Il profilo organizzativo dei Distretti Carlo Chiatti

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1 INDAGINE CONOSCITIVA SUI DISTRETTI SANITARI MARCHIGIANI Il profilo organizzativo dei Distretti Carlo Chiatti

2 IL PROFILO ORGANIZZATIVO DEI DISTRETTI L indagine ha esplorato alcuni degli elementi caratterizzanti dell organizzazione distrettuale tra i quali: 1. Il territorio e la popolazione dei Distretti; 2. La struttura del Distretto; 3. Il profilo e ruolo dei Direttori di Distretto; 4. I MMG/PLS del Distretto; 5. L Ufficio di Coordinamento delle Attività Distrettuali; 6. L Unità Valutativa Distrettuale (ridefinita quale Unità Valutativa Integrata dal Piano Sanitario Regionale );

3 1) IL TERRITORIO E LA POPOLAZIONE DEI DISTRETTI Il bacino di utenza rappresenta una variabile organizzativa fondamentale del Distretto. Articolo 4 comma 1 del D.lgs. 229/1999: La legge regionale disciplina l'articolazione in distretti dell'unita' sanitaria locale. Il distretto e' individuato ( ) dall'atto aziendale ( ) garantendo una popolazione minima di almeno abitanti, salvo che la regione, in considerazione delle caratteristiche geomorfologiche del territorio o della bassa densita' della popolazione residente, disponga diversamente.

4 1) IL TERRITORIO E LA POPOLAZIONE DEI DISTRETTI (segue) Nella Regione Marche la dimensione del distretto non è definita sulla base della popolazione ma in base alla coincidenza con l ambito territoriale sociale. La dimensione media del bacino di utenza distrettuale è pari a assistiti. Si passa dai assistiti del Distretto di Camerino ai di Pesaro. La densità abitativa media è pari a 185,7 ab/kmq e varia dai 19,6 ab/kmq di Camerino ai 820 ab/kmq nel Distretto Centro di Ancona.

5 1) IL TERRITORIO E LA POPOLAZIONE DEI DISTRETTI (segue) Popolazione Fino a abitanti Da a ab. Da a ab. Da a ab. Oltre abitanti Marche ( ) 1 (4,2%) 4 (16,7%) 7 (29,2%) 5 (20,8%) 7 (29,2%) Italia ( ) 31 (4,9%) 79 (12,4%) 181 (28,4%) 199 (31,2%) 148 (23,2%)

6 1) IL TERRITORIO E LA POPOLAZIONE DEI DISTRETTI (segue) L indice di vecchiaia è un indicatore sintetico costituito dal rapporto tra popolazione anziana (>65 anni) e giovane (<14 anni) che esprime il livello di invecchiamento raggiunto da una popolazione. Nel 2006 il valore di tale indice nelle Marche è stato pari a 172. In 5 distretti il rapporto anziani/giovani è superiore a 200. (Cagli, Tolentino, Matelica-S.Severino, Camerino e Amandola) In 10 distretti il rapporto è comunque superiore alla media. (Novafeltria, Macerata F., Senigallia, Fabriano, Distretto Centro, Macerata, Fermo, Fano, Jesi, Ascoli Piceno) Nei restanti 9 distretti il rapporto è inferiore alla media. (San Benedetto, Pesaro, Urbino-Urbania, Fossombrone, Distretto Nord, Distretto Sud, Civitanova M., Porto S.Elpidio, Offida)

7 1) IL TERRITORIO E LA POPOLAZIONE DEI DISTRETTI (segue) L analisi dei saldi demografici rivela come nel periodo la popolazione marchigiana sia aumentata ad un tasso del 9 per mille annuo. 10 distretti hanno avuto un incremento demografico superiore alla media. (San Benedetto, Pesaro, Urbino-Urbania, Fossombrone, Distretto Sud, Civitanova M., Porto S.Elpidio, Offida, Senigallia, Fano) In 9 distretti il saldo è stato inferiore alla media ma superiore al 2 per mille. (Novafeltria, Macerata F., Jesi, Fabriano, Distretto Nord, Macerata, Fermo, Tolentino, Matelica-S.Severino, ) Nei restanti 5 distretti il saldo è stato inferiore al 2 per mille annuo. (Cagli, Distretto Centro, Camerino, Ascoli Piceno e Amandola)

8 2) STRUTTURA DEL DISTRETTO Il D.Lgs. 229/99, pur senza configurare espressamente il Distretto come struttura complessa, prevede che il Distretto abbia risorse in rapporto agli obiettivi di organizzazione dei servizi e di salute da conseguire (art 3-sexies) e che il Direttore di distretto faccia parte del Collegio di Direzione aziendale (art. 17). Nelle Marche è emerso che 16 Distretti su 24 sono strutturati come Unità Operative Complesse, 7 come Unità Operative Semplici e nel restante caso il Distretto si configura quale Dipartimento Territoriale. U.O.Semplice 29% Dip. Territoriale 4% U.O. Complessa 67%

9 2) STRUTTURA DEL DISTRETTO (segue) In 14 distretti è presente un dipartimento territoriale (si tratta dei distretti delle Zone 4 Senigallia, 6 Fabriano, 7 Ancona, 8 Civitanova, 9 Macerata, 11 Fermo, 12 San Benedetto e 13 Ascoli Piceno)

10 3) PROFILO DEI DIRETTORI DI DISTRETTO A seguito della Riorganizzazione del Servizio Sanitario Regionale, L.R. 13/2003, a capo dell organizzazione distrettuale è stato posto il Direttore di Distretto, responsabile del raggiungimento degli obiettivi e dell uso razionale del complesso delle risorse assegnate al Distretto in sede di negoziazione del budget con il Direttore di Zona (Atto Aziendale ASUR 2005). Il Direttore del Distretto è responsabile dell integrazione operativa tra le attività sanitarie a valenza distrettuale, presiede l UCAD e partecipa ai Comitati dei Dipartimenti Territoriali.

11 3) PROFILO DEI DIRETTORI DI DISTRETTO (segue) In data i 24 incarichi di direzione distrettuale risultavano conferiti: a 22 Dirigenti Sanitari Medici; ad un Dirigente del Ruolo Tecnico (sociologo) ad un Dirigente Sanitario non Medico (psicologo); La durata dell incarico variava tra i 18 e i 144 mesi, con una media di 6 anni e mezzo (80 mesi). 18 dei 24 Direttori provenivano da precedenti esperienze direzionali, maturatesi: - in ambito territoriale (14 casi) - in ambito ospedaliero (2 casi) - in entrambi gli ambiti (1 caso) - nella Direzione Sanitaria Aziendale (1 caso)

12 3) PROFILO DEI DIRETTORI DI DISTRETTO (segue) Tra gli obiettivi del PSR dell area territoriale vi è garantire al Distretto la stessa visibilità e la stessa rappresentatività che è data ai dipartimenti aziendali. A tal fine il Piano propone di garantire la partecipazione del Direttore di Distretto ai tavoli direzionali, quali il collegio di direzione. L indagine ha rivelato una diffusa partecipazione dei Direttori al Collegio di Direzione. La funzione del Direttore di Distretto all interno del collegio si caratterizza tuttavia diversamente a seconda dei contesti territoriali: - in 14 casi è puramente consultiva - in 6 casi è stata definita consultiva e decisionale - nei restanti 4 casi il Direttore di Distretto riveste una funzione decisionale.

13 4) CARATTERISTICHE DEL SISTEMA DELLE CURE PRIMARIE L indagine ha rivelato la presenza di MMG, con un rapporto di un medico ogni adulti; PLS, con un rapporto pari a un pediatra ogni giovani. Situazioni con particolari scostamenti dalla media Distretto Novafeltria Urbino Urbania Matelica S.Severino Camerino Amandola n.pls 1 4 4* 4* 1 PLS/pop. (0-14) 2.234, , , , ,0

14 4) CARATTERISTICHE DEL SISTEMA DELLE CURE PRIMARIE (segue) Le forme associative evolute della Medicina di Base al (Medicina di Gruppo e Equipe Territoriali) Medicina Generale Pediatria di Libera Scelta no 21% n.r. 4% si 75% n.r. 4% si 38% no 58%

15 4) CARATTERISTICHE DEL SISTEMA DELLE CURE PRIMARIE (segue) Distretti in cui si verificano forme di integrazione del sistema informativo tra Distretto e Medicina di Base Medicina Generale n.r. 4% si 29% Pediatria di Libera Scelta n.r. 4% si 17% no 67% no 79%

16 5) L UFFICIO DI COORDINAMENTO DELLE ATTIVITÀ DISTRETTUALI Articolo 3-sexies D. Lgs. 502/1992 Il direttore di distretto si avvale di un ufficio di coordinamento delle attività distrettuali, composto da rappresentanti delle figure professionali operanti nei servizi distrettuali. Sono membri di diritto di tale ufficio un rappresentante dei medici di medicina generale, uno dei pediatri di libera scelta e uno degli specialisti ambulatoriali convenzionati operanti nel distretto.

17 5) L UFFICIO DI COORDINAMENTO DELLE ATTIVITÀ DISTRETTUALI (segue) La cadenza degli incontri dell UCAD varia a seconda del Distretto. Annuale 8% Altro (secondo evenienze) 4% Mensile 8% Bimestrale 25% Semestrale 25% Trimestrale 30%

18 5) L UFFICIO DI COORDINAMENTO DELLE ATTIVITÀ DISTRETTUALI (segue) Allo stesso modo varia la composizione dell UCAD. Si va da un minimo di 10 nei Distretti di Jesi e Amandola fino ad un massimo di 24 componenti, come segnalato a San Benedetto casi n. componenti UCAD La composizione media di questo organismo è di 16 operatori.

19 6) UNITÀ VALUTATIVA DISTRETTUALE / UNITÀ VALUTATIVA INTEGRATA Nel Piano Sanitario Regionale è stata definita "un'équipe professionale, con competenze multidisciplinari, che sia in grado di leggere le esigenze di pazienti con bisogni sanitari e sociali complessi e con il compito di (...) rilevare e classificare le condizioni di bisogno per poter disegnare il percorso ideale di trattamento del paziente Il Piano Sanitario Regionale parla di una area logica della valutazione integrata sociale e sanitaria, auspica la realizzazione di una Unità Valutativa Integrata (UVI) che raccolga le funzioni dell UVD e divenga una categoria logica in grado di orientare i percorsi sanitari e socio-sanitari complessi. L Unità Valutativa Integrata non configura soltanto un momento clinico, ma interpreta anche la responsabilità di allocare le risorse, non garantisce solo l accesso, ma anche e soprattutto l appropriatezza e la continuità dell assistenza.

20 6) UNITÀ VALUTATIVA DISTRETTUALE / UNITÀ VALUTATIVA INTEGRATA (segue) Come è articolata l Unità Valutativa Distrettuale? È un unica area logica con operatori sanitari stabili integrati da specialisti per le diverse necessità Ci sono più Unità Valutative distinte (es. U.V.A. - U.V.G....) Totale n (%) (70,9%) (29,1%) (100%)

21 6) UNITÀ VALUTATIVA DISTRETTUALE / UNITÀ VALUTATIVA INTEGRATA (segue) Casi in cui è prevista l attivazione dell UVD Attivazione ADI Attivazione Assistenza Domiciliare Oncologica Casi multiproblematici con bisogni sociali, sanitari ed economici Accesso in Residenza Protetta o RSA Dimissioni protette Presenza di numerose figure professionali e servizi coinvolti Problematiche di carattere sociale (es. mancanza rete familiare) Accesso a Centri Diurni Alzheimer Accesso in Casa di Riposo Concessione di Assegno di cura n (%) (100%) (95,8%) (95,8%) (95,8%) (79,2%) (75,0%) (58,3%) (58,3%) (45,8%) (16,7%)

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