V - I REPERTI 1. I REPERTI CERAMICI

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1 V - I REPERTI 1. I REPERTI CERAMICI In questa lettura in senso storico-archeologico dei frammenti ceramici provenienti dal cassero della Rocca d Montemassi ci troveremo a dover far riferimento, per le identificazioni tipologiche, a ricerche pubblicate ormai da molti anni. Si tratta della classificazione della ceramica medievale di produzione senese 1, dello scavo della Fortezza medicea di Grosseto 2, delle considerazioni sui tipi aretino/senesi 3 o addirittura dei pionieristici recuperi dell area di Buriano e Badia al Fango 4. Si tratta, soprattutto per i lavori espressamente dedicati alla ceramica senese, di ricerche tutt oggi pienamente valide, non smentite né nella scansione cronologica né nella successione dei tipi, come hanno dimostrato una recente tesi di laurea 5, ancora inedita, che ha esaurito la catalogazione del ricchissimo repertorio del pozzo della contrada della Civetta e lo scavo di alcuni depositi bassomedievali all interno del complesso dello Spedale del Santa Maria della Scala 6. Semmai si sono delineate possibilità di integrazione delle serie conosciute, sia sotto il profilo morfologico che decorativo, con nuove acquisizioni e ci auguriamo che quanto prima sia la tesi che i risultati dello scavo recente dentro lo Spedale vengano pubblicati per avere una rassegna ancor più completa della produzione medievale a Siena. 1. FRANCOVICH 1982; BERTI, CAPPELLI, FRANCOVICH FRANCOVICH, GELICHI 1980a. 3. FRANCOVICH, GELICHI GELICHI 1977; GELICHI LUNA 1996/97; parzialmente edita in LUNA MILANESE Lo scavo dello Spedale (interno) è ripreso nel 1998, sotto la direzione scientifica del prof. R. Francovich, del prof. D. Manacorda e del prof. G. Pucci (responsabili sul campo la dott. ssa A. Molinari e il dott. E. Papi). Gli insediamenti di costa indagati in questi anni (Rocca San Silvestro, Suvereto, Campiglia M.ma) 7 del resto non ci sono di grande aiuto in questa riflessione sui reperti di Montemassi. La costa toscana fino a tutto il XIV secolo è dominio politico e commerciale pisano; rari dunque sono i prodotti senesi che vi si individuano. Scarlino 8 è il castello di costa in cui si nota di più una compresenza di ceramiche pisane e senesi, ma le seconde sono pur sempre in netta minoranza. Più interessanti ed utili i castelli più arretrati nell interno come Rocchette Pannocchieschi e Castel di Pietra 9 (distanti una ventina di Km circa da Montemassi). Il contributo che può venire da questi scavi va nella direzione del riconoscimento di produzioni di area senese, caratterizzanti di certi contesti territoriali, associate alle ceramiche urbane note di età bassomedievale. Rocchette è già in parte edito e ha per il momento fornito dati su ceramiche dalla II metà del XIII secolo a tutto il XIV secolo, mettendo in luce maioliche arcaiche di produzione volterrana/massetana (vedi infra) e invetriate da fuoco con rivestimento verde/ nero presenti anche a Scarlino, Castel di Pietra, Montemassi stesso, di cui possiamo dire già alcune cose interessanti per la loro collocazione spazio-temporale (vedi infra). Castel di Pietra è in corso di studio e ha restituito un contesto ricchissimo di ceramiche trecentesche: maiolica arcaica di produ 7. Per S. Silvestro cfr. FRANCOVICH, PARENTI 1985, BOLDRINI, GRASSI, MOLINARI 1997, AGRIPPA et alii 1985; per Suvereto cfr. CUTERI 1990; per Campiglia M. ma cfr. BIANCHI, MENICONI 1997; BOLDRINI, GRASSI CUCINI BIANCHI, BOLDRINI, DE LUCA 1994; ALBERTI et alii 1997; BOLDRINI, DE LUCA 1997; FRANCOVICH et alii

2 zione senese, acroma grezza di tipo senese ma forse su impasti locali, depurate sia pisane che senesi. Presto dunque anche questo sito fornirà il suo contributo alla costruzione di tipi ceramici per la Toscana centro-meridionale. Più difficile e prematuro il discorso sui contesti pre-maiolica; poco noti a Siena città (ma anche qui ci auguriamo informazioni dal Santa Maria della Scala e da una tesi di laurea che ricostruisce i contesti tra VIII e XII secolo nel castello di Montarrenti) 10 non sono ancora stati messi in luce nei castelli di cui stiamo parlando (Rocchette, Castel di Pietra, Montemassi). Sono invece in fase di caratterizzazione per Campiglia M.ma e per S. Silvestro (sicuramente tra X e XII secolo); sarà interessante, quando questi contesti emergeranno anche nei castelli più interni, verificare identità e differenze e continuità e iati con le situazioni più tarde. Un discorso a parte infine necessita per l acroma depurata, che a Montemassi, come a Castel di Pietra e Rocchette, è data come senese per il contesto politico e commerciale, ma presenta anche, seppur in misura minore, tipi pisani, riconoscibili per i bolli sulle anse e per i boccali tipo Busi 11, cioè per gli elementi più caratteristici della produzione di Pisa, almeno ad un analisi solo morfologica. Il problema è che, in assenza di questi elementi tipici, è abbastanza difficile attribuire all uno o all altro centro di produzione i numerosi frammenti di brocche, boccali e catini che questi scavi restituiscono. A parte dunque la necessità, ovvia, di una caratterizzazione delle argille, per la depurata senese occorre una seriazione più dettagliata delle morfologie, attualmente circoscrit 10. La tesi di laurea sarà discussa da F. Cantini, relatore prof. R. Francovich. Per contesti ceramici di area senese si veda anche naturalmente la pubblicazione parziale dello scavo di Poggio Imperiale (Poggibonsi) in VALENTI (a cura di) L area valdelsana è comunque un area di transizione e passaggio tra cultura ceramica senese, fiorentina in senso lato e volterrana, cui aggiunge caratteri propri territoriali. Si vedano inoltre i risultati, anch essi per ora parziali, della carta archeologica della provincia di Siena, in VALENTI (a cura di), 1995; VALENTI BERTI, GELICHI 1995; BOLDRINI, GRASSI 1997; BUSI 1984; BOLDRINI, GRASSI ta, e non in modo completo, alle cosiddette anforette, con collo cilindrico e spalla pronunciata. I materiali che qui presentiamo sono relativi alle campagne di scavo e dunque all uso ortivo dell area, all uso e all abbandono della forgia, alle distruzioni e ai livellamenti che si susseguono dalla fine del XIII secolo. Si tratta in ognuno di questi casi di situazioni rimaneggiate, con frequenti attività di spostamento/livellamento delle terre e ciò si riflette nelle caratteristiche della restituzione ceramica, altamente frammentaria, in molti casi disomogenea. L unico contesto veramente omogeneo, perché sigillato dai depositi della forgia, è dato dal riempimento del pozzo nero (att.42, periodo V), con forme ricostruibili in ceramica e vetro (cfr. Tav. VIII). Inoltre la natura della stratigrafia evidenziata non ci è sembrata tale da poter offrire significativi dati sui rapporti quantitativi tra le varie forme e sui numeri minimi presenti per ogni tipo; questo calcolo è utile e fruttuoso quando si hanno contesti omogenei, strati sigillati e affidabili, ben collegati ad un orizzonte di vita del sito o dell edificio che si sta scavando. Date le caratteristiche sopra elencate della stratigrafia e della restituzione ceramica, abbiamo dunque scelto di presentare in questa occasione solo un panorama dei tipi più significativi, per cominciare a sviluppare un quadro delle produzioni ceramiche presenti nel castello, indicatori di rapporti commerciali, di mercati privilegiati o obbligati dai rapporti politici, di presenza di artigianato locale; tale panorama subirà ovviamente precisazioni e approfondimenti nei contributi futuri alla ricerca. Per il momento, nel corso del XIV secolo e nel primo XV, vediamo presenti a Montemassi prodotti in massima parte senesi o di area senese, massetani-volterrani (per la definizione di questo termine cfr. infra il discorso sulla maiolica arcaica), pisani e in minima parte, per i prodotti più tardi, di ambito fiorentino. Questo quadro rispetta in linea di massima una situazione delineabile nel bassomedioevo in numerosi centri 192

3 della Toscana centro-meridionale (vedi supra); ciò che varia, a seconda delle sfere di dominio politico, è il rapporto tra prodotti senesi e prodotti pisani. Analizzeremo dunque il materiale per classe ceramica, iniziando dalla maiolica arcaica, il cui problema archeologico di base, (la provenienza/produzione) in siti marginali è già stato inquadrato, ma non risolto pienamente, da oltre un decennio 12. Siamo infatti in area senese-grossetana, area che del centro trainante, sotto il profilo della produzione ceramica di smaltate, cioè Siena, risente molto in termini di tipologie formali e decorative, ma non sappiamo quali e quanti siano i centri di produzione minori in loco e se a produrre siano maestranze locali che imitano e mutuano tecnologie e decori oppure sia manodopera itinerante, che operando lontano dal centro maggiore di provenienza, si discosta in misura maggiore o minore dai prototipi della zona d origine. C è inoltre la possibilità che un certo numero di vasi venga anche importato direttamente da Siena 13. Da ricordare a tal proposito la presenza di fabbriche in Massa Marittima, documentata ai primi del Quattrocento, e l ipotesi fatta anche per un area più costiera (Scarlino-Vignale) sulla maiolica arcaica locale 14 le cui forme aperte «sono costituite quasi esclusi 12. FRANCOVICH 1982, p. 25 e 103. L Insegnamento di Archeologia Medievale ed il Laboratorio di Archeometria del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell Università di Siena in collaborazione con il Museo di Montelupo e con altre Università (Genova, Pisa) hanno portato a conclusione il lavoro di caratterizzazione chimico-fisica e mineralogica dei prodotti in maiolica arcaica di alcuni dei maggiori centri di produzione toscana: Pisa, Siena, Montelupo. Si è contemporaneamente iniziata in modo sistematico la raccolta dei campioni per la caratterizzazione delle produzioni dei vari centri minori, sempre toscani, avvalendosi di reperti provenienti da situazioni di scavo o da recuperi in aree significative. 13. Questo caso sembra essere testimoniato a Castel di Pietra (scavo diretto dal prof. R. Francovich con la responsabilità sul campo del dott. C. Citter), castello vicinissimo a Montemassi (circa 10 Km), controllato dai conti Pannocchieschi per tutto il XIV secolo. Il materiale in maiolica arcaica, in corso di studio, è di altissima qualità e trova confronti diretti nei recuperi urbani senesi, quali il pozzo di butto della contrada della Civetta (LUNA 1999) e del Nicchio (FRANCOVICH 1982). 14. CUCINI 1985, p vamente da catini o ciotole con piede a disco appena rilevato, che presentano un bordo ingrossato esternamente a nastro convesso, che ricorda i tipi senesi, ma che presenta la variante significativa di una gola più o meno accentuata che marca lo stacco inferiore del bordo del corpo del vaso». Cucini ipotizza la produzione massetana di tali forme segnalando altresì che caratteristiche morfologiche simili sono documentate per la maiolica arcaica di altri centri minori, come Volterra 15. Per chiarire questa problematica sono necessari studi più mirati, sia sul fronte delle fonti documentarie che su quello delle analisi archeometriche da effettuare su più ampie campionature e sicuramente sarà un tema da sviluppare nel proseguimento della ricerca. MAIOLICA ARCAICA Individuato quello che è il problema centrale relativamente a questa classe ceramica, analizziamo le forme significative evidenziate fino a questo momento dallo scavo. Abbiamo una campionatura di fondi di boccale con piede leggermente svasato (Tav. I, 6, 9, 10, 11, 12, 14, 17) che rimandano a forme di passaggio tra il piede decisamente svasato della prima fase di produzione e i piedi a disco con corpo del vaso spostato verso il basso dell ultima fase e che dunque in linea di massima si possono inserire in un periodo compreso tra la metà del XIV secolo e l inizio del XV 16. In particolare i nn. 7 e 8, per la forma concava del fondo, richiamano forme leggermente più antiche 17. Forme analoghe, definite di passaggio, nei termini sopra descritti, sono documentate ad Arezzo 18, altra area, insieme a quella della Maremma interna, in cui il rapporto con la produzione (e i produttori) di ceramica di tipo senese è molto marcata PASQUINELLI BERTI, CAPPELLI, FRANCOVICH 1986, p. 485, fig. 1 n. 6, 8; LUNA BERTI, CAPPELLI, FRANCOVICH 1986, p. 485, fig. 1 n FRANCOVICH, GELICHI 1983, p FRANCOVICH, GELICHI 1983, p

4 Tav. I Maiolica arcaica, forme chiuse. Ancora alla II metà /fine del XIV secolo può essere riportato il frammento di boccale bitroncoconico (Tav. I, 15) (tipologia frequente nella stratigrafia evidenziata), di cui si trovano esemplari anche a Grosseto 20, e alla metà dello stesso secolo si può datare il frammento con decorazione a palmette in bruno (Tav. I, 18), analogo, per decoro, ad esemplari rinvenuti a Prato 21 e a Siena BERTI, CAPPELLI, FRANCOVICH 1986, p. 492, tav. 9; FRANCOVICH, GELICHI 1980, p. 145 e tav. 38, n FRANCOVICH et alii, 1978, p. 59, n. 681, con corpo globulare. 22. FRANCOVICH 1982, p. 31, fig. 13, con corpo piriforme. Il fondo di boccale in Tav. I,19 si differenzia dagli altri per il corpo ovoide e il piede a disco con orlo marcato ed è documentato a Siena 23 e a Grosseto 24 tra la fine del XIV e l inizio del XV secolo. Da segnalare inoltre il boccale in Tav. I,13 con corpo molto più allungato del precedente che rimanda ad alcuni esempi pisani 25. Infine una forma particolare è il bicchiere (Tav. I,16) con fondo piatto, corpo cilindriforme, orlo arrotondato e decorazione a re 23. FRANCOVICH 1982, tipo A FRANCOVICH, GELICHI 1980, tav. 37, n. 14, p ALBERTI 1993, p. 597, tipo c 10, presente dalla 2 metà del XIV s. alla 1 metà del XV secolo. 194

5 ticolo in ramina e manganese. Per questa forma non esistono dei confronti precisi, ma boccali con forma simile sono presenti a Volterra 26 e a Grosseto 27. Le anse documentabili sono bifide (Tav. I,1 e 3) o a bastoncello schiacciato, con tipiche decorazioni a bande orizzontali in ramina e manganese (Tav. I, 2,4,5). Più varia la presenza tipologica delle forme aperte, in gran parte ascrivibili a catini e ciotole con piede a disco più o meno sagomato (Tav. II, 1,11, 4, 14) 28 e bordo a nastro convesso, più o meno accentuato e con parte finale appuntita e distaccata dal vaso (Tav. II, 8 e 12) 29 o poco distinto dal corpo e quindi riconducibili a forme diffuse tra la II metà del XIV secolo e i primi decenni del XV, nell area senese-grossetana 30. Forme analoghe, come per i boccali, si trovano anche in territorio aretino (Tav. II, 7, 6) 31. Presenti anche forme aperte con cavetto carenato già attestate a Grosseto (Tav. II, 5) 32. Le forme aperte con nastro convesso segnato da una gola più o meno accentuata dal corpo del vaso, possono richiamare morfologicamente i tipi rinvenuti in area grossetana (zona Scarlino-Vignale, cfr. supra) e attribuiti in linea d ipotesi alle fabbriche attestate a Massa M.ma da documenti quattrocenteschi. Questi reperti hanno però «un impasto rosa chiaro o beige, spesso tenero. Le decorazioni sono eseguite in bruno e verde e le superfici interne delle forme chiuse e quelle esterne delle forme aperte sono ricoperte da una sottile vetrina trasparente» 33 e differiscono dunque dai reperti rinvenuti a 26. PASQUINELLI 1987, tav. XIII, n. 11, p. 52 datato alla 2 metà del XIV s. 27. FRANCOVICH, GELICHI 1980, tav. 40, n I nn. 1 e 11 sono riconducibili al tipo B in FRANCOVICH 1982, p. 135; i nn. 4 e 14 sono simili a PASQUINELLI 1987, tav. VIII, n. 6, p Il n. 12 è una variante di fig FRANCOVICH 1982 rinvenuto a Massa M. ma e di na 15 p BERTI, CAPPELLI, FRANCOVICH 1986, p. 487, fig. II, n. 44; GELICHI 1977, pp , in particolare, tav. II, nn Per il n. 7 cfr. FRANCOVICH, GELICHI 1983, tav. 6, n. 14; per il n. 6 cfr. FRANCOVICH 1982 fig. 98 1a p. 88). 32. BERTI, CAPPELLI, FRANCOVICH 1986, fig. II, n. 43, p. 487; FRANCOVICH, GELICHI 1980, tav. 17, n CUCINI 1985 p Montemassi, che presentano impasti rosaarancio e vetrine differenziate, spesse, nelle varie tonalità del marrone. Ma segnalano comunque una produzione non propriamente senese (il tipo con gola marcata non è mai stato rinvenuto tra gli scarti di fornace della città) e da individuare in un altro centro di produzione minore di area maremmana, sempre sotto l influenza commerciale e politica di Siena 34. Le decorazioni documentate riconducono ad un repertorio classico della maiolica arcaica: si veda il fiore trilobato (Tav. II, 6) e la frequenza della treccia in ramina sotto il bordo entro bande in manganese (Tav. II, 3,5,7,8). Più particolari le decorazioni a nastri intrecciati e campiture a graticcio (Tav. II, 2 e 13). Il catino in Tav. VIII, 3 è ancora un esempio tipico di maiolica arcaica di tipo senese, con decorazione M.1.4 (foglie d ulivo poste in croce, con fiori trilobati e tratti in bruno in basso nei settori di risulta) e forma B Gli impasti della maiolica arcaica fin qui esaminata sono duri, arancio-rosati (Munsell 2.5 YR 5/8, 7/8, 7/6; 5 YR 7/6); le vetrine esterne delle forme chiuse e aperte giungono spesso fin sotto il piede; gli smalti sono spessi e coprenti, le decorazioni in ramina hanno tonalità azzurrina, tipica della produzione di area senese, soprattutto nelle fasi più tarde. Esula dal tipo del catino a nastro convesso la forma Tav. II, 9; ha orlo ingrossato rientrante e tesa piana inclinata verso l esterno; smalto, vetrina e impasto hanno le stesse caratteristiche delle forme sopra esaminate. Per la forma Tav. II,10 si può parlare sì di nastro convesso, quasi indistinto dal corpo e di piccolo spessore; lo smalto è però assai 34. A tal proposito si segnalano anche nel castello di Rocchette, presso Massa M. ma, frammenti di forme aperte e forse coperchi in maiolica arcaica con impasti non analoghi a quelli propriamente senesi, bensì beigegiallo più vicino dunque a quello ipotizzato come proprio dei reperti massetani con smalti spessi e decorazioni atipiche per il repertorio di area senese conosciuto. Inoltre sono presenti in questo castello in contesti della seconda metà del XIV secolo forme aperte in maiolica arcaica con gola accentuata sotto al bordo. Cfr. BOLDRINI, DE LUCA 1997 tav. II, n. 5 e tav. III n FRANCOVICH 1982, p. 141 e p

6 Tav. II Maiolica arcaica, forme aperte. povero rispetto ai tipi sin qui esaminati e la superficie esterna del vaso presenta solo delle colature di vetrina al di sotto del bordo. Un confronto per questa forma si trova nel castello di Rocchette in un contesto della fine del XIV-inizi XV secolo 36. ACROMA DEPURATA Scarsi e poco significativi i frammenti sin qui esaminati, pertinenti per lo più a brocche e brocchette, catini e ciotole, con impasti simili a quelli della maiolica arcaica. Da segnalare che le ciotole o piccoli catini (Tav. III, 4-9), sono evidentemente biscotti di maiolica arcaica utilizzati senza copertura. I nn. 4, 7, 8 e 9 sono varianti del tipo 36. BIANCHI, BOLDRINI, DE LUCA 1994, tav. III, n. 3, p senese B ed in particolare il n. 9 riporta anche a forme aretine di primo XIV secolo 38. La stessa datazione si può proporre per i tipi in nn. 5 e A tal proposito un inventario delle masserizie presenti nel cassero di Montemassi alla metà del XIV secolo (tra il 1356 ed il 1363) 40 cita «otto tazze di biscotto rotte gattive e guaste» ed un analogo e coevo documento riferito al Cassero di Sassoforte (castello vicino a Montemassi) annota «sette tazze di biscotto gattivo» FRANCOVICH 1982, p FRANCOVICH, GELICHI, 1983, p. 42 n. 4, tav. 8 (I metà XIV sec. ). Lo stesso tipo è presente sempre ad Arezzo come biscotto, ibidem, tav. 6, n. 14 p BERTI, CAPPELLI, FRANCOVICH, 1986, fig. II, n ASS, Casseri e fortezze. Vedi FARINELLI in questo stesso volume. 41. ASS, Casseri e fortezze. 196

7 Tav. III Acroma depurata, forme aperte. Il termine biscotto può indicare genericamente terracotta non coperta e non necessariamente riferirsi a forme analoghe a quelle rivestite in smalto, utilizzate dopo la sola prima cottura, ma i documenti attestano in ogni caso la presenza di forme aperte depurate di piccole dimensioni, ad uso probabilmente individuale, definibili come tazze ma anche come ciotole o piccoli catini, secondo la nostra denominazione. Abbiamo poi i catini con tesa (Tav. III, 1-3). Queste forme risultano ampiamente diffuse nella Toscana centro-meridionale lungo tutto il XIV/XV secolo ed ancora non esiste una seriazione sicura dei tipi in questo periodo. Le variazioni morfologiche riguardano l inclinazione e la larghezza della tesa, l andamento più o meno concavo o a pareti verticali della vasca; i diametri degli orli sono normalmente compresi tra i 20 e i 30 cm, quelli dei fondi tra i 12 e i 16). Essi, insieme ai boccali da mensa e alle più grandi brocche da immagazzinamento, sembrano costituire il corredo acromo non da fuoco delle abitazioni trecentesche. Tendono a scomparire alla fine del XV secolo e le loro funzioni saranno sostituite progressivamente da catini ingubbiati, dipinti o no. Le grandi brocche, poco ricostruibili, sono rappresentate da tipi pisani con motivo impresso sull ansa a nastro 42 (Tav. IV, 3) e con collo leggermente svasato ben distinto dalla spalla (Tav. IV, 2) 43. I boccali da mensa, sono rappresentati dal tipo Tav. IV n.6 e, forse dal n È rapportabile invece ad un repertorio senese-aretino la brocca ad alto collo e spalla segnata da solcatura n BERTI, GELICHI 1995, tav. 1 n. 2, tipo Ia; MENCHELLI, RENZI RIZZO, CAPELLI Il fr. 2 tav. IV è presente come brocca integra al Museo del Temperino-Parco Archeominerario di Rocca S. Silvestro (Campiglia Marittima-LI), che raccoglie i reperti dello scavo dell omonima rocca. La brocca si data alla metà del XIV secolo. Cfr. BERTI, GELICHI Anche questo piccole esemplare ha un confronto diretto con un reperto esposto al Museo sopracitato, databile alla II metà del XIV secolo, di produzione pisana. Ma si veda anche BERTI, GELICHI 1995; MENCHELLI, RENZI RIZZO, CAPELLI FRANCOVICH, GELICHI 1983, tav. LXVII, 129/130 e AA. VV (Arezzo città) nn. 84, 8 p. 45 (metà XIV-inizi XV, con max. sviluppo nel XV). 197

8 Tav. IV Acroma depurata, forme chiuse. Una sola fuseruola è stata identificata nei ZAFFERA A RILIEVO depositi scavati, in acroma depurata, con decorazione a rotella dentata (Tav. IV, 5) (II Il frammento in Tav. I, n.20, appartiene ad metà XIV secolo). un boccale decorato alla zaffera (zaffera 198

9 diluita) 46 (ultimo trentennio XIV-anni 70 del XV secolo) con decorazione a foglie di quercia. Ha impasto beige-rosato, duro, smalto esterno spesso, bianco-rosato (ma la colorazione è difficile da leggere per il cattivo stato di conservazione del frammento), smalto interno più sottile e con maggiori impurità. Ardua, data l esiguità del pezzo e la sua cattiva conservazione, l attribuzione ad un centro produttivo. Può trattarsi o di un prodotto valdarnese di transizione, tra le prime realizzazioni ancora su impasto rosso e quelle di pieno XV con impasto avorio 47, oppure di un prodotto di area senese 48. Del resto per una corretta e completa lettura del frammento ci mancano i dati essenziali della composizione decorativa e della morfologia. Da segnalare due frammenti di zaffera a rilievo, pertinenti a boccali, ma di piccolissime dimensioni, provenienti dall US 218. Presentano in un caso impasto analogo al frammento sopra descritto; nell altro impasto più avorio. In ambedue i frammenti gli smalti, interni ed esterni, sono bianchi, coprenti, ma non troppo spessi. Non risulta identificabile la decorazione. ACROMA GREZZA Le forme di ceramica grezza individuate sono rappresentative del tipico corredo da cucina bassomedievale dei siti rurali: si tratta infatti per la maggior parte di olle (circa l 87% di tutta la ceramica da fuoco) associate a testi e coperchi. Gli impasti che caratterizzano queste produzioni, pur differenziandosi per alcune componenti, sono, come molti impasti di ceramica da fuoco, ricchi di quarzo e calcite macinati, nonché di chamotte. Non essendo state effettuate analisi, incerta rimane sino ad ora l individuazione del sito o dei siti di fabbricazione. Solo nel caso di alcuni frammenti di olle prodotte a tornio lento 49 sono state fatte delle analisi in se 46. BERTI 1997, p L autore precisa come i frammenti sin qui noti debbano essere datati entro i sessanta anni compresi tra il 1380 e il 1440 circa «momento di effettiva diffusione della zaffera a rilievo». Per le caratteristiche tecniche di questa produzione si veda ALINARI, BERTI BERTI 1997, p FRANCOVICH 1982, p zione sottile, ma le sezioni sono risultate molto generiche e non precisamente inquadrabili in nessuna area geografica determinata 50. Dato il contesto di ritrovamento, ampiamente presentato nel paragrafo introduttivo, non siamo stati in grado di creare griglie cronotipologiche di riferimento per la ceramica da cucina, ma ci limiteremo a fornire per i tipi più ricorrenti alcuni confronti morfologici in Toscana. Quello che scaturirà da questa analisi sarà semplicemente un primo orientamento per cercare di capire le influenze ceramiche del castello. Le olle appartengono in gran parte alla tipologia con orlo ad arpione, più o meno accentuato, corpo perlopiù globulare, e pareti piuttosto sottili, diffusa in tutta l area senese-grossetana (Tav. V, 4, 7, 10, 11, 12) 51. Vi sono inoltre dei tipi diversi che richiamano quelli ad arpione, ma presentano l orlo leggermente squadrato (Tav. V, 8, 2, 3) oppure orlo arrotondato e di sottile spessore (Tav. V, 6) attestati in vari siti della Toscana meridionale come Buriano 52, Grosseto 53, Rocchette Pannocchieschi 54. Il frammento in Tav. V, 5 con bordo estroflesso ed orlo piano e tagliato è presente in un contesto inedito della seconda metà del XIV secolo di Castel di Pietra. Ad un contesto pisano di XII-XIV secolo è invece riferibile un olla con bordo estroflesso e orlo piano e squadrato (Tav. V, 1) 55. I fondi delle olle sono piani, apodi, con attacco della parete più o meno inclinato e 49. Parlando di tornio lento ci riferiamo all utilizzo non di un vero e proprio tornio con ruota, ma di un semplice piano di appoggio girevole. 50. GRASSI 1998 a e b. 51. Il n. 7 e il n. 12 sono una variante di FRANCOVICH 1982 fig. 192, p. 207, na 36; il n. 2 è una variante di FRANCOVICH 1982 p. 217, fig. 199, nb5; il n. 10 è una variante di FRANCOVICH 1982, fig. 215, fa; il n. 11 é simile a FRANCOVICH 1982 fig. 188, p. 203, na 9 datato alla seconda metà del XV secolo. Tale varietà di orli ad arpione di tipo senese si trova sia a Castel di Pietra, in un contesto inedito, sia a Rocchette Pannocchieschi (BOLDRINI, DE LUCA 1997, tav. I, n. 3) nella seconda metà del XIV secolo. 52. GELICHI, 1978, p. 59, fig. 33, n FRANCOVICH, GELICHI, 1980, tav. 15, n. 31, metà XIV sec. 54. BOLDRINI, DE LUCA 1997, tav. III, nn BEDINI et alii 1987, p. 329, tav. II, n

10 Tav. V Acroma grezza, forme chiuse. diametro che varia da 10 a 13,5 cm. Sostanzialmente si tratterebbe quindi di una sola misura di olla, un tipo cioè di grandezza media, utilizzabile quotidianamente in cucina. Evidenti e molto frequenti sono infatti le tracce di fumigazione su orli e pareti. Infine l olla in Tav. V, 9 rientra in una tipologia di olle prodotte a tornio lento studiate per la Toscana meridionale 56. A Montemassi le presenze quantitative sono mini 56. GRASSI 1998b. me (si tratta di 3 forme attestate nella prima metà del XV secolo) e, come detto inizialmente, incerto risulta il luogo di produzione, attestato invece localmente per altri castelli maremmani. È interessante comunque mettere in evidenza la presenza di questi prodotti casalinghi, perché rappresentano una semplificazione sia tecnologica che formale dei corredi da cucina e potrebbero quindi essere spia di fenomeni economici più complessi, che interessarono tutto il castello. 200

11 Tav. VI Acroma grezza, forme aperte. I testi sono caratterizzati da un unico impasto duro e ruvido al tatto, con frattura irregolare e rari inclusi di calcite di dimensioni da 1 a 2 mm e frequenti inclusi di quarzo e mica con dimensioni molto più piccole. La produzione è sicuramente a mano, ma presentano sulle pareti e sul fondo segni di lisciatura e regolarizzazione delle superfici. I testi variano nel diametro dell orlo da 18 a 36 cm e possono presentare piede a disco (Tav. VI, 7) o piede indistinto, pareti spesse e orlo arrotondato (Tav. VI, 1, 3, 4, 6, 8) oppure tagliato (Tav. VI, 2). Volutamente non è stato fatto alcun tentativo di raggruppamento dei testi con caratteristiche formali simili, poiché occorre ricordare che questi manufatti difficilmente possono suggerire elementi di datazione, non corrispondendo le variazioni di forma ad altrettante variazioni cronologiche 57. Infatti testi simili sono assai diffusi negli insediamenti non urbani fino a tutto il XIV secolo, sostituiti progressivamente dalle forme invetriate. Tra le forme aperte è da segnalare una piccola ciotola (Tav. VI, 5) a corpo profondo con orlo arrotondato e leggermente rientrante proveniente da uno strato di XIV secolo e per la quale non sono stati trovati dei confronti precisi. La forma è comunque molto simile a quella delle coeve ciotole in maiolica arcaica. 57. GRASSI 1998 a, b. Nel deposito del pozzo nero (att. 5) è stato recuperato un coperchio di forma troncoconica, con orlo squadrato, presa a nastro, con fori di sfiato, tipico del periodo e che trova confronti diretti nel repertorio propriamente senese 58 e nella ceramica del castello di Rocchette, nei pressi di Massa Marittima 59 (Tav. VIII, 1). Ad un orizzonte cronologico di pieno XV secolo sembrano appartenere due coperchi (Tav. V, 13, 14) con orlo arrotondato e parete quasi verticale analoghi ad un coperchio proveniente dal castello di Montarrenti e da reperti scavati a Castel di Pietra 60. INVETRIATA Si segnalano il tegame in Tav. VII, 4 con ansa a larga orecchietta, interno completamente invetriato ed esterno con colature, su impasto depurato, ascrivibile ad una produzione di XV secolo e la pentola (Tav. VII,1) con caratteristiche tecnologiche analoghe 61. Il tegame n.5, Tav.VII, ha invece impasto grezzo e invetriatura nera e spessa, due prese a linguetta; trova un confronto con mate 58. Fornace Del Nicchio (Siena), FRANCOVICH 1982, fig. 188, na 3 e fig. 209 nc BOLDRINI, DE LUCA 1997, tav. I, n RONCAGLIA 1985, p. 410, tav. I, n. 8; FRANCOVICH et alii 1999, c. s. 61. FRANCOVICH et alii 1978, tav. XXXVIII, II metà XIV secolo. 201

12 Tav. VII Invetriata. Produzioni Numero frammenti % Peso frammenti % Acroma depurata Acroma grezza Maiolica arcaica Maiolica arcaica monocroma Invetriata Vetrina verde Zaffera a rilievo Graffita arcaica Maiolica postmedievale Ingobbiata e invetriata Smaltata bianca Totale riale proveniente da Scarlino in contesti del primo trentennio del XIV secolo e con frammenti inediti da Rocchette e Castel di Pietra, inseribili nella seconda metà del XIV secolo 62. Da notare il fatto che questo tipo di tegami sembrano essere presenti per ora solo in alcuni castelli del territorio maremmano, in particolare in quelli situati nell entroterra, dove si nota una prevalenza, a livello ceramico, di prodotti massetani e senesi. 62. Il tegame di Scarlino è esposto presso il locale Centro di Documentazione del Territorio, che ospita i reperti provenienti dallo scavo della Rocca (Insegnamento di Archeologia Medievale - Università di Siena ). Su queste produzioni cfr. GRASSI 1999, c. s. 202

13 Tav. VIII I reperti del pozzo nero. Le pentole n. 3 e n. 2 hanno un confronto nella produzione senese di fine XIV-metà XV secolo 63 ; in particolare la n. 2 richiama il tipo in acroma grezza illustrato in Tav. V, 3, al quale rimandiamo per i confronti. Infine la ciotola n. 6 è chiaramente un esempio di invetriata su biscotto della maiolica arcaica, probabilmente di area volterrana/ 63. FRANCOVICH 1982, fig. 202, n. 39. massetana, data la forma con orlo a nastro convesso e gola marcata. Numerosi infine i frammenti di maioliche rinascimentali e post-rinascimentali e di ingobbiate, in ridotte dimensioni, trattandosi di materiali che vengono dagli strati di uso ortivo dell area, di cui si presenta il profilo di un boccale in smaltata bianca (XVI/XVII secolo) (Tav. I, 21), utilizzato per la datazione stratigrafica della realizzazione della fonte. E.B., F.G. 203

14 BIBLIOGRAFIA AA.VV AGRIPPA 1985 AA.VV., Zaffera et similia nella maiolica italiana, Viterbo. M.C. AGRIPPA, Area 4000, in R. FRANCOVICH et alii, Un villaggio di minatori e fonditori di metallo nella Toscana del medioevo: San Silvestro (Campiglia Marittima), «Archeologia Medievale», XII, pp ALBERTI 1993 A. ALBERTI, Maioliche arcaiche di produzione pisana: I m. XIII s.- m. XV s., in S. BRUNI (a cura di), Piazza Dante: uno spaccato di storia pisana, Pontedera, pp ALBERTI et alii 1997 BEDINI et alii 1987 BERTI 1997 BERTI, CAPPELLI, FRANCOVICH 1986 BERTI, GELICHI 1995 BIANCHI 1997 BIANCHI, BOLDRINI, DE LUCA 1994 BIANCHI, MENICONI 1997 BOLDRINI, DE LUCA 1997 BOLDRINI, GRASSI 1997 BOLDRINI-GRASSI 1999 c.s. A. ALBERTI, E. BOLDRINI, C. CICALI, D. DE LUCA, L. DALLAI, R. FARINELLI, Nuove acquisizioni sul castello di Rocchette Pannocchieschi e sul territorio limitrofo, in GELICHI S. (a cura di), I Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, pp E. BEDINI et alii, Santa Maria a Monte (PI). Rapporto preliminare , «Archeologia Medievale», XIV, pp F. BERTI, Storia della ceramica di Montelupo: uomini e fornaci in un centro di produzione dal XIV al XVIII secolo, vol. I: Le ceramiche da mensa dalle origini alla fine del XV secolo, Montelupo. G. BERTI, L. CAPPELLI, R. FRANCOVICH, La maiolica arcaica in Toscana, in La Ceramica medievale nel mediterraneo occidentale, Atti del Congresso Internazionale dell Università degli studi di Siena (Siena-Faenza, ottobre 1984), Firenze, pp G. BERTI, S. GELICHI, Le anforette pisane: note su un contenitore in ceramica tardo-medievale, «Archeologia Medievale», XXII, pp G. BIANCHI, Rocca San Silvestro e Campiglia M.ma: storia parallela di due insediamenti toscani attraverso la lettura delle strutture murarie, in GELICHI (a cura di) 1997a, pp G. BIANCHI, E. BOLDRINI, D. DE LUCA, Indagine archeologica nel castello di Rocchette (Massa Marittima). Rapporto preliminare, «Archeologia Medievale», 1994, pp G. BIANCHI, F. MENICONI, Sviluppo e trasformazione di un castello: risultati delle prime indagini archeologiche nella Rocca di Campiglia Marittima (Li), in VALENTI, FRANCOVICH (a cura di) 1997, pre-print, pp E. BOLDRINI, D. DE LUCA, Un castello minerario e metallurgico: Rocchette Pannocchieschi. Ipotesi ricostruttive sulla base dei dati archeologici e storico-iconografici, in M. VA- LENTI, R. FRANCOVICH, (a cura di), La nascita dei castelli nell Italia medievale. Il caso di Poggibonsi e le altre esperienze dell Italia centrosettentrionale, pre-print, pp E. BOLDRINI, F. GRASSI, Ceramiche grezze e depurate tra XII e XIII secolo a Rocca San Silvestro: dati preliminari, in GE- LICHI (a cura di) 1997a, pp E. BOLDRINI, F. GRASSI, Nuove acquisizioni sulle ceramiche acrome depurate della Rocca di Campiglia M.ma e da Rocca San Silvestro (LI), «Archeologia Medievale», XXVI, pp , c.s. 204

15 BOLDRINI, GRASSI, MOLINARI 1997 E. BOLDRINI, F. GRASSI, A. MOLINARI, La circolazione ed il consumo di ceramiche fini rivestite nell area tirrenica tra XII e XIII secolo: il caso di Rocca San Silvestro, «Archeologia Medievale», XXIV, pp BUSI 1984 M.C. BUSI, Contributo alla conoscenza della ceramica acroma pisana: i materiali della Torre della Fame a Pisa, «Archeologia Medievale», XI, pp CUCINI 1985 C. CUCINI, in R. Francovich (a cura di), Scarlino I. Storia e territorio, Firenze. CUTERI 1990 F. CUTERI, Recenti indagini a Suvereto (Li): un contributo toscano all archeologia dei centri storici (minori), «Rassegna di Archeologia», 9, pp FRANCOVICH 1982 R. FRANCOVICH, La ceramica medievale a Siena e nella Toscana meridionale (secc. XIV-XV). Materiali per una tipologia, Firenze. FRANCOVICH (a cura di) 1991 R. FRANCOVICH, (a cura di), Rocca San Silvestro, Roma. FRANCOVICH et al R. FRANCOVICH et alii, I saggi archeologici nel Palazzo Pretorio di Prato (1976/77), Firenze. FRANCOVICH et alii 1999 R. FRANCOVICH et alii, Prime indagini a Castel di Pietra (Gavorrano - GR), «Archeologia Medievale», XXVI, pp , c.s. FRANCOVICH, GELICHI 1980a R. FRANCOVICH, S. GELICHI, Archeologia e storia di un monumento mediceo. Gli scavi nel cassero senese della Fortezza di Grosseto, Bari. FRANCOVICH, GELICHI 1980b R. FRANCOVICH, S. GELICHI, La ceramica medievale nelle raccolte del Museo Medievale e Moderno di Arezzo, Firenze. FRANCOVICH, PARENTI (a cura di) 1985 R. FRANCOVICH, R. PARENTI (a cura di), Rocca San Silvestro e Campiglia, Firenze. GELICHI 1977 S. GELICHI, La Badia al Fango: considerazioni sui materiali di superficie, «Archeologia Medievale», IV, pp GELICHI 1978 S. GELICHI, Note sui reperti d età tardo-medievale e rinascimentale rinvenuti a Buriano (Provincia di Grosseto), in «Faenza», LXIV, 3, pp GELICHI (a cura di) 1997a S. GELICHI, I Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Firenze. GRASSI 1996/1997 F. GRASSI, La ceramica acroma grezza del castello di Rocca San Silvestro, tesi di laurea, Università di Siena. GRASSI 1998a F. GRASSI, La ceramica acroma grezza del castello di Rocca San Silvestro nel XII e XIII secolo: rapporti tra impasti e forme, in SANTORO S. BIANCHI, B. FABBRI (a cura di), Il contributo delle analisi archeometriche allo studio delle ceramiche grezze e comuni. Il rapporto forma/funzione/impasto, Atti della I a Giornata di archeometria della ceramica, Bologna, pp GRASSI 1998b F. GRASSI, Produzione e circolazione di olle in acroma grezza modellate a tornio lento tra la fine dell XI e la prima metà del XV secolo nella Toscana Meridionale, «Archeologia Medievale», XXV, pp GRASSI 1999 C.S. F. GRASSI, Le ceramiche invetriate da cucina dal XIII al XIV secolo dalla toscana meridionale, «Archeologia Medievale», XXVI, pp c.s. GUIGGI, SPINESI 1993 B. GUIGGI, P. SPINESI, 1993, Vasellame da fuoco privo di rivestimento, in S. BRUNI (a cura di), Piazza Dante: uno spaccato di storia pisana, Pontedera, pp

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