UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE. Scuola di Dottorato della Facoltà di Economia Giorgio Fuà TESI DOTTORATO. Anni Accademici X Ciclo

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1 UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE Scuola di Dottorato della Facoltà di Economia Giorgio Fuà TESI DOTTORATO Anni Accademici X Ciclo Analisi dei dati RICA finalizzata all approfondimento del tema della gestione del rischio in agricoltura. Misurazione delle performance finanziarie e patrimoniali delle aziende agrarie e relativa definizione di un modello di rating. Relatore: Prof. Guido PAOLUCCI Dottorando: Dott. Alessio FACCIA 0

2 INDICE Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Introduzione Definizione di rating Scopo dei rating... 8 a) Rischio...10 b) Default Stato di insolvenza Classificazioni dei rating a) Rating Point In Time (PIT)...27 b) Rating Through The Cycle (TTC)...28 c) Realtà operativa Le Agenzie di rating L Accordo di Basilea L Accordo di Basilea Economia dell azienda agraria. Definizioni teoriche e metodi Attuali modelli di rating applicati alle aziende agrarie Proposta di rating, basato sulle risultanze dell archivio RICA: analisi del quadriennio a) Default studies b) Matrici di transizione c) Scelta delle variabili utilizzate Proposta di rating, basato sulle risultanze dell archivio RICA: analisi del biennio d) Matrici di transizione e) Scelta delle variabili utilizzate f) Conclusioni BIBLIOGRAFIA

3 Agli affetti più cari e sinceri Pentru Cornelia, iubirea mea 2

4 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali 1. Introduzione Un impresa, qualunque sia l attività esercitata, per poter effettuare i necessari investimenti e gestire il proprio business, quando il capitale di rischio apportato dal soggetto economico non risulta sufficiente, ha la necessità di finanziarsi con capitale di debito. Poiché il credito è una risorsa limitata, i finanziatori, oltre a pretendere una remunerazione mediante l applicazione di interessi, operando valutazioni di trade-off (costo opportunità), preferiscono prestare denaro solamente alle imprese che ritengono più meritevoli, cercando di minimizzare i rischi e massimizzare il profitto. Nel sistema economico le analisi di redditività e di solidità di un impresa costituiscono un elemento di primaria importanza poiché direttamente connesse alla valutazione del merito creditizio, cui è subordinato l ottenimento di finanziamenti. L inefficienza derivante dalla cattiva distribuzione del credito legata a: finanziamento di imprese non meritevoli (più rischiose di quanto ipotizzato), 3

5 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali mancato finanziamento di imprese meritevoli, costituisce un problema sistemico perché riguarda: i finanziatori, a causa della mancata ottimizzazione dell investimento da realizzare mediante la minimizzazione del rischio e la massimizzazione del profitto; le imprese, perché non sempre riescono a ottenere finanziamenti, pur presentando progetti meritevoli di finanziamento, meno rischiosi e più remunerativi rispetto ad altre che invece li ottengono. Coerentemente con quanto appena indicato, i principali detentori di capitali, istituti di credito e altri investitori istituzionali, pongono particolare attenzione alla valutazione delle imprese da finanziare. 4

6 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali 2. Definizione di rating Esistono molteplici definizioni di rating. Ai fini del presente elaborato si definisce rating il punteggio attribuito ad un impresa o ad un Ente per esprimere in modo sintetico la sua solvibilità, cioè la capacità dell impresa o dell Ente di rimborsare i propri debiti 1. I rating, di norma, per le Società di grandi dimensioni e quotate in Borsa Valori sono espressi da Società specializzate 2 attraverso un voto assegnato in base a una scala di gradazione. Per le PMI, invece, gli stessi Istituti di Credito si sono dotati di autonomi sistemi di attribuzione di tale punteggio, anche in forza di sviluppi normativi quali l avvento del sistema di regole Basilea 2, poi evoluto in Basilea 3. L attribuzione di un valore 3 4 unico a un azienda risponde a esigenze di chiarezza e sintesi al fine di offrire una considerazione universalmente 1 Cfr. G. Ferrero, F. Dezzani, P. Pisoni, L. Puddu, Le analisi di bilancio, Giuffrè Editore, Milano, 2003, pag Agenzie di rating 3 più in particolare la tematica del «valore», inteso nel suo significato etimologico di «ciò che è degno di essere preso in considerazione», può essere fatta oggetto di un analisi di almeno tre livelli: a) sotto il profilo ontologico: in questo caso, ci si interroga se esistano e quali siano i «valori», quale sia la loro natura, se possano darsi valori assoluti o solo relativi, se sia possibile istituire una classificazione e ancora una graduazione tra i «valori»; b) sotto il profilo gnoseologico: si tratta di rinvenire una metodologia di identificazione, «conoscenza» ed eventualmente apprezzamento dei «valori»; è chiaro che questo livello è strettamente interrelato al precedente; c) sotto il profilo etico-deonotologico: una volta identificati i «valori» ne discende una teoria del comportamento per l individuo. in Zanda G., Lacchini M., Onesti T., La valutazione delle aziende, Giappichelli Editore, Torino, 2001, pag. 1. 5

7 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali valida a una platea di potenziali stakeholder con diversi gradi di conoscenza dell economia d azienda. Le principali Agenzie definiscono un rating come riportato di seguito: Standard & Poor s un opinione sul merito di credito complessivo del debitore (issuer rating) oppure sul merito di credito del debitore con riferimento a una particolare obbligazione finanziaria (issue rating), valutato sulla base di una serie di fattori di rischio rilevanti. Moody s un opinione sulla capacità futura di un emittente di adempiere alle scadenze prestabilite al pagamento del capitale e degli interessi relativi a una specifica obbligazione. Indipendentemente dalla formalizzazione della definizione più o meno simile, è necessario però tenere conto che il nocciolo del problema sta tutto nel valore segnaletico che si vuole e si può attribuire a codesti indici in relazione all uso che di essi si deve fare. Ed è logico perciò che una prima discordanza di opinioni sia sorta sulla capacità degli indici stessi di fornire notizie sufficienti sulla situazione economica e finanziaria delle aziende esaminate. In particolare sulla loro attitudine a dare una visione 4 È quanto mai necessario rammentare sempre che i valori sono grandezze stimate a mezzo della previsione dei flussi attesi e dell apprezzamento dei rischi (e quindi dei tassi : sono perciò in buona parte opinioni, frutto di un processo complesso. Cfr. Guatri L, Bini M. Nuovo trattato sulla valutazione delle aziende, Egea, Milano, 2009, pag. 1 6

8 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali prospettica dell attività dell azienda stessa, visto che la situazione economica è un concetto che sottintende una proiezione temporale della redditività aziendale. E qui, forse, i contrasti sono sorti più su un equivoco interpretativo da parte dei fautori delle due opposte tendenze, che su una reale diversità di vedute. 5 5 Coda V., Brunetti G., Barbato Bergamin M., Indici di bilancio e flussi finanziari, Etas Libri, Milano, 1974, pag. 3 7

9 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali 3. Scopo dei rating I rating, essendo in grado di sintetizzare una vasta quantità di informazioni qualitative e quantitative sul profilo di rischio, mediante un semplice valore alfanumerico, si pongono come scopo principale quello di fornire una stima della probabilità di default 6 e pertanto contribuire a ridurre problemi di selezione avversa, aiutando a distinguere gli emittenti con un buon merito di credito da quelli con un cattivo merito di credito. In sintesi, lo scopo del rating è quello di aumentare l efficienza del mercato dei capitali fornendo agli operatori opinioni affidabili, tempestive, corrette e indipendenti sulla probabilità che un emittente sarà in grado di ripagare sia il capitale che gli interessi dello strumento al quale è stato attribuito il rating 7. La crescente richiesta di rating è comunque imputabile alla necessità di maggiori informazioni sulle opportunità di investimento da parte degli operatori di mercato, legate soprattutto dalla comparsa di prodotti finanziari particolarmente complessi (strutturati), nonché da esigenze di natura regolamentare. 6 Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, Le Agenzie di rating, Il Mulino, Bologna, 2009, pag Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag

10 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali In ultima analisi, il calcolo dei rating appare anche una misura dell economicità stessa aziendale, da effettuarsi costantemente per verificarne il perdurare nel tempo 8. L attribuzione di un rating a una realtà aziendale, inoltre, consente ai potenziali investitori di effettuare una scelta più consapevole e coerente rispetto alla propria (soggettiva) attitudine al rischio tra capitale di rischio 9 e capitale di debito. Ai fini dell ottenimento di una linea di credito è necessario convincere i terzi della inesistenza di rischi particolari e della convenienza, in termini di arbitraggio fra impieghi, a rimuovere il capitale dagli investimenti fatti in precedenza e a immobilizzarlo nell azienda; condizioni queste tutt altro che facili da dimostrarsi a causa della naturale diffidenza di ogni persona nei riguardi delle operazioni alle quali direttamente non partecipa Si ricorda in proposito che lo Zappa ha definito l azienda come quell istituto economico destinato a perdurare, che per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione la produzione o il procacciamento o il consumo della ricchezza, in Zappa G., Le produzioni nell economia delle imprese, Giuffrè, Milano, 1957, vol. I, p. 37. Anche l Onida scrive in proposito: vogliamo dire che l azienda, contemplata sia nella gestione che nell organizzazione, si presenta come mobile complesso o come sistema dinamico nel quale si realizzano in sintesi vitale l unicità nella molteplicità, la permanenza nella mutabilità, Cfr. Onida P., Economia d azienda, UTET, Torino, 1961, pag Per realtà di grandi dimensioni quando il capitale di rischio è costituito da azioni quotate nel mercato borsistico è stato riscontrato che nel breve periodo, quindi, le azioni offrono rendimenti reali sensibilmente più elevati di quelli dei titoli di stato, ma allo stesso tempo sono anche più volatili, tale volatilità è di per sé una misura di rischio. Cfr. Siciliano G., Cento anni di borsa in Italia, Il Mulino, Bologna, 2001, pag Giannessi E., op. cit., pag. 86 9

11 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Al fine di chiarire lo scopo della determinazione dei rating è necessario esplicitare il significato e le implicazioni dei due parametri fondamentali di riferimento: Rischio Default a) Rischio Esistono diverse definizioni e tipi di rischio 11, ma tutti condividono almeno tre aspetti principali e cioè: la possibilità di perdere qualcosa o di subire qualche danno, l importanza di ciò che si perde o del danno che si subisce e l incertezza associata a quella perdita o danno 12. È importante sottolineare che rischiare è una condizione ineludibile, alla quale non si può rinunciare, infatti, anche se gli individui si attrezzassero per controllare le conseguenze delle proprie condotte, gli eventi cui sono esposti, le sostanze e delle tecnologie con cui entrano in contatto. Poco o tanto, ci si espone sempre a rischi 13. Nel sistema economico, in modo implicito, è in genere operata una importate distinzione, quella tra rischio e incertezza. Per Knight il rischio 11 Risk is the degree of time uncertainty and volatility involved with a project or investment, in Groppelli A.A., Ehsan Nikbakht, Finance, Barron s, New York, 2006, pag Cfr. L. Salvadori, R. Rumiati, Rischiare, Il Mulino, Bologna, 2009, pag Cfr. L. Salvadori, R. Rumiati, op. cit., pag

12 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali può essere definito come una condizione in cui è possibile derivare una distribuzione di probabilità dei risultati; al contrario l incertezza rappresenta una condizione in cui non è possibile ottenere tale distribuzione di probabilità 14. Appare evidente come, secondo tale concezione, sia identificato come rischio solamente ciò che è misurabile o calcolabile, considerando la misura del rischio ottenuta moltiplicando la probabilità che si verifichi un evento per le conseguenze (negative) associate al verificarsi dell evento stesso. Pertanto, anche se la probabilità che si verifichi un evento catastrofico è bassissima, l ampiezza delle conseguenze lo rende particolarmente spaventoso. La misurabilità del rischio, tuttavia è stata comunque sottoposta a diverse obiezioni tra cui, da ultimo, la seguente: Si usa la stessa parola, misurare, per misurare un tavolo con un metro da falegname e per misurare un rischio, ma in questo secondo caso la misurazione è solo una previsione, o qualcosa del genere. Inoltre la parola misurare trasmette un illusione di conoscenza che può essere gravemente distorcente: vedremo che siamo psicologicamente molto vulnerabili ai termini usati e al modo in cui le cose sono formulate. Così, se avessimo usato il verbo 14 Cfr. L. Salvadori, R. Rumiati, op. cit., pag

13 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali misurare per il tavolo e prevedere per il rischio, avremmo avuto molto meno insuccessi conseguenti ai Cigni neri In relazione alla misurabilità si usa distinguere tra due grandi tipologie di rischi: i rischi oggettivi e quelli soggettivi. Il rischio generalmente viene considerato sotto un profilo oggettivo quando si fa riferimento alla probabilità oggettivamente determinata con cui una minaccia futura può manifestarsi. Questi rischi si riferiscono a eventi per i quali è possibile individuare delle frequenze o delle serie storiche. I rischi di questa natura, quindi, si calcolano applicando formule o modelli più o meno sofisticati, calcoli che necessariamente variano a seconda dei parametri considerati. [ ] Rischi oggettivi però possono essere anche quelli che si riferiscono a eventi singoli o estremamente rari, per i quali non sono disponibili frequenze che ne consentano la prevedibilità, come ad esempio l esplosione di una bolla speculativa. [ ] Si parla di rischio sotto il profilo soggettivo, invece, quando si fa riferimento al rischio percepito dagli individui 17. L esistenza del rischio, in ogni caso, è legata a quella di un pericolo. Il pericolo è legato alle caratteristiche oggettive di una situazione, che è pericolosa indipendentemente da come un soggetto la percepisce. Il 15 Cigno nero, evento che presenta le seguenti tre caratteristiche: rarità, impatto enorme e prevedibilità retrospettiva (ma non prospettiva). 16 Cfr. N. N. Taleb, Robustezza e fragilità, Il Saggiatore S.p.A., Milano, 2010, pag Cfr. L. Salvadori, R. Rumiati, op. cit., pagg

14 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali pericolo è comunemente definito come quella caratteristica dell oggetto, del prodotto o della situazione che può provocare un danno se viene a contatto con la persona. [ ] Il rischio, invece, è la valutazione della probabilità che la persona entri in contatto con il pericolo e della gravità del potenziale danno. Ogni rischio sottintende un pericolo 18. Al fine di poter creare un sistema comunemente valido, accettato e generalmente utilizzabile, risulta opportuno porre l attenzione solamente sui rischi definiti oggettivi e misurabili. Di norma viene stimato il c.d. rischio di credito, inteso come la possibilità che la controparte finanziata non sia in grado di adempiere tempestivamente e per intero gli obblighi contratti determinando con ciò variazioni attese ed inattese delle perdite subite 19. Le Agenzie forniscono un opinione sul merito di credito in un determinato lasso di tempo, e sulla connessa specifica probabilità di default. Esse, però, non prendono in considerazione altri tipi di rischio connaturati all emissione di un qualsiasi strumento di debito, quali per esempio il rischio di cambio, il rischio di tasso di interesse [Moody s 1999, 73 e 83-84] e il rischio di frode da parte dell emittente. Quest ultimo rischio è particolarmente importante ai fini della valutazione della 18 Cfr. L. Salvadori, R. Rumiati, op. cit., pag Cfr. L. Gai, Il rating delle PMI. Un approccio metodologico per banche, confidi e intermediari finanziari, Franco Angeli, Milano, 2008, pag

15 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali performance delle Agenzie e delle loro responsabilità nei confronti degli operatori di mercato. La qualità dei dati forniti dall emittente e/o quelli acquisiti dall Agenzia sono le determinanti fondamentali del rating, ma l agenzia stessa non è in grado di verificare l attendibilità e la veridicità di queste informazioni 20. Un altro rischio cui è sempre potenzialmente esposto un investimento finanziario è il rischio sistemico. Tale tipologia di rischio appare sempre sottostimato in occasione del verificarsi di situazioni di crisi. A tal proposito è stato osservato che a posteriori appaiono abbastanza chiaramente i principali errori della dottrina economica per capire come le agenzie abbiano potuto sottostimare sistematicamente i rischi in varie situazioni preliminari alla crisi. [ ] Un primo errore è legato alle assunzioni alla base della teoria della finanza che oggi appaiono assai discutibili. I modelli sottostimavano il rischio di coda [ ] Le agenzie di rating sono state indotte a sottostimare il rischio sistemico (rischio di crollo di un intero sistema finanziario o di un intero mercato) 21. Alla luce di quanto appena indicato, si deve sempre tener conto del fatto che, il rating non appare come una misura omnicomprensiva di tutti i rischi di un emittente o di un particolare strumento finanziario, ma 20 Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag

16 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali solamente di un rischio oggettivamente misurabile [con un attendibilità legata al grado di predittività delle attuali teorie statistico-economiche], quale il rischio di credito, tralasciando pertanto altre tipologie di rischio comunque insite in un investimento finanziario, ma lasciate alla libera determinazione soggettiva [variabile in base alle capacità tecnico-istintiveintuitive del potenziale investitore]. Non si deve perciò dimenticare che gli altri rischi (diversi dal rischio di credito), di cui il calcolo dei rating non tiene conto, potrebbero potenzialmente influenzare l esito dell investimento in maniera comunque determinante. Il rischio è strettamente connesso e direttamente correlato al profitto atteso 22. La determinazione del livello di rischio assumibile e di profitto atteso è sempre soggettiva, perciò non universalmente valida, ma sicuramente massimizzabile in base alle preferenze dei singoli potenziali investitori. 22 Sulla correlazione tra rischio e profitto: Risk and return are the foundations upon which rational and intelligent investment decisions are made. Broadly speaking, risk is a measure of the volatility, or uncertainty of returns, and returns are the expected receipts or cash flows anticipated from any investment [ ] Some investments pay a high return, and others a low return. Certainly, you can t expect a high return from a sure thing. But it is reasonable to demand a high return when asked to invest money in an uncertain or risky venture. In other words, investors must be properly compensated for the risks they care [ ] the return on your money should be proportional to the risk involved, in Groppelli A.A., Ehsan Nikbakht, Finance, Barron s, New York, 2006, pag

17 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali La volatilità 23 è prevalentemente considerata una misura 24 del rischio, a questo direttamente correlata in quanto destabilizza le aspettative aumentando, inoltre, le probabilità di perdita. Per quanto concerne le tipologie di rischio, oltre al rischio di credito e al rischio di mercato, si è soliti individuare, ricercare e analizzare il c.d. rischio operazionale Il rischio operazionale può essere suddiviso nelle seguenti categorie: 23 In finance, risk is measured by the degree of volatility associated with expected returns. Volatility is the amount of fluctuation that occurs in a series of figures as they deviate from a representative average. in Groppelli A.A., Ehsan Nikbakht, Finance, Barron s, New York, 2006, pag In linea generale il rischio è terrorizzante, e la paura che induce spiega almeno in parte l importanza della sua quantificazione. Evocare gli spauracchi significa anche esorcizzarli [ ] Ma come si determina, in termini matematici, il rischio? Partiamo dal concetto di «varianza», uno dei tanti termini matematici che esprimono la variabilità. Qualunque quantità dipendente dal caso varia e devia dalla propria media; a volte è superiore alla media, e a volte è inferiore. [ ] Queste deviazioni dalla media costituiscono il rischio, e sono esattamente ciò che vogliamo quantificare. Possono essere positive o negative, e quindi tendono a elidersi. Ma se le moltipilichiamo per se stesse, le deviazioni sono tutte positive, e noi arriviamo alla definizione: la varianza di una quantità dipendente dal caso è il valore atteso di tutte le sue deviazioni al quadrato dalla media. [ ] per qualunque quantità, maggiore è la deviazione standard, più ampiamente distribuiti sono i suoi possibili valori intorno alla media; più piccola è la deviazionie standard, più i possibili valori si concentrano intorno alla media, in Paulos J.A., Un matematico gioca in Borsa, Garzanti, Milano, 2003, pagg operational risk is usually defined in the negative it includes all of the risks that are not categorized as either market or credit risk in Allen S. Financial Risk management A practitioner s guide to managing market and credit risk, Wiley Finance, Hoboken, New Jersey, 2003, pag La sofisticazione dell approccio di analisi ovviamente influenza la quantità e qualità delle informazioni che si acquisiscono. Un approccio sofisticato nel quale si sollecitano gli analisti ad assegnare rating parziali ai fattori di rischio dell impresa, quali business risk, financial risk, credit risk, (del debitore della banca verso i suoi clienti), e operating risk, richiede di integrare tutta l informazione disponibile per appurare dimensione e natura dei rischi con cui ci si confronta; in questo caso la banca viene spinta verso l insight, ovvero verso la cattura dell informazione asimmetrica. Si acquisisce una approfondita conoscenza dei punti di forza e di debolezza dell impresa, delle sue opportunità e dei suoi bisogni. [ ] Un approccio più semplice, in cui si chiede all analista di pervenire al rating finale assegnando giudizi parziali con un analisi separata delle differenti basi informative (tipicamente il conto economico, il bilancio, i dati andamentali interni, quelli di sistema, i profili di settore e competitivi), produce una comprensione molto più povera dell impresa. Infatti, l analisi si focalizza su aspetti dell impresa mantenuti tra loro separati (seppure comprensivi di una quota di soft information legata alla prossimità operativa) senza cogliere i fattori che fanno materializzare il rischio di credito., in Contributi Bancaria, n. 1/

18 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Rischio delle operazioni 27 : Rischio di frode; Rischio di informazione; Rischio sistemico; Rischio del personale; Rischio legale 28 ; Rischio reputazionale 29 ; Rischio contabile 30 ; Rischio di liquidità 31 ; Rischio d impresa The risk that deficiencies in information systems or internal controls will result in unexpected loss. Operations risk can be further subdivided into the risk of fraud, risk of nondeliberate incorrect information, disaster risk, and personnel risk, in Allen S. Financial Risk management A practitioner s guide to managing market and credit risk, Wiley Finance, Hoboken, New Jersey, 2003, pag The risk that the terms or conditions of a contract or agreement will prove unenforceable due to legal defects in the contract or in related documentation and procedures. Legal risk includes regulatory risk, in Allen S. Financial Risk management A practitioner s guide to managing market and credit risk, Wiley Finance, Hoboken, New Jersey, 2003, pag The risk that the enforcement of contract provisions will prove too costly in terms of damage to the firm s reputation as a desirable firm for customers to do future business with, in Allen S. Financial Risk management A practitioner s guide to managing market and credit risk, Wiley Finance, Hoboken, New Jersey, 2003, pag The risk that an error in accounting practice will necessitate a restatement of earnings, which adversely affects the investors or customers perception of the firm, in Allen S. Financial Risk management A practitioner s guide to managing market and credit risk, Wiley Finance, Hoboken, New Jersey, 2003, pag The risk that an institution will have to pay higher that prevailing market rates for its funding due to either the investors perception that the credit quality of the institution is impaired, possibly due to earnings problems or capital structure problems, or the overly heavy use of particular funding sources within a given time period, with the large size of transactions impacting funding cost in Allen S. Financial Risk management A practitioner s guide to managing market and credit risk, Wiley Finance, Hoboken, New Jersey, 2003, pag

19 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali La quantificazione e la definizione del rischio è importante non solo per le scelte dei singoli investitori, ma per l intera collettività, infatti la capacità di gestire il rischio, e con essa la voglia di farsene carico e di fare scelte proiettate in avanti, sono elementi chiave dell energia che alimenta il progresso del sistema economico 33. Altra misura del rischio è il tempo 34. L arco temporale che intercorre tra il compimento di un una operazione (ad es. la concessione di un finanziamento) e l ottenimento del risultato atteso 35, in senso positivo o negativo (il rimborso o il mancato rimborso di un debito), è direttamente proporzionale al rischio. 32 The risk of loss due to change in the overall business climate, such as the needs of customers, actions of competitors, and pace of technological innovation, in Allen S. Financial Risk management A practitioner s guide to managing market and credit risk, Wiley Finance, Hoboken, New Jersey, 2003, pag Bernestein P. L., Più forti degli dei, Il Sole 24 Ore, Milano, 2002, pag. XIII 34 Rischio e tempo sono le facce opposte della stessa medaglia, perché se non ci fosse un domani non ci sarebbe rischio. Il tempo trasforma il rischio, e la natura del rischio è modellata dall orizzonte temporale: il futuro è il campo di gioco. Il tempo conta di più quando le decisioni sono irreversibili; tuttavia, molte decisioni irreversibili devono essere prese sulla base di informazioni incomplete in Bernestein P.L. Più forti degli dei La straordinaria storia del rischio, Il sole 24 ore, Milano, 2002, pag Un valore atteso è una media particolare. Nello specifico, il valore atteso di una quantità è la media dei suoi valori, ponderati però in base alle loro probabilità.[ ] Invece di fare direttamente la media, il valore atteso di una determinata quantità si ottiene generalmente moltiplicando i suoi possibili valori per le relative probabilità, sommando poi questi prodotti.[ ] Il concetto di valore atteso spiega un piccolo segreto degli investimenti. Un analista può benissimo credere, simultaneamente e senza cadere in contraddizioni, che un determinato titolo abbia elevate probabilità di fare bene, ma che in media sia perdente. [ ] Le stesse probabilità e le stessa variazioni di prezzo si possono usare anche per illustrare due strategie complementari di trading, una che determina di solito dei piccoli guadagni e talvolta grosse perdite, e l altra che produce di solito delle piccole perdite e a volte dei grossi guadagni.[ ] Praticamente tutte le situazioni in cui si possono calcolare (o stimare agevolmente) le probabilità dei valori che assumerà una determinata quantità ci consentono di stabilire il valore atteso di detta quantità., in Paulos J.A., Un matematico gioca in Borsa, Garzanti, Milano, 2003, pagg

20 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali b) Default Stato di insolvenza Un concetto essenziale per la determinazione della probabilità di default e quindi del rating (a cui la probabilità è associata), è la definizione stessa di default. Il sistema di rating è fondato sulla stima della probabilità di insolvenza (default). Nell accezione più generale del termine, lo stato di insolvenza si verifica quando un debitore (emittente) non è in grado di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni alle scadenze pattuite con normali mezzi di pagamento, oppure sia inadempiente oltre un lasso di tempo stabilito dalla legge. Occorre però distinguere tale situazione dal caso di illiquidità; quest ultima è una possibile causa di insolvenza, ma non necessariamente 19

21 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali un debitore illiquido (senza liquidità) incorre in uno stato di insolvenza, quando i creditori si dimostrano disponibili a rinegoziare il debito. Lo stato di insolvenza si distingue inoltre dallo stato di crisi 36 : mentre l insolvenza è permanente, la crisi è temporanea 37. Le crisi aziendali producono comunque alterazioni dello stato di equilibrio così forti, da essere ritenute veri e propri stati morbosi, le cui ripercussioni coinvolgono, fino alla necessità di un ricambio, l assetto proprietario, il management e le maestranze, la struttura organizzativa, l assetto tecnico. Il sopravvenire di uno stato di crisi può accadere: o Nella fase iniziale, poco tempo dopo la costituzione dell azienda; o In fase di funzionamento, successivamente a processi di sviluppo. La comprensione del fenomeno delle crisi aziendali deve pertanto centrarsi sulla crisi dei valori imprenditoriali, prima che su altri elementi dannosi. Il verificarsi di fatti dannosi per l impresa deriva da incapacità tecnico- 36 La crisi aziendale costituisce un grave stato patologico dell azienda, tale da poterne compromettere la stessa sopravvivenza e da richiedere impegnativi interventi risanatori per ripristinare il perduto stato di equilibrio [ ] il sopraggiungere di momentanei o comunque non prolungati intervalli di calo delle prestazioni dell impresa può essere considerato fisiologico e ricorrente, specie se si attivano adeguati sistemi di controllo e permangono in tutta la loro efficacia le energie manageriali ed imprenditoriali dei momenti migliori in Bastia P., Pianificazione e controllo dei risanamenti aziendali, Giappichelli Editore, Torino, 1996, pag Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag

22 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali gestionali, da limiti soggettivi delle persone che operano nell impresa o da limiti comunque connaturali all essere umano in quanto tale. Per comprendere la natura di tali difetti e limiti occorre precisare meglio il contenuto della funzione imprenditoriale che viene a fallire manifestamente nei casi di crisi aziendale. Specificare il contenuto della funzione imprenditoriale non è affatto compito agevole, data la lunga tradizione di pensiero su questo tema, ricca di contributi molteplici e non sempre concordi 38. In dottrina e nel sistema economico, esistono definizioni più o meno dettagliate del termine default. L Accordo di Basilea 2 introduce una definizione unica di insolvenza per il metodo dell adeguatezza patrimoniale realizzato sui rating interni La definizione prevede che il rischio di default si abbia in presenza di almeno una delle tre situazioni standard: 38 Bastia P., Pianificazione e controllo dei risanamenti aziendali, Giappichelli Editore, Torino, 1996, pagg In essence, the internal risk rating system are based on general considerations and on experience, and not on mathematical modeling. They cannot, therefore, be regarded as precise tools. Their usage clearly relies on the judgment of the rating evaluators. Internal rating system are usually applied to nonfinancial corporations, as special approaches are employed for banks and other financial institutions. Companies and instruments are classified into discrete rating categories that correspond to the expected loss, which represent the combined estimate of the likelihood of the company failing to pay its obligations and the subsequent loss in the event of default., in Internal credit risk rating model Badar-e-Munir, University of Karachi, 2007, pag I rating interni delle banche hanno in comune con quelli esterni l obiettivo di valutare il rischio d impresa (business risk) e il rischio finanziario (financial risk), ma presentano alcune difformità tra banche differenti: o numero di classi e granulità maggiore per banche più avanzate 21

23 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali la scarsa probabilità di rimborso integrale del prestito; eventi di perdita associati a un obbligazione creditizia, come svalutazioni, accantonamenti specifici ovvero piani di ristrutturazione del debito; situazioni di fallimento o altre condizioni a esso assimilabili e pagamenti scaduti da più di 90 giorni. Secondo Standard & Poor s si ha default quando vengono meno la capacità o la volontà del debitore di adempiere a una o più obbligazioni rispettandone i termini originari, più precisamente: quando un pagamento di interessi e/o capitale è dovuto e non viene effettuato; in caso di richiesta spontanea di accesso a una procedura concorsuale; a seguito di un offerta di ristrutturazione del debito che ne riduce il valore totale (sostituzione di termini e condizioni). o o o o natura delle informazioni considerate: sistema di scoring, analisi di settore, analisi variabili qualitative definizione di insolvenza modalità di passaggio da borrower a facility rating tempi e logiche di revisione 22

24 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Secondo Moody s si ha default nei seguenti casi: mancato o ritardato pagamento degli interessi e/o del capitale, compresi i ritardati pagamenti effettuati nel periodo di mora; cambiamento delle condizioni del debito in maniera sfavorevole: i) l emittente offre agli investitori strumenti di debito in sostituzione dei preesistenti a condizioni economiche sfavorevoli (common stocks, o strumenti di debito con cedole più basse, a scadenza prolungata, diminuzione delle garanzie) oppure ii) il cambiamento delle condizioni ha lo scopo evidente di aiutare il debitore a evitare il default; bancarotta, amministrazione controllata, fallimento e ogni altro impedimento legale ai pagamenti alle scadenze prestabilite del capitale e/o interessi 41. Secondo la prassi operativa, nello stato di default sono inclusi: Sofferenza, inclusa la sofferenza c.d. di sistema o rettificata, rilevabile dal flusso di informazioni di ritorno del servizio Centrale Rischi gestito dalla Banca d Italia; Incaglio; Credito ristrutturato; 41 Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pagg

25 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Sconfinamenti e ritardi di rata per oltre 90/180 giorni continuativi a seconda delle tipologie di asset class (c.d. past due) 42. È evidente che le differenze nella definizione di default possono comportare un impatto importante sia nell implementazione del sistema di rating che nella predisposizione di strumenti circa l affidabilità e la stabilità dei sistemi di rating. Il fatto che il criterio per determinare una situazione conclamata di crisi d azienda sia stato individuato nell insolvenza, legata ad aspetti finanziari piuttosto che economici, risiede nella circostanza che l influenza degli andamenti finanziari sugli andamenti economici è di per se stessa evidente e si riconnette con la deficienza o l esuberanza dei mezzi necessari per realizzare le operazioni produttive. L insufficienza di mezzi finanziari, da qualsiasi causa possa essere provocata, influisce sempre in maniera negativa sugli andamenti economici pregiudicando le possibilità formative del reddito. L incaglio finanziario, allorché sopravviene, polarizza la attenzione degli amministratori facendo passare in secondo piano i problemi economici, ai quali è legata l esistenza dell azienda. Tale situazione, inoltre pone gli amministratori in condizione di disagio nella 42 Cfr. L. Gai, op. cit., pagg

26 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali stipulazione di contratti di acquisto, nella negoziazione delle vendite, nell approvvigionamento dei mezzi finanziari, nel rinnovamento degli impianti e delle strutture meccanizzate. Quando la situazione finanziaria è pesante, gli amministratori non si dedicano più con l intensità voluta allo studio dei problemi reddituali. Questi problemi vengono seguiti in maniera superficiale e sempre nei ritagli di tempo lasciati liberi dalle preoccupazioni finanziarie che gravano sul sistema operativo. Gradualmente si forma una mentalità finanziaria che spinge gli amministratori a riguardare i costi, i ricavi e le formazioni reddituali sotto una luce che non è più quella che identifica l equilibrio della vita aziendale 43. Poiché i problemi della vita aziendale non possono essere risolti senza tenere presenti contemporaneamente gli andamenti finanziari e quelli economici, solamente tendo conto di entrambi questi elementi è possibile esprimere un giudizio di convenienza in ordine alle finalità particolari delle singole operazioni e a quella generale che si vuole conseguire Giannessi E., L equazione del fabbisogno di finanziamento nelle aziende di produzione e le possibili via della sua soluzione, in collana di studi economico-aziendali, Colombo Cursi Editore, Pisa, 1969, pagg Giannessi E., op. cit., pagg

27 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali 4. Classificazioni dei rating Dal punto di vista operativo si è delineata una classificazione dicotomica dei sistemi di rating interni, classificazione che è stata recentemente accettata e analizzata dalla letteratura accademica. Tale dicotomia è costituita da due modelli, considerabili estremi, cui si aggiungono altri modelli intermedi, ibridi, più diffusi nella realtà applicativa. Si riscontrano quindi modelli che rispondono a una filosofia Through The Cycle e modelli Point In Time, due estremi tra i quali si colloca una intera gamma di modelli definibili come ibridi. Poiché la filosofia di rating ha diverse implicazioni sulle varie finalità per cui i rating sono utilizzati (regolamentari ma anche gestionali), la scelta dell approccio da adottare appare complessa: alla luce dello specifico obiettivo del rating è infatti preferibile orientarsi verso l uno o l altro dei modelli stilizzati 45. Di seguito vengono analizzate le differenze tra i due modelli 46, imputabili principalmente al diverso orizzonte temporale cui fanno riferimento. 45 G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag A rating system that remains relatively constant through different business conditions is a throughthe-cycle (TTC) rating system whilst a rating system that changes period by period is a point-in-time (PIT) rating system. Obligors in the same risk category of a PIT rating system would share similar unstressed PDs, and obligors in a risk category of a TTC rating system would share similar stressed PDs. Thus, the characteristics of PDs associated with each risk category are determined by the underlying rating system and the type of information used, in Vallés V. FSI Award 2006 Winning Paper 26

28 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali a) Rating Point In Time (PIT) I rating possono essere più o meno ciclici, ovvero rispondere in maggiore o minore misura ai mutamenti del contesto economico. I rating Point In Time hanno l obiettivo di stimare i rischi su un orizzonte temporale limitato, di norma annuale. Tale sistema si focalizza pertanto sulla situazione attuale, utilizzando tutte le informazioni disponibili sia sulla controparte stessa, sia a livello aggregato (sul cotesto di riferimento). Il risultato tende a essere una misura molto sensibile alle condizioni macroeconomiche, che si comporta in modo ciclico ed è caratterizzata da un elevata volatilità Nel caso di un sistema di rating Point In Time, un incremento del rischio di default, come si verifica in un periodo di recessione, si traduce in un incremento delle PD puntuali Stability of a through-the-cycle rating system during a financial crisis, Bank fot international settlements, September 2006, pag Point-in-time ratings capture the short-term default risk at a certain point in time. The term is somewhat misleading since it suggest that through-the-cycle ratings are not based on all currently available information. In fact, both TTC and PIT ratings are based on the same information set. in Fundamental Rating Characteristics of Structured Finance di Kilian Plank, 14/08/2011, pag A Point-in-time approach may implicate significant capital structure risks and flave initial tranche ratings in Fundamental Rating Characteristics of Structured Finance di Kilian Plank, 14/08/2011, pag In a point-in-time process, an internal rating reflects an assessment of the borrower s current condition and/or most likely future condition over the course of the chosen time horizon. As such, the internal rating changes as the borrower s condition changes over the course of the credit/business cycle. In contrast, a «through-the cycle» process requires assessment of the borrower s riskiness based on a worst-case, «bottom of the cycle scenario», i.e. its condition under stress. In this case, a borrower s rating would tend to stay the same over the course of the credit/business cycle, in Rating System Dynamics and Bank-Reported Default Probabilities under the New Basel Capital Accord, di Heitfield E., April

29 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali assegnate alle singole controparti e quindi in un significativo incremento delle migrazioni dalle classi di rating migliori alle peggiori. 50. b) Rating Through The Cycle (TTC) Nei rating Through The Cycle 51 la stima del rischio di default è depurata dagli effetti congiunturali e l orizzonte temporale risulta esteso, idealmente corrispondente a un intero ciclo economico. I modelli utilizzano tutte le informazioni relative alla controparte, ma non quelle aggregate, focalizzandosi su una situazione di lungo periodo, che può corrispondere a un livello medio o essere prudenzialmente identificata con un ciclo moderatamente negativo. Il risultato di tale metodologia dovrebbe pertanto condurre alla determinazione di un rating scarsamente volatile, poco sensibile ai cambiamenti economici. In un sistema di Through The Cycle, invece, i cambiamenti nel rischio di default dovuti ai movimenti ciclici non si riflettono in una variazione delle PD puntuali assegnate alle controparti, che tendono a restare nella stessa classe di rating: le migrazioni sono infatti dovute unicamente a fattori idiosincratici e in media si compensano. 50 G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag Through the cycle ratings capture the long-term average default risk of an issuer at a certain point in time. The current short-term default risk may be higher or lower but if it is expected to return to the average level, the rating does not change. Rating transitions are only necessary when a change of this average occurs. in Fundamental Rating Characteristics of Structured Finance di Kilian Plank, 14/08/2011, pag

30 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Il rischio di default si traduce invece in un incremento della volatilità dei tassi di default all interno di ogni classe di rating 52. La distribuzione dei rating, rimanendo sostanzialmente stabile nel corso del tempo, rischia di non riuscire a cogliere il peggioramento della qualità creditizia. Le Agenzie di rating prediligono metodologie di determinazione dei rating orientate al TTC , come anche da esse stesse indicato. Gli istituti di credito, invece, sono più propense ad individuare metodologie di determinazione dei rating orientate al PIT G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag Rating agencies generally claim to issue through-the-circle (TTC) ratings, i.e., rating that are insensitive to transitory changes of the credit environment. This is primarily iustified with the benefits of rating stability. The question arises whether there is a connection between rating methodology and rating behaviour which could explain the phenomena in the crisis in Fundamental Rating Characteristics of Structured Finance di Kilian Plank, 14/08/2011, pag Some investors believe that rating agencies are relatively slow in adjusting their ratings. A wellaccepted explanation for this perception on the timeliness of ratings is the through-the-cycle methodology that agencies use. According to Moody s, through-the-cycle ratings are stable because they are intended to measure the risk of default risk over long investment horizons, and because they are changed only when agencies are confident that observed changes in a company s risk profile are likely to be permanent, in How rating agencies achieve rating stability, Altman E.I., Rijken H.A., April The through-the-cycle rating methodology of agencies is designed to achieve an optimal balance between rating timeliness and rating stability. The methodology has two key aspects: first, a long-term default horizon and, second, a prudent migration policy. These two standpoints are aimed at avoiding excessive rating reversals, while holding the timeliness of agency ratings at an acceptable level. It is unclear so far, which aspect of the through-the-cycle approach makes the primary contribution to rating stability, in How rating agencies achieve rating stability, Altman E.I., Rijken H.A., April In assigning ratings, agencies make use of a through-the-cycle rating methodology. That is, ratings are only revised when there is a significant permanent, long term component in the underlying credit quality change [ ] Watchlist and outlook assignments seem to deal with the continuous struggle of agencies to strike a balance between rating timeliness ad rating stability, in What do rating agencvy announcements signal? Confirmation or new information Konijn Sander J.J., Rijken H.A., Department of Finance, VU University Amsterdam 57 Credit rating agencies (CRA) report TTC ratings while banks favour PIT-like ratings for their internal tisk management. The agencies argue that investors prefer stable ratings and that frequent rating changes (especially downgrades) may be unfavourable for the issuer. By contrast, baks are internally more interested in their current risk state. [ ] Besides the time horizon rating methods also differ in terms of the underlying measure of credit quality. For example, S%P relies on probability of default while Moody s relies on expected loss in Fundamental Rating Characteristics of Structured Finance di Kilian Plank, 14/08/2011, pag

31 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Gli Accordi di Basilea 2 58 e Basilea 3, richiedono infine più o meno esplicitamente stime di PD compatibili con il metodo TTC. c) Realtà operativa I rating che si osservano nella prassi consolidata sono rating ibridi: non corrispondono infatti mai perfettamente alle tipologie stilizzate, ma si collocano in situazioni intermedie e sono caratterizzati da un proprio livello di ciclicità. La ciclicità dei rating dipende sia da come è stimata la probabilità di default (PD) individuale, ovvero dalla filosofia sottostante i modelli, sia da come è calcolata la PD di classe. Poiché i rating stanno accrescendo con il tempo le loro funzioni 59, sta aumentando anche la difficoltà degli stessi a rendere compatibili diverse (e talora contrastanti) finalità, con conseguenti rischi di distorsioni nello sviluppo dei sistemi e nelle applicazioni, pertanto i fronti su cui intervenire sono stati individuati in tre punti: 58 The Revised Framework (Basel II) demands long-run estimations of PDs compatible with a TTC rating system. Although this is a feasible task in developed countries with relatively stable business cycles, it could be a difficult one in emerging economies with periodic severe economic problems, in Vallés V. FSI Award 2006 Winning Paper Stability of a through-the-cycle rating system during a financial crisis, Bank fot international settlements, September 2006, pag I rating stanno accrescendo con il tempo le loro funzioni d uso, che ormai si estendono dalla origination del credito al controllo, alla riformulazione di importanti meccanismi operativi (quali ad esempio le deleghe di autonomia), alla determinazione del capitale regolamentare, al supporto delle valutazioni contabili (accantonamenti, valor equo, impairment), alla gestione strategica dell intermediario finanziario (adeguatezza patrimoniale, allocazione interna del capitale, incentivi e sistemi premianti); tutto ciò in sintonia con il più generale sviluppo del risk management come strumento guida per la creazione del valore in banca, in Contributi Bancaria, n. 1/

32 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali il profilo tecnico dei modelli, il profilo organizzativo dei rating la risposta delle autorità di vigilanza al quesito sull unicità dei rating a fini gestionali e regolamentari 60 A livello generale [ ] l assegnazione del rating si basa su diverse fasi: stima della PD puntuale in ciascuna controparte; attribuzione di ogni controparte a una classe di rating; assegnazione delle PD alle classi di rating. I primi due punti attengono al modello di rating, mentre l ultimo punto riguarda la stima dei parametri che sono poi utilizzati a scopo regolamentare, in quanto per il calcolo del capitale tramite le formule di Basilea si utilizza la PD di classe e non quella individuale. Il modello di rating, che può avere caratteristiche che tendono al PIT a al TTC a seconda della sua impostazione metodologica, produce una PD individuale 61. Indipendentemente dall orientamento TTC o PIT, sarebbe però quanto mai opportuno e importante risolvere una problematica che tende a minare l origine di ogni valutazione, quella legata alla affidabilità e utilizzabilità 60 Cfr. I rating interni durante e dopo la crisi: rapporti banca-impresa, vincoli regolamentar i modelli di business, in Contributi Bancaria, n. 1/2010, De Laurentis G., Maino R. 61 G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag

33 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali dei dati storici a fini previsionali, è stato rilevato infatti che in effetti l analisi di bilanci consuntivi, in qualsiasi modo sia effettuata, non può fornire che indicazioni riferentisi ad un passato più o meno remoto secondo quanto si spinga a ritroso l indagine stessa. Così come nessuno guarda ai redditi, netti o lordi che siano, dei passati esercizi per attribuire gli stessi ai processi produttivi di futura attuazione, allo stesso modo non c è nessuno che negli indici di redditività del capitale investito rilevati in passato pretenda di individuare i valori attesi per i prossimi esercizi. Gli indici, o quozienti di bilancio che dir si voglia, non sono altro che uno strumento destinato a facilitare l interpretazione dei bilanci. Perciò, se questi bilanci sono consuntivi, le notizie ricavate non potranno essere che storiche e, più in generale, tutte le informazioni ricavabili dai ratios sono strettamente vincolate al campo abbracciato dalle sintesi della contabilità generale di fine periodo. Si dovrà dire perciò che, per quanto riguarda le valutazioni prospettiche, gli indici, come qualsiasi altro dato storico, sono una base sulla quale si fondano le previsioni, così come accade per i bilanci dei quali gli indici stessi sono una esplicazione. È soltanto un tale chiave che ad essi si attribuisce la capacità di fornire informazioni sulla situazione economica nonché sulle prospettive della situazione finanziaria Coda V., Brunetti G., Barbato Bergamin M., Indici di bilancio e flussi finanziari, Etas Libri, Milano, 32

34 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Osservata in qualsiasi istante del suo fluire, la gestione si profila continuamente proiettata nel futuro, anche se ritrova nel presente e nel passato l origine economica del ciclo, sempre incompiuto, attraverso il quale essa si esplica. Ciò vuol dire che la gestione nel tempo è continua, e che, in qualunque momento, nell impresa in funzionamento, è sempre possibile percepire una gestione in atto, destinata a futuro compimento, il passato costituisce solo una base, ma la sua valenza predittiva può essere considerata alquanto limitata 63. L analisi di bilancio rappresenta una delle tecniche fondamentali per la conoscenza e la comprensione della gestione aziendale. È una funzione professionale che ha assunto sempre crescente importanza nella realtà economico-aziendale. Con essa si mira a comprendere il contenuto della gestione attraverso l esame critico del sistema dei valori espresso dal bilancio di esercizio. Più specificamente, pertanto, si parla di analisi della gestione aziendale attraverso il bilancio. Strumento utile per la conoscenza della gestione aziendale, però non è uno strumento assoluto: rappresenta uno dei molti strumenti di cui la direzione deve servirsi per porre in essere un soddisfacente processo informativo inerente la gestione stessa. L analisi di bilancio fornisce indizi e sintomi: spetta poi all analista interpretarli nel 1974, pag Ferrero G., La valutazione del capitale di bilancio Logica economico-quantitativa della valutazione Legislazione vigente e direttive comunitarie Principi contabili, Giuffrè Editore, Milano, 1988, pag. 8 33

35 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali modo migliore per trarre da essi le più opportune indicazioni. L analisi di bilancio costituisce uno strumento storico-prospettico di conoscenza della gestione. Si sviluppa, cioè, in due momenti, assolutamente collegati: in un primo momento permette di conoscere e interpretare la gestione passata; in un secondo momento permette di formulare dati utili per disegnare la gestione futura. L analisi di bilancio è utile, dunque, per giudicare il passato dell azienda e altresì per programmare il suo futuro. Appare quanto mai opportuno sottolineare che l analisi di bilancio fornisce un supporto alla programmazione piuttosto che a una previsione. In altre parole, essa ha una funzione storica: poiché permette l interpretazione del bilancio, quindi la comprensione della gestione da esso sottesa; inoltre ha una funzione prospettica: poiché fornisce la base per la progettazione della gestione futura 64. Risulta inoltre necessario rilevare che il valore previsionale degli indici economici e finanziari dipende in modo vincolante dai criteri di valutazione adottati nella redazione dei bilanci analizzati. Nel caso in cui questi appaiano oscuri, contraddittori, poco omogenei nel tempo e nello spazio, i rapporti fra dati, frutto delle valutazioni stesse, non potranno essere considerate più attendibili dei valori assoluti che compongono i loro numeratori ed i denominatori, né queste informazioni potranno essere più 64 Caramiello C., Indici di bilancio, Giuffrè Editore, Milano, 1993, pagg

36 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali utilmente confrontabili con altre riferibili alla stessa azienda o ad aziende svolgenti la loro attività nel medesimo settore. Non appare neppure possibile realizzare una netta distinzione tra aspetti finanziari ed economici, in quanto, con i loro legami di interdipendenza, rendono impossibile, anche attraverso gli indici, l isolamento dell uno o dell altro aspetto per esprimere giudizi indipendenti tra di loro. La stessa gestione corrente, ad esempio, se con l intreccio dei costi e dei ricavi determina il reddito operativo, indicatore fondamentale della redditività aziendale, origina d altra parte un insieme di flussi finanziari in entrate ed in uscita che, concorrendo a formare il capitale circolante, incidono sulle ulteriori scelte di struttura finanziaria, oltre a restare a loro volta condizionati da queste ultime. 67 Poiché nelle analisi finanziarie, di norma, si attribuisce una particolare importanza allo studio della struttura del capitale, lo studio della dinamica finanziaria contribuisce in misura considerevole alla comprensione dei cambiamenti che si verificano nella struttura del capitale, l analisi di quest ultima giova alla comprensione delle politiche finanziarie seguite, se è vero che difficilmente si può pensare all elaborazione di una strategia 65 Coda V., Brunetti G., Barbato Bergamin M., op. cit., pag La banca, prima di decidere sulla concessione del credito richiesto, deve analizzare l azienda richiedente. Essa deve innanzitutto esaminare le caratteristiche e l andamento del settore economico nel quale l azienda opera. Tale indagine va rivolta soprattutto ai rischi che gravano sull azienda richiedente ed ai probabili sviluppi futuri del settore nel quale l azienda svolge la sua attività. 67 Coda V., Brunetti G., Barbato Bergamin M., op. cit., pag. 9 35

37 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali finanziaria senza affrontare direttamente il problema di una equilibrata struttura del capitale Coda V., Brunetti G., Barbato Bergamin M., op. cit., pagg L analisi ex post della struttura del capitale se è condotta in stretta aderenza allo studio della dinamica finanziaria, con il dovuto approfondimento dei problemi di gestione (economica, finanziaria e monetaria) consente di decifrare il significato semiologico dei quozienti di bilancio e di tentare la definizione di grandezze standard valide non già in assoluto, ma per quella determinata azienda e in presenza di determinate situazioni in Coda V., Brunetti G., Barbato Bergamin M., op. cit., pag

38 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali 5. Le Agenzie di rating Il primo rating viene pubblicato a opera di John Moody negli Stati Uniti d America nel 1909, trecento anni dopo che gli olandesi avevano rivoluzionato la finanza nazionale e internazionale inventando le common stocks (azioni ordinarie) e fondando la prima banca proto-centrale, la Banca di Amsterdam, nel Nel tempo i prodotti offerte dalle Agenzie si sono diversificati, quelli più tradizionali rimangono comunque le valutazioni del rischio di credito dei singoli strumenti di debito (issue rating), del profilo di rischio dell emittente (issuer rating) e del rating dello Stato sovrano (sovereign rating) in ordine di fatturato, Standard & Poor s, Moody s e Fitch. A partire dal 1975, negli Stati Uniti, è stata costituita la NRSRO (Nationally Recognized Statistical Rating Organizations) per assegnare lo 70 Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag I rating delle Agenzie hanno l obiettivo di valutare il business risk (capacità di produrre flussi di cassa, dipendente dalla posizione nel settore e dalla qualità del management) e il financial risk (stabilità struttura finanziaria, dipendente dalla composizione del passivo e dalla flessibilità finanziaria). Sono di norma basati su modelli analitici di natura soggettiva: o analisi quantitativa, di tipo uni variato o multivariato: esame condizioni economicofinanziarie dell emittente, prospettive del settore; o analisi qualitativa: qualità del management, efficienza processo produttivo, immagine e reputazione, diversificazione geografica e produttiva, qualità processo distributivo, potere di mercato dell impresa. 37

39 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali status ufficiale di Agenzia di rating. Attualmente, le uniche Società che hanno ottenuto tale qualifica sono le tre principali citate in precedenza. Accanto alle tre Agenzie leader, esistono comunque numerose Agenzie che agiscono a livello nazionale, ma che vengono consultate per fornire rating peculiari di specifiche realtà locali, e quasi sempre nella forma di second rating, a titolo di eventuale conferma di un rating già espresso da una delle tre Agenzie leader. L operato delle Agenzie di rating è considerato spesso in maniera controversa e talvolta assimilato a dei semplici vaticini così, S. Luciano, Le Agenzie di Rating sono gli aruspici di oggidì, in Italia Oggi del 27/05/2011, pag. 2: Marco Tullio Cicerone si chiedeva, in una delle sue «Lettere», come facessero gli aruspici a incrociarsi per le strade di Roma, guardarsi negli occhi e non scoppiare a ridere in faccia l un l altro: come fanno, tra di loro, i complici di una burla ai danni di una vittima inconsapevole. Gli aruspici, si sa, erano gli indovini che promettevano di predire il futuro scrutando il volo degli uccelli, le viscere delle vittime dei sacrifici e simili amenità. Il laico Cicerone, che non credeva ai loro vaticini, li fustigava così da par suo. Ebbene, dopo le clamorose prove di miopia se non addirittura incompetenza che molti analisti delle società di rating hanno dato nei mesi precedenti la crisi finanziaria del , fa veramente specie che la comunità finanziaria, e soprattutto i mercati, continuino a considerare con tante attenzione i voti espressi da queste entità, soprattutto le prime tre, Standard & Poor s, Moody s e Fitch. È del tutto evidente che non ci prendono quando serve, ovvero che reiterano giudizi ovvi quando è del tutto superfluo farlo. Spesso non convergono nelle valutazioni, come nel caso dell outlook sull Italia, negativo per S&P e stabile per Moody s e Fitch, il che se da un lato fa pensare che non ci sia un «cartello» tra esse dall altro dà l idea che le loro valutazioni siano basate su criteri aleatori e discutibili, fin troppo discutibili, in materia economica. Insomma, se i loro rating fossero considerati soltanto degli indicatori interessanti, tra molti altri, per formarsi un idea della situazione di imprese e nazioni non ci sarebbe nulla di patologico; diventa inquietante vederli considerati invece ancora come degli oracoli. Tanto più che, contro i tre leader storici di questo piccolo mercato, si sta sempre più spesso schierando la Dagong Global Credit Rating, l agenzia di rating cinese, che sei mesi fa tagliò il rating del debito Usa e due giorni fa l ha rifatto con la Gran Bretagna: come la pensino i principali investitori finanziari del mondo è rilevante per chiunque, e visto che i cinesi hanno deciso di «non fi darsi più» di S&P, Moody s e Fitch e di far da sé le tre big storiche avrebbero dovuto essere considerate automaticamente a loro volta declassate. La verità è che i mercati finanziari mondiali sono isterici, oppressi da incertezze senza precedenti dal Dopoguerra a oggi, e tremano a ogni segnale critico: figuriamoci di fronte a dei rating negativi. Anche per questo ha ragione Elio Lannutti, leader storico dei risparmiatori associati italiani con l Adusbef, ad auspicare che il prossimo G8 ridimensioni «lo strapotere delle agenzie di rating». Ma non c è da farsi illusioni: non accadrà. 38

40 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Le principali critiche 74 cui le Agenzie sono esposte sono le seguenti: creatrici di profezie autorealizzantisi, i giudizi delle agenzie possono avere la natura di profezie che si realizzano da sole, proprio in virtù delle conseguenze che il giudizio insito nel (la variazione del) rating ha sul destino dell emittente che lo riceve 75 ; fornitrici di giudizi poco significativi, (critica di Partnoy) mai chi ha agito troppo poco e così troppo tardi è stato così potente. L evidenza empirica mostra che le Agenzie non danno alcun contributo informativo quando riducono o aumentano il livello di rating di uno strumento: esse provvedono a effettuare un declassamento quando ormai gli investitori sono consapevoli del peggioramento delle caratteristiche dello strumento, proprio come è avvenuto nel caso di Enron e della crisi asiatica 76 ; natura di profit organization, in quanto le Agenzie rilasciano un giudizio emittenti dietro compenso. Le società di rating sono 74 Oltre alle critiche che in generale vengono dirette alle agenzie di rating, analizzando l attuale contesto finanziario internazionale è stato rilevato quanto segue: Rating agencies are attributed a key role within the context of the subprime crisis. They are accused of having overestimated the future development of risk factors such as U.S. house prices and also of having underestimated the general risks within CDO or RMBS asset pools. As a consequence, large volumes of structured finance Securities with flave ratings were issued. A further criticism concerns the timing of downgrades. They came too late and were too abrubt and thus caused enormous shockwaves on the markets, in Fundamental Rating Characteristics of Structured Finance di Kilian Plank, 14/08/ Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag

41 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali profit organizations e, come tali, il loro scopo non è eliminare le asimmetrie informative, che legittimerebbe il loro profitto, bensì vendere un servizio e, nel fare ciò, pur sapendo di coinvolgere il loro valore reputazionale, sono esposte alle stesse tentazioni di un qualsiasi operatore di mercato 77 ; presenza di conflitti di interessi, a tal proposito è stato osservato che Le società di rating hanno troppo spesso registrato gravi errori di valutazione del rischio per difetto o per eccesso, incappando in fallimenti di imprese e banche o creando problemi alle imprese a agli Stati sulla strada della crescita. [ ] Le cause del malfunzionamento delle società di rating sono dovute alle difficoltà intrinseche nel individuazione delle molte facce dei rischi, all aver seguito «il flusso delle vicende umane» [ ] e al non avere risolto il conflitto di interessi dell appartenenza a gruppi che esercitavano anche consulenza finanziaria di vario tipo 78. servizio potenzialmente pubblico, lo stesso tipo di informazione fornito dalle Agenzie potrebbe essere fornito dagli investitori istituzionali, i quali hanno le capacità adeguate per 77 Cfr. P.Savona, Prefazione al testo G. Ferri, P. Lacitignola, Le Agenzie di rating, Il Mulino, Bologna, 2009, pag Cfr. P.Savona, Prefazione al testo G. Ferri, P. Lacitignola, Le Agenzie di rating, Il Mulino, Bologna, 2009, pag

42 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali procedere alla quantificazione del rischio di credito in maniera autonoma 79. scarsa attenzione alle variazioni di rischio di credito nel tempo. Se le agenzie sembrano fare un buon lavoro nel momento in cui il rating viene emesso, lo stesso non si può sempre dire per le successive revisioni del rating. Utili esempi a tal proposito per citarne solo alcuni sono quelli dei casi Enron (2001), Parmalat (2002), della crisi asiatica (1997) e la debacle della finanza strutturata (2007), laddove i declassamenti sono avvenuti allorquando la cattiva qualità degli emittenti era già ampiamente nota. D altro canto va tenuto presente l effetto negativo di declassamento e il circolo vizioso che il declassamento può innescare 80. eccessiva vischiosità di adeguamento dei rating al variare delle condizioni delle imprese Un indagine condotta 79 Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag The objective of agencies i sto provide an accurate relative (i.e. ordinal) ranking of credit risk at each point in time, without reference to an explicit time horizon. In order to achieve rating stability, agencies take a long-term perspective, which lowers the sensitivity of agency ratings to short-term fluctuations in credit quality. In their corporate ratings criteria document, Standard & Poor s (2003) takes the position that «the value of its products is greatest when its ratings focus on the long term and do not fluctuate with near performance.» Agencies aim to respond only to the perceived permanent (long-term) component of credit-quality changes. In addition, agencies follow a prudent migration policy. Only significant changes in credit quality result in rating migrations and, if triggered, ratings are partially adjusted, in How rating agencies achieve rating stability, Altman E.I., Rijken H.A., April Prior surveys and benchmark studies indicate that agency ratings respond slowly to changes in underlying credit-quality. Empirical research on return reactions on the other hand frequently report abnormal return reactions prior to negative announcements. We confirm the latter, where we consider 41

43 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali dall Association of Financial Professional (2002) rivela che la maggior parte degli operatori di mercato ritengono che le agenzie siano lente nell adeguare il rating al variare del rischio di credito degli emittenti; assenza di responsabilità, le Agenzie finora non sono state considerate giuridicamente responsabili per la qualità del rating emesso, in quanto la legislazione americana, competente per le tre principali Agenzie, ha stabilito che la responsabilità nella fornitura di informazioni al pubblico sia paragonabile a quella dei giornalisti piuttosto che a quella dei revisori 83 ; Le argomentazioni a favore delle Agenzie 84 stesse sono, invece, principalmente le seguenti: three types of announcements: rating changes, watchlist additions and outlook assignments. We also obtain significant positive post-announcement returns in case of negative announcements, which is in line with several event studies. Given previous empirical findings we estimate point-in-time default prediction models. These models do not suffer from possible conservatism in information provisioning by rating agencies. This allows us to make a distinction between confirmed and unconfirmed announcements., in What do rating agencvy announcements signal? Confirmation or new information Konijn Sander J.J., Rijken H.A., Department of Finance, VU University Amsterdam 83 In merito si segnala, però, una possibile variazione di tendenza: Anche le agenzie di rating, recentemente finite sotto accusa dopo la grande crisi mondiale, potranno essere valutate con giudizi peggiorativi. È quanto prevede la riforma delle regole finanziarie in discussione degli Stati Uniti, che sta per essere approvata definitivamente dal Congresso. Il testo autorizza gli investitori a portare in tribunale le agenzia che li abbiano indotti in errore facendo un cattivo lavoro, sia consapevolmente, sia per negligenza Articolo, Un agenzia di rating potrà essere degradata, Italia Oggi, venerdì 9 luglio 2010, pag Despite the recent criticism levale at CRAs, they play a significant role in the marketing of fixedincome instruments, with most investors requiring that their fixed-income holdings have a credit rating, in The uses and abuses of sovereign credit ratings, International Monetary Fund, October 2010, pag

44 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali la prova indiretta che le Agenzie forniscano informazioni utili e preziose è data dal fatto che gli emittenti siano disposti a pagare per avere il rating e gli investitori sono disposti ad accettare tassi di interesse più bassi a fronte di livelli di rating migliori; ottenendo un rating, l emittente segnala che non ha nulla da nascondere; al contrario non richiedendolo segnala che potrebbe avere qualcosa da nascondere. Dal punto di vista delle imprese, attraverso l uso del giudizio di un Agenzia esse segnalano il proprio merito creditizio riducendo il problema del moral hazard 85 ; poiché i rating non solo forniscono informazioni sul merito di credito, ma incorporano anche la reputazione dell agenzia che ha emesso quel rating 86, il potenziale conflitto di interessi imputabile al compenso percepito per l emissione del rating, è mitigato dal rischio di name shame, che costituisce un deterrente al verificarsi condotte opportunistiche. Rendendo consapevole l emittente del proprio profilo di rischio, le Agenzie possono indurre gli emittenti stessi a porre in essere meccanismi per il miglioramento del proprio merito di credito ; 85 Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pagg

45 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Quest ultima considerazione è però di dubbia validità in quanto le aziende sottoposte a giudizio di rating, potrebbero, invece, essere inclini a gonfiare i valori con prospettiva a breve termine. Quando le società sono grandi, hanno bisogno di ottimizzarsi per soddisfare le richieste degli analisti di Wall Street. Questi analisti [ ] eserciteranno pressioni sulle società perché [ ] si sbarazzino delle loro assicurazioni al fine di aumentare il rendimento azionario e migliorare il bilancio profitti-perdite, contribuendo infine in tal modo alla loro bancarotta 87. In sintesi va tenuto sempre presente che ottenere un rating da un agenzia è costoso, in equilibrio il grado di efficienza è più elevato in presenza di questo intermediario (l Agenzia), ma la qualità è più bassa rispetto alla situazione di piena informazione. La nuova regolamentazione dell Unione Europea per le Agenzie di rating prevede che: le agenzie di rating non possono fornire servizi di consulenza; non possono emettere il rating di strumenti finanziari se non hanno informazioni di qualità sufficiente sulla base delle quali emetterlo; 87 Cfr. N. N. Taleb, Robustezza e fragilità, Il Saggiatore S.p.A., Milano, 2010, pag

46 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali devono rivelare al pubblico quello che è il loro modello, le metodologie e le assunzioni base su cui basano il rating; devono differenziare il rating dei prodotti più complessi aggiungendo un simbolo specifico; sono obbligate a pubblicare un rapporto annuale sulla trasparenza; devono creare una funzione interna per rivedere la qualità del loro rating; dovrebbero avere almeno due membri indipendenti all interno del Consiglio di Amministrazione la cui remunerazione non dipende dalla performance del business delle agenzie 88. Il ruolo delle Agenzie di rating è stato rafforzato ulteriormente dall Accordo di Basilea 2, cui si rimanda al paragrafo successivo. Secondo tale Accordo, il rating, oltre ad avere un ruolo cardine nello sviluppo dei mercati finanziari, è fondamentale nella determinazione del patrimonio di vigilanza delle banche: lo rende più coerente con il profilo di rischio degli operatori di mercato. In ogni caso, sia le barriere all entrata che l elevata domanda di rating (sia da parte degli emittenti che dei regolatori) potrebbero aver dato alle Agenzie un eccessivo potere di mercato con 88 Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag

47 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali evidenti problemi sulla intelligibilità della loro attività. Inoltre, Basilea 2 ha assai ampliato la domanda di servizi per le agenzie. Infatti, molte banche hanno adottato modelli interni di rating dei debitori direttamente o indirettamente forniti dalle Agenzie di rating 89. In ogni caso, qualora la banca si avvalga di un proprio modello di rating interno, esso dovrà essere validato dall autorità di vigilanza e, presumibilmente, dovrà ricalcare i criteri usati dalle ECAI 90. Secondo alcuni 91, i modelli analitici utilizzati dalle Agenzie per la misurazione dei rischi dovrebbero essere resi noti al mercato affinché quest ultimo possa monitorarne con maggior cognizione di causa le valutazioni e, se opportuno, formularne di proprie. In questo contesto le 89 Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pagg Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag Cfr. Violi R., Credit Ratings in structured finance and the role of systemic risk, Banca d Italia. 46

48 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Agenzie dovrebbero inoltre fornire al mercato stesso dettagli riguardanti gli elementi di giudizio discrezionali utilizzati per la quantificazione dei principali parametri del proprio modello di valutazione dei rischi. Appare però alquanto difficile che le Agenzie si possano dimostrare disponibili a condividere le loro strategie interne e gli studi su cui fondano il proprio business. 6. L Accordo di Basilea 2 L Accordo di Basilea 2 consiste in un sistema di regole che fissa la capitalizzazione minima delle banche collegandola all uso del rating 92 per la determinazione del patrimonio di vigilanza. Tale legame è imputabile direttamente al fatto che, come già ampiamente descritto in precedenza, la determinazione dei rating consiste nella valutazione del grado di rischio di insolvenza di un impresa, concretizzandosi in un insieme di procedure di analisi e di calcolo grazie al quale un potenziale finanziatore 93 può trarre un giudizio di sintesi sulla rischiosità / affidabilità di un debitore nel caso di concessione del credito richiesto. 92 La normativa di Basilea II definisce il sistema di rating come l insieme di metodi, procedimenti, controlli, dati e sistemi informativi che fungono da supporto alla valutazione del rischio di credito, all attribuzione dei gradi interni di merito e alla stima quantitativa delle inadempienze e delle perdite. 93 Per «finanziatore», si può considerare colui che dà all impresa i mezzi finanziari occorrenti per l attuazione dei piani ideati e composti dall imprenditore, qualunque sia il modo del conferimento dei mezzi stessi, in Amaduzzi A. L azienda nel suo sistema operante, Torino, 2002, pag

49 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Con l introduzione dell Accordo di Basilea 2, che ha stabilito i requisiti minimi di patrimonio delle banche in base all ammontare del rischio da esse assunto, sono state introdotte per la prima volta nuove e più sofisticate metodologie di valutazione dei rischi (rischio di credito, rischio di mercato e rischio operativo). Per quel che riguarda il calcolo dei coefficienti di ponderazione delle attività esposte al rischio di credito e quindi dei livelli di patrimonio necessari, le banche sono state chiamate ad adottare metodologie di attribuzione di rating indicativi della solvibilità dei clienti. 94 Gli intermediari hanno potuto optare tra l approccio standard, simile a quello proposto dall Accordo di Basilea 1, e quelli interni (Foundation e Advanced), elaborati dalla banca stessa, ma sottoposti al vaglio e alla validazione delle Autorità di Vigilanza nazionali. Dalla lettura delle note integrative delle banche del campione emerge che la metodologia più usata è quella standard, soprattutto per i gruppi mediopiccoli, mentre è ancora limitato per lo più a pochi gruppi di maggiori e grandi dimensioni l utilizzo delle metodologie di rating interni. 95 Si rileva però che molte banche hanno già avviato lo sviluppo delle metodologie IRB (Internal Rating-Based), prevalentemente nella versione Foundation, 94 Cfr. Le banche italiane e la sfida dell economia reale La qualità del credito Discussion Paper KPMG, Cfr. Le banche italiane e la sfida dell economia reale La qualità del credito Discussion Paper KPMG,

50 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali mentre in qualche caso si sta passando alla versione Advanced, in fase di validazione da parte della Banca d Italia. A tal riguardo occorre sottolineare che particolare attenzione deve essere prestata ad eventuali declassamenti di rating precedentemente assegnati, l impatto dei quali è ulteriormente amplificato dalle regole di Basilea 2. Una soluzione concreta a questa problematica è l attribuzione del rating non solo sulla base di indicatori finanziari, in grado di predire gran parte del rischio idiosincratico, ma anche alla luce dell ambiente nel quale l impresa opera, dando un peso ragionevole a tutti gli indicatori suscettibili di influenzare il merito di credito dell impresa 96. A seguito dell introduzione dell Accordo di Basilea 2, gli istituti di credito hanno dovuto prestare particolare attenzione alla metodologia di rating adottata in quanto determina effetti significativi sui requisiti patrimoniali degli stessi 97. In particolare risulta di grande importanza intercettare tempestivamente un creditore che sta scivolando verso uno stato di default in quanto, secondo la normativa di Basilea 2, si può realizzare un 96 Cfr. G. Ferri, P. Lacitignola, op. cit., pag The analysis presented here suggest that bank s coice of rating philosophies can have a significant effect on its risk-based regulatory capital requirement. Given the rules described in the Basel Committee s third consultative document, a bank that adopts a more dynamic point-in-time rating system should face more volatile and more counter-cyclical regulatory capital requirements than a bank that adopts a more stable through-the-cycle rating system in Rating System Dynamics and Bank-Reported Default Probabilities under the New Basel Capital Accord, di Heitfield E., April

51 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali risparmio in termini di capitale regolamentare 98, pertanto risulta sempre più importante e utile implementare dei modelli in grado di misurare la qualità creditizia delle esposizioni irregolari. La crisi finanziaria ha modificato profondamente questo scenario. La regolamentazione di Basilea 2 è stata criticata da molti osservatori che l hanno anche iscritta tra i fattori alla base dell instabilità finanziaria 99. Se da un lato non è corretto attribuire a Basilea 2 la responsabilità della crisi, va tuttavia detto che tale quadro regolarmente presentava alcuni punti deboli. A partire dai primi anni Ottanta, il ruolo dello Stato nella regolamentazione dell economia era stato progressivamente ridotto, sulla base dell esperienza tipicamente anglosassone e di teorie che sostengono una superiorità del mercato nell allocazione efficiente delle risorse. Nel settore finanziario, la regulatory philosophy si era evoluta nell idea che la regolamentazione potesse essere tanto più efficiente ed efficace quanto meno fosse prescrittiva e quanto più valorizzasse le prassi degli intermediari. Un momento qualificante di tale cambiamento doveva essere rappresentato dal passaggio da Basilea 1 a Basilea 2, dove la disciplina prudenziale affidava agli intermediari il compito di sviluppare metodologie e strumenti per la misurazione dei rischi, predisporre 98 Cfr. Le banche italiane e la sfida dell economia reale La qualità del credito Discussion Paper KPMG, G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, Basilea 3 Gli impatti sulle banche, EGEA, Milano, 2011, pag

52 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali adeguati presidi interni di controllo, pervenire a un autonoma valutazione del capitale interno necessario per sostenere l operatività; alle Autorità di vigilanza quello di vagliare la congruità delle valutazioni effettuate dagli intermediari, intervenendo con apposite misure ove necessario. La capacità di autovalutazione del capitale interno sono risultate sopravvalutate. Le metodologie di misurazione dei rischi, per quanto avanzate, si sono mostrate rappresentazioni grossolane e incomplete del mondo reale; esse hanno scontato limiti quali essere backward looking, ovvero basate su dati storici, e inadeguate a cogliere l impatto di eventi catastrofali, ovvero infrequenti e di ampia portata 100. Il seme della crisi è germinato in sistemi finanziari, quale quello statunitense, che ancora adottavano Basilea 1 e che, comunque, programmavano l adozione della nuova normativa prudenziale limitatamente a un novero assai contenuto di intermediari 101. La normativa di Basilea 2, coerentemente con quello che era il suo obiettivo principale, ha reso i requisiti di capitale più sensibili al rischio effettivo del portafoglio. La crisi finanziaria degli ultimo anni ha messo però in luce alcune debolezze del sistema, che si sostanziano essenzialmente nella sottostima dei rischi e nella prociclicità dei requisiti di capitale: tra le molte misure da adottare come risposta, c è stato ampio 100 G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag

53 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali consenso sul rafforzamento del sistema finanziario e sulla necessità di una vigilanza più intensa e proattiva. Oltre alla necessità di munirsi di adeguati strumenti quantitativi al fine di realizzare una efficace gestione dei crediti irregolari, la crisi finanziaria ha anche evidenziato l importanza delle filosofie dei vari sistemi di rating, che, come indicato in precedenza, possono essere più sensibili all andamento dei singoli debitori e meno all andamento macroeconomico (TTC), o, invece, produrre dei risultati che risentono fortemente dell andamento del ciclo economico (PIT o prociclici ). Durante la redazione del framework di Basilea 2 si è discusso molto se le nuove regole fossero pro cicliche. In seguito a questo dibattito il Comitato ha apportato alcuni cambiamenti per ridurre gli impatti del ciclo. Nonostante ciò le migrazioni di rating, dovute alla crisi finanziaria, hanno introdotto una più elevata volatilità dei requisiti di capitale. La filosofia sottostante i modelli di rating di una banca influenza in modo decisivo i requisiti di capitale. La maggior parte dei modelli di rating utilizzati dalle banche non è mai perfettamente corrispondente alla filosofia TTC o PIT, ma piuttosto è di norma collocabile da qualche parte tra i due estremi. 52

54 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Per gli intermediari che hanno prediletto un approccio TTC, il numero di migrazioni di rating dovrebbe rimanere relativamente stabile e quindi, almeno in un primo momento, anche il loro requisito di capitale. I rating prodotti da sistemi del tipo PIT dovrebbero invece rivelarsi maggiormente volatili adesso che la crisi finanziaria ha colpito anche l economia reale e causato un innalzamento dei tassi di fallimento. L utilizzo di modelli non abbastanza TTC e la conseguente eccessiva volatilità dei requisiti di capitale non sono l unica preoccupazione legata alla costruzione dei modelli di rating nel contesto della crisi finanziaria. La normativa impone che le probabilità di default associate alle varie categorie di rating vengano stimate utilizzando un minimo di cinque anni di tassi di default osservati. Nella maggior parte dei casi questo requisito viene soddisfatto mediante l impiego di medie semplici dei tassi di default osservati durante gli anni precedenti alla stima. Questo utilizzo di medie implica però che un innalzamento prolungato dei tassi di default si rifletterà nelle probabilità stesse di default con uno scarto temporale. In futuro, quindi, il requisito di capitale è destinato ad aumentare a causa della crisi in atto, anche nel caso in cui nel frattempo i tassi di default dovessero diminuire. 53

55 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali 7. L Accordo di Basilea 3 In occasione della riunione del 12 settembre 2010, il Gruppo dei governatori e supervisori, l organo direttivo del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, ha annunciato un sostanziale rafforzamento dei requisiti patrimoniali esistenti e ha approvato senza riserve gli accordi stipulati il 26 luglio Il pacchetto di riforme proposto dal Comitato eleverà il coefficiente minimo di patrimonio di prima qualità (common equity) dal 2 al 4,5 per cento. Le banche, inoltre, dovranno accantonare un cuscinetto di protezione del patrimonio del 2,5 per cento (capital conservation buffer) per sopportare futuri periodi di stress, cosa che porta il coefficiente complessivo di patrimonio di prima qualità (common equity e buffer) al 7 per cento. Tali misure rafforzano la definizione di patrimonio più stringente concordata dai governatori e dai supervisori a luglio, nonché l innalzamento dei requisiti patrimoniali per le attività di trading, derivati e cartolarizzazioni, che saranno introdotti alla fine del In base agli accordi raggiunti, il coefficiente minimo di azioni ordinarie, la forma di patrimonio meglio in grado di assorbire le perdite, è stata portata dal 2% al 4,5%. Queste nuove regole saranno introdotte 54

56 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali progressivamente, entro il 1 gennaio Il coefficiente relativo al patrimonio di base (Tier 1), che include common equity e altri strumenti finanziari qualificati basati su criteri rigorosi, è stato incrementato, nello stesso periodo di tempo, dal 4% al 6%. Anche il cuscinetto di protezione del patrimonio al di là dei minimi stabiliti deve essere fissato al 2,5% e deve essere costituito da common equity, dopo l applicazione delle deduzioni. Lo scopo del cuscinetto di protezione è garantire che le banche mantengano un patrimonio di riserva per assorbire le perdite durante lunghi periodi di stress economico e finanziario. Le banche sono autorizzate ad attingere al cuscinetto durante questi periodi di stress, ma più il loro coefficiente patrimoniale si avvicina al requisito minimo, più crescono i vincoli alla distribuzione degli utili. Questo quadro rafforzerà l obiettivo di dare alle banche una supervisione e una governance solide, e fornirà una risposta al problema di concorrenza (collective action) che ha impedito ad alcune banche di tagliare distribuzioni degli utili come le gratifiche discrezionali e i dividendi elevati, nonostante il deteriorarsi della posizione patrimoniale. Un cuscinetto anticiclico compreso fra lo 0 e il 2,5% delle azioni ordinarie o di altri tipi di capitale in grado di assorbire pienamente le perdite verrà applicato tenendo conto delle circostanze nazionali. Lo scopo del cuscinetto anticiclico è conseguire l obiettivo macroprudenziale più 55

57 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali generale di proteggere il settore bancario dai periodi di crescita eccessiva della massa creditizia. Per ogni Paese, questo cuscinetto entrerà in vigore solo quando vi sarà una crescita eccessiva del credito tale da produrre un accumulo di rischio pericoloso per il sistema. Il cuscinetto anticiclico, una volta in vigore, verrebbe introdotto come estensione della forbice del cuscinetto di protezione. A questi requisiti patrimoniali si dovrà aggiungere un coefficiente di leva finanziaria, che servirà da protezione aggiuntiva per le misure basate sul rischio sopra descritte. Le banche importanti per la tenuta del sistema devono avere una capacità di assorbimento delle perdite superiore ai parametri annunciati oggi, e su questo punto il Comitato per la stabilità finanziaria e i gruppi di lavoro pertinenti del Comitato di Basilea proseguono il loro lavoro. Il percorso compiuto dal sistema regolamentare è il portato dell azione di un insieme di forze, coerenti tra loro, esercitate da tre attori principali: il Finacial Stability Board (FSB), fino al 2009 Financial Stability Forum (FSB), il consesso dei leader dei principali Paesi industrializzati, dapprima nella sede ristretta del G7 e poi allargata del G20, e il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag

58 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali L azione dei leader del G7/G20 e del FSF/FSB si è realizzata in concerto con il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (BCBS) che ha avuto il mandato di tradurre in termini regolamentari le scelte di policy, delineando Basilea 3. A dicembre del 2010, dopo l approvazione da parte dei leader del G20 riuniti a Seoul, il piano di riforma è pubblicato dal Comitato di Basilea nella sua versione finale 103. Le suddette riforme si sono rese necessarie in quanto nell estate 2007 ha avuto inizio una crisi finanziaria che, per profondità e ampiezza, può essere considerata senza dubbio la più intensa della storia recente. L analisi degli eventi che si sono registrati nel successivo triennio è alla base delle attività condotte dagli organismi internazionali per individuare e promuovere interventi volti a prevenire nuovi episodi 104. Negli anni precedenti il conclamarsi della crisi finanziaria negli apparati finanziari microeconomici si sono andate stratificando alcune carenze quali la distorsione degli incentivi nei modelli di selezione dei prenditori legati all affermarsi di un modello di intermediazione creditizia originate-to-distribute (OTD) G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag

59 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali La crisi ha evidenziato come rischi che si credevano ampiamente ripartiti fossero concentrati presso operatori talvolta inconsapevoli e non in grado di sostenerli 106. L OCSE ha rilevato che the Basel III capital proposal have some very useful elements notably the support for a leverage ratio, a capital buffer and the proposal to deal with pro-cyclicality through dynamic provisioning based on expected losses. Adopting the buffer capital proposal to ensure the leverage ratio was not compromised in crisis situation seems especially important so that in good times, dividends, share buyback policies and bonuses would be restrained as necessary to build back buffers used up in bad times seems very important 107. L efficacia del modello ODT presuppone necessariamente un ruolo chiave delle Agenzie di rating, cui è demandata la valutazione della qualità degli asset cartoralizzati per orientare il comportamento degli investitori. La crisi ha però evidenziato come il comportamento di queste Agenzie fosse sottoposto a conflitti di interesse connessi con commissioni elevate percepite per la certificazione della qualità delle operazioni di cartolarizzazione; inoltre, poiché la determinazione del prezzo dei prodotti strutturati è oggettivamente complesso, il mercato non era riuscito a 106 G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag Cfr. Blundell-Wignall A. Atkinson P., Thinging beyond Basel III: necessary solutions for capital and liquidity, OECD Journal: Financial Market Trends, Volume 2010, Issue 1, pagg

60 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali cogliere la sottovalutazione sistematica dei rischi né era riuscito a sanzionare comportamenti collusivi di Agenzie e intermediari. Infine, poiché l attività di attribuzione del rating è dominata da tre grandi operatori, il grado di concorrenza è alquanto limitato. Si è avviato così un ampio processo di riforme, del quale Basilea 3 è una tappa decisiva, anche se non conclusiva 108. L obiettivo primario dell Accordo di Basilea 3 è stato pertanto l introduzione nel settore finanziario di norme prudenziali che aumentino la correlazione fra i requisiti patrimoniali e l effettivo profilo di rischio degli intermediari. Un aspetto non trascurabile sul quale le Autorità sono state chiamate a riflettere ha riguardato il carattere prociclico del framework regolamentare e contabile, ovvero le interazioni fra settori finanziario e reale che tendono a rafforzarsi a vicenda e ad amplificare le fluttuazioni del ciclo economico. Il carattere prociclico della regolamentazione è stato amplificato negli anni recenti con l entrata a regime dei nuovi principi contabili che impongono di iscrivere in bilancio alcune poste dell attivo in base al valore di mercato (principio contabile del fair value). L insieme di provvedimenti che compongono Basilea 3 è volto a rafforzare i presidi a tutela della stabilità del settore bancario. Tra gli 108 G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag

61 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali elementi principali del complesso di riforme, si distingue un rafforzamento patrimoniale attraverso: o il contenimento del grado di leva finanziaria; l innalzamento della qualità del capitale regolamentare; l ampliamento della copertura dei rischi; l aumento dei requisiti patrimoniali minimi; la promozione dell accantonamento di risorse patrimoniali aggiuntive nelle fasi di crescita economica. o le definizione di nuovi standard di liquidità. Il miglioramento della qualità del capitale regolamentare è diretto ad aumentare la capacità delle banche di assorbire le perdite nel caso di continuità aziendale (going concern) o nell eventualità di una liquidazione dell intermediario (gone concern). Basilea 3 ha anche ampliato la copertura dei rischi, con riferimento alle attività di trading, cartolarizzazioni, esposizioni verso veicoli fuori bilancio e rischi di controparte su strumenti derivati al fine di prevenire che in futuro le banche possano nuovamente trovarsi a detenere ingenti volumi di prodotti creditizi complessi e illiquidi nei propri portafogli di negoziazione senza disporre di una quantità di capitale proporzionale al rischio assunto. 60

62 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Il leverage ratio è invece finalizzato a vincolare l espansione delle attività complessive delle banche alla disponibilità di un adeguata base patrimoniale. Con riferimento al rischio di liquidità, il Comitato di Basilea ha stabilito l introduzione di due indicatori, tra loro complementari: il Liquidity Coverage Ratio (LCR) e il Net Stable Funding Ratio (NSFR). Il prima indicatore è finalizzato alla copertura degli eventuali squilibri di breve periodo, attraverso la comparazione dei flussi di cassa attesi su un orizzonte temprale di 30 giorni calcolati tenendo conto di uno scenario di stress predefinito, con un buffer di attività liquide a disposizione della banca. Il secondo indicatore mira invece a segnalare eventuali squilibri di natura strutturale nella composizione di passività e attività di bilancio su un orizzonte temporale di un anno; esso si basa sul confronto tra il totale delle fonti di provvista con scadenza residua oltre l anno e la quota ritenuta stabile dei depositi a vista con le componenti meno liquide dell attivo 109. Basilea 3 rappresenta in sostanza un consolidamento dei requisiti patrimoniali a livello mondiale. I nuovi standard migliorano l impostazione di Basilea 2 a livello delle singole istituzioni finanziarie, accrescendo l ammontare e la qualità del capitale. Ma la nuova normativa presenta 109 G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag

63 Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali soprattutto una dimensione macroprudenziale volta a promuovere una maggiore stabilità del sistema finanziario nel suo complesso: l obiettivo è quello di stabilire schemi patrimoniali adeguati per contenere la prociclicità e fronteggiare il rischio sistemico. Se già l impianto di Basilea 2 prevedeva un insieme di elementi che contribuiscono a mitigare l impatto ciclico dei requisiti di capitale, suggerendo di fatto una preferenza del regolatore per un approccio Through The Cycle, le recenti evoluzioni regolamentari (Basilea 3) hanno l obiettivo primario d contenere le fluttuazioni del requisito G. Birindelli, P. Ferretti, F. Tutino, op. cit., pag

64 Capitolo II Verso un nuovo modello di rating per le aziende agrarie 1. Economia dell azienda agraria. Definizioni teoriche e metodi. Al fine di poter operare un analisi specifica del medito creditizio delle aziende agricole, risulta quanto meno necessario effettuare un preventivo excursus (seppure estremamente sintetico) in merito alla realtà dell economia agraria, individuando i principali aspetti d interesse. Premesso che accanto al profitto anche altre variabili, sia economiche che extraeconomiche, rientrano nella sfera degli obiettivi perseguiti dall imprenditore 111, specialmente in economia agraria, risulta necessario prestare particolare attenzione, a diversi aspetti di natura esterna che possono determinare le scelte dei questo ultimo. Secondo la teoria neoclassica l obiettivo dell imprenditore consiste nell ottenere il massimo valore attuale dei profitti futuri, o, in altri termini, tra i diversi possibili piani di produzione egli adotterà quello 111 M. De Benedictis V. Cosentino, Economia dell azienda agraria. Teoria e metodi, Bologna, Società Editrice Il Mulino, 1979, pag

65 contraddistinto dal più elevato valore di VA. La formulazione tradizionale della motivazione che guida gli imprenditori è stata, attraverso il tempo, sottoposta a numerose critiche. Esse gravitano intorno a due interrogativi centrali: 1) la validità del profitto quale parametro di valutazione dei risultati economici dell impresa; 2) la presenza, accanto alla massimizzazione del profitto, di altri obiettivi di cui l imprenditore tiene anche conto della gestione dell azienda Fattori extra-mercantili che possono influenzare le scelte imprenditoriali possono essere raggruppati in tre categorie: 1) fattori associati al prestigio che l imprenditore attribuisce al possesso di determinate forme di capitale (macchine, fabbricati); 2) fattori connessi all influenza della tradizione o, più semplicemente, alla resistenza al cambiamento di decisioni prese in passato (mantenimento di ordinamenti produttivi non ottimali); 3) fattori derivanti dal tipo e quantità di fattori produttivi posseduti dall imprenditore (impiego del lavoro familiare in azienda) 113. Una possibile classificazione delle scelte che riguardano le decisioni imprenditoriali può essere strutturata come segue: o Problemi relativi all organizzazione della produzione 112 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

66 Reperimento del capitale fondiario: localizzazione acquisto, affitto, compartecipazione, ecc. Scelta della dimensione aziendale Modalità di esecuzione delle operazioni Scelta della modalità Scelta del tipo e della dimensione del mezzo tecnico Reperimento del mezzo tecnico: noleggio, acquisto Scelte relative alla definizione dell ordinamento produttivo Individuazione dei possibili prodotti Scelta delle combinazione produttiva Scelta dei processi tecnici Attuazione del programma di produzione Problemi di mercato Acquisto dei fattori Vendita dei prodotti o Problemi amministrativi relativi a: Acquisizione del capitale: credito, autofinanziamento Supervisione del lavoro 65

67 Controllo dei tempi operativi Contabilità 114. L azienda agraria è definita come la combinazione elementare dei mezzi di produzione 115, essa è pertanto costituita da un insieme coordinato di fattori della produzione che può essere unitariamente destinato alla produzione di beni e servizi. Dal punto di vista economico l azienda agraria può anche essere considerata come l unità rispetto alla quale vengono effettuate le scelte economiche e vengono valutati i risultati delle scelte stesse. Il Serpieri, contrapponeva comunque all azienda agraria, intesa come unità oggettiva, l impresa agraria, intesa come unità soggettiva, frutto cioè della volontà imprenditoriale di utilizzare i fattori disponibili in azienda per il conseguimento di obiettivi predeterminati 116. Per quanto concerne gli elementi costituenti il patrimonio di una azienda agraria, è possibile ripartire i fattori nelle seguenti categorie: a) fattori a logorio totale, il cui contributo al processo produttivo si esaurisce completamente nel giro di un singolo ciclo (sementi, antiparassitari, acqua irrigua, ecc.); 114 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag A. Serpieri, Istituzioni di economia agraria, Bologna, Edizioni Agricole, 1950, p M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

68 b) fattori a logorio parziale, la cui dotazione di servizi non viene utilizzata completamente nel corso di un singolo ciclo ma si estende a più cicli produttivi (concimazioni di fondo, macchine, fabbricati); c) fattori perenni, caratterizzati da una riserva di servizi disponibile per un numero indeterminato di cicli produttivi e perciò eroganti un flusso infinito di servizi (energia solare, aria, ecc.). 117 Un diverso criterio di classificazione dei fattori riguarda il loro grado di divisibilità, ossia la possibilità o meno di variarne il livello di impiego. Da un lato si hanno fattori che possiamo definire divisibili, in quanto le quantità con cui essi entrano nel processo produttivo possono essere determinate con assoluta libertà da parte dell imprenditore. Le attività produttive che si svolgono in agricoltura fanno largo uso di fattori dotati di caratteristiche di totale divisibilità: basti pensare alla categoria dei mezzi di fertilizzazione (concimi, antiparassitari, acqua irrigua, mangimi). Dall altro lato si hanno fattori che, per contrapposizione, possono essere definiti indivisibili, in quanto le loro caratteristiche tecniche ne limitano la disponibilità e l impiego in corrispondenza di determinate dimensioni (es. trattori). 117 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

69 Nell azienda agraria la ripartizione classica dei fattori produttivi in terra, capitale e lavoro assume, specie nei riguardi della terra e del capitale, una connotazione specifica a causa delle caratteristiche tecniche che tali fattori assumono. La terra è la risultante di un duplice elemento: la fertilità originaria del suolo ed i capitali su di esso investiti. Agli effetti pratici la distinzione tra terra nuda e capitali investiti non ha ragione di essere: l insieme dei due elementi viene infatti denominato capitale fondiario. Il capitale fondiario è dunque costituito dall insieme della terra nuda e dei capitali in essa indivisibilmente investiti. Gli elementi caratterizzanti il capitale fondiario sono: l ubicazione del fondo; la natura del terreno; il numero, l estensione e la configurazione degli appezzamenti; i miglioramenti fondiari; la ripartizione della superficie aziendale. Altre forme di capitale tecnicamente mobili devono necessariamente essere impiegate congiuntamente al capitale fondiario per esplicarne la potenzialità produttiva. Accanto al capitale fondiario, abbiamo quindi una seconda categoria di capitale: il capitale agrario o di esercizio M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

70 Il capitale agrario (o di esercizio) si distingue a sua volta in capitale di scorta e capitale circolante. Il capitale di scorta può essere suddiviso a sua volta nelle seguenti categorie 1) strumenti di scorta e 2) prodotti di scorta. Fanno parte degli strumenti di scorta la dotazione aziendale di macchine ed attrezzi (le cosiddette scorte morte) nonché il capitale bestiame (scorte vive). I prodotti di scorta risultano in genere costituiti da quella quota parte della produzione aziendale che è necessario accantonare per avviare un nuovo processo produttivo (sementi, foraggi, ecc.) 119. Con il termine capitale circolante, infine, si fa riferimento a quel capitale, disponibile sotto forma liquida, che viene destinato all acquisto dei mezzi tecnici (concimi, mangimi, antiparassitari, ecc.) o a far fronte ad altre spese che devono essere sostenute nel corso del ciclo produttivo (salari, imposte, ecc.) 120. Dopo aver definito i principali elementi costitutivi il patrimonio delle aziende agrarie è possibile distinguere le diverse tipologie in base a differenti classificazioni, per quanto riguarda le relazioni tra impresa e lavoro, possiamo distinguere due situazioni fondamentali: 119 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

71 1) l impresa coltivatrice o contadina, nella quale l imprenditore e la sua famiglia forniscono la totalità o una parte sostanziale (possiamo adottare il 75% come valore minimo) del lavoro richiesto dall azienda; 2) l impresa capitalistica, nella quale la totalità o una parte sostanziale (anche in questo caso adottiamo il 75% come valore limite) del lavoro necessario viene reperita sul mercato del lavoro mediante rapporti di salariato fisso e/o avventizio 121. In base alla numerosità dei soggetti che determinano le scelte aziendali, l impresa agraria si dirà integrale se la funzione imprenditoriale è assolta da una sola persona; essa sarà definita parziaria quando risulta dalla associazione di due imprenditori, in genere uno capitalista e uno contadino. La colonia parziaria e la mezzadria rappresentano gli esempi classici di imprese parziarie M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

72 Il termine attività produttiva viene impiegato per indicare la produzione da parte dell azienda di un qualsiasi bene, sia ch esso provenga dal settore delle coltivazioni, da quello degli allevamenti o dalle industrie trasformatrici. L indirizzo produttivo si dirà specializzato se risulta composto da una sola categoria di beni; esso sarà non specializzato o diversificato se sono presenti due o più categorie: ad esempio cerealicolo bovino; viticolo olivicolo, ecc. La classificazione tradizionale della descrizione delle diverse categorie di fattori produttivi che si rinvengono nell azienda agraria, distingue tre categorie fondamentali di fattori: 1) capitale fondiario; 2) capitale di esercizio; 3) lavoro. Tale classificazione non considera in modo esplicito un quarto fattore, non meno importante ai fini del perseguimento degli obiettivi produttivi dell impresa, e cioè il fattore imprenditoriale, inteso come coordinamento, organizzazione e assunzione del rischio dell impresa. 71

73 Non sempre il significato del fattore umano viene perfettamente inteso. L azione dell uomo, per lo più, viene fatta dipendere da elementi innati (capacità, intuizione, stato psico-fisico, prontezza di decisione, ecc.) e da elementi acquisiti (esperienze pratiche, preparazione specifica, conoscenze scientifiche, ecc.), senza tenere conto dei rapporti di comunanza, interferenza e derivazione che possono sussistere tra di essi. 123 Le principali cause che determinano il deprezzamento di un fattore a logorio parziale sono: a) l uso; b) gli agenti fisici naturali; c) gli eventi avversi eccezionali; d) l obsolescenza 124. La Superficie Totale dell azienda «comprende tutte le superfici situate nell ambito dell azienda agricola quale che sia la loro natura, destinazione e forma di conduzione. La superficie totale dell azienda non comprende, pertanto, le superfici appartenenti all imprenditore, che nel corso dell esercizio preso in considerazione siano date in affitto a terzi». La superficie totale dell azienda viene quindi distinta, secondo la destinazione nelle seguenti categorie: A. Superficie agricola utilizzata (SAU) a. Seminativi, corrispondono a quella parte della superficie agricola utilizzata [ ], non occupata dalle colture 123 Cfr., Giannessi E., op. cit., pag M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

74 permanenti e dai pascoli. Tra i seminativi vengono compresi anche i terreni a riposo, ossia quelli che entrano nell avvicendamento, lavorati o non, e che nell esercizio considerato non danno luogo ad alcuna produzione. b. Prati e pascoli permanenti, comprendono la frazione di superficie agricola utilizzata, «coltivata fuori avvicendamento, destinata permanentemente (per una durata di cinque anni e più) a produzioni erbacee foraggere, seminate o spontanee, coltivate o meno». c. Colture permanenti (colture legnose agrarie), sono colture fuori avvicendamento, con esclusione della superficie occupata dalla categoria precedente, che occupano la superficie per un lungo periodo. d. Orto familiare, occupa di solito una superficie ridotta ed è destinato a colture ortive e floricole ad esclusivo uso familiare B. Superficie agricola non utilizzata, diversamente dalla superficie rientrante nelle categorie precedenti, tale superficie non viene utilizzata «per ragioni economiche sociale e altre, ma che può essere utilizzata a scopi agricoli con i mezzi normalmente disponibili in aziende». 73

75 C. Superficie a bosco, comprende la superficie coperta da boschi e foreste «ivi compresi i pioppeti forestali e i vivai forestali destinati al bisogno dell azienda». Tale superficie non include i pioppeti coltivati su superfici agricole. D. Altra superficie, comprende tutte le superfici occupate da fabbricati strade poderali, giardini, ecc., e le terre sterili per natura (rocce affioranti, stagni, ecc.) 125. Altro criterio di ripartizione della superficie è il seguente: colture principali, che comprendono: o le colture praticate su una data superficie in modo esclusivo nel corso dell esercizio; o le colture consociate, qualora la semina, le cure colturali e la raccolta vengono effettuate simultaneamente, e quando il prodotto si presenta sotto forma congiunta (es. l erbaio di favino, veccia e avena); o fra le colture realizzate simultaneamente (nel caso che almeno una delle due colture è di tipo permanente) o successivamente, è da considerarsi pricipale quella che dà luogo alla maggiore produzione in valore o, a parità di 125 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pagg

76 produzione, quella che occupa il terreno per un più lungo periodo di tempo; o per le colture presenti simultaneamente sulla medesima superficie (con esclusione di quelle che ricadono nel caso precedente) la ripartizione della superficie occupata va fatta col sistema del «pro-rata», ossia alle singole colture viene attribuita una frazione dell intera superficie occupata congiuntamente, calcolata in base al peso, in termini di valore della produzione, di ciascuna coltura. 126 colture secondarie, sono tutte quelle che non rientrano tra le colture principali, e cioè coltivate su superfici occupate nello stesso esercizio dalle colture principali 127 : o consociate, occupano la stessa superficie simultaneamente alla coltura principale; o successive, precedono o seguono la coltura principale. La valutazione del capitale fondiario. la valutazione dei fondi rustici si basa sulla valutazione del beneficio fondiario [ ] il beneficio fondiario varia ovviamente di anno in anno, per 126 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

77 effetto di diverse cause [ ] il valore del capitale fondiario può essere ottenuto applicando una delle due formule seguenti: a) Valore del capitale fondiario Beneficio fondiario annuo Tasso di capitalizzazione b) Valore del capitale fondiario Beneficio fondiario periodico costante (1 + tasso di capitalizzazione) n dove n è il numero di anni intercorrenti tra una periodicità e la successiva Il reperimento del capitale fondiario costituisce un elemento importante di analisi al fine della comprensione della situazione patrimoniale dell azienda agraria, un aspetto particolare del capitale fondiario è rappresentato dal titolo di possesso che consente all imprenditore di utilizzare questo fattore ai fini produttivi 128. I due principali titoli di possesso dei fondi rustici sono la proprietà e l affitto, mentre altri titoli di possesso, quali la mezzadria, la colonia, l enfiteusi, l usufrutto, i conferimenti ad imprese cooperative, seppur tuttora presenti, risultano in progressiva diminuzione o scarsamente rilevanti. La proprietà e l affitto si differenziano nettamente per ciò che riguarda i riflessi che essi possono avere sui risultati economici dell impresa, ed intermini di vincoli alle decisioni imprenditoriali [ ]. 128 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

78 L acquisizione dei terreni in proprietà è molto più difficile e complessa dell acquisizione in affitto. Anzitutto, i valori di mercato dei fondi sono in generale più elevati dei valori stimabili tenendo conto della loro intrinseca redditività agricola, a causa del fatto che tutt oggi, e particolarmente nei periodi caratterizzati da inflazione, la terra è considerata tra i più importanti «beni rifugio» di capitali finanziari che, qualora fossero tenuti sotto altra forma d investimento (deposito bancario o postale, buoni del tesoro, obbligazioni ecc.) andrebbero soggetti a progressiva perdita di valore. 129 A partire dagli anni 50, però, il progressivo avanzamento tecnologico, ha favorito lo sviluppo dell occupazione in altri settori produttivi, determinando una diminuzione dell interesse per la coltivazione della terra, segnando una conseguente diminuzione delle forze lavoro occupate in agricoltura da 8 milioni a meno di due milioni di unità. L esodo, però, anziché generare automaticamente un processo di crescita e di ampliamento delle imprese sopravvissute, ha in notevole misura dato luogo ad un inatteso fenomeno di abbandono delle terre tout court, aggravando, e non risolvendo, i problemi della povertà in molte zone rurali M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pagg M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

79 Il capitale d esercizio, al pari del capitale fondiario, è caratterizzato da una elevata eterogeneità, essendo costituito da un complesso di beni materiali diversi. I beni costituenti il capitale d esercizio sono di norma distinti in: a) strumenti di scorta a. macchine, attrezzi e materiali fissi vari, il parco macchine dell azienda generalmente indicato con l espressione scorte morte va distinto nelle seguenti categorie: macchine motrici, macchine operatrici, attrezzi e materiali a logorio parziale 131 b. bestiame, indicato tradizionalmente con l espressione scorte vive, esso è costituito dagli animali allevati in azienda per scopi diversi. Rispetto a questi ultimi può essere distinto in: bestiame da reddito e bestiame da lavoro. L allevamento del bestiame da reddito costituisce frequentemente una delle attività produttive fondamentali dell azienda, ed in alcuni casi rappresenta l attività esclusiva (aziende zootecniche specializzate). [ ] La specie di maggiore importanza economica è senza dubbio 131 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

80 quella bovina, nel cui ambito sono state selezionate diverse razze in relazione all adattamento all ambiente ed alla attitudine produttiva (latte o carne) b) prodotti di scorta, insieme di fattori produttivi che, visti sotto il profilo tecnico, appaiono come capitali differenziati e sotto il profilo economico sono rappresentati da fattori variabili ed a logorio totale. Essi sono infatti essenzialmente costituiti dai foraggi, dai lettimi, dalle sementi e dal letame presenti in azienda all inizio dell annata agraria. La loro importanza rispetto all intero capitale d esercizio è, nella maggior parte dei casi, molto limitata 133. I prodotti di scorta possono essere classificati nelle seguenti categorie: a. foraggi e lettimi di scorta; b. sementi di scorta; c. letame di scorta. c) capitale di anticipazione, è quel capitale cui l impresa ricorre per far fronte, durante il ciclo produttivo, ai diversi tipi di spesa. Risulta costituito dalle seguenti categorie: a. spese per l acquisto dei mezzi tecnici 132 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

81 b. spese per noleggi c. spese per imposte, tasse e contributi vari d. spese per la manodopera aziendale ed extraziendale, e le relative assicurazioni sociali e. costi relativi ad ammortamenti di mutui precedentemente contratti ed interessi corrispondenti f. spese per manutenzione e assicurazione dei capitali fissi, assicurazione di prodotti di scorta, prodotti sul campo, e prodotti in magazzino in attesa di essere venduti. Gli aspetti rilevanti del capitale circolante sono: a. la frazione del capitale circolante di cui bisogna disporre in forma indifferenziata per far fronte alle spese durante i periodi in cui queste non sono compensate dalle vendite dei prodotti b. il tempo medio di anticipazione del capitale stesso, necessario ai fini del calcolo degli interessi. La frazione di capitale circolante di cui l imprenditore deve disporre all inizio del ciclo produttivo viene definita capitale di anticipazione. La sua stima viene effettuata per via indiretta: esso cioè viene 80

82 ottenuto per capitalizzazione della differenza tra interessi passivi (interessi sul capitale circolante) ed interessi attivi (interessi sulle entrate di cassa realizzate con le vendite dei prodotti). Un secondo criterio di determinazione del capitale di anticipazione, è quello basato sulla definizione di un periodo medio di anticipazione dell intero capitale circolante al quale viene fatto riferimento per il calcolo degli interessi 134. Al fine di poter operare un analisi, oltre che nel lungo periodo, anche nel breve periodo, assume particolare rilevanza la distinzione tra fattori fissi e variabili. Poiché l insieme di questi fattori costituisce la struttura aziendale appare importante fornire una definizione di quest ultima: la struttura aziendale risulta costituita dall insieme dei fattori in dotazione dell azienda che, in un determinato periodo di tempo, possono ritenersi qualitativamente e quantitativamente fissi 135, ovvero, più in generale l insieme degli elementi relativamente stabili di un sistema economico, in un determinato periodo e in un determinato spazio M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag O. Ferro, Analisi delle strutture agrarie, in Atto del Convegno di studi SIDEA su Il mercato agricolo ed il potere contrattuale degli agricoltori, Torino, ottobre

83 La rilevanza dell indagine sulla struttura aziendale deriva da numerosi elementi. Innanzitutto essa condiziona la produttività dei fattori [ ], da essa dipendono le possibilità di introduzione di numerose innovazioni, ossia le possibilità di adozione di tecniche più favorevoli. In generale, la struttura aziendale contribuisce a determinare il ritmo di progresso tecnico delle singole aziende; essa condiziona, quindi, l evoluzione e lo sviluppo dell intero settore della agricoltura 137. Per poter confrontare le aziende agrarie in base alla propria struttura aziendale sono stati definiti numerosi rapporti tra le diverse categorie di fattori produttivi, in primis il rapporto tra capitale e lavoro. Gli indici di struttura più diffusi nelle analisi economico-agrarie sono: I. Grado di intensità fondiaria, che rappresenta l investimento medio per ettaro in miglioramenti fondiari ed è ottenuto dal rapporto Vif / SPA (Valore degli Investimenti Fondiari 138 / Superficie Produttiva Aziendale); II. Grado di intensità di esercizio, dato dal rapporto W / SPA (Valore del capitale d esercizio / Superficie Produttiva Aziendale); 137 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag Somma dei valori dei singoli investimenti 82

84 III.Grado di intensità aziendale, esprime l investimento complessivo medio per unità di superficie produttiva aziendale, (V+W) / SPA. Un tema non trascurabile nell economia dell analisi del presente elaborato è, inoltre, certamente quello relativo alla classificazione delle aziende agrarie. Premesso che esistono numerosi criteri di classificazione, appare opportuno precisare che, alla luce dei diversi obiettivi di studio perseguiti, è possibile individuare alcuni criteri di particolare rilievo su cui focalizzare l attenzione. I. Classificazione delle aziende in base alla dimensione. Originariamente, il Serpieri definiva «piccola impresa» quella che non supera le dimensioni occorrenti perché il lavoro manuale possa esserle dato da una sola famiglia di contadini 139, di conseguenza le imprese che superano dette dimensioni vengono considerate «grandi imprese». 139 A. Serpieri, Guida a ricerche di economia agraria, Bologna, Edagricole, 1960, p

85 La CEE, però, per le aziende della propria rete di informazione contabile, include tra i criteri di classificazione adottati, quello basato sulla consistenza della manodopera, individuando tre categorie: con meno di due unità lavorative con 2-5 unità lavorative con più di 5 unità lavorative L ISTAT, invece utilizza, per fornire i dati dei Censimenti, il criterio della dimensione della terra, individuando diverse categorie di aziende secondo la classe di ampiezza, sia in termini di superficie totale, sia in termini di superficie agricola utilizzata. La CEE individua 5 dimensioni aziendali in termini di superficie agricola utilizzata: meno di 5 ettari 5-10 ettari ettari ettari oltre 50 ettari. Ulteriori importanti criteri di classificazione possono essere considerati quelli basati sulla dimensione economica espressa in 84

86 termini di produzione vendibile, di reddito lordo o di prodotto netto aziendale. II. Classificazione delle aziende secondo l ordinamento produttivo. Secondo questo tipo di classificazione, utilizzato dalla CEE per raggruppare le aziende che ricadono nel campione della Rete di Informazione Contabile Agricola, le aziende sono raggruppate in base alla realizzazione di combinazioni di attività produttive secondo proporzioni comparabili (aziende orientate verso gli stessi tipi di produzione). Per il calcolo del «peso» delle singole attività di un particolare ordinamento produttivo si procede moltiplicando la dimensione (ettari per le colture, capi per il bestiame) per i relativi coefficienti [ ] il criterio di classificazione della CEE distingue quattro ordinamenti produttivi generali, tre dei quali legati all uso del suolo e l ultimo riguardante le cosiddette attività «senza terra». Tali ordinamenti sono: ordinamento erbaceo (colture vendibili erbacee) ordinamento arboreo ordinamento foraggero zootecnico 85

87 ordinamento zootecnico senza terra. L azienda è ritenuta caratterizzata da un particolare ordinamento produttivo generale se la produzione vendibile delle attività appartenenti a quel tale ordinamento (e calcolata applicando i coefficienti specifici alle dimensioni delle attività stesse) supera i 2/3 della produzione vendibile totale. Negli altri casi si dice che l azienda non è caratterizzata da alcun ordinamento produttivo generale. Una ulteriore caratterizzazione viene fatta individuando, quando esiste, l eventuale ordinamento particolare. Si dice che l azienda con un dato ordinamento produttivo è orientata verso un certo tipo di produzioni se queste forniscono una produzione vendibile calcolata superiore ad ½ del totale. Nei casi in cui non si riscontra la prevalenza di un ordinamento generale, ma le attività di questo ed eventualmente anche di un altro ordinamento, forniscono ciascuno una produzione vendibile calcolata superiore a 1/3 della produzione vendibile totale, si parla di ordinamento produttivo caratterizzato dalla combinazione di due categorie generali 140. Di seguito si riportano i coefficienti CEE per determinare l ordinamento produttivo aziendale. 140 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pagg

88 III.Classificazione delle aziende in base ai rapporti tra impresa, proprietà e manodopera. 87

89 In base a questo ultimo tipo di classificazione, si opera una distinzione in tre tipi di imprese, a seconda della quantità di lavoro salariato e autonomo utilizzati: Impresa contadina (o lavoratrice) o Stabile Integrale Su terra propria (piccolo proprietario autonomo) Su terra altrui (piccolo affittuario autonomo) Mista o Precaria Rispetto al lavoro (le cosiddette aziende part-time condotte da lavoratori occupati in altre aziende agricole o in aziende di altri settori) Rispetto alla terra (aziende con affitti precari a brevissimo termine) Impresa contadino-capitalistica (o lavoratrice-capitalistica) 88

90 o Stabile Integrale Su terra propria Su terra altrui Mista o Precaria Rispetto al lavoro (aziende che da un lato occupano una quota di lavoro salariato compreso tra il 25 e il 75 % del lavoro totale, e dall altro non garantiscono la piena occupazione dell imprenditore ed ai membri attivi della propria famiglia, essendo il lavoro concentrato in pochi mesi: es. aziende ovicole specializzate meridionali) Rispetto alla terra (che dispongono della terra in affitto per pochi mesi) Rispetto alla terra e al lavoro Impresa capitalistica 89

91 o Stabile Piccola impresa Su terra propria Su terra altrui Mista Grande Impresa Su terra propria Su terra altrui Mista o Precaria (rispetto alla terra, in uso con rapporti d affitto precari e a brevissimo termine) o Azienda senza terra (allevamenti intensivi ti po centri di ingrasso, ecc.) Aziende a gestione associata (che può essere caratterizzata in base al tipo di soci, lavoratori, contadini, capitalisti; in base al tipo di servizi forniti, di acquisto di mezzi tecnici, di gestione associata di macchine agricole, di produzione e trasformazione) 90

92 Convenzionalmente vengono ritenute contadine quelle aziende il cui fabbisogno di lavoro venga coperto per almeno ¾ dall imprenditore e dai membri della famiglia. L impresa capitalistica è invece caratterizzata dal fatto che la totalità, o una parte sostanziale del lavoro necessario viene reperita sul mercato del lavoro mediante rapporti di salariato fisso e/o avventizio. Nelle situazioni intermedie si parla di imprese contadino-capitalistiche 141. Le aziende, secondo la CEE, possono essere classificate anche in base alla forma di conduzione: I. Forme di conduzione semplici o Proprietà imprenditrice (2/3 e più della superficie agricola utilizzata è di proprietà dell imprenditore) o Affitto (2/3 e più della superficie agricola utilizzata è presa in affitto) o Mezzadria (2/3 e più della superficie agricola utilizzata è condotta a mezzadria) 141 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

93 o Altre forme (2/3 e più della superficie agricola utilizzata è gestita in base ad altri titoli di possesso) II. Forme di conduzione mista (tutti i casi non corrispondenti a nessuna delle precedenti) L ISTAT, infine, nella presentazione dei dati dei Censimenti, distingue, rispetto ai rapporti d impresa e lavoro, le seguenti forme: I. Conduzione diretta del coltivatore, «quando il conduttore presta lavoro nell azienda da solo o con l aiuto dei familiari, indipendentemente dall entità del lavoro fornito da eventuale manodopera salariata, la quale può anche risultare prevalente rispetto a quella prestata dal conduttore e dai suoi familiari». II. Conduzione con salariati e/o compartecipanti (in economia), quando l opera del conduttore è limitata alla direzione dell azienda, mentre il lavoro è fornito da salariati e/o compartecipanti. III.Conduzione a colonia parziaria adoperata (mezzadria), «quando una persona fisica o giuridica (concedente) affida un podere ad un capo famiglia il quale si impegna ad 92

94 eseguire, con l aiuto dei familiari (famiglia colonica), tutti i lavori che il podere richiede, sostenendo parte delle spese necessarie alla conduzione e dividendone i frutti con il concedente in determinate proporzioni». IV.Altra forma di conduzione «che comprende tutti gli altri tipi di rapporti di conduzione non classificabili tra quelli sopra indicati» L ISTAT tratta poi separatamente i rapporti tra impresa e capitale fondiario distinguendo tra: a. Proprietà (ivi inclusi: usufrutto, enfiteusi, assegnazione da parte degli Enti di riforma, colonia perpetua, ecc.); b. Affitto (compresi affitto misto e ad uso gratuito) 142. L analisi dei risultati dell attività produttiva svolta da un azienda agraria in un determinato periodo di tempo, al pari delle aziende operanti in altri settori, presuppone la compilazione di un bilancio consuntivo. Anche il bilancio redatto dagli amministratori delle aziende agrarie si compone di due sezioni: l attivo e il passivo. 142 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

95 L attivo risulta costituito dai valori attribuiti ai beni ed ai servizi prodotti: la somma di tali valori viene anche detta produzione vendibile 143. Il passivo del bilancio si compone, invece, dei valori dei beni e dei servizi impiegati nel processo produttivo. La determinazione delle singole voci dell attivo e del passivo può essere fatta secondo criteri diversi che rispondono a diversi scopi 144. Identificando l attivo del bilancio consuntivo di un azienda agraria si osserva la seguente configurazione: Produzione Vendibile Lorda Spese sostenute per l acquisto dei fattori a logorio totale e dei beni e servizi extraziendali (noleggi, prestazioni professionali, tasse, spese per le assicurazioni dei prodotti, ecc.) Quota annua del costo relativo ai fattori aziendali a logorio parziale (quote di ammortamento, di manutenzione e di assicurazione) = Prodotto Netto Sociale (effettivo aumento della ricchezza della collettività realizzato dall azienda considerata) Imposte 143 La produzione vendibile viene talvolta definita anche «lorda», ma tale aggettivo non è ritenuto comunemente necessario per identificarla. 144 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

96 = Prodotto Netto Aziendale (rappresenta il valore della produzione ottenuta in un certo periodo di tempo al netto del valore dei beni e servizi impiegati nel processo produttivo e del valore dovuto all erario dello Stato e destinato alla pubblica utilizzazione) Il Prodotto Netto Aziendale ottenuto consiste nell aumento della ricchezza privata ottenuta dall azienda e viene ripartito tra le persone economiche che hanno conferito alla produzione i fattori necessari capitali e lavoro o ne hanno curato il coordinamento, assumendone anche i rischi relativi (imprenditore) 145. In altre parole, il Prodotto Netto Aziendale può essere identificato dalla somma algebrica riportata di seguito: + Compenso del lavoro manuale + Compenso del lavoro direttivo + Compenso del capitale d esercizio + Compenso del capitale fondiario ± Compenso dell attività imprenditoriale (utile o perdita) = Prodotto Netto Aziendale 145 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pagg

97 Per reddito netto dell imprenditore concreto, si intende invece la quota di prodotto netto aziendale spettante all imprenditore concreto, ossia all imprenditore come tale ed in quanto conferente determinate quantità di uno o più fattori 146, esso varia in funzione delle diverse prestazione fornite dall imprenditore stesso, determinando quindi diverse relative configurazioni di imprenditore. Alternativamente al reddito netto, nella letteratura economico-agraria si riscontrano schemi di bilancio che consentono una determinazione più 146 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

98 analitica dei risultati aziendali, distinti per singole attività o per categorie omogenee di attività. Si perviene quindi alla determinazione del reddito lordo operando differenti ulteriori classificazioni. In base alle diverse categorie di fattori che si rinvengono all azienda agraria: o Spese per l acquisto di fattori a logorio totale (beni e servizi) o Quote di ammortamento, di assicurazione e di manutenzione dei capitali fissi o Costi relativi alle remunerazioni del lavoro manuale e direttivo o Interessi sul capitale d esercizio o Costo d uso del capitale fondiario o Imposte In base alla disponibilità in quantità fissa o variabile dei fattori: o Costi fissi Quote di ammortamento, di assicurazione e di manutenzione di capitali fissi 97

99 Costo relativo alla remunerazione dei lavoratori fissi Interessi sui capitali fissi Canone di affitto del capitale fondiario imposte o Costi variabili Spese per l acquisto di fattori a logorio totale Interessi sul capitale di anticipazione Costo relativo alle remunerazioni dei lavoratori avventizi In base alle attività per le quali i singoli costi vengono sostenuti: o Costi specifici, quelli che possono essere attribuiti alle singole attività (es. costo del fertilizzante) o Costi plurimi, congiuntamente sostenuti per due o più attività (es. quota fissa del canone di irrigazione) o Costi generali, quelli che vengono sostenuti per l azienda complessivamente presa (es. imposte, contributi consortili, spese generali di illuminazione). 98

100 Il Reddito Lordo Aziendale è ottenuto dalla differenza tra la Produzione Vendibile e i Costi Variabili. Produzione Vendibile Lorda Costi Variabili = Reddito Lordo Aziendale Costi Fissi = Reddito Netto dell Imprenditore Concreto La Produzione Totale in termini fisici è data dall insieme dei beni e dei servizi prodotto nell azienda agraria, in un determinato periodo di tempo 147. Ai fini del bilancio consuntivo, però, risulta necessario individuare una particolare configurazione di produzione: la Produzione Vendibile, che comprende i valori dei beni e dei servizi venduti, o destinati alla remunerazione dei fattori o conservati sotto forma di scorte. Nella Produzione Vendibile non vengono inclusi i beni e i servizi reimpiegati nei processi produttivi [ ] La produzione così definita è detta vendibile perché i beni ed i servizi che la compongono non hanno avuto necessariamente per destinazione il mercato: possono essere stati destinati alla remunerazione dei fattori o tenuti in azienda sotto forma di scorte, da 147 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pagg

101 collocare sul mercato in periodi successivi a quello in cui sono stati prodotti 148. Il passivo di bilancio, invece, si compone di una serie di voci corrispondenti a spese effettive e a costi calcolati. Nella prassi economica agraria si usa operare una classificazione delle singole voci di costo secondo la natura specifica. Spese sostenute per l acquisto di fattori a logorio totale, si riferisce alle spese per l acquisto di fattori a logorio totale, costituiti da beni o servizi: o Acquisto di beni materiali (fertilizzanti e antiparassitari, acqua per irrigazione e potabile, sementi e piante, mangimi, foraggi, lettimi, medicinali per il bestiame, carburanti, lubrificanti) o Variazioni negative delle scorte o Acquisto di servizi (noleggi, consulenze professionali, assicurazioni dei prodotti, servizi forniti dallo Stato, servizi consortili, telefono, energia elettrica, ecc.) o Costi sostenuti per le attività che interessano annate consecutive (costi per la raccolta e commercializzazione 148 M. De Benedictis V. Cosentino, op. cit., 1979, pag

102 dei prodotti ancora da realizzare, acquisto nell anno precedente di materie prime e servizi destinati alle attività il cui ciclo si conclude nell anno in esame) Costi relativi all impiego dei fattori a logorio parziale, relativi a costi prevalentemente di natura fissa (quote di ammortamento, manutenzione, assicurazione ecc.). Remunerazione dei fattori extraziendali o Salari e stipendi, compenso del lavoro manuale e direttivo extraziendale o Interessi sui capitali presi a prestito o Canoni d affitto o Imposte I procedimenti di analisi comparata dell efficienza aziendale di più largo impiego nella pratica, sono contratti stinti dalla seguenti ipotesi fondamentali: 1. Il livello di reddito conseguito da una determinata azienda dipende da due categorie di variabili; le variabili esogene, che sono al di fuori delle possibilità di controllo da parte dell imprenditore 101

103 e le variabili endogene, oggetto, invece, delle decisioni imprenditoriali. 2. Mediante la costituzione di gruppi di aziende, caratterizzate da un elevato grado di omogeneità nei riguardi delle variabili esogene, è possibile mettere a confronto i risultati economici conseguibili dalle singole aziende del gruppo e procedere ad una loro classificazione in termini di reddito netto per ettaro o per unità lavorativa. 3. Attraverso la costruzione ed il confronto di determinati indici è possibile pervenire all individuazione delle cause che hanno determinato il libello di reddito delle singole aziende ed esprimere un giudizio sulla capacità imprenditoriale e sui punti deboli dell organizzazione aziendale. Il giudizio sull efficienza delle aziende del gruppo viene espresso in termini relativi e non assoluti: le aziende che hanno conseguito i risultati migliori costituiscono allo stesso tempo l elemento di 102

104 confronto e l obiettivo per le imprese situate a più bassi livelli di efficienza. I rischi tecnici gravanti sull azienda agricola possono essere così classificati: a) Rischio di esaurimento della terra; b) Rischio meteorico e patologico ; c) Rischio della deteriorabilità dei prodotti agricoli; d) Rischio della trasformazione (per le aziende che attuano trasformazioni di prodotti); e) Rischio derivante dalla rigidità del fattore terra; f) Rischio derivante dalle condizioni di salute dell agricoltore e della sua famiglia; g) Rischio per responsabilità civili 149. Il rischio di esaurimento della terra è l eventualità per cui, nel caso che nelle rotazioni le colture sfruttanti prevalgano su quelle miglioratrici, e non vengano così rispettati adeguatamente i periodi di riposo necessari al ricambio, la terra tenda ad esaurirsi, perdendo le sue capacità vegetative. Le ragioni che conducono a tale esaurimento possono essere agronomiche, ma soprattutto sono economiche e finanziarie. I motivi economici sono riconducibili ad andamenti particolarmente favorevoli dei 149 Ruozi R. I finanziamenti bancari alle aziende agricole, Giuffrè Editore, Milano, 1965, pag

105 prezzi di alcuni prodotti agricoli rispetto ad altri, oppure ad un più favorevole andamento dei prezzi dei prodotti agricoli rispetto a quelli dei prodotti di altre attività o a quelli dei fattori produttivi impiegati in agricoltura. I motivi finanziari possono invece essere identificati nella scarsità o nella mancanza dei mezzi liquidi occorrenti per la realizzazione delle opere di trasformazione fondiaria e colturale necessarie alla valorizzazione della terra ed al reintegro delle sue capacità vegetative. Il metodo migliore per fronteggiare il rischio di esaurimento della terra è una appropriata concimazione, ma se le colture vengono effettuate in maniera contraria alle buone regole agronomiche, anche la concimazione può riuscire poco efficace. Le cause finanziarie che indirettamente possono causare l esaurimento della terra sono eliminabili, invece, cercando di coordinare entrate e uscite in modo da permettere agli agricoltori di disporre di una quota sufficiente di fondi per il reintegro delle qualità vegetative del terreno. Tra i rischi agricoli meritano particolare attenzione quelli derivanti dalla dipendenza dell attività agricola dagli agenti atmosferici, per cui gravano sull agricoltura le influenze tecniche dei vari fattori climatici: i prodotti del raccolto possono essere distrutti o gravemente danneggiati dall andamento sfavorevole delle stagioni. 104

106 L attività agricola è anche esposta al pericolo di avversità di ordine patologico. Le malattie crittogamiche e le infestazioni di insetti possono ridurre assai la produzione. Il bestiame stesso è soggetto a frequenti malattie, talune delle quali in pochi giorni possono decimare intere stalle o deprezzarne i prodotti. Dato il carattere particolarmente infiammabile di taluni prodotti agricoli, è per essi rilevante anche il pericolo di incendio. Tutti questi rischi hanno importanza differente a seconda delle dimensioni delle aziende e a questo proposito non è possibile fare a priori delle considerazioni di carattere generale. Le possibilità di deperimento di alcuni prodotti durante il magazzinaggio o nei trasporti è considerevole. La conseguente difficoltà di conservare nei magazzini le eccedenze di produzione allorché l offerta supera la domanda del mercato contribuisce notevolmente ad incrementare il rischio commerciale. La rigidità del fattore produttivo terra, che è connessa soprattutto allo stato del terreno e del clima ed alla destinazione colturale degli appezzamenti. La rigidità del fattore terra è accresciuta dalle interdipendenze esistenti tra terreno e clima. Questi due elementi si sviluppano in ordine di reciprocità, nel senso che mentre il clima influisce sulla trasformazione e sulle modifiche che i terreni subiscono, questi, sia direttamente per effetto della loro configurazione e dei fenomeni cui danno 105

107 luogo, sia indirettamente per l azione delle colture, degli allevamenti e delle altre specie di attività, influiscono notevolmente sulle manifestazioni più importanti del clima. RISCHI COMMERCIALI DELL AZIENDA AGRICOLA o Rischio del mercato d acquisto; o Rischio del mercato di vendita. L esposizione alla possibilità di sensibili oscillazioni del reddito dei produttori assume particolare rilevanza nel settore poiché l agricoltura si presenta come un attività tradizionalmente influenzata da molteplici eventi esogeni, quindi incontrollabili, di natura climatica in grado di incidere notevolmente sul risultato dell attività economica; inoltre, negli ultimi anni, i processi di globalizzazione dei mercati agroalimentari e la riforma delle politiche comunitarie, che stanno progressivamente riducendo il sostegno pubblico al settore, stanno portando a un mutamento dell ambiente strategico dell imprese agrarie e agroalimentari sottoponendole a una sempre maggiore pressione competitiva, esponendole a un aumento del rischio imprenditoriale. Il processo di globalizzazione ha come conseguenza un ampliamento geografico e merceologico del mercato che si ripercuote su tutto il sistema agroalimentare poiché pone le imprese agrarie di fronte all esigenza di aumentare la qualità e ridurre i costi in un contesto di sostegno pubblico 106

108 ridotto. Tali situazioni aumentano la possibilità di variabilità negativa del reddito dell azienda agraria e comportano la necessità di ridefinire le caratteristiche e il ruolo degli strumenti di gestione del rischio in agricoltura. FATTORI SPECIFICI DI RISCHIO IN AGRICOLTURA La letteratura economica ha elaborato una definizione specifica del rischio in agricoltura, scomponendolo in diversi fattori: Incertezza della produzione: l elemento di rischio che maggiormente caratterizza l attività agricola è legato alle oscillazioni della produzione (denominato anche rischio di raccolto); questa componente deriva da fattori biologici che nella maggior parte dei casi sfuggono al controllo dell agricoltore e che influenzano la variabilità delle rese sia dal punto di vista quantitativo che dal punto di vista qualitativo. Tali problematiche divengono particolarmente rilevanti in contesti dove il reddito medio dell agricoltore è basso, per cui anche modeste variazioni negative possono avere gravi conseguenze sul bilancio familiare, oppure allorquando l evento negativo si manifesti consecutivamente per più annate, come ad esempio in caso di siccità prolungate; in questi casi, 107

109 l assenza di strategie di gestione dei rischi può comportare l insorgere di seri problemi di deficit. Incertezza di prezzo: il rischio di prezzo deriva dalle fluttuazioni dei prezzi sui mercati sia degli input che dei prodotti, dovute a forze al di fuori del controllo dell agricoltore. L interazione di fattori quali ad esempio, la domanda e offerta dei prodotti oppure il contesto macroeconomico causa oscillazione dei prezzi che, in un mercato dinamico come quello agroalimentare, possono avere un impatto rilevante sul reddito dei produttori agricoli. La rilevanza di questo fattore di rischio è stata riconosciuta dall Unione Europea che ha predisposto articolati programmi di sostegno ai prezzi, i quali attualmente non possono scendere al di sotto di una soglia minima. Tuttavia, per eliminare gli effetti distorsivi di questi provvedimenti e anche a seguito di pressioni internazionali, l UE sta riducendo il proprio intervento in materia e sta liberalizzando il mercato, con la conseguenza che la variabilità dei prezzi agricoli nei mercati europei sta progressivamente aumentando. In questo scenario si inserisce anche un aumento dell oscillazione dei prezzi degli input, che assume particolare rilevanza a causa del sempre maggiore apporto della tecnologia nel contesto produttivo. La concomitanza dell aumento della variabilità nei prezzi sia degli input che degli output rende prevedibile una sempre 108

110 maggiore rilevanza degli strumenti di gestione del rischio di prezzo in futuro. Incertezza istituzionale: il rischio istituzionale è rappresentato dalle conseguenze prodotte da possibili mutamenti nella normativa e nella regolamentazione pubblica dell attività di produzione agricola; tali evoluzioni coinvolgono la totalità degli agricoltori che risiedono in aree sottoposte alla medesima disciplina o che sono interessati alle stesse produzioni o all utilizzazione degli stessi input. Può infatti accadere che l introduzione, l abolizione e il cambiamento di alcune norme che regolano il funzionamento del settore agricolo producano restrizioni all azione dei produttori: ad esempio è il caso delle norme relative all uso di pesticidi, delle restrizioni all importazione decise da paesi stranieri, dei mutamenti del regime fiscale, etc. Incertezza tecnologica: il rischio tecnologico deriva dalla rapidità dei cambiamenti tecnologici che spesso comporta la rapida obsolescenza degli investimenti. L utilizzo di nuovi macchinari utilizzati nel processo produttivo o di varietà di nuovi mangimi e seminati possono necessitare di riconversioni produttive e che pur producendo un aumento delle rese potranno dar luogo a risultati maggiormente incerti rispetto alle varietà tradizionali, richiedendo, inoltre un maggiore sforzo e coordinamento dal lato gestione delle informazioni. 109

111 Incertezza finanziaria: il rischio finanziario fa riferimento a un altra delle più importanti caratteristiche dell attività di produzione agricola, ossia l esistenza di un significativo gap temporale tra l anticipazione delle spese e il conseguimento dei ricavi. Risulta chiaro che quanto maggiore è la necessità di far ricorso a capitali di terzi e quindi quanto maggiore è l esposizione finanziaria del produttore tanto maggiore sarà il rischio che la variazione dei tassi di interesse possa produrre disagi finanziari, oltre a tutte le problematiche relative alla disponibilità del capitale di prestito e alla capacità di avere un cash flow stabile e adeguato alle esigenze aziendali. Incertezza derivante da eventi accidentali: il rischio derivante da eventi accidentali riguarda tutti gli eventi che sono legati direttamente alla persona del conduttore, alla sua famiglia oppure alle strutture produttive. Ad esempio, rientrano in questa componente di rischio la morte, la malattia, l invalidità, la partenza di uno dei componenti l azienda familiare, oppure incendi, furti, calamità naturali o ad altri tipi di eventi non prevedibili, anche causati dalle azioni di altri soggetti che entrano in contatto con l azienda (inadempienze contrattuali, azioni del locatore, decreti pubblici di esproprio, etc.) che riducono l operatività dell azienda. 110

112 Le incertezze appena descritte e i relativi rischi contribuiscono a determinare il complessivo rischio di reddito, ossia il rischio legato alle possibili variazioni del reddito netto aziendale. 111

113 2. Attuali modelli di rating applicati alle aziende agrarie L agricoltura, come ogni altra attività, è soggetta a rischi tecnici, commerciali, economici e finanziari. I rischi in parola provocano una limitazione nell impiego del capitale e del credito in agricoltura. Tale limitazione è infatti dovuta, fra l altro, anche alla cosiddetta risk aversion, che rappresenta lo sconto psicologico fatto dall agricoltore in merito alle future possibilità di perdita prodotte dal rischio e dall incertezza. Essa è dovuta inoltre al cosiddetto capital rationing, cioè all incapacità dell agricoltore di trovare, a condizioni ragionevoli, tutto il capitale necessario alle sue produzioni, soprattutto perché i finanziatori sono poso disposti a concedere credito all agricoltura e perché quando lo accordano richiedono prezzi troppo elevati. La risk aversion è particolarmente diffusa nelle zone agricole meno progredite; il capital rationing caratterizza invece le zone agricole più prospere 150. Si ricorda ancora che i rischi in discorso influiscono in vario modo non solamente sulla valutazione dei fidi, ma anche su un complesso di altri aspetti del credito agricolo. Essi influenzano infatti in misura rilevante, oltre al già accennato impiego di capitale e di credito in agricoltura, anche 150 Tirupati Naidu V. Risk and uncertainty in agricolture in relation to credit in indian journal of agricultural economics, Bombay, gennaio-marzo 1964, pag

114 il costo del credito, le garanzie collaterali richieste dai finanziatori in relazione ai singoli prestiti, la ripartizione dei prestiti medesimi tra le piccole e le grandi aziende agricole, e, infine, la distribuzione dei finanziamenti agricoli tra i vari scopi per i quali essi sono richiesti e soprattutto le loro scadenze 151. È utile specificare che anche i rischi di qualunque natura gravanti sulle attività economiche non agricole comportano, nei rispettivi settori, conseguenze analoghe a quelle appena esaminate. Taluni studiosi di economia e politica agraria hanno invece affermato che i rischi tecnici e commerciali della produzione agricola non sono riscontrabili nelle altre attività e non sono fronteggiabili in alcun modo. Seguendo queste concezioni alcuni studiosi di tecnica bancaria hanno ritenuto il credito all agricoltura più rischioso del credito concesso alle attività non agricole e pertanto l hanno trattato in maniera alquanto differente dagli altri tipi di credito. Attraverso l analisi dei rischi gravanti sull azienda agricola, si è verificato come tale modo di procedere non sia opportuno 152. L affermazione che i rischi tecnici e commerciali dell agricoltura non sono riscontrabili nelle altre attività è vera solamente in parte, ed anche l opinione che l esercizio dell attività agricola sia legata alla 151 Ruozi R. I finanziamenti bancari alle aziende agricole, Giuffrè Editore, Milano, 1965, pag Ruozi R., op. cit., pagg

115 manifestazione di rischi tecnici e commerciali talmente elevati che non è possibile in alcun modo fronteggiare è solo parzialmente giustificata 153. L applicazione dei modelli di rating quali indicatori sintetici per la valutazione del merito creditizio nel settore agricolo, rispetto agli altri settori produttivi, pone le sue radici in un periodo relativamente recente, i principali studi applicativi effettuati sulla realtà agricola italiana sono infatti essenzialmente riconducibili a: 1. Small and medium enterprises model realizzato dall Agenzia specializzata Moody s per ISMEA 154. Tale metodologia ha previsto l utilizzo di diversi indicatori ponderati. Sono stati individuate cinque sezioni, cui sono stati attribuiti diversi pesi: Sezione 1 Economia: 4%; Sezione 2 Mercato / Industria: 6%; Sezione 3 Management: 25%; Sezione 4 Business: 40%; Sezione 5 Finanziari: 25%. Ciascuna sezione, a sua volta, è composta da indici ponderati: 153 Ruozi R. I finanziamenti bancari alle aziende agricole, Giuffrè Editore, Milano, 1965, pag Ottobre

116 Sezione 1 Economia: clima di fiducia industria alimentare; clima di fiducia agricoltura. Sezione 2 Mercato / Industria: attrattività del settore; vocazione regionale; vocazione altimetria; parchi o aree protette; accesso alle vie di comunicazione. Sezione 3 Management: Esperienza; formazione specifica; assistenza tecnica e aggiornamento; gestione e controllo della contabilità; gestione del rischio contratti assicurativi; sviluppo di canali commerciali alternativi; accesso ai mercati esteri; redditi extra-agricoli; certificazioni volontarie; marchio riconosciuto. Sezione 4 Business: appartenenza a cooperative, consorzi ed altro, rapporti con i fornitori; rapporti con i clienti; rapporti con la grande distribuzione; tempi di pagamento del cliente; progettazione e sviluppo futuro, utile netto; dipendenza da capitale. Sezione 5 Finanziari: durata media dei crediti: indice di indebitamento, grado di copertura; indice di liquidità; margine operativo lordo sulle vendite; variazione dei ricavi; variazioni delle rimanenze; durata media dei debiti; grado di copertura nette; grado di ammortamento Infinity. 115

117 seguente: La scala di rating utilizzata, cui sono associate le relative PD, è la 2. Applicazione dell EM Score del Prof. Edward Altman, sulle aziende agricole italiane 155. Il risultato del quoziente ponderato EM Score è dato dalla somma dai seguenti indici e pesi: 3,25 6,56 * Capitale Circolante / Capitale Investito 3,26 * Utili non distribuiti / Capitale Investito 155 La nuova struttura delle relazioni tra imprenditore agricolo e sistema creditizio: un analisi sintetica del merito creditizio delle aziende agricole italiane attraverso le informazione delle Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA) F. Adinolfi e F. Capitanio. 116

118 6,72 * Risultato Operativo / Capitale Investito 1,05 * Patrimonio Netto / Passività Totali L applicazione dell EM Score restituisce un valore finale compreso tra 0 e 30 che, attraverso l inserimento in una classifica di riferimento, consente di attribuire il rating all azienda esaminata. Tale studio ha evidenziato come la distribuzione delle aziende per classi 156 di rating sia sbilanciata verso l area di vulnerabilità, centrale 156 Obligors that share the same credit quality must be assigned to the same risk bucce. After grouping obligors in risk buckets, a pooled PD of the bucket must be calculated considering that it has to represent the risk of obligors within the group, in Vallés V. FSI Award 2006 Winning Paper Stability of a through-the-cycle rating system during a financial crisis, Bank fot international settlements, September 2006, pag

119 rispetto al sistema di classificazione utilizzato, disegnando una distribuzione gaussiana normale con una leggera asimmetria negativa. 118

120 3. Proposta di rating, basato sulle risultanze dell archivio RICA: analisi del quadriennio La Rete di Informazione Contabile Agricola (RICA), uno strumento comunitario finalizzato a conoscere la situazione economica dell agricoltura europea, organizzata e gestita in Italia dall INEA fornisce annualmente un archivio di rilevazioni composte da numerosi variabili rilevate su un campione di aziende agricole. Al fine di realizzare un sistema di rating atto a produrre un indicatore sintetico di solvibilità delle aziende agricole, basato sull archivio RICA, operando una ricerca su un campione omogeneo e costante di aziende, si è reso necessario selezionare esclusivamente le aziende presenti ogni anno nell archivio stesso 157 ; escludendo pertanto dal campione i dati relativi alle aziende che hanno fornito i dati in modo discontinuo nel tempo. 157 Gli anni considerati, per i quali sono attualmente disponibili i dati completi e definitivi, sono stati quelli che vanno dal 2004 al

121 Le aziende del campione ottenuto sono state successivamente suddivise in tre classi, utilizzando come criterio la composizione totale della PLV (Produzione Lorda vendibile) di ciascuna azienda in base all attività svolta: 1. "Aziende specializzate in colture varie", attività imputabili per più del 60% a una specifica coltura; 2. "Aziende specializzate in allevamento", attività imputabili per più del 60% all allevamento; 3. "Aziende non specializzate", aziende diversificate, che non presentavano nessuna attività prevalente (maggiore del 60% rispetto al totale della PLV). L analisi effettuata ha evidenziato che alcune aziende, nel tempo, hanno cambiato il tipo di attività svolta (es. aziende specializzate in allevamento nel 2004, diventate non specializzate nel 2005). Tale condizione ha quindi determinato, a parità di numero complessivo di aziende comprese nel campione, una variazione nel tempo della distribuzione delle stesse nelle tre diverse classi. Avendo fornito l INEA le descrizioni specifiche tecniche delle variabili contenute nell archivio RICA, è stata effettuata una ulteriore selezione di quelle più rappresentative dei valori fondamentali di 120

122 un azienda, escludendo le variabili più sensibili alle politiche di bilancio attuabili dai titolari delle aziende, al fine di ottenere risultati il più possibile oggettivi. Le variabili selezionate per il presente studio sono quindi le seguenti: Sup_TOT, superficie totale disponibile per l azienda, Cap_FOND_TOT, capitale fondiario totale, Inv_FOND_NEW, nuovi investimenti fondiari, Cap_ESE_PROP, capitale d esercizio in proprietà. Tali variabili sono state considerate alla base della costruzione di un quoziente ponderato indicatore delle performance delle singole aziende agricole. Il suddetto quoziente ponderato finale risulta così composto: Q = (15% * A) + (30% * B) + (25% * C) + (30% * D) dove: A: Sup_TOT. Tale variabile è stata considerata altamente indicativa della patrimonializzazione di un azienda, in quanto le aziende agricole che hanno a disposizione maggiori superfici, dovrebbero garantire una maggiore solidità. Assegnato punteggio 1 per valori tra 0 e 10; 121

123 assegnato punteggio 2 per valori tra 10,01 e 30; assegnato punteggio 3 per valori maggiori di 30. Il punteggio crescente assegnato è proporzionale alla superficie a disposizione delle aziende agricole per realizzare la propria attività, garanzia implicita di solidità aziendale. B: Cap_FOND_TOT / Sup_TOT. Rapporto tra capitale fondiario e superficie a disposizione: aziende che hanno effettuato investimenti strutturali nel corso del tempo. Assegnato punteggio 1 per valori tra 0 e ; assegnato punteggio 2 per valori tra e ; assegnato punteggio 3 per valori maggiori di La capacità di investimento strutturale appare direttamente correlata alla capacità di garantire una solidità patrimoniale su cui l azienda può far affidamento derivante dall investimento delle risorse generate dall autofinanziamento operativo e dal convincimento degli imprenditori nel dotare l azienda stessa di patrimonio con mezzi propri. C: Inv_FOND_NEW / Cap_FOND_TOT. Rapporto tra investimenti e capitale fondiario: aziende che hanno / non hanno effettuato investimenti nell anno e in quale misura. Tale indice presume di evidenziare il reale 122

124 sviluppo di un azienda agricola e la connessa capacità di sviluppo potenziale. Assegnato punteggio 0 per valore pari a 0% (non sono stati effettuati investimenti); assegnato punteggio 1 per valori tra 0,01% e 50%; assegnato punteggio 2 per valori tra 50,01% e 100%; assegnato punteggio 3 per valori maggiori del 100 %. Si assegna un merito crescente in proporzione alla capacità e volontà di investimento dimostrato nel tempo dagli imprenditori, indice di determinazione, da parte di questi ultimi, nel curare gli interessi e lo sviluppo aziendale. D: Cap_ESE_PROP / Sup_TOT. Rapporto tra capitale d esercizio e superficie totale. Tale indice evidenzia lo sfruttamento della superficie disponibile dell azienda, pertanto, con tale indicatore, si presume di poter evidenziare la produttività dell azienda stessa. Assegnato punteggio 1 per valori tra 0 e 1.500; assegnato punteggio 2 per valori tra e 3.000; assegnato punteggio 3 per valori maggiori di

125 Mediante tale indicatore si mira ad evidenziare l intensità di impiego della superficie disponibile presumendo l assenza di aree inutilizzate in presenza di un alto rapporto, direttamente correlato alla capacità produttiva. Come si può facilmente osservare, il quoziente può variare tra un minimo di 0,75 e un massimo di 3. Le evidenze empiriche di carattere discreto hanno rilevato uno andamento a campana, ove la curva gaussiana è raffigurabile nelle frequenze di aziende concentrate principalmente nei valori centrali, in tutti e tre i raggruppamenti. La scala di scoring adottata corrisponde ai seguenti range di valori: A (5) : per aziende che hanno riportato un quoziente ponderato pari a 3,00 (valore massimo) B (4) : per aziende che hanno riportato un quoziente ponderato compreso tra 2,26 e 2,99 C (3) : per aziende che hanno riportato un quoziente ponderato compreso tra 1,51 e 2,25 D (2) : per aziende che hanno riportato un quoziente ponderato compreso tra 1,01 e 1,50 124

126 E (1) : per aziende che hanno riportato un quoziente ponderato compreso tra 0,75 e 1,00 Le Probabilità di Default associate alle diverse classi di rating, sono riportate nella tabella che segue. In base a tale scala i risultati riportati nei diversi anni considerati per le tre classificazioni operate sono quelli riportati di seguito. Le percentuali indicate rappresentano il rapporto tra il numero di imprese rientranti in ciascuna classe di rating rispetto al totale delle aziende ricomprese nella specifica classificazione in ogni anno di riferimento. 125

127 126

128 127

129 128

130 129

131 performance finanziarie e patrimoniali delle aziende agrarie e relativa definizione di un modello di rating. Capitolo I Il sistema dei rating, profili generali Il presente studio ha evidenziato come la distribuzione delle aziende per classi di rating sia sbilanciata verso le classi 4 e 3 (rating B e C), centrali rispetto al sistema di classificazione utilizzato, disegnando una distribuzione gaussiana normale con una leggera asimmetria negativa. A tal proposito appare opportuno rammentare come la distribuzione normale (o gaussiana, dal nome del matematico tedesco Karl Friedrich Gauss che l ha formalizzata nell Ottocento) sia la distribuzione di probabilità continua maggiormente utilizzata nell analisi statistica perché è finora riuscita a fornire una descrizione apparentemente corretta della maggior parte dei fenomeni naturali ed economico-industriali. In tutti questi fenomeni le modalità prossime alla media presentano frequenze elevate, che diminuiscono a mano a mano che ci si allontana dalla media. 130

132 performance finanziarie e patrimoniali delle aziende agrarie e relativa definizione di un modello di rating. La curva normale, che presenta un andamento continuo, a forma di campana, simmetrica rispetto alla media, rappresenta graficamente la distribuzione di probabilità normale. La probabilità che la variabile oggetto di studio sia compresa entro ogni intervallo dato può essere individuata dall area sottostante la curva della distribuzione di probabilità ( funzione di densità di probabilità ) delimitata dagli estremi dell intervallo scelto. Allontanandosi dalla media in entrambe le direzioni, la curva normale si avvicina sempre più all asse orizzontale senza mai arrivare a toccarlo. L area totale sottostante la curva (la probabilità che l evento si verifichi) è pari a uno; la maggior parte dell area è raccolta intorno alla media. 131

133 performance finanziarie e patrimoniali delle aziende agrarie e relativa definizione di un modello di rating. Si tratta di una curva che presenta un punto di massimo attorno in corrispondenza della media dei valori misurati e può essere più o meno stretta a seconda della dispersione dei valori attorno alla media. La dispersione si misura con la deviazione standard. Una delle principali proprietà della gaussiana è che il 68% delle misurazioni differisce dalla media meno della deviazione standard e che il 95% meno di due deviazioni standard. Pertanto, maggiore è la deviazione standard, più la gaussiana è aperta e più c è la possibilità che la media non sia rappresentativa di tanti casi. L area sottesa dalla curva vale 1 perché la somma delle probabilità di tutti i valori è pari a 1, rappresenta infatti la certezza. La variabile casuale gaussiana è caratterizzata dalla seguente funzione di densità di probabilità: 132

134 performance finanziarie e patrimoniali delle aziende agrarie e relativa definizione di un modello di rating. Rappresentando graficamente la curva in modo formale si ottiene: Riprendendo i valori ottenuti nel 2007 dall applicazione dell algoritmo elaborato per il presente studio si può facilmente osservare come la distribuzione gaussiana normale tracciata evidenzi una leggera asimmetria positiva: a) Default studies Le Agenzie di rating sono tenute a mettere a disposizione del pubblico le analisi ex post dei rating emessi nel corso degli anni precedenti mettendo in 133

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