l incontro periodico del circolo culturale filottrano

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1 AVE GRATIA PLENA L ultimo prezioso volume dello storico MARIO FILIPPI edito dal Circolo Culturale L Incontro l incontro periodico del circolo culturale filottrano news PROGETTO VERDE di Papa Michele Realizzazione e manutenzione aree verdi Filottrano - Via Fonte Giulia, 2/h Tel michele84an@hotmail.it Appuntamento semestrale con il Territorio Filottranese Anno XVI N 49 1 semestre {30 Giugno 2021} Aut. Trib. Ancona n. 17/06 Reg. periodici Trib. di Ancona Direttore Responsabile Paola Ponzetti Redazione Via Oberdan, 57 Filottrano (AN) Tel Per erogazioni liberali a supporto delle attività del Circolo Culturale L Incontro Filottrano > IBAN: IT 54 B Banca di Filottrano BCC Grafica & Impaginazione puntoevirgolacomunicazione.com Jesi Stampa Grafiche Ricciarelli A tutte le famiglie e agli operatori economici Parolando di Giovanni Santarelli Parlare per farsi capire, scrivere per farsi leggere. Espressioni apparentemente ovvie, ma che spesso, soprattutto oggi, pochi mettono in pratica. È quanto lessi da qualche parte e l argomento mi solleticò a tal punto da scegliere di scontrarmi con tante di quelle parole che ho sempre cercato di tenere lontane dal mio scrivere come se ne fossi allergico. Ascoltando la televisione, o leggendo i giornali, o riviste, o libri, ci s imbatte quotidianamente con espressioni che a fatica si riesce a comprendere, con parole talvolta tanto astruse da lasciare perplessi. Oppure frasi fatte, usate e abusate per sciatta abitudine, ma soprattutto espressioni straniere a non finire. Con il presente articolo, un piccolo dizionario di parole in libertà, cercherò di illustrare il significato di tanti modi di dire, di locuzioni, di frasi con cui i mezzi di comunicazione di ogni genere ci bombardano tutti i giorni. Le elenco in ordine alfabetico: a 360 gradi = è la solita frase fatta da repertorio giornalistico; significa semplicemente: si cerca o si indaga in tutte le direzioni; a tutto tondo = espressione elegantemente camuffata, somigliante ai 360 gradi sopra detti; è come dire: persona o cosa descritta con ricchezza di particolari; attacca = è un verbo militaresco, ma si sente dire spesso dai cronisti dei telegiornali quando parlano delle opposizioni che attaccano il governo o la maggioranza in carica; a me viene da dire: «Attaccano i manifesti»; bacino d utenza = squallida espressio- NEL 700 ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DANTE ALIGHIERI CHE RICORRE IN QUESTO 2021, PUBBLICHIAMO DUE INTERVENTI CHE PROPONGONO DA UNA PARTE UNA DISAMINA SU UN UTILIZZO A VOLTE IMPROPRIO DELLA PAROLA E DELLA SCRITTURA E, DALL ALTRA, LA FUNZIONE ANCHE SOCIALE DELLA LETTURA A FILOTTRANO ne burocratica; significa: area geografica dove la popolazione usufruisce di un servizio pubblico (scuola, sanità, acqua, luce, gas ecc.); brochure = francesismo; a me pare una sciccheria parlata o scritta; significa semplicemente: locandina, opuscolo; commando = dal termine inglese commandos = squadra di militari addestrata per operazioni di attacco a sorpresa; pur in tempo di pace, è parola usata impropriamente da giornalisti e cronisti per descrivere azioni di gruppi terroristici o delinquenziali; cookie = immancabilmente, appena aprite un sito internet, appaiono i cookie; mi pare di capire che servono per memorizzare dati e informazioni che l utente di internet andrà ad inserire o che ha in precedenza inserito in un sito del proprio computer; ma attenzione! I cookie (biscotti in inglese) possono essere biscotti avvelenati, perché, dicono alcuni esperti, c è il rischio che i propri dati personali, se non rimossi, finiscano in cattive mani; design = si pronuncia desain, inglesismo di moda di chi vuole parlare difficile; significa semplicemente: disegno, progetto, estetica, usato per lo più nella pubblicità di oggetti d uso; segue a pag. 2 > UNA BIBLIOTECA PER AMICA CONTRO LA PANDEMIA Nell incertezza del periodo vissuto fatto di ristrettezze e divieti, voglio segnalare un iniziativa lodevole proposta dalla biblioteca Emidio Bianchi di Filottrano. I bambini sono stati i più penalizzati nello sviluppo della socialità con la pandemia Covid. Per questo il validissimo progetto della biblioteca di Filottrano #takeawaybook, cioè nello specifico prendere in prestito dei libri per bambini ma anche per adulti, ordinandoli telefonicamente per poi leggerli comodamente a casa, ha avuto parecchio successo. Con cura e dedizione il personale creava bellissimi pacchi rilegati dove all interno vi erano meravigliose letture anche a tema Natale. Da mamma ma soprattutto da educatrice so quanto è importante la lettura a partire dai primi anni di età per lo sviluppo cognitivo, per stimolare immaginazione e creatività e non per ultimo per porre l attenzione su pagine fatte di inchiostro, lettere, disegni e non solo su schermi di computer e telefoni. La mia bambina entusiasta per l iniziativa e grande divoratrice di libri non può più fare a meno di questo servizio, quindi in conclusione grazie ancora alla biblioteca di Filottrano Emidio Bianchi. «Se Dio esistesse sarebbe una biblioteca», scriveva Umberto Eco. Alessia Maraschio (nella foto con la sua bambina Emma Lisa Trovarelli)

2 Parolando > segue dalla prima pagina discontinuità = nel dizionario, tale parola significa semplicemente: mancanza di continuità, ma in bocca ai politici, che la usano moltissimo, sembra avere altri significati, noti solo a loro. farsi carico di = è una delle frasi fatte più comuni di un discorso; significa prendere su di sé un incarico, un impegno materiale o morale; fake news = espressione inglese oggi abusatissima; significa semplicemente: notizia falsa, fasulla; Gotha = altra parola abusata dai giornalisti; Gotha è una cittadina della Turingia (Germania), dove nel 1764 fu pubblicato un Almanacco, detto appunto di Gotha, che ebbe come tema la genealogia delle case regnanti e aristocratiche d Europa; oggi, quando si dice il Gotha, s intende comunemente, per estensione, un insieme di persone molto influenti o di esponenti più importanti di un dato settore. guru = in India il guru è una guida spirituale; nel linguaggio giornalistico nostrano il guru è un riconosciuto maestro intellettuale, o che si atteggia a tale; immaginario collettivo = magniloquente espressione di successo; chissà chi l ha inventata; ormai è una frase fatta e ne fanno ancora sfoggio oratori in ambienti culturali o di intrattenimento; gli eruditi ne spiegano il significato con un ermetismo tipo: «È l insieme di valori che condizionano e connotano aspirazioni e percorsi esistenziali» (?!); a mio parere, cioè terra terra, l espressione potrebbe significare: ciò che la gente immagina di una data realtà; killer = altra parola inglese che significa: assassino, sicario; ne fanno uso e abuso giornalisti e scrittori; location = si pronuncia lochescion, termine inglese anch esso abusato, ma tanto di moda, che mi fa sempre sorridere, perché lo accosto al cognome nostrano Locascio; il termine significa semplicemente: sito, luogo, località, posizione; mettersi in gioco = altra frequentissima frase fatta; l espressione sarebbe moralmente accettabile perché contiene l invito a migliorare la propria vita con scelte coraggiose per sé stessi e soprattutto a favore degli altri; ma a me sembra che la parola sbagliata, che stona, sia gioco; lessicalmente, il gioco, (dal latino iocus = scherzo, celia) è soprattutto passatempo, divertimento, spasso, svago, sport ecc., che stride con l esortazione morale dettata dall espressione; monitoraggio = altra parola abusata, buona per tutti gli argomenti; da quando è uscita or non è molto tempo, si monitora tutto, persino l aria che respiriamo; eppure il suo significato è semplice: indagine, controllo continuo; ok = okéi in italiano, locuzione usata e abusata tutti i giorni per esprimere assenso; sembra portata dai soldati americani nella seconda guerra mondiale; significa semplicemente va bene; pasquetta = a me questa espressione ha dato sempre fastidio; sembra sminuire la Pasqua e ridurre il Lunedì dell Angelo ad un volgare e sostanziale significato di gita fuori porta; spiace soprattutto di sentirla sulla bocca di giornalisti e di presentatori della TV; portare avanti il discorso = espressione ormai stantia, ma c è ancora chi la porta avanti per invitare a sostenere una causa, a continuare un progetto; prendere d assalto = quasi fossimo nel far west, oggi si prende d assalto tutto: i negozi, i supermercati, i mezzi pubblici, le località di villeggiatura ecc.; è l espressione preferita degli annunciatori della TV; prescindere = oggi, chi vuole fare il difficile, prescinde; verbo nebuloso, che può essere benissimo sostituito da espressioni quali: a parte, considerando, tenendo conto di, indipendentemente da; privacy = altro tormentone inglese entrato a far parte del nostro quotidiano; è addirittura un diritto, che tutela la riservatezza della vita privata di ciascuno; percussione = espressione da fabbro ferraio, che certi telecronisti fantasiosi, commentando partite di calcio, vedono giocatori che avanzano in percussione; punta dell iceberg = comunissima frase fatta, per dire che affiora solo una minima parte del problema di cui si parla; quattro punto zero (4.0), due punto zero (2.0) segue dalla prima pagina > CULTURA & SOCIETÀ {3} Ricordi vivi = altre espressioni fumose, incomprensibili ai più e di difficile definizione se non per gli addetti ai lavori; resort = francesismo che indica una struttura ricettiva per turisti che intendono fare nuove esperienze lontano dalla propria quotidianità; resilienza = espressione di moda; chi l ha inventata, parola più astrusa non poteva trovare; ha due significati; in tecnologia: indica la capacità di resistenza di un materiale; in psicologia: indica la capacità di reagire a traumi e difficoltà; shopping = termine inglese in circolazione da un pezzo, ma che sa tanto di sciccheria; significa semplicemente: fare acquisti o, alla più lunga: andare in giro per guardare e/o comperare oggetti vari; senso lato = anch essa è una frase fatta, nebulosa per i più, ma ampiamente usata; proviene dal latino lato sensu; vuol dire: interpretare una parola, un fatto, una legge, una sentenza nel significato più ampio; tout court = francesismo, che significa: in breve, farla breve, senza preamboli; task force = reparto militare con compiti specifici; espressione oggi usata per indicare un gruppo di esperti incaricati di fronteggiare situazioni particolari in campo politico, economico ecc.; un attimino = se l attimo è un istante, un brevissimo spazio di tempo, come si può concepire tale espressione? Eppure quanta gente se ne avvale! virale = termine attualissimo; è virale il contenuto di una notizia che si diffonde molto rapidamente (come i virus) tramite i mezzi di comunicazione; week end = inglesismo tra i più popolari che semplicemente significa: fine settimana. Eccetera eccetera eccetera... Morale della favola: chiunque legga questo scritto, se vorrà e potrà, non usi le espressioni o i vocaboli sopra elencati. Se ne gioverà la nostra bella lingua senza tema di non essere moderni. Da Dante in poi, tutti i nostri più grandi poeti e scrittori ve ne saranno grati. QUANDO MANCAVA ANCHE IL SALE di Giovanni Santoni Si dice: cosa c è di più banale, insignificante, normale di un pizzico di sale? Certo, ora lo troviamo dove vogliamo, dal grande centro commerciale fino alla più piccola bottega sotto casa; sale grosso, fino, bianco, rosa, sale iodato, insomma l unico imbarazzo è soltanto la scelta, ma purtroppo non è stato sempre così. Prendo in esame gli anni a cavallo della seconda guerra. Furono anni veramente brutti e tra tanta indigenza primeggiava anche la mancanza del sale. Perché di qualsiasi altro condimento si può fare a meno ma non di un pizzico di sale, indispensabile per dare un po di sapore alle pietanze, senza parlare della utilità di questo elemento per la conservazione dei cibi soprattutto in assenza quasi totale di frigoriferi come allora, noi contadini ci difendevamo appena con il fresco del pozzo o della cantina. Alla nostra età si potrebbe anche dimenticare tutto ma non è possibile, con figli e nipoti si sta spesso zitti forse per non rompere il loro mondo magico del consumismo attuale (a volte forse saremo dei veri rompiscatole), ma non possiamo fare a meno di tornare con la memoria a quei tempi in cui le tessere per un minimo di sopravvivenza, pane, zucchero, olio ecc. erano le uniche su cui poter contare; chi aveva soldi poteva ricorrere al mercato nero, altrimenti... Soprattutto nelle città. Comunque noi contadini il problema tessere lo abbiamo sofferto pochissimo perché il sistema di vivere per la gente di campagna era (e sottolineo: era) quasi esclusivamente autarchico, sì perché al di fuori di pochissime cose, come appunto sale o zucchero, tutto ciò che serviva per la sopravvivenza veniva dai campi e dai nostri cortili. Per quanto riguarda il sale, la natura ci era venuta incontro facendo trovare nel nostro territorio almeno due fontanelle di acqua salata. Che il territorio filottranese sia formato da colline tra le più belle delle Marche è indubbiamente vero, ma quelle racchiuse in questa fetta che scendendo da Cantalupo, da un lato Sant Eusebio, Storaco e dall altro Fontana, Saline e Cesarina quasi a formare una conchiglia e proprio per il fatto che da secoli esista in zona la via Saline, non ci meraviglia nemmeno che dai rivoli di scolo dei campi coltivati di zona Storaco, i quali danno vita al fosso Troscione, fuoriuscisse acqua salata. Poco dopo essere nato, il Troscione, leggermente tortuoso, scorre per circa un chilometro in parallelo tra la SS. 362 e il vecchio tirassegno (come si può notare nella foto), del quale parlerò più avanti. La prima dovrebbe essere stata in un fossetto ai piedi della salita per Storaco; il proprietario del terreno sig. Olivo Giacchetti mi dice che per facilitarne il prelievo vi era stato piazzato un coppo dal quale scendeva il prezioso liquido. Nel secondo invece, segnato nella foto dalla freccetta rossa, anziché il coppo era stato ricavato un pozzetto con mattoni di fornace, del diametro di circa 60/70 cm, profondo quanto lo stesso mattone circa 20/25, questo perché l acqua anziché affiorare in superficie, affluiva più in profondità come una piccola vena; per il prelievo si usava il mestolo. Ogni qualvolta rievoco quella specie di pozzetto riaffiorano momenti di semplice serenità uniti ad aneddoti anche commoventi. Arrivavano in prevalenza donne, massaie anche dalla vicina Castelrosino e quasi sempre il punto d appoggio era la nostra stalla, soprattutto nel periodo invernale. Io, allora ragazzino, ascoltavo volentieri i pettegolezzi che si scambiavano in attesa del loro turno alla fontanella; infatti prima di poter prelevare un litro o due ci voleva anche mezz ora, quindi passavano il tempo al riparo dal freddo prima di fare la fila. La consuetudine contadina di macellare il maiale in inverno e conservare prosciutti, lardo e quant altro necessitava di sale; per quel che ricordo si usava, o meglio usavano, vista la mia età, del sale molto grezzo che qualche trafficante riusciva a fornire anche ad un prezzo accessibile, comunque non molto attraente da poter utilizzare in cucina. Ricordo con emozione che nella primavera del 45 mio padre insieme ad un altro signore, con una cavallina attaccata ad un calesse, caricate due damigiane e alcune bottiglie partirono di buonora fino Porto La foto è del sig. Candido Pasquini, amante del volo e della fotografia, scattata dal suo deltaplano a motore Pipistrone. Recanati, tornando a sera carichi di acqua salata. Dopo il 46/ 47, il sale arrivava sempre più a buon mercato, così quel calvario pian piano finì. Ora voglio parlare del vecchio tirassegno, che durante la mia adolescenza, insieme ai miei coetanei, è stato molto spesso luogo di spasso e anche di sano divertimento; non si aveva a disposizione tante altre possibilità. Quella specie di boschetto che si nota nella foto vicino la freccia rossa che indica la fontanella, era una bella montagnola alta circa una decina di metri, per raccogliere gli eventuali colpi vaganti e noi in inverno appena veniva imbiancata dalla neve la scambiavamo per il San Vicino, giù a sciare con i nostri rudimentali sci. Mentre la struttura semi diroccata che vediamo in fondo insieme al muretto con finestroni la utilizzavamo come campo di battaglia, con i fucili di legno da noi stessi costruiti. In merito alla storia di questa struttura ci sono due versioni. La prima è quella che sentivo spesso dire dagli anziani di allora che fosse stata costruita da un gruppo di facoltosi filottranesi, ovviamente per il loro svago, all inizio del secolo scorso. L altra è che la costruzione sia avvenuta ad opera dell esercito o per lo meno dello Stato. Comunque, quelle belle colonne per essere ancora in piedi e perfettamente perpendicolari dopo aver superato quasi certamente due guerre e vari terremoti, dovrebbero avere fondamenta più che sicure; inoltre tra il 45 e il 46 vennero depredate anche dei tavoloni posti a copertura di tutte le loro superfici a Est ad evitare il rimbalzo di eventuali colpi errati. Ho provato a cercare quale delle due ipotesi fosse esatta, riguardo alla costruzione di questo antico tirassegno, io non sono riuscito. Comunque ho lanciato il sasso in aria e spero che qualcuno lo prenda prima che atterri, perché il vecchio tirassegno è e resti parte integrante della storia filottranese.

3 {4} MEMORIA & SOCIETÀ MEMORIA & SOCIETÀ {5} La storia che passione UN METICOLOSO ARCHIVIO FOTOGRAFICO CHE RICOSTRUISCE IL PERCORSO STORICO DELL ANSALDO, CHE HA ABITATO PER LUNGO TEMPO LE CAMPAGNE DI FILOTTRANO ED OSIMO a cura di Elio Flamini Sono passati due e più anni dalla presentazione del mio primo articolo La passione, nel frattempo ho raccolto notizie, foto, filmati, documenti vari ed ho sentito il dovere di scrivere una seconda volta. Vorrei richiamare una famosa fabbrica italiana ora nominata Leonardo, allora Stabilimento Meccanico Metallurgico Genovese Ansaldo Fossati di Genova-Sestri. Per una conoscenza approfondita sulla attività della fabbrica invito gli appassionati a visitare il sito internet di Fondazione Ansaldo De Sanctis/Pucci Una creazione della fabbrica, un mezzo che ha fatto la storia d Italia, è il trattore Ansaldo, ora oggetto da museo, che ha suscitato passioni, storie, economia nel territorio nazionale, molto conosciuto nella campagna di Filottrano ed Osimo. Una breve storia: il colosso industriale GIO Ansaldo & C, viene fondato a Genova nell anno 1853 per la costruzione di grandi motori e locomotive. All inizio del 1900 l azienda si allarga nel settore cantieristico navale e culminerà nel 1918 come il più grande gruppo industriale italiano. Incomincia ad occuparsi di agricoltura producendo piccoli trattori per motoaratura. L Ansaldo, nei primi anni 30, fabbrica carri armati prima su licenza inglese, poi su progetti originali italiani. Fatta esperienza nei grandi cingolati militari nel 1946, l azienda realizza il trattore TCA 60 che ottiene subito successo nel settore agricolo e cantieristico. Allora adolescente, lo ricordo come fosse successo ieri, nella trebbiatura sull aia e nelle prime arature meccanizzate nella campagna della Via Spescia. Nel 1950 l azienda assume il nome di Ansaldo Fossati come lo troviamo stampato per la prima volta nel sedile del nuovo TCA 70; si vede bene nella foto del trattorista che dialoga con il conduttore della vacca maremmana. Foto molto interessante: segna il confine di due epoche, il passaggio storico dalla trazione animale a quella motorizzata. Questo è il trattore che ha avuto il massimo successo per funzionalità, potenza, caratteristiche tecniche, design, tanto che oggi lo definirei lo Challenger degli anni Cinquanta- Sessanta. L azienda costruisce un grande AF8, potente ed affidabile adatto allo scasso di terreni per piantare vigneti ed attrezzato per movimento terra. I tre modelli montano motori Alfa Romeo di rispettivamente 60/70/150 Cv, 4 valvole per cilindro, 4 tempi diesel. Nel 1957 vengono realizzati gli ultimi due modelli: uno a ruote FB4r, 50 Cv, 2 tempi Diesel senza valvole, uno cingolato AF6,70 Cv, con meccanica e motore Breda, entrambi con scarso successo segnano l inizio della fine. Nel 1959 la società cessa la produzione agricola, chiaramente non poteva competere con i colossi americani: Caterpillar, International Harvester, Allis-Chalmers. Queste macchine venivano vendute ad Osimo dalla ditta Borghiani-Bellobono, quindi molto presenti nelle aziende agricole marchigiane. Oltre che in agricoltura, l Ansaldo è stato particolarmente impiegato nelle bonifiche della maremma toscana e delle paludi laziali, dalla allora Anas nella costruzione e manutenzione di strade e cantieri in genere, come spazzaneve. Attualmente detengo due TCA 70, uno agricolo ed un secondo attrezzato apripista con sollevamento idraulico munito di libretto di origine datato Nella nostra zona collezionisti ed appassionati hanno conservato una decina di esemplari, perfettamente restaurati e funzionanti come uscivano dalla fabbrica. Nella conoscenza di queste macchine mi è stato di grande aiuto lo zio Giovanni Flamini, classe 1916, cugino di mio padre Giuseppe, classe 1915, entrambi ci hanno lasciati da pochi anni. Lo zio Giovanni, nella sua lunga ed intensa vita è stato riparatore di veicoli in genere, titolare della omonima officina autorizzata Fiat, ubicata a Filottrano in Via Don Minzoni, ora ancora originale ed attiva nel settore auto. Lo zio da giovane, come si usava allora, ha imparato il mestiere andando a bottega da un riparatore di moto e informazioni mi dicono situata presso l arco Perozzi, ora sede di museo per macchine da cucito. Intanto è arrivata la guerra e, come i nostri padri nel 1940, lo zio è partito soldato e assegnato alla zona del Nord Africa (Egitto e Libia). Subito fu fatto prigioniero dagli Inglesi e deportato nella allora colonia India, città di Bangalore, dove è rimasto per 6 anni fino al termine del conflitto. Mi diceva ogni tanto della prigionia che ha comunque superato grazie alla sua esperienza di meccanico esperto che lo rendeva impegnato e rispettato. Quando io racconto dei miei viaggi in India nella città di Bangalore, dove ha soggiornato per motivi di lavoro, Lucia, mia figlia, i familiari dello zio Giovanni mi dicono che lui nominava spesso quella città, ora sappiamo con sicurezza essere sede del campo di concentramento. Abbiamo diverse foto che ritraggono lo zio, timbrate e datate con un ripetuto numero, probabilmente la sua matricola. Al ritorno dalla guerra costruisce la sua abitazione con annessa officina e riprende in mano il carrello degli attrezzi di meccanico. Lo zio Nanni era un grande artigiano, sempre disponibile giorno e notte, chiamerei la sua officina un pronto soccorso. Allora gli artigiani lavoravano anche la domenica fino a mezzogiorno; il cliente veniva in paese per la messa e lasciava la macchina per cambiare l olio motore! Lo zio aveva una buona squadra di meccanici: ha fatto circolare direi l intera Filottrano, compresi i trasporti della famosa fabbrica di abbigliamento Orland. Riparatore di mezzi in genere, è importante ricordarne la creatività: quando ho detto della fine produzione di trattori Ansaldo, il mitico TCA 70 diveniva meno competitivo rispetto ai modelli di altre marche, bisognava inventare. Lo zio Giovanni ne ha fatta una buona: ha sostituito il vecchio motore con un 6 cilindri 90 Cv sempre Alfa, stessa trasmissione solo allungando QUANDO A DECIDERE ERANO SUPERSTIZIONI E CREDENZE POPOLARI di alcuni cm il telaio originale. La macchina ha avuto subito un grande successo, il nuovo TCA 90 andava come si dice con una marcia in più. Ne sono costruiti diversi esemplari richiesti dai coltivatori di Filottrano e dintorni, ancora se ne trova qualcuno. In casa lo zio teneva libri di meccanica che mi mostrava orgoglioso; voleva essere sempre informato e preciso nel suo lavoro, a volte anche difficile, era un autodidatta. Da studente sempre ho frequentato l officina dello zio, quasi uno stage volontario scuola/lavoro come fanno oggi i nostri ragazzi. Confesso che anche io ho ceduto alle modifiche per aumentare la potenza dei motori: la mia Fiat 500L, anno 1970, con opportuni interventi sui pistoni, testata, carburatore, raggiungeva facilmente i 120 km orari. Quando hai 20 anni non ci pensi due volte prima di fare qualche pazzia. Ora sento il dovere di dire grazie a zio Nanni, ingegnere ad honorem, per quello che mi ha trasmesso, grazie alla figlia Floriana per la fornitura delle foto uniche del tempo passato. di Anna Maria Coppari Mi piace ricordare ed elencare alcune credenze popolari e superstizioni dei tempi in cui per mancanza di informazioni e conoscenze scientifiche ci si affidava a dei modi pensare per giustificare avvenimenti che accadevano naturalmente nella vita, quando si era più ignoranti, che non significa non essere intelligenti ma ignorare, non sapere. Ne elenco alcune: civetta vicino casa, era segno che annunciava disgrazie, i miei genitori ne erano angosciati e mio padre sparava all aria con il fucile per allontanarla. Angoscia che trasmetteva anche a noi bambini, tant è che non mi piace sentirla nemmeno adesso, ma povera bestiola la voce ce l ha così, ogni animale ha la sua voce. Un altra superstizione è la rottura di un contenitore con l olio, se si versava pensavamo portasse sfortuna, io direi perché è prezioso, ma loro ne rimanevano sinceramente turbati. Idem per la rottura o versamento del vino, questo un po meno presagio, la mamma diceva: pazienza, questo danno lo offro alle anime del purgatorio, si potessero rinfrescare. Nella nostra famiglia non si credeva all attraversamento del gatto nero. Ci sono poi altre superstizioni riguardo alle donne incinte, tipo che non dovevano passare sotto i fili della vigna o sotto le scale (non sono certissima se sotto o sopra), perché il bimbo si intrecciava. Però riguardo a lavorare non esistevano superstizioni, le facevano lavorare fino al giorno del parto. Altro brutto segno era la rottura degli specchi. Prima dal medico si evitava di andarci per certe cose, tipo i bambini di campagna quasi tutti prendevano i vermi, perché giocavano con la terra e per guarirli si portava a segnare con filo e olio. Si portava a segnare anche i bambini con la testa grossa, sproporzionata al corpicino, la chiamavano racchia, in realtà erano denutriti per scarsa qualità del cibo. Si faceva in buona fede, non c era informazione e conoscenza delle cose. Contro l invidia, per far sì che non nuocesse, si faceva questi riti: quando si entrava in una stalla, si dava una pacca, si toccava il bestiame, per i conigli si carpiva un ciuffetto di pelo. Per i bambini se si faceva un complimento si diceva quanto sei bello, non ti nuoccia, il Signore ti benedica e lo si toccava. Poi c è il malocchio, chi lo faceva a volte non era per fare del male, ma era una forte ammirazione mista ad invidia, che dicevano procurasse malessere psicologico alle persone. Si rimediava con questi riti: lavarsi il viso con l acqua della Madonna e di San Giovanni. Erano erbe miste a qualcos altro. Oppure segnarsi con il grano. Queste erano cose buone, non maligne. Non entro in merito alle cose maligne! Ce ne sono altre però mi fermo qui.

4 {6} MEMORIA & CULTURA MEMORIA & CULTURA {7} Un uomo forte come una quercia di Giuseppe Tarabelli Cavaliere del lavoro Luigi Tarabelli. In uno dei sabati che passo a salutare don Luigi Pesaresi, mi consiglia di raccontare la storia di mio padre Luigi e della sua intensa vita, abbastanza lunga. Nato il 3 ottobre 1908, ci ha lasciati il 15 gennaio 2004 alla bella età di 95 anni e 3 mesi. Aveva 7 anni quando è scoppiata la grande guerra 15/ 18. Nel 1926 all età di 18 anni pensa di fare il corso premilitare fascista, per accorciare il sevizio militare di 8 mesi. Dopo tre mesi di corso, un caldo sabato di maggio, il secondo di istruzione come usare l arma, il suo 91/38 non si apriva, Luigi dà un calcio all otturatore, risolto il problema, il fucile si apre. Si accorge il Capitano istruttore, senza pronunciare una parola gli dà a sua volta un calcio nel sedere colpendolo all osso sacro, dopo alcuni secondi di svenimento si alza da terra con un forte dolore, prende in mano il fucile in posizione verticale e lo lancia al Capitano, dicendo: «Neanche mio padre mi ha mai dato un calcio nel sedere, andrò a fare il militare con l esercito dei Savoia». Ma il Capitano distratto non afferra il fucile e rischia di farsi male. Il giovane Luigi Tarabelli prende allora la sua bici e se ne va, seguito da un suo compagno. Il corso si svolgeva al tiro a segno, cioè alla piana de ù trosció, facendo la salita di Storaco guarda verso il tiro a segno preoccupato che i giovani balilla, intenti a seguire il corso come fosse uno spettacolo, li inseguissero. Arrivato a casa, era un bagno di sudore, i genitori gli chiedono cosa fosse successo, dal racconto fatto da Luigi al padre (ovvero mio nonno) dice: «Sabato sarò presente anche io e andremo a scusarci». Non andò cosi. La domenica alle ore a casa Tarabelli si presenta il Podestà con due vigili urbani, chiede di Luigi, poi chiama in disparte il genitore e gli racconta cosa avesse combinato il figlio. Anche Luigi viene chiamato per raccontare la sua versione dei fatti, racconta che è stato preso a calci e che ha lanciato il fucile come si era raccomandato il Capitano il sabato precedente, dicendo che il fucile non si consegna mai in orizzontale, di canna, mai di cassa; va lanciato in verticale «ed io così ho fatto». «Bene disse il Podestà, lunedì, cioè domani alle ore 16 ti devi presentare per il processo per direttissima, davanti al giudice di pace. Mi raccomando, racconta tutto come hai fatto a noi». Il lunedì alle ore 16, puntuali, mio padre Luigi e mio nonno Giuseppe si presentano davanti al giudice di pace. Alla domanda «Perché hai tirato il fucile al capitano?», Luigi risponde: «Non ho tirato il fucile al Capitano, l ho solo lanciato come mi avevano insegnato». «Cosa ha da dire sig. Capitano?», chiede il giudice, per poi proseguire aggiungendo: «Sig. Capitano, non dia calci ai ragazzi e sia più sveglio... Lei, Tarabelli Luigi, se vuole vada pure militare con l esercito dei Savoia, le comunico che farà 8 mesi in più di naia». Dopo quasi due anni arriva la cartolina rosa. Destinazione Pinerolo, cittadina piemontese, la buona sorte ha voluto che anche un suo amico filottranese, Giovanni Filippi, fosse destinato al CAR nella caserma Savoia di Pinerolo. Fatti i due mesi di CAR, viene trasferito a Fano. Luigi, che tornava a casa in bicicletta, fu contento quando un giorno il Colonnello di origine maceratese gli chiede se vuol fare il suo attendente; Luigi accetta con piacere. Il suo lavoro era accompagnare i figli a scuola, alcuni giorni accompagnava la signora a far la spesa, alle rientrava in caserma per il rancio, alle ore di nuovo a scuola per riportare i bambini a casa, alle 18 di nuovo in caserma. Faceva una bella vita. Ma durò solo sei mesi; una mattina il Colonnello lo chiama in ufficio e gli chiede: «Luigi, cosa hai combinato? Sei stato trasferito a Zara». Luigi: «E dov è Zara, sig. Colonnello? Di fronte a noi ci divide il mare Adriatico». Così mio padre Luigi alcuni giorni dopo prende la nave ad Ancona direzione Zara. Mi racconta con simpatia della bella città, ma 12 mesi sono stati lunghi. Il sevizio militare prevedeva tutti i doveri di caserma più la guardia alla polveriera che era distante qualche centinaio di metri dalla caserma. Il 1929 è considerato l anno della neve (anno de ù nevò!). Fu la nevicata più importante del secolo. Due mesi di bufere di neve, un metro e mezzo d altezza. Luigi nel periodo che va tra il Natale e Capodanno del 1929 si trova di servizio alla polveriera. Fu una notte molto lunga, con di continuo la bufera di neve non vedeva niente. Luigi in garitta con un commilitone, a cinque gradi sotto zero, infredoliti e preoccupati perchè c erano i soliti ribelli slavi (ustasc) che cercavano di rubare le armi e le munizioni facendo fuori le guardie. Sente un rumore intorno al muro di cinta della polveriera, vede un ombra e il compagno gli dice: «Spara Luigi!». Essendo un ottimo tiratore, con esperienza da cacciatore, prende la mira, tira il grilletto del 91/38 e si sente un scainamento e poi silenzio. Aspettano la reazione del nemico. Sente lo sparo l Ufficiale presente al corpo guardia della polveriera, va in soccorso dei militari presenti nella garitta, insieme si fanno coraggio camminando intorno al muro di cinta della polveriera e trovano un grosso lupo morto, lo trascinano dentro il forte per mostrarlo al colonnello comandante. Il colonello premiò tutti e tre i soldati con una licenza. Così i primi giorni di gennaio del 1929 Luigi sbarca ad Ancona, prende la corriera fino ad Osimo, perché con tanta neve sulle strade la corriera non arriva a Filottrano, quindi decide di farsi a piedi Osimo-Filottrano-Sant Ignazio. Il ritorno a Zara avviene a metà gennaio, senza ritornare più a casa fino alla fine del servizio militare e il congedo illimitato dell 8 settembre Luigi all età di 25 anni, nel novembre del 1933, si sposa con una bella ragazza, Ulina Giulioni, ventenne, nostra mamma; siamo in 7 fratelli che voglio nominare: Nardino, Aldina, Marino, Rita, Giuseppe, Marisa e Cesarina. Rita purtroppo ci lasciati a soli 61 anni. Tutte belle persone, siamo molto legati e ci si rispetta tra fratelli. Sì, perché babbo Luigi e mamma Ulina ci hanno insegnato ad essere onesti tra noi e con tutti i cittadini di questo mondo, ad avere stima di se stessi, fiducia e rispetto nel prossimo. Tutti cristiani cattolici e praticanti, la classica famiglia contadina del XX secolo. Se vogliamo anche fortunata. Nel 1953 i proprietari del terreno dei Tarabelli con i soldi del Piano Marshall costruiscono una bella casa, moderna, dovendo rispettare alcune regole di costruzione. La casa, con 12 ettari di terreno, viene assegnata a mio padre Luigi e alla sua amata Ulina; la casa era speciale, avevamo il gabinetto al secondo piano e la doccia, una seconda doccia all uscita della stalla; avevamo a disposizione acqua fredda e calda. Nel camino c era installata una caldaia, così con il fuoco usato per cucinare si riscaldava l acqua. La famiglia era gioiosa, allegra, si cantava di continuo, ricordo che mio padre cantava sempre quando lavorava nei campi, dall alba al tramonto. L ultima arrivata, Cesarina, cantava La casetta in Canadà. Gli anni passano, tutti noi figli formiamo la nostra famiglia. Ci si riuniva spesso a casa di nostro padre ed invitava sempre un suo nipote, Amos Mascambroni, figlio di una sua cugina. Era un personaggio importante, direttore delle cartiere di Pioraco dove si è sempre prodotto la carta filigrana per stampare monete. Amos è stato due legislature Sindaco di Pioraco della Democrazia Cristiana. Nel 1985, in una delle tante rimpatriate, dice: «Luigi, ti voglio far domanda per avere il titolo di Cavaliere del Lavoro...». «Amos, vuoi che a me anziano contadino sia dato il titolo di cavaliere?». «Ci proviamo, lo prende qualcuno con meno titoli dei tuoi, sei stato Presidente dell Azione Cattolica per 20 anni, hai fatto il testimone di due sacerdoti di Sant Ignazio, don Giuseppe Angeletti e don Luigi Pesaresi, senza considerare tutta la tua vita da grande uomo, lavoratore onesto e il tuo impegno da pacificatore delle famiglie in discordia». Dopo sei mesi, un mattino, arrivano i vigili urbani, si siedono intorno al tavolo e iniziano a fare delle domande. Luigi, un po preoccupato, gli chiede perché servissero tutte quelle informazioni. Il capo guardia gli dice che se vuole avere il titolo di Cavaliere deve rispondere alle domande. Passati altri mesi arrivano a fare le stesse domande i Carabinieri, riempendo vari fogli. Ancora sei mesi dopo, una mattina, si presenta la Polizia di Stato e ancora domande e fogli da riempire. Gli ultimi a far visita sono la Guardia di Finanza; stesse domande e anche altro, cioè gli chiedono se pagava le tasse e verificano il 740. Si arriva al I primi giorni di aprile, dopo le varie verifiche, un telegramma lo invita a presentarsi il 18 giugno in Prefettura ad Ancona davanti al Prefetto per essere nominato Cavaliere del Lavoro. Luigi, emozionato, accompagnato dal figlio Marino e dal nipote Amos Mascambroni, si presenta alla cerimonia. Naturalmente erano presenti altri cittadini premiati con il titolo di Cavaliere. Luigi notò che erano accompagnati dai rispettivi sindaci, chiese ad Amos se il Comune di Filottrano non sapesse della sua nomina. Amos: «Impossibile». Il Prefetto dopo il discorso di rito consegna le pergamene, arriva da Luigi, gli fa i complimenti: «Hai le mani da lavoratore, si vede il duro lavoro dei campi». Poi aggiunge: «Il vostro Sindaco non è presente» e Luigi rispose dicendo che forse il Sindaco era impegnato... «Questi sindaci...». Durante il ritorno a casa, parlando con Amos il nipote che aveva avuto esperienze come Sindaco disse: «Non ti preoccupare, ti inviterà ad un un consiglio comunale, fammi sapere, voglio esserci anch io». Questo invito non c è mai stato. Mio padre Luigi si è sempre domandato il perché. LCM s.r.l. Tubi in rame per termo-macchine Copper tube for thermo and hydro machines Sede: Via Schiavoni, 20/A Filottrano (AN) Tel Fax lcm@lcmsrl.it

5 {8} CULTURA & SOCIETÀ CULTURA & SOCIETÀ {9} LA MIA ESPERIENZA ALLE OLIMPIADI DELLA MATEMATICA di Ezio Saraceni una strana storia, davvero. Me la raccontarono le ridenti colline di Storaco e Canta- È lupo quand ero bambino e quasi ogni estate andavo con babbo e mamma, sul biroccio, al Musone per farci il bagno e il bucato grosso, curare le tele e... bere quell acqua così viva e fresca. Ezio... che fai? Bevi quell acqua? Non sai da dove viene? Ma è buona, mille volte più buona, fresca, viva di quella che devo bere il resto dell anno dal pozzo d acqua piovana vicino casa mia... Le colline ridevano, ridevano... e si misero a raccontare. C era un tempo, molto prima della storia, in cui la terra era tutta una brodaglia, anzi un immenso minestrone, una zuppa bollente. Poi, pian piano, cominciò a raffreddarsi (si fa per dire) e condensarsi qua e là. Venivano a galla, sprofondavano di nuovo, riemergevano, si frantumavano, andavano alla deriva grandi e piccole masse informi, in un traffico caotico senza vigili né segnali. Gli anni si contavano a sacchi (miliardo più, miliardo meno), la zuppa continuava a scendere di temperatura e il traffico diventava più ragionevole, anche se nessuno ci capiva ancora niente di come sarebbe andata a finire. E dal brodo cominciarono a venir su le montagne, a caso, spinte da altre masse ancora sommerse. «Non spingete!». Qualcuna scivolava di nuovo sotto, qualche altra si metteva di traverso (come la dorsale di Cingoli), altre si sbriciolavano in mille pezzi, altre ancora si tenevano in equilibrio a fatica. Come il San Vicino, lassù, e gli altri monti lì attorno; o il Conero, finito laggiù in fondo... e più tardi noi... e tutte le altre colline. E qui comincia il bello. Gli anni passavano a sacchi (milione più, milione meno) e i monti, ancora caldissimi ma sempre meno incerti sulle proprie gambe, decisero che era ora di darsi un nome. Detto fatto: chi si fece chiamare Canfaìto, chi Monte Acuto, chi Marzolare, chi Lavacelli... (potevano trovare di meglio, ma tant è...). Solo uno, il monte lì vicino più alto di tutti (1.450 metri sul mare), se ne stava zitto e pensieroso, teso e dritto come un fuso, o come la statua di un santo in preghiera; e così ci pensarono gli altri a dare il nome adatto al loro vicino serio e impettito: San Vicino. In realtà il santo era tutto intento a lisciarsi, a non perdere l equilibrio ancora assai incerto e controllare che nessun altro lì attorno, magari un vulcanello improvviso e dispettoso, diventasse più alto di lui... O magari quei due laggiù, che da quando erano emersi dal brodo stretti stretti come un monte solo, anche se con due punte, non smettevano di parlottare tra loro, complottando e architettando chissà quale diavoleria a suo danno. E non aveva tutti i torti; anzi, nessuno. Il Circolo Culturale L Incontro mi ha chiesto di raccontare la mia esperienza alle Olimpiadi della matematica. Ho iniziato ad appassionarmi a questa materia sin dalla scuola media, il che mi ha spinto a proseguire il mio percorso al liceo scientifico Corridoni-Campana di Osimo. Questa scuola ha una squadra di studenti che annualmente partecipa a competizioni provinciali, regionali e nazionali di matematica. Ho avuto la fortuna di conoscere il vecchio capitano, che sin dal primo anno di liceo mi ha fatto partecipare alle gare sia individuali che a squadre. Qui ho incontrato tanti amici con la mia stessa passione, molto preparati e motivati nella competizione: ci vuole una conoscenza approfondita di tutta la matematica, dall algebra alla geometria ed anche un po di logica (e di fortuna!). La volontà di continuare a far parte del gruppo mi ha spinto ad impegnarmi costantemente, non solo durante le lezioni in classe (oppure in DAD), ma anche autonomamente, studiando libri che approfondivano alcuni aspetti della matematica che ho sempre trovato molto interessanti. Alla fine il mio impegno è stato premiato: da quest anno (frequento il quarto anno) sono diventato il capitano della squadra della mia Musone: come (forse) nacque un fiume e il suo nome... Marzolare (975 metri) e Lavacelli (986) non si erano affatto rassegnati a rimanere più bassi di quell antipatico di Sanvicino. Novecentosettantacinque più novecentottantasei fa millenovecentosessantuno... dai... anche se perdiamo qualche pezzo arriviamo più su di quel capisció... lui sta solo a millequattroecinquanta! Vado su io, che sono più alto... tu reggimi forte diceva Lavacelli. No no... Ci vado io, che ho il nome più bello ribatteva Marzolare. I monti lì attorno, Sanvicino escluso (che ancora non aveva capito), cominciarono a fare la ola e un tifo da curva sud. Ma nessuno dei due si rassegnava a rimanere sotto e i sacchi di anni passarono spietati... finché capirono che l operazione-sorpasso era destinata a fallire. E ne pensarono subito un altra. La notizia era arrivata in volo, portata da qualche pterosauro. «La sapete l ultima? Qualche monte, qua e là, ha fatto un fiume! Monviso, Fumaiolo, Falterona e tanti altri: chi ha fatto il Po, chi l Arno, chi il Tevere...». Dai, Lavacè, facciamolo anche noi disse Marzolare al suo partner. E come si fa, un fiume? Boh! Domandiamo a quei monti alti laggiù, da Bove a Vettore, che già l hanno fatto! scuola e, vincendo le gare provinciali e regionali, sono arrivato alla competizione nazionale! Purtroppo non mi sono classificato tra i primi 30 studenti italiani, ma è stata comunque un enorme gratificazione e soddisfazione per me e per la mia faniglia. Spero che questa esperienza continui e che sia solo l inizio del mio percorso nella conoscenza di questa che non è solo una materia scolastica, ma che è diventata una vera e propria passione... e chissà che non diventi anche il mio lavoro! Riccardo Biron Ma le risposte che venivano dai montilaggiù (che non avevano alcuna intenzione di cedere il brevetto) erano così vaghe, evasive e incomprensibili, che Marzolare e Lavacelli li chiamarono sbrigativamente Sibillini e decisero di provarci comunque, in un modo o in un altro. I monti vicini il solito Sanvicino escluso ripresero la ola (e la valle lì sotto si chiamò subito Valdi-ola) e il tifo. «Sarà femmina, lo sento disse Marzolare come la Dora Baltea e quella Riparia, la Senna, la Loira... e la chiameremo OLA». Cominciarono tentativi ed esperimenti di ogni genere, sforzi, smorfie e solletico... e dopo non molto un effetto incontrollato e incontrollabile. Non si sa chi fu a cominciare, ma dopo i primi vani tentativi per trattenerla, una risata, prima sbruffata e soffocata, poi sempre più aperta, grassa e scrosciante scosse dalle radici Marzolare e Lavacelli. Una risata sempre più forte e incontenibile da far venire il mal di pancia... E se la fecero sotto. Il rivoletto cominciò a saltellare allegramente giù per la Valdiola, sotto gli occhi sorpresi, ma soddisfatti e orgogliosi dei genitori ed esterrefatti degli altri monti, che smessa la ola diventarono tutti rossi, cominciarono a guardarsi e a ghignare con complicità e frasette impertinenti e irriverenti («E quello sarebbe un fiume?», e si chiamò subito fosso di Valdiola) e la gran risata li coinvose, irresistibile... e relativi effetti. Canfaito fu il primo a versare e il rivoletto cominciò a crescere. Tutto quel frastuono tirò giù dalle nuvole anche Sanvicino, che si voltò a vedere che diavolo stesse accadendo, con una epistrofìa troppo brusca che gli fece cadere un bel pezzo di quella cresta a cui teneva tanto. Ci rimase sbieco e si lasciò scappare una mezza imprecazione ad alta voce: «O ca...streccioni!», che l eco ripeté dieci, cento volte e che per un momento lasciò di stucco (mai se lo sarebbero aspettato, dalla bocca del santo vicino!) i monti (che smisero di ridere) e perfino il giovanissimo rivoletto, che rimase come paralizzato in una sosta forzata da una specie di barriera improvvisa (e vedrai che in quel luogo, prima o poi, ci costruiranno un monumento-ricordo e lo chiameranno diga di Castreccioni). Fu solo un attimo. Poi la grande risata, più contagiosa di qualsiasi sbadiglio, più fragorosa che mai, ancor più motivata (e dove lo trovi un santo che si esprime una volta sola in vita sua con un imprecazione sonora e originale come quella?) e non ce n era alcun bisogno riesplose e coinvolse anche Sanvicino, che aggiunse acqua ad acqua e rotolò giù come una valanga crescente, travolgendo monti e colline, tutti i monti, tutte le colline (anche noi di Storaco e Cantalupo: il Troscione è opera nostra) vicine e lontane, fino al mare. Scesero al fiume pisciarelle e sorgenti, fossi e torrenti. Anche il monte di Cingoli, che si era messo di spalle (lo chiamarono la dorsale di Cingoli) per non rimanere coinvolto in risata e conseguenze, non riuscì più a trattenersi... e nacque il Fiumicello. Come pure le colline di Polverigi, Agugliano, Offagna... che produssero l Aspio, cui il Conero aggiunse il Betélico. Ola poteva essere soddisfatta. Nessuno poteva più dire che era un volgare fosso. Ma tutto quel gran ridere alle sue spalle proprio non lo digerì. Già uscendo dalla Valdiola aveva una faccia così scura, scocciata e imbronciata che non vi dico. Più scendeva e s ingrossava, più cresceva l irritazione. E il muso. Un muso lungo lungo, da lì fino al mare. Doveva essere femmina, allegra, vispa, saltellante e chiamarsi OLA. Fu invece maschio... e MUSONE. «Voi non me la date a bere», replicai perplesso alle colline che ridevano, ridevano, ridevano... ma capii subito che quantomeno non avevo usato le parole giuste. Strana storia, davvero. Strana e incredibile. E... fa acqua da tutte le parti. Certo che vedendo scorrere quel liquido spesso torbido, color giallo paglierino e dall odore non troppo accattivante, specialmente d estate...

6 {10} TRADIZIONE & SOCIETÀ TRADIZIONE & SOCIETÀ {11} 1^ decade GELATE FREDDO NEVE Gennaio 2^ decade PIOGGIA FREDDO VARIABILE 3^ decade PIOGGIA FREDDO NEBBIA 1^ decade FREDDO GELATE NEVE Febbraio 2^ decade NEVE FREDDO GELATE 3^ decade PIOGGIA FREDDO NEVE Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto CALENDARIO METEO DELLE CIPOLLE ^ decade FREDDO GELATE ARIA DA NORD 2^ decade NEBBIA PIOGGIA VARIABILE 3^ decade PIOGGIA VARIABILE NEBBIA 1^ decade SOLE VARIABILE VENTO 2^ decade NEBBIA PIOGGIA VARIABILE 3^ decade PIOGGIA SOLE VARIABILE 1^ decade SERENO SOLE NEBBIA 2^ decade TEMPORALI SOLE SERENO 3^ decade SOLO CALDO SERENO 1^ decade VARIABILE CALDO SOLE 2^ decade SOLE CALDO AFOSO 3^ decade SOLE CALDO ARIA DA NORD 1^ decade Elaborato SOLE da Alfio CALDO Lillini SERENO 2^ decade CALDO SOLE AFOSO 3^ decade AFOSO CALDO SOLE 1^ decade SOLE CALDO VARIABILE 2^ decade CALDO VARIABILE PIOGGIA 3^ decade SOLE AFOSO VARIABILE 1^ decade CALDO SOLE NEBBIA Settembre 2^ decade PIOGGIA CALDO VARIABILE 3^ decade PIOGGIA SOLE VARIABILE 1^ decade VENTO PIOGGIA VARIABILE Ottobre 2^ decade PIOGGIA FREDDO VARIABILE 3^ decade PIOGGIA VARIABILE NEBBIA 1^ decade FREDDO SOLE NEBBIA Novembre 2^ decade SOLE VARIABILE PIOGGIA 3^ decade FREDDO GELATE NEVE 1^ decade FREDDO GELATE PIOGGIA Dicembre 2^ decade PIOGGIA NEVE FREDDO 3^ decade FREDDO GELATE NEVE Elaborato da Alfio Lillini Meteo cipolle a cura di Alfio Lillini L anno 2020 fortunatamente si è concluso, più bisesto e funesto non poteva essere. Dicevo un anno fa di non aspettarsi un anno fertile e prosperoso, ma addirittura una pandemia non era affatto prevedibile purtroppo, ma il Natale 2020 senza luna (dove sette pecore non fa per una) non è di buon augurio per un 2021 solare, per il resto siamo ancora all interno di una pandemia. Per l anno 2021 i segnali della natura, anche con un certo anticipo, ci fa intendere di avere un inverno diverso dagli ultimi anni (forse avremo anche la neve a quote medio basse) che tanto serve per rimpinguare la falda acquifera, nell autunno scorso si sono seccati pozzi quasi secolari, non era mai accaduto, è da un po che raschiamo il barile Fare più attenzione al consumo dell acqua è meglio per tutti. Le mezze stagioni ritornano a farsi vedere come da calendario, con pioggia abbastanza presente in primavera, il caldo da fine maggio, l afa e il caldo a volontà dopo la 1ª decade di giugno, caldo torrido e afa a luglio e agosto, le prime piogge a settembre, ottobre ci porta l autunno, il freddo a novembre dopo l estate di San Martino, venti freddi da fine mese, giornate rigide e gelate con neve a dicembre. Questo è quanto le cipolle hanno annunciato ad inizio anno, con segnali che la natura non smetta mai di farci vedere dovremmo impegnarci tutti a vederli con più attenzione, l ambiente è di tutti noi, la nostra salute dipende anche dall ambiente. Avviso ai naviganti: di questo cambiamento climatico dobbiamo tutti prenderne atto in maniera completa (siamo già in ritardo), gli animali selvatici dalla periferia delle città sono entrati in città: questi sono segnali gravi, da non sottovalutare affatto, basta pensare che gli animali selvatici sono portatori di malattie infettive anche gravi per l uomo. A tutte le istituzioni il dovere di governare il territorio e non essere sordi e ai cittadini tutti di fare di più. La tecnica per le previsioni del calendario meteo delle cipolle La tecnica si avvale di una cipolla e del sale marino grosso. Si prende una cipolla, la si pulisce esternamente (come se si usasse in cucina) la sera del primo gennaio verso le 17.30, poi viene spezzata a metà facendo attenzione che la parte più sviluppata rimanga alla propria sinistra, perché questa parte deve dare poi tutti i mesi dispari, successivamente le due parti della cipolla vengono ancora spezzate a metà, per avere i 4 spicchi (o le 4 parti della cintera cipolla), ogni cerchio della cipolla dà 4 mesi. A questo punto si dispone la prima sfoglia dello spicchio di destra (mese pari) del mese più lontano da sé che sarà dicembre su un tagliere, iniziando dallo spigolo di sinistra del tagliere stesso, per proseguire poi con i successivi spicchi corrispondenti ai mesi a seguire, mettendo alla fine poi del sale marino fino sopra ogni spicchio. Questa operazione deve essere terminata per le ore Successivamente vengono fatte delle visite alle ore 22.00, alle ore e alle ore del mattino del 2 gennaio. Gli appunti presi durante le 3 visite vengono poi interpretati del loro significato: esempio, se le gocce di acqua all interno dello spicchio di cipolla sono singole, o in coppia, se sono allungate o rotonde, se si trovano all esterno dello spicchio ecc. Poi il tutto si trasforma in forma cartacea. Così nasce il calendario meteo delle cipolle ogni anno, che innanzitutto è una scommessa con me stesso, interpretando anche i segnali della natura che tutti i giorni e tutto l anno si fanno vedere, basta volerli vedere! Quando si faceva digiuno e astinenza di Enzo Monsù Conosco degli storici che attribuiscono la sconfitta subita dai soldati del Papa a Castelfidardo nello scontro antimeridiano del 18 settembre 1860 anche al fatto che i papalini ingaggiarono battaglia contro l esercito piemontese a digiuno dalla sera precedente: avevano dovuto far la comunione mattutina nella basilica di Loreto, da cui partirono senza il tempo di far colazione! Il precetto del digiuno dalla mezzanotte per accostarsi all Eucarestia era rigido e vincolante. Mia suocera (104 anni) ricorda ancora d esser partita da Ancona per un pellegrinaggio a piedi verso Loreto e, avendo fatto colazione a casa, fu diffidata dal confessore a fare quel giorno la comunione. Anche l astinenza dalla carne il venerdì valeva specialmente di Quaresima: il menù tradizionale di quel tempo penitenziale era a base di pane e polenta, verdure dell orto, legumi e pesce, ma non ci costava particolare sacrificio perché eravamo abituati a non veder quasi mai la carne a tavola; più gravoso sacrificio per noi bambini era l assistere alla preparazione e alla cottura nel forno a legna di casa, nei giorni della Settimana Santa, dei dolci e dei salati pasquali, senza poterli assaggiare finché non si scioglievano le campane. D altra parte gli adulti non erano meno rigorosi se facevano il digiuno delle campane: dai vespri del Giovedì Santo riprendevano a mangiare la mattina di Pasqua (con la lauta colazione che comprendeva pizza di formaggio e ciasculo, calciù e frittate con mentuccia, vitalbe o asparagi e anche ciambelle e ciambelloni dolci con sopra la biacca, glassa decorata con confettini colorati e all interno cioccolata, mandorle e canditi ). La pratica cattolica del digiuno come dovere e la trasgressione come peccato mortale è durata fino al Concilio Ecumenico Vaticano II: il Nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983 ha limitato l obbligo del digiuno (= un solo pasto completo al dì) ai soli adulti (18-60 anni) per i soli giorni del Mercoledì delle Ceneri e del Venerdì Santo. Anche l astinenza, limitata ai venerdì di Quaresima, è stata attenuata escludendo uova, grassi per condire e latticini di derivazione animale. Soprattutto se ne sono riscoperte le motivazioni evangeliche. Se prima l accento era posto sull esigenza di mortificare il corpo e sottometterlo allo spirito nell implicita distinzione tra cibi puri e impuri (la carne stimolerebbe le passioni!), oggi il digiuno in Quaresima in particolare è giustificato come segno di vicinanza a Gesù che soffre la Passione (Mt. 4,4) e sequela alla scelta di Gesù di digiunare 40 giorni nel deserto all inizio della sua missione. Inoltre la Chiesa conciliare ha recuperato la lezione di padri come S. Ambrogio che del digiuno avevano colto il significato spirituale e sociale, prima che normativo: digiunare fa comprendere cosa prova chi non ha da mangiare e digiunare è completo se si dà al povero ciò che si spenderebbe per il banchetto. Perciò, cogliendo del digiuno lo spirito di generale sobrietà e moderazione (la gola è tradizionalmente uno dei sette vizi capitali), i vescovi oggi suggeriscono forme moderne di digiuno dall abuso di cellulari e mass-media e in generale dall egocentrismo per aprirsi a Dio e al prossimo. Rieco S.p.a. Il digiuno, d altra parte, è una tradizione religiosa, non solo cristiana, come strumento penitenziale e di purificazione. Molti monaci buddisti bevono ancora, a metà pomeriggio, una tazza di tè e poi digiunano fino al mattino successivo. Gli Ebrei digiunano nel giorno di Yom Kippur e i Musulmani praticano il digiuno (dall alba al tramonto) nel mese sacro di Ramadan per ricordare il nono mese dell anno lunare quando Maometto ebbe la rivelazione del Sacro Corano dall arcangelo Gabriele. Anche per i Cristiani mangiare è atto sacro in quanto il cibo è dono di Dio, da ringraziare non solo a parole: fino all Alto Medioevo si doveva digiunare due volte a settimana, il Mercoledì e il Venerdì (quest indicazione pedagogica è restata nella chiesa ortodossa) e, per alternare digiuno e festa nel corso dell anno, si digiunava anche in Quaresima ed Avvento. Allora c era l obbligo di digiunare anche in altri giorni, come le Quattro Tempora, cioè le 4 serie di 3 giorni ciascuno, all inizio di ogni stagione. C. Magno impose la pena di morte per i trasgressori di una pratica che gli eremiti cristiani avevano scelto, insieme alla vita frugale nel deserto, per sfuggire alla mondanizzazione della chiesa romana dopo l Editto di Costantino. In tempi recenti il digiuno è diventato forma di lotta nonviolenta come sciopero della fame (Gandhi) e anche dieta disintossicante ed elisir di lunga vita. Ma questo è un altro discorso.

7 MEMORIA & SOCIETÀ {12} Pippo e Maria de Vegè Dramma a Torino di Pietro Albanesi M aresciallo dei carabinieri a Torino, a quel tempo comandavo da oltre dieci anni la Stazione della Barriera di Piacenza. Conoscevo per filo e per segno tutti i abitanti della giurisdizione, dall avvocato Gianni Agnelli, padrone della Fiat, al presidente della Juventus Giampiero Boniperti, all ultimo barbone Oreste, che viveva sotto il ponte di Cavoretto. Abitava nella borgata del Pilonetto il giovane trentenne calabrese Giacomo Alessi, operaio alla Fiat Mirafiori, dove lavorava giorno e notte, facendo molti straordinari, per mantenere la sua famigliola, composta dalla moglie Luisa e dai figli Giovanni e Lucia, di cinque e tre anni, che vivevano felici e sereni al piano terreno di un palazzo condominiale, sulla riva destra del Po. Un bel giorno si presentò a casa sua il compaesano ed amico Lantieri Domenico, detto Mimmo, fresco giunto dalla natia Calabria, in cerca di lavoro a Torino. Poiché era costui squattrinato e non conosceva la città dell automobile, chiese ospitalità provvisoria al compagno d infanzia, che non ebbe cuore di rifiutarla, approntandogli una branda in cucina, dove sistemò lo scomodo inquilino. Passavano i giorni e le settimane, ma Mimmo non sembrava avere molta voglia di cercarsi una occupazione, vivendo, di fatto, sulle spalle dell amico, alzandosi tardi al mattino e rientrando a notte fonda. Poiché a modo suo era un tipo intraprendente, in breve tempo si era posto a capo di una banda di minorenni suoi corregionali, che vivevano di espedienti, quali furtarelli nelle auto in sosta e spaccio di droga. Presto li individuammo tutti ed una notte di nebbia i miei carabinieri, appostati su un platano, ne arrestarono sei in flagranza di reato, riempiendo le due camere di sicurezza, una per i due maggiorenni e l altra per i quattro minorenni, sequestrando loro droga e refurtiva varia, trovata a bordo della potente Alfa Romeo Giulia guidata da un sodale, che io ben conoscevo. I malandrini furono processati e condannati a pochi mesi di carcere, tornando presto liberi di continuare il loro lavoro di ladri e spacciatori, sempre in competizione con i carabinieri. Ma il Mimmo, oltre ad essere ladro e spacciatore, era anche un vero lestofante, il quale, approfittando dell assenza, della bontà e dell ingenuità dell amico, presto gli sedusse la bella moglie, la iniziò all uso della droga ed in breve tempo ne fece la sua schiava. Le imponeva di lasciare i figli in custodia della madre, che abitava nella stessa borgata, mentre la sera la portava a prostituirsi nel vicino parco del Valentino, incassando prontamente il compenso di quelle scellerate prestazioni. Naturalmente, i carabinieri ven- nero a conoscenza del fatto e ben presto colsero il malvivente in flagrante reato, arrestandolo e traducendolo in caserma, assieme alla sua protetta. Con sommo rincrescimento, dovetti subito informare il marito del fatto. Il poveruomo non si meravigliò più di tanto, dichiarandomi che era a conoscenza della tresca, ma, data la sua indole mite e remissiva, aveva sopportato quella vergogna per l amore dei figli ed anche perché amava molto la moglie. Al processo il Lantieri se la cavò con una sentenza di assoluzione per insufficienza di prove, poiché la giovane fedifraga lo aveva di fatto scagionato. E tutto riprese come e peggio di prima. La donna ormai era completamente stordita dalla droga, che aveva annullato la sua volontà, totalmente sottomessa ai desideri del turpe compagno, sebbene Giacomo l avesse cacciato dalla sua abitazione, nella vana speranza di redimere la consorte. Il giorno di Pasqua, alle sette del mattino, l Alessi si presentò alla mia caserma, chiedendo al piantone di parlare col maresciallo. Cinque minuti dopo, distrutto dal dolore, mi confessò, piangendo, di avere ucciso la moglie, soffocandola con un cuscino, nel suo sonno incosciente, dopo aver portato i figli dormienti presso la suocera Maria, asserendo che la moglie si era sentita male e doveva accompagnarla in ospedale. Aggiungeva che non sopportava più di vederla sempre stordita dalla droga ed incapace di accudire i figli e la casa. Dopo l omicidio si era diretto al vicino ponte Balbis, con l intento di gettarsi nel Po, ma, mentre era già salito sul muretto, era stato dissuaso da un automobilista di passaggio. Aveva allora deciso di costituirsi ai carabinieri. Corsi con lui alla sua abitazione e trovai la moglie riversa, senza vita, nel suo letto matrimoniale, con il cuscino ancora sul viso tumefatto. Nel mio rapporto alla Corte d Assise di Torino, raccontai nei particolari la triste storia, cercando di attenuare le responsabilità dell Alessi, che aveva agito in estremo stato di depressione, dovuta al comportamento sconsiderato della moglie, fagocitata dal suo bieco amante, che citai nel verbale, senza riuscire ad incastrarlo. Giacomo Alessi, grazie alle attenuanti specifiche, fu condannato a 16 anni di reclusione per omicidio volontario. La madre della vittima, che ben conoscevo, mi tolse il saluto, accusandomi di aver agevolato il genero nella mia testimonianza avanti alla corte, mentre per lei l assassino avrebbe meritato l ergastolo. Dieci anni dopo, il giorno di Pasqua, Giacomo Alessi si presentò alla mia caserma per firmare il suo primo permesso di cinque giorni in libertà, concesso dal direttore del carcere delle Vallette, per la sua buona condotta nell istituto di pena. Mi ringraziò per la mia testimonianza avanti ai giudici e mi chiese ancora di aiutarlo, poiché la suocera si rifiutava, per indegnità, di fargli vedere i figli, che mai si erano recati in carcere a trovarlo. Mi recai a casa sua e, sebbene con disappunto, pregai la signora Maria di concedere al genero la possibilità di rivedere i figli, ormai grandicelli, poiché l Alessi non aveva perso la patria potestà e quindi, se avesse insistito nel diniego, ne avrei informato l Autorità Giudiziaria, per indurla alla ragione. Alla fine la donna, che non voleva l assassino della figlia in casa sua, accettò di accompagnare i nipoti in caserma, dove avrebbero potuto vedere il genitore. L incontro, assente la suocera, avvenne nel mio ufficio e fu veramente straziante. Mi ero preparato per quella triste funzione, ma non so se fui all altezza della situazione. Innanzitutto presentai Giacomo ai sui figli, dicendo loro, testualmente: «Cari ragazzi, siate forti in questo momento; l uomo piangente vicino a me è vostro padre, che dieci anni fa, in un momento di folle disperazione, ha soffocato vostra madre con un cuscino, poiché l amava troppo». Sapevo che i ragazzi frequentavano il vicino oratorio di fra Giovanni, per cui li ritenni cattolici praticanti, quindi continuai: «Ragazzi, oggi è Pasqua, Gesù è risorto ed ha perdonato, morente sulla croce, i suoi carnefici. Allora io, povero maresciallo, nel nome di nostro Signore, vi prego di perdonare vostro padre, sebbene vi abbia reso orfani. Fatemi questa grazia ed io vi sarò riconoscente per tutta la vita». Dissi anche altre parole, che ora non ricordo, tanta fu la mia commozione. Quel padre sciagurato, sempre piangente, chiedeva perdono ai suoi figli di 13 e 15 anni, per averli privati dell amore della loro madre, in un momento di follia, mentre i due ragazzini, immoti, che lo stavano giudicando, incerti, nel loro doloroso silenzio. Alla fine mi alzai dalla scrivania, cinsi alla vita i due sfortunati ragazzi e li abbandonai tra le braccia del padre ansimante, che li strinse forte a sé, implorando ancora il loro perdono. Fu coraggiosa la giovinetta Lucia, che baciò il padre sulla fronte dicendogli semplicemente: «Papà, noi ti abbiamo perdonato e ti vogliamo bene», mentre il fratello maggiore assentiva in lacrime. È stata questa la Pasqua più bella della mia vita: un giorno felice per tre povere creature, che dopo dieci anni si riabbracciavano piangenti in una caserma dei carabinieri. P O E S I A & AT T UA L I TÀ V è a Filottrano paese in una via stretta e in salita, un negozietto poco palese che continua gli affari e la vita. Pippo e Maria sono i gestori, vegeti e uniti come non mai. Sembrano vivere ancora gli amori di giorni lontani oramai. Con la loro serenità si sanno ben armonizzare. Sono esempio di alacrità e si completano nel da fare. Pippo è tondo e rubicondo Maria è una bella signora. Lui è anche buono e giocondo, lei è tanto amabile ancora. Il tempo passa per tutti, CIRCOLO CULTURALE CORONAVIRUS CXVI Il coronavirus è venuto dalla Cina, senza farci spendere una lira. Da epidemia, essa poi è divenuta pandemia. Tutto il mondo ne è contagiato, da questo virus dannato. Tanta povera gente in questo mondo, s è portata via, senza che avessero d uscita una via. ma per loro sembra non passare; continuano a produrre buoni frutti e la clientela ad accontentare. Pur godendo della pensione non amano essere inerti, hanno ancora motivazione ed operano da veri esperti. Proprio quest anno compiono sessant anni di attività, da considerarsi un dono per tutta la comunità. Un giorno cesseranno di lavorare, ma Pippo e Maria fanno gli scongiuri: Loro hanno ancora molto da fare Anche per molti anni futuri. Giuliano Garbuglia l incontro Puoi collaborare con noi in diversi modi... Fabbro e Carpe Meccanico Metal nteria lica G Galea G zzo Giann etto Via G. Di Vitt Fil tel. e ottra orio, 2 no Fax Cell l incon period ico circolo del cultur ale filottra no Ci ha costretti chiusi in casa in quarantena come topi e immensa lena. Ora s esci, indossi guanti e mascherina, e più nessuno si avvicina. Da lontano è caro il saluto, per quel povero defunto. Non ancora del tutto è stato debellato, sembra si sia quasi calmato. Sembrava quasi placato, grazie a quanti lo hanno affrontato ed operato, pur sapendo del rischio del proprio mandato. tr Ora ha ripreso a diffondere la sua pestilenza e noi chiusi in casa con tanta santa pazienza. newso PRO VERDGETTO E Questa è una guerra senza fine, eppure ne muoiono a decine, COME COME DUE GOCCE DUE GOCCE D ACQUA D ACQUA COME sia redazionalmente con i tuoi scritti sia come sponsor per comunicare sul Territorio, usufruendo di un ampia visibilità attraverso la capillare distribuzione freepress ed alla puntuale presenza online di ogni numero. Contattaci! Filottrano Via Oberdan, 57 Tel E {13} Aut. Trib. www Filottr ano a le im di Pap a l top d Mic hele Reali manuzzazione tenzio e are ne Filottrano e ve rdi.lin Ancona con n. trof 10 Ott Grafica 17/06 Reg. perio ilot obre & impag dici Trib. tran 2016 inazio di ne punt o.it oevirgola Ancona D comunic irettore respon azione.com sabile Paola Ponz Jesi s etti tampa redazio Errebi Grafiche ne Via Ober N 35 dan, 57 Ripesi srl falcon - Filottrano ara m. (AN) ma Tel Via Fonte Giulia, /h mich ele84an@ dinierean hotmail.it cona.com pres A tut te e de e agl le famigli i ope ll in rat e e de econom ori os lla ici olim sidabile pion ica d michele arge scar poni nto Fr an rancesca CesC Ffilot Pomeri, a po trano tranese doc, classe 199 3, la prim port m aa nella stor a med eri aglia olimfilotia del È una nost pica info@lincontrofilottrano.it ra l est ate del festa 200 rini, indi zione cicli 4 quando a Cast stica, men face elfid era al secondo ticato commiss vo una bell ardo, in occasion tecnico a chia anno ario sposta di osservar da professio tecnico dell cchierata con e di una man e con mi sorp un occh nista e mi a nostra Naz Franco Ball iper se rese: permisi stess ionale. emostran o ed anche «Lo conosco io speciale di sugg Michele il molt per la squadra! o bene, è nostro cam erire al gran oltre l oroo le quattro pion un corri de». Che olimpico medaglie dore capa cino. La riball ad Aten d oro ai Mon erini capi ce e nel 200 diali (200 sse di cicli di correre 4. 2/2006/2 smo lo di007/200 segu 8) e a pag. 2> ello S splenden ro paese. gento te med conq aglia d arforte squa uistata con na di palla dra della nazi il Setterosa, la onale nuoto, XXXI italianel ediz dell era ione dei contesto della gioc Janeiro moderna, svol hi olimpici nello tasi L argento scorso agos a Rio De to. è arriv torneo ato sto il entusiasmante dopo un Setterosa cinque vincente che ha viin che ha partite prel imin tutte le port alla final ato la nost ari. Scor e più forte issima cont ra nazional e d America del mondo: ro la squadra gli Stati. Francesc Uniti fondame a è stata una ntale tite e segnand nello squa pedina drone so den di Con tro la o anche un Contro palla del 4 goal contro ti. Entrata la form in la cor proprio azione a 2, dete azzata vasca in tutte si arre tutta, hanno a stelle e rminante per australia le ndere stris tenuto l esito na (ha parper la fina sullo ce le nost meslegge del più strapotere re ragazze le della part ita). delle avve ce l han forte. no rsarie per poi messa Filot doversegu tr an e a pag. o Con prot 2> ez la in aiu ione CiVile to al popo le la dal re Zioni Colp ite Cent e sis ma port Non si sa ancora come combattere ed esso imperterrito continua a proliferare e quando questa guerra sarà finita, anche parte dell umanità sarà demolita. Sergio Osimani a pag.3 Una collina verde e rigogliosa si specchia in Una collina verde e rigogliosa si specchia in un mare azzurro: un paesaggio unico, con cui un mare azzurro: un paesaggio unico, con cui abbiamo un rapporto esclusivo, ogni giorno. abbiamo un rapporto esclusivo, ogni giorno. In queste forme c è tutta la nostra storia: DUE GOCCE SEMPLICI, SEMPLICI, D ACQUA TRASPARENTI, TRASPARENTI, CONCRETI. CONCRETI. TRASPARENTI, COME TE. CONCRETI. COME TE. COME COME TE. In queste forme c è tutta laenostra storia: dalla raccolta alla distribuzione depurazione, attraversando luoghi che sono connessi da dalla raccolta alla distribuzione e depurazione, Una collina verde e rigogliosa si specchia in una rete di servizi, di esperienze e di storie. un mare azzurro: un paesaggio unico, con cui attraversando luoghi che sono connessi da abbiamo un rapporto esclusivo, ogni giorno. Con questa identità raccontiamoe di storie. una rete dinuova servizi, di esperienze SEMPLICI, In queste forme c è tutta la nostra storia: un ecosistema marchigiano, in cui insieme dalla raccolta alla distribuzione e depurazione, Con questa nuova identità raccontiamo alle comunità partecipiamo alla connessi crescita attraversando luoghi che sono da una di retequesto di servizi, di esperienze e in diterritorio. storie. e alla tutela meraviglioso un ecosistema marchigiano, cui insieme Con questa nuova identità raccontiamo alle comunità partecipiamo alla crescita un ecosistema marchigiano, in cui insieme alle comunità partecipiamo alla crescita e alla tutela di questo meraviglioso territorio. e alla tutela di questo meraviglioso territorio. Una collina verde e rigogliosa si specchia in un mare azzurro: un paesaggio unico, con cui abbiamo un rapporto esclusivo, ogni giorno. 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8 S P O RT & AT T UA L I TÀ M E M O R I A & AT T UA L I TÀ {14} Ricordando Carlo... C arlo ci ha lasciato e lo voglio ricordare nei momenti vissuti in compagnia, quando si organizzava feste e lui era sempre presente, allegro, sorridente! Passavamo belle giornate, mi vengono in mente le date fisse: primo maggio, le grigliate di fine giugno da lui gestite, le mangiate di pesce di agosto in riva al mare, San Martino, l ultimo dell anno e tante altre occasioni per stare insieme. Poi ricordo noi due coppie sempre insieme a visitare l Italia, settimane passate al mare oppure in montagna, a visitare le città d arte nelle giornate del FAI che a Carlo piacevano tantissimo. Voglio ricordare Carlo come cittadino ANAGRAFE COMUNE DI FILOTTRANO esemplare: dopo 6 anni passati nell arma dei Carabinieri si è congedato, si iscrive alla A.N.C., associazione nazionale carabinieri, ha sempre contribuito ed organizzato l associazione proponendosi come volontariato, consegnava pasti alla casa di riposo, presente nelle varie feste con la divisa dell associazione A.N.C., era il primo a portare la bandiera. Sempre pronto ad aiutare le popolazioni terremotate fin dal 1997 in occasione del terremoto in Umbria. Ha prestato servizio anche a Roma al raduno della gioventù voluto da Papa Wojtyla e in occasione del terremoto dell Aquila fu insieme ad una delle prime squadre arrivate ad aiutare la popolazione. Era presente anche all ultimo terremoto ad Acquasanta di Ascoli Piceno. Con l associazione A.N.C. era presente a Numero deceduti dal 2010 ad oggi ANNO N DECEDUTI (fino al 22 marzo 2021) ONORANZE FUNEBRI Bottegoni Valerio Via O. Gentiloni, 5 Filottrano «Grazie Olivo...» L ATLETA MICHELE ACCORRONI RICORDA CON GRATITUDINE IL CAMPIONE DI CICLISMO LANCIONI, SUO STORICO ALLENATORE SCOMPARSO LO SCORSO DICEMBRE O tutte le manifestazioni che si svolgevano nei paesi vicini. Carlo, ci mancherai molto, resterai sempre nei nostri ricordi, grazie per essere esistito e per tutti i consigli ed esempi che hai trasmesso. Giuseppe Tarabelli PARA UN PRINCIPE ENANO, TRA ATTIVITÀ CULTURALI E PROSSIMI PROGETTI {15} livo ha iniziato ad allenare i giovani con me. Mi raccontava che iniziò a correre in bici perché lavorava a Roma e tornava a casa a Filottrano in bici. Al primo stipendio legò una forma di formaggio al manubrio della bici e la portò a sua madre. Io avevo 14 anni, mio padre era ammalato e a poco di lì se ne andò. Andammo a correre il Campionato Regionale Umbro, accettarono le squadre di fuori regione, mio padre venne anche lui. Olivo era sicuro che facessimo il risultato. La corsa partì, avevo un po di mal di testa. Passarono i km e la pesantezza se ne stava andando, la salita finale era da ripetere due volte, gli ultimi 100 mt era uno strappo al 15%. Al primo passaggio passai in seconda posizione, feci la discesa al limite. Quando presi la salita per la seconda volta scattò un ragazzo di Bastia Umbra, era il favorito per la vittoria finale. Era riuscito a prendere parecchio vantaggio sul gruppetto di testa di cui facevo parte anch io. La salita era lunga complessivamente circa 2 km, era caldo e non avevo più acqua in borraccia, ma stavo andando in progressione. Mi trovo in testa al gruppo... All ultima curva, prima dello strappo, trovo Olivo che scarica tutta la sua Michele con Olivo Lancioni e il libro edito dal Circolo Culturale L Incontro da cui sono tratte le immagini. energia per incitarmi all inverosimile: giro e prendo l ultimo strappo, vedo l avversario davanti a me, lo salto, qui sento una forza che descriverla oggi va al di là del gesto sportivo, una tenacia che ti fa capire quanto Olivo ti vuole trasmettere con il suo vissuto da uomo e da sportivo. Quella giornata è stata e sarà indelebile nei miei pensieri, vedere piangere due uomini con la U maiuscola resi felici da un ragazzino. Con affetto, Michele Accorroni L Associazione Culturale Para un Principe Enano prosegue nella sua attività divulgativa e di consulenza anche in questi problematici periodi di pandemia, continuando a proporre iniziative e collaborazioni anche mediante conferenze online. Negli ultimi mesi, attraverso la sua presidente Olga Lidia Priel Herrera, ha sviluppato un progetto con istituti scolastici del territorio per l inclusione e la conoscenza della cultura cubana. Dopo l evento L Identità come Sorgente svoltosi lo scorso settembre con grande partecipazione a Jesi, è in programma anche un nuovo progetto culturale previsto entro il 2021, con la partecipazione di enti, sponsor e istituzioni del territorio e la consueta finalità di conoscenza e divulgazione di cultura e integrazione, anche attraverso multiformi identità artistiche, ed in cui è prevista la presenza di istituzioni italiane e dell Ambasciata di Cuba in Italia. L Associazione, con sede sia a Filottrano che a Jesi, è contattabile alla pagina CASA FUNERARIA Bottegoni Il servizio della casa funeraria per i nostri clienti è gratuito Via Barbera, 2b Filottrano Tel Valerio Roberto Fax ag.fun.bottegoni@gmail.com CAMERE SPAZIOSE informazioni e prenotazioni Via Storaco, 3 Filottrano (AN) Tel Agriturismo LaMaddalena

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