Renzo Derosas. Analisi delle reti: breve visita guidata.

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1 Renzo Derosas Analisi delle reti: breve visita guidata. Una rete non è altro un insieme di nodi e delle relazioni che li collegano. Secondo il contesto disciplinare, i nodi sono anche chiamati attori o vertici, e le relazioni legami o archi. I nodi possono essere individui, computer, luoghi, molecole, cellule, stati, famiglie, le parole di un testo, società per azioni, mercati, autori, ecc. Altrettanto vari sono i tipi di relazione: economica, di amicizia, lavoro, contatto, prossimità, collaborazione, partecipazione, scambio, e così via. Ci sono pochi aspetti della realtà che non si prestino a essere rappresentati come una rete di nodi e relazioni. Dare una definizione dell analisi delle reti non è altrettanto agevole. È certo riduttivo considerarla solo come una metodologia, una specie di cassetta degli attrezzi cui ricorrere di tanto in tanto. D altro canto non è neppure appropriato definirla come una disciplina a sé stante. Dato che l analisi delle reti è utilizzata in una grande varietà di ambiti scientifici diversi, dalla matematica alla psicologia, l economia, la fisica, l epidemiologia, la chimica, la sociologia, l ingegneria, l informatica, e così via, parlerei piuttosto di una meta- disciplina, ammesso che un termine del genere abbia senso, o forse di un paradigma scientifico, nell accezione kuhniana di un complesso condiviso di principi, concezioni culturali e scientifiche, procedimenti metodologici, modalità di comunicazione e trasmissione delle teorie e dei risultati. Il paradigma dell analisi delle reti si fonda sull assunzione che per comprendere un fenomeno si debba tener conto in primo luogo del contesto relazionale in cui si colloca. In alcuni casi un simile principio può apparire scontato. Per esempio, lo sviluppo di un epidemia è strettamente determinato dalle modalità con cui gli individui di una popolazione si muovono, usando le reti dei trasporti, ed entrano in contatto tra loro, in base alle reti di relazioni sociali in cui sono inseriti (Ames et al. 2011). In altri casi l influenza del contesto relazionale è meno ovvia. In uno studio ormai classico del 1957, uno dei primi a utilizzare un approccio relazionale, Elizabeth Bott ha mostrato che la densità delle reti sociali di alcune famiglie operaie londinesi si rifletteva direttamente sul grado di segregazione dei rispettivi ruoli domestici: tanto più dense erano le reti fuori di casa, tanto più segregati i ruoli in casa. Infatti l appartenenza a gruppi coesi comporta, oltre ai vantaggi di un maggiore capitale sociale su cui fare affidamento in caso di bisogno, anche gli svantaggi di un controllo sociale più assiduo, e dunque la necessità di aderire ai modelli culturali dominanti. Innumerevoli studi hanno convalidato questa ipotesi, per esempio in campo demografico: dove le relazioni sociali sono più dense, la fecondità tende a mantenersi elevata e

2 l adozione di forme di pianificazione familiare risulta più difficile (Madhavan et al. 2003). Estendendo ancora questo punto di vista, Renzulli et al. (2000) hanno dimostrato che i piccoli imprenditori le cui reti sociali sono formate prevalentemente da parenti hanno maggiore difficoltà ad emergere, rispetto a coloro che sono inseriti in gruppi eterogenei e al cui interno il numero delle donne è maggiore. Un altro esempio di un effetto apparentemente controintuitivo del contesto relazionale viene da un saggio altrettanto famoso di Mark Granovetter (1973, ed. it. 1998) sulle fonti utilizzate nella ricerca di un lavoro. Granovetter ha evidenziato che le informazioni decisive affluiscono molto più spesso da persone con le quali si hanno legami deboli (cioè occasionali, discontinui), anziché da amici e parenti con i quali si hanno legami forti (frequenti, sistematici), benché questi siano più motivati a fornire un aiuto. Il motivo è che è improbabile che da persone della propria cerchia, dove le conoscenze sono condivise e ridondanti, possano provenire informazioni significative. Così come per la densità dei legami sottolineata dalla Bott, la forza dei legami deboli teorizzata da Granovetter si è rivelata una delle teorie più feconde nell analisi delle reti ed è stata confermata da molte ricerche empiriche, anche in ambiti diversi da quelli per i quali è stata originalmente formulata. Per esempio, si è rilevato che anche nelle epidemie i legami deboli giocano un ruolo fondamentale nel trasportare il virus verso settori vergini della popolazione: più legami deboli ci sono, più veloce sarà la propagazione della malattia e più lontane le località raggiunte (Köhler 2004). Considerazioni di questo genere sono anche alla base di algoritmi sviluppati per garantire in modo efficiente la diffusione di messaggi (commerciali, politici, ) in reti che sono troppo numerose e complesse per consentire una distribuzione sistematica o indifferenziata (Newman 2003). Potrebbe quindi essere ingenuo ritenere che i cosiddetti fenomeni virali che attraversano internet siano sempre originati da iniziative democratiche che partono dal basso. Chi fosse interessato alle caratteristiche matematiche di questi processi e al loro carattere pervasivo può trovare una stimolante introduzione in Lampi l originale inglese è più precisamente intitolato Bursts (scoppi, esplosioni), a sottolineare il carattere discontinuo e dirompente delle dinamiche di rete del fisico Albert- László Barabási (2011), uno dei maggiori esperti del settore. L autore illustra con diversi esempi un aspetto ben noto a chi si occupa di reti, vale a dire il carattere complementare di aree a forte densità relazionale, secondo le intuizioni della Bott, con i legami- ponte la cui funzione è stata illustrata da Granovetter. In effetti, si può

3 dimostrare anche formalmente (in base una teoria detta della triade proibita ), ed è stato più volte verificato empiricamente, che i legami- ponte sono necessariamente legami deboli (Easley e Kleinberg 2010 cap. 3). Qui è interessante soprattutto notare come queste caratteristiche formali abbiano a loro volta ispirato l analisi di fenomeni di natura diversa, come ad esempio certi processi politici e sociali. Era stato lo stesso Granovetter a suggerire per primo una simile estensione, riconsiderando la vicenda della comunità italiana del West End di Boston, incapace di resistere al progetto di rinnovamento urbano che avrebbe portato alla sua distruzione, nonostante il forte grado di coesione interna che la caratterizzava (Gans 1962). Granovetter aveva ipotizzato che tale esito fosse paradossalmente dovuto proprio all eccessiva coesione dei suoi reticoli sociali e all assenza di ponti locali tra sottogruppi, caratteristiche che avrebbero reso difficili la formazione di leadership riconosciute e l organizzazione di efficaci azioni di contrasto. Purtroppo Granovetter non disponeva dei dati necessari per convalidare empiricamente la sua interpretazione, tuttavia le sue intuizioni sui rapporti tra strutture relazionali e processi politici sono state poi riprese da altri studiosi. Qui vale la pena di citare almeno il lavoro di John Padgett e Christofer Ansell (1993), che rappresenta una delle più interessanti applicazioni di analisi delle reti alla ricerca storica. I due autori hanno interpretato l ascesa al potere di Cosimo il Vecchio e la sconfitta della fazione oligarchica con le diverse strutture relazionali dei due partiti: quello mediceo, caratterizzato da sottogruppi separati e collegati da legami deboli, sarebbe stato più facile da controllare e mobilitare di quello oligarchico, attraversato invece da legami forti e coesi che finivano però col risultare paralizzanti quando si trattava di organizzare un azione politica efficace. Mi sono soffermato su questi pochi esempi per spiegare cosa intendo definendo l analisi delle reti come una meta- disciplina : in effetti, essa si pone in una sorta di crocevia, dove interagisce con altre discipline che ne adottano il paradigma. Questa interazione ha portato progressivamente a definire concetti e sviluppare strumenti che possono essere poi trasferiti in contesti completamente diversi da quelli originali. La densità delle reti, la forza dei legami, l esistenza di sottogruppi coesi, la centralità (variamente misurata), il ruolo di intermediazione, l equilibrio, l omofilia, la segregazione, la presenza di buchi strutturali, la resilienza, sono solo alcuni di questi concetti, che consentono di descrivere in modo preciso le caratteristiche strutturali delle reti e il loro funzionamento. Molti altri esempi si potrebbero fare, ma qui vale soprattutto la pena di sottolineare che questa elaborazione teorica e questo sviluppo metodologico sono

4 tutt altro che conclusi. Al contrario, proprio la crescita esponenziale delle reti informatiche ha stimolato una straordinaria fioritura di nuovi studi e aperto nuove frontiere fino a pochi anni fa del tutto impensabili. Barabási (2012) è arrivato a prevedere un vicino network takeover, vale a dire il sorpasso da parte della Network Science come nuovo paradigma per lo studio scientifico della complessità. I libri divulgativi dello stesso Barabási (2004, 2010) sono ricchi di esempi di questi sviluppi, ma qui preferisco limitarmi a un caso particolarmente curioso: si è visto recentemente che studiando alcune modalità di accesso a Google è possibile prevedere l andamento e l intensità delle pandemie influenzali con maggiore anticipo e precisione e con minori costi di quanto consentito dai modelli epidemiologici del Center for Disease Control del governo americano (Cook et al. 2011). Questa possibilità di varcare in continuazione i confini disciplinari, trasferendo concetti e metodi da un campo di studio all altro, costituiscono uno degli aspetti più interessanti e stimolanti dell analisi delle reti. Ne consegue che ispirazione e riferimenti possono essere trovati nei contesti più differenti, e che gli stessi ricercatori sono spinti ad affrontare questioni che escono dal loro campo di formazione accademica. Il miglior studio sull epidemia di colera che ha colpito Haiti dopo il terremoto del 2010 è opera di Andrea Rinaldo, professore di ingegneria idraulica all università di Padova (Rinaldo et al. 2012). John Padgett è un ingegnere elettrico divenuto poi professore di sociologia e storia, e ultimamente di economia e scienze politiche. La stessa Elizabeth Bott è un antropologa specializzatasi in psicoanalisi kleiniana. Va però anche sottolineato che questa trasferibilità mantiene una precisa connotazione teorica che è specifica di questo paradigma. L analisi delle reti è decisamente theory- driven: le caratteristiche strutturali delle reti non possono essere interpretate ex- post, a seconda delle necessità o dell opportunità. Anche se naturalmente è del tutto possibile effettuare analisi esplorative o descrittive, ogni scelta deve essere teoricamente motivata e deve guidare la ricerca sulla base di esplicite assunzioni teoriche, che si intendono convalidare empiricamente. Più precisamente, ci sono due livelli teorici che si incontrano: da una parte, quello disciplinare che motiva una ricerca empirica; dall altra, quello specifico dell analisi delle reti che fornisce concetti e strumenti sulle meccanismi relazionali. Per esempio, nel saggio citato di Padgett e Ansell, convergono le teorie sulla dinamica dei processi politici e l organizzazione della leadership, da una parte, e quelle sulla densità delle reti, la funzione dei legami deboli e altre ancora, che descrivono il funzionamento delle reti in generale, vale a dire a prescindere dall applicazione specifica nello studio dei processi politici. Il caso di Cosimo il Vecchio rappresenta una verifica empirica di

5 entrambi queste dimensioni teoriche. In definitiva, prima di intraprendere una ricerca basata sull analisi delle reti, è necessario porsi due domande precise: quali sono i presupposti teorici (disciplinari) della mia indagine? Il paradigma relazionale è coerente con tali presupposti? Solo dopo aver risposto a queste domande si può procedere ulteriormente, identificando attori, relazioni, misure, e così via, a loro volta coerenti con il proprio progetto. Concludo con alcune indicazioni bibliografiche, con l ovvia avvertenza che si tratta di scelte personali e lontanissime da qualsiasi pretesa di completezza. Un modo ragionevole per accostarsi all analisi delle reti è di ripercorrerne la storia. I primi capitoli di Scott (1997) e l introduzione di Piselli (1995) sono egualmente utili, anche se non aggiornati agli sviluppi più recenti. Piselli ha poi una dichiarata antipatia per l analisi formale delle reti e per i suoi aspetti più complessi, che considera come una sorta di degenerazione patologica ( quantofrenia ). In realtà, è evidente che l analisi delle reti semplicemente non ha senso se viene spogliata delle sue caratteristiche matematico- formali. Il libro di Scott è anche utile per una prima, elementare introduzione ad alcuni concetti base dell analisi delle reti: purtroppo l intento didascalico va a scapito della capacità di stimolare idee su possibili utilizzi dei metodi esposti. Knoke e Kuklinski (1982) rappresentano una possibile alternativa a Scott come introduzione all analisi delle reti. Di gran lunga più interessante ma anche più complesso il testo di Easley e Kleinberg (2010). Per una trattazione sistematica credo che l opera migliore resti comunque quella di Wasserman e Faust (1998), che costituisce uno strumento indispensabile per chi voglia affrontare l analisi delle reti, sia per gli aspetti metodologici sia per quelli sostanziali. Mancano alcuni degli sviluppi più recenti in questo settore, ma le sue 800 pagine sono più che sufficienti a soddisfare le esigenze di ricercatori anche particolarmente evoluti. Lo consiglio caldamente a chiunque intenda seriamente utilizzare questo approccio. Per quanto riguarda invece l applicazione dell analisi delle reti alla ricerca storica, gli esempi che si possono fare non sono purtroppo particolarmente numerosi. Il saggio citato di Padgett e Ansell (1993) è senz altro un caso interessante, ma richiede la conoscenza di alcuni aspetti metodologici non molto semplici. Padgett e Powell (2012) hanno appena pubblicato un volume molto ambizioso, che si propone di interpretare i processi di formazione dei mercati e delle organizzazioni sociali come processi chimici di autocatalisi, a conferma della caratteristica meta- disciplinare dell analisi delle reti: tra i casi di studio, la nascita delle banche mercantili nella Toscana del 200, le compagnie per azioni nelle Provincie Unite del 600, i mercati finanziari nella Russia di Yeltsin.

6 Altri studi sono certamente più accessibili, anche se non del tutto privi di difficoltà. Eccone un breve elenco. Snyder e Kick (1979) mostrano il rapporto tra la posizione dei diversi paesi nel sistema delle relazioni internazionali e la loro crescita economica tra 1955 e Rosenthal et al. (1985) analizzano le reti di relazione tra i movimenti femministi nello stato di New York nell Ottocento. Gould (1991, 1995) spiega le diverse capacità di resistenza dimostrata dai quartieri parigini durante la Comune con le relazioni di solidarietà create nella militanza nella Guardia nazionale. Schweizer (1991) interpreta come scontro tra fazioni la lotta politica in una comunità cinese dal 1950 al In uno studio molto interessante, Bearman (1993) interpreta la guerra civile inglese nel Norfolk alla luce delle relazioni di parentela della gentry. Lombardini (1996) mette in relazione la diversa struttura dei legami di parentela e la propensione alla rivolta antifiscale in tre comunità piemontesi a metà 600. Hedström et al. (2000) studiano l affermazione del Partito Socialdemocratico svedese tra fine 800 e primo 900 come una forma di contagio attivato da militanti agitatori. Warner e Ivis (2001) confrontano le reti di due gruppi di informatori della polizia nella Londra del 700. Grange (2005) ricostruisce i legami matrimoniali dell alta borghesia ebraica parigina a fine 800. Munno (2005) analizza le reti formate dalle parentele spirituali nella comunità operaia di Follina nel corso dell Ottocento. Musacchio e Read (2007) confrontano le reti degli imprenditori messicani e brasiliani durante la prima fase di industrializzazione di questi paesi, suggerendo che la densità e chiusura delle reti messicane abbiano favorito la rivoluzione del McLean (2007) si occupa della rete di patronage nella Firenze del Rinascimento, anche se di analisi formale c è in realtà molto meno di quanto prometta il titolo del libro. Anche Guzzi- Heeb (2009) studia le parentele spirituali un tema popolare negli ultimi tempi e le loro connessioni con le fazioni che si contendono il potere in una vallata svizzera nello stesso periodo. Haggerty e Haggerty (2010) illustrano le reti di affari dei Quaccheri nel 700. Derosas e Munno (2010) analizzano le relazioni di parentela all interno della nobiltà venetà tra fine 700 e primo 800. Alfani e Munno (2012) riprendono il tema delle parentele spirituali per Nonantola nel Mi fermo qui. Questa carrellata è tutt altro che esaustiva, e si basa sulla conoscenza diretta, e quindi sull accessibilità, della letteratura. Credo però che sia sufficiente a mostrare come anche in campo storico sia possibile affrontare un ampia varietà di temi usando il paradigma relazionale. Tra l altro, ho volutamente omesso alcuni filoni collaterali, per così dire, come l analisi testuale, che possono in realtà interessare anche gli storici, e perfino l analisi letteraria. Vale comunque la pena notare che la maggior parte di questi lavori è uscita in riviste di economia o di sociologia, mentre le riviste di storia sono quasi del tutto assenti. È un segno

7 eloquente di una forte difficoltà dell analisi delle reti a conquistare un posto riconosciuto nel panorama culturale e metodologico della storia. I motivi sono facili da intuire. Da una parte, l analisi delle reti è particolarmente esigente per quanto riguarda la disponibilità di dati relazionali, che non sono sempre facile da acquisire in ambito storico. Bisogna tener conto del fatto che la carenza di informazioni può comportare una distorsione dei risultati molto più grave che nel caso degli approcci statistici tradizionali caso- variabile, per i quali esistono diversi modi di gestire opportunamente i dati mancanti. Non è certo un caso che diverse indagini storiche si basino sulle reti di parentela, molto più facili da ricostruire con soddisfacente completezza. Quando si tratta di relazioni di diversa natura, l impresa può riuscire molto più impegnativa. D altra parte, l analisi delle reti è piuttosto esigente anche dal punto di vista tecnico, comportando una certa difficoltà di non semplicissima acquisizione. Infine occorre riconoscere che il suo livello di formalizzazione la rende poco spendibile da un punto di vista accademico, forse più in Italia che in altri paesi. Ma questo è un problema che riguarda in generale l utilizzo di metodi quantitativi.

8 Software Esistono diversi pacchetti che fanno analisi delle reti. Uno dei più famosi è Ucinet. Può essere scaricato gratuitamente per un periodo di prova di due mesi, dopo di che smette di funzionare (lascio ai maliziosi indovinare come si può aggirare l ostacolo). Gira solo su Windows. Il sito ufficiale è: Un altro programma molto popolare è Pajek (ragno in sleveno). Solo per Windows (Pajek è anche contenuto in Ucinet). È gratuito e può essere scaricato dal sito: lj.si/pub/networks/pajek/ NodeXL è ispirato a Excel, gratuito, open source, in versione beta. Solo su Windows. La visualizzazione dei grafi è spesso (ma erroneamente) considerata uno degli aspetti fondamentali dell analisi delle reti. Se si usa Ucinet, questo è associato a Netdraw, abbastanza semplice ed efficace. Un ottima alternativa è Gephi, gratuito, multipiattaforma e molto efficace. Oltre che disegnare reti, consente anche di effettuare numerose analisi. Il sito è: Infine Sonia: Social Network Image Animator, è molto interessante perché consente di visualizzare network dinamici, che evolvono cioè nel corso del tempo. Gratuito e multipiattaforma. Per tutti questi programmi si trova in rete ricchissima documentazione, tutorial, manuali. Per alcuni vi sono anche gruppi di discussione di utenti. Conviene citare almeno il manuale di Robert A. Hanneman e Mark Riddle, Introduction to social network methods, utile sia come introduzione a Ucinet sia all analisi delle reti. Forse il testo da cui conviene cominciare.

9 Riferimenti bibliografici Alfani, Guido, Cristina Munno Godparenthood and Social Networks in an Italian Rural Community: Nonantola, Sixteenth- Seventeenth Centuries. In Spiritual Kinship in Europe, , edited by Guido Alfani and Vincent Gourdon. Basingstoke: Palgrave MacMillan, pp Ames, M. Gregory, Dylan B. George, Christian P. Hampson, Andrew R. Kanarek, Cayla D. McBee, Dale R. Lockwood, Jeffrey D. Achter, and Colleen T. Webb Using network properties to predict disease dynamics on human contact networks. Proceedings of the Royal Society B. 278: Barabási, Albert- László Link: la scienza delle nuove reti. Torino: Einaudi. Barabási, Albert- László Lampi. La trama nascosta che guida la nostra vita. Torino: Einaudi. Barabási, Albert- László The network takeover. Nature Physics. 8: Bearman, Peter S Relations Into Rhetorics: Local Elite Social Structure in Norfolk, England, New Brunswick (NJ): Rutgers University Press. Bott, Elizabeth Family and social network : roles, norms, and external relationships in ordinary urban families. London: Tavistock. Cook, Samantha, Corrie Conrad, Ashley L. Fowlkes, and Matthew H. Mohebbi Assessing Google Flu Trends Performance in the United States during the 2009 Influenza Virus A (H1N1) Pandemic. PLoS ONE 6(8): 1-8. Derosas, Renzo, Cristina Munno La nobiltà veneta dopo la caduta della Repubblica: verso la costruzione di un'élite regionale?. Ateneo Veneto. 197: Easley, David, and Jon Kleinberg Networks, crowds, and markets : reasoning about a highly connected world. New York: Cambridge University Press. Gans, Herbert J The urban villagers: Group and class in the life of Italian- Americans. New York: Free Press of Glencoe. Gould, Roger V Multiple Networks and Mobilization in the Paris Commune, American Sociological Review, 56(6): Gould, Roger V Insurgent Identities : Class, Community, and Protest in Paris from 1848 to the Commune. Chivago: University of Chicago Press. Granovetter, Mark La forza dei legami deboli e altri saggi. Napoli: Liguori. Grange, Cyril Les réseaux matrimoniaux intra- confessionnels de la haute bourgeoisie juive à Paris à la fin du XIXe siècle. Annales de Démographie Historique. 1: Guzzi- Heeb, Sandro Kinship, ritual kinship and political milieus in an alpine Valley in 19th century. History of the Family. 14: Haggerty, John, Sheryllynne Haggerty Visual Analytics of an Eighteenth- Century Business Network. Enterprise & Society. 11(1): Hedström, Peter, Rickard Sandell, and Charlotta Stern Mesolevel Networks and the Diffusion of Social Movements: The Case of the Swedish Social Democratic Party. American Journal of Sociology. 106(1): Knoke, David, and James H. Kuklinski Network analysis. Beverly Hills: Sage.

10 Köhler, Benedikt Weak Ties, Modern Epidemics, and WorldSociety. Connections 26(1): Lombardini, Sandro Family, kin, and the quest for community: A study of three social networks in early- modern Italy. The History Of The Family. 1(3): McLean, Paul D The Art of the Network: Strategic Interaction and Patronage in Renaissance Florence. Durham: Duke University Press. Madhavan, Sangeetha, Alayne Adams, Dominique Simon Source Women's Networks and the Social World of Fertility Behavior. International Family Planning Perspectives. 29 (2): Munno, Cristina Prestige, intégration, parentèle : réseaux de parrainage dans une communauté ouvrière vénitienne ( ), Annales de Démographie Historique. 1: Musacchio, Aldo, Ian Read Bankers, Industrialists, and their Cliques: Elite Networks in Mexico and Brazil during Early Industrialization. Enterprise & Society. 8(4): Newman, M. E. J Fast algorithm for detecting community structure in networks. arxiv:cond- mat/ [cond- mat.stat- mech]. Padgett, John F., and Christopher K. Ansell Robust action and the rise of the Medici, American Journal of Sociology. 98(6): Padgett, John F., and Walter W. Powell The emergence of organizations and markets. Princeton: Princeton University Press. Piselli, Fortunata (ed.) Reti. L'analisi di network nelle scienze sociali. Roma: Donzelli Editore. Renzulli, Linda A., Howard Aldrich, James Moody Family Matters: Gender, Networks, and Entrepreneurial Outcomes. Social Forces. 79(2): Rinaldo, Andrea, Enrico Bertuzzo, Lorenzo Mari, Lorenzo Righetto, Melanie Blokesch, Marino Gatto, Renato Casagrandi, Megan Murray, Silvan M. Vesenbeckh, and Ignacio Rodriguez- Iturbe Reassessment of the Haiti cholera outbreak and rainfall- driven multiseason projections. PNAS. 109(17): Rosenthal, Naomi, Meryl Fingrutd, Michele Ethier, Roberta Karant, and David McDonald Social Movements and Network Analysis: A Case Study of Nineteenth- Century Women's Reform in New York State. American Journal of Sociology. 90(5): Schweizer, Thomas The Power Struggle in a Chinese Community, : A Social Network Analysis of the Duality of Actors and Events. Journal of Quantitative Anthropology. 3: Scott, John L'analisi delle reti sociali. Roma: La Nuova Italia Scientifica. Snyder, David, and Edward L. Kick Structural position in the world system and economic growth, : A multiple network analysis of transnational interactions. American Journal of Sociology. 84(5): Warner, Jessica, and Frank J. Ivis Informers and Their Social Networks in Eighteenth- Century London: A Comparison of Two Communities. Social Science History. 25(4): Wasserman, Stanley, and Katherine Faust Social Network Analysis. Methods and Applications. Cambridge: Cambridge University Press.

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