIC Puglia s.c.a.r.l., nell ambito del progetto URLO Una rete per le opportunità, PROMUOVE un PROTOCOLLO D INTESA tra CONSIGLIERA PARITÀ PROVINCIALE DONNE

Dettagli

UNA COOPERATIVA CHE INVESTE NEL PROPRIO FUTURO

UNA COOPERATIVA CHE INVESTE NEL PROPRIO FUTURO IL PIANO STRATEGICO/INDUSTRIALE 2012-2014 UNA COOPERATIVA CHE INVESTE NEL PROPRIO FUTURO L elaborazione del primo Piano Strategico/Industriale di Tecnicoop si inserisce in un progetto complessivo di rinnovamento

Dettagli

1- Corso di IT Strategy

1- Corso di IT Strategy Descrizione dei Corsi del Master Universitario di 1 livello in IT Governance & Compliance INPDAP Certificated III Edizione A. A. 2011/12 1- Corso di IT Strategy Gli analisti di settore riportano spesso

Dettagli

Provincia- Revisione della disciplina delle funzioni

Provincia- Revisione della disciplina delle funzioni Provincia- Revisione della disciplina delle funzioni L art. 1, comma 86, della l. n. 56/2014 ha elencato le funzioni fondamentali delle Province non comprendendo tra queste il servizio idrico integrato;

Dettagli

CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA

CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA CONFRONTO TRA STABILE ORGANIZZAZIONE, SOCIETA E UFFICIO DI RAPPRESENTANZA L attuale contesto economico, sempre più caratterizzato da una concorrenza di tipo internazionale e da mercati globali, spesso

Dettagli

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SICUREZZA ing. Davide Musiani Modena- Mercoledì 8 Ottobre 2008 L art. 30 del D.Lgs 81/08 suggerisce due modelli organizzativi e di controllo considerati idonei ad avere efficacia

Dettagli

PROVINCIA DI MATERA. Regolamento per il funzionamento. dell Ufficio Relazioni con il Pubblico della Provincia di Matera

PROVINCIA DI MATERA. Regolamento per il funzionamento. dell Ufficio Relazioni con il Pubblico della Provincia di Matera PROVINCIA DI MATERA Regolamento per il funzionamento dell Ufficio Relazioni con il Pubblico della Provincia di Matera SOMMARIO Art. 1 Principi generali Art. 2 Finalità e funzioni dell Ufficio Relazioni

Dettagli

Disposizioni per favorire l accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici

Disposizioni per favorire l accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici Disposizioni per favorire l accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici DISEGNO DI LEGGE Art. 1. (Obiettivi e finalità) 1. La Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere

Dettagli

REGOLAMENTO SU OSSERVATORIO TURISTICO DI DESTINAZIONE DELLA PROVINCIA DI LIVORNO

REGOLAMENTO SU OSSERVATORIO TURISTICO DI DESTINAZIONE DELLA PROVINCIA DI LIVORNO PROVINCIA DI LIVORNO REGOLAMENTO SU OSSERVATORIO TURISTICO DI DESTINAZIONE DELLA PROVINCIA DI LIVORNO (OTD) Approvato con deliberazione del Consiglio Provinciale n. 168/22.12.2011 In vigore dal 1 febbraio

Dettagli

I sistemi di accumulo di energia elettrica nel residenziale. Roma, 17 settembre 2013

I sistemi di accumulo di energia elettrica nel residenziale. Roma, 17 settembre 2013 I sistemi di accumulo di energia elettrica nel residenziale Roma, 17 settembre 2013 Intervento di Claudio Andrea Gemme, Presidente ANIE Confindustria Signore e Signori, buongiorno. Grazie a tutti voi per

Dettagli

QUESTIONARIO 1: PROCESSO DI AUTOVALUTAZIONE

QUESTIONARIO 1: PROCESSO DI AUTOVALUTAZIONE QUESTIONARIO 1: PROCESSO DI AUTOVALUTAZIONE Step 1 - Decidere come organizzare e pianificare l autovalutazione (AV) 1.1. Assicurare l impegno e il governo del management per avviare il processo. 1.2. Assicurare

Dettagli

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO: OHSAS 18001 AV2/07/11 ARTEMIDE.

I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO: OHSAS 18001 AV2/07/11 ARTEMIDE. I SISTEMI DI GESTIONE DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO: OHSAS 18001 AV2/07/11 ARTEMIDE. 1 Nel panorama legislativo italiano la Salute e la Sicurezza sul Lavoro sono regolamentate da un gran numero di

Dettagli