Novena del Santo Natale nell Anno della Fede

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1 Santuario Diocesano San Francesco di Paola PP. Minimi - Pizzo (VV) Novena del Santo Natale nell Anno della Fede CREDO IN TE, O DIO: TU HAI MESSO LA TUA TENDA FRA NOI

2 NOVENA DI NATALE 16 dicembre 2012 Dal libro del profeta Sofonìa (Sof 3,14-18) Domenica III di avvento Credo in te, o Dio, gioia del tuo popolo. Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura. In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia». Dall esortazione apostolica Gaudente in Domino di Paolo VI ( V). Sì, l'immenso amore di Dio chiama coloro che provengono dai diversi punti dell'orizzonte a confluire verso la Città celeste, sia che si trovino - in questo Anno Santo - vicini o ancora lontani. E dato che tutti questi convocati - cioè tutti noi - restiamo in qualche misura peccatori, occorre che cessiamo di indurire il nostro cuore, per ascoltare la voce del Signore e accogliere la proposta del grande perdono, così come l'annunciava il profeta Geremia: «Li purificherò da tutta l'iniquità con cui hanno peccato contro di me e perdonerò tutte le iniquità che hanno commesso verso di me e per cui si sono ribellati contro di me. Ciò sarà per me titolo di gioia, di lode e di gloria tra tutti i popoli della terra» (Gr 33, 8-9 ). E poiché questa promessa di perdono, e tante altre, ricevono il loro significato definitivo nel sacrificio redentore di Gesù, Servo sofferente, soltanto Lui può dirci, in questo momento cruciale della vita dell'umanità: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1, 15). Il Signore vuol soprattutto farci comprendere che la conversione richiesta non è assolutamente un passo indietro, come avviene invece col peccato. Viceversa, la conversione è mettersi sulla giusta strada, progredire nella vera libertà e nella gioia. È risposta ad un invito che proviene da lui, amoroso, rispettoso e pressante nello stesso tempo: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime» (Mt 11, 28-29). Dall esortazione apostolica Evangelii nuntiandi del papa Paolo VI (18). Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la Buona Novella in tutti gli strati dell'umanità, è, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l'umanità stessa: «Ecco io faccio nuove tutte le cose» Ma non c'è nuova umanità, se prima non ci sono uomini nuovi, della novità del battesimo e della vita secondo il Vangelo. Lo scopo dell'evangelizzazione è appunto questo cambiamento interiore e, se occorre tradurlo in una parola, più giusto sarebbe dire che la Chiesa evangelizza allorquando, in virtù della sola potenza divina del Messaggio che essa proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l'attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l'ambiente concreto loro propri. Preghiere dei fedeli P Fratelli e sorelle, pieni di gioia perché in Cristo, entrato nella storia degli uomini, Dio accoglie ogni uomo e ciascuna donna offrendo loro il suo perdono, a lui, nostro Padre, innalziamo insieme la preghiera. L Preghiamo insieme e diciamo: Rinnova in noi la gioia, Signore! La Chiesa sia in mezzo agli uomini annuncio della gioiosa notizia di Gesù, perché ogni ansia e dolore trovi in lui speranza, consolazione, sostegno. Insieme preghiamo.

3 Il papa Benedetto e tutti i vescovi custodiscano l evangelo consegnato loro dagli apostoli affinché le genti attingano dalla loro parola la gioia che rende significante l esistenza. Insieme preghiamo. Quanti detengono beni materiali riescano a trovare la gioia nel condividerli con le persone e i popoli che la crisi economica impoverisce e priva di ogni garanzia sociale. Insieme preghiamo. Chi esercita il potere politico ed amministrativo trovi la gioia nel vivere onestà e trasparenza rinunciando ad ogni arroganza ed illegalità. Insieme preghiamo. I capi dei popoli trovino la gioia della ricerca instancabile della pace e nell impegno perseverante per il disarmo, accogliendo gli aneliti più profondi dei loro popoli. Insieme preghiamo. La nostra comunità accolga in Cristo l evangelo della gioia e sulla sua parola purifichi ogni relazione mentre nella preghiera e nella comunione attende il suo ritorno. Insieme preghiamo. P T Accogli, o Padre, preghiera e manda lo Spirito Santo a rinnovare in noi la gioia e a custodire comunità e persone in Cristo nostro Signore. Amen!

4 NOVENA DI NATALE Lunedì 17 dicembre Credo in te, o Dio, che nella storia dell uomo scrivi la tua storia. Dal vangelo secondo Matteo ( Mt 1,1-17) Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici. Dalla Costituzione Pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II (1-2) Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. La loro comunità, infatti, è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia. Per questo il Concilio Vaticano II, avendo penetrato più a fondo il mistero della Chiesa, non esita ora a rivolgere la sua parola non più ai soli figli della Chiesa e a tutti coloro che invocano il nome di Cristo, ma a tutti gli uomini. A tutti vuol esporre come esso intende la presenza e l'azione della Chiesa nel mondo contemporaneo. Il mondo che esso ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive; il mondo che è teatro della storia del genere umano, e reca i segni degli sforzi dell'uomo, delle sue sconfitte e delle sue vittorie; il mondo che i cristiani credono creato e conservato in esistenza dall'amore del Creatore: esso è caduto, certo, sotto la schiavitù del peccato, ma il Cristo, con la croce e la risurrezione ha spezzato il potere del Maligno e l'ha liberato e destinato, secondo il proposito divino, a trasformarsi e a giungere al suo compimento. Preghiere dei fedeli P Fratelli e sorelle, nella storia degli uomini, fatta di infedeltà, sconfitte, delusioni Dio ha scritto la sua storia di salvezza. A lui si elevi la nostra supplica. L Preghiamo insieme e diciamo: Mostraci, Signore, la tua fedeltà! Hai consegnato, o Dio, la tua promessa ad Abramo, Isacco e Giacobbe nonostante la loro fragilità: non guardare ai peccati, alle indifferenze, ai rifiuti degli uomini del nostro tempo e dona loro salvezza. Noi ti supplichiamo. Hai chiamato, o Dio, donne straniere e peccatrici fra gli antenati del Messia: guida quanti credono in te a riconoscere nello straniero un compagno nel cammino verso l incontro con te. Noi ti supplichiamo.

5 Hai mantenuto, o Dio, la tua fedeltà a Davide, il re peccatore, sempre pronto a tornare a te: non rigettare nemmeno noi che vediamo il nostro amore per te macchiato da cadute ed infedeltà. Noi ti supplichiamo. Hai lasciato, o Dio, che il Figlio tuo venisse dalla discendenza di Davide, incapace di obbedienza alla tua legge e di fiducia nel tuo amore: concedi alla Chiesa di renderti grazie per la tua misericordia verso le sue incoerenze e i suoi tradimenti all evangelo. Noi ti supplichiamo. Ti sei ricordato, o Dio, del tuo popolo in esilio: sii consolazione anche per gli uomini e le donne che, per i più svariati motivi, non sono in piena comunione con la Chiesa. Noi ti supplichiamo. Hai realizzato, o Dio, la tua promessa nel Figlio generato da Maria: conferma tutti i battezzati nella fede in lui, a lui guida tutti gli uomini e aiutaci tutti a vivere nella sua novità. Noi ti supplichiamo. P Accogli, o Padre, la nostra supplica e donaci la luce dello Spirito affinché riconosciamo che la nostra vita e tutta quanta la storia umana è resa nuova nell incontro con il Figlio tuo, Cristo nostro Signore. T Amen!

6 NOVENA DI NATALE Martedì 18 dicembre Credo in te, o Dio, che nella mia vita scrivi la tua storia. Dal vangelo secondo Matteo (Mt 1,18-25) Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Dalla Costituzione Pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II (10) In verità gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell'uomo. È proprio all'interno dell'uomo che molti elementi si combattono a vicenda. Da una parte infatti, come creatura, esperimenta in mille modi i suoi limiti; d'altra parte sente di essere senza confini nelle sue aspirazioni e chiamato ad una vita superiore. Sollecitato da molte attrattive, è costretto sempre a sceglierne qualcuna e a rinunziare alle altre. Inoltre, debole e peccatore, non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe (Cf. Rm 7,14ss.). Per cui soffre in se stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società. Molti, è vero, la cui vita è impregnata di materialismo pratico, sono lungi dall'avere una chiara percezione di questo dramma; oppure, oppressi dalla miseria, non hanno modo di rifletterci. Altri, in gran numero, credono di trovare la loro tranquillità nelle diverse spiegazioni del mondo che sono loro proposte. Alcuni poi dai soli sforzi umani attendono una vera e piena liberazione dell'umanità, e sono persuasi che il futuro regno dell'uomo sulla terra appagherà tutti i desideri del suo cuore. Né manca chi, disperando di dare uno scopo alla vita, loda l'audacia di quanti, stimando l'esistenza umana vuota in se stessa di significato, si sforzano di darne una spiegazione completa mediante la loro sola ispirazione. Con tutto ciò, di fronte all'evoluzione attuale del mondo, diventano sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi più fondamentali: cos'è l'uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che continuano a sussistere malgrado ogni progresso? Cosa valgono quelle conquiste pagate a così caro prezzo? Che apporta l'uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita? Ecco: la Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto (Cf. 2 Cor 5,15), dà sempre all'uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza per rispondere alla sua altissima vocazione; né è dato in terra un altro Nome agli uomini, mediante il quale possono essere salvati (Cf. At 4,12). Essa crede anche di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana. Inoltre la Chiesa afferma che al di là di tutto ciò che muta stanno realtà immutabili; esse trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli (Cf. Eb 13,8). Dalla Costituzione dogmatica Lumen gentium del Concilio Vaticano II (40 b-41) È dunque evidente per tutti, che tutti coloro che credono nel Cristo di qualsiasi stato o rango, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità e che tale santità promuove nella stessa società terrena un tenore di vita più umano. Per raggiungere questa perfezione i fedeli usino le forze ricevute secondo la misura con cui Cristo volle donarle, affinché, seguendo l'esempio di lui e diventati conformi alla sua immagine, in tutto obbedienti alla volontà del Padre, con piena generosità si consacrino alla gloria di Dio e al servizio del prossimo. Così la santità del popolo di Dio crescerà in frutti abbondanti, come è splendidamente dimostrato nella storia della Chiesa dalla vita di tanti santi. Nei vari generi di vita e nei vari compiti una unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre e adorando in spirito e verità Dio Padre, camminano al seguito del Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria. Ognuno secondo i propri doni e uffici deve senza indugi avanzare per la via della fede viva, la quale accende la speranza e opera per mezzo della carità. In primo luogo i pastori del gregge di Cristo devono, a immagine del sommo ed eterno sacerdote, pastore e vescovo delle anime nostre, compiere con santità e slancio, umiltà e forza il proprio ministero: esso, così adempiuto, sarà anche per loro un eccellente mezzo di santificazione ( ).

7 I sacerdoti, a somiglianza dell'ordine dei vescovi, dei quali formano la corona spirituale partecipando alla grazia dell'ufficio di quelli per mezzo di Cristo, eterno ed unico mediatore, mediante il quotidiano esercizio del proprio ufficio crescano nell'amore di Dio e del prossimo, conservino il vincolo della comunione sacerdotale, abbondino in ogni bene spirituale e diano a tutti la viva testimonianza di Dio emuli di quei sacerdoti che nel corso dei secoli, in un servizio spesso umile e nascosto, hanno lasciato uno splendido esempio di santità. La loro lode risuona nella Chiesa di Dio. Pregando e offrendo il sacrificio, com'è loro dovere, per il loro popolo e per tutto il popolo di Dio, cosciente di ciò che fanno e confermandosi ai misteri che compiono [anziché essere ostacolati dalle cure apostoliche, dai pericoli e dalle tribolazioni, ascendano piuttosto per mezzo dì esse ad una maggiore santità, nutrendo e dando slancio con l'abbondanza della contemplazione alla propria attività, per il conforto di tutta la Chiesa di Dio ( ). Alla missione e alla grazia del supremo Sacerdote partecipano in modo proprio anche i ministri di ordine inferiore; e prima di tutto i diaconi, i quali, servendo i misteri di Dio e della Chiesa devono mantenersi puri da ogni vizio, piacere a Dio e studiarsi di fare ogni genere di opere buone davanti agli uomini (cfr. 1 Tm 3,8-10; e 12-13). ( ). A questi bisogna aggiungere quei laici scelti da Dio, i quali sono chiamati dal vescovo, perché si diano più completamente alle opere apostoliche, e nel campo del Signore lavorano con molto frutto. I coniugi e i genitori cristiani, seguendo la loro propria via, devono sostenersi a vicenda nella fedeltà dell'amore con l'aiuto della grazia per tutta la vita, e istruire nella dottrina cristiana e nelle virtù evangeliche la prole, che hanno amorosamente accettata da Dio. Così infatti offrono a tutti l'esempio di un amore instancabile e generoso, edificando la carità fraterna e diventano testimoni e cooperatori della fecondità della madre Chiesa, in segno e partecipazione di quell'amore, col quale Cristo amò la sua sposa e si è dato per lei. Un simile esempio è offerto in altro modo dalle persone vedove e celibatarie, le quali pure possono contribuire non poco alla santità e alla operosità della Chiesa. Quelli poi che sono dediti a lavori spesso faticosi, devono con le opere umane perfezionare se stessi, aiutare i concittadini e far progredire tutta la società e la creazione verso uno stato migliore; devono infine, con carità operosa, imitare Cristo, le cui mani si esercitarono in lavori manuali e il quale sempre opera col Padre alla salvezza di tutti, in ciò animati da una gioiosa speranza, aiutandosi gli uni gli altri a portare i propri fardelli, ascendendo mediante il lavoro quotidiano a una santità sempre più alta, santità che sarà anche apostolica. Sappiano che sono pure uniti in modo speciale a Cristo sofferente per la salute del mondo quelli che sono oppressi dalla povertà, dalla infermità, dalla malattia e dalle varie tribolazioni, o soffrono persecuzioni per la giustizia: il Signore nel Vangelo li ha proclamati beati, e «il Dio... di ogni grazia, che ci ha chiamati all'eterna sua gloria in Cristo Gesù, dopo un po' di patire, li condurrà egli stesso a perfezione e li renderà stabili e sicuri» (1 Pt 5,10). Tutti quelli che credono in Cristo saranno quindi ogni giorno più santificati nelle condizioni, nei doveri o circostanze che sono quelle della loro vita, e per mezzo di tutte queste cose, se le ricevono con fede dalla mano del Padre celeste e cooperano con la volontà divina, manifestando a tutti, nello stesso servizio temporale, la carità con la quale Dio ha amato il mondo. Preghiere dei fedeli P Fratelli e sorelle, invochiamo da Dio Padre la stessa disponibilità di Giuseppe, lo sposo di Maria, ad offrire la nostra esistenza quale strumento della storia della salvezza. L Preghiamo insieme e diciamo: Donaci, Signore, l obbedienza alla tua parola! Quando gli eventi della vita contraddicono i nostri desideri: donaci, Signore, di accogliere i tuoi progetti e la tua volontà. Noi ti supplichiamo. Quando le tradizioni degli uomini condannano l innocente: dona, signore, alla Chiesa la giustizia che supera la legge. Noi ti supplichiamo. Quando i giovani sperimentano divisione di fronte al futuro: dona loro, Signore, la luce che orienta sulle tue vie. Noi ti supplichiamo.

8 Quando sperimentiamo la lontananza da te per il peccato: donaci, Signore, di ricordare che in Gesù cha hai amati e salvati. Noi ti supplichiamo. Quando il cammino della vita sfocia nella solitudine: dona, Signore, la certezza che in Gesù tu sei il Dio-con-noi. Noi ti supplichiamo. Quando gli sposi sperimentano lontananza: nell obbedienza al tuo amore. Noi ti supplichiamo. dona loro, Signore, di ritrovarsi uniti P Ascoltaci, o Padre, quando ti invochiamo e con il soffio dello Spirito guida tutta la nostra vita ad essere lo strumento fedele del tuo amore e della tua pace nell accoglienza del Figlio tuo, Cristo nostro Signore. T Amen!

9 NOVENA DI NATALE Mercoledì 19 dicembre Credo in te, o Dio, che ti ricordi del tuo popolo. Dal vangelo secondo Luca ( Lc 1,5-25) Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l offerta dell incenso. Fuori, tutta l assemblea del popolo stava pregando nell ora dell incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell altare dell incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccarìa disse all angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini». Dalla Costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II (9). In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la giustizia (cfr. At 10,35). Tuttavia Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse secondo la verità e lo servisse nella santità. Scelse quindi per sé il popolo israelita, stabilì con lui un'alleanza e lo formò lentamente, manifestando nella sua storia se stesso e i suoi disegni e santificandolo per sé. Tutto questo però avvenne in preparazione e figura di quella nuova e perfetta alleanza da farsi in Cristo, e di quella più piena rivelazione che doveva essere attuata per mezzo del Verbo stesso di Dio fattosi uomo. «Ecco venir giorni (parola del Signore) nei quali io stringerò con Israele e con Giuda un patto nuovo... Porrò la mia legge nei loro cuori e nelle loro menti l'imprimerò; essi mi avranno per Dio ed io li avrò per il mio popolo... Tutti essi, piccoli e grandi, mi riconosceranno, dice il Signore» (Ger 31,31-34). Cristo istituì questo nuovo patto cioè la nuova alleanza nel suo sangue (cfr. 1 Cor 11,25), chiamando la folla dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito, e costituisse il nuovo popolo di Dio. Infatti i credenti in Cristo, essendo stati rigenerati non di seme corruttibile, ma di uno incorruttibile, che è la parola del Dio vivo (cfr. 1 Pt 1,23), non dalla carne ma dall'acqua e dallo Spirito Santo (cfr. Gv 3,5-6), costituiscono «una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo tratto in salvo... Quello che un tempo non era neppure popolo, ora invece è popolo di Dio» (1 Pt 2,9-10). Questo popolo messianico ha per capo Cristo «dato a morte per i nostri peccati e risuscitato per la nostra giustificazione» (Rm 4,25), e che ora, dopo essersi acquistato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, regna glorioso in cielo. Ha per condizione la dignità e la libertà dei figli di Dio, nel cuore dei quali dimora lo Spirito Santo come in un tempio. Ha per legge il nuovo precetto di amare come lo stesso Cristo ci ha amati (cfr. Gv 13,34). E finalmente, ha per fine il regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei secoli sia da lui portato a compimento, quando comparirà Cristo, vita nostra (cfr. Col 3,4) e «anche le stesse creature saranno liberate dalla schiavitù della corruzione per partecipare alla gloriosa libertà dei figli di Dio» (Rm 8,21). Perciò il popolo messianico, pur non comprendendo effettivamente l'universalità degli

10 uomini e apparendo talora come un piccolo gregge, costituisce tuttavia per tutta l'umanità il germe più forte di unità, di speranza e di salvezza. Costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e di verità, è pure da lui assunto ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra (cfr. Mt 5,13-16), è inviato a tutto il mondo. Come già l'israele secondo la carne peregrinante nel deserto viene chiamato Chiesa di Dio (Dt 23,1 ss.), così il nuovo Israele dell'era presente, che cammina alla ricerca della città futura e permanente (cfr. Eb 13,14), si chiama pure Chiesa di Cristo (cfr. Mt 16,18); è il Cristo infatti che l'ha acquistata col suo sangue (cfr. At 20,28), riempita del suo Spirito e fornita di mezzi adatti per l'unione visibile e sociale. Dio ha convocato tutti coloro che guardano con fede a Gesù, autore della salvezza e principio di unità e di pace, e ne ha costituito la Chiesa, perché sia agli occhi di tutti e di ciascuno, il sacramento visibile di questa unità salvifica. Dovendosi essa estendere a tutta la terra, entra nella storia degli uomini, benché allo stesso tempo trascenda i tempi e i confini dei popoli, e nel suo cammino attraverso le tentazioni e le tribolazioni è sostenuta dalla forza della grazia di Dio che le è stata promessa dal Signore, affinché per la umana debolezza non venga meno alla perfetta fedeltà ma permanga degna sposa del suo Signore, e non cessi, con l'aiuto dello Spirito Santo, di rinnovare se stessa, finché attraverso la croce giunga alla luce che non conosce tramonto. Dall esortazione apostolica Christi fideles laici del papa Giovanni Paolo II (16). La dignità dei fedeli laici ci si rivela in pienezza se consideriamo la prima e fondamentale vocazione che il Padre in Gesù Cristo per mezzo dello Spirito rivolge a ciascuno di loro: la vocazione alla santità, ossia alla perfezione della carità. Il santo è la testimonianza più splendida della dignità conferita al discepolo di Cristo. Sull'universale vocazione alla santità ha avuto parole luminosissime il Concilio Vaticano II. Si può dire che proprio questa sia stata la consegna primaria affidata a tutti i figli e le figlie della Chiesa da un Concilio voluto per il rinnovamento evangelico della vita cristiana(41). Questa consegna non è una semplice esortazione morale, bensì un'insopprimibile esigenza del mistero della Chiesa: essa è la Vigna scelta, per mezzo della quale i tralci vivono e crescono con la stessa linfa santa e santificante di Cristo; è il Corpo mistico, le cui membra partecipano della stessa vita di santità del Capo che è Cristo; è la Sposa amata dal Signore Gesù, che ha consegnato se stesso per santificarla (cf. Ef 5, 25 ss.). Lo Spirito che santificò la natura umana di Gesù nel seno verginale di Maria (cf. Lc 1, 35) è lo stesso Spirito che è dimorante e operante nella Chiesa al fine di comunicarle la santità del Figlio di Dio fatto uomo. E' quanto mai urgente che oggi tutti i cristiani riprendano il cammino del rinnovamento evangelico, accogliendo con generosità l'invito apostolico ad «essere santi in tutta la condotta» (1 Pt 1, 15). Il Sinodo straordinario del 1985, a vent'anni dalla conclusione del Concilio, ha opportunamente insistito su questa urgenza: «Poiché la Chiesa in Cristo è mistero, deve essere considerata segno e strumento di santità (...). I santi e le sante sempre sono stati fonte e origine di rinnovamento nelle più difficili circostanze in tutta la storia della Chiesa. Oggi abbiamo grandissimo bisogno di santi, che dobbiamo implorare da Dio con assiduità»(42). Tutti nella Chiesa, proprio perché ne sono membri, ricevono e quindi condividono la comune vocazione alla santità. A pieno titolo, senz'alcuna differenza dagli altri membri della Chiesa, ad essa sono chiamati i fedeli laici: «Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità»(43); «Tutti i fedeli sono invitati e tenuti a tendere alla santità e alla perfezione del proprio stato»(44). La vocazione alla santità affonda le sue radici nel Battesimo e viene riproposta dagli altri Sacramenti, principalmente dall'eucaristia: rivestiti di Gesù Cristo e abbeverati dal suo Spirito, i cristiani sono «santi» e sono, perciò, abilitati e impegnati a manifestare la santità del loro essere nella santità di tutto il loro operare. L'apostolo Paolo non si stanca di ammonire tutti i cristiani perché vivano «come si addice a santi» (Ef 5, 3). La vita secondo lo Spirito, il cui frutto è la santificazione (cf. Rom 6, 22; Gal 5, 22), suscita ed esige da tutti e da ciascun battezzato la sequela e l'imitazione di Gesù Cristo, nell'accoglienza delle sue Beatitudini, nell'ascolto e nella meditazione della Parola di Dio, nella consapevole e attiva partecipazione alla vita liturgica e sacramentale della Chiesa, nella preghiera individuale, familiare e comunitaria, nella fame e nella sete di giustizia, nella pratica del comandamento dell'amore in tutte le circostanze della vita e nel servizio ai fratelli, specialmente se piccoli, poveri e sofferenti.

11 Preghiere dei fedeli P Fratelli e sorelle, eleviamo la nostra supplica a Dio, nostro Padre, che mai si dimentica di chi cammina alla sua presenza e sempre si rivela fedele al suo amore. L Preghiamo insieme e diciamo: Mostraci, Signore, grazia e fedeltà! Il mondo di oggi è ora indifferente ora ostile ad ogni esperienza religiosa, ma tu, Signore, ricordati degli uomini che in quotidianità silenziosa vivono la tua parola. Noi ti preghiamo. La Chiesa è segnata dalle brutture del peccato, ma tu, Signore, ricordati di coloro che vivono la bellezza della relazione con te ed intercedono per i fratelli. Noi ti preghiamo. L egoismo va rendendo sterile la società consumistica, ma tu, Signore, ricordati delle famiglie, che pur nelle ristrettezze, continuano ad accogliere la vita che nasce. Noi ti preghiamo. La società è attraversata da divisioni e contrapposizioni, ma tu, Signore, ricordati di chi riconduce persone e popoli a costruire relazioni nuove sulla comprensioni delle ragioni dell altro. Noi ti preghiamo. Incredulità, infedeltà ed incoerenza sono parte anche della nostra vita, ma tu, Signore, ricordati della nostra debolezza e trasformaci in testimoni del tuo amore. Noi ti preghiamo. Il nostro popolo, deluso dalle promesse degli uomini, sembra incapace di attendere la tua novità, ma tu, Signore, ricordati delle sue ansie e dei suoi dolori e rinnova in tutti la speranza. Noi ti preghiamo. P nella T Ascolta, o Padre, la nostra supplica ed invia su noi lo Spirito Santo affinché ci confermi speranza e ci sostenga nell attesa del Figlio tuo, Cristo nostro Signore. Amen!

12 NOVENA DI NATALE Giovedì 20 dicembre Credo in te, o Dio,fatto uomo nel seno di Maria. Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,26-38) Al sesto mese, l angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l angelo si allontanò da lei. Dalla Costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II (53) Infatti Maria vergine, la quale all'annunzio dell'angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta e onorata come vera madre di Dio e Redentore. Redenta in modo eminente in vista dei meriti del Figlio suo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita del sommo ufficio e dignità di madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia eccezionale precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri. Insieme però, quale discendente di Adamo, è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza; anzi, è «veramente madre delle membra (di Cristo)... perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra» Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità; e la Chiesa cattolica, istruita dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amatissima. Dalla lettera enciclica Ecclesiam suam del papa Paolo VI (54) Vi è un primo, immenso cerchio, di cui non riusciamo a vedere i confini; essi si confondono con l'orizzonte; cioè riguardano l'umanità in quanto tale, il mondo. Noi misuriamo la distanza che da noi lo tiene lontano; ma non lo sentiamo estraneo. Tutto ciò ch'è umano ci riguarda. Noi abbiamo in comune con tutta l'umanità la natura, cioè la vita, con tutti i suoi doni, con tutti i suoi problemi. Siamo pronti a condividere questa prima universalità; ad accogliere le istanze profonde dei suoi fondamentali bisogni, ad applaudire alle affermazioni nuove e talora sublimi del suo genio. E abbiamo verità morali, vitali, da mettere in evidenza e da corroborare nella coscienza umana, per tutti benefiche. Dovunque è l'uomo in cerca di comprendere se stesso e il mondo, noi possiamo comunicare con lui; dovunque i consessi dei popoli si riuniscono per stabilire i diritti e i doveri dell'uomo, noi siamo onorati, quando ce lo consentono, di assiderci fra loro. Se esiste nell'uomo un'anima naturalmente cristiana, noi vogliamo onorarla della nostra stima e del nostro colloquio. Noi potremmo ricordare a noi stessi e a tutti gli altri come il nostro atteggiamento sia, da un lato, totalmente disinteressato; non abbiamo alcuna mira politica o temporale; dall'altro, sia rivolto ad assumere, cioè ad elevare a livello soprannaturale e cristiano, ogni onesto valore umano e terreno; non siamo la civiltà, ma fautori di essa. Messaggio del Concilio Vaticano II ai giovani (7 dicembre1965) È a voi, giovani e fanciulle del mondo intero, che il Concilio vuole rivolgere il suo ultimo messaggio. Perché siete voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri padri e vivrete nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni della sua storia. Siete voi che, raccogliendo il meglio dell'esempio e dell'insegnamento dei vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la società di domani: voi vi salverete o perirete con essa. La Chiesa, durante quattro anni, ha lavorato per ringiovanire il proprio volto, per meglio corrispondere al disegno del proprio Fondatore, il grande Vivente, il Cristo eternamente giovane. E al termine di questa imponente «revisione di vita»; essa si volge a voi: è per voi giovani, per voi soprattutto, che essa con il suo Concilio ha acceso una luce, quella che

13 rischiara l'avvenire, il vostro avvenire. La Chiesa è desiderosa che la società che voi vi accingete a costruire rispetti la dignità, la libertà, il diritto delle persone: e queste persone siete voi. Essa è ansiosa di poter espandere anche in questa nuova società i suoi tesori sempre antichi e sempre nuovi: la fede, che le vostre anime possano attingere liberamente nella sua benefica chiarezza. Essa ha fiducia che voi troverete una tale forza ed una tale gioia che voi non sarete tentati, come taluni i dei vostri predecessori, di cedere alla seduzione di filosofie dell'egoismo e del piacere, o a quelle della disperazione e del nichilismo; e che di fronte all'ateismo, fenomeno di stanchezza e di vecchiaia, voi saprete affermare la vostra fede nella vita e in quanto dà un senso alla vita: la certezza della esistenza di un Dio giusto e buono. È a nome di questo Dio e del suo Figlio Gesù che noi vi esortiamo ad ampliare i vostri cuori secondo le dimensioni del mondo, ad intendere l'appello dei vostri fratelli, ed a mettere arditamente le vostre giovani energie al loro servizio. Lottate contro ogni egoismo. Rifiutate, di dar libero corso agli istinti della violenza e dell'odio, che generano le guerre e il loro triste corteo di miserie. Siate: generosi, puri, rispettosi, sinceri. E costruite nell'entusiasmo un mondo migliore di quello attuale! La Chiesa vi guarda con fiducia e con amore. Ricca di un lungo passato sempre in essa vivente, e camminando verso la perfezione umana nel tempo e verso i destini ultimi della storia e della vita, essa è la vera giovinezza del mondo. Essa possiede ciò che fa la forza o la bellezza dei giovani: la capacità di rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste. Guardatela, e voi ritroverete in essa il volto di Cristo, il vero eroe, umile e saggio, il profeta della verità e dell'amore, il compagno e l'amico dei giovani. Ed è appunto in nome di Cristo che noi vi salutiamo, che noi vi esortiamo, che noi vi benediciamo. Preghiere dei fedeli P Fratelli e sorelle, con il sì di Maria il Figlio di Dio ha assunto e rinnovato la storia e la vita degli uomini, che ora in lui e per lui possono invocare Dio come Padre. L Preghiamo insieme e diciamo: Ricoprici con la tua ombra, Signore! Mandavi, o Dio, il tuo angelo in una città della Galilea, apri le città degli uomini all annuncio dell evangelo. Noi ti preghiamo. Facevi entrare, o Dio, il tuo angelo nella casa di Maria, rendi ogni famiglia luogo in cui si accoglie l evangelo. Noi ti preghiamo. Assicuravi, o Dio, Maria della tua vicinanza e del tuo favore, sostieni quanti chiami a servirti nella Chiesa e fra la gente. Noi ti preghiamo. Rendevi fecondo, o Dio con lo Spirito il seno di Maria, concedi alla Chiesa di generarti figli e figli che accolgano il tuo amore. Noi ti preghiamo. Accoglievi, o Dio, la disponibilità di Maria alla tua parola, conferma nella loro vocazione tutti i credenti in Cristo. Noi ti preghiamo. Rimanevi, o Dio, silenziosa presenza nella quotidianità di Maria, riempi ogni nostra solitudine e illumina ogni nostra via. Noi ti preghiamo. P stata T Santifica, o Padre, con la grazia dello Spirito la fragilità della natura umana ricordando che è assunta dal Figlio tuo, fattosi carne in Maria, Cristo nostro Signore. Amen!

14 NOVENA DI NATALE Venerdì 21 dicembre Credo in te, o Dio,che attraverso i credenti entri nelle case degli uomini. Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45) In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Dalla costituzione Lumen Gentium del Concilio vaticano II (56) Il Padre delle misericordie ha voluto che l'accettazione da parte della predestinata madre precedesse l'incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita. Ciò vale in modo straordinario della madre di Gesù, la quale ha dato al mondo la vita stessa che tutto rinnova e da Dio è stata arricchita di doni consoni a tanto ufficio. Nessuna meraviglia quindi se presso i santi Padri invalse l'uso di chiamare la madre di Dio la tutta santa e immune da ogni macchia di peccato, quasi plasmata dallo Spirito Santo e resa nuova creatura. Adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare, la Vergine di Nazaret è salutata dall'angelo dell'annunciazione, che parla per ordine di Dio, quale «piena di grazia» (cfr. Lc 1,28) e al celeste messaggero essa risponde «Ecco l'ancella del Signore: si faccia in me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Così Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù, e abbracciando con tutto l'animo, senza che alcun peccato la trattenesse, la volontà divina di salvezza, consacrò totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e all'opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione in dipendenza da lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente. Giustamente quindi i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell'uomo con libera fede e obbedienza. Infatti, come dice Sant'Ireneo, essa «con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano». Per cui non pochi antichi Padri nella loro predicazione volentieri affermano con Ireneo che «il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll'obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede» e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria «madre dei viventi e affermano spesso: «la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria». Dalla costituzione Lumen Gentium del Concilio vaticano II (35) Cristo, il grande profeta, il quale con la testimonianza della sua vita e con la potenza della sua parola ha proclamato il regno del Padre, adempie il suo ufficio profetico fino alla piena manifestazione della gloria, non solo per mezzo della gerarchia, che insegna in nome e con la potestà di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni provvedendoli del senso della fede e della grazia della parola (cfr. At 2,17-18; Ap 19,10), perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale. Essi si mostrano figli della promessa quando, forti nella fede e nella speranza, mettono a profitto il tempo presente (cfr. Ef 5,16; Col 4,5) e con pazienza aspettano la gloria futura (cfr. Rm 8,25). E questa speranza non devono nasconderla nel segreto del loro cuore, ma con una continua conversione e lotta «contro i dominatori di questo mondo tenebroso e contro gli spiriti maligni» (Ef 6,12), devono esprimerla anche attraverso le strutture della vita secolare. Come i sacramenti della nuova legge, alimento della vita e dell'apostolato dei fedeli, prefigurano un cielo nuovo e una nuova terra (cfr. Ap 21,1), così i laici diventano araldi efficaci della fede in ciò che si spera (cfr. Eb 11,1), se senza incertezze congiungono a una vita di fede la professione di questa stessa fede. Questa evangelizzazione o annunzio di Cristo fatto con la testimonianza della vita e con la parola acquista una certa nota specifica e una particolare efficacia dal fatto che viene compiuta nelle comuni condizioni del secolo. In questo ordine di funzioni appare di grande valore quello stato di vita che è santificato da uno speciale sacramento: la vita matrimoniale e familiare. L'esercizio e scuola per eccellenza di apostolato dei laici si ha là dove la religione cristiana permea tutta l'organizzazione della vita e ogni giorno più la trasforma. Là i coniugi hanno la propria vocazione: essere l'uno

15 all'altro e ai figli testimoni della fede e dell'amore di Cristo. La famiglia cristiana proclama ad alta voce allo stesso tempo le virtù presenti del regno di Dio e la speranza della vita beata. Così, col suo esempio e con la sua testimonianza, accusa il mondo di peccato e illumina quelli che cercano la verità. I laici quindi, anche quando sono occupati in cure temporali, possono e devono esercitare una preziosa azione per l'evangelizzazione del mondo. Alcuni di loro, in mancanza di sacri ministri o essendo questi impediti in regime di persecuzione, suppliscono alcuni uffici sacri secondo le proprie possibilità; altri, più numerosi, spendono tutte le loro forze nel lavoro apostolico: bisogna tuttavia che tutti cooperino all' estensione e al progresso del regno di Cristo nel mondo. Perciò i laici si applichino con diligenza all'approfondimento della verità rivelata e domandino insistentemente a Dio il dono della sapienza. Dalla costituzione Gaudium et spes del Concilio vaticano II (32) Come Dio creò gli uomini non perché vivessero individualisticamente, ma perché si unissero in società, così a lui anche «... piacque santificare e salvare gli uomini non a uno a uno, fuori di ogni mutuo legame, ma volle costituirli in popolo, che lo conoscesse nella verità e santamente lo servisse»). Sin dall'inizio della storia della salvezza, egli stesso ha scelto degli uomini, non soltanto come individui ma come membri di una certa comunità Infatti questi eletti Dio, manifestando il suo disegno, chiamò a suo popolo» (Es3,7). Con questo popolo poi strinse il patto sul Sinai. Tale carattere comunitario è perfezionato e compiuto dall'opera di Cristo Gesù. Lo stesso Verbo incarnato volle essere partecipe della solidarietà umana. Prese parte alle nozze di Cana, entrò nella casa di Zaccheo, mangiò con i pubblicani e i peccatori. Ha rivelato l'amore del Padre e la magnifica vocazione degli uomini ricordando gli aspetti più ordinari della vita sociale e adoperando linguaggio e immagini della vita d'ogni giorno. Santificò le relazioni umane, innanzitutto quelle familiari, dalle quali trae origine la vita sociale.si sottomise volontariamente alle leggi della sua patria. Volle condurre la vita di un artigiano del suo tempo e della sua regione. Nella sua predicazione ha chiaramente affermato che i figli di Dio hanno l'obbligo di trattarsi vicendevolmente come fratelli. Nella sua preghiera chiese che tutti i suoi discepoli fossero una «cosa sola». Anzi egli stesso si offrì per tutti fino alla morte, lui il redentore di tutti. «Nessuno ha maggior amore di chi sacrifica la propria vita per i suoi amici» (Gv15,13). Comandò inoltre agli apostoli di annunciare il messaggio evangelico a tutte le genti, perché il genere umano diventasse la famiglia di Dio, nella quale la pienezza della legge fosse l'amore. Primogenito tra molti fratelli, dopo la sua morte e risurrezione ha istituito attraverso il dono del suo Spirito una nuova comunione fraterna fra tutti coloro che l'accolgono con la fede e la carità: essa si realizza nel suo corpo, che è la Chiesa. In questo corpo tutti, membri tra di loro, si debbono prestare servizi reciproci, secondo i doni diversi loro concessi. Questa solidarietà dovrà sempre essere accresciuta, fino a quel giorno in cui sarà consumata; in quel giorno gli uomini, salvati dalla grazia, renderanno gloria perfetta a Dio, come famiglia amata da Dio e da Cristo, loro fratello. Preghiere dei fedeli P Fratelli e sorelle, la nostra preghiera chieda a Dio, nostro Padre, di farci efficaci messaggeri del suo amore affinché attraverso le nostre parole, le nostre azioni, le nostre stesse persone sia lui a visitare le case degli uomini. L Preghiamo insieme e diciamo: Rivela in noi la tua luce, Signore! Maria si alzò e andò in fretta verso le regioni montuose di Giudea: suscita, Signore, in tutte le Chiese l urgenza di annunciare l evangelo. Noi ti invochiamo. Maria accorse presso Elisabetta, l anziana parente, conduci, Signore, i credenti ad incontrarti presso i poveri. Noi ti invochiamo. Maria entrò nella casa di Elisabetta: dona, Signore, ad ogni comunità persone che visitino le famiglie. Noi ti invochiamo.

16 Maria donava ad Elisabetta e Zaccaria il tuo saluto di pace: ispira, Signore, a tutti i membri della Chiesa parole di pace e di riconciliazione. Noi ti invochiamo. Maria portava in casa di Zaccaria il Figlio tuo : rendi, Signore, la nostra Chiesa di Brindisi- Ostuni segno di te nelle vicende della sua gente. Noi ti invochiamo. Maria rinnovava Elisabetta e Giovanni con la sua presenza, aiutaci, Signore, a rinnovare la nostra fede accogliendo l evangelo. Noi ti invochiamo. P T Accogli, o Padre, la nostra preghiera e ricolmaci di Spirito Santo affinché fra la nostra gente diveniamo presenza d evangelo e nei fratelli accogliamo il Figlio tuo, Cristo nostro Signore. Amen.

17 NOVENA DI NATALE Sabato 22 dicembre Credo in te, o Dio, e canto le tue meraviglie Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,46-56) In quel tempo, Maria disse: «L anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l umiltà della sua serva. D ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio,ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Dall esortazione apostolica Gaudente in Domino del papa Paolo VI (18). Questa, Fratelli e Figli amatissimi, è la gioiosa speranza, attinta alle sorgenti stesse della Parola di Dio. Dopo venti secoli, questa sorgente di gioia non ha cessato di zampillare nella Chiesa, e specialmente nel cuore dei santi. È necessario che noi, ora, facciamo sentire qualche eco di tale esperienza spirituale, che, secondo la diversità dei carismi delle vocazioni particolari, illumina il mistero della gioia cristiana. Al primo posto ecco la Vergine Maria, piena di grazia, la Madre del Salvatore. Disponibile all'annuncio venuto dall'alto, essa, la serva del Signore, la sposa dello Spirito Santo, la Madre dell'eterno Figlio, fa esplodere la sua gioia dinanzi alla cugina Elisabetta, che ne esalta la fede: «L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore... D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (47). Essa, meglio di ogni altra creatura, ha compreso che Dio compie azioni meravigliose: santo è il suo Nome, egli mostra la sua misericordia, egli innalza gli umili, egli è fedele alle sue promesse. Non che l'apparente corso della vita di Maria esca dalla trama ordinaria: ma essa riflette sui più piccoli segni di Dio, meditandoli nel suo cuore. Non che le sofferenze le siano state risparmiate: essa sta in piedi accanto alla croce, associata in modo eminente al sacrificio del Servo innocente, Lei ch'è madre dei dolori. Ma essa è anche aperta senza alcun limite alla gioia della Risurrezione; ed essa è anche elevata, corpo e anima, alla gloria del Cielo. Prima creatura redenta, Immacolata fin dalla concezione, dimora incomparabile dello Spirito, abitacolo purissimo del Redentore degli uomini, essa è al tempo stesso la Figlia prediletta di Dio e, nel Cristo, la Madre universale. Essa è il tipo perfetto della Chiesa terrena e glorificata. Quale mirabile risonanza acquistano, nella sua esistenza singolare di Vergine d'israele, le parole profetiche rivolte alla nuova Gerusalemme: «Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto col manto della giustizia, come uno sposo che si cinge di diadema e come una sposa che si adorna di gioielli». Vicina al Cristo, essa ricapitola in sé tutte le gioie, essa vive la gioia perfetta promessa alla Chiesa: Mater piena sanctae laetitiae; e giustamente i suoi figli qui in terra, volgendosi verso colei che è madre della speranza e madre della grazia, la invocano come la causa della loro gioia: Causa nostrae laetitiae. Dagli orientamenti pastorali della CEI per il primo decennio degli anni 2000 Comunicare il vangelo in un mondo che cambia (49-50a). Assolutamente centrale sarà approfondire il senso della festa e della liturgia, della celebrazione comunitaria attorno alla mensa della Parola e dell Eucaristia, del cammino di fede costituito dall anno liturgico. La Chiesa deve sempre ricordare l antico adagio, secondo cui è la lex orandi a stabilire la lex credendi: la fonte della nostra fede è la preghiera comune della Chiesa. Nonostante i tantissimi benefici apportati dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II, spesso uno dei problemi più difficili oggi è proprio la trasmissione del vero senso della liturgia cristiana. Si constata qua e là una certa stanchezza e anche la tentazione di tornare a vecchi formalismi o di avventurarsi alla ricerca ingenua dello spettacolare. Pare, talvolta, che l evento sacramentale non venga colto. Di qui l urgenza di esplicitare la rilevanza della liturgia quale luogo educativo e rivelativo, facendone emergere la dignità e l orientamento verso l edificazione del Regno. La celebrazione eucaristica chiede molto al sacerdote che presiede l assemblea e va sostenuta con una robusta formazione liturgica dei fedeli. Serve una liturgia insieme seria, semplice e bella, che sia veicolo del mistero, rimanendo al tempo stesso intelligibile, capace di narrare la perenne alleanza di Dio con gli uomini. Potrà aiutarci in questo la valorizzazione sia nella vita personale dei credenti sia in quella delle comunità cristiane della pratica della lectio divina, intesa come continua e intima

18 celebrazione dell Alleanza con il Signore mediante un ascolto orante delle Sacre Scritture, capace di trasformare i nostri cuori e di iniziare ognuno di noi all arte della preghiera e della comunione. Più ampiamente, va coltivato l assiduo contatto, personale e comunitario, con la Bibbia, diffondendone il testo, promuovendone la conoscenza, anche con incontri e gruppi biblici, sostenendone una lettura sapienziale, aiutando a pregare con la Bibbia soprattutto nelle famiglie. La qualità sia della presidenza eucaristica, sia dell omelia, sia della preghiera dei fedeli ne risulterà rafforzata, resa più aderente alla parola di Dio e agli eventi della storia letti alla luce della fede. È nostro modello la Vergine Maria, che accoglie fatti e parole «meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19) e rilegge la sua esistenza mediante immagini e testi della Scrittura (cf. Lc 1,46-55). La valorizzazione della liturgia non mira a sottrarci al rapporto vitale con il mondo di ogni giorno, nel quale sono presenti opportunità per la nostra crescita cristiana, insieme a sfide che non rendono agevole la nostra fedeltà ai valori evangelici. Per questo, ci sembra importante che la comunità sia coraggiosamente aiutata a maturare una fede adulta, «pensata», capace di tenere insieme i vari aspetti della vita facendo unità di tutto in Cristo. Solo così i cristiani saranno capaci di vivere nel quotidiano, nel feriale fatto di famiglia, lavoro, studio, tempo libero la sequela del Signore, fino a rendere conto della speranza che li abita (cf. 1Pt 3,15). A questo obiettivo di maturità della fede, avendo considerazione delle diverse età, cercando di fare unità tra ascolto, celebrazione e esperienza testimoniale di fede, tende il progetto catechistico delle nostre Chiese, impostato agli inizi degli anni 70 e arricchitosi via via di indicazioni e strumenti. Esso mantiene tutta la sua attualità e va riproposto con fedeltà nelle nostre comunità, orientandolo più esplicitamente nella prospettiva dell evangelizzazione. Oggi questo progetto deve tra l altro connotarsi anche in senso più culturale. Già nell ormai lontano 1975 Paolo VI ammoniva la Chiesa tutta a riconoscere come la rottura tra Vangelo e cultura fosse senz altro il dramma per eccellenza della nostra epoca. I cristiani possono fecondare il tempo in cui vivono solo se sono continuamente attenti a cogliere le sfide che provengono loro dalla storia, e se si esercitano a rispondervi alla luce del Vangelo. Preghiere dei fedeli P Fratelli e sorelle, la nostra debole voce si unisca alla voce di Maria che canta la grande opera di Dio e con lei, l umile serva, chiediamo che la nostra fede incerta sia trasformata e resa feconda dal suo amore. L Preghiamo insieme e diciamo: Guarda, Signore, alla nostra piccolezza! Hai guardato, Signore, all umiltà di Maria, tua serva: sostieni ancora chi lascia tutto in nome dell evangelo. Noi ti invochiamo. Hai compiuto, Signore, nel seno di Maria la grande opera della salvezza: fa germogliare nel cuore di ciascuno l amore che oggi le rende testimonianza. Noi ti invochiamo. Hai mostrato, Signore, la tua misericordia nell evangelo del Figlio, nato da Maria: sii sostegno e consolazione per chi se ne fa messaggero presso gli uomini. Noi ti invochiamo. Hai spiegato, Signore, il tuo braccio potente nel Figlio tuo, nato da Maria: concedi alla Chiesa di confidare in lui solo e non nell alleanza dei poteri della terra. Noi ti invochiamo. Hai esaltato, Signore, nella croce del Figlio tuo e di Maria il debole e l oppresso: custodisci nella speranza chi è perseguitato per averlo amato nei poveri. Noi ti invochiamo. Ti sei ricordato, Signore, della tua promessa ad Abramo e alla sua discendenza: non abbandonarci quando dalla schiavitù del peccato gridiamo a te. Noi ti invochiamo. P Soccorri, o Dio, il tuo popolo e ricolmalo dei doni dello Spirito affinché esulti per la salvezza da te concessa nel Figlio tuo, generato nel seno di Maria, Cristo nostro Signore. T Amen!

19 NOVENA DI NATALE 23 dicembre 2012 Domenica IV di avvento Credo in te, o Dio, e ti accolgo nella preghiera e nella gioia. Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1,39-45) In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Ap pena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orec chi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Dall esortazione apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI (22-23) Il Signore pronuncia la sua Parola perché venga accolta da coloro che sono stati creati proprio «per mezzo» dello stesso Verbo. «Venne tra i suoi» (Gv 1,11): la Parola non ci è originariamente estranea e la creazione è stata voluta in un rapporto di familiarità con la vita divina. Il Prologo del quarto Vangelo ci pone di fronte anche al rifiuto nei confronti della divina Parola da parte dei «suoi» che «non l hanno accolto» (Gv 1,11). Non accoglierlo vuol dire non ascoltare la sua voce, non conformarsi al Logos. Invece, là dove l uomo, pur fragile e peccatore, si apre sinceramente all incontro con Cristo, inizia una trasformazione radicale: «a quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). Accogliere il Verbo vuol dire lasciarsi plasmare da Lui, così da essere, per la potenza dello Spirito Santo, resi conformi a Cristo, al «Figlio unigenito che viene dal Padre» (Gv 1,14). È l inizio di una nuova creazione, nasce la creatura nuova, un popolo nuovo. Quelli che credono, ossia coloro che vivono l obbedienza della fede, «da Dio sono stati generati» (Gv 1,13), vengono resi partecipi della vita divina: figli nel Figlio (cfr Gal 4,5-6; Rm 8,14-17). Dice suggestivamente sant Agostino commentando questo passo nel Vangelo di Giovanni: «per mezzo del Verbo sei stato fatto, ma è necessario che per mezzo del Verbo tu venga rifatto».[174] Qui vediamo delinearsi il volto della Chiesa, come realtà definita dall accoglienza del Verbo di Dio che facendosi carne è venuto a porre la sua tenda tra noi (cfr Gv 1,14). Questa dimora di Dio tra gli uomini, questa shekinah (cfr Es 26,1), prefigurata nell Antico Testamento, si compie ora nella presenza definitiva di Dio con gli uomini in Cristo. Dalla lettera al clero e ai fedeli La dimensione contemplativa della vita di Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano (11) Preghiera ed essere dell'uomo. Considerata nella sua natura profonda e nel suo momento originario, la preghiera non è attività che si giustappone estrinsecamente all'uomo: sgorga dall'essere, stilla e fluisce dalla realtà di ogni uomo. Potremmo dire che la preghiera è, in qualche modo, l'essere stesso dell'uomo che si pone in trasparenza alla luce di Dio, si riconosce per quello che è e, riconoscendosi, riconosce la grandezza di Dio, la sua santità, il suo amore, la sua volontà di misericordia, insomma tutta la divina realtà e il divino disegno di salvezza come si sono rivelati nel Signore Gesù crocifisso e risorto. Prima ancora che parola, prima ancora che pensiero formulato, la preghiera è percezione della realtà che immediatamente fiorisce nella lode, nell'adorazione, nel ringraziamento, nella domanda di pietà a Colui che è la fonte dell'essere. Emergono e si configurano come contenuti fondamentali, in questa esperienza globale, sintetica, spiritualmente concreta: - la percezione della vanità delle cose divelte dal progetto di Dio, che si tramuta in supplica ad essere noi stessi salvati dall'insidia dell'insignificanza e della vuotezza; - la percezione della Presenza di Colui che è pienezza e non è mai assente e lontano là dove c'è qualcosa che veramente esiste; - la percezione del Cristo vivo nel quale tutto il progetto divino è riassunto e personalizzato ("Ubi Christus, ibi Regnum", dice Sant'Ambrogio), che fonda il riconoscimento e l'inveramento del rapporto di comunione con Colui che unico è Signore e Salvatore;

20 - la percezione, in Cristo, della volontà del Padre come norma assoluta di vita, sicché l'orazione non è più il tentativo di piegare la divina volontà alla nostra, ma il tentativo sempre rinnovato di conformare il nostro al volere del Padre (cfr. Mt 6, 10; 26, 39-42); - la percezione della realtà dello Spirito, sorgente di tutta la vita ecclesiale, che prega in noi (cfr. Rom. 8,19-27), così che il pregare diventa anelito a uscire dalla solitudine e dalla chiusura dell'individualismo e richiesta ad aprirci sempre più al Regno di Dio che si va instaurando nei cuori e fra gli uomini, cioè alla Chiesa; - la percezione della croce come vittoria sul male che è in noi e fuori di noi, che fa della preghiera attitudine di contestazione del peccato, dell'ingiustizia, del "mondo", e nostalgia della Gerusalemme celeste dove tutto è santo. Preghiere dei fedeli P Fratelli e sorelle, guardiamo a Maria con gli occhi di Elisabetta e, riconoscendo in lei la madre del Signore, con lei eleviamo a Dio, nostro Padre la preghiera. L Preghiamo insieme e diciamo: Ascolta, Signore, la nostra preghiera! Elisabetta accoglieva Maria e il suo saluto di pace: concedi, Signore, ad ogni uomo e a ciascuna donna di ascoltarlo e lasciarsi trasformare dal tuo amore. Noi ti preghiamo. Elisabetta al saluto di Maria sentiva il bambino danzare nel suo seno: guida, Signore, ad esultare in te quanti accolgono l evangelo. Noi ti preghiamo. Elisabetta, piena di Spirito Santo, gridava a Maria la sua fede in Dio: dona, Signore, alla Chiesa di confessarla senza esitazione nelle vicende della storia di oggi. Noi ti preghiamo. Elisabetta riconosceva in Maria il segno della tua benedizione: illumina, Signore, la mente e il cuore degli uomini di oggi affinché riconoscano la tua presenza. Noi ti preghiamo. Elisabetta cantava beata Maria per la fede nella tua parola: immergi, Signore, in questa gioia i fratelli e le sorelle che la Chiesa prepara ad incontrarti nei sacramenti. Noi ti preghiamo. Elisabetta diceva a Maria la gioia sua e del figlio nel suo seno: aiuta anche noi, Signore, a cantare la gioia di averti incontrato. Noi ti preghiamo. P di T Ascolta, o Padre, la nostra preghiera e ricolmaci di Spirito Santo affinché guardiamo a Maria Nazareth e cantiamo la fede nel Figlio tuo, nostro unico Salvatore, Cristo nostro Signore. Amen!

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