Giotto e San Francesco

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1 Giotto e San Francesco Analisi comparativa tra gli affreschi della Basilica superiore di Assisi e gli affreschi della cappella Bardi in Santa Croce a Firenze

2 Basilica di San Francesco ad Assisi (Superiore) Patrimonio dell Umanità La costruzione venne iniziata sotto il Pontificato di Gregorio IX e consacrata nel 1253 (Innocenzo IV). Accoglie le spoglie di San Francesco nella Basilica inferiore dal 25 maggio 1230.

3 Schema degli affreschi - navata e volte Le storie di San Francesco, anche se di dubbia attribuzione a Giotto (Pietro Cavallini Bruno Zanardi), sono quelle segnate in numerazione dal 65 al 92 (registro inferiore). Si pensa siano state eseguite per il Clero (Papa e seguito) e non per i fedeli di allora (di difficile comprensione). La lettura inizia presso il Presbiterio (intersezione con il transetto), sulla parete di destra, e prosegue in senso orario percorrendo la controfacciata e il lato sinistro della navata. Affreschi eseguiti tra il 1296 e il 1304 (secondo il Vasari ) oppure tra il 1290/1296 sotto il pontificato di Niccolo IV, primo Papa francescano (Chiara Frugoni) - ispirati alla Legenda Maior di San Bonaventura da Bagnoregio (Capitolo di Pisa del 1263).

4 Schema Narrativo Ritmo ternario Le scene sono 28, e ogni campata ne ospita tre, due scene presso la fine della navata e due sono collocate nella controfacciata, tutte delle dimensioni di 2,70m x2,30m. L intero ciclo è diviso in tre blocchi: Nel primo vi sono 7 episodi: dalla giovinezza, passando attraverso la Conversione, per giungere all approvazione della Regola; San Francesco è senza l Ordine vi è solo l avvio; Il blocco centrale è composto da 14 episodi: viene mostrato lo sviluppo dell Ordine sotto la guida di San Francesco, sino alla sua morte; Il blocco finale, anch esso di 7 episodi, comprende le esequie e la canonizzazione del santo e i miracoli postumi, mentre l Ordine prosegue l opera di San Francesco. Il ciclo è volutamente messo in relazione agli affreschi del registro superiore, in un complicato intreccio di paragoni e rimandi ove, nella parete di destra si succedono le storie dei patriarchi e profeti dell antico testamento (di cui Francesco ne continua l opera in parallelo), nella parete di sinistra invece, vi sono le storie del Nuovo testamento (Vita e Passione di Cristo), che Francesco imitò fino al supplizio : le stimmate (primo santo ad averle ricevute difficoltà ad accettarle come vere sia dal clero che da parte degli altri Ordini).

5 Importanza di Giotto per l Arte Italiana Il ciclo di affreschi è considerato l inizio della modernità e del richiamo alla classicità latina perduta, prima affermazione del «naturalismo» in antitesi al metodo «bizantino» - astratto e simbolico. Una iniziale conquista del mondo visibile attraverso un linguaggio più sciolto, logico, maggiormente colto, composto da oggetti, persone, ambienti, natura e sentimenti; il tutto controllato dalla ragione, e dalla chiarezza espositiva. Spazio pittorico secondo un volume tridimensionale - organizzazione delle scene; Architetture scorciate come quinte prospettiche prospettiva intuitiva; Composizione libera senza schematismi e simmetrie; Aderenza alla realtà umanità dei personaggi ed elementi naturali del paesaggio; Plasticità delle figure attraverso il chiaroscuro - concretezza e volumetria; Naturalezza e coerenza: espressione del vissuto eloquenza senza fronzoli nei gesti e nelle fisionomie prima introspezione psicologica. Sintesi generale: semplificazione delle forme, essenzialità e chiarezza espositiva.

6 Cappella Bardi Basilica di Santa Croce Firenze (sviluppo)

7 Cappella Bardi ciclo di San Francesco Viene considerata il summa dell opera pittorica di Giotto. Le scene sono sei (in realtà sette: sopra l arcone vi è la scena delle Stimmate), con episodi della vita di San Francesco e figure di santi francescani. Aspetti stilistici Maggior importanza data alla figura umana; Accentuazione dei valori espressivi; Maggior sobrietà coloristica e composizioni molto semplificate; Ordinamento spaziale «aperto»; Accentuazione delle emozioni e della gestualità maggior realismo e pacatezza; Panneggi ampi, gonfi, volumetrici e plastici; Maggior sacralità Visioni di frate Agostino e del Vescovo Guido di Assisi - particolare

8 Rinuncia ai beni paterni scena V La scena rappresenta la fine della lunga premessa alla conversione. Rifiuto, da parte di Francesco, dei beni (della vita) del padre Pietro Bernardone. Inizio del cammino di povertà e riconoscimento della sola paternità di Dio.

9 Rinuncia ai beni paterni descrizione e comparazione Nella seconda versione un gran vuoto separa fisicamente e spiritualmente Francesco dal padre: spaccatura netta della scena simbolicamente esplicitate le due inconciliabili posizioni: il passato e il presente di San Francesco - passaggio dalla figliolanza umana all essere «figlio di Dio», rivestito dalla Chiesa (Vescovo Guido I). Vi è una miglior disposizione delle figure, pur mantenendo la stessa scansione, a parte la posizione dei «monelli» (uno per parte), ed una maggior cura dei volti e dei vestiti con una migliore resa anatomica ed espressività più matura. Notevole naturalismo e resa anatomica del santo. Maggior distacco e incomunicabilità tra i due gruppi, con la figura del padre accentuata dalla flessione in avanti e resa più minacciosa della prima, ma maggiormente trattenuta. Spazialità più ampia nella seconda versione e maggior conoscenza della prospettiva. Gli edifici gotici della prima rappresentazione (rapporti dimensionali incoerenti con le figure solo semplici quinte scenografiche) sono stati sostituiti da un edificio classico protorinascimentale; lo spigolo dell edificio è in corrispondenza a San Francesco, «pietra d angolo» del nuovo Ordine e del rinnovamento della Chiesa. È sparita la mano benedicente di Dio Padre che giustificava, simbolicamente, le ragioni del Santo. Nel ciclo di Assisi, Francesco occupa nelle prime scene la sinistra della rappresentazione, progressivamente si sposta verso il centro e da questa scena passa a destra; si evidenzia così, il compimento del percorso e la drammatica cesura col passato.

10 Esequie di San Francesco Basilica superiore di Assisi Analisi descrittiva Scena XX Morte di San Francesco Rispetto alla medesima scena della cappella Bardi, le scene qui sono due (in considerazione dell importanza dell avvenimento ma anche dello spazio a disposizione): XX- La morte di Francesco; XXII- L accertamento delle stimmate da parte del cavaliere Girolamo; San Francesco non è rappresentato nudo (come sua volontà al momento della morte) ma solo disteso su di una semplice asse di legno; si notano le stimmate; Lo spazio nella prima rappresentazione è generico ed aperto (si noti come fulgidissima stella Francesco salire in cielo sorretto da angeli e sopra una nube), non sono ancora le esequie; I frati disposti intorno alla salma sono 11 (come gli apostoli e come di fronte a Innocenzo III) parallelo con il compianto di Cristo disteso nel sepolcro; Affollarsi di numerose figure, sempre del Clero, nella parte alta.

11 Esequie di San Francesco Basilica superiore di Assisi Analisi descrittiva Scena XXII L accertamento delle stimmate da parte del cavaliere Girolamo Lo spazio è compreso interno della Porziuncola (iconostasi visibile); Frati con paramenti liturgici, notabili della città e guardie armate «affollarsi» di tante figure; Esequie nella forma più solenne manca però la gente semplice, il popolo; Il cavaliere Girolamo, come San Tommaso, constata la veridicità delle stimmate (persona estranea al clero testimonianza non ecclesiastica); Il alto, una Maestà, una crocefissione (Christus patiens) e l arcangelo Michele, a cui S.Francesco era particolarmente devoto; Si sottolinea la totale aderenza di Francesco alla parabola terrena del Redentore.

12 Esequie di San Francesco Cappella Bardi. Santa Croce

13 Esequie di San Francesco Cappella Bardi - Santa Croce È la scena più famosa dell intero ciclo. Studiata da numerosi artisti anche in epoca rinascimentale; dal punto di vista stilistico, forse la più matura dell artista si noti la corporeità e l espressività delle persone, la loro volumetria disegnativa e, di conseguenza, la profondità spaziale. Nella stessa rappresentazione sono fuse tre scene: a- il compianto funebre del santo; b- la verifica delle stimmate; c- l ascensione al cielo del santo. Scena meno dettagliata e solenne rispetto a quella di Assisi, ma descritta con chiara essenzialità, dando alla scena un carattere, intimo, famigliare. Affresco parzialmente rovinato per l inserimento di un monumento sepolcrale; Ambientazione estremamente semplificata e spazio, nonostante la quinta architettonica, aperto; Francesco attorniato dai confratelli, da chierici e da persone qualunque (pochi); Grande espressività: volti e gesti dei frati (accentuata la resa delle emozioni con gesti eloquenti); disperazione, sorpresa, smarrimento, muto dolore, silenzio e compostezza (realismo e pacata drammaticità); Nella parte superiore l ascensione al cielo, in una nimbo sorretto da angeli; Da notare, che nella Cappella Bardi, San Francesco è sempre rappresentato senza barba.

14 Aspetti analitico-critici la resa Giottesca Lo scopo dell intero ciclo di affreschi di Assisi è quello di delineare in senso storico, e non leggendario o poetico, la figura del santo, «moderno», creatore di un movimento in trionfale espansione, la cui forza è impulso al rinnovamento della Chiesa. Giotto non riprende il santo descritto da Tommaso di Celano, «poverello» e asceta sofferente (Cimabue), ma è, piuttosto, una persona piena di dignità e autorità morale, i cui atti sono memorabili e storici, e come tali, attuano e rivelano un disegno divino. Giotto racconta l umanità dei personaggi, ne cura la fisicità, la fisionomia e li veste con realismo; da rilievo agli elementi naturali del paesaggio, interpretando così, il messaggio francescano d amore per tutte le cose del creato. La struttura dello spazio è chiara ed intuitiva, con dislocazione delle masse (in senso compositivo) dal grande senso plastico e della tridimensionalità è uno spazio reale per «esserci dentro» da parte dello spettatore, non più passivo ma attivo: ritrovarsi nel fatto narrativo. Il Pathos non viene espresso attraverso gesti concitati o espressioni di alta drammaticità, piuttosto rientra nell ordine morale dell agire umano - come per i classici, rientrava nell ordine naturale. Il creato rimanda al Creatore: le cose naturali «recano l impronta di Dio e ne rivelano il volto.» Dio abita nei dettagli. I contenuti essenziali dell arte Giottesca sono la natura e la storia, e così si ricollega alla classicità. Storicismo, naturalezza e altezza intellettuale: una sola qualità. I personaggi esprimono vitalità e gestualità: gesti carichi di umanità e mai casuali. In Francesco, Giotto riesce a fare emergere il «fascino umano della santità cristiana». E per ciò, avendo egli quella arte ritornata in luce, che molti secoli sotto gli error d'alcuni che più a dilettar gli occhi degl'ignoranti che a compiacere allo 'ntelletto de' savi dipignendo intendevano, era stata sepulta, meritamente una delle luci della fiorentina gloria dirsi puote... G. Boccaccio, Decameròn, 1350 C.

15 Aspetti analitico-critici l adesione ad una nuova realtà La rappresentazione eseguita da Giotto su san Francesco segue i dettami della Chiesa (un operazione politica), dell allora Papa Niccolo IV primo Papa francescano: professione di umiltà e povertà (poter trattenere le ultime classi sociali); apostolato del santo; costruzione dell ordine; sostegno dato alla Chiesa. Giotto ci consegna un Francesco in perfetta armonia con le esigenze del Papa e del Clero (un tutt uno con la Chiesa di Roma). Si fonda sulla biografia del santo composta da Bonaventura da Bagnoregio (ministro generale dell Ordine dal 1258) e non sulle tre precedenti versioni redatte da Tommaso da Celano tra il 1228 e il La nuova biografia tiene conto dell evoluzione storica dell Ordine, della situazione politica in ambito ecclesiale, dei problemi di canonizzazione di Francesco, dei contrasti interni tra Spirituali e Conventuali, il dissidio con gli altri Ordini religiosi (Domenicani) e le difficoltà a fare accettare il miracolo delle stimmate. Nell ultima versione emerge un ritratto del santo molto diverso dalle precedenti: vengono eliminati i passaggi più inquietanti e scomodi per l Ordine e la Chiesa stessa; viene a mancare la Paupertas nell idea primigenia di Francesco (farsi povero tra i poveri): lo spogliarsi dei privilegi e delle ricchezze (abbandono dei beni materiali e affidarsi a Dio), non possedere nulla, nemmeno i calzari. È il ritorno ad un modello evangelico di carità e umiltà cristiana: il privilegio della povertà. Non si parla più dell apertura ai laici, e si addolcisce l aspetto relativo alla predicazione (Francesco non aveva mai accettato di farsi sacerdote e, pertanto, non avrebbe potuto predicare) facendo sì che i monaci potessero essere dotti sacerdoti (come sant Antonio da Padova, frate e sacerdote altro modello) e non più itineranti, ma legati ad un convento. Francesco non amava un monachesimo «chiuso» e non voleva le «regole» preesistenti: voleva un adesione totale al Vangelo. La Regola, alla fine, fu un sofferto compromesso. La versione iniziale di Francesco era troppo radicale. Manca l incontro con i lebbrosi (il momento che cambia la sua vita) e, pertanto, la condivisione con la sofferenza e l amore per gli ultimi (poveri e ammalati). Dio si rivela ai semplici. Viene esasperata la figura del santo attraverso l identificazione con Cristo (stimmate): inimitabile, e quindi improponibile come modello per gli altri frati. Da ammirare, ma non imitare!

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