Ultimo tango. Credito e lavoro per una ripresa vera. Per tutti

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1 cent 50 DIRETTORE EDITORIALE GIOVANNI COVIELLO Spedizione in A.P. - 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona Anno 2 nr Sabat0 17 febbraio 2007 Credito e lavoro per una ripresa vera. Per tutti La crescita del 2% del Pil nel 2006 ha segnato il record degli ultimi 7 anni. L'economista Luigi Spaventa su Repubblica del 14 febbraio considera la ripresa ben lungi dall'essere "bipartisan", anzi addirittura sarebbe "apartisan, nel senso che si è manifestata a prescindere dalle vicende politiche e dal calendario legislativo". Alcune riflessioni vanno fatte per capire come consolidare il trend positivo. Intanto le maggiori entrate legate alla crescita vanno utilizzate per ridurre il disavanzo, ma quelle legate al recupero dell'evasione vanno destinate alla riduzione delle aliquote delle imposte, per frenare nuovi fenomeni evasivi e di esportazione all'estero di capitali alimentati dalle nuove normative sul controllo dei flussi dei pagamenti (per alcuni 'da Stato di polizia'). Ma va anche rivista la politica del credito. Secondo "Basilea 2" le banche devono costituire fondi a garanzia degli extra fido con l'effetto di doverli negare a chi li usa per finanziare esigenze momentanee di liquidità, personali o aziendali che siano. Mentre la possibilità che venga abolita la commissione di massimo scoperto elimina sì una fonte di guadagno delle banche giudicata eccessiva dalle associazioni (spesso astratte) degli utenti, ma obbliga le banche a non concedere più scoperti, il cui rischio è ora statisticamente 'pagato' dall'incasso delle commissioni. La ripresa poi è legata anche alla flessibilità dei contratti di lavoro il cui cardine è la legge Biagi, una norma che si vorrebbe limitare, anche in questo caso in base al giusto ma teorico principio della tutela dei lavoratori. Senza flessibilità aumenta il lavoro o cresce solo quello nero? Che si riducano almeno drasticamente gli eccessivi e improduttivi costi dei contratti di lavoro a tempo indeterminato! Insomma servono tasse giuste ma minori, credito controllato ma non negato, lavoro tutelato ma non scoraggiato, per far sì che la ripresa non sia un fenomeno passeggero. O magari drogato dalla statistica che, se qualcuno mangia un pollo e un altro nulla, stabilisce che mediamente viene mangiato mezzo pollo a testa. La nostra società editrice ha fatto un'inserzione per ricerca di personale. Hanno risposto in tanti. In troppi in una Vicenza che aveva il problema opposto. E se la crescita fosse la media fra la ricchezza enorme di pochi e la povertà crescente dei più? Giovanni Coviello 17 febbraio 2007: prima storica manifestazione di massa in città. Fra allarmismi marchiati Br e polemiche sul centrosinistra "di lotta e di governo", il corteo peserà davvero sulle scelte di Prodi? da pagina 6 Foto Luigi De Frenza Ultimo tango Provinciali, politica immobile. Hüllweck in corsa? a pagina 6 Nogara, cronaca di una chiusura annunciata Disagio mentale, vicentini insospettabili "borderline" a pagina 8 "Bitto" e la Minetti, dalle Iene al Palacia a pagina 9 in VicenzaPiù Sport

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3 3 SPECIALE 17 FEBBRAIO 2007 Analisi della temuta connessione fra brigatisti rossi e protesta anti-dal Molin: il pericolo non viene da qui Vicenza non violenza DIALESSIO MANNINO Vicenza violenta? Fughiamo ogni dubbio: no. Ha cominciato il Corriere della Sera a cercare l'allitterazione facile, con un fondo in prima pagina dell'8 febbraio scorso: suonava i tamburi d'allarme contro la "lotta armata", la "radicalizzazione violenta", il "terrorismo". Un intervento "a freddo" che in quel momento non trovava appiglio in un nessun segnale di pericolo (salvo il clamore per la partecipazione al corteo anti-base del "cattivo maestro" Oreste Scalzone, una notizia che poteva tranquillamente finire nell'insuperata rubrica "E chissenefrega" di Cuore). Poi, lunedì 12, la miccia che incendia il già arroventato clima pre-marcia: 15 brigatisti arrestati seguiti da altri 4 due giorni dopo, fiumi d'inchiostro intinto nella paura di un ritorno agli anni di piombo, il ministro Amato che alla Camera indica esplicitamente la manifestazione vicentina come un possibile focolaio di "aggressioni e tensioni". In questo crescendo di cronache e timori su incombenti Vicenza, città di duri e puri? In realtà il più incazzato dei noglobal usa pignatte Foto Luigi De Frenza ( tragedie firmate con la stella a cinque punte, Vicenza non c'entra nulla. Stiamo ai fatti. Impensabile che sulle manette scattate ai polsi di una banda di terroristi sia inscritta una premeditata strategia dall'alto: Ilda Boccassini, Guido Salvini e Armando Spataro sono magistrati integerrimi e specchiatissimi, se hanno ordinato il blitz in quel giorno LETTERE non c'è dietrologia che tenga. Sostenere il contrario significherebbe far passare per buona ogni sorta di demonizzazione obliqua e interessata sull'operato dei giudici, delegittimandoli e s a t t a m e n t e come da dieci anni a questa parte hanno fatto due fra coloro che erano nel mirino di queste nuove Br, cioè Berlusconi e Feltri. Ciò che appare discutibile, almeno leggendo le intercettazioni (e c'era qualcuno che voleva proibirle, ricordate?), è l'enfasi mediatica data a gruppi che con le Brigate Rosse originarie hanno giusto in comune il marchio, il frasario illeggibile e le aspirazioni folli. Non la (ahinoi) efficientissima struttura militare, il livello intellettuale, le connivenze diffuse e soprattutto il contesto storicopolitico incendiato da lotte epocali, come erano state il '68 prima e il '77 poi. Non c'è da minimizzare: quello che ha fatto il nucleo guidato da Nadia Lioce, cioè ammazzare il professor Biagi e prima di lui D'Antona, forse avrebbero potuto metterlo in pratica anche questi rivoluzionari fuori tempo (pur essendo finora riusciti ad annerire il portone di una sede di Forza Nuova e a tentare una rapina a un bancomat di Albignasego, peraltro scappando a gambe levate all'allarme attivato da poliziotti appostati pochi metri dietro di loro). Ma non ci sono elementi tali, e men che meno strettamente "vicentini", per isolare in un cordone di insicurezza a apprensione la marcia anti- Dal Molin. Il fatto che 3 degli arrestati, padovani, avessero preso parte alla sfilata del 2 dicembre, e che quella di sabato 17 sia ingrossata dai centri sociali Gramigna compreso, non costituisce indizio sufficiente per criminalizzare i cittadini berici che manifesteranno pacificamente. E qui veniamo al nocciolo: mentre Padova, per la sua storia, ospita un humus favorevole ad aspiranti estremisti assassini, Vicenza è aliena da questo virus. Semplice il perché: la Il comitato viale Milano: "Non vogliamo un centro sociale nell'ex Domenichelli" Egregio Direttore, Faccio riferimento all'articolo a firma di Alessio Mannino del 13 Gennaio: "Centro sociale nell'ex Domenichelli". E' vero che detta area è diventata una "cloaca" come è definita da Sergio Carta che cura gli interessi del proprietario dell'immobile, ma da lì a diventare una nuova base per i noglobal vicentini, come da lui provocatoriamente ipotizzato, non si deve non solo parlarne, ma neppure pensarlo. Vorrebbe dire vanificare i risultati, per altro ancora precari, raggiunti fino adesso nella lotta contro il degrado, la criminalità, lo spaccio di droga, la prostituzione ecc Vanificare anni di impegni, del Comitato appositamente sorto. Petizioni, incontri con i cittadini, con i media, con L'area abbandonata dell'ex Domenichelli in viale Torino l'amministrazione, con le Forze dell'ordine, le Istituzioni. No, non vogliamo e non ci sentiamo di cominciare tutto da capo. Vorrebbe dire prenderci in giro e prendere in giro tutti quelli che in questi anni ci anno dato una mano affinché la zona sia rivalutata: residenti, commercianti, professionisti, e, in particolare le forze dell'ordine e componenti l'amministrazione comunale che hanno recepito le nostre preoccupazioni e che hanno contribuito ai risultati raggiunti. Sono certo che le esternazioni rilasciate dall'architetto Carta, sono solo frutto dell'astio personale che lui ha nei confronti dell'amministrazione attuale per quanto non è ancora stato fatto, ma che non è il suo reale pensiero. Né suo né certamente degli attuali proprietari, che hanno tutto l'interesse alla rivalutazione dell'area, attivandosi in tutti i modi affinché su di essa sia realizzato quanto previsto negli ex piani piruea Ftv, e che fu il motivo da parte dell'attuale proprietà dell'acquisizione dell'immobile. Per la rivalsa su quanto doveva essere fatto e non è ancora stato fatto, ci sono altre strade da percorrere, che non quella di proporre l'area a Pavin e soci. Da non dimenticare che comunque che le attuali coperture sono in eternit e come tale soggetto a bonifica, come appurato di recente anche dall'arpav. Florio Cappon Presidente comitato viale Milano/Torino città del Palladio non è mai stata un campo di scontri ideologici e neppure di una pur minima contestazione di massa, come invece è stato per la città del Santo. Vicenza è vergine rispetto a lotte sociali e politiche, il Dal Molin è la sua prima volta. Qui un falso cigiellino dalla doppia vita sarebbe arduo da scovare, così come un operaio che frequenta un centro sociale di duri e puri. Perché di duri e puri, a Vicenza, non ce ne sono mai stati. Qui il più incazzato dei noglobal usa pentole e pignatte. Non P38. info@vicenzapiu.com Direttore Editoriale GIOVANNI COVIELLO direttore@vicenzapiu.com Direttore Responsabile ROBERTO BERTOLDI Editori PIÙ MEDIA SRL Strada Marosticana, 3 Vicenza amministrazione@piu-media.com & EDIZIONI LOCALI SRL via Nizza, 8 Verona Redazione di Vicenza Strada Marosticana, 3 Vicenza tel Fax redazione@vicenzapiu.com Redattori LUCA MATTEAZZI l.matteazzi@vicenzapiu.com ALESSIO MANNINO a.mannino@vicenzapiu.com ILARIO TONIELLO i.toniello@vicenzapiu.com Redazione sportiva TOMMASO QUAGGIO t.quaggio@vicenzapiu.com PAOLO MUTTERLE p.mutterle@piu-media.com Collaborano: GIOVANNI MAGALOTTI GIULIANO CORÀ FRANCESCO CAVALLARO REDAZIONE DI VERONA Via Nizza, 8 telefono ; Fax Pubblicità Strada Marosticana, 3 Vicenza tel Fax vendite@vicenzapiu.com Stampa Stampato dalla Pentagraph S.r.l. via Tavagnacco, Udine Autorizz.Tribunale C.P. di Verona nr. 736/03 del 29/09/2003 Supplemento della Cronaca di Trento del 3 febbraio 2007 Associato all USPI Unione Stampa Periodica Italiana Iscrizione al Registro Nazionale della stampa n.8857 del

4 4 SPECIALE 17 FEBBRAIO 2007 Decine di migliaia di persone attese a Vicenza per il No alla Ederle 2. Ma il Governo ha deciso. E il movimento rischia di perdere slancio Cosa resterà del 17 febbraio. L'incognita del dopo corteo DI LUCA MATTEAZZI Alla fine il gran giorno è arrivato. Sabato 17 migliaia di persone (trentamila, cinquantamila, settantamila?) manifesteranno per ribadire il proprio No alla nuova base americana al Dal Molin. In una città blindata, sorvegliata da almeno un migliaio di agenti e con le scuole e i musei chiusi, cittadini, comitati, sigle sindacali e associazioni provenienti da tutta Italia daranno fiato alla protesta con un doppio corteo che si snoderà attorno al centro storico. Forse, però, sotto sotto, covano anche loro il timore che una delle più grandi manifestazioni di piazza che la storia della città ricordi possa rivelarsi alla fine una marcia autocelebrativa: "Gli elementi di democrazia e partecipazione sono sempre importanti - osserva al riguardo il parlamentare dell'udeur Mauro Fabris -, ma in questo caso converrebbe concentrare l'attenzione sul tentativo di migliorare il progetto. Il Sì al Dal Molin non è un obiettivo che possa essere modificato: il No non esiste". Per il Governo, infatti, come Prodi, Parisi e Rutelli hanno Le proteste degli studenti (Foto GlobalProject) ripetuto più volte, la decisione è presa, e non si torna indietro. Tutto già stabilito, già concordato, già sottoscritto. E quindi? Negli ultimi giorni l'attenzione di tutti si è concentrata soprattutto sui problemi di ordine pubblico. Con il timore di possibili infiltrazioni di manifestanti violenti, e con l'operazione contro le nuove Br che ha alimentato preoccupazioni ed allarmismi anche per il corteo vicentino, nonostante il precedente rassicurante della manifestazione del 2 dicembre. Ma, in attesa di vedere come andrà la manifestazione, è giusto cominciare a gettare uno sguardo anche sui possibili scenari del dopo corteo: cosa succederà una volta arrotolati gli striscioni e riposte nei cassetti le pignatte della protesta? La sensazione è che la manifestazione, per quanto imponente e partecipata, possa diventare il canto del cigno del movimento No Dal Molin, l'ultima fiammata della grande mobilitazione. Per i comitati e i cittadini portare in strada una fiumana di persone sarà sicuramente una grande occasione per sfogare il malcontento e la delusione nei confronti delle scelte di un Comune e un Governo da cui si sentono traditi; per i partiti del centrosinistra e della sinistra più radicale in particolare, invece, la partecipazione alla manifestazione rappresenta un tentativo di ricucire lo strappo con una loro base elettorale delusa e arrabbiata, dimostrando almeno in strada la loro contrarietà alla base. Con qualche contraddittorietà, come evidenzia il capogruppo di An in consiglio comunale Luca Milani: "Tentano di recuperare l'irrecuperabile: se davvero sono contrari dovrebbero dimettersi". Tutti in strada, dunque. Da lunedì, però, la prospettiva di avere gli americani al Dal Molin potrebbe essere, nei fatti, un po' più accettata: in molti cominceranno a ragionare su come attenuare l'impatto del nuovo insediamento o su come ricavarne i benefici più forti, togliendo forze al No netto e radicale. "La manifestazione sarà un momento di catarsi - osserva il capogruppo dei Democratici di sinistra in consiglio comunale Luigi Poletto -, ma il quadro più realistico è fare i conti con un insediamento che con ogni probabilità si farà. E quindi, pur mantenendo un atteggiamento di netta contrarietà, alla fine bisognerà lavorare per ridurre il danno: so che la gente non vuole sentire discorsi di questo genere, ma non è giusto illudersi". Una prospettiva che l'ala più movimentista e agguerrita del fronte del No, ovviamente, non accetta."quello contro il Dal Molin è un movimento moto motivato - ribatte Olol Jackson dei Verdi (autosospeso) Però L'hanno detto, ripetuto e martellato: alla manifestazione di sabato 17 marcerà la "gente", il "popolo", le casalinghe, i cittadini comuni che si sono fatti movimento contro la militarizzazione del territorio e l'impasse dei partiti (in particolare di centrosinistra). E' stato il mantra dell'inaspettata coppia di fatto Casarini-Variati durante la trasmissione di Lucia Annunziata di domenica 11. Però Però l'organizzazione della sfilata è stata un litigio fra comari, con i comitati, i partiti e la Cgil che partono dall'inps per un corteo tutto loro, e il grosso dei partecipanti che si raduneranno davanti alla stazione Fs (movimenti locali come No Tav, centri sociali, associazioni di ogni colore). Beghe da campanile, si dirà. In realtà nascondono la frattura interna al fronte no Dal Molin, quella fra l'anima movimentista, che fa capo ai Disobbedienti di Pavin, a Cinzia Bottene e a Olol Jackson (che a sua volta rende conto al consigliere regionale dei Verdi Gianfranco Bettin), e l'anima sindacal-moderata, capeggiata dal diessino (autosospeso) Giancarlo Albera e al segretario Cgil Oscar Mancini. Certo che ci sarà il popolo degli elettori traditi e dei cittadini (anche di centrodestra) stufi di subire decisioni sulla propria pelle senza essere consultati. Però già s'intravedono quelle manovre di vertice che fatalmente ingabbiano la protesta fra i particolarismi di centri di potere autoreferenziali e le strategie di futuri candidati in pectore. I "però" sono in agguato. C'erano gli stessi timori anche in occasione del 2 dicembre, ma la mobilitazione è continuata. Anche quello del 17 sarà un momento di rafforzamento della protesta. Anche perché qui cittadini sono disposti a resistere, arrivando fino al blocco dei lavori". Miserie e contabilità 2. Solidarietà. Il 31 gennaio scorso giunge una notizia che nessuno, francamente, si sarebbe mai immaginato: nasce il "Comitato di solidarietà" per i dipendenti Ederle. Il 2 febbraio, nella elegante atmosfera da gran cafè del Garibaldi in piazza dei Signori, ecco una pattuglia di iscritti e fiancheggiatori di Forza Italia ( fra cui il consigliere comunale Granfranco Dori, quello provinciale Nereo Galvanin, il presidente della Bertoliana Mario Giulianati, il consigliere di amministrazione Aim Bruno Carta) presentare l'iniziativa con uno scopo ben preciso: raccogliere fondi a sostegno dei lavoratori della caserma americana, attivando un conto corrente ad hoc. Ora, che il posto degli italiani stipendiati dall'esercito Usa (o dalla aziende che grazie ad esso fanno business) potessero essere in pericolo, lo si sapeva, e anche noi, nel nostro piccolo, lo abbiamo documentato. Ma, con buona pace di chi, nel centrosinistra, ha fino ad oggi ventilato l'ipotesi di un dietrofront del governo, non pare proprio che dopo il sì di Prodi le notti dei dipendenti Ederle possano restare insonni. E allora viene da chiedere: che senso ha agitare ancora lo spettro del rischio occupazionale, quando ormai le cose sono fatte? Ma forse la domanda giusta da porsi è quest'altra: perché Forza Italia, e in particolare l'ala ex socialista degli azzurri, sente così intimo e urgente il bisogno di solidarizzare con gli interessi americani a Vicenza? A.M.

5 5 SPECIALE 17 FEBBRAIO 2007 Giulietto Chiesa, giornalista ed eurodeputato Pse, denuncia la "strategia di propaganda" della lobby filo-americana. E sull'indotto, lapidario: "logica da bottegai" "La nuova base? Pista d'appoggio per la guerra all'iran" DI ALESSIO MANNINO Giulietto Chiesa: "Sostengo l iniziativa del No Dal Molin, ad animarla è gente responsabile" Impegnato da anni nella denuncia di scenari da incubo atomico-ambientale e strategie di dominio dell'impero Usa e del suo Imperatore Bush ("La guerra infinita", 2002; "La guerra come menzogna", 2004), Giulietto Chiesa è un giornalista e uomo politico senza lobby da difendere o fazioni da sostenere. Già corrispondente storico de L'Unità e La Stampa dall'urss, oggi è un parlamentare europeo eletto nella lista "Occhetto-Società Civile", da cui ha poi divorziato per restare da indipendente nelle fila dell'euro-gruppo socialista. Scrive per "Aidem", trimestrale "per la democrazia della comunicazione", e ha fondato Megachip, un'associazione che attraverso Internet fa controinformazione. Sulla questione della base di Vicenza e dei rapporti fra il nostro Paese e Washington Chiesa ha le idee chiare. Anzitutto sgombriamo il campo dall'ideologia: lei è un antiamericano? No, è una sciocchezza, respingo l'accusa in toto. Che senso ha? Come si può essere contro un intero Paese? L'8 febbraio il primo quotidiano italiano italiano, il Corriere della Sera di Paolo Mieli, scriveva in prima pagina "Vicenza uguale violenza". Perché, secondo lei? E' il solito meccanismo per terrorizzare la gente, per impedire la discussione libera fra la gente. L'informazione in Italia, ormai, è degenerata a propaganda. Scriva proprio così: propaganda. Alla vigilia della marcia del 17, sulla stampa locale si è focalizzata l'attenzione su Scalzone, Casarini e i noglobal andando a ripescare il terrorismo anni '70. Quanto sono fondati i timori per violenze di piazza? (L intervista è stata rilasciata prima degli arresti delle BR, Ndr) Ecco un altro esempio di propaganda: anche la stampa locale segue l'onda, ma non c'è nulla di tutto ciò. Io sostengo l'iniziativa del No Dal Molin, perché ad animarla è gente responsabile. Se qualcuno degenererà saranno i soliti provocatori, ma a occhio nudo posso dire che quelli che strillano e gridano al lupo sono amici dei provocatori. A proposito di stampa e propaganda: quanto sono attendibili le informazioni diffuse dagli Stati Uniti sul nuovo insediamento? Possono anche esserlo, ma il punto è quanto ci costano. Cioè quanto ci costa credere alla campagna per far costruire basi che, dati alla mano, paghiamo più degli altri Paesi Nato. Quello che mi interessa è: perché la vogliono costruire? Perché vogliono allargare la guerra. Perché nel mondo c'è una crisi energetica e il gruppo dirigente americano vuole impadronirsi di tutte le fonti di energia. Far costruire la base vuol dire aiutare la guerra. In queste ultime settimane è avvenuta un'escalation di tensioni nella maggioranza di centrosinistra sui rapporti con gli Usa: prima il caso Ederle, poi il voto sull'afghanistan con la lettera degli ambasciatori Nato, infine il caso Calipari. C'è una strategia? Sì, è una strategia della lobby proamericana in servizio permanente attivo che domina la politica italiana e arriva fino ai Comuni. Questi signori non difendono gli interessi nazionali italiani, ma quelli americani. Secondo lei c'è o non c'è un cambio di politica estera fra il governo Prodi e il governo Berlusconi? C'è una pia intenzione che per ora non si è realizzata. Non vedo un cambio di linea, ma un traccheggiamento che offusca la verità. La verità è questa: non siamo obbligati da nessuno a dire di sì, rifiutare il raddoppio non significa cambiare i rapporti all'interno della Nato o uscirne. Siamo alleati a pari diritto. In caso contrario significa che siamo servi. Il movimento anti-base vicentino è stato assimilato a quelli contro la Tav e altre opere sul territorio, in cui avanza una crisi di rappresentanza dei partiti. I partiti hanno logiche che gli elettori non conoscono? C'è una grande crisi di rappresentanza di tutti i partiti, ridotti a un'oligarchia che consolida i propri interessi al di fuori di quelli del popolo. Questa classe politica, questo bipolarismo che è un'indecenza, non rappresenta più nessuno. Basta vedere che in Italia è sorto il più grande movimento pacifista del mondo, slegato dai partiti. Lei ha condannato certe posizioni che da sinistra accettano le servitù militari in una logica di baratto, di do ut des. Però gli Americani portano indotto, dollari, lavoro. Noi non possiamo ragionare con la miopia del bottegaio da quattro soldi sui temi della guerra e della sovranità. Qui bisogna pensare in termini di giustizia internazionale: non ci rendiamo conto che se non cambiamo registro in politica estera ci si riverseranno addosso milioni di persone che scappano dalla povertà e dalla miseria. Sono stato al Forum Sociale di Nairobi, e ho visto in che condizioni disumane vivono là. E' indegno ragionare in termini di quattrini badando al proprio particolare, non si guarda al di là del proprio naso. Padre Alex Zanotelli a Vicenza ha esortato il movimento contro la base a "inventarsele tutte" pur di resistere, facendo l'esempio di un pacifista che con un martello ha spaccato i comandi di due F16 americani. Lei lo criticherebbe per incitamento alla violenza? Guardi, io padre Alex l'ho visto in azione in una discarica in Africa, e ciò che posso dire è solo che gli farei un monumento, perché se c'è un vero non-violento, quello è lui. Cosa direbbe ai favorevoli alla Ederle 2, con in testa il sindaco Enrico Hullweck? Gli direi: signor sindaco, si metta a studiare lo stato del mondo. E' vero che lei rappresenta solo i cittadini di Vicenza, ma è tenuto anche a sapere come stanno le cose nel mondo che oggi pressa alle porte della sua città. Altrimenti non ha il diritto di rappresentare nemmeno i cittadini di Vicenza. E cosa direbbe invece ai politici locali e nazionali dell'unione che sostengono il No alla base e allo stesso tempo il governo Prodi che ha detto Sì, e che partecipano alla marcia? Che pena, mi fanno pena. Il loro problema è che non sanno - e non vogliono - dire la verità. Dopo il 17 cosa succede, secondo lei? Mi auguro che il governo cambi rotta, e se non cambia bisogna andare avanti con la battaglia politica con tutte le forme di resistenza garantite dalla Costituzione. Il governo deve dire no alla guerra americana, deve dire chiaramente, perché è questo che c'è in ballo col raddoppio della base, che non ci facciamo coinvolgere nell'attacco all'iran che, lo so per certo, è in preparazione. E a sorpresa sulle servitù militari dice: "Sarei favorevole a un referendum nazionale" Cattaneo, Sì Dal Molin: "Prodi non ha avuto coraggio, ma ora si muova" Per la giornata del No al Dal Molin a stelle e strisce, il portavoce della causa pro-americana Roberto Cattaneo (dipendente Ederle e capogruppo di Forza Italia in circoscrizione 4) ha il "massimo rispetto". Anzi, dice, "condivido totalmente il loro modo di esprimere il loro dissenso scendendo in piazza". Sottintendendo che qualcosa di simile stanno preparando anche loro del fronte del Sì, che dagli avversari hanno mutuato (anche se con un certo ritardo) l'uso di Internet col blog Tuttavia avete sempre contestato ai fautori del No l'approccio politico-ideologico che si è sovrapposto a quello "urbanistico". Ma cosa c'è di male a far leva sull'opposizione alle guerre americane o alla messa in discussione delle servitù militari? Sono argomenti che non c'entrano con quelli veri, che sono i nostri: salvare il posto di lavoro, l'indotto per la città e il positivo impatto economico che deriverà dal raddoppio. Invece di stare sul terreno concreto dell'impatto, ne hanno fatto una questione di politica internazionale. Non è (anche) una questione di politica internazionale, secondo lei? Guardi, mettiamola così: io sono contrario a un referendum locale, ma sarei a favore di un referendum nazionale su tutte le basi Usa in Italia. Questa è una notizia. Quindi è giusto, per lei, discutere della Ederle 2 in termini di uso militare del territorio per le guerre Usa in Medioriente? Sì, ma a livello nazionale, non locale. Cioè a quel punto si deve uscire dal Patto Atlantico, dalla Nato, rivedere tutto. Dire no a un singolo insediamento non porta automaticamente a rinnegare l'alleanza con gli Usa. Questo non significherebbe essere subalterni? Per dire no ci vuole un governo che, coinvolgendo l'opposizione, abbia il coraggio di farlo. E' legittimo dire di no, anche essendo alleati. Ma allora si fa una scelta politica. Lei crede che l'indotto sia un argomento sufficiente per il sì? Detta in altri termini: valgono più i soldi o le idee? Mah, le idee valide portano anche soldi. Ma io voglio ribadire una cosa: in 50 anni di presenza a Vicenza, degli Americani non ci siamo mai accorti. Ora invece Vero, ma la loro presenza nei 50 anni passati era giustificata dalla Guerra Fredda. Ora da cosa? Eh ma allora, ripeto, si deve fare una scelta politica di rivedere le servitù militari, come c'è scritto nel programma dell'unione. Io voglio tener ferma l'attenzione, però, sulle balle che circolano in giro, come quella sulla pista. E' troppo piccola, ad Aviano invece hanno tutto, continueranno a usare quella. Al Dal Molin ci sarà solo una base logistica. Resta possibile che i soldati vengano trasportati via aereo ad Aviano per poi decollare da lì verso i teatri di guerra. Ma mi risponda alla domanda sui soldi e le idee. Ma per il baratto idee-soldi ora è tardi, si doveva concertare prima, decidere prima la priorità. Mentre Prodi ha perso un sacco di tempo, e ora non venga a dire che non sapeva nulla, ma per favore Nonostante la manifestazione di sabato 17, crede che la vicenda sia chiusa? Massì, certo. La manifestazione serve a far fare ai capi della sinistra radicale quattro discorsetti in piazza, ma non possono certo dire no e bloccare tutto. Il vero problema, oggi, sono i tempi. Gli Americani sono disponibilissimi a contrattare, per esempio sul trasloco dal versante civile a quello militare o addirittura a un altro sito, ma bisogna muoversi. Il Sì al Dal Molin sarà un cavallo di battaglia del centrodestra alle prossime elezioni provinciali? Potrebbe anche esserlo, ma faccio presente che i no e i sì sono trasversali ai due schieramenti. In ogni caso sono convinto che poi ognuno voterà il proprio partito. Il suo, Forza Italia, le ha proposto di candidarsi? Sì, me l'hanno proposto, e molto probabilmente ci sarò. Ma non farò una battaglia sul Dal Molin. A.M.

6 6 INCHIESTA 17 FEBBRAIO 2007 A soli 100 giorni dalle elezioni, tutto fermo nella politica vicentina. Mentre si consumano le faide interne, sullo sfondo resta l'incognita della lista No Dal Molin Provinciali, Hüllweck in campo? Per il Comune si scalda Variati DI ALESSIO MANNINO A 100 giorni dalle elezioni per la Provincia, la politica a Vicenza tace. Non emette un vagito, non scalfisce il vuoto pneumatico di idee, di programmi e di candidature in cui è immobilizzata dallo scorso dicembre. A fine 2006 l'avevamo lasciata trafficare al Centro con l'accordo fra Ppe di Carollo e Udeur di Fabris, e i mal di pancia dell'udc, sempre più insofferente verso gli alleati della Casa delle Libertà. In quei giorni fra Natale e Capodanno il centrodestra era in preda agli spasmi per il duello fra An e Lega Nord (o meglio, Manuela Dal Lago), in lotta per il dominio su Aim e Fiera. Con il primo cittadino Enrico Hüllweck preso tra i due fuochi, impensierito per la tenuta della maggioranza che lo sostiene. Dall'altra parte, il centrosinistra si spaccava fra l'ala ulivista, con Margherita e gran parte dei Ds in avvicinamento ai centristi, e l'ala radicale (Verdi, Comunisti Italiani, Rifondazione, sinistra interna Ds), che subodorava l'esclusione e la conseguente fine dell'unione. Sui commerci e gli scontri del mercato politico si è poi abbattuto il ciclone Dal Molin, che ha avuto due conseguenze immediate: nel campo della CdL, il ricompattamento sotto la bandiera a stelle e strisce, che ha "congelato" per un po' la crisi; su quello dell'unione, l'archiviazione definitiva delle primarie. Che tuttavia si davano già per perse fin da gennaio, dato l'impegno pari a zero infuso dai vertici di Ds e Margherita per realizzarle. Unione, banzai! Oggi questi ultimi in particolare, ma più in generale l'intero centrosinistra, devono fare i conti col cumulo di macerie lasciato dalla questione della base: gli stessi suoi esponenti in privato non fanno mistero che alle provinciali andranno "a morire", kamikaze vittime di un governo amico che ha detto sì all'esercito Usa. Già in provincia la possibilità di vittoria per la compagine prodiana è s t o r i c a m e n t e una "mission i m p o s s i b l e ". F i g u r i a m o c i adesso, svenati come saranno dall'emorragia di voti dei delusi per il Dal Molin. Sbrollini e Doppio esorcizzano il quasi certo tonfo elettorale dichiarandosi sicuri che il malcontento interno si riverserà sull'astensione. Ma questo sembra tanto un pio augurio, una formuletta per non vedere alzare vertiginosamente il lasco che li separerà dal centrodestra. Deus ex machina Bossi Centrodestra che quanto a gatte da pelare non è da meno. Tutti guardavano con trepidazione al congresso della Lega Nord del 28 gennaio, ma l'imprevedibile Bossi ne ha combinata una delle sue: col pugno di ferro del Capo indiscusso, ha commissariato un Carroccio vicentino dilaniato dalle correnti in guerra, indebolendo (ma non esautorando) Stefano Stefani, il vero sconfitto dalle assise. E al contempo assicurando alla Lega la candidatura Il sindaco "medita" sul suo futuro. Tra le poltrone appetibili c'è quella di capo della Provincia Vicenza capitale (sui media) E a marzo il bis di Santoro Da parecchi mesi, sulla grande stampa o sugli schermi televisivi, siamo abituati a leggere di Vicenza come mai prima d'ora. Il tam tam mediatico lo inaugurò l'ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi quasi un anno fa, quando arringò la folla dei piccoli e medi imprenditori veneti contro i vertici confindustriali. Sempre il Cavaliere lo rinfocolò a ottobre, quando in piazza dei Signori mise in fila quasi tutto il centrodestra contro la manovra finanziaria del governo Prodi.. Nel frattempo era scoppiato il caso che tuttora domina le scene, scatenato dalla volontà degli Stati Uniti di raddoppiare il proprio contingente militare riunendo la 173ma brigata aviotrasportata nell'aeroporto Dal Molin. Una vicenda che ha infuocato gli animi della popolazione, e che ha richiamato l'attenzione dell'intero Paese sulla questione delle servitù militari e dei rapporti internazionali con gli Usa. Da ultimo, la scelta della Lega Nord di insediare qui il rinnovato Parlamento della Padania, un chiaro segnale di "ritorno alle origini" volto sia ad allentare il legame con Berlusconi che a recuperare quello con la base in camicia verde, sempre più sfiduciata. Una miscela di eventi e passioni che ha fatto di Vicenza un laboratorio politico nazionale che culmina oggi con la manifestazione del 17 febbraio contro la nuova base Usa, trasmessa in diretta dalla Rai. Uscita insomma dal tradizionale anonimato a cui la relegava lo stereotipo (in buona parte vero) di città di provincia votata al dio Denaro, questa prolungata sovraesposizione potrebbe essere l'occasione per far conoscere una volta per tutte Vicenza al resto della penisola. Fonti giornalistiche riferiscono che a marzo Michele Santoro, al timone del suo "Anno Zero" a breve nuovamente in onda, dedicherà per la seconda volta una puntata al capoluogo berico. Perché non sfruttare l'occasione per mostrare le magagne, i punti oscuri e le verità scomode della ricca ma sempre più insicura Vicenza? Santoro, lo sappiamo, ha le sue idee (e chi non ne ha). Ma ha anche il pregio di sbattere le realtà più crude in prima serata. E di fatti e fattacci, qui da noi, ne può scovare a iosa. Ci permettiamo di suggerirgliene qualcuno: lo scempio urbanistico, la precarietà dilagante, l'inciucismo diffuso, l'informazione semi-monopolizzata, il potere concentrato nelle mani di poche lobby, la droga e la prostituzione come prezzo del benessere, la deindustrializzazione che lascia i capannoni vuoti e il territorio devastato. Problemi vicentini, problemi italiani. A.M. Achille Variati "cavalca l'onda dal Molin" in vista dell'era post-hüllweck alla Provincia. Lo scherma collaudato prevede infatti che a candidarsi per Palazzo Nievo debba essere un leghista, mentre a correre per il Comune capoluogo sia un azzurro. Ora, lo spauracchio di andare da soli agitato dal Senatùr - dicono autorevoli dirigenti di An e Forza Italia - è la solita tattica di alzare il prezzo. E' molto probabile che, commissariata e spaccata, la Lega resterà nel recinto della CdL. Così da mantenere la carica più alta in Provincia, magari dandola all'unico papabile, ossia l'ex segretario Roberto Ciambetti, delfino della Dal Lago. La quale, piazzando un suo uomo sul posto che ha occupato per dieci anni, non avrebbe più interesse a uscire dalla Lega per fondare una lista civica. Hüllweck ci prova Il cappello leghista sul candidato provinciale non va giù ad Hüllweck, che voci di palazzo darebbero per pretendente al trono di Palazzo Nievo. Al sindaco, che dal 2008 sarà ufficialmente disoccupato, non dispiacerebbe fare il grande balzo da corso Palladio a contrà Gazzolle. Ma sa che per ottenere ciò c'è chi deve intercedere per lui presso la Lega, così starebbe bussando ripetutamente alla porta della grande tessitrice di Forza Italia nel Vicentino, l'europarlamentare Lia Sartori (alleata di Stefani). Ma come potrebbe quest'ultimo, che si toglierebbe di torno la Dal Lago o chi per lei, giustificare a Bossi la perdita della Provincia di Vicenza regalandola a Forza Italia? Variati lo stratega Tornando al campo avverso, c'è un altro aspirante "candidato eccellente" che si fa clamorosamente avanti, in questo caso per il posto di sindaco della città. E' Achille Variati, ex borgomastro e oggi punta di diamante della Margherita in Regione. Se il suo attivismo sulla base americana aveva suscitato qualche sospetto, la sua ultima, eclatante sortita al programma di Lucia Annunziata ha tolto ogni dubbio. L'ex dc, il cattolicissimo e scafatissimo Variati, ha duettato col noglobal e piazzaiolo Luca Casarini, sconfessando in diretta nientemeno che il presidente del suo partito, il vicepresidente del consiglio Rutelli. Qui tutti a gridare allo scandalo. Ma il gioco dell'autosospeso Achille è chiarissimo: cavalca la protesta locale finchè questa monta, evitando così, almeno in parte, di perdere la faccia e i voti. E in un secondo momento, quando la fiammata a poco a poco si spegnerà (salvo una virata del movimento anti- Dal Molin sull'opzione Val Susa), tornerà all'ovile, fresco e pulito dall'ondata nera di scontento verso i partiti di governo. Alle elezioni comunali manca pur sempre un anno. E un anno, in politica, è un'eternità. Lista jolly In questo scenario il jolly potrebbe essere rappresentato, neanche a farlo apposta, dal No Dal Molin. Inteso come lista-asilo per i fuoriusciti dal centrosinistra. Ma anche per tutta quella parte di base leghista ormai lontana dal Carroccio, oltre a quegli amministratori civici e a quei comitati cittadini sparsi in provincia che della sinistra e della destra hanno un'uguale repulsione. E' l'idea lanciata per primo dall'ex rifondarolo Emilio Franzina, e a cui sta lavorando la pasionaria dei leghisti duri e puri Franca Equizi. Un progetto che per le provinciali è in forse, anche per l'oggettiva difficoltà di riunire in così poco tempo realtà politiche locali e personaggi fra loro molto diversi. Senza, tra l'altro, un programma elettorale che per ora non sia ridotto al no alla base. Per le comunali 2008 le cose però potrebbero andare diversamente: in città una forza simile è molto più facile da coagulare. Non foss'altro perché l'impatto della nuova Ederle si farà sentire ancora per molto, molto tempo.

7 7 INCHIESTA 17 FEBBRAIO 2007 Con un bilancio da oltre 150 milioni di euro Palazzo Nievo si occupa di strade, scuole e vari servizi Viaggio alla scoperta di un ente che alcuni vorrebbero abolire Serve davvero? Ecco cosa fa e quanto costa la Provincia DI LUCA MATTEAZZI Il dibattito sull'utilità e sulla possibile eliminazione delle Province è vecchio almeno quanto la loro istituzione e, come un fiume carsico, ha attraversato tutta la storia d'italia, riaffiorando con particolare intensità in alcuni momenti. L'ultima volta l'anno scorso, con una campagna del Sole 24 ore che ha riproposto l'annoso dilemma: conviene mantenere in vita oltre 100 amministrazioni provinciali che ogni anno costano allo stato qualcosa come 17 miliardi di euro (praticamente una manovra finanziaria) e che richiedono un piccolo esercito di oltre 4200 politici, con gettoni, stipendi e indennità che pesano per circa 28 milioni di euro. O non sarebbe meglio dividere le competenze e il personale che oggi fanno capo alle Province tra Comuni e Regioni, e mantenere le province solo come sedi locali dello Stato? Il risparmio a livello nazionale, è stato calcolato in modo approssimativo, potrebbe essere di almeno un paio di miliardi di euro all'anno. Inutile dire che nella classe politica la proposta non ha trovato grandi consensi, e che appare improbabile che qualcuno trovi davvero il coraggio di smantellare un sistema consolidato che garantisce posti e visibilità a molti. D'altro canto, è giusto sottolineare come le province stiano assumendo ruoli e competenze sempre più vaste. Ecco le principali. Non solo strade Nella percezione comune la Provincia è spesso un ente "lontano", poco tangibile, con cui non capita quasi mai di entrare in contatto. Tutt'altra cosa, insomma, rispetto al Comune, che rappresenta invece, il punto di riferimento immediato per la vita quotidiana dei cittadini. Le cose, però, stanno diversamente. Un esempio su tutti: la viabilità e i trasporti. Dalla tangenziale sud alle varianti lungo la Pasubio, per arrivare alle maxi rotatorie realizzate in alcuni degli incroci più pericolosi della provincia (i Pilastroni simi anni Vicenza città potrà avere una scuola alberghiera oppure no. Ambiente e territorio La cronaca l'ha messo sotto gli occhi di tutti. Dopo gli interventi che hanno stoppato i cantieri della torre Girardi di Ponte Alto e del rustico della Valletta del Silenzio, è ormai evidente che la Provincia ha un impatto diretto anche sulle scelte Palazzo Nievo, sede della Provincia urbanistiche dei comuni. Senza o gli svincoli della Gasparona, solo per dirne un paio), sono partite da Palazzo Nievo le direttive per molti cantieri stradali attivi negli ultimi anni. Altro settore con grandi numeri è quello della caccia e pesca: è la Provincia a rilasciare tesserini e autorizzazioni, a svolgere gli esami di abilitazione all'attività venatoria, e più in generale a gestire la fauna e la selvaggina. Un insieme di procedure che coinvolge qualche decina di migliaia di vicentini. Non meno importante, il settore scolastico: tutta l'edilizia degli istituti superiori dipende da contare che tocca a Palazzo Nievo, con il ptcp (Piano territoriale di coordinamento), elaborare il quadro generale che dovrebbe dettare le linee di sviluppo del territorio vicentino nei prossimi anni. Sempre la cronaca dei mesi scorsi ha portato l'attenzione sul ruolo della Provincia nella gestione dei rifiuti: è in contrà Gazzolle che si rilasciano le autorizzazione alle attività produttive (scarichi, fumi, rifiuti), che si approvano i progetti per i piccoli e medi impianti di smaltimento rifiuti, e che si tiene sotto controllo la situazione dell'inquinamento quanto viene deciso in contrà nel territorio. E Gazzolle, ed è lì che vanno a bussare le tante scuole con problemi di spazio presenti sul territorio. Allo stesso modo, è la provincia ad effettuare una prima selezione degli indirizzi di studio (quella definitiva tocca alla Regione), e a decidere, ad esempio, se nei pros- sono sempre gli uomini di Palazzo Nievo ad avere il compito di tenere sotto controllo, ed eventualmente sanzionare, le cave e le attività estrattive. Cercasi occupazione disperatamente Last but non least, la Provincia ha Sotto il controllo dell'istituzione c'è anche la caccia e pesca un ruolo di primo piano nel settore del lavoro e della formazione, in cui è attiva con i centri per l'impiego, con i centri di formazione professionale, con la mediazione nelle situazioni di crisi e con numerosi progetti per il reinserimento lavorativo degli operai in mobilità. Un conto da 85 milioni di euro Ma quanto costa gestire e mantenere tutto ciò? Il bilancio 2006 di palazzo Nievo ha fatto registrare un totale di spesa di oltre 157 milioni di euro, a fronte di entrate per 156 milioni e 241 mila euro. Le spese correnti, cioè quelle necessarie per tenere in piedi e far funzionare il tutto, ammontano circa 85 milioni di euro, assorbite in particolare da due voci: il personale (450 dipendenti), che costa 17 milioni di euro e mezzo all'anno, e soprattutto le "prestazioni di servizi, che fagocitano quasi metà bilancio, oltre 44 milioni di euro. Si tratta di una voce generica, in cui rientra praticamente tutto: dalle prestazioni di servizi (il servizio trasporti o il contributo al consorzio Vicenzaè) alle consulenze, dalle spese per il riscaldamento a quelle di cancelleria, per arrivare ai fondi per la cultura e gli spettacoli. Alle spese correnti vanno poi aggiunti gli investimenti, che nel 2006 sono stati di poco più di 50 milioni di euro, concentrati soprattutto su strade ed edilizia scolastica. Dati a confronto È tanto, è poco? A titolo indicativo, ecco alcuni confronti. La Provincia di Treviso, Province a quota 110. Troppe In 140 anni di storia, le province italiane sono praticamente raddoppiate. Nel 1861, quando venne istituito il Regno d'italia, le province erano solamente 59, complice il fatto che Roma, il Veneto, il Trentino e il Friuli non facevano ancora parte della nazione. Nel giro di pochi anni il numero sale a 69, proprio grazie alle "conquiste" ottenute con la terza guerra d'indipendenza, ma è nel periodo fascista che si registra il primo boom di province: nel 1927 ne vengono create ben 17, e un'altra manciata vengono istituite negli anni Trenta, portando così il totale a 94. Da allora la situazione rimane stabile per circa mezzo secolo, mentre prosegue il dibattito sul ruolo di questi enti territoriali. Nel corso dell'assemblea costituente, ad esempio, la commissione dei 75 aveva proposto di articolare lo Stato italiano solamente in regioni e comuni, ma alla fine le province con un territorio simile a quello vicentino (estensione e popolazione sono praticamente identiche) nel 2006 ha avuto spese correnti per 91 milioni di euro (con 100 milioni di entrate), di cui 20 milioni per il personale, ma solo 27 per le "prestazioni di servizi". Dall'altro capo dello Stivale, anche la Provincia di Lecce ha una situazione demografica simile al vicentino: nel salentino però, il personale costa però 26 milioni di euro all'anno (10 in più che a Vicenza), mentre le prestazioni di servizi ammontano a 36 milioni di euro, esattamente la stessa cifra degli investimenti in opere pubbliche. A Perugia, infine, il bilancio 2004 riporta spese correnti per 126 milioni di euro: sul sito dell'ente non è specificato quanto sia destinato al personale e quanto alle prestazioni di servizi, ma i dipendenti del capoluogo umbro sono quasi un migliaio, il doppio che a Vicenza. Riassumendo, quindi, la provincia berica sembra spendere meno di altre alla voce "stipendi", e di più a quella "prestazione di servizi", ma nel complesso rispetta la media generale. Gli edifici degli istituti superiori dipendono dell'ente della Dal Lago salvarono il loro spazio. Di una possibile abolizione si tornò nuovamente a parlare con insistenza negli anni '70, quando entrarono in funzione le Regioni: ancora una volta, però, il dibattito non portò a risultati concreti. Anzi, negli ultimi anni il numero di province è tornato a salire: nel 1992 ne vennero create altre 8 (tra cui Verbano - Cusio - Ossola, Biella e Rimini), nel 2001 la Regione Sardegna ne istituisce 4 e nel 2004 il Parlamento aggiunge le ultime 3 (Monza e Brianza, Fermo, Barletta - Andria, Trani). Il totale è adesso di 110. Un po' troppo, anche perché di alcune si fa davvero fatica a capire l'utilità: la provincia Ogliastra (in Sardegna), ad esempio, ha una popolazione complessiva di appena 58 mila abitanti, e due capoluoghi (Lanusei e Tortolì) che insieme hanno meno residenti di Montecchio Maggiore. Ce n'era davvero bisogno?

8 8 ATTUALITÀ 17 FEBBRAIO 2007 Al Dipartimento di Salute Mentale sempre più numerose le persone depresse, ansiose e disturbate. La causa? Vita iperattiva e troppi stimoli I "pazzi", quelli che si credono Napoleone o che hanno visto la Madonna, non ci sono più. Perché è l'intera società in cui viviamo ad aver perso il lume della ragione. Come dire: un po' matti, potenzialmente, lo siamo tutti. È l'amara conclusione a cui giunge lo psicoterapeuta Raffaello Conti parlandoci del viavai di pazienti nei corridoi del Centro di Salute Mentale di Vicenza: "L'immaginario sociale dominante, cioè la valanga di stimoli e messaggi di cui ogni giorno veniamo bombardati, produce individui disadattati, che non sanno reggere le tensioni nel lavoro, negli affetti, nelle relazioni con il prossimo". Una diagnosi che va al di là dei numeri, pur impressionanti, di persone bisognose d'aiuto: 6628 coloro che hanno richiesto una visita di controllo psichiatrico, 564 quelli in terapia individuale e 952 di gruppo, 624 colloqui con lo psicologo (dati primo semestre 2006). Ciò Vicentini magnagati. E tutti matti DI ALESSIO MANNINO Per spiegare l'estensione a ritmi forsennati dell'asocialità delle persone colpite da disturbi dell'io, la spiegazione dello psicologo Raffaello Conti è duplice. Da una parte, ed è la teoria più in voga, ci sarebbe un "difetto di attaccamento", ovvero una mancata interiorizzazione dell'accudimento materno. In pratica, lo sgretolamento della famiglia, che ha fatto venir meno i "punti di riferimento emotivo-esistenziali", col risultato di allevare figli che pensano solo a se stessi, incapaci di affetti profondi e stabili. Un dramma che ha il suo riflesso anche a livello collettivo, dove il "tessuto urbano, cittadino, della Malattia mentale? Vedi alla voce "normalità" comunità" è labile: non ci si sente più di appartenere e di essere responsabili della propria città o del proprio Paese. Una seconda interpretazione abbraccia per l'appunto l'intera società, "che con le sue continue sollecitazioni, l'iperstimolazione verso una felicità obbligatoria che è pura follia, il messaggio che si può anzi si deve avere tutto con poca fatica", è una fabbrica di individui "deresponsabilizzati, con un senso di colpa distrutto, che non sanno più distinguere i propri limiti, il bene dal male". Cioè una società la cui idea di "normalità" è quanto di più malato ci possa essere. A.M. che fa rabbrividire, infatti, non è tanto la quantità, ma la qualità dei mali che qui vengono curati: "Oltre alla depressione e all'ansia generalizzata, che sono le patologie più frequenti - spiega Conti -, ciò che allarma di più sono i disturbi della personalità: non si riesce più a lavorare, si hanno problemi nei rapporti con l'altro sesso, l'incapacità di avere relazioni sociali". Non si tratta di malattie mentali in senso stretto, precisa, "anche se, per esempio nei giovani, la sregolatezza dei vita, l'abuso di alcol o droga, la promiscuità sessuale, o in generale la fragilità emotiva che si riscontra in tutti i soggetti, possono portare al disturbo più grave, il 'borderline', cioè il disadattamento completo pur se socialmente inseriti". Fenomeni "in costante crescita", sottolinea lo psicologo, che a volte può assumere forme eclatanti come "l'autolesionismo o il tentativo di suicidio (in particolare nelle donne)", oppure può restare nelle penombra di un'apparente vita normale, per poi scatenarsi all'improvviso. Lo stupore e l'orrore che efferati delitti da "buon vicinato" (si pensi ai coniugi assassini di Erba) provocano nelle persone cosiddette "normali", sono anche il frutto indiretto e perverso di quello che Conti chiama lo "stigma sociale" nei confronti dei centri di cura psichiatrica: "Per una radicata ignoranza che è stata superata solo parzialmente, il disagio di chi si presenta qui non è riconosciuto, si pensa ancora che qui sia un posto per 'matti'. E invece a noi si rivolgono persone con problematiche che possono avere tutti". In altre parole: le psicosi, cioè i casi gravi di malattia della mente, continuano ad essere la missione sociale dei 20 medici psichiatri e dei 4 psicologi che lavorano a Vicenza; ma attacchi di panico, nevrosi, e tutti i disturbi che portano l'esistenza quotidiana sull'orlo perenne di una crisi di nervi, sono ormai il problema numero uno. "E stiamo attenti: noi non cristallizziamo la cura nel mantenimento e nell'assistenza, riducendo il servizio alla vecchia funzione manicomiale", fa notare Conti. Nel centro di contrà Corpus Domini si approfondiscono anche le cause, tramite la psicoterapia, che a seconda del singolo paziente avverrà tramite farmaci, colloqui e controlli periodici o cure integrate che possono andare avanti anche anni. Il tutto per la modica spesa di 18 euro circa, il ticket della prima visita. La differenza fondamentale con uno psicoterapeuta privato non sono, però, solo il costo delle sedute, ma anche la possibilità che questi possa rifiutare il caso. Nel pubblico, invece, tutti coloro che fanno richiesta, a seconda della diagnosi, vengono curati. E difatti il limite del servizio di salute men- Il nostro stile di vita facilita i disturbi mentali tale sono le risorse, cioè i dottori a disposizione: a fronte di una domanda crescente di pazienti, a Vicenza ci sarebbe bisogno di potenziare il reparto psicoterapeutico. Ciò che al contrario dovrebbe depotenziarsi, secondo Conti, è la peculiarità tipica del Nord Italia e che nel vicentino trova la sua espressione somma: "L'uomo-tipo iperattivo, superlavoratore, ossessionato dall'avere di più e dal comprare di più, che insegue l'affermazione personale come unico criterio di vita, come minimo si becca l'ansia cronica, ma nel 50% dei casi può arrivare anche ad avere una personalità disturbata". Un utile promemoria per chi adora la religione del lavoro e del guadagno, patologia socialmente accettata nel ricco Nordest. Piccolo vademecum dei servizi psichiatrici Dipartimento di Salute Mentale (DSM): 3 Centri di Salute Mentale: 2 a Vicenza, in contrà Corpus Domini; 1 a Noventa; SPDC: reparto di diagnosi e cura, ospedale S.Bortolo. Ricovero psichiatrico per i malati acuti; Day Hospital: riabilitazione, ospedale S. Bortolo; Comunità Terapeutiche Protette: centri di terapia per periodi più o meno lunghi di assistenza in ambienti "protetti"; Appartamenti Protetti: alloggi di pazienti che conducono una vita autonoma all'esterno, ma assistiti; Servizi di Inserimento lavorativo (SIL): programmi mirati per il recupero dei malati mediante il lavoro, in concertazione con cooperative e aziende.

9 9 ATTUALITÀ 17 FEBBRAIO 2007 Questa volta non è "colpa" della delocalizzazione e della concorrenza a basso costo, o almeno non in maniera così diretta. No, questa volta per trovare le cause dell'ennesimo tracollo di un'azienda storica del tessile vicentino bisogna guardare altrove. La storia è quella della Nogara di Creazzo, che sta chiudendo i battenti dopo sessant'anni di esperienza nel campo dell'abbigliamento di qualità, quello dove il made in italy dovrebbe fare la differenza e l'arrembaggio dei prodotti in arrivo dai paesi emergenti dovrebbe essere meno assillante. E invece... Quella della Nogara è la vicenda di una ditta che fino a quindici mesi fa non aveva destato preoccupazioni particolari. Certo, le difficoltà non mancavano, i conti erano in rosso e una parte dei lavoratori era in cassa integrazione, ma la fabbrica sembrava nelle condizioni di continuare la propria attività. "Ci sono dei problemi di liquidità, ma la Nogara è un'azienda sana - dichiaravano i vertici aziendali nel marzo : ha problemi finanziari, non economici, e il fatturato è in crescita: per il 2006 prevediamo di arrivare a 18 milioni di euro". Dietro le dichiarazioni ottimistiche, però, la situazione era già compromessa, e si andava accumulando una montagna di oltre 15 milioni di euro di debiti che di lì a poco avrebbe scatenato la crisi. I primi sospetti, agli osservatori più smaliziati, erano Soffocata dai debiti, chiude un'altra storica azienda. I sindacati. "È una crisi che parte da lontano, è mancata l'innovazione" Crisi del tessile: alla Nogara i nodi vengono al pettine DI LUCA MATTEAZZI venuti già quando la famiglia Nogara ha ceduto l'azienda a Maurizio Ceriani, per la cifra di 10 euro più il debito del Tfr (il trattamento di fine rapporto). Una vendita a prezzi di saldo, che ha sollevato molte perplessità. Le prime uscite di Ceriani, tuttavia, sono improntate al rilancio: nel 2005 avvia un processo di ristrutturazione che dovrebbe rimettere in sesto i conti, poco dopo lancia l'acquisizione dei due marchi stranieri (Hilton e Vesimenta, molto noti in Giappone e negli Stati Uniti) con l'obiettivo di rivitalizzare l'immagine un po' datata dei prodotti di casa Nogara. "Investimenti di facciata", denuncia il segretario provinciale dei Comunisti Italiani Giorgio Langella, che ha seguito da vicino tutta la vicenda. E infatti nel dicembre 2005 il castello comincia a scricchiolare. La tredicesima non arriva e da gennaio 2006 gli stipendi non vengono pagati. È la crisi: ad aprile l'azienda viene messa in liquidazione, e subito dopo i sindacati depositano in tribunale un'istanza di fallimento, fallimento che viene dichiarato ad ottobre. Nel frattempo, il liquidatore avvia una massiccia campagna promozionale per vendere le scorte di magazzino e recuperare risorse finanziarie: sui muri e sui principali quotidiani della città compaiono inserzioni dove si annuncia, a caratteri cubitali, "È crisi, svendiamo tutto". In Alcuni ammiccanti modelli dell'azienda vicentina. "Le stesse cose dagli anni '70. Per questo è fallita" La campagna pubblicitaria "svendiamo tutto". Purtroppo non si trattava di uno scherzo molti pensano ad una trovata pubblicitaria, ma lo slogan non è altro che lo specchio fedele della realtà: la Nogara non ce la fa più e da lì a qualche mese chiuderà definitivamente i battenti. Nonostante qualche polemica ("La campagna pubblicitaria sembra sia costata 200 mila euro", osserva Langella) l'operazione ottiene almeno qualche risultato, permettendo ai lavoratori di recuperare i mesi di stipendi arretrati (da gennaio ad aprile 2006). Ma come si è arrivati a tutto questo? Su una cosa sono tutti d'accordo: il collasso della Nogara parte da lontano, e nasce da una gestione che non ha saputo tenere il passo delle richieste del mercato. "Non sono state fatte le innovazioni necessarie, e se fai sempre lo stesso prodotto alla fine rimani tagliato fuori - spiega Graziano Besaggio della Cgil tessili -. Qui poi c'erano grossi problemi finanziari. L'azienda aveva ordini, ma non aveva le risorse economiche per evaderli". Sulla stessa linea anche l'analisi di Mario Siviero e Luigi Danieli, della Cisl tessile: "La Nogara aveva un prodotto di buona qualità, ma non ha saputo rinnovarsi: è rimasto un capo spalla tradizionale, rivolto ad un pubblico di età abbastanza avanzata. Altre aziende del settore hanno saputo superare le difficoltà puntando su nuovi prodotti, su nuovi tessuti, sull'alta gamma, o sui prodotti su misura. La Nogara invece si è come fermata, continuando a fare quello che faceva negli anni '70 - '80. Ma nell'abbigliamento l'innovazione è fondamentale". Il caso Nogara, insomma, conferma ancora una volta Giorgio Langella non le manda certo a dire: per il segretario provinciale dei Comunisti Italiani, sull'esito della vicenda Nogara potrebbe aver pesato, e non poco, anche un progetto di speculazione edilizia. Lo stabilimento dell'azienda si trova infatti nel centro del paese, in un'area che una volta trasformata in residenziale o commerciale potrebbe rivelarsi una gallina dalle uova d'oro. "Prima di cedere la proprietà, la famiglia ha ceduto i terreni, visto che a quanto ci risulta da marzo 2005 non è più la Nogara a pagare l'ici - precisa Langella -. Già questo getta un'ombra sulla nuova gestione, perché come si fa a investire su un'azienda sapendo che non puoi restare nello stabilimento?". Sull'area ci sarebbe infatti il progetto di realizzare negozi e appartamenti, anche se il condizionale è d'obbligo, visto che finora non ci sono state comunicazioni ufficiali. "Il fatto è che le persone che oggi disturbano sono i lavoratori - rincara la dose Langella -. Il terreno oggi come il tessile sia la cartina di tornasole dello stato di salute dell'imprenditorialità vicentina. Quando ci sono inventiva e capacità di rinnovarsi, la cose funzionano (vedi caso Diesel), quando queste mancano e ci si siede sugli allori, la crisi è in agguato. E spesso i primi a rimetterci sono i lavoratori: i 150 dipendenti della Nogara, oltre a perdere l'occupazione, non vedono un euro dalla primavera del "Stiamo sbloccando la situazione - rassicura però il curatore fallimentare Domenico Buzzene -. A giorni dovrebbe arrivare la cassa integrazione di gennaio, ed entro i primi i marzo anche gli arretrati di febbraio". Negozi al posto della fabbrica L'ombra della speculazione vale di più della fabbrica con la sua attività. È un caso emblematico di come l'industria si trasformi in speculazione, per la ricerca di un guadagno immediato, senza nessuna prospettiva di sviluppo. È una situazione generalizzata a tutto il settore manifatturiero: invece di fare investimenti nel lungo periodo, si cercano strade più rapide, come le costruzioni o la finanza. Ma in questo modo non c'è futuro". La situazione può essere vista però in modo diverso: "Risulta anche a noi che l'area sia stata ceduta: da quanto sappiamo Ceriani si era impegnato ad andarsene entro marzo 2007, e il Comune di Creazzo starebbe già lavorando ad un progetto per quell'area - osserva Luigi Danieli, della Cisl -. Ma va detto che lo stabilimento della Nogara è enorme, essendo stato costruito quando c'erano 800 dipendenti. Oggi ce ne sono 150: qualsiasi piano di ristrutturazione avrebbe previsto la vendita della fabbrica per cercare una sede più adeguata e meno dispendiosa".

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11 SUPPLEMENTO DIRETTORE EDITORIALEGIOVANNICOVIELLO Spedizione in A.P. - 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 Filiale di Verona Anno 2 nr. 7 - Sabat0 17 febbraio 2007 Supplemento al numero 46 del settimanale VicenzaPiù Minetti, comincia il ritorno: "Possiamo ancora migliorare" a pagina III Dagli studi televisivi nazionali al PalaCia: "La partita è il quadro, il pubblico la cornice: dà più valore allo spettacolo" Bitto, la voce del volley Rudy Goldin, una speranza chiamata Olimpiadi a pagina IV Ping pong, lo sport che allena la mente a pagina V Professione steward: dietro le quinte delle partite biancorosse a pagina VII DI PAOLO MUTTERLE "Posso stupirvi con i miei effetti speciali". A parlare, una cosa per la quale è particolarmente versato, è il simpatico Bitto, il soprannome con cui è conosciuto Fabrizio Di Paolo. Forse il suo nome non vi giunge nuovo: in televisione potrebbe esservi passato davanti agli occhi decine di volte. Non il suo volto, visto che Fabrizio è uno dei molti lavoratori che nel piccolo schermo appaiono raramente; ma non per questo il suo ruolo è meno importante. Provate a fare caso nei titoli di coda, alla voce "direttore di scena" o "direttore di studio" (a seconda che la trasmissione sia all'aperto oppure in sala). Se non siete di quelli che alla fine di un programma cambiano subito canale, il suo nome lo avrete sicuramente già letto. Qualche sua trasmissione? Le Iene, Le Invasioni Barbariche, L'Infedele, il Festival del Garda, Il Mercante in Fiera, Il Bivio, Il Grande Talk, La Domenica del Villaggio, solo per citare le più famose. Ma se il televisore lo adoperate poco e siete invece degli appassionati di pallavolo, probabilmente lo avrete visto in azione nelle ultime domeniche al PalaCia. Già, perché Bitto nel "tempo libero" va nei palazzetti e negli impianti di beach volley a trascinare gli spettatori con la sua verve, fatta soprattutto di complicità, esperienza nella gestione di una platea e un pizzico di improvvisazione. Anche in questo campo le sue credenziali meritano rispetto: World League - torneo di pallavolo maschile di livello mondiale - e, udite udite, Sidney 2000, in cui lo speaker abruzzese ha scaldato il già rovente pubblico di Bondi Beach nel torneo olimpico. Nato a Pescara, cresciuto in Sicilia e trapiantato in Romagna, il nuovo amuleto della Minetti Infoplus (due vittorie su due sue apparizioni) è cresciuto professionalmente come animatore nei villaggi turistici, così come tanti altri personaggi dello spettacolo. Oggi lavora in giro per l'italia negli studi televisivi di Mediaset, La7 e di Sat Bitto, cosa pensi dei tifosi del Vicenza Volley? Bitto con la Marcuzzi: "Alessia è molto alla mano, mai un capriccio" "La mia prima impressione è stata quella di un pubblico appassionato ma composto, un po' come quello di un teatro. Ma la pallavolo non è una pièce teatrale, ha bisogno di un pubblico vivo, che partecipi attivamente allo spettacolo. E penso che molti lo abbiano capito e mi stiano dando una grossa mano nel mio lavoro!". Come si fa a coinvolgere gli spettatori più 'freddini'? "Bisogna evitare atteggiamenti retorici ed essere onesti: la sincerità paga. Occorre far capire che si è lì per la stessa causa, ovvero la vittoria della squadra, e che per questo c'è bisogno dell'apporto di tutti". Quali sono le tue 'firme' come speaker? "Uso musiche, voci, jingles e altri effetti che trovo adatti all'azione di gioco appena conclusa o che sta per svolgersi. Nell'indoor bisogna comunque stare dentro certi limiti, perché l'atteggiamento è diverso. Nel beach volley invece c'è un clima più informale, da spiaggia, appunto. A volte capitano delle situazioni di tensione, che con un intervento azzeccato dello speaker possono risolversi nell'ilarità generale, di pubblico, arbitri e giocatori". Ci puoi raccontare qualche episodio? "Campionati Europei di Beach a Roseto degli Abruzzi. Il duo italiano affrontava una squadra più forte, era una coppia svizzera o austriaca. Una partita molto combattuta, valida per il passaggio del turno. Nel terzo set l'azzurro Fosco Cicola inizia a discutere animatamente con l'arbitro, rischiando una sanzione che avrebbe compromesso il match. Il pubblico ammutolisce e nel silenzio si sentono solo le sue urla. Dopo qualche secondo di gelo faccio partire la musica del film 'Il tempo delle mele', il pubblico capisce e tutti scoppiano in una fragorosa risata, a parte Cicola che si gira e mi manda a quel paese. La tensione scompare tra gli applausi del pubblico al mio indirizzo. Alla fine l'italia ha perso, ma a vincere è stato lo spettacolo". E a Sidney? "Un'esperienza meravigliosa, professionalmente ma soprattutto a livello umano. Il mondo era lì, e lo staff australiano condivideva la gioia con tutti. Lo speaker di casa mi ha presentato come una star, cosa che in Italia difficilmente sarebbe successa, visto che tanti sono gelosi del loro spazio". Raccontaci invece della tua attività principale, cosa fa un direttore di studio? "È la persona che dirige e 'orchestra' le persone in sala, coordinando in collegamento con il regista i movimenti di protagonisti e pubblico. Bisogna sistemare gli spettatori prima della trasmissione, stando attenti a come disporli in base alle necessità televisive e alle richieste del regista. Se ci fate caso quando parla un politico noioso sullo sfondo c'è quasi sempre una bella ragazza. La tv è fatta anche di questo". Come sono i grandi personaggi dello spettacolo? "C'è chi fa la diva e crea tensione. Altri sono umili, alla mano, come Alessia Marcuzzi: mai vista fare un capriccio. Daria Bignardi è una professionista impeccabile, sempre c o n c e n t r a t i s s i m a. L'importante nel mio lavoro è conquistarsi la fiducia delle persone con cui si lavora, dai conduttori agli autori, dal regista agli spettatori". Quindi alla fin fine è un po' come fare lo speaker "Il pubblico è sempre importante in uno spettacolo. Un'incontro di pallavolo è come un bel quadro: acquista più valore se c'è intorno c'è una bella cornice".

12 II sport 17 FEBBRAIO 2007 L'analisi di Mister Fedrigo: "Abbiamo semplificato allenamenti e gioco, così i ragazzi sono più tranquilli. E hanno tirato fuori atletismo e carattere" Qualcosa è cambiato, il Vbg ci crede DI TOMMASO QUAGGIO Il Vbg sembra aver ingranato la marcia giusta, riuescendo a bissare il successo ottenuto contro Piadena. A cadere nella tana dei biancorossi il Medica 95 Desio, terza forza del campionato. Mattatore assoluto della serata è stato capitan Umberto Campiello, con un personale di 27 punti e diverse triple all'attivo che hanno mandato in visibilio il numerosissimo pubblico del PalaLaghetto, e con giocate a dir poco spettacolari. Il è stato un risultato netto e lusinghiero contro la terza in classifica, e arriva al termine di un incontro quasi mai in forse grazie anche ad una bella prestazione corale. Considerando la giovane età della formazione berica, l'incognita è sempre quella di un crollo di concentrazione che di conseguenza porti ad una cattiva gestione dell'incontro. Ed invece la compagine berica doma con decisa autorità il suo avversario. Non possiamo non ammettere ormai che le cose sono cambiate, e che la formazione biancorossa sta a poco a poco mettendo le ali. Il primo avviso di cambiamento è arrivato di certo contro il Piadena, e il tecnico del Le biancorosse dell'as non sono riuscite a bissare il successo ottenuto contro il Roby B. Valditaro. Nell'ultimo incontro infatti le vicentine hanno dovuto arrendersi al Geas Sesto. Le beriche lontane dalle mura amiche hanno lottato con grinta soprattutto nel primo parziale, tenendo testa alle padrone di casa. Ora il cartellone non promette un cammino facile, ma la speranza di riemergere e di puntare alla salvezza non è ancora tramontata. "Devo ammettere che la partita contro Sesto è stata una partita strana - racconta Valentina Corà -: credo che ad un certo punto abbiamo mollato la partita da un punto di vista mentale, anche perché prima di questo crollo l'incontro non sembrava così difficile. Una formazione coma la nostra, nelle condizioni di classifica in cui si trova, non deve mai perdere la Vicenza Basket Giovane Christian Fedrigo aveva subito sottolineato come le ragioni della vittoria fossero da ricercare in un deciso cambio d'atteggiamento: "Si chiedeva da tempo ai ragazzi quell'energia e quella voglia di vincere propria di una compagine giovane, formata da ventenni e non da atleti trentenni". Fedrigo sapeva che l'impegno contro Desio sarebbe stato complicato: "La squadra viaggia nella zona alta della graduatoria: volevo che i miei ragazzi infilassero un altro successo, solo così si poteva iniziare a costruire qualcosa con continuità. Gli avversari erano e sono ancora forti, ma se non si avessimo vinto avremmo rischiato che la vittoria della scorsa settimana restasse isolata, una casualità; e non volevo che questo accadesse, né per la mentalità e l'umore dei ragazzi, né per la classifica, se vogliamo salvarci". Il morale della squadra? "I ragazzi hanno dovuto attraversare un momento buio, di sconforto, e l'idea di aver lottato e di esserci usciti li ha molto caricati. Adesso è importante non disperdere tutto, ma mantenere la concentrazione per arrivare ad avere la meglio nei prossimi impegni e trovare una continuità che nello sport, se si vogliono ottenere risultati, è fondamentale". concentrazione ma lottare fino alla fine. Se dobbiamo uscire dal campo sconfitte non ci Ma c'è un segreto per questa doppio successo? "Anzitutto non voglio fare grandi pronostici, la squadra è giovane e l'atteggiamento deve essere quello di una formazione di vent'enni: ci deve essere energia e atletismo. Quel cambio di mentalità c'è stato, e questo lo devo ai miei due allenatori in seconda Riccardo Carli e Igor Greselin. Loro mi hanno aiutato a capire che dovevo semplificare sia l'allenamento sia il gioco espresso in campo. E così è stato: abbiamo chiesto ai ragazzi solo due obiettivi tecnici. La squadra mentre giocava non pensava a troppe cose o magari agli individualismi, c'erano solo due cose da fare e le hanno fatte. Anche in allenamento abbiamo modificato alcune cose, non battiamo più come prima su molte cose, ma solo in quei due punti che volevamo perfezionare. Non è stata farina del mio sacco e di questo bisogna darne merito ai miei collaboratori". Il 19 e il 20 febbraio si giocherà il final four under 21. I vicentini saranno chiamati in campo ad affrontare Montebelluna. Un match che impegnerà praticamente tutta la rosa del Vbg di C1, uno stimolo in più per arrivare caricati ai prossimi impegni. Domenica i biancorossi saranno impegnati a Schio, che si trova a solo Dopo la battuta d'arresto contro Sesto, le biancorosse sono attese da due impegni tosti: domenica in casa contro Marghera, poi è la volta di Carugate As Vicenza a corrente alternata: "Ma noi non molliamo" Valentina Corà pensa alle prossime gare: "Non dobbiamo mollare" devono essere rimorsi di alcuna sorta. Il morale della squadra è un po' giù ma ci stiamo allenando con grande impegno. Lo stop di Ilaria di certo ci ha penalizzato, una giocatrice come lei per noi è fondamentale". Eppure proprio la settimana scorsa era arrivato il vostro terzo successo. "Direi che era ora. La partita è andata come speravamo, abbiamo lottato tanto con il coltello tra i denti e alla fine ce l'abbiamo fatta. Di certo il contributo di Alessandra Visconti ci ha donato la giusta tranquillità con la quale scendere in campo. Il suo peso tecnico poi si è visto maggiorante in un momento davvero difficile quando Ilaria Chemello, scendendo male, ha sentito dei dolori al ginocchio che l'hanno costretta ad uscire. Alessandra ha dato una gran mano, ora speriamo che per la capitana non sia nulla di grave; mi dispiace per lei perché è dall'inizio della stagione che si infortuna e ormai inizia ad avere un po' paura di giocare". Ora la vostra concentrazione si indirizza nei prossimi impegni "Siamo già proiettate verso la gara contro Sernavimar Marghera. Anche le prossime saranno dure: PentaMedia Carugate e ancora Sea Logistic Systems Crema. Non sarà di certo una passeggiata ma non dobbiamo mollare". Il capitano Umberto Campiello ha sorpreso il pubblico del PalaLaghetto Dello stesso avviso anche la guardia biancorossa Laura Bellin. "È innegabile, nell'ultima partita abbiamo subito un calo di concentrazione, la partita era iniziata bene poi non so proprio cosa sia successo. Il nostro problema rimane la gestione del vantaggio: in campo contro Sesto notavo troppa tensione tra le giocatrici. Ammetto però che giochiamo meglio. Forse il cambio di panchina, anche se Claudio Corà rimane in veste di presidente e non di allenatore, ha portato più fluidità nel nostro gioco. L'occhio esperto di Corà ci fornisce indicazioni preziose. Contro Marghera non sarà facile, ma dobbiamo rimanere concentrate, nell'amichevole che abbiamo disputato a metà gennaio con la formazione veneziana non abbiamo giocato male". T. Q.

13 III sport 17 FEBBRAIO 2007 Manù Benelli: "Questo è il nostro potenziale attuale". Capitan Paccagnella: "Siamo in grande crescita. Adesso vietato mollare" La Minetti Infoplus Vicenza ha terminato il girone di andata al settimo posto, lo stesso della passata stagione, sia al giro di boa che alla fine della regular season. Una posizione che rispecchia il valore attuale delle ragazze di Manuela Benelli, che dalla loro hanno però l'età e le potenzialità per crescere ulteriormente. Le cinque big fanno un campionato a sé; dietro ogni partita è una battaglia e come testimonia la classifica c'è grande equilibrio. Domenica è arrivato in extremis il sorpasso di Santeramo, che ora è avanti di una lunghezza; ma le biancorosse restano nella testa del gruppo delle outsider, davanti alle cugine del Megius Padova, una formazione costruita con obiettivi ben più ambiziosi. Per quelli della squadra di patron Coviello (una salvezza tranquilla e un posto nei playoff, per poi eventualmente sperare in qualcosina in più), l'attuale piazzamento non preclude nessuna strada. Anzi. "Non sappiamo neanche noi dove possiamo arrivare - attacca Manù Benelli -, stiamo compiendo un percorso di crescita di cui conosciamo l'inizio ma non la fine; rispetto a inizio stagione l'intesa con le nuove arrivate è migliorata molto e stiamo cominciando adesso nelle ultime partite a esprimere il nostro gioco. Del resto va ricordato che la nostra palleggiatrice si è aggregata alla squadra tre giorni prima dell'inizio del campionato". Cosa possiamo dire dell'andamento fino a metà stagione? "Che rispecchia la squadra che siamo; forse potevamo avere qualche punto in più in classifica, ma in sostanza sarebbe cambiato poco o niente. La squadra è cresciuta in tutto e possiamo rammaricarci per un solo colpo a vuoto, quello con Piacenza. Forse potevamo fare di più a Padova o domenica scorsa con Altamura, ma ripeto, non cambiava la classifica. Inoltre penso che abbiamo dimostrato una discreta tenuta mentale". A livello di rosa c'è qualcosa che manca? "Guarda, io sono abituata a considerare la mia squadra quella che alleno. Una terza centrale ci farebbe comodo, ma per la qualità delle giocatrici che ho servirebbe soprattutto in allenamento per dare un po' di respiro a Pacca e a Piske". Chi consideri la "sorpresa" di questa prima fase? "La nostra forza è il gioco di squadra. Tutte sono cresciute rispetto a inizio campionato; se proprio devo fare un nome forse direi Ivana (Curcic, ndr), che quando è arrivata era la meno conosciuta. Comunque non abbiamo una giocatrice in grado di fare la differenza, ma tutte atlete di buon livello". Mercoledì arriva Pesaro per la Coppa Italia: opportunità o distrazione? "Nella pallavolo si cresce giocando contro squadre più forti, quindi direi sicuramente una buona opportunità per migliorarsi contro delle avversarie di altissimo livello. Faremo il nostro meglio, se questo vuol dire lottare in ogni set, vincere un set oppure vincere una partita Il presidente: "Ci manca qualche punto, ma siamo soddisfatti del nostro campionato". E adesso arrivano i rinforzi La Caoduro Diavoli Vicenza affronterà sabato 17 febbraio la difficile trasferta triestina contro il Polet. I biancorossi, dopo la splendida ed emozionante vittoria della scorsa settimana contro la capolista Arezzo per 6-5, si trovano con un altro impegno ostico contro i triestini con i quali sono in lotta per il secondo posto. I Diavoli grazie alla vittoria hanno portato a quattro lunghezze il vantaggio sul Polet che però ha una gara in meno e quindi la possibilità di recuperare. Proprio per questo sabato sarà big match e i vicentini non dovranno pensare di avere vita facile, anche se all'andata avevano ottenuto una netta vittoria per 7-2. Fra i biancorossi rientra Giacomo Petrone dopo i due turni di squalifica e il roster dovrebbe essere al completo. "Possiamo essere soddisfatti del nostro campionato fino a questo momento - dichiara Roberto Dori, presidente dei Diavoli nonché figura storica per il pattinaggio artistico Minetti soddisfatta al giro di boa Benelli, allenatrice del Vicenza: la squadra migliora sempre di più Caoduro Diavoli, a Trieste per rafforzare il secondo posto vicentino -. Abbiamo mantenuto le aspettative di pre-campionato e la squadra ha fatto effettivamente quello che potevamo aspettarci. Rispetto allo scorso anno ci sono state numerose modifiche, la formazione è stata ringiovanita, ma i nostri ragazzi sono molto buoni, quindi ci possono dare ancora soddisfazioni. L'unica nota stonata può essere stato qualche punto perso per strada, magari anche come reazione alla squalifica dalla Coppa Italia in novembre, fatto che ha minato un po' il morale, ma in generale sono soddisfatto. Certo qualche risultato mi sta stretto, come il pareggio contro Forlì, ma sono cose che possono succedere e l'importante è continuare con determinazione per consolidare e difendere il secondo posto in classifica, visto che ormai il primo, occupato dall'arezzo, pare definitivamente lontano". S.N. non te lo so dire". Come valuti il calendario del girone di ritorno? "Dovremo andare a Piacenza, a Forlì e ad Altamura, dove ci giocheremo punti molto importanti, mentre qui ospiteremo Santeramo e Padova. Tre delle squadre di testa le affronteremo in casa e questo è un vantaggio. Comunque abbiamo visto che il fattore campo non è così determinante". Uno sguardo in alto: può essere l'anno di Novara? "Novara è una squadra con un grande equilibrio tecnico, forte in ogni reparto, con giocatrici che si completano tra di loro proprio un bel puzzle! Negli ultimi anni sono sempre state lì lì ma non hanno mai vinto, costruendosi però un buon bagaglio di esperienza. Dalla sua ha una grande voglia di vincere, che è anche quella di un allenatore giovane come Chiappini. Non essendo partita come favorita quest'anno può farcela: a volte il gruppo scatta anche così, ci sono dei meccanismi che non sono governabili". Sulla stessa lunghezza d'onda l'analisi del capitano biancorosso Stefania Paccagnella: "Abbiamo chiuso bene l'andata contro Altamura; speriamo che sia l'inizio di una striscia positiva, da proseguire con Chieri. In questa prima parte della stagione qualche punto lo abbiamo perso per strada, anche se non avrebbe cambiato di tanto la nostra posizione. E' un campionato molto strano, diviso nettamente in due tronconi. Con le squadre di testa dovremo fare il possibile per limitare i danni; contro le squadre di fascia bassa sono tutti scontri diretti. Anche nel girone di ritorno bisognerà fare molta attenzione, perché non ci sono avversari deboli e ogni partita può nascondere delle insidie. Al di là della nostra posizione in graduatoria, che si sicuramente ci soddisfa, quello che è più importante è che siamo cresciute rispetto all'inizio dell'anno: per una squadra giovane come la nostra questo è fondamentale". P. M. BILANCIO MINETTI INFOPLUS 1a GIORNATA 26 novembre 06 Bigmat Sanpaolo Chieri - Minetti Infoplus Vicenza 1-3 (23-25, 15-25, 25-17, 11-25) Punti 3 2a GIORNATA 03 dicembre 06 Minetti Infoplus Vicenza - Sant'Orsola Asystel Novara 1-3 (25-15, 11-25, 20-25, 26-28) Punti 3 3a GIORNATA 10 dicembre 06 Megius Padova - Minetti Infoplus Vicenza 3-2 (27-25, 22-25, 23-25, 25-19, 15-11) Punti 4 4a GIORNATA 17 dicembre 06 Scavolini Pesaro - Minetti Infoplus Vicenza 3-0 (25-19; 25-17; 29-27) Punti 4 5a GIORNATA 30 dicembre 06 Minetti Infoplus Vicenza - PlayRadio Foppapedretti Bergamo 0-3 (22-25, 15-25, 20-25) Punti 4 6a GIORNATA 07 gennaio 07 Tena Santeramo - Minetti Infoplus Vicenza 1-3 (22-25, 25-18, 22-25, 20-25) Punti 7 7a GIORNATA 14 gennaio 07 Minetti Infoplus Vicenza - Rebecchi Cariparma PC 1-3 (25-20, 18-25, 17-25, 23-25) Punti 7 8a GIORNATA 21 gennaio 07 Monte Schiavo Banca Marche Jesi - Minetti Infoplus Vicenza 3-0 ( ) Punti 7 9a GIORNATA 28 gennaio 07 Minetti Infoplus Vicenza - Tecnomec Forli' 3-1 (23-25, 25-16, 27-25, 25-16) Punti 10 10a GIORNATA 04 febbraio 07 Despar Perugia - Minetti Infoplus Vicenza 3-0 (25-18, 25-16, 25-16) Punti 10 11a GIORNATA 11 febbraio 07 Minetti Infoplus Vicenza - Lines Tra.De.Co. Altamura 3-2 (20-25, 25-21, 25-17, 22-25, 15-10) Punti 12

14 IV sport 17 FEBBRAIO 2007 L'atleta della Sartorello sta per tuffarsi nell'avventura dei mondiali in Australia. Ma il vero obiettivo sono le olimpiadi del 2008 Rudy Goldin, a nuoto fino a Pechino DI TOMMASO QUAGGIO Nato a Rovigo l'8 febbraio del 1984, Rudy Goldin, il giovane atleta della nazionale tesserato con la Sartorello Nuoto Vicenza e con l'esercito italiano, sta diventando una delle speranza azzurre per le Olimpiadi di Pechino Tra un allenamento e l'altro, alternati dall'impegno come istruttore, lo abbiamo incontrato, prima che si rituffasse in piscina a macinare vasche. Rudy, fresco dei suoi ventitre anni, attende di partire per i prossimi mondiali in programma dal 25 marzo al 1 aprile in Australia nella città di Melbourne. Iniziamo dai tuoi ultimi successi "Sono tornato recentemente da Busto Arsizio dove ho partecipato ad un trofeo. È andata bene, sono riuscito a conquistare il primo posto nei 50 metri, mentre sono arrivato secondo nei 100, ovviamente sempre nella mia specialità: il delfino. A quanti anni hai iniziato a nuotare? "Bè ero davvero piccolo, credo all'età di sei anni nella società del Rovigo Nuoto, e con l'acqua c'è stato fin da subito una grande intesa. Poi a poco a poco all'età di otto anni ho iniziato a vincere le prime gare, fino ad arrivare a 13 anni con la conquista del primo titolo italiano nella mia specialità". Ricordiamo allora il palmares di questo atleta: a livello giovanile Rudy ha vinto 26 titoli, mentre a livello assoluto è stato campione italiano dei 50 e 100 metri farfalla a Gubbio nel 2002; e di nuovo campione italiano agli assoluti invernali del 2004, disputati a Treviso, nei 50 farfalla. È stato convocato una decina di volte nella Nazionale giovanile e tre volte in quella maggiore. Ha preso parte per due anni di seguito ai Campionati europei giovanili; ha disputato una tappa della Coppa del Mondo e la Coppa Latina. È stato anche primatista italiano assoluto dei 50 metri farfalla, e ha fallito di poco la qualificazione ai Giochi olimpici di Atene, lo scorso anno, nella distanza dei 100 metri farfalla. Dal settembre del 2005 vive e si allena in città, dove è entrato a far parte della squadra della Sartorello Nuoto Vicenza. Per ottenere questi successi non devono essere pochi i sacrifici. Per l'atleta vicentino ci sono buone possibilità di partecipare ai giochi olimpici Rudy Goldin: "Mi alleno anche prima di andare a dormire cercando di simulare la gara" "Mi alleno cinque ore al giorno e ne faccio tre o quattro, a secondo degli impegni, come istruttore. Diciamo che il tempo libero deve essere centellinato. Però non faccio solo questo, per carità. Ho iniziato qualche tempo fa a frequentare una scuola di designer, e ora devo sostenere l'ultimo esame. In più in vista della trasferta australiana sto frequentando un corso di inglese, dobbiamo essere preparati in tutto". Sei riuscito a trovare uno sponsor che ti aiuti? "Sì, fortunatamente la Speedo mi fornisce il materiale da gara, spesa non indifferente per un'atleta, visto che un costume da gara lo usiamo due tre volte, e poi ci sono tutti gli accessori. Sono anche tesserato con l'esercito italiano da quale ricevo uno stipendio". Ma in tutto questo lavoro hai tempo per le donne? Dicono Queste le presenze di Rudy Goldin in nazionale giovanile: 2 partecipazioni alla coppa Comen (Nizza-Istambul) 5 primi e 3 secondi; giochi della gioventù europea (Esbjerg) 1 terzo posto 4x100 stile libero; 2 partecipazioni al 3 Nazioni (Amburgo- Mestre) 1 primo, 3 secondi e 1 quarto; 2 partecipazioni agli europei giovanili (Malta- Linz) 2 quarti, 3 quinti e1 ottavo; Coppa Latina (Mar del Plata) 2 primi e un secondo. Queste le presenze in nazionale maggiore: che i nuotatori abbiamo un certo successo. È vero? "A queste domande non posso rispondere (ride), ma se proprio devo allora dico che è proprio così. Ma ho già detto troppo, cambiamo argomento". Allora torniamo ad un argomento serio: come ti concentri prima di un'importante competizione? "Prima di una gara importante faccio un sacco di gesti scaramantici, ma alla fine sono solo dei piccoli scaccia pensieri per allontanare la tensione. La concentrazione è come un automatismo che viene forgiato durante i mesi di preparazione alla gara. Quando arrivo sui blocchi di partenza sono carico. Mi alleno anche prima di andare a dormire studiando come voglio nuotare e cercando di simulare la gara. Come ti stati preparando in vista dei mondiali e delle sempre più vicine Olimpiadi di Pechino 2008? "Partirò con la squadra il 13 marzo, le gare iniziano il 25, io dovrei scendere in vasca già il 27. Il mio obiettivo è quello di migliorarmi e cercare di segnare un tempo buono. In tutta franchezza possibilità di arrivare a medaglie non ne ho. Poi per Pechino ho la consapevolezza che se non farò il tempo giusto non ci sarò, ma non voglio mancare a questo appuntamento". La squadra che partirà per i mondiali è molto competitiva, come ha dichiarato il Ct Alberto Castagnetti: la sua composizione è stata formulata attraverso i tempi limite e il confronto tra i risultati cronometrici degli Europei di Budapest e degli Assoluti di Livorno. Il gruppo ruota sui leader Magnini e Filippi e sul carisma e l'esperienza di Rosolino. Un palmarès da Gold(in) Cup Meeting internazionale di Bragard (Francia 2002) secondo nei 50 farfalla, primo nei 100 farfalla, decimo nei 100 stile libero e ottavo nei 50 dorso; Prima tappa della coppa del mondo (Parigi2003) 24 nei 50 farfalla e nono nei 100 farfalla; Terza tappa del trofeo Mare nostrum (Barcellona2003): 20 nei 100 farfalla e 12 nei 50 farfalla; Campionato Europeo (Trieste 2005) 8 nei 100 delfino e 14 nei 50 delfino. Foto Speedo.com

15 V sport 17 FEBBRAIO 2007 DI FRANCESCO CAVALLARO "Tic toc", la pallina che schizza come impazzita sul tavolo e sembra andare al ritmo di un metronomo. Veloce, sempre più veloce. I due pongisti (sì, si chiamano così i giocatori di tennis tavolo) che si battono a suon di schiacciate e controschiacciate. I secondi diventano interminabili e lo sguardo dello spettatore incantato si sposta anch'esso a ritmo, ora a destra ora a sinistra. Poi succede che un giocatore tira fuori un colpo che l'altro mai e poi mai si sarebbe aspettato. Punto. Uno a zero e si ricomincia daccapo. È affascinante vedere una partita di ping-pong fra professionisti: un tiro dritto, uno rovescio: sportivamente se le danno di santa ragione. Niente a che spartire con le partite, magari "a giro", che si facevano (ma ci risulta che si facciano ancora) negli oratori di tutta Italia. Qui siamo di fronte ad uno sport che, poco a poco, sta diventando nazionalpopolare. A Vicenza la prestigiosa "Società tennis-tavolo" esiste dal La storia è presto raccontata. Un gruppo di amici istituisce, è proprio il caso di dire "per gioco", una piccola società di ping-pong; fra i padri fondatori troviamo anche un giovanissimo Sergio Ceroni, l'attuale presidente. I ragazzi si In città la prestigiosa Società del tennis-tavolo esiste dal Ora si contano 74 tesserati, con tanti giovani e un solo straniero: la stella cinese Sha Ke La lunga marcia del ping pong La squadra vicentina che milita in A2. Da sinistra: Giacomo Moro, Antonio Simeone e Sha Ke iscrivono al campionato Csi (il Centro sportivo italiano) e si accorgono di essere tra i più bravi in circolazione. Campioni per gioco "Giocavamo contro il Santo Stefano, la Leoniana, l'altair, il Duomo, ricorda Ceroni; e il bello è che vincevamo. Nel 1962 siamo passati alla federazione, l'allora gruppo italiano di tennis tavolo. In poco tempo giocatori come Ottorino Rigon, Leone Dal Colle e Antonio Biancardi sono arrivati ai massimi vertici italiani. Gli allenamenti pagavano, riuscivamo ad avere la meglio su avversari di rango. Ci spingeva una grandissima passione verso questo sport; poco importava se non facevamo i soldi, non era questo il nostro obiettivo. Desideravamo solo giocare a tennis-tavolo. Questo ci bastava". La storia continua adesso, con risultati d'eccellenza. "Ora, a quasi cinquant'anni dalla nascita della società siamo ancora sulla breccia - commenta il presidente Ceroni -. Nella nostra società contiamo 74 tesserati; e riusciamo a coprire tutte la categorie più importanti: abbiamo giocatori in seria A, B2, C1, C2, D1 e D2. Fra le nostre fila milita solo un giocatore straniero, il cinese Sha Ke, la punta di diamante dell'intera squadra. Per il resto puntiamo solo ed esclusivamente sui giovani vicentini; crediamo molto a questa filosofia. Siamo l'unica società fra le dieci inserite nell'a1 e le 20 dell'a2 che si avvale di un solo acquisto straniero. Preferiamo far crescere le giovani promesse nel nostro vivaio: perché mai dovremmo pescare all'esterno quando a Vicenza ci sono già dei potenziali ottimi pongisti? Sono un insegnante di educazione fisica in pensione. Ma non sto fermo un attimo: giro sempre per le scuole, elementari e medie in particolare, per cercare di avvicinare i giovani al tennis tavolo. Non esiste solo il calcio, è giusto che gli alunni sappiano confrontarsi anche con altre discipline". traggono dei benefici anche a livello scolastico: ad esempio, sono più attenti e meticolosi durante le lezioni. Non può che essere così; una volta che sei preciso nel tirare una pallina, sei preciso anche nella vita di tutti i giorni". Il ping-pong come sport a 360 gradi. Ma quale futuro per questa disciplina così particolare? "Molti sono convinti che il tennis tavolo sia ancora legato alle parrocchie e basta - chiosa il presidente -, ma non sanno che nel frattempo ha fatto passi da gigante come numero di iscritti. Secondo me fra cinque anni a Vicenza raggiungeremo i livelli di presenza della pallavolo. Stiamo crescendo in ogni senso, anche sulle pagine dei quotidiani nazionali. La Gazzetta ci dedica più di qualche volta un apposito spazio: la gente comincia a leggere, si interessa e il cerchio si chiude. Nel medio periodo il ping-pong registrerà un aumento esponenziale di appassionati, ci metto la firma". Un piccolo tavolo e pochi strumenti: la semplicità ne ha decretato il successo all'estero Il tennis tavolo può essere praticato da tutti I pongisti vanno meglio anche a scuola E il tennis tavolo può rivelarsi una sorpresa. "In questo senso il ping-pong è una palestra di vita - continua Ceroni -; aiuta il giocatore a rimanere concentrato per lunghi periodi di tempo. Non solo. Accresce l'intelligenza in termini di vivacità e prontezza di riflessi. Molti professori mi hanno detto che i ragazzi che praticano il tennis tavolo ne

16 VI sport 17 FEBBRAIO 2007 Un "filtro" tra i media e le aziende è sempre più necessario. Ecco alcuni brevi consigli per non perdere terreno nel campo della comunicazione Dietro la notizia: i segreti dell'ufficio stampa Dietro ai giornali c'è un complesso lavoro di raccolta delle informazioni Anche nel mondo dello sport, il ruolo dell'ufficio stampa sta diventando sempre più importante. In un mercato sempre più esigente dal punto di vista della comunicazione, e in cui ritagliarsi uno spazio è sempre più complicato, questo "filtro" è diventato un'interfaccia ormai essenziale tra una società e il mondo esterno costituito dai media o dalle istituzioni. Il personale dell'ufficio stampa secondo le regole dovrebbe essere costituito da una o più persone in possesso di una formazione giornalistica, incaricate di gestire i rapporti con i mass media. Assumere il ruolo di responsabile di un ufficio stampa significa infatti conoscere e usare strumenti giornalistici e redazionali, quindi saper comunicare attraverso molteplici strumenti e con competenze diverse: si va dalla conoscenza del web, ormai indispensabile, alla scrittura di articoli, per arrivare alla predisposizione di veri e propri eventi, A differenza di quel che avviene generalmente nell'attività di informazione, i destinatari dell'attività di un ufficio stampa non sono i lettori ma un pubblico particolare, costituito soprattutto da giornalisti. Spetta poi a loro il compito di rielaborare le informazioni fornite dell'ufficio stampa e attivarsi per favorire la diffusione di una determinata notizia, attraverso i canali che ognuno ha a sua disposizione. Ecco, dunque, un piccolo decalogo per capire come utilizzare al meglio questo strumento. Per raggiungerei suoi scopi l'ufficio stampa utilizza due strumenti fondamentali: la conferenza stampa ed il comunicato stampa. La conferenza stampa è lo strumento migliore per sottolineare un evento di particolare importanza, o per dare risalto ad una presa di posizione a cui si tiene particolarmente. Di solito è proposta da un personaggio conosciuto, da un ente pubblico, da una impresa, da una società sportiva o da chiunque voglia comunicare notizie di interesse giornalistico, e vengono invitati i giornalisti di tutte le testate interessate all'argomento o di cui si intende parlare. Senza svelare tutto, è importante cercare di evidenziare fin dalla convocazione i possibili spunti giornalistici che potranno essere ricavati dalla conferenza, ad esempio la presentazione di novità, la presenza di personaggi di particolare rilievo, l'unicità dell'iniziativa di cui si parla. Ricordarsi che i giornalisti sono bombardati di notizie, e che per attirarne l'attenzione occorre sforzarsi di presentare le proprie proposte con una veste accattivante. A prescindere dalla conferenza, il principale strumento di lavoro per un ufficio stampa resta comunque il comunicato: un testo inviato alle redazioni perché possano darne notizia nella maniera che ritengono più opportuna. Lo stile di un comunicato è del tutto diverso da quello dell'articolo giornalistico. Di solito ha una lunghezza standard e deve contenere tutte le informazioni essenziali che si intendono diffondere. Non deve presentare commenti da parte di chi lo redige e, dunque, si esaurisce nelle informazioni proposte. Il comunicato stampa una volta scritto e corretto può essere inviato ai media interessati: giornali, radio, televisioni ed agenzie di stampa che successivamente ne valutano l'importanza e ne prevedono o meno la pubblicazione, totale o parziale. Generalmente l'invio del comunicato viene accompagnato da una telefonata all'indirizzo della redazione della testata o dell'agenzia al fine di verificarne l'avvenuta ricezione e di stimolarne la pubblicazione in tempo utile: in gergo questo procedimento viene chiamato "recall". A questi procedimenti standard si affiancano orami gli strumenti che fanno da cornice al ruolo dell'ufficio stampa: il web e le nuove tecnologie a disposizione dei nostri telefonini. Per quanto riguarda il web è indispensabile possedere un sito internet nel quale inserire le ultime notizie e i comunicati scritti, così renderli disponibili anche posteriormente all'invio. L'era del cellulare ha portato con sé anche la possibilità di comunicare con i cosiddetti "sms": un ottimo strumento per sintetizzare a chi per esempio non ha partecipato ad una conferenza le notizie più interessati presentate e discusse. C'è da scommettere però che il ruolo dell'ufficio stampa sia destinato a modificarsi con il cambiamento degli strumenti dell'informazione. T.Q.

17 VII sport 17 FEBBRAIO 2007 Lontano dai riflettori, sono 50 le giacchette arancioni al lavoro quando il Vicenza gioca in casa "C'è qualche rischio, ma chiudere gli stadi non è una soluzione" Noi degli ultrà, confessione di uno steward DI FRANCESCO CAVALLARO Vita da steward al "Menti". 30 euro ogni due sabati (ma c'è anche chi ne prende solo 15) per quattro ore di lavoro; e talvolta anche parole (se va bene) dallo spettatore di turno. Macché partite gratis del Vicenza, il mestiere delle giacchette arancioni non è così facile come può sembrare a noi profani. Quando i biancorossi giocano in casa si mobilita un gruppo di una cinquantina di persone, gli steward appunto, che garantiscono un facile e per quanto possibile comodo accesso all'impianto. Molti sono giovanissimi sui 25 anni, ma fra loro ci sono anche ragazze, studenti universitari; chiaro che per chi non ha un impiego fisso fanno comodo 60 euro al mese. I loro compiti? I più vari. Sono tenuti a presentarsi allo stadio almeno due ore e mezza prima dell'inizio della partita; quindi si svolge un breve briefing con il capo coordinatore che, contestualmente, assegna ad ognuno una diversa postazione da controllare. Gli steward prendono posto nei vari settori e, dopo l'ok dall'alto, aprono i cancelli. In questa fase vigilano sull'entrata dei tifosi allo stadio e, insieme alle maschere, richiedono allo spettatore il biglietto d'ingresso. Una volta iniziata la gara, alcuni steward si appostano all'interno dello stadio (sono quelli che guadagnano 15 euro, così Le loro richieste? Più soldi ma anche più formazione per gestire situazioni pericolose Con le nuove norme "le maschere" hanno le mani legate: devono applicarle senza eccezioni poco perché intanto possono anche godersi la partita): con una nota di colore da raccontare: in occasione della partita con la Juventus si sono mostrati più che mai inflessibili. "Di qui non si passa, ordini dall'alto". E i giornalisti che si perdevano fra la tribuna stampa "uno" e la "due". Tant'è. Gli altri rimangono ai canceli per controllare che non entrino estranei. A fine partita aspettano che i tifosi escano dallo stadio; quando questo si è completamente svuotato anche loro possono tornare a casa. E arrivederci al prossimo sabato. Marco, 25 anni, studente di ingegneria informatica, è steward al "Menti" da tre anni. Racconta così la sua esperienza: "All'inizio il lavoro era tranquillo; poi, con l'introduzione delle rigide norme previste dal decreto Pisanu, è diventato sempre più faticoso. Solitamente mi posiziono all'entrata della curva nord, quella degli ospiti. Sì, in effetti qualche rischio c'è. Ad esempio, quando il Napoli è venuto in trasferta a Vicenza circa 200 sostenitori partenopei, senza biglietto, hanno sfondato il cordone formato dalla polizia. Da parte nostra non siamo autorizzati a reagire; in caso di necessità possiamo avvertire via radio le forze dell'ordine. Per me l'operazione è ancora più semplice, dato che mi trovo in una postazione a venti metri da quella della polizia: un cenno e gli agenti sono subito sul posto.". Marco e le ultime misure adottate dal governo per fronteggiare la violenza negli stadi. "Si tratta di provvedimenti quanto meno ipocriti; lo stesso governo che appena qualche mese fa ha concesso deroghe a destra e a manca ora usa il pugno di ferro. Mi sembra davvero un controsenso. Credo che se fosse applicato in toto il decreto Pisanu si risolverebbero molte situazioni; non sarà mica una soluzione chiudere le porte?". Un suo coetaneo, anche lui steward al "Menti", preferisce rimanere anonimo. A lui questo mestiere piace tantissimo, ma ha da ridire sui compensi. "Ci danno poco, non so se l'anno prossimo continuerò, commenta il giovane; ho iniziato due anni fa, sono stato invitato da un amico che faceva già lo steward. Il lavoro è anche simpatico, spero solo che ci aumentino lo stipendio. La mia postazione fissa è in curva sud. Lì non ho mai avuto nessun tipo di problema, gli ultras biancorossi sono gente tranquilla. A volte mi capita di questionare con qualche papà con bimbo al seguito; insistono perché li faccia entrare gratis, dicono che è per i loro figli. Ma senza tagliando non può entrare nessuno, non sono previste deroghe di sorta. Ogni tanto frequentiamo dei corsi di formazione; purtroppo però molte volte siamo abbandonati a noi stessi. E non è che possiamo fare di testa nostra, abbiamo le mani legate. Mi auguro che in futuro ci sia un adeguato accompagnamento professionale; perché è spiacevole trovarsi di fornte a certe situazioni e non saper cosa fare". A bordo campo gli uomini in arancione sono pagati pochissimo: 15 euro per un lavoro rischioso L'ingresso dei Menti. "Noi dobbiamo vigilare ma se qualcuno entra con la forza non possiamo reagire"

18 APPUNTAMENTI Pallanuoto femminile. Al via il campionato della Geoplast Prima giornata di campionato per le ragazze della Geoplast che saranno impegnate a Firenze contro l'etruria. Si parte subito con una gara che potrebbe essere decisiva per decidere le candidate alla lotta per la salvezza, in un campionato difficilissimo dove ci sono almeno 4 pretendenti alla promozione - Trieste, Livorno, Prato e Mestrina - con il Bentegodi che dall'alto del suo recente campionato in A2 potrebbe dire la sua. Volley. Prima giornata di ritorno per la Minetti Infoplus Domenica 18, alle al PalaCia le biancorosse saranno impegnate nella prima giornata di ritorno contro il BigMat San Paolo Chieri. Mercoledì 21 alle la Cia Minetti Vicenza affronterà la Scavolini Pesaro per i quarti di finale di Coppa Italia. In caso di parità del quoziente set si disputerà il set supplementare di spareggio. Il ritorno è in programma per il 7 marzo, ma le gare non sono state inserite definitivamente in calendario a causa delle possibili concomitanze con i playoff di Champions League. Vbg, si cerca la terza vittoria Domenica alle ore 18 i vicentini scenderanno in campo contro Schio. Scontro diretto tra le due formazioni che si trovano a poca distanza l'una dall'altra. Gli uomini di Matteo Greco cercheranno la terza vittoria consecutiva. Rugby. Rangers a riposo Domenica 18 febbraio la Serie C osserverà un turno di riposo. Per quanto concerne il settore giovanile, invece, giocherà solo l'under 15, in trasferta a Mirano. L' ultima gara ha riservato un'altra sconfitta per i Rangers, che davanti al pubblico di casa vengono superati dal Rugby Belluno (risultato finale: 14 a 27). Ai ragazzi del tecnico Bovo non riesce l'impresa contro il forte team bellunese, gia vittorioso all'andata (29-5) e ora secondo in classifica alle spalle del Riviera Rugby. I biancorossi restano quartultimi, staccati di undici lunghezze da Casale e Alpago, che però hanno una partita in più all'attivo e rimangono comunque nel mirino della formazione berica.

19 11 INTERVISTA DOPPIA 17 FEBBRAIO 2007 Manuel Scortegagna, presidente della sezione trasporti dell'associazione Industriali: "Misure antismog? L'unica è smettere di fumare" Viabilità: "Tra un po' andremo a passo d'uomo" Marcello Limoli, camionista in una ditta dell'alto Vicentino: "Bisogna potenziare treni e il trasporto pubblico" "Ma non paragoniamoci al caos della Lombardia" Com'è la sua giornata lavorativa tipo? Impegnativa, un insieme di problematiche da risolvere nelle tempistiche sempre più brevi!!! Come definirebbe, in poche parole, la situazione dei trasporti nel vicentino? Caotica e precaria. Sicuramente non adeguata alle potenzialità dell'economia della nostra Provincia. Qual è il punto nero della viabilità cittadina? E di quella provinciale? Il primo che mi viene in mente è sicuramente il problema dell'albera e la relativa Statale Pasubio. A livello provinciale, invece, vedo molto male l' uscita del casello di Montecchio Maggiore. Ma ne esistono molti altri. Quali sono, invece, le strade su cui si viaggia bene? Purtroppo ben poche, ma la nuova tangenziale Vicenza Est -Vicenza Ovest mi sembra funzioni bene. Valdastico Sud, Pedemontana, bretella Ponte Alto-Isola: qual è la più urgente e perché? Sono tutte arterie stradali urgenti da realizzare per non perdere l' ultima possibilità di mantenere la nostra economia provinciale ai livelli attuali. In alcune province lombarde la velocità media di percorrenza (autostrade incluse) è di 28 km/h. Anche il vicentino farà la stessa fine? Senza nuove strade ci troveremo ad andare anche più adagio!! Perché in Italia il trasporto su gomma è più sviluppato di quello su rotaia? La Fiat c'entra qualcosa? A questo punto, speriamo che la Fiat acquisisca le Ferrovie italiane! La mobilità è ostaggio dell'industria petrolifera che blocca l'uso di energie alternative? Sì. Sinteticamente, quale potrebbe essere una misura davvero efficace per ridurre il traffico? Creare le prossime zone industriali con più razionalità creando poli attrezzati e comodi al flusso dei mezzi pesanti senza dover attraversare interi Comuni, e di conseguenza creare una migliore efficienza dei servizi pubblici. In aggiunta a qualche nuova strada, sarebbe già un buon risultato. Domeniche a piedi e targhe alterne si sono rilevati palliativi contro lo smog. Cos'altro si può fare? Si potrebbe provare a smettere di fumare??? Quale comportamento, tra quelli che si vedono sulle strade, proprio non sopporta? Il sorpasso sulla corsia di destra. Qual è, invece, l'infrazione del codice della strada verso cui si potrebbe essere più indulgenti? Il limite di velocità in alcuni casi specifici. Cosa ne pensa delle seguenti affermazioni: "L'educazione di un popolo si giudica dal contegno che tiene per la strada" (Edmondo De Amicis), e "Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola". (Leo Longanesi) Condivido il primo pensiero mentre la seconda affermazione la vedo come il tipico atteggiamento all'italiana! Strade vicentine sempre più intasate Com'è la sua giornata lavorativa tipo? Dipende. Noi a giorni alterni facciamo un viaggio lungo, che vuole dire Lombardia, Emilia o Friuli, e uno in zona. Quando tocca il lungo si parte alle 3 del mattino, soprattutto se si deve andare a Milano, se si fa il locale si parte alle 7. E in ogni caso si stacca alle 17, Come definirebbe, in poche parole, la situazione dei trasporti nel vicentino? Caotica e frammentaria: c'è una miriade di piccole aziende individuali, e una ditta con 50 dipendenti sembra già grossa. Qual è il punto nero della viabilità cittadina? E di quella provinciale? A Vicenza il nodo è sempre lo stesso, quello del Villaggio del Sole. In provincia forse la situazione peggiore è quella delle Alte, nonostante la nuova rotatoria. Quali sono, invece, le strade su cui si viaggia bene? In provincia la direttrice verso Bassano funziona bene: la Gasparona è ancora vivibile. In città devo dire che la tangenziale ha semplificato le cose. Valdastico Sud, Pedemontana, bretella Ponte Alto-Isola: qual è la più urgente e perché? Direi la variante del Villaggio del Sole. Anche perché per i cittadini è davvero pesante sopportare la mole di traffico. In alcune province lombarde la velocità media di percorrenza (autostrade incluse) è di 28 km/h. Anche il vicentino farà la stessa fine? Qualche rischio c'è, ma non in dimensione così grossa. Qui la situazione non è così esasperata: ci sono alcune opere indispensabili, ma non possiamo in alcun modo paragonarci alla Lombardia. Perché in Italia il trasporto su gomma è più sviluppato di quello su rotaia? La Fiat c'entra qualcosa? Penso proprio di sì. Molti prodotti potrebbero tranquillamente viaggiare su rotaia, e credo che si debba cominciare a pensare a come ridurre il traffico. La mobilità è ostaggio dell'industria petrolifera che blocca l'uso di energie alternative? Senza dubbio. Come la Fiat, anche le lobby petrolifere incentivano molto il traffico su auto. Noi camionisti, ad esempio, vediamo spesso bisarche cariche di auto che viaggiano da nord a sud, e altre che fanno il percorso inverso. Non ha senso. Sinteticamente, quale potrebbe essere una misura davvero efficace per ridurre il traffico? Per il traffico pesante direi il trasporto su rotaia dei prodotti non deperibili. Per quello privato, qui in Italia abbiamo il vizio di usare l'auto per qualsiasi cosa. Va detto, però, che spesso il servizio pubblico è carente: è questo che va potenziato, ma qui torna in scena l'ombra delle lobby. Domeniche a piedi e targhe alterne si sono rilevati palliativi contro lo smog. Cos'altro si può fare? Nell'immediato ben poco. Nel lungo periodo bisogna cominciare a ripensare la nostra società basata sul petrolio: ormai ci rendiamo tutti conto che c'è qualcosa che non va, e i danni provocati dall'uso massiccio del petrolio sono sotto gli occhi di tutti. Quale comportamento, tra quelli che si vedono sulle strade, proprio non sopporta? L'indisciplina. In autostrada, solo per fare un esempio, vediamo quotidianamente gente fare retromarcia perché ha saltato l'uscita o l'area di servizio. Qual è, invece, l'infrazione del codice della strada verso cui si potrebbe essere più indulgenti? Per noi camionisti, credo che quella manciata di chilometri di sforamento sul limite degli 80 all'ora sia veniale. Basta che sia una manciata: chi stacca il limitatore di velocità è un irresponsabile. Cosa ne pensa delle seguenti affermazioni: "L'educazione di un popolo si giudica dal contegno che tiene per la strada" (Edmondo De Amicis), e "Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola". (Leo Longanesi) La prima è vera, anche perché in strada si tende a tirare fuori il peggio. La seconda forse bisognerebbe rovesciarla: se prima ci si siede a tavola e poi si scende in strada si hanno più energie...

20 12 GIOVANI 17 FEBBRAIO 2007 Precariato, paga da fame e l'incapacità di cambiare la situazione. Da una testimonianza il ritratto di una generazione Se potessi avere 1000 euro al mese DI ALESSIO MANNINO La faccia disperata e maledetta del "modello Nordest" in fase di sbaraccamento, fra l i c e n z i a m e n t i per delocalizzazione e schiavitù a tempo determinato, è quella di Silvia S, 24nne bruna "di bella presenza" (come dice il gergo triste degli annunci di lavoro). No future E' una ragazza che non crede al futuro a lungo termine, un prodotto di quel meccanismo crudele chiamato "precarietà". "Vivo alla giornata, saltando da un lavoretto all'altro. Come sarò a 30 anni? Non mi pongo neanche il problema", dice sconsolata. Silvia ha un diploma di tecnicografico pubblicitario preso all'istituto Montagna ("a me piaceva la grafica") e finiti gli studi si trova "senza idee chiare". Il primo scoglio lei non l'ha superato, l'ha aggirato: "Volevo godermi la vita, non mi facevo problemi. E così ho perso due anni". Due anni cruciali, però: sono proprio gli anni successivi alla maturità quelli in cui "le aziende fanno a gara ad accaparrarsi gli studenti". Il felice edonismo giovanile può giocare brutti scherzi, in tempi di vacche magre. Sacrifici, vade retro Poi, nel 2003, "il mio professore di grafica venne contattato dalla Diesel, e mi chiamò per combinare un colloquio con l'impresa di Renzo Rosso". Doveva essere il primo di una serie di tre, ma lei si fermò a quello: "Fu una cosa molto informale, alla Diesel guardano molto alla personalità oltre alle competenze tecniche, e io avevo portato con me copie della fanzine musicale per cui scrivevo, oltre a un book di miei lavori grafici". Ma qualcosa la bloccò. "Mi ha spaventato la distanza, lo sbattimento: io vivevo a Grisignano, avrei dovuto recarmi ogni giorno a Molvena, dove c'è la sede della Diesel. Così ho gettato la spugna". La maledizione del benessere è anche la mancanza di spirito di Per molti giovani, spesso laureati e specializzati, l'unico sbocco sono i call center sacrificio. E l'angoscia che deriva dal perdere i treni che ti corrono davanti. "Ero preoccupata, così come lo erano, ovviamente, i miei. In casa si respirava un'aria insopportabile, non ne potevo più. E me ne andai a stare a Padova, in un appartamento con 7 studenti". Ma non per tentare la via dell'università. Silvia approfittò della proposta di un suo zio parrucchiere che ha il salone ad Este, e per 400 euro al mese lavorò per un anno e mezzo preparando i colori per i capelli. L'affitto da dividere con gli altri riusciva a pagarlo grazie all'aiuto dei genitori, pur cercando "l'indipendenza": un obiettivo irraggiungibile. Poi molla anche lì ("non mi convinceva, non era per me"), e se ne va un mese in California per il tour del gruppo rock in cui suona il basso. Per lei, infatti, "la musica, la band e gli amici sono tutto". Al ritorno viene assunta per tre mesi in un'azienda di stampe pubblicitarie. Qui mette a frutto le sue capacità di grafica, ma non appieno: "praticamente ero un'operaia, e a me di fare l'operaia non me ne fregava niente". E ci risiamo con l'insoddisfazione. Il prezzo della bassa qualificazione L'anno scorso Silvia si è trasferita a Pove del Grappa, in un bugigattolo di pochi metri quadrati col "moroso" Jeky. Da allora ad oggi, iscritta com'è a tutte le agenzie interinali che esistono a Bassano, è passata da un'assunzione a chiamata all'altra, facendo un po' di tutto: la lavapiatti, l'aiuto-cuoca, la cassiera e la inserviente al banco gastronomia di un supermercato, la impacchettatrice di regali in uno store tecnologico (giusto per il periodo di Natale). Tutti contratti rigorosamente a tempo. Uno spiraglio sembrò aprirsi quando trovò una mansione da grafica in un centro moda di Torri di Quartesolo: "Stavo dietro a un computer per rielaborare i disegni delle stiliste. Anzi, per la precisione, ero segregata dalle 9 di mattina alle 7 di sera". Morale della favola: "Da un giorno all'altro sono scappata". Ora Silvia è segregata in un call center: "fisso appuntamenti telefonici per far stipulare contratti (che non so nemmeno bene cosa siano) in una ditta di Solagna per 350 euro mensili e 50 centesimi a provvigione". Lo sfruttamento più nero, insomma. Il suo ragazzo ha 31 anni e ha anche lui un contratto a tempo determinato: "lavora in una fabbrica di grill, prende 600 euro circa". Sbarcare il lunario Per sbarcare il lunario Silvia deve arrotondare in qualche modo: "Un pomeriggio alla settimana, per 20 euro, vado a fare le pulizie a un anziano che vive solo. Così gli faccio anche un po' di compagnia, non ha nessuno". Jeky, invece, compra e rivende pezzi di chitarra. "In questo modo, e con i 200 euro che i miei continuano a passarmi ogni mese, riusciamo a metterci in tasca poco più di mille euro". E fortunatamente l'appartamentino è di proprietà, pagato dal ragazzo con l'aiuto dei suoi genitori. Però le spese vive a fine mese si aggirano sui 500 euro fissi. La vita, con 500 euro netti, diventa un ossessivo compulsare offerte di lavoro sui giornali, accontentandosi di qualsiasi cosa: "adesso per esempio dovrei iniziare a fare volantinaggio per 3 centesimi a volantino imbucato". Sullo sfondo resta sempre l'occasione mancata dell'università, che a soli 24 anni può ancora essere una prospettiva per specializzarsi. "Qualche corso a pagamento l'ho seguito - racconta Silvia -, ma poi non mi segnalavano. Erano solo un modo per spillare soldi. Ad agosto però ne comincia uno gratuito a Rosà in un centro studi professionale con la possibilità di stage. Spero solo di sopravvivere fino a quel mese". Sopravvivere. Questo è il verbo che meglio descrive la generazione dei venti-trentenni di oggi, i precari senza fiducia in se stessi. Barbieri e parrucchieri sono uno dei settori dove sono frequenti lavoro nero e precario

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