Emergenze rischio sismico
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- Serafino Danieli
- 7 anni fa
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1 Emergenze rischio sismico In anni, l Italia è stata interessata da oltre terremoti di media e forte intensità superiore al IV-V grado della scala Mercalli, e da circa 560 eventi di intensità uguale o superiore all VIII grado Mercalli. Solo nel XX secolo, 7 terremoti hanno avuto una magnitudo uguale o superiore a 6.5 (X e XI grado Mercalli). Terremoti disastrosi come quello della Val di Noto del 1693 (XI grado della scala Mercalli), o il lungo periodo sismico del 1783 in Calabria (che raggiunse l XI grado della scala Mercalli), hanno lasciato ferite profonde sul territorio e segni riconoscibili degli interventi di recupero e ricostruzione. Negli ultimi quaranta anni, i danni economici causati dagli eventi sismici sono stati valutati in circa 80 miliardi di euro, a cui si aggiungono i danni al patrimonio storico, artistico e monumentale. In Italia, il rapporto tra i danni prodotti dai terremoti e l energia rilasciata nel corso degli eventi è molto più alto rispetto a quello che si verifica normalmente in altri Paesi ad elevata sismicità, come la California o il Giappone. Ad esempio, il terremoto del 1997 in Umbria e nelle Marche ha prodotto un quadro di danneggiamento (senza tetto: , danno economico: circa 10 miliardi di Euro) confrontabile con quello della California del 1989 (14.5 miliardi di $), malgrado fosse caratterizzato da un energia circa 30 volte inferiore. Ciò è dovuto principalmente all elevata densità abitativa e alla notevole fragilità del nostro patrimonio edilizio. In questa sezione raccogliamo documenti, foto e video sulle emergenze relative al rischio sismico per cui è stato dichiarato lo stato di emergenza o per cui il Capo Dipartimento della Protezione civile ha svolto un ruolo di Commissario delegato e sulle emergenze all'estero in cui il Dipartimento ha partecipato, sia in modo autonomo, sia all interno di missioni coordinate dal Meccanismo europeo di Protezione Civile. Rischio sismico - Sei preparato? Il territorio italiano è esposto al rischio sismico, quindi prepararsi ad affrontare il terremoto è fondamentale. La sicurezza dipende soprattutto dalla casa in cui abitate. Se è costruita in modo da resistere al terremoto, non subirà gravi danni e vi proteggerà. Ovunque siate in quel momento, è molto importante mantenere la calma e seguire alcune semplici norme di comportamento. L Italia è un Paese sismico Negli ultimi mille anni, circa 3000 terremoti hanno provocato danni più o meno gravi. Quasi 300 di questi (con una magnitudo superiore a 5.5) hanno avuto effetti distruttivi e addirittura uno ogni dieci anni ha avuto effetti catastrofici, con un energia paragonabile al terremoto dell Aquila del 2009.
2 Tutti i comuni italiani possono subire danni da terremoti, ma i terremoti più forti si concentrano in alcune aree ben precise: nell Italia Nord-Orientale (Friuli Venezia Giulia e Veneto), nella Liguria Occidentale, nell Appennino Settentrionale (dalla Garfagnana al Riminese), e soprattutto lungo tutto l Appennino Centrale e Meridionale, in Calabria e in Sicilia Orientale. Anche tu vivi in una zona pericolosa, dove in passato già si sono verificati terremoti o se ne sono avvertiti gli effetti. E ciò potrà accadere ancora in futuro. Cosa succede a un edificio? Una scossa sismica provoca oscillazioni, più o meno forti, che scuotono in vario modo gli edifici. Le oscillazioni più dannose sono quelle orizzontali. Gli edifici più antichi e quelli non progettati per resistere al terremoto possono non sopportare tali oscillazioni, e dunque rappresentare un pericolo per le persone. È il crollo delle case che uccide, non il terremoto. Oggi, tutti i nuovi edifici devono essere costruiti rispettando le normative sismiche. Anche il prossimo terremoto farà danni? Dipende soprattutto dalla forza del terremoto (se ne verificano migliaia ogni anno, la maggior parte di modesta energia) e dalla vulnerabilità degli edifici. Nella zona in cui vivi già in passato i terremoti hanno provocato danni a cose e persone. È possibile quindi che il prossimo forte terremoto faccia danni: per questo è importante informarsi, fare prevenzione ed essere preparati a un eventuale scossa di terremoto. Quando avverrà il prossimo terremoto? Nessuno può saperlo, perché potrebbe verificarsi in qualsiasi momento. Sui terremoti sappiamo molte cose, ma non è ancora possibile prevedere con certezza quando, con quale forza e precisamente dove si verificheranno. Sappiamo bene, però, quali sono le zone più pericolose e cosa possiamo aspettarci da una scossa: essere preparati è il modo migliore per prevenire e ridurre le conseguenze di un terremoto. Gli effetti di un terremoto sono gli stessi ovunque? A parità di distanza dall epicentro, l intensità dello scuotimento provocato dal terremoto dipende dalle condizioni del territorio, in particolare dal tipo di terreno e dalla forma del paesaggio. In genere, lo scuotimento è maggiore nelle zone in cui i terreni sono soffici, minore sui terreni rigidi come la roccia; anche la posizione ha effetti sull intensità dello scuotimento, che è maggiore sulla cima dei rilievi e lungo i bordi delle scarpate. Cosa fa lo Stato per aiutarti? Nel 2009, dopo il terremoto dell Aquila, lo Stato ha avviato un piano nazionale per la prevenzione sismica, che prevede lo stanziamento alle Regioni di circa un miliardo di euro in sette anni con diverse finalità: indagini di microzonazione sismica, per individuare le aree che possono amplificare lo scuotimento del terremoto; interventi per rendere più sicuri gli edifici pubblici strategici e rilevanti; incentivi per interventi di miglioramento sismico di edifici privati. In quale zona vivi L Italia è un Paese interamente sismico, ma il suo territorio è classificato in zone a diversa pericolosità. Chi costruisce o modifica la struttura della casa è tenuto a rispettare le norme sismiche della propria zona, per proteggere la vita di chi ci abita. Per conoscere la zona sismica in cui vivi e quali sono le norme da rispettare, rivolgiti agli uffici competenti della tua Regione o del tuo Comune.
3 La sicurezza della tua casa È importante sapere quando e come è stata costruita la tua casa, su quale tipo di terreno, con quali materiali. E soprattutto se è stata successivamente modificata rispettando le norme sismiche. Se hai qualche dubbio o se vuoi saperne di più, puoi rivolgerti all ufficio tecnico del tuo Comune oppure a un tecnico di fiducia. Descrizione del rischio sismico La sismicità indica la frequenza e la forza con cui si manifestano i terremoti, ed è una caratteristica fisica del territorio. Se conosciamo la frequenza e l energia associate ai terremoti che caratterizzano un territorio, e attribuiamo un valore di probabilità al verificarsi di un evento sismico di una data magnitudo in un certo intervallo di tempo, possiamo definirne la pericolosità sismica. La pericolosità sismica sarà tanto più elevata quanto più probabile sarà il verificarsi di un terremoto di elevata magnitudo, a parità di intervallo di tempo considerato. Le conseguenze di un terremoto dipendono anche dalle caratteristiche di resistenza delle costruzioni alle azioni di una scossa sismica. La predisposizione di una costruzione ad essere danneggiata si definisce vulnerabilità. Quanto più un edificio è vulnerabile (per tipologia, progettazione inadeguata, scadente qualità dei materiali e modalità di costruzione, scarsa manutenzione), tanto maggiori saranno le conseguenze. Infine, la maggiore o minore presenza di beni esposti al rischio, la possibilità cioè di subire un danno economico, ai beni culturali, la perdita di vite umane, è definita esposizione. Il rischio sismico, determinato dalla combinazione della pericolosità, della vulnerabilità e dell esposizione, è la misura dei danni attesi in un dato intervallo di tempo, in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e di antropizzazione (natura, qualità e quantità dei beni esposti). L Italia ha una pericolosità sismica medio-alta (per frequenza e intensità dei fenomeni), una vulnerabilità molto elevata (per fragilità del patrimonio edilizio, infrastrutturale, industriale, produttivo e dei servizi) e un esposizione altissima (per densità abitativa e presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale unico al mondo). La nostra Penisola è dunque ad elevato rischio sismico, in termini di vittime, danni alle costruzioni e costi diretti e indiretti attesi a seguito di un terremoto.
4 La pericolosità sismica di un territorio è rappresentata dalla frequenza e dalla forza dei terremoti che lo interessano, ovvero dalla sua sismicità. Viene definita come la probabilità che in una data area ed in un certo intervallo di tempo si verifichi un terremoto che superi una soglia di intensità, magnitudo o accelerazione di picco (Pga) di nostro interesse. In Italia abbiamo numerosi studi e documenti sulla sismicità della nostra Penisola, che costituiscono un patrimonio storico unico al mondo. Le prime considerazioni, spesso fantasiose, sull origine dei terremoti e sulle caratteristiche sismiche del territorio italiano si rintracciano già nelle opere degli studiosi a partire dal XV secolo. Ma è solo nel XIX secolo, con lo sviluppo delle scienze sismologiche, che iniziano ad essere pubblicate ricerche sulle cause e sulla distribuzione geografica dei terremoti. La diffusione degli strumenti sismici dalla fine del XIX secolo e delle reti di monitoraggio nel XX secolo daranno l impulso definitivo agli studi per la caratterizzazione sismica del territorio. Gli studi di pericolosità sismica sono stati impiegati, soprattutto negli ultimi anni, nelle analisi territoriali e regionali finalizzate a zonazioni (pericolosità di base per la classificazione sismica) o microzonazioni (pericolosità locale). In quest ultimo caso, valutare la pericolosità significa individuare le aree a scala comunale che, in occasione di una scossa sismica, possono essere soggette a fenomeni di amplificazione e fornire indicazioni utili per la pianificazione urbanistica. Gli studi di pericolosità possono essere utilizzati anche nelle analisi di sito, per localizzare opere critiche dal punto di vista della sicurezza, del rischio o dell importanza strategica (centrali elettriche, installazioni militari, ospedali). Valutare la pericolosità significa, in questo caso, stabilire la probabilità di occorrenza di un terremoto di magnitudo (o Pga) superiore al valore di soglia stabilito dagli organi politici/decisionali, portando all eventuale scelta di aree diverse. L approccio alla valutazione della pericolosità può essere di tipo deterministico oppure probabilistico. Il metodo deterministico si basa sullo studio dei danni osservati in occasione di eventi sismici che storicamente hanno interessato un sito, ricostruendo degli scenari di danno per stabilire la frequenza con cui si sono ripetute nel tempo scosse di uguale intensità. Tuttavia, poiché questo approccio richiede la disponibilità di informazioni complete sulla sismicità locale e sui risentimenti, nelle analisi viene generalmente preferito un approccio di tipo probabilistico.
5 Attraverso questo approccio, la pericolosità è espressa come la probabilità che in un dato intervallo di tempo si verifichi un evento con assegnate caratteristiche. Il metodo probabilistico più utilizzato è quello di Cornell, che prevede vengano individuate nel territorio le zone responsabili degli eventi sismici (zone sismo genetiche), sia quantificato il loro grado di attività sismica e si calcolino gli effetti provocati da tali zone sul territorio in relazione alla distanza dall epicentro. Terremoti La Terra è un sistema dinamico e in continua evoluzione, composto al suo interno da rocce disomogenee per pressione e temperatura cui sono sottoposte, densità e caratteristiche dei materiali. Questa elevata disomogeneità interna provoca lo sviluppo di forze negli strati più superficiali, che tendono a riequilibrare il sistema spingendo le masse rocciose le une contro le altre, deformandole. I terremoti sono un espressione e una conseguenza di questa continua evoluzione, che avviene in centinaia di migliaia e, in alcuni casi, di milioni di anni. Il terremoto si manifesta come un rapido e violento scuotimento del terreno e avviene in modo inaspettato, senza preavviso. All interno della Terra sono sede di attività sismica solo gli strati più superficiali, crosta e mantello superiore. L involucro solido della superficie del pianeta, la litosfera, è composto da placche, o zolle, che si spostano, si urtano, si incuneano e premono le une contro le altre. I movimenti delle zolle determinano in profondità condizioni di sforzo e di accumulo di energia. Quando lo sforzo supera il limite di resistenza, le rocce si rompono formando profonde spaccature dette faglie, l energia accumulata si libera e avviene il terremoto. L energia liberata viaggia attraverso la terra sotto forma di onde che, giunte in superficie, si manifestano come movimenti rapidi del terreno che investono le persone, le costruzioni e il territorio. Un terremoto, soprattutto se forte, è caratterizzato da una sequenza di scosse chiamate periodo sismico, che talvolta precedono e quasi sempre seguono la scossa principale. Le oscillazioni provocate dal passaggio delle onde sismiche determinano spinte orizzontali sulle costruzioni e causano gravi danni o addirittura il crollo, se gli edifici non sono costruiti con criteri antisismici. Il terremoto genera inoltre effetti indotti o secondari, come frane, maremoti, liquefazione dei terreni, incendi, a volte più dannosi dello scuotimento stesso. A parità di distanza dalla faglia in cui si è
6 generato il terremoto (ipocentro), lo scuotimento degli edifici dipende dalle condizioni locali del territorio, in particolare dal tipo di terreni in superficie e dalla forma del paesaggio. Per definire la forza di un terremoto sono utilizzate due grandezze differenti: la magnitudo e l intensità macrosismica. La magnitudo è l unità di misura che permette di esprimere l energia rilasciata dal terremoto attraverso un valore numerico della scala Richter. L intensità macrosismica è l unità di misura degli effetti provocati da un terremoto, espressa con i gradi della scala Mercalli. Per calcolare la magnitudo è necessario registrare il terremoto con un sismografo, uno strumento che registra le oscillazioni del terreno durante una scossa sismica anche a grandissima distanza dall ipocentro. L intensità macrosismica, invece, viene attribuita in ciascun luogo in cui si è risentito il terremoto, dopo averne osservato gli effetti sull uomo, sulle costruzioni e sull ambiente. Sono quindi grandezze diverse e non confrontabili. Schede Tecniche L'origine del terremoto In seguito ai movimenti delle placche, o zolle, in cui è suddivisa la crosta terrestre, si sviluppano forti spinte, che inducono un accumulo di sforzi e di energia in profondità. Le rocce soggette a piccoli sforzi si deformano in modo elastico. Quando gli sforzi in profondità superano il limite di resistenza della roccia, si verifica un rapido scorrimento delle parti di roccia a contatto lungo superfici di rottura (faglie) e si libera l energia accumulata sotto forma di onde elastiche (onde sismiche): è il terremoto. Il volume di roccia dove ha origine il terremoto è detto ipocentro. La sua proiezione in superficie è l epicentro, ovvero l area che, trovandosi più vicina all origine del terremoto, subisce anche i maggiori effetti. Le onde che si generano all interno della crosta terrestre possono essere di due tipi, in funzione del movimento che inducono sulle particelle di roccia durante la propagazione. Le onde P, prime, orientate nel senso della lunghezza, si muovono attraverso successive compressioni e dilatazioni lungo la direzione di propagazione. Le onde S, seconde, sono trasversali e si propagano attraverso un oscillazione delle particelle di terreno perpendicolare rispetto alla direzione di propagazione. Le onde P sono le più veloci a giungere in superficie, le onde S giungono per seconde. Esistono poi onde sismiche che si generano e si propagano solo lungo la superficie della Terra: le onde superficiali. In superficie le onde possono produrre effetti prevalentemente ondulatori o sussultori in funzione di quale dei due tipi di onda prevale sull altra. Le scosse avvengono raramente in modo isolato, piuttosto si osservano sequenze sismiche che di solito sono caratteristiche per i territori considerati. In alcune aree si registrano eventi sismici frequenti ma di bassa energia, i cosiddetti sciami sismici. In altre, una scossa principale può essere preceduta (scossa premonitrice) e/o seguita da scosse di minore forza (repliche). In ogni caso, generalmente, dopo un terremoto importante ci si devono aspettare nuove scosse di minore energia. Ciò trova spiegazione nel meccanismo di genesi del fenomeno, poiché, in seguito al rapido spostamento lungo la faglia principale, la litosfera trova un nuovo equilibrio attraverso piccoli e successivi assestamenti.
7 Ogni giorno avvengono nel mondo migliaia di terremoti di piccola magnitudo che non provocano danni ma sono solo avvertiti dall uomo o misurati dagli strumenti (ad esempio la Rete Sismica Nazionale dell Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, localizza ogni anno dai 1700 ai 2500 eventi di magnitudo pari o superiore a 2.5). Per questo è praticamente impossibile riconoscere una scossa premonitrice dalle scosse che rientrano nella normale attività sismica della crosta terrestre, né è possibile prevedere l evoluzione di una sequenza sismica e la sua durata. Schede Tecniche Misurare la forza di un terremoto: intensità e magnitudo Gli effetti dannosi che genera un terremoto sono legati alla presenza dell uomo e delle sue costruzioni. In sua assenza, lo scuotimento non provocherebbe alcun danno. Proprio l osservazione degli effetti è stato il primo metodo utilizzato per classificare la forza di un terremoto. La scala Mercalli Fu il sismologo italiano Giuseppe Mercalli ad elaborare nel 1902 l idea già avuta da altri prima di lui, di classificare gli effetti che un terremoto provoca sull uomo, sulle costruzioni e sull ambiente, suddividendoli in 12 gradi di intensità: la scala Mercalli, che costituì poi la base per le successive scale macrosismiche. L intensità macrosismica classifica gli effetti macroscopici, più evidenti di un terremoto ed è massima nella zona epicentrale, mentre diminuisce con la distanza dall epicentro. Tale diminuzione non è però regolare, perché gli effetti dipendono non solo dalle caratteristiche dell onda sismica, ma anche e soprattutto da quelle del terreno che l onda incontra in superficie e dalle caratteristiche delle costruzioni. L intensità non può quindi essere considerata una misura oggettiva della grandezza del terremoto, poiché è legata al luogo che si considera (area urbana, area rurale) e ai modi con i quali l uomo ha occupato il territorio e vi ha costruito. La scala Richter Nel 1935 il sismologo americano Charles Richter introdusse una modalità oggettiva di misura del terremoto. Prendendo come spunto il metodo utilizzato per definire la grandezza delle stelle, basato sull osservazione della loro luminosità, egli definì la magnitudo di un terremoto, un valore calcolabile a partire dalle registrazioni degli strumenti sismici e correlabile con l energia associata all evento. Un valore unico, riferito all ipocentro, indipendente dalle modalità di propagazione e dalle caratteristiche del territorio coinvolto, che non ha una diretta corrispondenza con ciò che si prova o si osserva durante la scossa. La magnitudo, calcolata attraverso una relazione che lega l ampiezza del sismogramma con la distanza dall epicentro, è una grandezza logaritmica, cioè ad una variazione di un unità corrisponde uno spostamento del pennino, e quindi del terreno, 10 volte maggiore ed equivale ad un terremoto 30 volte più grande in termini di energia. L energia di un terremoto di magnitudo 7.0, simile a quello di Reggio Calabria e Messina del 1908, è quasi 1000 volte più grande di quella di un terremoto di magnitudo 5.0. La massima magnitudo sino ad oggi attribuita ad un evento sismico è 9.5 (Cile, 22 maggio 1960).
8 Schede Tecniche Gli effetti indotti Gli effetti di un terremoto sull ambiente possono essere distinti in diretti, ovvero quelli che comportano la deformazione del suolo nella faglia che ha originato il sisma (fagliazione superficiale) e secondari, ossia quelli non direttamente causati dal movimento della faglia, ma indotti dalla propagazione delle onde sismiche a distanza dall area sorgente, o ipocentro (frane, liquefazione e tsunami). Gli effetti secondari I terremoti producono delle onde elastiche che si propagano facendo vibrare i terreni e possono indurre delle variazioni permanenti nel paesaggio attraverso l innesco di fenomeni franosi. Lo scuotimento può anche determinare un improvviso aumento della pressione dell acqua con la perdita di resistenza del terreno, dando luogo a fenomeni di liquefazione. Tali eventi sono simili a ciò che accade nelle sabbie mobili : le costruzioni fondate su questi terreni subiscono uno sprofondamento o un ribaltamento. Un altro effetto indotto dal terremoto è lo tsunami, o maremoto, che significa "onda di porto" e indica tutti quei fenomeni ondosi così violenti da sconvolgere le acque all'interno dei porti. Le cause più frequenti degli tsunami sono i terremoti con sorgente sottomarina, ma anche le eruzioni vulcaniche o le frane sottomarine. In Italia, i maremoti più distruttivi di questo secolo sono avvenuti in occasione del terremoto in Calabria del 1783 e a Messina del Le condizioni locali al sito Gli effetti di un terremoto sulle costruzioni sono influenzati, oltre che dalla qualità degli edifici, anche dalle caratteristiche geologiche e morfologiche locali, come lo spessore dei terreni superficiali, la presenza di aree dissestate, la successione dei terreni e i versanti ripidi. L insieme di tali caratteristiche costituisce il quadro delle condizioni locali al sito, determinanti per il tipo e l entità degli effetti provocati da un terremoto (risposta sismica). In generale si osserva uno scuotimento più forte (amplificazione) nelle aree che hanno una copertura di terreni soffici (come i depositi recenti costituiti da alluvioni fluviali o lacustri), piuttosto che su roccia compatta. Inoltre, le onde sismiche sono onde elastiche che provocano l oscillazione delle particelle di terreno con frequenze variabili. Le frequenze delle onde sismiche dipendono non solo dalle caratteristiche geologiche dei terreni, ma anche dalla morfologia della superficie che incontrano, un po come accade per le onde sonore che subiscono, in certe condizioni, fenomeni di eco. Se si verifica un oscillazione di intensità tale da entrare in risonanza con un edificio (ovvero tale da fare eco con esso), si possono verificare danni molto gravi o il crollo dell edificio stesso. Questo è il motivo per cui si osservano spesso danni maggiori sugli edifici posti in cima a rilievi, lungo orli di scarpata, ma anche in quelle aree dove sono a contatto terreni con caratteristiche diverse di risposta sismica (terreni rigidi a contatto con terreni soffici).
9 Schede Tecniche L'osservazione strumentale dei terremoti L ipocentro è il volume di roccia in profondità dove avviene la rottura che provoca la propagazione delle onde sismiche. La sua proiezione in superficie si definisce epicentro. Localizzare nello spazio un terremoto equivale a definire le coordinate geografiche dell epicentro (Latitudine e Longitudine) e la distanza verticale tra l epicentro e l ipocentro, cioè la profondità focale. Un terremoto è fissato nel tempo nell istante in cui la rottura ha inizio e le prime onde si irradiano dall ipocentro. Questo istante è noto come tempo origine t0 ed è espresso in U.T.C. (Universal Time Coordinated), cioè in tempo universale standard, in modo che siano confrontabili i tempi di inizio dei terremoti registrati in ogni punto sulla Terra. L identificazione completa di un terremoto è quindi data da quattro parametri: le due coordinate geografiche dell epicentro, la profondità focale ed il tempo origine. Dai sismoscopi ai sismografi Il primo strumento conosciuto per l osservazione dei terremoti è il sismoscopio di Chang, realizzato in Cina nel 132 d.c., costituito da un vaso in bronzo a forma di drago a più teste. Dalle bocche dei draghi, a seguito di una scossa, varie sferette di pietra o metalliche liberate da un meccanismo a leve cadevano nella bocca di rane poste alla base, indicando la direzione di provenienza e la violenza della scossa. Tuttavia è solo nella seconda metà dell'800 che l'osservazione dei terremoti assume un valore scientifico e una nuova disciplina, la sismologia, riceve un forte impulso grazie soprattutto a scienziati italiani di fama internazionale, come Giuseppe Mercalli, Mario Baratta e Luigi Palmieri. Alla fine del XIX secolo nascono anche i primi sismografi, che, sfruttando il principio del pendolo collegato ad un sistema meccanico di trasferimento dell'oscillazione ad un pennino, consentono di registrare le oscillazioni del terreno causate da un terremoto. Con l'elettricità nasce il sismografo moderno. Sismometri e accelerometri I moderni sismometri sono degli strumenti molto sensibili che misurano la velocità o lo spostamento del terreno e sono costituiti da un sensore (geofono), un acquisitore e un trasmettitore che trasferisce il segnale ad un centro di acquisizione ed elaborazione dati. Gli accelerometri, invece, sono strumenti che misurano l accelerazione del suolo e registrano i movimenti solo quando la scossa supera una certa soglia di magnitudo, anch essi collegati in teletrasmissione ad un centro di elaborazione. Ogni gruppo di strumenti che abbia in comune la gestione, la manutenzione e l elaborazione dei dati può essere definito una rete di monitoraggio. In Italia abbiamo due principali reti di monitoraggio sismico: la Rete Sismometrica Nazionale Centralizzata, gestita dal Centro Nazionale Terremoti dell Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che garantisce la sorveglianza sismica h24 del territorio italiano e la comunicazione in pochi minuti al Dipartimento della Protezione Ciivle dei principali parametri del terremoto; la Ran Rete Accelerometrica Nazionale, gestita dal Dipartimento della Protezione Civile e costituita da oltre quattrocento stazioni di misura distribuite in tutta Italia, che fornisce i valori di accelerazione al suolo registrati in occasione di eventi significativi, un parametro molto utile per la progettazione antisismica.
10 Schede Tecniche Scala macrosismica Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS-1930) La scala MCS-1930 (71 Kb) deriva direttamente dalla scala Mercalli a dodici gradi, ai quali Cancani nel 1903 aveva fatto corrispondere adeguati intervalli di accelerazione. La versione della MCS attualmente in uso è quella la modificata nel 1930 da Sieberg, nel cui lavoro viene fornita sia con le specifiche per esteso, che in forma ridotta. In generale, Sieberg (1930), rispetto alla precedente scala di Mercalli, incrementò e migliorò notevolmente le descrizioni degli effetti relativi ad ogni grado, introducendo in modo pressoché sistematico indicazioni sulle quantità di persone che avvertono il terremoto (gradi da I a V) e sulle quantità di edifici danneggiati (gradi da VI a XII); introdusse inoltre, come si può notare dalle specifiche per esteso, i cinque livelli di danno che saranno poi considerati con piccole modifiche anche nelle scale macrosismiche successive. [da Sieberg A., Geologie der Erdbeben, Handbuch der Geophysik, 2, 4, ]
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