1)LE EDICOLE VOTIVE A ENNA E NICOSIA:Introduzione di C.Paterna
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- Adriano Sorrentino
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1 1)LE EDICOLE VOTIVE A ENNA E NICOSIA:Introduzione di C.Paterna L indubbio valore dell edicola votiva come elemento simbolico e segnaletico nel territorio è stato più volte posto in evidenza soprattutto negli studi sul variegato paesaggio culturale siciliano. Enrico Guidoni soffermandosi sul paesaggio siciliano, già nel 1982 affermava : La sintesi tra sistema naturale,sistema insediativo,strutture di comunicazione e di scambio,viene individuata nella caratterizzazione sacrale del paesaggio,la sola capace di fornire motivazioni e aiuti non solo contingenti e non solo particolari agli abitanti di un determinato territorio (1). Primo elemento di questa caratterizzazione sacrale è proprio l edicola votiva,la quale nella puntuale esemplificazione delle Vie Sacre costituisce una spia eccezionale per la lettura della forte connessione tra campagna e abitato,del rapporto perenne tra passato e presente(jole Lima,La Dimensione sacrale del paesaggio,1982)(2) 1.La sua funzione sacra è conosciuta fin dall antichità,soprattutto nella Grecia arcaica dove si veneravano le erme di pietra,collocate presso gli incroci delle strade,luogo del culto di Ecate:. Era il protettore delle strade e poteva essere rappresentato come mucchio di sassi,posto ai crocevia per la venerazione dei viandanti. Ma non solo: L erma poteva essere collocato in tutti i luoghi di indecisione ove la presenza poteva smarrirsi. (Ved.L.Lombardi-Satriani,Il ponte di San Giacomo,Milano,1982).(3) I villaggi,le campagne le vie,i sentieri erano difesi da stele,erme e nicchie sulle pareti rocciose. La riscoperta dei riti di fondazione di villaggi e centri urbani(rykwert) ha riproposto quanto affermato da Mircea Eliade(Il mito dell eterno ritorno,parigi,1946) (4) sulla presa di possesso di un territorio sconosciuto: si compivano riti che ripetevano simbolicamente l atto della creazione:,prima si cosmicizzava,poi si abitava! Non poche strade e sentieri delle regioni etrusche e latine era cosparse di nicchie in roccia e stele dipinte che in taluni casi riproducevano tempietti sacri. Si veda,ad esempio,la vasta collezione di Erme al museo archeologico di Palermo,provenienti dall area occidentale dell isola,quasi tutte bicefale,talune di intenso contenuto artistico. Uno studio condotto dall archeologo Maurizio Vento: Le stele dipinte di Lilibeo,Marsala,2000 (5) tracciava le linee di sviluppo dell architettura delle edicolette religiose fino ai nostri giorni: l autore individuava sette tipologie pseudoarchitettoniche fondamentali che andavano dalla meno elaborata alla più rifinita. Il risultato finale era di individuare una committenza piuttosto variegataceti mercantili di origine greca,romana e punica- e soprattutto l indizio di un composito sincretismo religioso che l autore stesso definisce eredità ripresa dalla successiva civiltà cristiana in forma di genere esclusivamente votivo -denominate oggi fiuredde (edicole dipinte). In epoca ellenistica si amplia il numero delle edicole religiose per la diffusione di culti misterici provenienti sia dall oriente che dall occidente celtico-germanico: A Palazzolo Acreide in località detta oggi Santicieddu sono state ritrovate sculture rupestri in nicchia risalenti al culto di Cibele. Dello stesso culto e in generale delle Erme di derivazione orientale accenna Diodoro Siculo,storico e viaggiatore dell antichità,come derivazione dai cenotafi irano-persiani,non tralasciando di citare altri culti di derivazione orientale quale quello di Mitra,di Thanaides,Adonai,Dyonisos che si diffusero ampiamente in Sicilia e in Italia nell epoca imperiale(iii sec.dc),un tassello in più per ritrovare lontani collegamenti sincretistici nella cultura siciliana. Corrado Allegra nel suo prezioso studio Edicole votive della Sicilia sud-orientale,siracusa,1984) ci informa che la vicina località di Cozzi i Montalleri,anticamente detta mammelle di Lamia,era sede di un culto sanguinario tendente a esorcizzare la paura dei predoni. Sopravvivenza di questi luoghi sacri -che spesso venivano individuati dalla presenza di edicole votive-sono i numerosi racconti plutonici(vedi G.Pitrè),di tesori incantati.di luoghi magici che spesso inducono a un sacrificio prima della ricompensa. Questo concetto introduce la considerazione che spesso il fatto delittuoso era all origine di talune edicole votive. In epoca romana sono i Compitum a recuperare lo stretto legame tra cappella e altari votivi:era l edicola votiva dei Lares, divinità che proteggevano i campi e i poderi!
2 Con l avvento del Cristianesimo non cambia il valore funzionale dell edicola anche se ai Lares si sostituiscono i Santi. 2.La stessa liturgia cristiana porta via via ad assimilare questa devozione ad altre consimili,quali gli ex-voto,le tavolette votive,i cosiddetti miracoli (di cera,di carta ecc.) parallelamente alla diffusione del culto dei santi: la topografia assorbe inevitabilmente la miriade di denominazioni sacre corrispondenti ad altrettanti luoghi di pericolo o semplicemente di confine. Così le sommità dei monti,le sorgenti,i mulini,i fiumi,i pozzi,le masserie,ecc.(si veda lo studio condotto da questa Soprintendenza sui mulini ad acqua nell ennese (2002). La diffusione dei calvari e delle vie Crucis completa questa topografia sacrale in epoca di controriforma:confraternite e Ordini monastici rafforzano la fede e le pratiche devote attraverso la cura e la manutenzione delle edicole sacre urbane ed extraurbane. Ignazio Emanuele Buttitta La Memoria lunga,roma,2002,(6) ripercorrendo le tradizioni natalizie della provincia ennese,a Barrafranca e Pietraperzia trova addobbi specifici per gli altarini e le edicole votive.rami di alloro,asparago,agrumi incorniciati attorno l immagine sacra(pag.28),e nell altro volume Le fiamme dei Santi non manca di sottolineare come i falò di Santa Lucia e san Giuseppe siano posti proprio nei crocicchi,nei crocevia al pari delle edicole votive,quasi a reinventare la memoria di questi luoghi d incontro(pag.183)e favorire la continuità della tradizione. Antonietta Jolanda Lima nel suo studio- parla esplicitamente di domesticazione di spazi avvertiti come ostili L autrice dedica tre capitoli del suo studio all argomento(gli Altari allo scoperto,l architettura delle edicole,le Vie Sacre) uno studio poderoso che si avvale dell esame di cinquecento di queste edicole religiose appartenenti ad ambiti geografici diversi Alcune sono di origine antichissima come a Trapani,Sciacca,Mazara e dotate di una comune impronta araba nell impianto.altre presentano una facies barocca che non nasconde l originaria caratterizzazione medievale come a Noto nel siracusano e Caltagirone nel catanese:vi sono poi abitati generati da un castello normanno come Giuliana o dallo sviluppo dell attività solfifera come Grotte nell agrigentino,o in parte pianificati tra il 5oo e il 6oo,come Xitta e Favignana n el trapanese. Vengono individuate sostanzialmente sei tipologie architettoniche delle edicole ma l indagine si indirizza soprattutto verso lo spazio di fruizione sacra:la famiglia Ma oltre l orizzonte degli studi architettonici,l argomento edicole votive si presta efficacemente agli studi di carattere etnoantropologico. In questo settore da alcuni anni sono stati pubblicati lavori d un certo interesse. 3.Tra questi oltre il già citato lavoro di Corrado Allegra,antesignano negli anni ottanta assieme a Pricoco(Giarre) e Casamento(Mazara),ma successivo agli studi di Guidoni e della Lima-con un lavoro pur breve nel testo ma assai efficace nelle immagini e nella bibliografia. Qui vogliamo segnalare altri lavori in ordine cronologico sull argomento. Anzitutto il lavoro sul centro storico di Palermo(1988),condotto dall antropologa Adele Sciacca,che si è avvalsa della collaborazione di nomi di prestigio quali Rosario La Duca,icona della palermitanità con uno studio pregevole e ineguagliato condotto dal 1979, fino alla pubblicazione cinque anni dopo.lavoro monumentale anch esso che si avvale di una bibliografia di 150 voci,e uno studio che spazia dall impostazionde progettuale della ricerca alla loro individuazione nei vari mandamenti urbani.(più di seicento) censite per tipologia strutturale,cura,tipologia iconografica,tipologia dedicatoria,epoca di edificazione,stato di conservazione,ecc.e un repertorio fotografico altrettanto copioso. Segue nel 1989 il lavoro essenzialmente fotografico di Melo Minnella e Maria Barbera Pietà popolare,su Palermo anch esso,che ha il pregio di scoprire iconografie scomparse e tracciare a grandi linee le ricerche di altre regioni d Italia sullo stesso argomento. Antropologico il primo di Adele Sciacca, più documentario il secondo: entrambi di grande efficacia
3 Segue il lavoro del 1992 di Michele Romano,- Le edicole votive di Siracusa -,anch esso ricco di immagini,ma certamente non documento esaustivo vista la mole di pubblicazioni dell architetto e docente universitario siracusano:si ricerca molto la forma architettonica delle edicole,dimenticando che esse sono strumento di trasmissione della memoria. E comunque il primo lavoro organico sull argomento per la splendida realtà di Ortigia e quartieri limitrofi. Passiamo al 1997 con un lavoro che ha lasciato il segno: quello di Todesco e Anastasio, per il centro storico di Messina, già citato in altre parti di questo lavoro per la sua completezza, rappresenta una rifinitura metodologica rispetto all argomento analogo trattato per le isole Eolie nel volume specifico Atlante dei beni etnoantropologici eoliani,messina,1995.(7) Todesco e Anastasio partono da un censimento delle edicole,oltre 456,strano a dirsi per un centro storico martoriato come quello di Messina.Eppure arraverso le edicole si rivela la devozione popolare più che in altri luoghi.talune si presentano come tempietto,altre con una grata in ferro abilmente lavorata,altre in forma di vero e proprio altare da messa e così via, con tanto di indulgenze e dediche della famiglia costruttrice. Lavoro monumentale con 334 pagine di testo e foto. Del 1998 è un lavoro di Marcello Grillo per le edicole votive di Licata,un centinaio di pagine dedicate agli addobbi popolareschi usati soprattutto nella novena di Natale:lavoro piuttosto circoscritto. Nello stesso anno,con caratteristiche simili, il lavoro di Gioacchino Mistretta sulle edicole votive di Menfi,con presentazioni di Alessandro Tagliolini e Giuseppe Camporeale,taglio architettonico ma anche sforzo di scoprire la storia dell abitato attraverso la devozione popolare. Tra i lavori più recenti quello di Rosolino la Mattina,storico dell arte nisseno, già conosciuto per la riscoperta dell arte di fra Umile da Petralia. L autore nel saggio L Ecce homo in Sicilia Caltanissetta,2006(8)va alla ricerca di tutte le edicole dedicate al culto dell Ecce Homo e ne individua delle particolarissime nel centro storico nisseno. Sempre su Caltanissetta va segnalato il volume di Filippo Salvatore Oliveri,che di mestiere svolge l attività di catalogatore come Lo Pinzino e Scalisi,: Schede sulle edicole votive del centro storico di Caltanissetta (2000), e un lavoro analogo su Resuttano. Nello stesso anno anche a Ragusa viene compiuto uno studio documentato. Se ne occupa direttamente l Azienda Autonoma provinciale di Incremento turistico,la quale nel suo sito internet Ragusaturismo documenta sinteticamente il patrimonio religioso popolare di Ibla configurandolo come attrattiva turistica al pari delle decorazioni architettoniche di Ibla barocca. 4.Ma veniamo all attualità delle edicole votive sotto il profilo della loro tutela. Il Servizio storico-artistico ed Etnoantropologico della Soprintendenza beni culturali di Enna fin dalla sua costituzione(2002) ha inserito nei Piani di Lavoro la tutela e salvaguardia di questi importanti esempi di devozione popolare. In particolare si è proceduto alla valorizzazione iconografica dell itinerario processionale lungo via Nicolò Sabia a Nicosia, in collaborazione con l associazione Cultura delle Tradizioni che ha proposto il restauro. In occasione della santificazione di fra Felice da Nicosia(2006) ha valorizzato gli itinerari Cappuccini attraverso la pubblicazione di un Epitesto di immagini devote sul santo San Felice da Nicosia,Assoro,2005.(9) Ad Assoro su proposta della sezione locale di Italia Nostra (prof.martire) si è avviata analoga collaborazione per la valorizzazione delle edicole e oratori rupestri: Si sono effettuati restauri interamente sponsorizzati dalla comunità locale e realizzato un opuscolo. A Leonforte in occasione della giornata di studi dedicata agli artari di san Giuseppe è stato avviato il censimento dei luoghi di devozione e pubblicato uno studio miscellaneo sul recupero delle tavolate di San Giuseppe(in collaborazione col Comune, l Università di Palermo e il Folkstudio diretto da I.E.Buttitta.. AA.VV-Le tavolate di san Giuseppe,Palermo,2006 (10)
4 A Piazza Armerina su segnalazione dell assessorato comunale alla Pubblica Istruzione sono state preparate le schede di restauro di due storiche edicole votive(santa Maria di Gesù e contrada. Canale) inserite nei programmi di restauro regionale,e avviata la valorizzazione della storica croce in pietra posta nella contrada omonima segnalata dai gruppi archeologici d Italia. Infine a Enna,il Servizio ha collaborato con il Comitato dei Diritti dei Cittadini per la valorizzazione delle edicole votive e del patrimonio etnoantropologico diffuso nei quartieri cittadini. 4.1.La coincidenza di tutelare e studiare raffigurazioni storico-artistiche e beni etnoantropologici,tuttavia non è solo fortuita. A parte i comuni criteri di restauro in entrambi i settori,spesso identificantisi-come nel caso delle pitture delle edicole votive,i simulacri,gli ex-voto- arte colta e arte popolare sono un tutt uno dell arte sacra,con pari devozione e dignità:il filo che lega le arti figurative alla devozione popolare è lo stesso che segna il percorso del cristiano verso la Divinità. La stessa nascita miracolosa di talune immagini la dice lunga sull identità tra arte povera e arte ricca sotto il profilo religioso,ciò malgrado fino all opera di Paolo Toschi,negli anni cinquanta,imperando il crocianesimo nelle arti,anche lo stesso Clero facesse distinzione tra le due arti Un sogno,la santità di un grande pittore,un ritrovamento facevano dell immagine posta nell edicola votiva un segno tangibile della divinità al pari dei simulacri posti nella parrocchia o nel Duomo. Sul tema della distinzione delle Due arti rimando al mio studio su arte e artigianato(11),tuttavia per parafrasare Antonino Buttitta(12)leggere l arte povera equivale a leggere-in prima istanza- di quali spinte il vissuto ha sostanziato la diversità e le modificazioni delle realtà socio-economiche(13). Al pari dell arte ricca,le edicole votive-tuttavia- si distinguono da altre forme devozionali private(ex-voto,pitture su vetro,ecc.) le quali non si esibiscono alla luce del sole.;invece-pur iscritta nella categoria dell ingenuità,come dice Hauser(14) l arte popolare delle edicole votive rinvia solo a se stessa ovvero sono ricche soltanto di ispirazione devota e sentimentale:il loro fine immediato è la comprensione,l immediata presa di coscienza,la comunicazione di un vissuto che può divenire riferimento consuetudinario per altri 4.2.Le immagini delle edicole votive nulla concedono alla decodifica di messaggi iconicoestetici,come nella grande arte,non cè alcuna intenzionalità nascosta da svelare come nelle opere degli artisti,una intenzionalità chiara,diretta,che magari colora le parole devozionali ma non si cura delle sfumature: il Modello di trasmissione culturale è quello pedagogico dell esempio da seguire,raffigurato nella vita dei santi o perlomeno del valore che essi assumono per una comunità. Qualcuno si è spinto fino al punto di classificare il segno devoto come stadio aurorale dell evoluzione figurativa (15) Credo che la Chiesa abbia compreso il significato delle arti figurative prima di altri come Bibbia Pauperum 5.Il lavoro compiuto da Salvatore Scalisi e Salvatore Lo Pinzino nel censire il patrimonio di edicole votive nei centri urbani di Enna e Nicosia (cui va aggiunto Piazza Armerina,il cui materiale verrà in seguito pubblicato) è stato notevole sul piano quantitativo e di buon livello dal punto di vista qualitativo. Gli autori,non solo hanno censito un centinaio di edicolette,sparse anche fuori dei centri urbani, ma le hanno soprattutto fotografate,localizzate,datate,misurate,attribuendone la proprietà e la cura religiosa,descrivendo i motivi figurativi e le decorazioni,individuando i giorni della devozione popolare all interno del calendario festivo-religioso. Lo sforzo dei due studiosi è andato in direzione di scoprire le motivazioni che hanno spinto i devoti a realizzare gli altarini.spesso è stata analizzata la dedica sottostante e lo spessore cultuale delle indulgenze plenarie concesse. Va aggiunto che con proprietà di linguaggio è stata affrontata l architettura minima delle Edicole votive,anche se nella maggior parte dei casi trattasi di simulacri in gesso,pietra o cemento
5 esemplificativi della tipologia di culto(sacra famiglia,ecce Homo,Santo Patrono,San Giuseppe,Gesù incoronato di spine,madonna Addolorata ecc.). Una percentuale assai ridotta di Edicole rappresenta la divinità in piastrelle maiolicate,in stampe votive,in pitture popolari (a Piazza Armerina vi è un buon numero di figurazioni sacre in rilievo). Va infine aggiunto che gli esemplari votivi di Nicosia appaiono leggermente più vetusti di quelli ennesi ove,le forme plastiche rinnovate di devozione si intercalano a scritte dedicatorie di sapore arcaico. 5.1.In particolare queste cappillitte presentano sovente l utilizzo di calchi in gesso e sono quasi tutte protette da piccole grate o piccole vetrate trasparenti. Il contributo dei due studiosi può configurarsi,certamente, come sforzo in direzione della tutela del bene culturale,ma vi è -,soprattutto per i centri storici di Enna e Nicosia (che gli autori hanno studiato in altra sede per gli aspetti ipogeici), -qualcosa che travalica la sensibilità al recupero della tradizione, e invece va alla ricerca della dimensione sacrale permanente del territorio.,qualcosa di affine con la scoperta di altari a uso familiare. In effetti pur considerando in calo la percentuale di edicole votive che vengono vissute e tutelate dai gruppi familiari per scopi devozionali-,cui va aggiunta la scomparsa graduale delle novene o dei triunfi., (o delle stesse soste processionali durante le festività più importanti della comunità)-tutti elementi che potrebbero giocare a sfavore della prospettiva futura di queste tradizioni,va detto che in alcuni centri della provincia di Enna, come Cerami o Troina,la realizzazione di edicole votive è in aumento. In altri centri la tradizione dell addobbo del simulacro viene conservata dai vicini,e svolta in occasione delle ricorrenze festive cittadine o di feste patronali come San Giuseppe,San Giovanni,L Immacolata che già prevedono una devozione popolare diffusa. 5.2.L elemento che tuttavia permette di stabilire una continuità nella cura e devozione verso le edicolette è pur sempre la prumisioni ovvero la promessa al santo,che in altri luoghi viene espressa nelle tavolate,nei fuochi,nelle novene o nella semplice richiesta di benedizione al sacerdote. Il modello di trasmissione della tradizione popolare sembra a questo punto privilegiare il beneficio individuale,ovvero il rapporto diretto tra fedele e divinità, anziché indirizzarsi verso la spazialità del sacro come beneficio per l intero vicinato:l espansione della sacralità verso l orizzonte vissuto dalla comunità sembra attenuarsi in favore del vissuto individuale,malgrado come abbiamo accennato la devozione individuale trovi spinta e motivazioni nelle ricorrenze religiose più importanti. Questo modello di comunicazione della tradizione devozionale è il più percorribile-da un punto di vista della resistenza della tradizione- rispetto agli altri modelli cui abbiamo accennato(quello collettivo di vicinato,quello parrocchiale,quello congregazionale):l assunzione di un ruolo da parte del devoto comporta l effettuazione di una prova (la sistemazione,addobbo e pulizia dell edicola votiva) che soddisfa le esigenze della promessa (prumisioni) fatta alla divinità ovvero estingue la contrattualità immateriale tra devoto e divinità. Allo stesso tempo la venerazione o-meglio ancora-la realizzazione dell edicola votiva in un particolare spazio vissuto,comporta una liturgia analoga ad altri rituali festivi e di ringraziamento che si avvicina al significato di altari a uso specifico del gruppo familiare locale o exemplum per l intera comunità. (1)E.Guidoni: Il paesaggio locale.nota sulla dimensione storico-antropologica dell ambiente.in Rassegna di aarchitettura e Urbanistica,a.XVI,47-48,1980,pp (11)C.Paterna:Le scuole dell artigianato siciliano,in Museo Diffuso Ennese,pag.65.Assoro,2005 Anche in AA.VV. Impresa artigiana e artigianato d arte in Sicilia,ISAS,Palermo,1992. (12)A.Buttitta: Cultura figurativa popolare in Sicilia,Palermo,1961.
6 (13)A.Sciacca. Le edicole votive di Palermo,Palermo,1988. (14)A.Hauser:Storia sociale dell arte,torino,1961 (15)P.Guidotti:Un rapporto dialettico arte popolare fenomeno religioso popolare.bologna,1977. e arte colta-elementi per una analisi del CLAUDIO PATERNA Dir.Resp.Servizio BB.storico-artistici ed Etnoantropologici-Soprintend.BBCCAA di ENNA
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