Gestione dei popolamenti ittici selvatici

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1 Gestione dei popolamenti ittici selvatici Argomenti Importanza della gestione Ripopolamenti Introduzione di specie ittiche non indigene (NIS) Inquinamento genetico Recupero dei ceppi autoctoni

2 Gestione ittica Tasso di reclutamento Riproduzione Sopravvivenza delle uova Sopravvivenza degli avannotti Accrescimento degli avannotti Sopravvivenza degli adulti Accrescimento degli adulti

3 Necessità dei ripopolamenti La trota fario I ripopolamenti consistono nell immissione di materiale ittico nei corpi idrici allo scopo di ricostituire ed incrementare le popolazioni ittiche

4 I ripopolamenti divengono poi assolutamente necessari nel caso di specie per le quali la riproduzione è compromessa. In Umbria attualmente l anguilla viene sostenuta esclusivamente dai ripopolamenti. Le popolazioni umbre di altre specie ittiche, come la Cheppia, lo Storione e la Lampreda di fiume, sono ormai estinte.

5 Rischi dei ripopolamenti Introduzione di agenti patogeni. Introduzione di specie non indigene. Inquinamento genetico Conseguenze sulle popolazioni selvatiche del rilascio di popolazioni semi-addomesticate. La permanenza in condizioni di allevamento può comportare: diminuita variabilità genetica, perdita della rusticità, minore capacità di adattamento alle condizioni naturali.

6 Introduzione di specie non indigene L introduzione di specie non indigene (NIS) è considerato uno delle cause principali della perdita di biodiversità a livello mondiale. Una specie non indigena è rappresentata da ogni specie che si insedia per cause non naturali al di fuori del proprio areale di distribuzione originario. Alcune caratteristiche desiderabili in una specie ittica oggetto di allevamento (elevate capacità di adattamento, prolificità, onnivoria, ecc.) la rendono anche potenzialmente molto pericolosa se introdotta in un ambiente naturale (capacità di insediarsi, sopravvivere, riprodursi, diffondersi).

7 Per competizione o predazione le specie introdotte possono portare all estinzione le specie indigene. Su scala globale ciò comporta una perdita netta di biodiversità ed un omogeneizzazione delle faune, poiché con il tempo poche specie, di sempre maggiore diffusione, si sostituiscono ad un ampio numero di specie a distribuzione più localizzata. L impatto delle NIS è particolarmente grave negli ecosistemi acquatici, dove si somma ad altri fattori di perturbazione causati dall uomo: distruzione degli habitat (sbarramenti e dighe, cementificazione degli alvei), riduzione delle portate, inquinamento.

8 Inquinamento genetico La parte montana dei corsi d acqua, caratterizzata in Italia da popolamenti di trota fario (Salmo trutta trutta L.), è interessata da un fenomeno altrettanto pericoloso per la perdita della diversità biologica: l inquinamento genetico. Per molti anni in Italia, infatti, sono stati effettuati ripopolamenti di trota fario con esemplari di allevamento selezionati a partire da ceppi di provenienza atlantica (Giuffra et al., 1996). Tali semine hanno alterato il quadro distributivo originale delle forme autoctone e provocato così effetti di inquinamento genetico delle popolazioni indigene.

9 Questo è anche dovuto alla facilità con la quale le varie forme di salmonidi si ibridano tra loro (Gandolfi, 1999). Il risultato è la sempre maggiore difficoltà nell'individuare popolazioni autoctone pure, quelle che cioè non hanno subito fenomeni di introgressione genetica da parte del materiale introdotto (Guyomard, 1994). Altra conseguenza delle immissioni di esemplari di ceppo alloctono e/o ± domestici (Hastings, 1991) è la forte riduzione delle popolazioni autoctone che si ha anche in seguito alla diminuzione del loro adattamento alle condizioni locali.

10 Recupero dei ceppi autoctoni Recenti ricerche propongono una distribuzione originale della trota fario di "ceppo mediterraneo" che si estende a tutta l Italia peninsulare, alle due maggiori isole ed alle zone alpine, con probabile esclusione delle Alpi orientali (Bernatchez, 1995). L'attuale diffusione della trota fario di "ceppo mediterraneo" è fortemente ridotta (Forneris et al., 1996) e recenti studi hanno evidenziato che anche in quelle acque dove sono presenti soggetti autoctoni, si ritrovano trote di ceppo atlantico e forme intermedie. Popolazioni di "ceppo mediterraneo" con caratteristiche di maggiore omogeneità si riscontrano in acque di difficile accesso, in assenza di strade per automezzi e di sentieri di facile fruibilità, o in corsi d'acqua di scarso interesse piscatorio, scampati così alle semine di materiale di allevamento. Anche ostacoli o barriere, naturali o artificiali, come cascate, rapide, briglie e dighe, possono avere concorso alla salvaguardia del ceppo autoctono, scongiurando cioè il rischio di introgressione genetica da parte di ceppi estranei.

11 Progetto di recupero dei ceppi autoctoni Il problema dell inquinamento genetico può essere evitato o rinunciando ai ripopolamenti o utilizzando materiale ottenuto da riproduttori di origine autoctona. Occorre pertanto selezionare gli esemplari da avviare alla riproduzione e ciò non è possibile sulla base delle sole caratteristiche fenotipiche.

12 Conclusione La gestione delle popolazioni ittiche selvatiche si è avvantaggiata notevolmente dallo sviluppo di tecniche di acquacoltura sempre più progredite. Interventi gestionali inappropriati possono tuttavia causare evidenti danni alle comunità ittiche. Gli ambienti acquatici non possono essere considerati come contenitori in grado di ricevere pesce di qualsiasi quantità e qualità. Ogni ripopolamento deve, al contrario, tenere conto delle cause che contribuiscono alla riduzione dello stock ittico e basarsi sulla conoscenza delle condizioni ambientali dei corpi idrici e delle popolazioni residenti (biologia ed ecologia delle specie presenti).

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