DALL INTUIZIONE DELL OCCUPABILITA ALLA MISURAZIONE DELL OCCUPABILITA : ALCUNI ESPERIMENTI REALIZZATI IN PROVINCIA DI TORINO
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1 DALL INTUIZIONE DELL OCCUPABILITA ALLA MISURAZIONE DELL OCCUPABILITA : ALCUNI ESPERIMENTI REALIZZATI IN PROVINCIA DI TORINO A cura dell Osservatorio sul mercato del lavoro della Provincia di Torino e del Laboratorio Ida Rossi per la valutazione dei servizi dell impiego Introduzione Nell ambito delle politiche attive del lavoro, il termine occupabilità è senz altro uno tra i più usati e, al contempo, uno tra i più abusati. Intervenire sull occupabilità dei lavoratori, migliorare l occupabilità dei lavoratori sono frasi ricorrenti nei documenti ufficiali delle istituzioni pubbliche e delle parti sociali così come tra gli operatori dei servizi per l impiego pubblici e privati o della formazione professionale. L impressione è che si faccia riferimento a un intuizione piuttosto che a una definizione condivisa. Con questo breve documento 2 si intende fare il punto sulle riflessioni e gli esperimenti che la Provincia di Torino ha promosso negli ultimi anni per contribuire alla definizione di un concetto condiviso di occupabilità in modo da farne un concreto strumento di conoscenza e di lavoro. Le domande che hanno guidato questo percorso sperimentale sono sostanzialmente tre: che cos è l occupabilità? E possibile misurarla o almeno stimarla parzialmente? Com è possibile rendere praticamente utile questa misurazione? 2. Le origini del concetto Il più importante contesto istituzionale in cui il concetto dell occupabilità è stato introdotto (e da cui poi si è diffuso) è quello comunitario. La Strategia Europea per l Occupazione (SEO), avviata nel 1997 in attuazione del Trattato di Amsterdam, è stata fondata su quattro pilastri: l imprenditorialità, l adattabilità, le pari opportunità e, appunto, l occupabilità intesa come la capacità delle persone di essere occupate, di cercare attivamente un impiego e di mantenerlo. Si trattava di una prima definizione qualitativa di valore culturale e politico con cui si intendeva porre l enfasi sull attivazione e la responsabilità individuale e sulla necessità che le politiche del 1 Il Laboratorio Ida Rossi è stato costituito nel 2007 in memoria del primo direttore del settore lavoro della Provincia di Torino attraverso un partenariato tra le Province di Torino e di Cuneo, l'associazione per lo Sviluppo della Valutazione e l'analisi delle Politiche Pubbliche, la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino e la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Dopo un primo biennio di sperimentazione, la Provincia di Torino, la Provincia di Cuneo e l Agenzia Piemonte Lavoro hanno indetto un bando per dare continuità all attività del laboratorio. Il LIR propone diversi filoni di ricerca: dall'analisi descrittiva dei processi di definizione ed erogazione dei servizi fino alla valutazione degli effetti prodotti. Le ricerche, prioritariamente volte a fornire evidenze utili alla programmazione, si diramano verso altri ambiti connessi ai servizi per l'impiego e, più in generale, alle politiche del lavoro: analisi (profiling) dell'utenza dei servizi, studi sulla misurazione della performance dei Centri per l'impiego, valutazione degli effetti delle politiche attive del lavoro. 2 Il rapporto è stato redatto da Valentina Battiloro, Luca Mo Costabella e Giorgio Vernoni.
2 lavoro diventassero a loro volta attive rispetto ai lavoratori intervenendo soprattutto sull accrescimento della loro autonomia e indipendenza. Non è difficile riconoscere in questa impostazione la volontà se non di superare quantomeno di ridimensionare l impostazione di stampo paternalistico delle politiche per l occupazione continentali sviluppando, a fianco della strumentazione passiva già esistente (prevalentemente sotto forma di sussidi di natura assicurativa/mutualistica o universalistica) anche una rete di servizi pubblici e privati con il compito di accompagnare i cittadini nel mercato del lavoro. Non a caso la più convincente precisazione della definizione qualitativa di occupabilità introdotta dalla SEO è quella delineata da Hillage e Pollard per il Dipartimento per l educazione e l impiego del Regno Unito nel : L occupabilità è la capacità di trovare e conservare un lavoro soddisfacente. Più ampiamente l occupabilità è la capacità di muoversi autonomamente nel MDL per realizzare il proprio potenziale attraverso un lavoro sostenibile. Per l individuo l occupabilità dipende dalle capacità, conoscenze e competenze di cui è in possesso, dal modo in cui utilizza queste qualità nel MDL e dal contesto (ad esempio circostanze personali, contesto occupazionale...) in cui cerca un impiego. Questa più esaustiva definizione ha saputo cogliere la pluralità di fattori, di variabili, di determinanti, che possono incidere sulle chance occupazionali delle persone: dalle caratteristiche socio-anagrafiche alle condizioni fisiche e psichiche, dalle conoscenze, capacità e competenze alle caratteristiche dei percorsi di studio e di lavoro, dai carichi familiari ai fattori sociali e culturali, dalla regolazione del lavoro ai comportamenti organizzativi delle imprese. Il compito delle politiche attive del lavoro e dei servizi preposti a realizzarle è dunque di intervenire principalmente sulle determinanti personali dell occupabilità e ciò spiega perché oggi, in un quadro culturale, politico e, soprattutto, economico totalmente diverso il concetto è ancora attuale ed è probabilmente destinato a diventare sempre più importante. 3. Le alterne fortune dell occupabilità Dall introduzione del neologismo alla fine degli anni 90, il dibattito e la riflessione non hanno tuttavia compiuto significativi passi avanti. Sospinto dalla logica programmatoria delle politiche europee, il concetto dell occupabilità si è diffuso nel gergo degli addetti ai lavori ma non ha ancora trovato applicazioni pratiche. Non è stato senz altro favorito dal radicale mutamento del quadro economico continentale, che rende più difficile mettere in atto il binomio autonomia individuale/pluralità delle opportunità, ma soprattutto ha scontato la mancata evoluzione verso una definizione più puntuale in grado di aggiungere alla dimensione qualitativa anche una dimensione quantitativa associando al concetto anche una scala di intensità, un unità di misura. 3 Employability: developing a framework for policy analysis, Hillage J, Pollard E. Research Report RR85, Department for Education and Employment, ISBN:
3 4. Dall intuizione dell occupabilità alla misurazione dell occupabilità Tuttavia, alcune recenti novità di carattere tecnologico e metodologico stanno aprendo nuove opportunità e prospettive. In particolare la digitalizzazione delle grandi banche dati amministrative assieme alla possibilità di realizzare elaborazioni statistiche complesse a costi ridotti permettono di produrre analisi cosiddette longitudinali, ossia nel corso del tempo, sino a pochi anni fa praticamente impossibili. Le sperimentazioni promosse dalla Provincia di Torino e realizzate dal Laboratorio Ida Rossi si inseriscono in questo filone. Utilizzando le informazioni contenute nella Banca dati delle comunicazioni obbligatorie sui rapporti di lavoro, che archivia in formato elettronico le informazioni relative a tutti i movimenti occupazionali (avviamenti, cessazioni e trasformazioni di rapporti di lavoro) che avvengono sul territorio di competenza provinciale, è stato possibile stimare come alcune tra le più importanti determinanti dell occupabilità influenzino la probabilità delle persone di trovare un lavoro. In altre parole è stato possibile misurare come l età, il genere, la nazionalità, il titolo di studio, il domicilio e le caratteristiche dell occupazione/disoccupazione pregressa, possono incidere a parità di tutte le altre condizioni sull occupabilità delle persone. Dal punto di vista della definizione del concetto di occupabilità l evoluzione è evidente. Dalla prima definizione qualitativa tracciata dalla SEO per cui l occupabilità è la capacità delle persone di essere occupate si è passati a una nuova definizione quantitativa per cui l occupabilità è la probabilità delle persone di essere occupate. 5. L unità di misura dell occupabilità Il passaggio a una logica strettamente quantitativa ha consentito piuttosto naturalmente di individuare diverse possibili unità di misura. Negli esperimenti realizzati dal Laboratorio Ida Rossi ne sono state utilizzate sostanzialmente quattro: 1. la probabilità di trovare un lavoro entro un anno; 2. la probabilità di trovare un lavoro stabile entro un anno; 3. la percentuale attesa di tempo lavorato nell anno successivo alla rilevazione; 4. la probabilità di essere occupato a 12 mesi dalla rilevazione. Si tratta di misure che, per quanto correlate fra loro, esprimono l occupabilità secondo concezioni (anche quantitative) diverse. Nel primo caso si utilizzano criteri poco stringenti: si attribuisce un alto livello di occupabilità a chi possa trovare un lavoro entro un anno, indipendentemente dal tipo di lavoro e dalla sua durata. Il secondo criterio è più restrittivo e fissa l attenzione sulle caratteristiche contrattuali del rapporto: presuppone non solo che si trovi un lavoro, ma che
4 questo sia anche stabile. Questa seconda concezione porta a considerare non occupabili persone che sono state in grado, con una serie di contratti a termine, di mantenersi regolarmente occupate. La terza strada è una via intermedia, e cerca di dare rilievo tanto al fatto che si sia trovato un lavoro quanto alla regolarità della propria condizione occupazionale, senza tuttavia dipendere strettamente dalle modalità di assunzione: se per due lavoratori si stimano 6 mesi di lavoro nell anno successivo, il primo con un contratto a tempo indeterminato, il secondo con uno o più contratti a termine, l occupabilità stimata sarà la stessa. La quarta definizione può essere considerata una plausibile alternativa alla precedente: in questo caso si prende in considerazione lo stato occupazionale ad una data precisa; tuttavia, in linea di massima, maggiore è il tempo lavorato maggiore è la probabilità di essere occupati a una certa data. 6. Come si può stimare l occupabilità di una persona? Una volta individuata la declinazione di occupabilità più adeguata rispetto alle specifiche esigenze informative, è possibile provare a stimarla. A questo scopo, ogni misura di occupabilità può essere definita come variabile dipendente in un modello statistico che stabilisca una relazione tra questa e le caratteristiche individuali di un lavoratore. Tale modello permette di stimare l influenza di ogni caratteristica individuale, a parità di altre condizioni, sulla misura di occupabilità considerata. Per esempio, si può stimare in che misura ci siano differenze nel tempo di lavoro atteso tra un uomo e una donna che abbiano le stesse caratteristiche osservabili (ad esempio età, istruzione, storia professionale ). Operativamente, si tratta di osservare un gruppo di lavoratori, di cui siano note sia alcune caratteristiche osservabili sia i percorsi lavorativi, e di applicare a questi il modello descritto. I coefficienti del modello così impostato permettono di stimare a posteriori una previsione dell occupabilità di altri lavoratori che abbiano le medesime caratteristiche osservabili e percorsi lavorativi analoghi. Gli esperimenti di misurazione dell occupabilità realizzati dal Laboratorio Ida Rossi sono stati realizzati sugli iscritti ai Centri per l Impiego della Provincia di Torino. Per stimare il modello predittivo dell occupabilità si sono utilizzate le seguenti informazioni contenute nel SILP (Sistema Informativo Lavoro Piemonte): - il flusso di disponibili al lavoro presso i CPI della Provincia di Torino nel ; - si sono esclusi dall analisi i soggetti disabili, gli iscritti non disponibili al lavoro e i lavoratori in mobilità con diritto all indennità; - tenuto conto delle esclusioni appena descritte, si è definito un insieme di circa iscritti. Le determinanti dell occupabilità prese in considerazione sono la storia lavorativa pregressa (analizzata in termini di distanza dall ultimo lavoro svolto, tempo lavorato nei due anni precedenti, numero di episodi lavorativi precedenti, tipologie di contratto utilizzate), il genere, l età, il titolo di 4 Più precisamente il flusso di persone che si presentano agli sportelli dei CPI ed effettuano una nuova iscrizione alle liste della disoccupazione amministrativa oppure aggiornano la propria posizione occupazionale.
5 studio, la nazionalità, il Centro per l Impiego di iscrizione, le qualifiche professionali dichiarate al momento dell iscrizione e l eventuale iscrizione nelle liste di mobilità senza indennità. Gli esiti occupazionali di ciascun iscritto sono stati stimati in relazione alle determinanti individuate a un anno di distanza dall iscrizione. In media ciascuno dei lavoratori analizzati ha lavorato per quasi 3 mesi su 12 (25% circa). Questo valore medio sintetizza un insieme di stati occupazionali segnati da una forte variabilità che dipende dalle caratteristiche dei singoli lavoratori. Ad eccezione dell età, le caratteristiche socio-anagrafiche hanno mostrato di avere un ruolo marginale: a parità di altre condizioni, la differenza di occupabilità tra un uomo e una donna è quasi nulla così come quella tra un italiano e uno straniero. Avere almeno un diploma comporta un tempo di lavoro atteso superiore di circa 15 giorni in un anno. Ciò che sembra influenzare maggiormente il potenziale occupazionale è però la storia lavorativa pregressa: in generale, più ricca è la storia, migliori sono gli esiti previsti. A titolo di esempio, un iscritto che non lavori da più di due anni avrà un tempo lavorato atteso inferiore di quasi un mese rispetto a chi ha avuto invece almeno un esperienza lavorativa nello stesso periodo. Il gap è quasi doppio rispetto a una persona che non lavori da meno di sei mesi. 7. Dalla teoria alla pratica: due esempi di applicazione del modello Il modello statistico elaborato dal Laboratorio Ida Rossi è stato successivamente applicato in via sperimentale a due concrete attività di programmazione e gestione di politiche del lavoro. La prima applicazione è stata realizzata nel 2008 a supporto della definizione del Programma operativo provinciale di politica attiva del lavoro FSE nell ambito del quale occorreva introdurre una modalità di targeting individuazione e quantificazione dei beneficiari degli interventi non più basata sui soli dati ISTAT sulla popolazione e le forze di lavoro ma sulle specifiche caratteristiche degli utenti che si rivolgono ai CPI provinciali. L obiettivo era di suddividere la popolazione degli iscritti ai CPI, potenziali beneficiari degli interventi, in una serie di classi omogenee rispetto all occupabilità, stimata in questo caso come la percentuale attesa di tempo lavorato nell anno successivo all iscrizione. La strutturazione di tali classi ha fornito indicazioni utili alla progettazione degli interventi e soprattutto alla quantificazione dei fabbisogni e alla distribuzione delle risorse. L analisi, condotta sui dati del SILP relativi agli iscritti ai CPI provinciali nel triennio , ha confermato come siano età e storia lavorativa pregressa a influenzare in modo preponderante gli esiti occupazionali attesi. I risultati sono stati utilizzati per definire una serie di profili prevalenti (Tabella 1) fornendo indicazioni sul grado di occupabilità, sulla loro effettiva consistenza numerica e sulla loro rilevanza rispetto al flusso complessivo di utenti. 5 Sono stati esclusi i lavoratori disabili, i non disponibili, gli iscritti nelle liste di mobilità.
6 Macro target 1 Condizione pre-iscrizione mai lavorato negli ultimi due anni Caratteristiche demografiche Occupabilità media Dimensione del flusso annuale Percentuale del flusso annuale Over 45 6% % 2.1 mai lavorato negli Donne under 45 15% % 2.2 ultimi due anni Uomini under 45 20% % 3 lavorato negli ultimi due anni ma non negli ultimi Tutti 24% % sei mesi 4.1 lavorato negli Over 45 37% % 4.2 ultimi sei mesi Under 45 43% % Totale 29% % Tab. 1 I profili utilizzati nella definizione del Programma operativo provinciale FSE La seconda applicazione è stata realizzata nel 2011 e aveva come obiettivo la definizione di un interfaccia accessibile e intuitiva di misurazione dell occupabilità da mettere a disposizione degli operatori pubblici e privati dei servizi per l impiego e anche degli utenti. Il risultato è un simulatore dell occupabilità che può essere facilmente compilato utilizzando le principali determinanti rilevabili nel SILP (Figura 1). Fig. 1 L interfaccia del simulatore
7 Sfruttando il modello statistico descritto in precedenza, il simulatore restituisce una previsione dell occupabilità attesa di un iscritto ai CPI con le medesime caratteristiche basata su quattro differenti definizioni, confrontandola con il valore mediano della popolazione di riferimento. Nella Figura 2 sono presentate le stime relative a un iscritto con le caratteristiche presentate nella Figura 1. Fig. 2 I grafici per la restituzione dei risultati. Limiti e prospettive di miglioramento della misurazione dell occupabilità E già stato sottolineato come l affidabilità dei risultati dipenda da una sensata elaborazione dei dati di base, dalla loro adeguata trattazione con metodi statistici e, in misura cruciale (soprattutto in questo caso specifico), dalla ricchezza dei dati stessi. Il sistema attualmente sperimentato riesce a spiegare una porzione contenuta (intorno al 10%) della variabilità osservabile tra gli iscritti. Se da un lato è possibile studiare modelli previsionali alternativi, dall altro è possibile accrescere la capacità di previsione di questo modello attingendo a un maggior numero di informazioni rispetto a quelle attualmente disponibili. La disponibilità di informazioni aggiuntive non modificherebbe drasticamente le stime relative ai principali fattori osservabili ma potrebbe contribuire a spiegare con più precisione come variano gli esiti lavorativi e quindi a definire profili di occupabilità più dettagliati. Si tratta di un obiettivo che può essere perseguito sia attraverso la raccolta di un maggiore numero di caratteristiche durante l ordinario processo di registrazione delle informazioni sugli iscritti sia attraverso un eventuale integrazione con altre banche dati amministrative. Torino, 2 febbraio 2011
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