Relazione tecnica relativa al lavoro svolto nel quadro del progetto Giovani 14

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1 Relazione tecnica relativa al lavoro svolto nel quadro del progetto Giovani 14 a cura di Paolo Barcella* Le bombarde facevano il loro dovere [...] tutto andava allaria l'artiglieria con i suoi meravigliosi tiri di cannone martellava tutto snidava le caverne in cui erano ben nascosti i loro cannoni e le mitragliatrici il fuoco sempre durava era un vero inferno di ferro e di fuoco proiettili di tutti i calibri bombe lanciate dalle nostre bombarde passavano per laria fischiando come una locomotiva con fragore di grandi freni in piena velocità. Gli apparecchi tornano dopo lungo bombardamento a scuillare di nuovo cessate il fuoco allora si vede la nostra fanteria e bersaglieri con grande fermezza come se andassero ad una festa lanciarsi pieni di coraggio guidati dagli Ufficiali lanciarsi allassalto il nemico che sempre era stato finora silenzioso a dovuto uscire per forza [Dalla storia di Giovanni Battista Fantina, soldato, Lecco]. Il progetto Giovani 14 ( ) ha coinvolto un gruppo di ricercatori incaricati dai musei che hanno deciso di partecipare alle sue attività. Si tratta in particolare di: Paolo Barcella per il Museo Storico di Bergamo, Maurizio Mondini e Mariella Annibale per i Musei Civici di Brescia Brescia, Raffaella Poltronieri per Cremona, Sara Stefanoni per il Museo Storico di Lecco, Costanza Bertolotti per i Musei Civici di Mantova, Gregorio Taccola per il Museo del Risorgimento di Milano e Andrea Pozzetta per i Musei Civici di Pavia. La prima parte del progetto ha visto i ricercatori impegnati nel censimento delle fonti conservate dagli archivi e dalle biblioteche delle loro rispettive provincie, e relative alla storia dei soldati che hanno combattuto durante la Prima guerra mondiale. Sono state distinte anzitutto le fonti edite e le fonti inedite. 1

2 Le fonti inedite a cui si è prestata attenzione sommavano tipologie diverse di documenti: la corrispondenza privata, in particolare lettere e cartoline; i diari; le fotografie; e, infine, tutti i diversi documenti che sono stati conservati nei faldoni personali e capaci di dare informazioni circa la vita e la morte di un soldato (un esempio: la comunicazione del decesso alla famiglia, che spesso giungeva attraverso il cappellano militare). Ogni genere di materiali inedito è stato preso in considerazione nel corso del censimento. Tra le fonti edite, invece, si sono considerati gli opuscoli e i volumi prodotti dai comuni delle provincie in occasione delle commemorazioni, oppure da storici locali. Non si sono prese in considerazione le pubblicazioni di storici e di editori nazionali presenti nei diversi circuiti bibliotecari o le opere di carattere storico in senso proprio, come, per esempio, i lavori di Antonio Gibelli o Fabio Caffarena. Una breve sintesi storiografica è stata preparata solo dal sottoscritto, coordinatore dei ricercatori. I volumi editi consultati e inventariati dai ricercatori erano solo quindi le produzioni locali conservate nelle biblioteche e negli archivi provinciali. Al termine del censimento, ogni ricercatore ha redatto un rapporto e descritto la situazione degli archivi e dei centri visitati, spiegando quali e quanti faldoni o volumi erano presenti e indicando sommariamente i loro contenuti. Il rapporto doveva tenere conto di tutta la documentazione relativa ai soldati della Grande Guerra reperita negli archivi di ogni singola provincia, indipendentemente dall origine dei soldati. Per esempio, quando il ricercatore di Bergamo ha individuato presso gli archivi provinciali documenti relativi a soldati bresciani, è stato suo compito tenere conto di quei documenti nel rapporto. Nel corso della seconda parte del lavoro ogni ricercatore si è impegnato nella produzione di un numero massimo di 30 storie di vita di soldati della sua provincia, ricostruite a partire dai faldoni, dagli scambi epistolari, dai documenti archivistici (o qualora fossero di particolare interesse e rilevanza, anche dalle piccole pubblicazioni locali) che avesse consultato. Ogni scheda prodotta doveva contenere i dati anagrafici del soggetto, la tipologia di fonti esistenti sul medesimo, la descrizione del fondo in cui sono state reperite, l indicazione di documenti particolarmente significativi ai fini della redazione della storia di vita. 2

3 Le storie scritte da ciascuno dovevano riguardare solo i soldati della provincia relativa. In questo senso, per esempio, quando durante la sua ricerca l incaricata di Cremona è risalita a documentazione interessante conservata nell archivio di Brescia ma riguardante un soldato cremonese, l ha adoperata come fonte per una delle sue storie di vita, pur non essendo tenuta a indicarla nel rapporto/censimento delle fonti della sua provincia. Per quanto riguarda i criteri adottati nella selezione dei soldati di cui scrivere una storia di vita, si è deciso di evitare di raccontare solo vicende analoghe, dove le uniche variabili fossero i dati anagrafici o i luoghi in cui i soldati avevano vissuto/combattuto. Anche alla luce degli sviluppi didattici successivi del progetto Giovani 14 (previsti tra le attività dei musei nel 2014), si è pensato di scegliere storie differenti, allo scopo di descrivere l oggetto Soldati nella Prima guerra mondiale in tutta la complessità dei profili e delle tipologie di percorsi in cui gli stessi soldati sono stati coinvolti. In questo modo si è offerto uno spaccato dell esperienza nel suo insieme, restituendo un immagine delle truppe che permette di comprenderne la composizione sociale. Non si è trattato, ovviamente, di selezionare i soggetti secondo delle proporzioni che avrebbero richiesto riferimenti quantitativi di partenza che i ricercatori non erano tenuti ad avere, ma semplicemente di lavorare sulle trenta storie con la sensibilità e l attenzione necessarie per scegliere soggetti con vicende diverse, che mettessero in evidenza analogie e differenze tra i percorsi possibili. In questo modo, si sono raccontate: storie di giovani intellettuali e di giovani studenti; storie di giovani operai e di giovani contadini poco alfabetizzati; soldati che hanno vissuto e combattuto in trincea; soldati rimasti prigionieri o gravemente feriti, ricoverati negli ospedali da campo e negli ospedali militari nelle retrovie; soldati caduti in battaglia o deceduti in ospedale per ferite di guerra o altre cause derivanti dal servizio; patrioti convinti della bontà della guerra così come disertori, volontari appassionati fino all ultimo alla causa nazionale e volontari sempre più disillusi e amareggiati dalla realtà del conflitto. Le storie documentano anche i differenti modi di ritornare alla vita civile da parte dei sopravvissuti: qualcuno tornò semplicemente al suo lavoro; altri si impegnarono in associazioni come l Associazione Alpini, animando le attività di commemorazione della Grande Guerra e contribuendo all elaborazione dei suoi miti; altri ancora si impegnarono 3

4 nella vita politica o sindacale; qualcuno, ancora, si arruolò nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, prese parte alla guerra d Etiopia o si arruolò nelle brigate partigiane dopo il Tutta la documentazione prodotta sarà usata come base per costruire delle azioni educative da rivolgersi ad un pubblico di giovani nel corso del secondo anno di attuazione ( ). In allegato tre documenti: una breve introduzione storiografica, a cura di chi scrive, utile per comprendere quali siano il senso di questa ricerca e la cornice di studi in cui si colloca; i censimenti delle fonti di tutte le province e due esempi di storie di vita prodotti da ciascun ricercatore (dove, nelle storie, mancano dati anagrafici è perché gli stessi non sono più reperibili). * Paolo Barcella (Bergamo, 1979), incaricato dell attività di coordinamento dei ricercatori per il progetto Giovani 14 dalla responsabile scientifica dott.ssa De Martini Gigliola, è docente a contratto di Storia contemporanea e Storia dell America del Nord presso l Università di Bergamo. Si è dottorato con un progetto di ricerca in co-tutela tra l Università di Genova e l Università di Losanna, studiando i percorsi degli emigrati italiani in Svizzera, attraverso le fonti orali e le scritture di gente comune. Si occupa di storia delle migrazioni italiane e delle comunità svizzere in Italia, di storia sociale dell Alta Lombardia e di movimenti e culture xenofobe in Europa. Ha pubblicato articoli in riviste e volumi collettanei, e ha realizzato i volumi: Migranti in classe. Gli italiani in Svizzera tra scuola e formazione professionale, Ombre Corte, in corso di stampa; «Venuti qui per cercare lavoro». Gli emigrati italiani nella Svizzera del secondo dopoguerra, Fondazione Pellegrini Canevascini, Bellinzona, 2012; Emigrati italiani e Missioni cattoliche in Svizzera ( ), Ecig, Genova, 2012; Donne, chiesa e lavoro in una comunità bergamasca. A proposito del filatoio di San Paolo d Argon, Bolis, Bergamo,

5 Allegati - Progetto Giovani '14 Allegato A Introduzione storiografica A cura di Paolo Barcella Gli osservatori più attenti si resero conto della portata che la Prima guerra mondiale avrebbe avuto, e del fatto che avrebbe rappresentato un punto di svolta nel quadro della storia dell umanità, quando la stessa si stava ancora combattendo. Le interpretazioni del conflitto trovavano nelle sue cause il nodo cruciale attorno al quale differenziarsi. I marxisti che mantenevano uno sguardo internazionalista vedevano nel capitalismo il vero responsabile. Lenin, per esempio, nel suo L imperialismo fase suprema del capitalismo (1916) sostenne che la guerra fosse l esito naturale della competizione tra le superpotenze europee per spartirsi le materie prime, mercati e le aree di influenza nel mondo. Rosa Luxemburg, ancora, a guerra ancora in corso sosteneva nella sua Anticritica che l imperialismo fosse l ultimo capitolo del procedere storico del capitalismo verso l espansione, dal momento che, per la sua stessa logica, non poteva darsi sistema capitalista in equilibrio, essendo il medesimo fondato sulla logica del profitto sempre crescente. Negli stessi anni, invece, in Francia e Gran Bretagna si diffondevano le tesi contrastanti degli autori riconducibili al cosiddetto paradigma democratico : in quest ottica la guerra non sarebbe da imputare a responsabilità politiche o economiche delle potenze dell Intesa, ma solamente all avidità e all aggressività degli Imperi Centrali. Negli anni Venti dominarono il dibattito le tesi dello wilsonismo, che facevano dipendere il conflitto dagli assetti internazionali e dalla diplomazia segreta che avevano diviso l Europa dalla seconda metà dell Ottocento. Occorrerà attendere Pierre Renouvin e la sua opera La crise européenne e la première guerre 5

6 mondiale per avere una diversa articolazione delle responsabilità. Secondo questo autore, infatti, l intervento militare tedesco nei Balcani aveva scopi limitati ma gli errori e le negligenze della diplomazia francese, rea di avere cercato ad ogni modo la rivincita sulla Germania dopo la guerra franco-prussiana, ne determinarono l accerchiamento e quindi la reazione militare. Renouvin rinnoverà gli studi sulla Grande Guerra anche dal lato delle fonti: oltre ai documenti delle diplomazie europee, cercherà infatti di tenere conto delle forze profonde, ossia dei cambiamenti di lungo corso nella psicologia collettiva e delle tendenze di fondo dell economia. Dopo la Seconda guerra mondiale, si sviluppò la tendenza a interpretare la Guerra concentrandosi sulle vicende interne a ogni stato e tenendo conto di quanto sarebbe successo nel trentennio ad essa successivo. Fritz Fischer in Assalto al potere mondiale: la Germania nella guerra (1961) sostenne che la strategia aggressiva manifestata dalla Germania nel corso della Prima guerra discendesse dal periodo di Otto von Bismark e che fosse la conseguenza degli assetti politici determinati dal conflitto franco-prussiano. Sentitasi accerchiata, la Germania avrebbe sperimentato una progressiva svolta conservatrice e autoritaria in politica interna, a cui sarebbero seguiti i propositi egemonici sull intero continente. Secondo Fischer, l ingresso in guerra fu un atto deliberato e la sua volontà di potenza sarebbe poi proseguita nel Nazismo, concepito come estremo sviluppo dei piani espansionistici della Germania guglielmina. I militari e la politica nella Germania moderna ( ) di Gerhard Ritter ha ribaltato il punto di vista di Fischer. Ritter ha attenuato la rilevanza delle pressioni esterne e delle gerarchie militari sui governi tedeschi, sostenendo insieme che l autoritarismo caratterizzasse tutte le nazioni europee, quindi parimenti responsabili del conflitto. Tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta anche il dibattito sul primo conflitto mondiale risentì del clima da guerra fredda. Studiosi come Geoffrey Barraclough (Guida alla storia contemporanea, 1964), Arno Mayer (Il potere dell ancien régime fino alla prima guerra mondiale, 1984) ed Eric Hobsbawm (L età degli imperi, 1987) proposero proprie letture dell evento, adoperando categorie e teorie di ispirazione marxista. Secondo Barraclough le rivalità coloniali sarebbero state il vero fattore da cui ebbe origine il conflitto. Mayer ha letto la Prima guerra mondiale come il canto del cigno delle vecchie aristocrazie europee, mentre 6

7 Hobsbawm ha posto l attenzione sul peso del settore militare e industriale di tutti i paesi coinvolti nello scontro. In questo stesso filone si collocano due lavori prodotti quando la guerra fredda era già conclusa, ossia Grossmachtsellung und Weltpolitik (1993) di Wolfang Mommsen e La verità taciuta (1999) di Niall Ferguson. Mentre il primo ha rimesso al centro del discorso le tensioni interne alla Germania tra Otto e Novecento, il secondo ha avanzato una teoria provocatoria, secondo cui la Gran Bretagna avrebbe commesso un errore esiziale nel decidere di partecipare al conflitto e, quindi, di infliggere alla Germania le pesanti sanzioni che sarebbero poi state alle origini del Nazionalsocialismo e del secondo conflitto mondiale. Un altro filone di studi ha invece continuato a lavorare sulle cause scatenanti, sul 1914 e sulle dinamiche che ne sono scaturite. James Joll (Le origini della Prima guerra mondiale, 1984), per esempio, pur assegnando un ruolo centrale alla politica di Guglielmo II, ha individuato una pluralità di fenomeni che avrebbero provocato la crisi e la conseguente radicalizzazione bellica: rivalità imperiali, competizione economica, sistema delle alleanze e diffusa cultura militarista. Gian Enrico Rusconi (Rischio 1914, 1987), anch egli attento ai meccanismi politici che avrebbero portato alla guerra, ha applicato invece ai suoi studi sulla Prima guerra mondiale alcune categorie politologiche frequentemente adottate per descrivere la guerra fredda: dilemma della sicurezza, politica coercitiva, strategia del rischio. Infine, John Keegan (La prima guerra mondiale, 1999) ha sostenuto l inevitabilità del conflitto rimettendo al centro dell analisi storiografica sulla Grande Guerra i documenti diplomatici e in particolare il Piano Schlieffen (redatto nel 1905, quel piano prendeva il nome dal capo di stato tedesco e rivela il tentativo da parte della Germania di mandare avanti un conflitto armato su due fronti, uno a est contro la Russia e uno a ovest contro Gran Bretagna e Francia). A partire dalla fine degli anni Sessanta, si è quindi sviluppato un nuovo filone interpretativo che intendeva analizzare i mutamenti introdotti dalla guerra nella psicologia di massa. Nel 1968, Alberto Monticone ed Enzo Forcella pubblicavano Plotone d esecuzione che si presentava come una sorta di traiettoria sui processi in cui erano imputati soldati accusati di disfattismo e di rivolta. Due anni più tardi Mario Isnenghi inaugurava gli studi sulla mentalità e la cultura europea come paradigma interpretativo delle vicende belliche (Il mito della Grande Guerra da Marinetti a Malaparte, 1970). Esaminando il rapporto tra intellettuali ed 7

8 esperienza bellica, nonché facendo leva su un vasto coacervo di fonti letterarie, narrative e memorialistiche, Isnenghi fa emergere il disprezzo della classe intellettuale italiana nei confronti delle vecchie istituzioni liberali. Questo fenomeno avrebbe dato impulso alla campagna propagandistica volta a coinvolgere le masse nell adesione al conflitto. Con La Grande Guerra e la memoria moderna (1975) Peter Fussell ampliava l orizzonte di queste ricerche, facendo del conflitto il paradigma e il momento costritutivo della memoria. La guerra si sarebbe affermata come la prima reale esperienza di massa della modernità. Con essa si sarebbero alimentati i miti e i rituali individualistici, il disprezzo per la vita, il ricorso alla violenza e alla contrapposizione dicotomica amico/nemico che ha favorito lo sviluppo delle ideologie nazionaliste. La tecnologizzazione, tratto fondamentale della Grande Guerra, avrebbe imposto a sua volta una sconnessione rispetto al passato che avrebbe favorito la sua rimozione e, contestualmente, l emersione di tendenze al misticismo. Per Fussell la guerra avrebbe rappresentato il vero spartiacque di un mondo in trasformazione. Al termine del conflitto sarebbero risultate stravolte le coordinate concettuali, linguistiche, mentali e normative precedenti. Pochi anni dopo Fussell, Eric Leed ha confermato alcune delle sue tesi di fondo nell opera Terra di nessuno (1979). Per Leed l esperienza dei soldati al fronte ha fatto sì che la guerra generasse una sorta di comunità socialmente separata dal resto del mondo. Il soldato non avrebbe vissuto l evento bellico, ma lo avrebbe subito, favorendo quella serie di nevrosi alle origini delle difficoltà di reinserimento nella società. Quelle disfunzioni che non sarebbero una disfunzione della modernità, ma ne costituirebbero per certi versi la cifra, il tratto caratterizzante rispetto alle stagioni precedenti. Proprio sul rapporto tra la nevrosi e la guerra si è sviluppato un ulteriore filone di ricerche che non solo ha studiato gli effetti del conflitto sui soldati, ma si è concentrata sui cambiamenti interni alle discipline che si occupavano di cura della mente. La guerra avrebbe favorito la diffusione stessa del paradigma psicoanalitico, dal momento che le nevrosi ad essa connesse avevano favorito una visione del disagio mentale come prodotto di un conflitto interno al soggetto sviluppato a partire delle sue condizioni di vita e, quindi, non più riconducibile a una base organica. Gli interessanti studi di Bruna Bianchi hanno illustrato i nessi tra diserzione e malattia mentale, la complessità del discorso che riguarda le reclusioni nelle carceri militari e i ricoveri negli 8

9 ospedali psichiatrici (La follia e la fuga. Nevrosi di guerra, diserzione e disobbedienza nell esercito italiano , 2001). Le interpretazioni di questi autori aiutano a spiegare le difficoltà di reinserimento nella società dei soldati di ritorno dal fronte. Difficoltà da cui sarebbero scaturiti gli ulteriori conflitti e le tensioni pace/guerra alle origini delle formazioni paramilitari di estrema destra sorte negli anni immediatamente successivi. Un attenuazione del carattere cesurale della Prima guerra mondiale è invece venuto dall opera di George Mosse (Le guerre mondiali dalla tragedia al mito dei caduti, 1990). Secondo questo autore, si sarebbero mantenuti elementi di continuità culturale sia prima che dopo il conflitto. La nobilitazione del sacrificio avrebbe avuto una funzione esorcizzante rispetto alle sofferenze e alla morte di massa. La memoria della guerra sarebbe così stata rimodellata in un esperienza sociale compatibile con una nuova profondità di sentimento religioso che aveva i suoi antecedenti in altre epoche: le figure simboliche della santità bellica e del martirio, sarebbero stati alimentati dal mito del volontario militare formatosi nel corso della Rivoluzione Francese. Il mito dell esperienza di guerra si evidenzia nel cameratismo, nella virilità del combattimento e nella santificazione della morte come espressione del martirio. Il milite ignoto, giovane e virile, sarebbe stato il simbolo di questa brutalizzazione dell umanità ridotta al rango di uno spersonalizzato soggetto di massa smarrito e violento. Un ulteriore direzione di studio si è sviluppata, soprattutto in Francia, da autori che hanno messo a fuoco le forme e l intensità del consenso popolare prestato alla guerra. In questa direzione risulta particolarmente utile lo studio di Stéphane Audoin-Rouzeau e Annette Becker (La violenza, la crociata, il lutto. La Grande Guerra e la storia del Novecento, 2000) secondo cui i principali veicoli dei sentimenti bellicisti sarebbero stai la santificazione della guerra, già trattata da Mosse, e un nazionalismo patriottico e razzista costruito attraverso una propagandistica demonizzazione del nemico capace di fare leva sugli impianti cognitivi, psicologici e culturali di ogni singolo individuo. Gli studi che a partire dagli anni Settanta hanno concentrato la propria analisi sulla dimensione culturale, sulla mentalità e sulle relative grandi trasformazioni, si sono intrecciati con il filone di studi che tanta importanza ha assegnato alle scritture di gente comune, ossia l ultimo filone di studi a cui si ritiene qui di dover dare conto, poiché proprio a partire da questo filone si è consolidata l abitudine al recupero, 9

10 alla conservazione e all analisi della documentazione prodotta dalla gente comune, su cui si fonda il senso del progetto Giovani 14. Fu Leo Spitzer (Lettere di prigionieri di guerra italiani ) che, nel 1921, pubblicò per la prima volta uno studio che prendeva in considerazione le lettere dei prigionieri militari italiani. Spitzer aveva lavorato per la censura postale e aveva intuito quanto i documenti che quotidianamente gli passavano tra le mani potessero avere una profonda importanza nel discorso storico. Il suo studio, proprio in ragione della formazione dell autore, non è tuttavia un opera storica in senso stretto. Qualche anno più tardi, Adolfo Omodeo pubblicava Momenti di vita di guerra (1934), volume che, invece, si presentava più come un monumento ai caduti che come una ricerca storica in senso stretto. Vi veniva infatti valorizzata la dimensione del sacrificio dei soldati italiani per un idea comune di patria che risultava essere tradita dagli sviluppi storici e politici successivi. I diari e le lettere scelte dall autore emanavano dalla penna di giovani patrioti, intellettuali, studenti. Una nuova stagione si aprì in Italia negli anni Ottanta, quando le scritture di gente comune inizieranno ad essere valorizzate e adoperate sistematicamente nell indagine di aspetti della storia culturale, ma anche storia sociale della Grande Guerra. Autori come Quinto Antonelli, Antonio Gibelli e Giovanna Procacci, insieme ad altri, favorirono il potente sviluppo di questi studi e, contestualmente, la nascita di archivi dedicati proprio alla conservazione delle scritture di gente comune (dall Archivio della Scrittura popolare di Trento all Archivio Ligure della Scrittura Popolare). Questi autori hanno mostrato come con queste fonti potessero essere messi a fuoco fenomeni differenti. Antonio Gibelli, per esempio, ne L officina della guerra (1991), ha evidenziato come trasgressione, devianza e follia siano stati tra i principali aspetti della reazione contadina alla disciplina industriale della guerra, mettendo nuovamente in luce il forte carattere tecnologico e modernizzante dell evento, con i suoi devastanti effetti sulla psicologia dei soldati. In seguito, diversi giovani ricercatori hanno deciso di prendere questa direzione producendo volumi di grande interesse. Si ricordino per esempio i lavoro di Fabio Caffarena (Lettere dalla Grande Guerra, 2005 e Dal fango al vento, 2010) e di Federico Croci (Scrivere per non morire: lettere dalla Grande Guerra del soldato bresciano Francesco Ferrari, 1992). Lo studio delle lettere, poi, ha reso attenti al correlato fenomeno della censura, a cui diversi autori hanno dedicato 10

11 attenzione (Alessandro Magnifici, La censura di trincea. Il regime postale della Grande Guerra, 2008). Un volume collettaneo particolarmente rappresentativo per chi intendesse conoscere l intreccio a cui si è accennato tra gli studi sulla guerra attenti alle scritture di gente comune e quelli sulla mentalità è quello curato da Diego Leoni e Camillo Zadra nel 1986 (La Grande Guerra. Esperienza, memoria, immagini). Allegato B I censimenti Nel presente documento sono raccolti i censimenti delle fonti per la storia dei soldati nella Prima guerra mondiale prodotti dai singoli ricercatori coinvolti nel progetto Giovani 14. Gli stessi ricercatori hanno costruito bibliografie di riferimento con tutta la documentazione edita di ambito locale che hanno potuto reperire. Le bibliografie sono di dimensioni variabili, in dipendenza del diverso grado di sviluppo degli studi sull argomento nelle province, così come della dimensione delle province stesse. I censimenti sono elencati di seguito, seguendo l ordine alfabetico delle province. Censimento delle fonti relative alla Provincia di Bergamo A cura di Paolo Barcella Biblioteca Civica Angelo Mai Il materiale archivistico inedito sulla Prima Guerra Mondiale conservato presso la Civica Biblioteca Angelo Mai di Bergamo consta di fonti potenzialmente utili al fine di redigere una ricerca sui soldati che presero parte allo scontro bellico. Archivio Commissione Onoranze ai Caduti in guerra e Battaglione Volontari classi anziane 11

12 In primo luogo, sotto la sezione Archivi e collezioni documentarie, si trovano gli archivi della Commissione Onoranze ai Caduti in guerra e quello del Battaglione Volontari classi anziane di Bergamo. È opportuno segnalare che i 12 faldoni che integrano tali archivi sono privi di segnatura e pertanto non ancora catalogati dalla biblioteca civica Angelo Mai. Alla segnatura A.R. 26 si trova soltanto il dattiloscritto dell inventario, comprensivo di introduzione storico-archivistica, redatto sotto la cura di Sandro Buzzetti nel La Commissione Onoranze ai Caduti in Guerra è un organismo istituito nel 1918 dal Comitato provinciale Bergamasco pro liberati e liberatori con il proposito di raccogliere i dati anagrafici dei caduti e le loro fotografie, in modo tale da costruire e pubblicare un album fotografico da donare successivamente alle famiglie dei caduti stessi. Le difficoltà nel reperimento del materiale (i Comuni bergamaschi che rispondono in tempi brevi all appello della Commissione per l invio dei dati e delle fotografie non sono molti) e gli alti costi tipografici inducono nel 1923 a desistere dall impresa, restituendo così le fotografie alle famiglie che le avevano inviate. Rimangono tuttavia le circolari compilate dai familiari dei caduti residenti in 268 Comuni della provincia di Bergamo, depositate allora dalla Commissione presso il Museo del Risorgimento di Bergamo. Tale materiale è disposto in fascicoli condizionati in 12 faldoni suddivisi per Comune e posti in ordine alfabetico. Le circolari contengono i dati anagrafici del caduto; l arma, il battaglione, il reggimento e la compagnia di appartenenza; il grado; la professione; il fatto d arme; il luogo o l ospedale dove il soldato ha lasciato la vita; gli eventuali premi e l eventuale partecipazione a campagne militari precedenti; altre notizie ritenute degne di rilievo. Del fondo fanno parte anche l elenco dei Comuni e la dichiarazione di ritiro delle fotografie con i relativi dati divisi per paese (i Comuni sono stati classificati in base ai circondari di Bergamo, Clusone e Treviglio); i fac-simile degli schedari inviati alle famiglie dei caduti per la compilazione dei dati; le corrispondenze che la Commissione ha mantenuto con i sindaci bergamaschi, con il prefetto e il provveditore degli studi di Bergamo tra il 4 novembre 1919 e il 23 gennaio 1923 (firmate dal presidente della Commissione Ciro Caversazzi), nonché ulteriori manoscritti e dattiloscritti. Le circolari sono per lo più ben documentate e mancano talvolta soltanto dell arma, del reggimento e del grado del caduto. I dati relativi al fatto d arma e dunque alla scomparsa non sono sempre segnalati, ma in qualche caso se ne forniscono indicazioni precise. Sebbene non in numero 12

13 consistente, è opportuno segnalare la sporadica presenza all interno delle circolari di trascrizioni manuali delle motivazioni che soggiacciono all assegnazione di medaglie al valore militare o ancora di encomi funebri in memoria dei caduti. Benché assai raramente, capita nondimeno di imbattersi in documenti manoscritti o dattiloscritti che evocano le doti militari e morali del soldato, talora redatti dalle famiglie stesse, talaltre da ufficiali dell esercito desiderosi di far conoscere ai parenti del caduto la stima e la riconoscenza conquistata in battaglia. Il Battaglione volontari classi anziane, costituitosi nel gennaio del 1918 e dunque pochi mesi dopo la bruciante sconfitta di Caporetto, nasce con l obiettivo di istruire militarmente i cittadini esenti dal servizio di leva per ragioni di età o di esonero professionale. Il fine è reimpiegare queste persone in servizi di vigilanza territoriale. Principale animatore dell iniziativa è Giuseppe Tonsi, fresco della nomina di direttore della Banca d Italia a Bergamo. L archivio documenta tutta la vita dell associazione, lasciando emergere i contraddittori rapporti con le autorità militari, le numerose defezioni, i limitati impegni operativi e come contraltare l attivismo del fondatore del Battaglione. I documenti dell archivio sono stati ritrovati in una scatola insieme con le carte della Commissione onoranze ai caduti in guerra. Ordinati in tre faldoni legati con nastri tricolori, sono stati riorganizzati in fascicoli all interno di altrettante cartelle secondo un criterio tematico e cronologico. All interno di queste tre cartelle si distinguono 5 faldoni, 2 in ognuna delle prime 2 cartelle e 1 nella terza. Archivio Storico Comunale di Bergamo Sezione Post-Unitaria L archivio storico del Comune di Bergamo, conservato presso la biblioteca civica Angelo Mai, è articolato in 3 sezioni: di antico regime, Ottocento e Post-Unitaria. Quest ultima sezione, divisa a sua volta in 28 categorie, è composta da faldoni e 357 registri contenenti documentazione dal 1871 al Gli archi temporali apposti di fianco a ognuna delle cartelle che integrano le categorie sono piuttosto ampi e non aiutano dunque lo svolgimento di una ricognizione generale delle fonti potenzialmente interessanti sulla Prima Guerra Mondiale e sulla vita dei soldati al fronte. In termini generali, il materiale è distribuito in modo 1 Si vedano la descrizione dell archivio e l inventario disponibili alla pagina web: < 13

14 estremamente disomogeneo e capita in qualche caso di imbattersi in buste che recano una dicitura incongruente rispetto ai documenti che contengono. È in ogni caso possibile tentare di tracciare un percorso che guidi alla consultazione delle fonti. Al di là della categoria Militari, di cui si dirà più diffusamente in seguito, è possibile ricostruire l operato dell Amministrazione Comunale di Bergamo e di enti a essa afferenti negli anni della guerra attraverso i documenti contenuti nelle categorie Atti Municipali, Bilanci, conti consuntivi e passività municipali, Funzionari, Beneficienza Pubblica, Sanità e Istruzione Pubblica, Arti e Commercio (che conserva la busta 301, intitolata Comitato pro-emigranti, da cui si possono trarre informazioni riguardo la non irrilevante questione delle politiche migratorie nel corso della guerra), Sicurezza pubblica 2. La categoria Militari è divisa in 30 cartelle (dalla 412 alla 452) contenenti materiale relativo alla vita dell esercito a Bergamo tra il 1980 e il La cartella Leva militare leggi, regolamento, massime (n. 412) contiene documenti relativi all arruolamento, volontario e non, dei soldati bergamaschi, nonché mandati di cattura e altri provvedimenti presi contro renitenti, refrattari e disertori. Sono interessanti i telegrammi o le analoghe comunicazioni urgenti che informano sulla morte o sullo stato di disperso dei militari impegnati al fronte. La cartella 413 consta di materiali sull arruolamento volontario e i permessi accordati ai soldati (convocazioni per visite mediche, congedi di vacanza ai militari, disposizioni sull igiene pubblica). La cartella Chiamata (provvidenze di massima) (414) include documenti del distretto militare di Bergamo e della Capitaneria di porto in relazione alla chiamata alle armi di reclute che erano state dichiarate riformate o rivedibili. La cartella Associazioni diverse (418) contiene documenti prodotti da associazioni quali il Comitato di Mobilitazione Civile di Bergamo, nato sotto l egida del Comitato Provinciale Bergamasco per i soldati mutilati in guerra. La cartella 419 fornisce informazioni su Decorazioni e onorificenze : vi si trovano documenti prodotti nel dopoguerra da amministrazioni comunali e distretti militari riguardo l assegnazione e la trasmissione di brevetti, medaglie al valore militare e croci di guerra. La cartella Commemorazioni (420) è formata da documenti burocratici per l erezione di monumenti in ricordo dei soldati caduti in guerra e della vittoria 2 Parte delle informazioni fin qui esposte sono tratte da Mario Pelliccioli (a cura di), Bergamo negli anni della prima guerra mondiale: archivi e documenti, Ex Filtia n. 4, Quaderni della Sezione archivi storici della Biblioteca Civica A. Mai di Bergamo Supplem. al n di «Bergomum. Bollettino della Civica Biblioteca», pp , a cui si rimanda per un approfondimento. 14

15 militare italiana. Anniversari, centenari, eccetera (421) è la cartella in cui si incontra materiale propagandistico relativo alle iniziative svolte in occasione dopo la conclusione del conflitto per conservarne intatta la memoria. La cartella Lapidi (422) è ricca di carte burocratiche sulle iscrizioni da porre sulle lapidi commemorative dei soldati caduti in guerra e in particolare dei tranvieri e dei dipendenti comunali. La cartella 423 ( Oggetti vari commemorazioni ) contiene, tra gli altri materiali, un opuscolo intitolato Nel ventennale della vittoria Bergamo ricordando i caduti della grande guerra ne glorifica la memoria. Ci sono anche documenti redatti dal Municipio in ordine alla consegna di cartella dedicata all assegnazione di medaglie alle famiglie dei caduti in guerra tra il 1915 e il Commemorazioni (424) è invece la cartella in cui si possono reperire informazioni concernenti le onoranze al milite ignoto, nonché le adunanze e le manifestazioni organizzate dalle neonate associazioni patriottiche, non necessariamente bergamasche. Le cartelle sull acquartieramento e le requisizioni ( ) includono carte burocratiche sull alloggio degli ufficiali e dei soldati e sull uso di locali comunali per operazioni di leva. La cartella 429, in cui si trovano documenti di varia natura, è formata dai rendiconti della contabilità delle spese sostenute dalla città di Bergamo per l acquartieramento e la fornitura dei mezzi di trasporto. La cartella Guerre e rivoluzioni (430) è tra le più ricche dell intero archivio Militari. Vi si trovano documenti sui danni di guerra subiti dai connazionali all estero durante la neutralità con tanto di istruzioni burocratiche per la rifusione di tali danni e sulla rifusione dei danni subiti dalla città (carte bancarie) e una serie di ulteriori materiali concernenti i numerosi rapporti che l Amministrazione Comunale di Bergamo intrattiene con associazioni territoriali di tipo assistenziale. Altri documenti danno un quadro della propaganda per i profughi di guerra e delle istruzioni dell Ufficio Militare e di Propaganda di Brescia redatte sotto la direzione della Società di Solferino e S. Martino (Padova) rispetto all identificazione delle salme e delle sepolture del caduti durante la guerra. Più interessanti per quanto riguarda la vita dei soldati e la loro esperienza sono materiali come gli atti d accusa che i tribunali militari comandano di affiggere alla porta dei disertori, le accuse di spionaggio formulate contro persone svizzerotedesche dimoranti a Bergamo e le numerose comunicazioni che i cappellani militari fanno recapitare al Comune orobico affinché risponda alle informazioni richieste dalle famiglie dei militari riguardo il loro destino. Ci sono poi altre 15

16 comunicazioni relative al cambiamento di condizione dei soldati, che possono passare dallo status di dispersi a quello di prigionieri, o alle dichiarazioni di irreperibilità. Sempre in questa eterogenea cartella vi sono materiali sulla presentazione alle autorità di militari sbandati, un foglio di richiamo per la conservazione delle opere d arte in tempo di guerra e due censimenti dei mutilati e degli invalidi di guerra bergamaschi. Le cartelle da 442 a 451 sono dedicate ai documenti sulla costruzione e il collaudo di ricoveri e rifugi antiaerei in varie zone della città. Infine, la cartella 452 consta di documentazione sugli ospedali militari, sull arma dei carabinieri e sulla vita e le attività del Comitato di Mobilitazione Civile: spiccano, tra i vari materiali burocratici, una lettera del Comitato al Comune in cui si espone il malcontento della popolazione a seguito dell introduzione dell imposta sulle esenzioni del servizio militare e altre carte recanti informazioni sui soldati redatte dall Ufficio per le notizie alle famiglie dei militari di terra e di mare facente capo al Comitato. Carteggi di Giovanni Barboglio Alla sezione Carteggi si trova la corrispondenza dell architetto bergamasco Giovanni Barboglio (Bergamo ) con militari e prigionieri di diversi conflitti, tra cui la Prima Guerra Mondiale. Il carteggio copre il periodo che si apre con il 1916 e si chiude con il Il materiale, consultabile alla segnatura Specola Epistolari 921 A-B, è composto da 2 buste contenenti lettere e cartoline postali. Non mancano, sebbene in numero assai ridotto, alcuni documenti fotografici. Le lettere e le cartoline dei soldati della Prima Guerra Mondiale che integrano parzialmente questa sezione presenti in quantità nettamente inferiore rispetto a quanto non concerna la guerra civile spagnola o il secondo conflitto mondiale sono per lo più indirizzate ad Elena Barboglio, il cui grado di parentela con l architetto Giovanni non risulta chiaro dalle corrispondenze (sebbene si possa a ragione ritenere che si tratti della nipote). Ne emergono comunque dati di una certa rilevanza in relazione alla vita dei soldati al fronte e in particolare al bisogno di mantenere impresso il ricordo, magari spensierato, di persone anche sconosciute, in modo tale da attribuire un senso ai propri impegni bellici, come se sentire la vicinanza di chi non fa parte della comunità separata forgiatasi al fronte serva per rinsaldare il legame con il proprio passato e i propri luoghi di 16

17 provenienza. La frattura profonda sociale e cognitiva determinata dall esperienza al fronte emerge chiaramente soprattutto nella fitta corrispondenza tra la famiglia Barboglio e il Tenente Giuseppe Mancini. Ugualmente significative in tal senso sono le lettere del Tenente dei Bersaglieri Bernardo Ettore. Archivio Mario Gioda L archivio Mario Gioda, facente parte della sezione Archivi e collezioni documentarie, è a suo modo degno di nota. Prima socialista e anarchico, poi fascista, il torinese Mario Gioda (Torino, ) è stato uomo politico e giornalista di spicco nella prima parte del XX secolo. L archivio Mario Gioda è diviso in 5 faldoni, l ultimo dei quali contiene la corrispondenza mantenuta con numerosi interlocutori. Le lettere apportano un minimo contributo nella direzione di quanto esposto nel caso dei carteggi di Barboglio: oltre a testimoniare l amicizia che lo lega a Benito Mussolini, la corrispondenza di Gioda lascia trasparire la sua vicenda personale. Arruolatosi come volontario pochi mesi dopo lo scoppio del conflitto, Gioda fu presto esonerato per motivi di salute, rimanendo però al fronte come corrispondente di guerra per il Popolo d Italia. Gioda non fa che accennare al conflitto, quasi che gli eventi bellici rimangano sullo sfondo rispetto alle sue vicissitudini familiari e umane. L archivio è stato donato alla civica Angelo Mai nel 1997 da Pier Carlo Masini, che lo aveva ereditato a sua volta dall editore e tipografo repubblicano Terenzio Grandi, al quale la vedova di Gioda aveva lasciato l archivio dopo la morte del marito. Archivio Ettore Molinari Sempre sotto la voce Archivi e collezioni documentarie si trova il fondo dedicato al chimico anarchico e socialista Ettore Molinari (Cremona, 1867 Milano, 1926). Donato nel 1997 da Pier Carlo Masini che lo aveva ricevuto direttamente dagli eredi del chimico cremonese, l Archivio Ettore Molinari conservato presso la biblioteca Angelo Mai consta di 4 faldoni, organizzati in termini archivistici dallo stesso Masini. Il secondo dei 4 faldoni contiene numerosi stampati, la maggior parte dei quali di ispirazione anarchica e femminista non privi di espliciti riferimenti alla Grande Guerra. Sempre in questo faldone (cartella 13) si trovano 17

18 ritagli di giornale dove si dà conto delle polemiche contro l intervento bellico. Il terzo faldone riguarda invece la collaboratrice di Molinari, l anarchica e pacifista Nella Giacomelli (Lodi, 1873 Desenzano, 1949). Vi si trovano documenti personali, appunti manoscritti, fotografie, lettere e carte varie. La cartella 7 presenta quaderni manoscritti da Giacomelli in cui ripercorre la cronistoria del conflitto e ne fornisce un interpretazione marcatamente anticapitalista. Museo Storico di Bergamo Il museo storico di Bergamo conserva diversi fondi archivistici contenenti lettere e cartoline di soldati nella Grande Guerra. Si tratta in particolare dei fondi (in ordine di catalogazione, cioè alfabetico fino a Giacomo Zanchi): Giuseppe Angeloni; Angelo Belotti; Mario Bianco; Luigi Caironi; Davide Cugini; Comitato Femminile Pro Lana; Aurelio De Francesco; Giuseppe Melli; Lorenzo Angelo Sala; Luigi Stefanoni; Ernesto Suardo; Marco Tiraboschi; Giacomo Zanchi; Luigi Pelandi; Luigi De Beni. I fondi contengono lettere, cartoline, stampati e manoscritti di varia natura raccolti, conservati e depositati presso il museo nel corso degli anni. Tali fondi sono per la gran parte descritti negli inventari del Museo e su alcuni degli stessi sono stati sviluppati interessanti lavori di tesi che li descrivono nei dettagli. Si veda in particolare: - Ilaria Marchesi, Scrivi di continuo ma non Ricevi nesuna notizia non so come sia. La guerra nelle cartoline e nelle lettere dell Archivio della Croce Rossa e dell Archivio Storico della Città di Bergamo ( ), Università di Pavia, Lucia Citerio, Lettere di soldati bergamaschi dalla Grande Guerra. Il fondo Marco Tiraboschi del Museo Storico della città di Bergamo, Università degli Studi di Udine, Da segnalare per il suo particolare interesse e per le sue dimensioni il fondo Marco Tiraboschi, su cui ha lavorato la Citerio. Tiraboschi, infatti, intrattenne scambi epistolari con numerosi suoi dipendenti sia nel corso della Prima guerra mondiale, sia nel corso della Guerra d Etiopia. Cinquantanove di questi scambi sono conservati presso il Museo e contengono un numero molto variabile di carte per ciascun autore. Le lettere e le cartoline relative alla Prima guerra mondiale sono complessivamente

19 A questi fondi personali occorre aggiungere il fondo Volantini di propaganda Prima guerra Mondiale, il fondo Mobilitazione civile durante la Prima guerra mondiale oltre che i fondi fotografici Fondo artiglieria e Fondo guerre del Novecento. Istituto Bergamasco per la Storia della Resistenza e dell Età Contemporanea Carte Angelo Bendotti Descrizione del faldone 3 che conserva documenti relativi alla prima guerra mondiale Busta A Fasc. 1. diario di guerra del soldato ungherese di nazionalità rumena Bindiu Massimo del 63 Regg. Fanteria prigioniero in Italia fotocopie del manoscritto e della trascrizione dattiloscritta. Carte n. 8 Fasc. 2. Estratto dal diario del prigioniero di guerra Valeriu Picioane del comune di Waoadüa. Fotocopie del manoscritto e della trascrizione dattiloscritta. Carte n. 13 Vi si narrano le sofferenze dei soldati nella guerra europea degli anni , scritte in versi e raccolte da un saldato rumeno, Georghe Nicolae del IV Regg. Honwed, del comune di Mavaras Comitato di Bibas. Racconto della partenza dei soldati dal paese e il distacco dalle famiglie, racconto del guuramento e della partenza per il fronto verso la Russia; la ritirata e il ritorno mesto nei confini insieme ai profughi; narrazione dell inverno sui Carpazi, delle sofferenze per il freddo per la neve, dei soldati morti per il gelo, e di quelli che ebbero i piedi congelati. Russi ricacciati dalla Galizia, racconto del viaggio attraverso l Ungheria per arrivare sul fronte italiano; primo attacco; narrazione del viaggio per andare dall altra parte del fronte, l arrivo delle nuove trincee come rinforzi. Racconto della prigionia, prima Brescia e poi Scandiano. Statistica minuta e particolareggiata dei prigionieri di Scandiano divisi per grado, nazionalità, reggimento di provenienza e condizioni di famiglia. Fasc. 3. Ricordare! (nuovi documenti dell infamia nemica) edito nel 1918 dalla sezione P del Comando della I armata fotocopie. Carte n. 17. Vi sono pubblicati documenti e lettere redatte o indirizzata dai/ai soldati al fronte. 19

20 Fasc. 4. G. Salvemini, Schemi di conferenze ai giovani Ufficiali Subalterni e di conversazioni coi soldati, edito nel 1918 dalla sezione P del comando della I armata. Fotocopie Carte n. 25 Fasc. 5. Soldati austro-ungheresi! S.d., s.l. fascicolo con 8 fotografie di prigionieri in Italia pp. 12. Fascicolo originale con 8 fotografie di prigionieri in Italia, per invitare i soldati nemici a consegnarsi agli italiani. Fasc. 6. elenco dei libri sulla Ia guerra mondiale contenuti nel Fondo Manara Valgimigli presso la Biblioteca comunale di Vilminore di Scalve (BG) Carte n. 3 Fasc. 7. Sac. Bortolo Bettoni, Vicario foraneo di Vilminore di Scalve, Lettera ai soldati, Vilminore, cc. 2 fotocopie Fasc. 8. Militari caduti nella guerra nazionale Albo d oro n. 4 fotocopie di 4 pp. Del volume (Roma, 1932) cc 4 (focotopie) Busta B Fasc. 1. Materiale per una ricerca sui monumenti ai caduti della prima guerra mondiale in Provincia di Bergamo. Fotocopie. Carte n. 47 Fasc. 2. M.P. Pergami, Per il rinnovamento vittoriale d Italia, Tipogr. Carrera, Villa d Almè, 1919, pp. 52 [a favore dell erigendo Monumento ai caduti brembillesi della I guerra mondiale]. Fotocopie. Carte n. 27. Fasc. 3. n. 2 p. di L Eco di Bergamo e (riproduzioni di monumenti ai caduti) Busta C Fasc. 1. Passaporto per l interno di Arrigoni Cesare, Oltrepovo 9 dicembre Fotocopia. Carte n. 1 Fasc. 2. Fotocopia da Almanacco socialista italiano, Quadro degli iscritti: 1914, 1915, 1916, 1917, 1918, 1919, Biblioteca Feltrinelli. Carte n. 1 Fasc. 3. Sulle tracce dell esercito tedesco, Londra, Daily Chronicle, Pp. 62 [58 fotografie con le relazioni ufficiali belghe e francesi sulle atrocità tedesche]. Originale Fasc. 4. Salvacondotto n. 2030, rilasciato a Bendotti Angelo il dal Comando del Presidio di Edolo. Fotocopia Carte n. 1 Fasc. 5. n. 3 fotografie (inserite nell Archivio fotografico). Foto di militari della I guerra mondiale. Corrispondenza prigionieri di guerra. Fasc. 6. Libreto de enrolamento República de Argentina di Martino Bendotti, 1921 (?). Fotocopie (delle prime pagine). Carte n. 3 20

21 Busta D Fasc. 1. Per la verità, signor generale 1915/1918. Cc opuscolo di pp. 32. Fotocopie Carte relative allo spettacolo teatrale sulla I guerra mondiale. Nota introduttiva di Bendotti sulla storia della Prima Guerra Mondiale, Teatro Tascabile di Bergamo Busta E Fasc. 1. Impianti del Gleno. Condizioni generali e tariffe per la fornitura di energia elettrica per l illuminazione. Bergamo, tip. C. Conti e C., Cc. 13 (fotocopie) Fasc. 2. Appendice alla memoria Tecnica La diga del Gleno nuove indagii nuovi rilievi e risultanze. 15 aprile Fonoteca: - Intervento di Filippo Animelli in una scuola di Genova, 54'; - Intervista a Gervasoni Carlo dell'aprile 1973, lunga 75', raccolta da Mario Pelliccioli; - Intervista a Luigi Pezzotta del luglio 1976 raccolta da Giuliana Bertacchi, lunga 93'. Presso l ISREC sono conservati numerosi altri faldoni contenenti lettere, cartoline, volantini e stampati vari prodotti nel corso della Prima guerra mondiale. Quei documenti sono tutti descritti nel dettaglio in una pubblicazione del 1992, a cui si rimanda, dal titolo: Mario Pelliccioli, a cura di, Bergamo negli anni della Prima Guerra Mondiale. Archivi e documenti, Quaderni della sezione Archivi Storici della Biblioteca Civica A. Mai di Bergamo, 4, Nello stesso testo sono descritti i documenti conservati in altri archivi della provincia orobica, dall Archivio di Stato, all Archivio della Croce Rossa, agli archivi delle Istituzioni scolastiche, agli archivi di vari enti e privati. Evitiamo quindi di riprodurre qui quel documento. Segnaliamo soltanto alcuni documenti conservati presso l Archivio dello Stato ai quali si riconosce particolare rilevanza e utilità per la ricerca qui condotta. Si tratta dei ruoli matricolari di tutti i soldati bergamaschi 21

22 della Prima Guerra Mondiale. Quei registri, seguendo l ordine progressivo del numero di matricola assegnato al soldato, contengono il suo nominativo, la classe e altri dati anagrafici (paternità e maternità, data e luogo di nascita) e fisici (statura, misura del torace, tipo e colore dei capelli, colore degli occhi, colore della pelle, condizione della dentatura e segni particolar), nonché la professione e la capacità di leggere e scrivere. Inoltre, il ruolo matricolare di ogni singolo soldato riporta informazioni relative all arruolamento e alle successive modificazioni della sua condizione all interno dell esercito, inclusi eventuali spostamenti di reggimento, congedi e diserzioni. Qualora il soldato sia caduto durante il conflitto, vengono altresì registrate le circostanze della sua scomparsa. Sono inoltre conservate le rubriche dei distretti militari di Bergamo e Treviglio. Complessivamente è possibile reperire informazioni concernenti migliaia di soldati. La sola rubrica del 1889 contiene 2228 nominativi, i fogli matricolari del 1887 contano invece cartelle per 2482 soldati. Infine, si ritiene opportuno segnalare che, sempre presso l Archivio dello Stato bergamasco, è possibile ricavare informazioni relative ai soldati nella Grande Guerra a partire dai faldoni della Procura delle Repubblica, Dementi, In queste carte si registrano i ricoverati per problemi psichiatrici e, con riferimento agli anni immediatamente successivi alla guerra, si trovano soggetti che presentavano disturbi seguiti all esperienza bellica. Censimento delle fonti relative alla Provincia di Brescia A cura di Maurizio Mondini e Mariella Annibale MUSEO DEL RISORGIMENTO I materiali pertinenti al civico Museo del Risorgimento, da considerare inediti nella loro totalità, sono depositati in tre distinti depositi. Nel deposito annesso al Museo di Santa Giulia sono conservati materiali cartacei e alcuni oggetti di ridotta dimensione (parti di uniforme e cimeli di varia natura). Presso l archivio fotografico della Direzione musei sono quindi depositate le raccolte delle fotografie, delle cartoline e dei chiudilettera. Nei depositi del Museo delle Armi in Castello sono infine conservati gli oggetti di ambito militare. 22

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