PARROCCHIA SACRO CUORE PADRE NOSTRO

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Nicolina Petrucci
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1 PARROCCHIA SACRO CUORE IL PADRE NOSTRO 1

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3 Gesù da piccolo ha imparato a pregare da quanti gli stavano attorno, vedendo pregare Maria e Giuseppe, le persone di Nazaret, i pellegrini che si recavano al Tempio a Gerusalemme... Il Vangelo spesso ci mostrano Gesù che parla della preghiera e, soprattutto, che trova del tempo per pregare, per stare con il Padre. Gesù e i suoi discepoli, come tutti gli Ebrei, pregavano soprattutto con i Salmi, una raccolta di preghiere che la Chiesa ha ereditato dal popolo di Israele e che continua a usare nelle sue liturgie. I discepoli che vivevano con Gesù avevano notato che egli si ritirava spesso da solo in disparte a pregare ed erano rimasti colpiti dalla capacità di Gesù di stare dinanzi a Dio, dall'intensità unica del suo dialogo con Dio; gli chiedono di insegnare loro a pregare. Gesù insegna una preghiera nuova, che è diventata la preghiera propria dei cristiani, la preghiera che possiamo recitare ogni giorno dinanzi a lui: una preghiera semplice e ricchissima, che contiene ciò che è essenziale chiedere quando preghiamo e che non ha nulla di superfluo. È il Padre Nostro, che anche oggi i cristiani in tutto il mondo ripetono nella loro lingua. 3

4 Padre nostro La preghiera inizia in modo semplice e affettuoso, diretto e tenero. Gesù pensava che la parola Padre fosse la migliore per rivolgersi a Dio. Nella sua lingua, l'aramaico, Gesù chiamava Dio Abbà, che vuol dire papà, padre caro. Erano i bambini a rivolgersi così al proprio genitore e Gesù prega con un affetto naturale e spontaneo, con confidenza e con semplicità di cuore. Dio è un padre che conosce i suoi figli, che sa ciò di cui hanno bisogno (Mt. 6, 25-34). È un padre che ama i suoi figli anche quando sbagliano e sono nel peccato e non vuole nulla in cambio di questo amore (Lc. 15, 11-32). È un padre che ama gli ultimi, i poveri e i piccoli e ad essi vuole donare il suo regno (Lc. 12, 32). Chiamando Dio Padre noi affermiamo che Dio ci ha voluto, pensato, amato e chiamato alla vita. Essere cristiani significa credere che Dio ama noi, tutti gli uomini e tutto l'universo. Noi siamo figli e figlie suoi, siamo stati creati da lui a sua immagine e somiglianza: per questo possiamo amare ed essere amati. Il Padre nostro è la preghiera dei figlifratelli. Il Padre è invocato come nostro. Ognuno di noi chiama il Padre con il timbro della sua voce e nel contempo deve riconoscere che accanto a lui ci sono i fratelli, gli altri figli del Padre, ugualmente amati e voluti. In ogni sua domanda il figlio deve pensare a tutti i suoi fratelli, come fa il Padre nel suo donarsi. La preghiera cristiana è necessariamente una preghiera fraterna. L'aggettivo nostro pone l'accento su un legame, un'appartenenza, una fraternità, aperta, accogliente, universale. La conseguenza è che chi recita il Padre nostro è invitato a riconoscere il volto di Dio nel volto del prossimo. L'uomo, qualsiasi uomo, fa parte del noi ; è un figlio di Dio come me. Che sei nei cieli L'espressione indica che Dio è un padre celeste, non terreno. Un 4

5 Padre caro e amato, ma non come il nostro padre sulla terra: è una differenza che dobbiamo tenere ben presente! Dire che Dio è in cielo è un modo per ricordare che Dio è altro rispetto ad ogni altra cosa creata. Eppure, allo stesso tempo, egli è straordinariamente vicino agli uomini. Sia santificato il tuo nome Dopo l'invocazione al Padre seguono tre richieste che riguardano Dio e la sua azione nella storia. È un'espressione difficile da capire, che significa: fatti riconoscere come Dio, fa' conoscere a tutti chi sei. Dio è santo, il suo Nome è già santo, egli non riceve la santità da nessuno, anzi, è lui il tre volte santo che fa diventare santi gli uomini. Per Dio santificare il suo Nome significa farsi riconoscere per quello che è veramente, mostrare se stesso attraverso la sua azione nella storia. In questo modo chiediamo a Dio che la sua santità sia evidente a tutti. Gesù ha santificato Dio con l'intera sua vita spesa per i fratelli, fino alla fine Gv 17, 17): egli chiede a Dio di santificare chi crede in lui, di far diventare santi i credenti come lui è santo, per mostrare che in essi solo Dio regna. Venga il tuo Regno La domanda Venga il tuo Regno è la più importante delle prime tre e per questo occupa il posto centrale. Non a caso nella predicazione di Gesù l'annuncio fondamentale è quello del Regno. Significa chiedere che Dio regni davvero su chi prega, su tutti i cristiani e su tutti gli uomini. Quante volte l'espressione Regno di Dio è risuonata sulle labbra di Gesù! Gesù annunciava il Regno, narrando parabole in cui mostrava cosa accade quando l'azione di Dio trova spazio nella storia, quando il cuore degli uomini è disponibile ad accogliere il suo dono e risponde ad esso con tutta la vita. Il Regno di Dio è una realtà che si attende e si invoca; è una realtà 5

6 che si accoglie come bambini. Il Regno è stato inaugurato da Gesù nella storia e cresce progressivamente nella comunità del Signore; è già presente nella nostra storia ma in modo ancora incompiuto, come un seme. Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra Che cosa significa fare la volontà di Dio? Chi prega sia fatta la tua volontà desidera ardentemente che Dio realizzi il suo disegno di salvezza. Anche Gesù, come ricordano i Vangeli, ha pregato così nell'ora della passione al Getsemani. Gesù ha chiesto al Padre la forza di fare la sua volontà fino alla fine, di essere obbediente anche a costo della morte e della morte di croce. Si ascolta Dio solo quando si mettono in pratica le sue parole. Solo chi compie giorno dopo giorno la volontà del Padre è per Gesù fratello, sorella e madre (Mt. 12, 50), fa parte, cioè, della sua vera famiglia. Ecco perché Gesù ha anche detto: Solo chi ascolta le mie parole e le realizza costruisce la sua casa sulla roccia (Mt. 7, 24). Pregare Sia fatta la tua volontà aiuta noi cristiani a combattere contro le difficoltà che troviamo dentro di noi nel compiere la sua volontà. Dacci oggi il nostro pane quotidiano La richiesta del pane si trova al centro delle sette domande, al cuore del Padre Nostro. Dopo le grandi richieste a favore di Dio, eccone una semplice, quotidiana, che riguarda noi uomini nelle condizione di creature che hanno bisogno di mangiare per vivere. Chiediamo innanzitutto a Dio il pane di cui abbiamo bisogno per vivere. Il credente, come ogni uomo, ha bisogno di vivere, ha bisogno degli altri, ha bisogno di non essere catturato dal male: sono questi i tre bisogni materiali, reali ed esistenziali che troviamo nella seconda parte del Padre nostro. 6

7 Il pane è ciò che abbiamo seminato, fatto crescere, raccolto, macinato, impastato e cotto: è frutto della terra lavorata dall'uomo e nel contempo un dono del Padre. Dio ci ha dato la vita e ce la dona ogni giorno mediante il pane. Chiedere il pane per oggi significa allora dire che siamo creature, che siamo figli del Padre e che crediamo alla vita. Inoltre, preghiamo dicendo nostro pane : non lo chiediamo solo per noi, ma per tutti, per noi insieme agli altri. Chiedendo il pane per vivere chiediamo anche quel pane di cui l'uomo vive oltre il pane: si tratta del pane della Parola di Dio e dell'eucarestia, quel pane vivo disceso dal cielo che è Gesù stesso. Rimetti a noi i nostri debiti... Significa chiedere a Dio che ci perdoni. Ogni giorno dobbiamo convertirci, riprendere il cammino che conduce al Regno e smettere di girare di qua e di là. Solo con il perdono noi riusciamo a ricominciare, solo il perdono ci rinnova davvero. Chiedere a Dio di perdonarci vuol dire chiedergli di creare in noi un cuore puro (Sal. 50), di fare nuovo lo spirito che abita in noi, di farci ritornare a lui con tutto il cuore. Come noi li rimettiamo ai nostri debitori Dio ci perdona se noi perdoniamo agli altri. Il perdono di Dio precede il nostro perdono reciproco, ma è proprio il perdono dato all'altro che ci apre al perdono di Dio. Il discepolo perdona agli altri prima di mettersi a pregare, prima di portare l'offerta all'altare; perdona fino a settanta volte sette, cioè sempre. Non ci lasciar cadere in tentazione È la sola domanda formulata al negativo. Queste parole di Gesù vogliono dire: non ci lasciar cadere in tentazione, non ci abbandonare nella tentazione. 7

8 Il discepolo avverte Gesù deve vigilare e pregare per non cadere in tentazione e pregare significa chiedere l'aiuto del Signore, la sua protezione, la sua vicinanza, il suo amore nell'ora della prova. Essere tentati fa parte del cammino del discepolo: anche Gesù nei giorni della sua vita terrena fu messo alla prova. Quando abbiamo paura di soffrire, quando pensiamo di avere dei motivi per non ascoltare la Parola di Dio, allora dobbiamo più che mai sentire il Signore Gesù vicino a noi, che lotta accanto a noi e in noi. Liberaci dal Male. È l'ultima richiesta contenuta nel Padre nostro. Il nostro Dio è un Dio Salvatore, che salva e che libera, dunque ha il potere di liberare dal Maligno, cioè dalla violenza, dalla sofferenza e dalla morte. Dio è il Padre buono e dà la vita, ma di fronte a lui c'è il Maligno che tenta di dare la morte che come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Per questo preghiamo: Liberaci dal Maligno e dalla sua azione!. 8

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