REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Sesta) ha DECISIONE

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Marina Valentino
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1 REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Sesta) ha N.6760/2005 Reg.Dec. N Reg.Ric. ANNO 2004 pronunciato la seguente DECISIONE sul ricorso in appello proposto Perosino Marco, rappresentato e difeso dagli avv.ti Fabio Francario e Pier Francesco Bruno ed elettivamente domiciliato presso lo studio del primo in Roma, Via Savoia, n. 31; contro il Ministero dell Interno, in persona del Ministro pro tempore e il Comune di Priocca, in persona del Vice Sindaco pro tempore, non costituitisi in giudizio. per l'annullamento della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, Sezione I ter, n dell 11 ottobre 2004; Visto il ricorso con i relativi allegati; Visti gli atti tutti della causa; Alla pubblica udienza del 15 luglio 2005 relatore il Consigliere Guido Salemi. Udito l avv. Francario. Ritenuto e considerato in fatto e in diritto quanto segue: F A T T O e DI R I T T O 1.- I signori Marco Perosino e Marco Scanalino adivano il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, chiedendo l annullamento del decreto A.L.

2 2 del Presidente della Repubblica del 2 febbraio 2004, che aveva disposto lo scioglimento del Consiglio comunale di Priocca, nonché delle note della Prefettura di Cuneo, prot. n del 2 dicembre 2003 e prot. n del 3 dicembre 2003, che avevano dichiarato la loro avvenuta decadenza rispettivamente dalle cariche di Sindaco e di Consigliere di detto Comune, ai sensi degli artt. 58 e 59 del D.Lgs. n. 267/2000, a seguito del passaggio in giudicato della sentenza n del 6 novembre 2003, che aveva condannato gli stessi alla pena rispettivamente di anni uno (il primo) e di mesi 8 (il secondo) e alla interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena principale, con sospensione condizionale della pena. Con sentenza n dell 11 ottobre 2004, il giudice adito respingeva il ricorso. Richiamata la sentenza 5 luglio 1991 n. 310, con la quale la Corte Costituzionale aveva dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale dell art. 6, ultimo comma, T.U. 16 maggio 1960 n. 5709, nella parte in cui aveva disposto che non poteva essere no,minato Sindaco chi aveva riportato con il beneficio della condizionale condanna superiore a sei mesi per reato commesso in qualità di pubblico ufficiale o con abuso di ufficio o non inferiore ad un anno per qualsiasi altro delitto, detto giudice osservava che il carattere speciale della normativa in questione si estendeva anche alla pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici nel senso che la sua sospensione, per effetto della sospensione condizionale della pena, non era operante nei confronti di chi ricopriva la carica di sindaco, la cui decadenza

3 3 rendeva legittimo anche il successivo decreto di scioglimento del Capo dello Stato. In sostanza, l effetto della sospensione delle pene accessorie, derivante dalla nuova formulazione dell art. 166 del codice penale, non incideva sugli effetti della norma speciale in tema di ineleggibilità e decadenza degli Enti locali, in cui rilevava il solo dato della condanna, quale condizione ostativa all assunzione o al mantenimento della carica, indipendentemente dalle modalità di irrogazione ed esecuzione della pena. 2.- Con ricorso notificato il 9 dicembre 2005, il sig. Perosino ha proposto appello contro la summenzionata sentenza. A suo avviso, anche la decadenza, essendo un effetto penale della sentenza di condanna, deve essere sottoposta al regime giuridico delle pene accessorie, perché in tutto coincidente con la fattispecie dell interdizione dai pubblici uffici; ragion per cui, una volta sospesa la pena principale, essa non può verificarsi. Ove, peraltro, in contrasto con quanto osservato, dovessero ritenersi tuttora applicabili al condannato gli istituti di cui agli artt. 58 e 59 del citato Testo unico anche in presenza della sospensione condizionale della pena, sarebbe prospettabile e, di certo, non manifestamente infondata la relativa questione di legittimità costituzione in relazione agli artt. 3 (sotto il duplice profilo della irragionevolezza e della violazione del principio di uguaglianza) e 51 della Carta Costituzionale. Le Amministrazioni appellate non si sono costituite in giudizio.

4 4 Alla pubblica udienza del 15 luglio 2005, il ricorso è stato trattenuto in decisione. 3.- La controversia in esame esula dalla giurisdizione del giudice amministrativo. La giurisprudenza delle Sezioni Unite della Cassazione, invero, è univoca nel senso che non solo le controversie in materia di ineggibilità, ma anche quelle in tema di decadenza dalle cariche elettive degli Enti pubblici territoriali costituiscono cause attinenti a diritti soggettivi e come tali appartengono alla sfera di cognizione del giudice ordinario, il quale in questo ambito può anche revocare o modificare gli atti amministrativi che vengano in rilievo (cfr., tra le tante, Cass. SS.UU., nn del 1985, 5434 del 1986 e 1 del 1999). E stato precisato, difatti, che le cause in materia di decadenza, al pari di quelle sulla ineleggibilità, investono il diritto politico di elettorato passivo espressamente riconosciuto dall art. 51 della Costituzione, diritto la cui consistenza resta inalterata anche dopo la convalida dell elezione, non esistendo norme che, conferendo all Amministrazioni poteri discrezionali al riguardo, possano affievolirlo. Mentre, quindi, le cause inerenti alle operazioni per le elezioni dei consigli comunali, provinciali e regionali, devolute al giudice amministrativo dall art. 6 della legge n del 1971, sottendono posizioni di interesse legittimo, in quanto le norme che regolano le dette operazioni sono dirette a tutelare in via preminente gli interessi dell Amministrazione, le controversie, concernenti, invece, l elettorato passivo (e cioè la posizione della candidatura ed il mantenimento della carica elettiva) involgono posizioni di diritto soggettivo,

5 5 poiché la condotta dell Amministrazione è vincolata dalle norme in vista della prevalente tutela dell interesse dei destinatari. In aderenza a questa impostazione, dalla quale non v'è ragione di discostarsi, la posizione del titolare di una carica elettiva va ricondotta allo schema del diritto soggettivo anche rispetto alla norme che hanno trovato applicazione nella presente vicenda (artt. 58, comma 1, lett. c, e 59, comma 6, del D.L.gs n. 267 del 2000); né rileva la circostanza che, in questa sede, ha formato oggetto di impugnativa anche il decreto di scioglimento del consiglio comunale, trattandosi di provvedimento strettamente consequenziale alla decadenza dalla carica di sindaco dell appellante da cui trae l unico presupposto e che rientra anch esso nella cognizione del giudice ordinario. 4.- In base alle esposte considerazioni, la sentenza di prime cure deve, pertanto, essere riformata, sostituendosi alla pronuncia di rigetto dell originario ricorso quella di sua inammissibilità per difetto di giurisdizione del giudice adito. E ciò in virtù dei poteri d ufficio spettanti a questo Consesso nella sua qualità di giudice di appello, giusta il generale principio, discendente dall art. 37 primo comma cod. proc. civ., secondo cui il difetto di giurisdizione è rilevabile anche d ufficio in qualunque stato e grado del procedimento. Le spese di giudizio sono compensate tra le parti, sussistendo giusti motivi. P. Q. M. Il Consiglio di Stato in sede giurisdizionale, Sezione Sesta, dichiara il ricorso proposto dall appellante indicato in epigrafe inammissibile per difetto

6 6 di giurisdizione del giudice amministrativo e, per l effetto, annulla senza rinvio la sentenza appellata. Spese di giudizio compensate. Ordina che la presente decisione sia eseguita dall'autorità amministrativa. Così deciso in Roma, il 15 luglio 2005 dal Consiglio di Stato in sede giurisdizionale - Sez.VI -, riunito in Camera di Consiglio, con l'intervento dei Signori: Claudio VARRONE Carmine VOLPE Domenico CAFINI Guido SALEMI Francesco CARINGELLA Presidente Consigliere Consigliere Consigliere, est. Consigliere Presidente CLAUDIO VARRONE Consigliere Estensore GUIDO SALEMI Segretario GIOVANNI CECI DEPOSITATA IN SEGRETERIA il..29/11/ (Art. 55, L.27/4/1982, n.186) Il Direttore della Sezione MARIA RITA OLIVA

7 7 CONSIGLIO DI STATO In Sede Giurisdizionale (Sezione Sesta) Addì...copia conforme alla presente è stata trasmessa al Ministero... a norma dell'art. 87 del Regolamento di Procedura 17 agosto 1907 n.642 Il Direttore della Segreteria

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