Piano Casa... copia gratuita. Piano cosa? il magazine di Valpantena e Lessinia. settembre - ottobre 2009

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1 settembre - ottobre 2009 il magazine di Valpantena e Lessinia copia gratuita copia gratuita Anno 2 Numero 5 Piano Casa... Piano cosa? Sociale Sobrietà dello spirito con Alcolisti Anonimi Comunicazione Gaetano Morbioli e l arte dei videoclip Territorio e Tradizione Ezio Bonomi e i detti popolari veronesi Musica New Trolls ospiti della Sigma Band Orchestra

2 FOTOVOLTAICO: COSTRUISCI IL SUO FUTURO CON UN INVESTIMENTO SICURO Investire alla luce del sole è possibile......grazie ad un impianto fotovoltaico puoi beneficiare degli incentivi statali per 20 anni, puoi produrre tutta l energia che ti serve e puoi vendere l energia che non consumi, il tutto nel rispetto dell ambiente producendo 100% energia pulita. SIMULAZIONE ESEMPLIFICATIVA DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO 20 kwp* Località: Verona (VR) Dimensione dell impianto: 20 kwp Tipologia di integrazione: parzialmente integrato Consumo annuo energia elettrica: kwh Producibilità annua dell impianto: kwh/anno Regime: scambio sul posto Tempo di rientro investimento: 8,1 anni COSTI RICAVI Costo indicativo dell impianto , Ricavo da Conto Energia in 20 anni ,20 Risparmio in fattura energia in 20 anni , ,00 Totale , ,20 ANNI TOTALE GUADAGNO IN 20 ANNI ,20 Ritorno dell investimento dell impianto fotovoltaico VALORE ATTUALE NETTO , Il Magazine di Valpantena e Lessinia Registrazione Tribunale di Verona n.1792 del 5/4/2008 Direttore responsabile: Andrea Nocini Direzione: Matteo Scolari Redazione: Matteo Scolari, Mattia Zuanni, Matteo Bellamoli, Francesca Mauli Hanno collaborato al numero di settembre-ottobre 2009: Francesco Barana,Marta Bicego, Giorgia Castagna, Matteo Corvino, Matteo Masotti, Alessandra Scolari, Maddalena Tinazzi, Francesco Turlon Progetto grafico: Alessandro Castelli, Loredana Nora Cordos Copertina: Luca F. M. Orlandi Società editrice: InfoVal S.r.l. via Roma 68, 37023, Grezzana, Verona Nuova sede redazione: via Tavigliana 3, Grezzana tel. e fax mail: redazione@giornalepantheon.it web: Sviluppo commerciale e pubblicità: Alessio Ferrari il sommario Primo Piano Piano casa: un oggetto del mistero È stato il tormentone dell estate 2009, ha riempito pagine di giornali e palinsesti televisivi. Ancora non si è capito cos è e a cosa serva realmente. Sociale Alcolisti Anonimi per dire basta all alcol Il metodo dei Dodici passi suggerito da A.A. permette un risveglio fisico e mentale e aiuta milioni di alcolisti in tutto il mondo a smettere di bere. Comunicazione Intervista a Gaetano Morbioli Attualmente è il numero uno in Italia per la produzione di videoclip musicali e commerciali. Lui continua il suo lavoro sognando Verona città del cinema. Storie di vita La forza di Andrea Conti Vittima di un incidente stradale quand era diciottenne, l atleta di hand-bike di Cerro veronese ha dimostrato che si può vincere il proprio destino. Disabilità La grande festa Insuperabile di Santa Viola Il 14 agosto una giornata di emozione e solidarietà dedicata alle persone diversamente abili. Messa con il vescovo mons. Zenti e intervista con l assessore regionale Valdegamberi. Nuove discipline Un mondo più ergonomico Da alcuni anni è nato un master che forma persone che si occupano di ergonomia. Il dott. Plinio Menegalli, medico del lavoro, ci spiega di cosa si tratta. Territorio Bosco Chiesanuova sede C.O.M. La Prefettura ha individuato Bosco come sede del centro operativo della Protezione Civile per la Lessinia centrale. Da lì partirebbero le operazioni in caso di grosse calamità. Uomini della Lessinia Ezio Bonomi e i proverbi della montagna Il maestro di scuola elementare di Roverè, studioso e appassionato di tradizioni popolari, ha raccolto in un libro 1500 proverbi di saggezza dialettale. Geologia Lessinia Polare Due amici appassionati di meteorologia misurano i luoghi più freddi d Italia. La quarta classificata finora è una dolina della Lessinia dove si raggiungono i C Imprenditoria di montagna Gnocchi sbatui pret-a-porter! Le innovazioni in cucina sono moltissime, nessuno però ha mai pensato a una pastella pronta per fare i tradizionali gnocchi di malga. Massimiliano e Gianelio Roso sì MULTIUTILITY Spa Viale del Lavoro Verona per richiedere informazioni o un preventivo gratuito: numero verde fotovoltaico@multiutility.it * Messaggio pubblicitario con finalità esclusivamente promozionale. La simulazione tecnico-economica è stata calcolata a titolo esplicitamente esemplificativo, assumendo: il valore della producibilità dell impianto calcolata secondo la tabella UNI e con rendimento Bos al 75%; un costo medio dell energia elettrica pari a 0,15 Euro/kWh; un inclinazione dei pannelli pari a 30 gradi; un dimensionamento ideale della potenza dell impianto in base alla completa copertura del fabbisogno energetico; assenza di finanziamento bancario; il costo dell impianto è iva (10%) esclusa; i ricavi sono calcolati al lordo della tassazione prevista dall Agenzia dell entrate. Il ricavo totale annuo indicato nello schema è calcolato sommando il ricavo annuo derivato da Conto Energia e il mancato esborso dell energia elettrica. La tariffa riconosciuta dal Conto Energia indicata in questa simulazione è adeguata al 2009, ovvero con il decremento del 2% come indicato nel DM 06 febbraio 2006, modificato il 14/02/2007 in attuazione dell art.7 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n 387, e successive modifiche. LAVORA CON NOI: Vuoi diventare un professionista delle energie rinnovabili, collegati su multiutility.it, compila il form e inviaci i tuoi dati. Multiutility cerca Partner Commerciali (Rif. Pc) per la vendita di impianti fotovoltaici Pantheon 2 Pantheon espande la sua rete commerciale Cerchiamo nuovi consulenti sul territorio! Chiamaci allo oppure allo

3 10 Equinozio di settembre, la notte al giorno contende. Giovani e tempo libero Anche la Valpantena ha i suoi scout Da qualche anno è presente in Valpantena il gruppo scout Lessinia 1. Numerose le opportunità per i bambini e per i ragazzi di mettersi alla prova con l avventura e con l impegno sociale. Discipline artistiche Danza, musica e pittura da oltre 30 anni Il Centro di Educazione Artistica di Grezzana rappresenta per molti giovani veronesi un occasione per imparare l arte, la pittura, la musica, la danza, la recitazione. Solidarietà Festa dell Ospite per i 30 anni del C.R.A.L.O. Il circolo ricreativo autonomo dei lavoratori ospedalieri taglia un traguardo importante e organizza una grande festa insieme agli ospiti di Marzana Musica Sigma Band Orchestra Lo storico gruppo veronese ispirato alle musiche dei New Trolls, suonerà in un concerto, il 17 ottobre a Cerro, di fronte ai propri idoli: Vittorio de Scalzi e Nico di Palo. Football Americano Mattia Viviani, il gigante buono Un metro e novanta di altezza per cento dieci chili di peso. È una giovane promessa della palla ovale nazionale e noi siamo andati a conoscerlo Volley Una giornata da ricordare Le juniores del Magic Volley Marzana sono state ospiti delle campionesse di Serie A della Yamamay: emozioni uniche tutte da raccontare. Territorio a spicchi Eventi Calcio Ares: calcio e molto di più Da anni la società di via Pergolesi in Borgo Venezia è impegnata a 360 per costruire attorno ai propri atleti un mondo di conoscenza e cultura sportiva Parola mia. La cameretta più cameretta che ci sia. l'editoriale Cari lettori e care lettrici, ci avviciniamo alle porte dell autunno con in mano una nuova edizione di Pantheon. La decima. Un numero dal sapore particolarmente dolce per noi che abbiamo iniziato quest avventura nel maggio del 2008 sulle ali dell entusiasmo, ma con poche certezze in tasca. A distanza di un anno e mezzo iniziamo a vedere i primi risultati del lavoro fin qui svolto: il giornale sta diventando un punto di riferimento per le comunità di Valpantena e Lessinia, e non solo; riceviamo sempre più spesso (speriamo sempre in numero maggiore), segnalazioni, spunti, riflessioni, suggerimenti, critiche (costruttive) e anche qualche complimento che non guasta mai. Da quando abbiamo aperto la redazione di via Tavigliana 3, che verrà inaugurata ufficialmente sabato 26 settembre alle ore dal vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti (siete tutti invitati!), numerose sono le persone che vengono a trovarci e che desiderano conoscere la nostra realtà. Noi siamo ben lieti di accogliere chiunque desideri saperne di più del mondo Pantheon, che non è una scatola chiusa, una realtà fine a se stessa, ma uno spazio aperto in continua evoluzione, da condividere insieme a voi per cercare di trovare soluzioni, idee, pensieri positivi per il territorio. Ci rivolgiamo soprattutto ai giovani, ragazzi e ragazze, perché dotati di quella elasticità mentale che riesce a scardinare alcuni immobilismi culturali che spesso frenano la voglia di cambiare, di innovare. Senza dimenticare la saggezza e l esperienza delle persone più grandi che possono fare da timone per trovare nuove strade, nuovi orizzonti. Un giornale della gente e per la gente, dunque, che lasci messaggi positivi, di speranza e che racconti gli aspetti positivi della nostra realtà. Sono questi in sintesi gli obiettivi del magazine, che tra una stagione e l altra prosegue la sua marcia, cercando di arrivare sempre più lontano. Confidiamo sempre nel vostro prezioso aiuto: è sufficiente un passaparola, uno scambio di copie da famiglia a famiglia per far sì che Pantheon diventi ancor di più il nostro giornale. Matteo Scolari Show Room a Grezzana (Verona) Via Padovani 1 Info Pantheon 5

4 Piano Casa un rebus da risolvere Pensieri in (quasi) libertà intorno al tormentone dell'estate 2009, il Piano Casa. Schiacciati tra chi grida al disastro e chi al miracolo, anche Pantheon vuole dire la sua. Il Piano Casa, occupando le prime pagine delle testate giornalistiche nelle ultime settimane, ha suscitato critiche e, al contempo, approvazioni, opinioni varie, dubbi, perplessità, soddisfazione. Cerchiamo di fare un po' di luce sull'argomento riassumendone le linee guida; successivamente vedremo di fare alcune considerazioni. Il Piano Casa è una manovra dell'attuale Governo i cui effetti dovrebbero interessare più soggetti: dalle Regioni alle Amministrazioni Comunali, dalle imprese al singolo lavoratore, dalle famiglie alle giovani coppie; se volessimo fare una sintesi all'osso potremmo dire che il Piano prevede la costruzione di centomila nuovi alloggi in cinque anni; prevede inoltre la possibilità, a meno di una compromissione dell'estetica, di ampliare la volumetria della propria abitazione del venti per cento (condomini, abitazioni nei centri storici e edifici abusivi esclusi) o di aumentare del venti per cento la superficie coperta di un edificio ad altra destinazione. Sarà inoltre possibile demolire edifici con più di vent'anni sulle spalle (esclusi ovviamente gli edifici sottoposti a tutela) e ricostruire con una volumetria superiore del trenta per cento, a patto di assecondare standard di ecocompatibilità; nel caso si utilizzino tecniche di bioedilizia per la ricostruzione il tetto salirebbe al trentacinque per cento. Lo scopo principale, ci è stato detto, è quello di demolire, costruire o ampliare per far ripartire il settore edilizio in crisi. Dal punto di vista tecnico vengono introdotte importanti novità: aumenta il numero di interventi che possono essere realizzati senza dichiarazione e viene abolito il permesso di costruire, sostituito da una dichiarazione giurata del progettista. Il Piano prevede inoltre sanzioni alleggerite per i casi meno gravi di abusivismo e al contempo appesantite nei casi più gravi. È previsto che i Comuni possano decidere di scontare il contributo di costruzione o addirittura di cancellarlo nel caso di edifici costruiti con tecniche di bioedilizia. Secondo il Ministro delle Infrastrutture Matteoli parte così la realizzazione di un ambizioso piano di alloggi che avrà positive ripercussioni sociali e che amplierà l'offerta di lavoro nel settore delle imprese edilizie su tutto il territorio del Paese. Consiste in un insieme di interventi di edilizia residenziale pubblica, project financing, agevolazioni alle cooperative edilizie e un sistema integrato di fondi immobiliari, cui è devoluto uno stanziamento di 150 milioni di euro, che a regime si stima attrarrà investimenti per 3 miliardi di euro. Il tutto da attivare con la collaborazione anche finanziaria di Regioni ed Enti locali. Attenzione: l'urbanistica, secondo il titolo V della Costituzione Italiana è materia di competenza regionale. Di conseguenza il Piano ha validità solo dal momento in cui la Regione approva una specifica legge in materia. Da qui il dibattito delle ultime settimane: alcune Regioni sono d accordo, altre meno. Bene. Quanto sopra, è in soldoni il contenuto del Piano Casa. Cosa possiamo dedurne? Possiamo immaginare che, ad esempio, per una famiglia sarà possibile ampliare la propria villetta o casa a schiera e fare posto a un nuovo nato, alla nonna o a un figlio particolarmente casalingo. Possiamo immaginare che le aree definite PEEP dai Comuni presto saranno occupate da nuovi alloggi, parte dei quali saranno riservati, per esempio, a immigrati regolari in difficoltà economica. Pantheon non vuole unirsi all'esplosione di proteste e di aspre critiche giunte da mezza Italia; vorrebbe solo presentare i fatti e analizzare le ripercussioni del Piano sul nostro territorio e sui suoi abitanti: ma non possiamo fare a meno di mostrare alcune perplessità. È vero, l'edilizia è in crisi, si cerca di rimetterla in piedi. Ma costruire centomila nuovi alloggi, occupando nuovo terreno, è la soluzione? Lo è alla luce di tutti quegli alloggi sfitti e invenduti nelle nostre città? Chi ci assicura che tutti i nuovi insediamenti saranno dotati di servizi, trasporti e collegamenti che non li rendano quartieri dormitorio che si aggiungeranno a quelli già esistenti? I presunti criteri di edilizia ecocompatibile verranno rispettati? Sanzioni alleggerite per i casi meno gravi di abusivismo e appesantite nei casi più gravi: chi deciderà quali sono i casi meno gravi? Forse questo Piano Casa ci convince poco perché sappiamo che in Italia nessun limite è davvero invalicabile e nessuna regola è davvero rigida. Aumentare il numero di interventi che possono essere realizzati senza dichiarazione? Fa paura solo a pensarci; in Norvegia capiremmo, ma in Italia... New Town del Ventennio fascista Spieghiamo il significato di un termine di cui si è fatto uso in questi giorni, ovvero "new town": queste sono state, nel secondo Dopoguerra inglese, nuove città indipendenti dalle grandi metropoli esistenti; non espansioni, non periferie, ma veri e propri insediamenti ex-novo che vennero progettati secondo criteri di funzionalità, moderni e rivoluzionari per l'epoca; a dire il vero in Italia il concetto di new town venne forse applicato ancor prima, durante il Ventennio fascista, e nacquero le note Sabaudia, Littoria (ora Latina)... Ma sono passati ottant'anni, l'urbanizzazione non era quella di oggi, il territorio vergine ancora ampio. Forse, oggi, non abbiamo bisogno di new town indipendenti, ma di migliorare le nostre periferie, di fornirle di servizi, di sistemare gli alloggi, di creare infrastrutture capaci di renderle città e non dormitori troppe volte squallidi. Negli anni Trenta si bonificò l'agropontino: oggi abbiamo un gran bisogno di "bonificare" le nostre periferie. Operazioni di questo tipo non sarebbero un'opportunità per le imprese? Non sarebbero, inoltre, un importante investimento per il futuro? Dobbiamo imporci di ragionare in altezza: deve finire il tempo delle casette in Canadà, che occupano chilometri quadrati di territorio e i cui abitanti contribuiscono a intensificare il traffico provocato dai continui spostamenti verso e dalla città. Ci si concentri invece sugli edifici a più piani; si prenda ad esempio l'olanda e le sue periferie moderne dove il "condominio" è espressione di dinamicità e bellezza, dove si gioca con le forme e i colori e, proprio per questo, non si temono gli edifici ad alta densità. E che queste nuove residenze siano ben servite dai trasporti urbani, abbiano accesso al verde e ai servizi. E facciamo queste benedette metropolitane, sopraelevate o sotterranee che siano. Con questo non c'è già un bel po' di lavoro da dare alle imprese? Ma passiamo ad alcune considerazioni sulla situazione nel nostro territorio. Qualcuno di voi si sarà forse reso conto che le zone definite PEEP non vengono occupate da abitazioni definibili "popolari". Diciamo che anche nel ricco Veneto e nella ricchissima Verona spesso si fa un uso non corretto di queste aree. Alla luce del nuovo Piano Casa ci rendiamo maggiormente conto dell'importanza di questo problema e ci riporta al discorso che facevamo in precedenza: sarà necessario occupare nuove aree per i previsti alloggi perché quelle aree destinate a edilizia popolare sono mal sfruttate. Incredibilmente, aree che dovrebbero essere destinate alle giovani coppie o a chi ne ha veramente bisogno finiscono invece nelle mani di ricchi e facoltosi proprietari! Altro che alloggi popolari, compaiono ville di lusso, con gran profusione di marmi e giardino tutt'intorno, ben recintato. In Valpantena si arriva al paradosso per cui spesso abbiamo case non economico-popolari meno rifinite e ricche di quelle definite tali. Allora sono giustificate le nostre perplessità? Ognuno di questi appartamenti che, per quanto curati e funzionali, si credevano "decorosi ma modesti", porterà invece nuove macchine (e mica macchinette, intendiamoci...), quindi nuovo traffico, in una valle che sicuramente non è fatta per sostenerlo. E, come al solito, non sono previste nuove infrastrutture. Mancano scuole, sono scarsi i collegamenti pubblici con la città, mancano centri sportivi adeguati. Questa è modernità della ricca Verona? Pantheon 6 Pantheon 7

5 Ecco che il Piano Casa dovrà scontrarsi con la mentalità vigente: non c'è cultura del costruire, non c'è rispetto per il territorio, non c'è volontà di interessarsi a quello che sta oltre il proprio giardino; Pantheon ne ha già parlato, ma alla luce dei nuovi interventi previsti si sente di dover ribadire il concetto. Grandi cantieri in vista per Grezzana. È un caso emblematico: un comune che si definisce "città" (chiamare Grezzana con questo termine non può non creare un certo imbarazzo..) che però manca di un centro vero e proprio e che vogliono edificare come fosse una periferia cittadina; e che tra l'altro manca di collegamenti efficaci con la città, da cui dista neanche dieci chilometri, perché l'area urbana dei trasporti finisce a Marzana! Dove credete che lavorino quei nuovi abitanti che si insedieranno? A Grezzana? Forse un paio. Tutti gli altri dovranno riversarsi in città (intendiamo la "vera" città), provocheranno ulteriore traffico, smog, necessità di parcheggi. E i bambini dove andranno a scuola? Nel nostro territorio ci sono state aziende fallite perché non sono riuscite a vendere gli alloggi costruiti; dunque se ci sono alloggi invenduti, come dicevamo sopra, il problema forse non è farne altri. Forse il problema è riqualificare, creare le condizioni per cui questi alloggi siano venduti, creare le attività ricettive di cui necessita un comune per essere vissuto, anche nelle sue aree più periferiche, creare le scuole, non occupare le aree verdi dando valore alle periferie e creare spazi aperti che abbiano senso, che siano usufruibili. Questo non creerebbe lavoro e mercato per le imprese? Si parla spesso della necessità di un centro sportivo ben attrezzato che soddisfi tutta la Valpantena. Perché non dedicare dei contributi a questo tipo di progetti? Segue necessariamente una considerazione: troppo spesso i sindaci vogliono essere i re di un castello e, invece che collaborare con le altre amministrazioni del territorio per un progetto di comune interesse, preferiscono promuovere piccoli progetti insufficienti rispetto all'effettiva richiesta. Ogni Comune vuole essere una città, indipendente dalle altre realtà: non si ragiona in termini di territorio. Ma Valpantena e Lessinia non sono nomi che definiscono un unione convenzionale di Comuni, paesi e contrade, sono una realtà territoriale. Sembra che negli ultimi anni qualche amministrazione si stia però muovendo in questa direzione, riuscendo a coinvolgere i "vicini" in una discussione finalizzata a uno sviluppo comune. Approfittiamo quindi, e subito, di queste sinergie per ragionare insieme e non come entità isolate. Il Piano Casa ci costringe a familiarizzare con una visione globale del territorio o entro pochi anni non potremo che veder aumentate l'incoerenza e la superficialità di ciò che è stato fatto. Matteo Corvino matteo.corvino@giornalepantheon.it L'opinione: Il Professor Carlo Peraboni, Docente di Urbanistica presso il Politecnico di Milano, risponde alle nostre perplessità. Il Piano Casa, al momento della sua "applicazione", non potrà essere considerato molto più che una traccia, una linea guida. Infatti bisogna tener presente che, pur avendo molte regioni già approvato la legge di recepimento del Piano, i temi proposti dovranno dialogare con i PRG dei Comuni. Ad esempio nell'area lombarda, della quale ho maggiore esperienza, bisogna considerare che molti comuni, per non dire tutti, hanno già da tempo previsto interventi simili a quelli proposti dal Piano Casa. La mia opinione, ad ogni modo, è che non possiamo gridare al miracolo e non ho visto nessun imprenditore edile fare i salti di gioia: questi interventi male non faranno, ma sicuramente non cambieranno il volto della crisi. Si è parlato di riscontri economici in maniera che non potrei definire ottimistica, ma piuttosto irreale. Il maggior motivo di perplessità, dal mio punto di vista, viene dalla totale mancanza di riferimenti alla ristrutturazione urbanistica e con questo alla riqualificazione delle aree periferiche. Le conseguenze della disattenzione in questa direzione sono sempre gravi: il problema degli alloggi invenduti, che nell'area milanese riguarda spesso il nuovo, alloggi appena finiti che rimangono senza inquilini, è in parte dovuto alla disattenzione verso la dimensione urbana dei progetti, che provoca perdita di valore degli immobili conseguente alla mancanza di servizi, di trasporti, di verde... Oltre a questo c'è da confrontarsi con il problema della sovrabbondanza edilizia; semplicemente si costruisce più di quello che si vende. Va da sé, infine, che se non ci saranno i dovuti controlli sulla qualità edilizia dei nuovi interventi gli effetti saranno devastanti. Ma questa, come si suol dire, è tutta un'altra storia. Pantheon 8 Pantheon 9

6 Dodici passi per smettere di bere e aiutare gli altri alcolisti a dire basta IL METODO DI A.A. PER UNA NUOVA SOBRIETÀ DEL CORPO E DELLO SPIRITO Vincere la negazione del problema, partecipare a un gruppo dove si è tutti uguali, senza distinzioni di alcun tipo né pregiudizi, ascoltare le testimonianze di persone come te, riconoscersi nelle loro storie di vita e accorgersi di ciò che si è o che si è diventati. Così inizia il recupero possibile - di un alcolista. Ammettere di aver sbagliato nella vita è un gesto di grande umiltà. Ammettere di aver sbagliato perché si è alcolisti lo è ancor di più, ma è proprio questo uno dei primi passi da fare per uscire dal tunnel mortale dell alcolismo e per ritornare a riassaporare il gusto della vita. Una sera di agosto siamo stati ospiti del gruppo Alcolisti Anonimi Arcobaleno di Grezzana che insieme al gruppo Lessinia di Cerro costituisce da venticinque anni un punto di riferimento della nostra vallata per le persone che decidono di smettere di bere. All interno di una stanza piccola, ma accogliente, seduti attorno a un tavolo, abbiamo trovato contrariamente a quanto ci saremmo aspettati in un primo momento persone dallo sguardo sereno. Una serenità che traspariva dalla gentilezza con la quale ci hanno accolti e dalla tranquillità con la quale hanno iniziato a spiegarci cosa sia l associazione Alcolisti Anonimi e come sia avvenuta per loro una rottura con vecchi schemi comportamentali che li avevano condotti verso il baratro. L Associazione Alcolisti Anonimi Alcolisti Anonimi è un associazione di uomini e donne che mettono in comune la loro esperienza, forza e speranza al fine di risolvere il loro problema comune e di aiutare gli altri a recuperarsi dall alcolismo. L unico requisito per divenirne membri è desiderare di smettere di bere. Non vi sono quote o tasse per essere membri di A.A.; l autonomia è garantita da propri contributi. A.A. non è affiliata ad alcuna setta, confessione, idea politica, organizzazione o istituzione; non intende impegnarsi in alcuna controversia, né sostenere od opporsi ad alcuna causa. Lo scopo primario è rimanere sobri e aiutare altri alcolisti a raggiungere la sobrietà. «L alcol prende le interiora, distrugge la mente e l anima» racconta Piero, alcolista «Perdiamo i valori morali e civili che i nostri genitori ci hanno trasmesso. Non siamo più genitori, non siamo più padri o madri dei nostri figli, non siamo più mariti o mogli, non siamo più operai o lavoratori non siamo uomini per la società, la quale ci elimina perché con noi non si può avere una linea di condotta, non si può avere un dialogo, non si possono fare progetti.» «Noi abbiamo scelto un percorso di recupero fisico e spirituale scandito dai cosiddetti Dodici passi» prosegue «suggeriti per ritrovare un risveglio spirituale. Col programma di A.A. si viene a capire che Alcolisti Anonimi ti offre l opportunità di un nuovo stile di vita, ritorni a riappropriarti delle tue genialità e ritrovi la fiducia in te. Si ritorna ad essere uomini. Questo è possibile soltanto se si è pronti e convinti di affrontare un radicale cambiamento interiore. Partecipare alle riunioni percorrendo la via suggerita dai Dodici passi ci consente di rafforzare costantemente la nostra sobrietà e di trovare valori e stimoli positivi da sostituire a quelli precedenti». «Da noi non esistono presidenti, non c è nessuno che comanda, non ci sono medici che danno medicine (senza nulla togliere ovviamente al lavoro dei professionisti), ognuno A.A. una realtà internazionale Alcolisti anonimi (A.A.) nasce negli U.S.A nel 1935 dall incontro di un agente di borsa di Wall Street ed un medico chirurgo di Akron (Ohio), entrambi alcolisti, i quali si resero conto che condividendo le loro dolorose esperienze e aiutandosi a vicenda, riuscivano a mantenersi lontani dall alcol. L associazione è presente in 160 paesi nel mondo con più di cento mila gruppi e milioni di alcolisti recuperati; in Italia è attiva dal 1972 e si è rapidamente diffusa su tutto il territorio nazionale dove oggi conta circa 500 gruppi di cui 108 nella Regione del Veneto. A Verona e provincia ne abbiamo 23, dalla Lessinia, ai confini con Rovigo (Castagnaro), al lago di Garda, passando vicino alla provincia Vicenza. racconta la propria vicenda personale e nessun alcolista può dire ad un altro tu devi smettere di bere. Vogliamo vivere un giorno alla volta, siamo il popolo delle 24 ore. Lavoriamo sull oggi, viviamo serenamente la giornata e domani si vedrà, anche perché non siamo sicuri o pronti per affrontare progetti a lunga scadenza. Desiderare un nuovo stile di vita è un desiderio che si deve avere per sé stessi, non per gli altri, per la moglie, per i figli, per la fidanzata non si dà obbligo a nessuno di frequenza, ma la costanza, ripeto, aiuta. In genere chi si rivolge ad Alcolisti Anonimi è spinto dai familiari perché non si riconosce subito alcolista, ma tende piuttosto a considerarsi un forte bevitore; è cosciente di avere problemi con l alcol e in molti casi ha tentato (senza riuscirci) di smettere o di moderarsi nel bere, da solo e senza supporti esterni. A volte è all inizio del suo percorso alcolico ed è solo preoccupato, altre ha toccato il fondo ed è isolato e disperato.» «Ovviamente» conclude Pietro «è difficile che un cambiamento radicale come quello suggerito da Alcolisti Pantheon 10 Pantheon 11

7 Il metodo di A.A. A.A. ha inventato il metodo dei gruppi di aiuto: l alcolista che ha smesso di bere mantiene e consolida la propria sobrietà utilizzando la sua capacità di aiutare un altro alcolista ancora nel problema. In genere chi si rivolge ad Alcolisti Anonimi (di sua iniziativa o, più spesso, spinto da familiari, medici, psicologi, sacerdoti, servizi sociali o semplici amici) non si riconosce subito alcolista, ma tende piuttosto a considerarsi un forte bevitore; sa di avere problemi con l alcol e, in molti casi, ha tentato più volte senza riuscirci - di smettere o di moderarsi nel bere, da solo o con supporti esterni. Frequentando le riunioni di gruppo il nuovo arrivato si rende conto che quello che considerava un vizio da nascondere e negare spesso anche a se stesso è in realtà una malattia: si innesca un processo di identificazione che scatta automaticamente quando gli amici già sobri cominciano a parlargli delle loro esperienze di recupero: l alcolista inizia pian piano a incrinare quel muro di isolamento e diffidenza durissimo che si è creato intorno, a dubitare di avere anch egli seri problemi con l alcol e, infine, ad accettare l idea di farsi aiutare. Anonimi possa avvenire in tempi brevi, ma un intervento costante, un impegno personale e una forte motivazione rendono possibile anche l impensabile. Ci sono milioni di casi in tutto il mondo che testimoniano l utilità del metodo di A.A. Quando poi si raggiunge una stabile sobrietà, alla fine dei Dodici passi, si porta il messaggio a chi ne ha bisogno. Scatta il cosiddetto auto-aiuto, perché solo un alcolista può sapere cosa prova un altro alcolista. Il programma di A.A. dura tutta una vita, ma non è una montagna che ci portiamo dietro, perché si vive questa realtà serenamente.» Abbiamo pensato di riportare alcune testimonianze ascoltate quella sera perchè, meglio di altre parole, possono raccontare il mondo di A.A. Ricordiamo che esiste una grande letteratura in grado di spiegare in maniera esaustiva la filosofia di Alcolisti Anonimi. Il nostro articolo vuole solo aprire una porta e lasciare una speranza alle persone che si trovano in condizioni difficili e alle famiglie che insieme agli alcolisti soffrono, spesso in silenzio. Guido È possibile una vita senza alcol Frequentando da tanti anni il gruppo, testimonio il fatto che si può vivere senza bere alcolici. E si può anche ritrovare quel modo di relazionarsi con gli altri per cui non è più necessario giustificarsi se si rifiuta un bicchiere. Anzi, diventa quasi un piacere dire di no. Io ho impiegato due anni prima di tornare al bar del paese. C èra la solita bottiglia di Custoza e io, serenamente, dissi: Io questa non la bevo più. Quella volta c erano persone intelligenti che non hanno fatto domande, ma spesso capita che ti chiedano centinaia di volte perché non bevi più, e vogliono sapere in maniera quasi ossessiva la risposta. È curioso che tutti ti domandino perché non bevi, e nessuno ti chiede perché lo fai quando ti trovi in difficoltà. Bisogna avere la forza e il coraggio di dire ragazzi, io ho bevuto abbastanza. A me crea del problemi e ho una malattia inguaribile, progressiva e mortale. L alcolista racconta bugie a se stesso, prima o poi si guarda allo specchio e si rende conto di cosa sta facendo. Per calmare la coscienza alza il gomito e nell arco della giornata preferisce scegliere quelle direzioni che lo portano dove c è alcol. Il bicchiere è un sistema per dimenticare problemi personali che non sono dovuti all alcol, ma che diventano una conseguenza al consumo di alcol. Quando ci troviamo qui in A.A. abbiamo già superato il primo passo che è quello di accettare la nostra impotenza di fronte all alcol e proseguiamo col secondo affidandoci a un potere superiore, perché io non sono in grado da solo di risolvere il problema, abbiamo bisogno di un qualcosa o di qualcuno di più grande al quale poter affidare tutte le mie difficoltà. Smettere di bere è la condizione, non l obiettivo, per seguire il metodo di A.A. Senza pensare troppo al domani per trovare la serenità. Senza ansia, altrimenti il mio non essere sereno vuol dire prendere in mano il bicchiere. In tutti questi anni di sobrietà mi sono chiesto, anche perché te lo chiedono gli altri, come mai bevevo: mi sono dato una risposta. Non accettavo i difetti del mio carattere, mi dicevo che era storpiato, difettoso. Allora ho iniziato a lavorare sui miei difetti di carattere e pian piano sono rinato. Piero Il coraggio di comporre un numero di telefono Io ho iniziato presto, ero molto giovane, un ragazzino, forse perché il mio carattere era chiuso, sono sempre stato timido. L alcol mi dava quella forza che fuori non avevo, la forza di affrontare gli amici, i problemi. A 27 anni ho avuto il mio primo ricovero. Dopo le cure mediche per disintossicarmi ho ripreso a bere più di prima. Mi sono sposato, sono diventato padre, ma continuavo ad alzare il bicchiere. Secondo ricovero. Con la moglie non c ero più, così come con i figli. Terzo e ultimo ricovero, il punto di non ritorno. Un giovane medico, subentrato al mio dottore di base che era andato in pensione, mi allungò un bigliettino con su scritto il numero di A.A. Il mio incubo era di avere un domani senza alcol. Tenni il numero nel tesserino sanitario per quattro anni e continuai a bere. Finché una sera, aiutato da mia moglie, chiamai e mi presentai al gruppo e solo così ho potuto salvarmi. Ora, a distanza di anni, ho cambiato stile di vita, sono rinato. È stato un cammino lungo e sofferente, ma ho ritrovato fiducia in me stesso e nella famiglia. A.A. mi ha salvato la vita. Raffaele Il primo bicchiere quello da evitare Ci si accorge di essere alcolisti quando ci si sveglia la notte con i crampi, con i sudorini freddi e quando alla mattina la prima cosa che si deve fare è andare a bere. Qualsiasi cosa che sia alcolico, e più forte è, meglio è. Il mio unico I dodici Passi di A.A. 1. Abbiamo ammesso di essere impotenti di fronte all alcol e che le nostre vite erano divenute incontrollabili. 2. Siamo giunti a credere che un Potere più grande di noi potrebbe ricondurci alla ragione. 3. Abbiamo preso la decisione di affidare le nostre volontà e le nostre vite alla cura di Dio, come noi potremmo concepirlo. 4. Abbiamo fatto un inventario morale e profondo e senza paura di noi stessi. 5. Abbiamo ammesso di fronte a Dio, a noi stessi e a un altro essere umano, l esatta natura dei nostri torti. 6. Eravamo completamente pronti ad accettare che Dio eliminasse tutti questi difetti di carattere. 7. Gli abbiamo chiesto con umiltà di eliminare i nostri difetti. 8. Abbiamo fatto un elenco di tutte le persone cui abbiamo fatto del male e siamo diventati pronti a rimediare ai danni recati loro. 9. Abbiamo fatto ammenda verso tali persone, laddove possibile, tranne quando, così facendo, avremmo potuto recare danno a loro o ad altri. 10. Abbiamo continuato a fare il nostro inventario personale e, quando ci siamo trovati in torto, lo abbiamo subito ammesso. 11. Abbiamo cercato attraverso la preghiera e la meditazione di migliorare il nostro contatto cosciente con Dio, come noi potemmo concepirlo, pregandolo solo di farci conoscere la sua volontà nei nostri riguardi e di darci la forza di eseguirla. 12. Avendo ottenuto un risveglio spirituale come risultato di questi Passi, abbiamo cercato di portare questo messaggio agli alcolisti e di mettere in pratica questi principi in tutte le nostre attività. pensiero era quello di averne per la mattina. La sera impazzivo se sapevo di non avere il bicchiere dell alba. Ogni tanto provavo a smettere improvvisando dei momenti di astinenza. Al termine di dieci, quindici giorni, un mese, riprendevo bevendo quello che mi ero perso nei giorni precedenti. Dopo svariate prove, ho deciso di partecipare un incontro con A.A. non senza imbarazzo. Di quella sera mi rimane impressa una frase detta in gruppo: «È il primo bicchiere che bisogna evitare, perché è il primo che scatena una reazione compulsiva». Come il primo? Fino a quel momento avevo sempre pensato che fosse l ultimo, e invece se manca il primo, non c è il secondo, il terzo la mia è una malattia inguaribile, progressiva e mortale e devo accettare di essere sconfitto dall alcol. Se io riprendessi, non ripartirei da zero come quando ero giovane, ma dal punto in cui ho smesso. Io sono venuto qui perché lottavo con la mia coscienza che era sporca, mi sentivo una nullità. Paolo L alcol, una stampella pericolosa Ho cominciato 10 anni fa, in modo blando. La bevuta dopo lavoro, con gli amici, poi sempre di più fino ad arrivare a una situazione insostenibile. Avevo 50 anni. L alcol, in apparenza, ti rende onnipotente, ti dà quella stampella per essere più bravo, più bello degli altri, ti dà la giusta euforia per affrontare ogni situazione. In apparenza dicevo, perché ti accorgi un giorno, dopo una serata di festa con gli amici, che ti vien voglia di aprire una nuova bottiglia, anche se sei solo, anche se attorno a te non c è più nessuno, anche se per quella serata saresti già a posto. Questo è stato il mio primo campanello d allarme. Mia moglie mi ha consigliato di rivolgermi al medico, mi ero anche messo d impegno di essere astinente all inizio: col braccio non bevevo più, ma con la mente non riuscivo a smettere. Fino ad arrivare a chiamare A.A. una fatica a fare quella telefonata. Qui mi sono reso conto di essere un alcolista e della deriva che avevo raggiunto. La frequenza costante ai gruppi serve a ricordarmi sempre chi ero, in modo da evitare di ritornare al punto di partenza. Pantheon 12 Pantheon 13

8 Franco Il sollievo di sapere che qualcuno ti ascolta Sono arrivato all alcolismo pian piano senza accorgermene. Sono entrato in A.A. quando avevo già deciso di smettere. Una delle condizioni per far parte di Alcolisti Anonimi è desiderare di smetter di bere e io avevo toccato talmente il fondo che non cercavo altro. Entrando qui mi sono reso conto dei danni che fino a poco tempo prima avevo provocato in famiglia, con gli amici, con la gente. Nei rari momenti di sobrietà compilavo spesso il mio inventario di errori, però la mattina, dopo il primo bicchiere, dimenticavo i sensi di colpa e ritornavo nel buio più profondo. Dopo vari tentativi, tutti falliti, di riuscire a porre fine a questa grave situazione, sono andato dal medico. Ho deciso di prendere l Antambusa, un medicinale reagente che ti distrugge lo stomaco nel caso in cui farmaco e alcol vengano a contatto. È stata una scelta infelice e i motivi li ho capiti solo frequentando A.A. Il farmaco per un alcolista è un palliativo. Una persona deve smettere di bere con la testa e non solo col gomito. Prima di entrare in gruppo la prima volta, mi aspettavo un gruppo di ubriaconi che si raccontavano le loro storie e le loro disgrazie senza arrivare a nulla di concreto, e invece mi sono subito ricreduto. Mi hanno sconvolto la semplicità, l umiltà, il coraggio di persone come me di testimoniare frammenti di non vita. Dopo un po di tempo è toccato anche a me, ho trovato la forza di dire a qualcuno tutto ciò che avevo sempre nascosto. Il sollievo che ho provato e che sto provando mi sta facendo rinascere. Antonio La riscoperta di un vivere sereno Io ho cominciato tardi a bere, ma si sa che non c è età per scoprire di avere una malattia. Mia moglie per prima si è accorta del fatto che aumentassi progressivamente la quantità di bevute. E ogni volta che tornavo a casa ubriaco lei mi diceva: «Dimmi perché hai bevuto oggi. Dai la colpa al mondo intero, ma non ti rendi conto che non ci sono problemi che giustificano questo tuo comportamento.» Al tempo consumavo quasi esclusivamente super alcolici. I Gruppi di Valpantena e Lessinia Verona. Intergruppo Verona via Volturno 20/a Verona Tel tutti i giorni feriali dalle 9.00 alle aaintergruppovr@libero.it Grezzana. Gruppo A.A. Arcobaleno c/o Piccola Fraternità Valpantena, via Pozzo 24. Tel. Sede Riunioni martedì e venerdì dalle alle Cerro Veronese. Gruppo A.A. Lessinia Piazzetta Dante Alighieri (presso il teatro) Tel Sede Riunioni giovedì dalle ore alle ore Negli stessi orari, con modalità indipendenti da A.A., si riuniscono i gruppi famigliari degli alcolisti (AL - ANON). Ho deciso di entrare in A.A. per far contenta lei, la mia famiglia, i miei fratelli con i quali lavoravo. Primo errore. Io mi trovavo in una posizione estremamente diffidente rispetto alle persone che trovavo nel gruppo secondo errore -, che mi suggerivano di partecipare agli incontri, senza mai però impormi di smettere di bere. Il primo periodo è stato difficile, infatti ho peggiorato la situazione. Proprio frequentando, e solo grazie a questo, ho capito che la scelta di entrare in A.A. la dovevo prendere per me e non per gli altri. Solo così ne sono uscito e solo così le persone come me possono farcela: frequentare per un nuovo amore di sé stessi e non per far contente le persone che si hanno accanto. A casa non occorre dire che è otto dieci giorni, un mese, un anno o più che non si beve. Se ne accorgono da soli. Io sono rinato in A.A., rinato vecchio, ma rinato. Comando io adesso non l alcol. Non pensavo che smettendo potessi apprezzare certe cose: la semplicità di alcuni gesti, la bellezza di un rapporto sereno con le persone. Si impara a rispettarle e a vivere nella società in maniera attiva. Matteo Scolari matteo.scolari@giornalepantheon.it Preghiera della serenità Signore, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il Coraggio di cambiare quelle che posso, la Saggezza di conoscerne la differenza. Ci siamo trasferiti in Via Belviglieri, 50 Se non riesci a trovarci, chiamaci allo Intervista a Gaetano Morbioli «IL MIO SOGNO? VERONA CITTÀ DEL CINEMA» Il regista scaligero numero uno in Italia per la produzione di video musicali e commerciali racconta i suoi esordi, i suoi primi lavori, le tappe che hanno contrassegnato la sua carriera in costante ascesa e ci svela il suo grande sogno nel cassetto Da Tiziano Ferro a Laura Pausini, da Antonello Venditti a Biagio Antonacci, da Pino Daniele a Gigi D Alessio passando per Francesco Renga, Cesare Cremonini, Max Pezzali, J Ax, Gemelli Diversi, Sonohora, Francesco Tricarico, Giusy Ferreri, Anna Tatangelo, Neffa, Luca Carboni, Paolo Meneguzzi, Samuele Bersani la lista di nomi degli artisti per i quali ha lavorato, e sta lavorando, sembra davvero infinita. Gaetano Morbioli è attualmente il più attivo e più prolifico videomaker in Italia. Fondatore della casa di produzione Run Multimedia, il regista veronese (nato a Novaglie) unisce un abilissima ricerca della creatività a un innata propensione commerciale. Il risultato è un mix esplosivo fatto di successo e soddisfazioni. Gaetano, innanzitutto ti chiediamo: da piccolo, chi o cosa sognavi di diventare? Non ne ho idea. Anzi, ad essere sincero qualsiasi cosa uscisse dalla prospettiva di lavorare in campagna nonostante sia nato e cresciuto in Valpantena. L'obbiettivo era di trovare un altro impiego. Ho studiato all istituto professionale Giorgi di Verona, quindi nel settore meccanico: avrei potuto diventare un tecnico dell'industria insomma, qualsiasi cosa pur di non seguire la vita dei campi. Poi il destino mi ha dato quella incredibile occasione di essere pagato per guardare la televisione e quindi ho pensato che avrei potuto svolgere quel lavoro per tutta la vita. Molte persone ti avranno chiesto come hai iniziato la tua carriera di regista, noi vorremmo sapere come hai fatto essendo un veronese. La nostra città, nell'ambito della comunicazione audiovisiva e cinematografica, è considerata provinciale rispetto ad altre realtà come Roma o Milano. A dire la verità è stato tutto molto semplice. Durante i periodi estivi, tra un anno scolastico e l'altro, si cercava un lavoro per guadagnare qualche soldino. Un'estate ho lavorato come meccanico in un officina di Marzana, un estate in una ditta di traslochi e un'estate come aiuto operatore a Telenuovo. Mi è capitato di dover sostituire un ragazzo che si occupava dell'emissione dei programmi e del palinsesto televisivo giornaliero. Inizialmente mi sembrava una cosa difficile, ma poi ho imparato e mi sono accorto che mi piaceva come lavoro. Il mio compito era quello di controllare quello che veniva mandato in onda, quindi, in sostanza, dovevo guardare la tv. Il fatto che mi pagassero per questo era per me incredibile. Quando è avvenuto il salto di qualità professionale? Durante il servizio militare mi sono ritrovato in un ufficio di Bolzano in cui ci si occupava di comunicazione. Quasi per caso direi, perché la mia destinazione iniziale sarebbe stata Verona. In quell'ufficio facevo parte di una regia e mi era stato assegnato il compito di girare le riprese. Passavo le notti davanti al mixer per imparare le tecniche di montaggio e mi sono reso conto che mi piaceva molto. Dopo tre o quattro anni sono tornato nuovamente a Telenuovo per sostituire un regista e così ho iniziato a curare l allestimento del telegiornale. Mi ispiravo ai canali internazionali come la CNN o la NBC che arrivavano via satellite e che mi sembravano dei mostri sacri della comunicazione. Nel mio piccolo cercavo imitare le linee guida dei prodotti americani. E qualcosa di buono avevo fatto: la sigla del Tg di Telenuovo è ancora quella che ho prodotto io anni fa; lo studio televisivo con i monitor di sfondo è un'idea che ho portato io quando avevo vent'anni. Da lì piano piano, lavorando di sera, si è concretizzata un idea che al tempo era già stata abbozzata da altri: si chiamava Match Music. Ci sembra di ricordare che Match Music non ebbe grande successo all inizio Io e un mio amico dj avevamo ripreso in mano ciò che Partendo dalla vecchia sede di Viale Venezia verso Verona, girare a destra al 1 semaforo e proseguire per circa 1 km in Via Fiumicello e Via Belviglieri. Arrivati al supermercato PAM proseguire altri 100 m e ci troverete sulla destra. Verso Vicenza, al 2 semaforo (ESSO) svoltare settembre/ottobre a sinistra 2009 e poi la prima a sinistra (verso supermercato PAM). Pantheon 14

9 restava di quel primo esperimento nato e scomparso in fretta e lo avevamo trasformato in un progetto televisivo-musicale che in pochi mesi, grazie al boom delle discoteche, aveva assunto una diffusione nazionale. Per noi si trattava a tutti gli effetti di un'attività commerciale in quanto vendevamo le schede tv per le discoteche. Con l'arrivo di un altro paio di ragazzi, abbiamo creato una società che sarebbe poi diventata Tele+, e abbiamo inaugurato il primo canale televisivo di Sky. Ricordo che in un giorno abbiamo assunto 80 dipendenti per la rete musicale. Da lì, aggiungendo un tassello dopo l'altro, ho stabilito rapporti con le case discografiche con le quali collaboro ancora oggi. Che tipo di prodotto televisivo era il vostro? Noi facevamo televisione in un periodo in cui erano soprattutto i giovani a farla. La televisione prima utilizzava un altro formato e un altro metodo. Il nostro obiettivo era inventare una comunicazione meno ortodossa e più divertente. Questa filosofia ci è tornata utile anche in futuro. Oggi con la mia azienda siamo specializzati nel settore musicale, ma ogni tanto giriamo anche qualche spot pubblicitario e chi si rivolge a noi sa che proponiamo una comunicazione orientata ai giovani, perché il linguaggio pubblicitario, spesso, arriva più facilmente proprio a quella tipologia di pubblico. Oltre a essere stato un innovatore, devi essere anche un creativo per riuscire a trovare sempre nuove idee. Come definiresti la creatività? E poi, come si riesce a fare della creatività il proprio lavoro? La creatività per me è un istinto, ma si rafforza con le esperienze che fai e con le strade che decidi di percorrere nel corso della tua crescita professionale. Anche copiando sbagliando e imparando. Sicuramente la creatività ha bisogno di una gestazione lunga e deve essere sempre attinente al mercato. L'esperienza e il mercato ti cambiano: diventi elastico, veloce, dinamico. Esiste poi un altra componente che permette a una persona di utilizzare la propria creatività per farne il segreto del proprio successo: l'ambizione. È una componente che ti appartiene? Ai miei tempi, in Valpantena, la maggior parte dei ragazzi era destinata al lavoro della terra, questa è una cosa che non ho mai sopportato, perche credo che ci siano veramente tanti talenti inespressi. Questo voler emergere da un destino già in parte segnato, è stato un grosso stimolo per me, anche se amo la mia terra, ancora oggi vivo ai piedi di Novaglie, dove sono nato e cresciuto e dove coltivo i campi: quest estate, ad esempio, ho piantato un vigneto. Mi piace essere legato alle mie origini, ma è stato il volerne uscire che mi ha spinto a confrontarmi con altre realtà e ad arrivare dove sono adesso. Certo, non senza momenti di difficoltà o smarrimento. Gaetano, parlaci del tuo lavoro: come nasce e come si sviluppa l idea di un video? La musica e il testo forniscono un indirizzo abbastanza chiaro di cosa si andrà a sviluppare. Ogni regista ha il proprio metodo. Io seguo la regola di fare un video sulla musica e non il contrario. Noi lavoriamo per un prodotto commerciale e quindi già quello ci indica una strada. Poi con le nostre idee e quelle dell'artista si formulano delle proposte per circa una decina di giorni. Quando si è convinti si parte, si allestisce il set. Durante le registrazioni un'idea può anche cambiare, possono nascere nuovi spunti. Quando si è registrato tutto, come fase finale, si va al montaggio. È il momento più importante: il montaggio determina il gusto e il risultato finale. Quindi il girato e il montaggio sono importanti e lo scopo finale di un video musicale è far si che aumentino ancor di più le vendite di un disco. Abbiamo notato che per i tuoi video musicali utilizzi molte location veronesi. Anche qui in Valpantena e in Lessinia: la pineta di Santa Viola per l ultimo singolo di J Ax, Villa Melloni a Vendri per un pezzo storico dei Gemelli Diversi Sei innamorato della città e della tua vallata, oppure, semplicemente, si prestano bene a questa funzione? Abbiamo girato più di 300 video a Verona. Io sono convinto che esistano moltissime città nel mondo che sono sì bellissime, ma che vengono vendute bene a noi europei attraverso la comunicazione. Anche Verona, a mio avviso, è una capitale di bellezza per i suoi paesaggi, così variegati, e per la sua storicità. Perché essere esterofili quando abbiamo in casa location simili? E poi io sono veronese, un po di economia in città non fa mai male, si risparmia, e si creano linee di produzione che danno occupazione a molti ragazzi. Gaetano, il lavoro che ti ha dato maggiore soddisfazione? Rockpolitik del Lavorare con Adriano Celentano è stata una bellissima emozione. Rockpolitik è stato un programma televisivo visto da milioni di persone. Noi abbiamo curato tutta la comunicazione ed è stato un grande evento mediatico. Hai un desiderio ancora inespresso? Certo, ed è il salto più difficile da fare. Non tanto diventare regista di film, che a me non interessa molto. Vorrei piuttosto dar vita a una vera e propria industria filmica. Attualmente siamo azienda di servizi, quindi lavoriamo su richiesta. Il mio sogno sarebbe inventare una formula dove proprio Verona potesse diventare protagonista e non semplice comparsa come è successo per Giulietta e Romeo di questa estate. In quel caso la nostra città è stata usata. Fare industria cinematografica a Verona vorrebbe dire creare un mondo che non esiste. È una sfida durissima, ma se la città scaligera un tempo ha vinto con i marmi, con l agricoltura e con le scarpe, non vedo perché non possa riuscirci anche col cinema. L'ultima domanda: come immagini la comunicazione del futuro? Veloce. Super veloce. Utilizzando internet, utilizzando un computer, che è diventato la nostra finestra sul mondo. A mio avviso la rete è uno strumento con potenzialità enormi, anche se sarà difficile in mezzo a infinite proposte trovare qualcosa di veramente buono. In ogni caso i tempi cambiano e i ragazzini saranno quelli che ci insegneranno ad usare questo mezzo che in questi anni ci ha senza dubbio rivoluzionato la vita. Matteo Scolari matteo.scolari@giornalepantheon.it Francesca Mauli francesca.mauli@giornalepantheon.it Atelier Orlandi i m a g i n e e r s a s s o c i a t e s [dai creatori delle copertine di Pantheon] IMMAGINIAMO IL FUTURO DELLA VOSTRA COMUNICAZIONE NE VISIVA website: ~ info@atelierorlandi.com Atelier Orlandi ~ Via Nicolò Copernico, 8 ~ ~ Stallavena avena di Grezzana(VR) Telefono.: ~ Fax: Pantheon 16 Mobile: Pantheon 17

10 La storia di Andrea Conti UN FUORICLASSE DI SPORT E DI VITA Il campione di hand-bike di Cerro Veronese, Bronzo ai Mondiali di Milano nel 2007, è impegnato da anni in numerose campagne di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale. Porta la sua esperienza nelle scuole e spiega ai giovani, e non solo, i perché di una guida attenta e sicura. Quando si dice la volontà di non arrendersi. Era il 23 luglio 1988, un sabato d estate. Andrea, diciottenne, si stava recando con il motorino al campo sportivo di Cerro di cui era il custode. Amava lo sport ed era un giovane promettente della Paf Alitrans, la squadra di atletica del campione olimpico Gelindo Bordin. Non immaginava che quella sera la sua vita sarebbe improvvisamente cambiata. «A diciotto anni sono stato coinvolto in un incidente stradale» racconta con occhi lucidi e incredibilmente sereni Andrea. «Un auto in una curva a doppia esse ha invaso la mia corsia e mi ha centrato frontalmente. In seguito allo scontro ho riportato la lesione della settima vertebra cervicale perdendo l uso delle gambe e in parte anche delle mani.» Andrea Conti Pantheon 18 «Al tempo correvo con la Paf Alitrans» prosegue. «Nel mio palmares qualche campionato provinciale di corsa campestre e alcune vittorie in gare di montagna. Non mi consideravo certamente un atleta di punta, ero un gregario, se volessimo utilizzare il linguaggio ciclistico, ma avevo grandi speranze per il futuro, che di colpo sembravano cancellate per sempre.» Proprio lo sport ha rappresentato un ancora di salvezza per il giovane di Cerro, un motivo in più per continuare ad amare la vita. «È normale che di fronte a un cambiamento così brusco e radicale della propria esistenza» prosegue Conti «si attraversino momenti di forte disorientamento e angoscia, ma non ci si deve arrendere al destino. L attività sportiva ha significato per me una possibilità per ricominciare con una nuova vita. Già dopo i primi anni dall incidente ho iniziato a spostarmi su e giù da Cerro con una hand-bike, una bici speciale a mano, e nel 2002, io e cinque miei amici disabili abbiamo dato vita a un team, uno dei primi a Verona. Anima del progetto è stato un imprenditore sensibile, Piergiorgio Giambenini, di Pescantina, il quale si è dimostrato fin da subito vicino alla nostra causa e ci ha aiutati. L ultimo acquisto della squadra questa è una curiosità - è l ex pilota di Formula 1 Alex Zanardi, che partecipa alle gare insieme a noi quando è libero dai suoi numerosi impegni internazionali.» E così come correva veloce nelle corse campestri, anche con la sua specialissima bici a mano Andrea Conti ha dimostrato di essere un campione. Vincitore di numerose gare e di altrettanti campionati italiani, l atleta di Cerro nel 2007 a Parabiago (Milano) ha conquistato il Bronzo ai Mondiali. «Mi sono iscritto quasi per scherzo» confessa «perché il Campionato del Mondo a differenza di altre edizioni si svolgeva in Italia, a Milano, e la trasferta non era troppo impegnativa. Ai nastri di partenza si sono presentati 150 atleti provenienti da tutti i continenti, suddivisi in tre categorie. La mia è la A, quella che identifica persone che hanno disabilità derivanti dalla rottura di vertebre cervicali. La gara è stata emozionante, due francesi mi hanno anticipato, ma sono riuscito comunque a salire sul podio. Ho provato una bella emozione.» Oltre all impegno sportivo c è quello sociale. Andrea Conti, infatti, fin dai primissimi anni dopo l incidente si è dato da fare in prima persona per organizzare nelle scuole e nei teatri di tutta la provincia veronese serate e incontri di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale. Serata Icaro al teatro di Cerro «Ho sentito la necessità di far conoscere, di far capire alle persone quanto sia importante avere un attenzione massima alla guida per evitare rischi per sé e per gli altri. A volte non si pensa al fatto che le vittime della strada in Italia siano circa settemila ogni anno e che le persone che rimangono inferme o che subiscono danni permanenti sono più del doppio, circa quindicimila. È un argomento Andrea Conti ha ricevuto nel 1994 il Premio Bontà città di Verona, consegnatogli da don Bruno Fasani per la sensibilità, per il coraggio e per l impegno costante speso per sensibilizzare i giovani su una guida sicura e responsabile. Gli articoli che sono apparsi sui quotidiani nei giorni successivi hanno fatto sì che iniziasse uno scambio di lettere con una ragazza, che il 30 settembre 1995 sarebbe diventata sua moglie. Dal loro amore, nel 2002 è nata Veronica. (Qui nella foto con papà Andrea) scomodo da affrontare, che crea poco interesse tra la gente perché, in fondo, ci si sente dei super uomini e si pensa sempre che capiti solo agli altri. Non è così purtroppo.» «Fino a vent anni fa circolavano meno veicoli sulle strade, c erano meno pericoli.» prosegue Conti «Oggi le auto sono più sicure, ma sono aumentate anche le possibilità di distrazione alla guida, faccio riferimento al cellulare, al navigatore, al computer di bordo. Per non parlare poi delle persone che si mettono alla guida con uno stato fisico e mentale alterato da droghe o alcolici.» In occasione della 1^ Festa d Estate di Cerro, lo scorso luglio, insieme a rappresentanti di Carabinieri, Polizia municipale, Polizia provinciale, Vigili del fuoco, Suem 118 e Croce Verde Lessinia, Andrea Conti ha presenziato come testimonial a una tappa del progetto itinerante Icaro per la sicurezza stradale promosso a livello nazionale da Polizia Stradale e dai Ministeri dei Trasporti, Infrastrutture e Istruzione. Il teatro parrocchiale del paese ha ospitato in due serate dibattiti con esperti, medici, ufficiali delle Forze dell Ordine, volontari dei mezzi di soccorso. «In teatro, così come nelle scuole dove andiamo, si affrontano numerose tematiche legate alla sicurezza stradale e vengono proiettate delle immagini e dei video girati dalle pattuglie della Polizia che per prime arrivano sul luogo dell incidente. Sono frammenti duri, sia da vedere che da accettare, ma è la realtà, è quello che accade. La platea spesso si chiude in un attonito silenzio.» Sul piazzale Alferia, durante la Festa d Estate sono stati Forza forza Forza forza te disea la gente quando corendo par la strada a gran voce la te incitava. 'Desso più forte de ti va anca un bogon e dentro de ti resta solo rabia e un grosso magon. Gh'é ancora qualche amigo che vien a catarte, o qualcheduni se ferma sinque minuti a parlarte, ma dopo resta solo el to cagneto che te tira i cordoni de le scarpe come par dirte: "dai! alzate da sta carega e nemo a saltar insieme come faseimo ogni sera". In meso a sto nero però gh'é el "Signor", che da l'alto el te guarda col so amor, e anca se gh'é la nebia con "Lu" gh'é sempre seren, perchè un vero papà, a so fiol, el ghe vol sempre ben. Andrea Conti allestiti anche dei mini percorsi per i più piccoli. Seguendo con la bicicletta il tracciato delimitato da birilli i bambini hanno avuto modo di conoscere la segnaletica verticale e orizzontale con l aiuto degli ufficiali della Polizia che alla fine della giornata hanno rilasciato a tutti i ragazzi un attestato di partecipazione. «È proprio dai più piccoli» conclude Andrea Conti «che dobbiamo partire per far crescere una società attenta e sensibile a una nuova cultura stradale.» Matteo Scolari matteo.scolari@giornalepantheon.it Un bicicletta davvero particolare Il termine inglese hand-bike significa letteralmente bici a mano. È un mezzo a tre ruote dove il guidatore è disposto in posizione seduta e pedala per mezzo delle braccia, anziché utilizzare i piedi. «Ho una hand-bike particolare» precisa Andrea «poiché, non potendo utilizzare le mani per la spinta, insieme a dei ragazzi di Ponton di Domegliara che costruivano già telai per biciclette da corsa e da mountain bike, abbiamo studiato una protesi che a C che compensa il mio deficit: in pratica sposto la forza di spinta dal palmo della mano al polso. Altra modifica : per salire o scendere autonomamente dal mezzo abbiamo inserito un sedile che si alza o si abbassa grazie a un pistone idraulico. Dalla carrozzina passo sul sedile della hand-bike che scende fino a venti centimetri da terra, così posso avere un baricentro più basso e guadagnare velocità. C è poi un sistema che mi permette di cambiare col mento, ci sono due leve per 27 rapporti come le bici da corsa. Per rallentare utilizzo un sistema di freno a contropedale.» Associazione Culturale "Contrada dei Miracoli" di Cerro Veronese organizza per l'anno scolastico : LESSINIARTE MUSICA Corsi di pianoforte, chitarra classica, chitarra elettrica, batteria, percussioni, sassofono, flauto, viola, violino, teoria e solfeggio, canto. LESSINIARTE DANZA Corsi di danza hip pop e classica. I corsi sono aperti a tutti i bambini/e e ragazzi/e dai 5 anni in poi. Info e iscrizioni presso la biblioteca comunale mercoledì : giovedì ; sabato tel

11 Grande partecipazione alla vigilia di Ferragosto ad Azzago A SANTA VIOLA UNA FESTA DAVVERO Alla festa «InSuperAbile», organizzata dal Comitato festeggiamenti, nell ambito della Festa Grande di S.Viola, a cui erano presenti il vescovo monsignor Giuseppe Zenti, il parroco di Grezzana, monsignor Ottavio Birtele, fondatore della Piccola Fraternità Lessinia e della Piccola Fraternità Valpantena, il vicario don Gianni Venturini e i parroci della Lessinia, c è stata una grande partecipazione di diversamente abili, volontari, famigliari e normodotati. L iniziativa promossa dal Comitato festeggiamenti di Azzago, è partita nel 2003 anno europeo del disabile ed è diventata, in questi sette anni, il fiore all occhiello della Festa di S.Viola, una grande festa per molti disabili della provincia e un momento di sollievo per le loro famiglie, incoraggiate dalle parole del vescovo, dei sacerdoti e, soprattutto, dal contatto con i volontari, con gli amici e con le altre famiglie. Secondo Don Roberto Visentini, cappellano dell Unitalsi, «queste feste sono un antidoto alla solitudine, grande problema dei disabili, dei malati e delle loro famiglie e contribuiscono a creare nuovi ponti verso l esterno e a rafforzare le amicizie». Il vescovo Monsignor Giuseppe Zenti ha definito tutti i presenti, circa un migliaio di persone, nella inconsueta chiesa (allestita sul palco della festa), «testimoni di un popolo in cammino» e riferendosi ai genitori con i figli diversamente abili, ha aggiunto con grande forza «è un dovere sacrosanto della politica e delle istituzioni mettere al primo posto le famiglie in difficoltà, garantire loro una buona vita». Mentre Luigi Gelmini, presidente regionale dell Unione Italiana Ciechi ha definito queste feste «momenti che ci aiutano a crescere» aggiungendo «Quando usciamo da qui troviamo barriere di ogni tipo, soprattutto psicologiche. La nostra dignità è uguale a quella dei normodotati, quindi facciamo squadra: insieme cammineremo meglio». «INSUPERABILE» Va sottolineato che, per fortuna anche in Italia, il mondo dei diversamente abili non è più, come negli anni Settanta e Ottanta, sommerso e ignorato. In questi anni, incontriamo spesso negli uffici pubblici e privati, giovani e persone con disabilità che compiono il loro lavoro con precisione, non facendo pesare sui colleghi la loro particolare situazione. Li incontriamo per strada, la tecnologia li aiuta, anche se, purtroppo, nelle nostre città non c è ancora abbastanza attenzione nell eliminare le barriere architettoniche, nonostante ci siano leggi a riguardo. Concordiamo con il vescovo Zenti, che in un passaggio dell omelia, ha sottolineato «Tutti abbiamo dei disagi che possono essere, fisici, psicologici, di relazione e quindi tutti abbiamo bisogno dell altro», quindi dobbiamo imparare a prestare attenzione alle persone e a sfatare qualsiasi pregiudizio. Ritornando alla festa InSuperAbile edizione 2009, iniziata con la messa concelebrata dal Vescovo Zenti e da tutti i sacerdoti presenti, precisiamo che ha ottenuto il plauso dei presidenti delle Piccole Fraternità Valpantena e Lessinia e delle autorità presenti: l assessore Graziano Fusini per il comune di Grezzana, Stefano Marcolini assessore della Provincia e sindaco di Roverè, Luca Scala sindaco di Cerro e il dottor Ivano Massella per l Ulss20 e l apprezzamento dell assessore regionale ai servizi sociali Stefano Valdegamberi che ha detto la «festa di S.Viola è Grande perché è la festa di tutti e non dimentica chi ne ha più bisogno». È seguito il ringraziamento caloroso del presidente del Comitato Alfonso Antonini e del parroco di Azzago don Giuliano Tosi a tutti i partecipanti e all intero staff della Festa Grande di S.Viola (150 i volontari impegnati) e a Santa Viola per la splendida giornata, proseguita con il pranzo, i giochi, con i clown dell Associazione Ridoridò, e la musica. Alessandra Scolari Intervista con l assessore regionale Valdegamberi «SERVE PIÙ SOLIDARIETÀ TRA STATO E COMUNITÀ» Alla festa InSuperAbile, sulle verdi colline del Monte Santa Viola, abbiamo incontrato l assessore regionale alle Politiche Sociali Stefano Valdegamberi che, gentilmente, ci ha rilasciato alcune dichiarazioni. Cappellino azzurro in testa e tuta da ginnastica blu. Lontano dagli appuntamenti formali di lavoro che lo vedono immancabile in giacca e cravatta, l assessore regionale alle Politiche Sociali Stefano Valdegamberi il 14 agosto ha partecipato insieme alla famiglia alla Festa Insuperabile sul monte di Santa Viola. Un appuntamento al quale non ha voluto mancare, a testimonianza di una particolare sensibilità nei confronti del mondo dei diversamente abili. Assessore Valdegamberi, lei pensa che appuntamenti come quello di oggi servano a ricordare un senso di comune solidarietà fra la gente che oggigiorno sembra affievolirsi sempre di più? Noi tutti, nella nostra quotidianità, abbiamo il dovere di stabilire rapporti di comunità e quindi di solidarietà tra le persone. Viviamo in una società che si è arricchita oltremodo, che si è individualizzata in maniera talvolta esasperata, che è stata suddivisa in categorie. Abbiamo creato gli spazi per gli anziani (le case di riposo), i luoghi per i giovani, quelli per i disabili, dimenticandoci, ad esempio, di un modello caro alle persone della mia generazione: quello delle prime famiglie venete, contadine, dove l anziano, il giovane, il disabile, l ammalato coabitavano e condividevano spazi e sentimenti comuni. Le feste grandi (grandi perché di tutti), come la Festa In- SuperAbile, ci aiutano a recuperare quel senso di comunità che unisce e fortifica: abbiamo bisogno di Assessore Stefano Valdegamberi questi momenti di unione, di condivisione, di altruismo, perché anche la sfide che stiamo lanciando al futuro passano attraverso il recupero di questi valori. Lei parla di sfide future. Fa riferimento anche al Welfare, allo stato sociale, materia che le compete? Certamente. Coloro che pensano che sarà sufficiente lo Stato a garantire prestazioni, assicurazioni e assistenza per prossimi anni, cadono in errore. Noi non possiamo pensare di delegare tutto allo Stato sociale. Il Welfare deve avere uno stretto rapporto di complicità con la famiglia. Le spiego meglio: una volta se un nucleo famigliare si trovava in difficoltà per qualsiasi motivo, le famiglie vicine erano pronte ad aiutarlo con gesti di solidarietà. È assurdo che oggigiorno a portare la spesa a un anziano che vive da solo sia una cooperativa, quando questa assistenza potrebbe essere fornita gratuitamente da un vicino di casa. Sono piccoli gesti quotidiani che devono essere reintegrati in una cultura della solidarietà. È un esempio per farle capire come un sistema di servizi garantiti dallo Stato sia sì necessario, ma non eterno né tanto meno inesauribile. Deve essere piuttosto supportato da un contesto in cui ogni persona pone attenzione verso chi ne ha più bisogno o verso chi si trova in una posizione svantaggiata. Una delle sfide del futuro, dunque, sarà trovare un nuovo sistema di Welfare dove la comunità si trova in piena sintonia con lo Stato, e viceversa. Assessore, un ultima domanda: cosa pensa delle decine di volontari che ci sono qui oggi a Santa Viola e dei milioni che esistono in tutto il mondo in diversi contesti sociali? Apprezzo moltissimo il mondo del volontariato che costituisce un valore immenso per la comunità e che non dovrebbe, allo stesso tempo, essere una vocazione per pochi eletti. Sarebbe opportuno che ognuno di noi avesse dentro di sé uno sguardo verso l altro. Osservo sempre con ammirazione i ragazzi che si vestono di questi valori e che vivono le giornate sorretti da principi morali che li portano a concepire la vita come uno spazio da condividere con gli altri e per gli altri. Matteo Scolari matteo.scolari@giornalepantheon.it Mattia Zuanni mattia.zuanni@giornalepantheon.it Il vescovo di Verona settembre/ottobre Mons. Giuseppe 2009Zenti Pantheon Pantheon 21 20

12 Un mondo più ergonomico Sicurezza e salute in ambiente domestico e lavorativo. Da alcuni anni è nato un master che forma persone che si occupano di ergonomia. Il dott. Plinio Menegalli, medico del lavoro, ci spiega di cosa si tratta. ne secondo il vocabolario della lingua italiana. Il termine ergonomia deriva dalle parole greche ergon (lavoro) e nomos (regola, legge). L ergonomia, secondo la I.E.A. (International Ergonomics Association), è quella scienza che si occupa dell interazione tra gli elementi di un sistema (umani e d altro tipo) e la funzione per cui vengono progettati (nonché la teoria, i principi, i dati e i metodi che vengono applicati nella progettazione), allo scopo di migliorare la soddisfazione dell utente e l insieme delle prestazioni del sistema. L ergonomia è una disciplina piuttosto recente. Nasce a partire dalla Seconda Guerra Mondiale continua a spiegarci Menegalli - quando le finalità erano prettamente belliche, ovvero, quando all ergonomo veniva richiesto di progettare le postazioni di aerei e di carri armati. A partire dagli anni 50 venne trasportata all ambito civile, sia in campo lavorativo che domestico. L iter che ogni ergonomo deve affrontare è composto da quattro passaggi successivi al conseguimento di una laurea in uno qualsiasi dei seguenti indirizzi: ingegneria, architettura, medicina, scienze biologiche o sociali (psicologia del lavoro o sociologia). Dopo il conseguimento di una delle suddette lauree, la fase successiva sarà quella di intraprendere un master con il successivo tirocinio di due anni. Infine, il riconoscimento a livello europeo e dalla Associazione Italiana Ergonomia (A.I.E.) del titolo di ergonomo. Non sono molte ancora le città che hanno attivo questo master, qui in Italia si trovano soltanto a Bologna, Torino e Roma. Il campo di indagine è suddiviso in due grandi aree tematiche: ergonomia di processo ed ergonomia di prodotto. Nel primo caso l attenzione è rivolta alla postazione di lavoro, in generale all organizzazione del lavoro, nel secondo caso a specifici articoli (sedie, maniglie, poltrone etc), al design e alla praticità di utilizzo. Per meglio comprendere, abbiamo chiesto al dottor Menegalli quali sono le casistiche in cui l ergonomia può dare il proprio contributo: Organizzazione dello spazio di lavoro; applicazioni ergonomiche in lavori d ufficio e catene di montaggio; miglioramento della comunicazione verbale e via software; creazione di opportuna segnaletica stradale; progettazione di strutture atte alla convivenza pratica con persone disabili in ambito lavorativo; miglioramento dei ritmi di lavoro. Qual è il fine cui l ergonomia punta? È quello di creare un posto in cui si possa lavorare in modo migliore, aumentando nello stesso tempo efficienza e produttività. Ciò comporta la diminuzione di assenteismo dovuto a cause di diversa tipologia, l aumento della qualità del prodotto e del servizio, una migliore comunicazione e cooperazione interna; rinnova l immagine produttiva di un azienda e, infine, diminuisce la percentuale di errori. Viceversa, la mancanza di soluzioni ergonomiche porta, ad esempio, a situazioni patologiche da sovraccarico degli arti superiori, posture incongrue, stress lavorativo e patologie multifattoriali. Il servizio, in Italia, è richiesto prevalentemente dalle grandi aziende, ma le prospettive future (il futuro è il vero La sicurezza nei posti di lavoro è sempre più importante ed è un dato di fatto che ogni azienda vi ponga attenzione, non soltanto in grandi ambienti lavorativi, ma anche nelle piccole e medie attività d impresa. Da alcuni anni è nato un master che forma persone preparate ad assolvere questo compito, le cui competenze spaziano su molteplici campi applicativi. Dott. Plinio Menegalli La figura di cui stiamo parlando è quella dell ergonomo e la disciplina che lo vede coinvolto, in termini generali, prende il nome di Ergonomia. Il dottor Plinio Menegalli è stato medico del lavoro per ventitrè anni, ha collaborato con l Università di Bologna ed è stato consulente di alcune grandi aziende nazionali. Da circa due anni si occupa di questa disciplina e della preparazione di corsi e attività apposite. Non si può definire l ergonomia una scienza comincia a introdurre l argomento il dottor Menegalli - ma una disciplina che può essere approfondita come master post universitario. Il campo d indagine è vasto e l approccio multi - disciplinare. Questa particolare disciplina si occupa soprattutto di problemi relativi al lavoro umano, all organizzazione e alla postura in ambiente lavorativo. Per comprendere meglio ciò di cui stiamo parlando è meglio risalire al significato etimologico del termine Ergonomia e alla sua definizio- obiettivo di questa disciplina) è quello di conquistare anche situazioni lavorative più piccole. È comunque inevitabile che la consulenza degli ergonomi o di chi si occupa di sicurezza in ambito lavorativo venga sempre più ascoltata: la legge, in primo luogo, impone determinati standard, ad esempio la legge 626, in particolare il decreto 81 che la sostituisce, chiedono al datore di lavoro di garantire condizioni ergonomiche al lavoratore; in secondo luogo, viste le conseguenze dello scorso aprile in Abruzzo, confidiamo fermamente che le soluzioni di ergonomi ed affini possano prevenire danni di tale portata nel prossimo futuro. Francesco Turlon francesco.turlon@giornalepantheon.it Pantheon 23

13 Si attiverebbe in caso di forte calamità in più Comuni della Lessinia BOSCO CHIESANUOVA SEDE C.O.M. La Prefettura di Verona ha scelto Bosco Chiesanuova come Centro Operativo Misto (C.O.M.) della Protezione Civile per la zona della Lessinia centrale. Qui sorgerebbe il centro nevralgico delle operazioni e da qui partirebbero tutte le direttive per le squadre di volontari. Abbiamo ancora negli occhi le terribili immagini del devastante terremoto dell Abruzzo, o delle fiamme alte decine di metri degli incendi che anche questa estate, come ogni estate, si sono portati via nel nostro paese migliaia di ettari di boschi e di macchia mediterranea. Fortunatamente eventi calamitosi di così grossa entità e tali da coinvolgere o interessare più comuni del nostro territorio non ne sono accaduti, almeno negli ultimi decenni. Qualche incendio boschivo, qualche smottamento del terreno o qualche disagio dovuto alla neve, alla grandine o ad altre avversità meteorologiche. Nulla più. Si tratta quasi sempre fenomeni di piccola o media portata, facilmente gestibili dai Vigili del Fuoco, dalle Forze dell Ordine, aiutati dai gruppi di Protezione Civile locali affiliati all A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini), o da quelli comunali. Squadra Antincendio Protezione Civile di Bosco Chiesanuova Ma, ci siamo mai chiesti, cosa accadrebbe nel caso in cui si verificasse una situazione di grave pericolo per la popolazione, che si sviluppasse o interessasse i nostri territori, da Grezzana, passando da Cerro, Bosco, Roverè fino ad arrivare a Erbezzo? In questo caso verrebbe attivato dalla Prefettura di Verona il C.O.M., ovvero il Centro Operativo Misto che, per la Lessinia centrale, ha sede nel Comune di Bosco Chiesanuova. Il C.O.M. - al quale tutti i gruppi locali di volontariato della Protezione Civile farebbero riferimento - avrebbe diversi compiti, tra i quali fornire tutte le possibili informazioni e ogni forma di collaborazione, anche amministrativa, ai Sindaci e alle comunità locali mantenendosi in permanente contatto con il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS) e con la sala operativa della Prefettura, oppure assicurare la distribuzione dei soccorsi, l assegnazione dei ricoveri e ogni altro intervento assistenziale alle popolazioni in difficoltà. Ma il C.O.M. avrebbe anche il compito di gestire l attività di soccorso tecnico e di ripristino dei servizi, di sovrintendere all ordine pubblico locale, di vigilare sul trasporto e sulla consegna dei viveri, dei medicinali, delle attrezzature e dei materiali del C.C.S. ai singoli comuni e alle U.A.E. (Unità Assistenziali di Emergenza). «In caso di calamità naturale estesa su più Comuni della Lessinia centrale (almeno due, ndr)» spiega Elideo Attrezzi, presidente della Protezione Civile comunale di Bosco Chiesanuova «Bosco diverrebbe il centro di coordinamento per le varie operazioni di intervento.» «Essere sede del Centro Operativo Misto è un incarico di grande responsabilità» prosegue Attrezzi «ma al contempo un privilegio. Questo ruolo ci è stato assegnato dalla Prefettura di Verona un paio d anni fa: valutati alcuni parametri geografici, logistici e gestionali, la commissione prefettizia ha stabilito che il nostro paese potesse avere tutti quei requisiti necessari per l assegnazione del C.O.M. Con orgoglio portiamo avanti questo onere, anche se finora (per fortuna) non vi è mai stato il bisogno di testarlo.» «Infatti» continua il presidente «le operazioni più difficoltose eseguite negli ultimi anni sono state interne al nostro comune. Ricordiamo, ad esempio, un incendio in località Piccola Mantova, dopo il Palaghiaccio, dove siamo riusciti a domare le fiamme autonomamente senza l intervento dei Vigili del Fuoco; oppure dopo dei forti temporali siamo stati chiamati dal sindaco a liberare le strade da piante sradicate o altro materiale che aveva invaso le carreggiate. In estate presidiamo quasi tutti gli eventi, le feste, le sagre di Bosco e offriamo assistenza ai turisti. Capita anche in inverno a San Giorgio.» Tornando al C.O.M., dove verrebbe allestito il centro operativo? «Verrebbe utilizzata la nostra attuale sede» spiega Mario Bombieri, vicepresidente della Protezione Civile di Bosco «che si trova presso le ex scuole del paese, tra la chiesa e il palaghiaccio. Cos è la Protezione Civile? Con le parole "protezione civile" si intendono tutte le attività e le strutture predisposte dallo Stato al fine di tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi. Questa ubicazione rispetta le caratteristiche di una sede C.O.M. che prevede una struttura possibilmente baricentrica rispetto ai comuni coordinati e localizzata in edificio non vulnerabile, con una sala per riunioni di 80/100m2, 3-4 sale per funzioni di supporto, una sala per le relazioni con il pubblico e una sala per le telecomunicazioni. Tali strutture dovrebbero essere dotate di un piazzale attiguo che abbia dimensioni sufficienti ad accogliere mezzi di soccorso e quant'altro occorra in situazioni d'emergenza (nel nostro caso il piazzale utilizzato è quello del cimitero); in caso di grandi calamità, il campo sportivo del paese verrebbe predisposto per le tendopoli.» Come si diventa volontari della Protezione Civile? In che modo ci si prepara per far fronte a eventuali situazioni di pericolo? «Per diventare un volontario» spiega Bombieri «non bisogna essere dei supereroi anzi, è sufficiente un po di buona volontà e la frequenza a un corso base (che spazia dal Primo Soccorso fino all orientamento nei boschi) che si Gruppo Protezione Civile di Bosco Pantheon 24 Pantheon 25 I corsi a disposizione dei volontari della Protezione civile: - Corso base (obbligatorio); - Corso antincendio boschivo; - Corso evacuazione; - Corso pericolo alluvioni; - Corso d orientamento e di lettura mappe; - Corso di guida sicura; - Corso d emergenza ferroviaria. certifica con il conseguimento dell attestato». «Oggi» conclude il vicepresidente «nel gruppo di Bosco siamo circa in 25 persone di cui però solo 15 operative in quanto, con le nuove predisposizioni, coloro che hanno più di 60 anni non possono essere impiegati in operazioni sul territorio; sono comunque di grande aiuto per noi perché, grazie alla loro esperienza, la nostra realtà funziona a meraviglia. Invitiamo i giovani del territorio ad avvicinarsi al corpo di Protezione Civile locale, anche solo per qualche informazione. È fondamentale che ci sia sempre un ricambio generazionale.» Anche la Provincia di Verona ha attuato negli ultimi anni un programma di accostamento alla realtà della Protezione Civile all interno delle scuole medie per sensibilizzare i più giovani. Saranno loro i volontari e i tutori del territorio futuri. Per informazioni: Mattia Zuanni mattia.zuanni@giornalepantheon.it

14 Innoval è un associazione economico-imprenditoriale che riunisce al suo interno oltre 50 aziende di diversa tipologia produttiva, comprese e/o con origine nei territori della Valpantena e della Lessinia. MISSION Sabato 26 settembre ore c/o via Tavigliana 3 Grezzana (VR) INAUGURAZIONE NUOVA SEDE INNOVAL sarà il vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti a ufficializzare il taglio del nastro a seguire alle ore CARITAS IN VERITATE di Papa Benedetto XVI Rapporto tra crisi economica e la dottrina sociale della Chiesa. I consigli del vescovo mons. Giuseppe Zenti agli imprenditori in questo momento di crisi. Il convegno si terrà nella sala conferenze di Just Italia in via Cologne 12 - Grezzana Parterciperanno autorità politiche, rappresentanti delle categorie economiche e imprenditoriali, dei cittadini e dei media. Concorrere allo sviluppo economico e sociale del territorio promuovendo l'attività delle imprese e degli operatori economici in genere e favorire la crescita del bene comune, del benessere e della solidarietà tra le persone. Obiettivi primari dell associazione Infrastrutture sul territorio: Passante nord (Traforo delle Torricelle). Prolungamento della Strada Provinciale 6 dei Lessini. Collegamento internet veloce ADSL nell alta Valpantena e in Lessinia. Programma 2009/2010: «I giovani per una nuova economia» Scuola di Impresa. Da novembre 2009 ad aprile 2010 verranno organizzati corsi di formazione per i giovani imprenditori. Borse di studio. Agli studenti che prepareranno la propria tesi di laurea su tematiche legate allo sviluppo e all evoluzione dei territori della Valpantena e della Lessinia. Ciclo CreativaMente. Seminari, workshop, convegni e testimonianze con i campioni della creatività, del design, dello stile. Premio speciale Innoval. A un imprenditore del territorio che si è distinto per le sue capacità manageriali e di sviluppo aziendale. Innoval Innovazione Valpantena e Lessinia. Via Tavigliana, Grezzana (VR) TEL FAX: info@innoval.it Elezioni Regionali «Il Veneto che noi vogliamo» è il titolo della serie di incontri con rappresentanti politici che Innoval organizzerà in vista dell appuntamento elettorale dell anno prossimo.

15 Intervista a Ezio Bonomi PROVERBI, PILLOLE LOW COST DI SAGGEZZA POPOLARE Studioso e appassionato di tradizioni della montagna veronese, il maestro di San Rocco di Piegara, uno dopo l altro, ne ha raccolti quasi Noti oppure sconosciuti possano essere, raccontano molto del nostro passato. E il loro messaggio, perché no, può essere sempre attuale. Con i suoi aneddoti ha fatto sorridere grandi e piccini. Con le sue lezioni ha fatto scuola a centinaia di ragazzi. Con i suoi libri ha fatto ricordare (a chi tanto giovane magari non lo è più) e conoscere alle nuove generazioni come si viveva una volta. Merito anche dei proverbi, vere e proprie pillole di saggezza popolare, che stanno un po' sulla bocca di tutti... e ora anche tra le pagine di una pubblicazione. Sì perché «quel che è stà, torna» direbbe Ezio Bonomi, insegnante presso la Scuola dell'obbligo di Roverè e appassionato di tradizioni della montagna veronese, che in trent'anni di detti popolari ne ha raccolti minuziosamente dopo averli annotati uno a uno. Modi di dire, ma non solo, perché il volume I proverbi no'i è mati. Detti e sentenze della Lessinia (edito dal Curatorium Cimbricum Veronense e inserito nella collana Lessinia, terra di Cimbri ) è un concentrato di sapienza popolare da tenere sempre a portata di mano. «Consigli dovuti a esperienza, osservazione, necessità di avere regole di comportamento per non lasciare tutto al caso» spiega l'autore. «Il proverbio è la regola, mai matematica, per cui date alcune condizioni o premesse si ha una tal conclusione. Conclusioni che l'uomo trae dalle proprie esperienze, positive o negative, che si tramandano agli altri perché non si trovino ad affrontare situazioni improvvisate». Quan se ga quatro pègore, on porco e on galinar, la fame la sta de là del mar Maestro Bonomi, perché proprio una raccolta? Lo spunto mi è stato dato da don Candido Celadon, che è stato mio educatore da studente e che ho trovato parroco di un paese della Lessinia negli anni Settanta. Interessato cultore delle tradizioni popolari, era innamorato della nostra montagna: perché ricca di passato, storia, tradizioni e cultura. A titolo personale aveva raccolto notizie di argomento diversissimo: su animali, medicina popolare, attività, commerci, preghiere, poesie... Mi ha parlato con entusiasmo di queste cose e mi ha messo a disposizione i primi 300 detti che aveva raccolto. Li ho messi da parte ma tenuti sempre rimpolpati con quelli che, di volta, in volta raccoglievo... In quale maniera? In ogni situazione: al bar, in piazza, con gli amici. Appena ne veniva pronunciato uno, lo annotavo su un foglietto che tenevo sempre nel taccuino. Quando ne avevo più di uno, arrivato a casa li trascrivevo. In trent'anni mi sono ritrovato un bagaglio di proverbi consistente: li ho messi nel computer e disposti in ordine alfabetico, anche per eliminare i doppioni. Ho scoperto che erano più di 1400 e, in un inverno con pochi impegni, ho deciso di farne una pubblicazione. La roba la sconde anca la goba Sfogliandone le pagine, il suo libro sembra un omaggio al sapere del passato... Noi che siamo nati nel primo Dopoguerra, generazione che si può definire di mezzo, abbiamo abbandonato la storia antica, ma non siamo ancora parte di una civiltà eccessivamente tecnologica. È la nostra generazione che deve provvedere a questo passaggio culturale: raccogliere dagli antenati, per tramandare ai posteri. E i proverbi toccano gli aspetti principali dell'esistenza umana: nascita, salute, cibo, lavoro, tempo, religione... Riassumono tutta la vita. Quindi il messaggio contenuto nei proverbi può essere ancora attuale? Sì, se la gente vuole capirli. Sono frutto di esperienza secolare. Molte cose sono cambiate, tanti possono essere adattati alla civiltà attuale perché i bisogni intimi dell'uomo restano validi. Come le parabole evangeliche del buon pastore e della vigna, gran parte dei proverbi possono essere adeguati ad altre esperienze. Ci può fare un esempio? Prima de parlar, tasi è un consiglio a riflettere prima di mettere in moto la lingua. Se così fosse, si eviterebbe di dire certe stupidaggini. Essendo in dialetto, questi motti sono comprensibili a tutti? «Alcuni sì, altri hanno un'interpretazione specifica perché legata ad argomenti precisi come la terra o l'allevamento. Ho preferito aggiungere a ognuno una breve spiegazione per orientare il lettore ad interpretare il detto in modo giusto e impedire un'errata interpretazione. Molti provengono dalla tradizione orale, è stato difficile trascriverli? Come trascrizione dialettale ho cercato di restare più fedele possibile alla pronuncia locale, quella della Lessinia centrale, perché è la mia. Non ho messo troppi segni grafici particolari, se non qualche accento, per aiutare il lettore nella pronuncia. Ezio Bonomi L'autore è nato a San Rocco di Piegara, nel Comune di Roverè Veronese, il primo luglio del 1952 dove ancora oggi risiede con la famiglia. Ha iniziato a raccogliere testimonianze della cultura locale quando era ancora uno studente universitario alle prese con la tesi di laurea, materiale confluito poi nella pubblicazione Vita e tradizione in Lessinia datata È del 1986 il volume Mati da Sago, un'ampia raccolta di aneddoti comici e satirici che i veronesi attribuiscono agli abitanti di Azzago. Mettendo assieme credenze, superstizioni e racconti fantastici sulla montagna scaligera Ezio Bonomi ha proseguito per anni le sue indagini folkloriche: ricerche che ha dato alle stampe nel 2001 con l'opera dal titolo Va' a farte benedir! Attualmente svolge l'attività di insegnante presso la scuola dell'obbligo di Roverè e continua la sua attività di studioso attraverso la raccolta, la valorizzazione e la diffusione del sapere locale collaborando con associazioni e riviste della Lessinia. Done,omeni,marideve! Interpretazione popolare e scherzosa della sigla D.O.M. che spesso si trova sulle facciate delle chiese. Cosa possiamo imparare leggendo la sua pubblicazione? Ad avvicinarsi al passato con rispetto e ammirazione, per affrontare il presente con prudenza. Dovrebbe aiutare a riscattare i valori del passato: può insegnare a non agire in maniera affrettata, a dare il giusto peso alle cose, a rapportarsi alle persone con prudenza senza mettersi troppo in mostra. Ad avvicinarsi agli animali o ai vicini e ai parenti. Anche a dare il consiglio giusto al momento giusto... Spesso noi, figli della società consumistica e del benessere diffuso nelle case e sulle tavole, pensiamo che una volta fossero svantaggiati. Invece non è vero: la gente era in condizioni economiche e sociali precarie, ma intellettualmente sveglia, attiva, creativa. Osservava, inventava, creava, cantava. Il mondo di ieri era pieno di stimoli, genialità e creatività. I montanari, insomma, ne escono bene... Direi di sì. La Lessinia, oltre che ricca di patrimonio culturale, è stata più fortunata rispetto ad altre zone. Nel bene e nel male, abbiamo uno sviluppo di associazioni, di studiosi in ogni campo che hanno saputo valorizzare il territorio. Per concludere, ci lascia con qualche proverbio? Ogni butin el vien col so sestin, se si ha un altro figlio, si trova la maniera per sfamarlo. O Le rue che siga iè sempre quele poco onte, bisogna risolvere il motivo del malcontento se si vogliono risolvere i problemi. Anche se chi siga (urlare, nda) non è detto abbia sempre ragione... Marta Bicego marta.bicego@giornalepantheon.it Disegni di Francesco Menegazzi Pantheon 28 Pantheon 29

16 Flavio Menini Corrado Vaona Immaginate una fredda giornata d inverno: il caminetto acceso, un buon libro, la luce soffusa del sole invernale che filtra dalla finestra, riflessa dal manto bianco della neve, immobile come dipinta dall abile mano di un pittore. Chi si avventurerebbe nel freddo pungente dell alba per scovare i luoghi più freddi delle nostre montagne? Verrebbe da rispondere nessuno. Questi temerari del freddo sono invece Corrado Vaona e Flavio Menini, che quest inverno hanno registrato, in una dolina della Lessinia, la sorprendente temperatura di -36,4 C. In pochissimi sanno che sui nostri monti, in alcuni siti circoscritti, si possono raggiungere temperature davvero fredde, polari. Corrado e Flavio, grazie alla loro passione per la meteorologia e per la montagna, hanno iniziato durante i mesi invernali appena trascorsi, una campagna di monitoraggio delle temperature, nei siti più freddi del veronese, in collaborazione con l ARPAV (Agenzia Regionale Prevenzione e protezione Ambientale del Veneto) e l OSMER Friuli. Il loro lavoro si è concentrato sulle doline, normalissime conche che in Lessinia non vanno oltre i metri di diametro e i 15 metri di profondità. Perché la dolina sia suscettibile di questi importanti sbalzi termici, occorre che sia profonda e allo stesso tempo aperta in superficie, in modo da favorire la dispersione del calore durante la notte e quindi l inversione termica al suolo. Non si tratta quindi di grotte molto profonde come la Spluga della Preta, dove per calarvisi occorrono imbragature e caschetti, ma delle piccole vallette, simili a dei catini naturali. Pantheon 30 L aria fredda generata dall inversione termica si comporta infatti come un fluido. Per questo tende a scendere verso il suolo, adagiandosi sul terreno e addensandosi nei contenitori che la natura ha da offrire. Nella maggior parte dei casi questi contenitori sono depressioni generate dal fenomeno del carsismo, meglio conosciute nel nostro caso come doline. La più profonda in Lessinia arriva a 15,5 metri, ed è in grado di contenere 11mila metri cubi d aria. Se pensiamo che la più grande d Italia, che si trova nel Gruppo del Brenta, è profonda oltre 121 metri per un volume di circa 30milioni di metri cubi d aria, le temperature registrate vicino a Malga san Giorgio sembrano incredibili. Corrado e Flavio, come è nata questa vostra inusuale passione? Noi siamo da sempre appassionati di neve e di montagna. Questa realtà era sconosciuta pure per noi, fino a quando non ne siamo venuti a conoscenza attraverso un forum di meteorologia su internet. Ci siamo sempre occupati di monitorare la caduta della neve, ma la curiosità di provare sulla pelle queste temperature ci hanno spinto a partecipare a questo progetto. In cosa consiste questa campagna di monitoraggio? In parole semplici, si scelgono delle zone che sono suscettibili a pesanti inversioni termiche e tramite degli strumenti per la Le doline più fredde della Lessinia Buco del Ciglione: altitudine 1510mt s.l.m.; profondità massima 15,5 mt; temperatura minima registrata -36,4 C. Malga Malera di Sotto: altitudine 1528mt s.l.m; profondità massima 15 mt; temperatura minima registrata -34,9 C. Dolina del Grolla: altitudine 1545mt s.l.m; profondità massima 14,2 mt; temperatura minima registrata -28,4 C. Dolina Pozza Morta: altitudine 1675mt s.l.m; profondità massima 10,2mt; temperatura minima registrata -27,8 C. misurazione della temperatura si tiene monitorata la temperatura di quei determinati luoghi. Ci sono regole su come disporre i misuratori e anche sulle modalità di misurazione, in modo che le rilevazioni siano omogenee ovunque e i risultati attendibili. Come funziona la misurazione? Ogni dolina che risponda alle caratteristiche indicate viene munita di un datalogger (strumento per la misurazione ndr.) che registra la temperatura ogni quindici minuti. Lo strumento viene inserito in un contenitore che consenta il passaggio dell aria ma che faccia da schermo alla luce riflessa dal terreno. Anche per questo il misuratore è sempre a circa due metri da terra. Ogni trenta giorni circa, occorre cambiare lo strumento per scaricare i dati da quello in funzione. Si hanno quindi 96 misurazioni al giorno. Quante sono oggi le doline monitorate in Lessinia? Quest inverno erano quattro: il Buco del Ciglione, Malga Malera di Sotto, che viene però gestito dall Arpav, la dolina del Grolla e la dolina Pozza Morta. La temperatura più bassa l abbiamo registrata al Buco del Ciglione, con -36,4 C, la quarta temperatura più bassa d Italia. Straordinario se pensiamo che le doline vicentine e friulane sono molto più grandi delle nostre e ad altitudini ben superiori. Avevamo in progetto una quinta dolina, ma nel frattempo ne hanno ricavato una pista per le slitte Un risultato strano ed eccezionale oppure prevedibile? Le doline della Lessinia non superano mai i 50 metri di diametro. Se pensia- mo che tanto più ampia è la porzione di cielo visibile dal fondo della dolina, tanto più marcata sarà l inversione termica, ci rendiamo conto che le temperature registrate qui in Lessinia sono state davvero basse, con una capacità di raffreddamento incredibile. Le doline vicentine o friulane sono spesso delle piccole valli, lunghe anche qualche chilometro, eppure anche qui abbiamo registrato minime da record. Una curiosità: come vengono percepite dal corpo queste temperature? A dire il vero non sono così terribili come sembrerebbe. È un freddo secco, asciutto. Lo si sente nelle narici, o nei guanti che si attaccano al manico del badile, ma dentro, sulla pelle, non lo si sente. Certo, dopo dieci o quindici minuti, si iniziano a sentirne gli effetti ed è meglio risalire sul bordo della dolina, dove ci possono essere anche 20 C in più rispetto al fondo. Come fate a scovare le doline da monitorare? Potrebbe sembrare buffo ma il nostro metodo non è così sofisticato. Corrado cerca su Google Earth le zone che potrebbero sembrare buone. Una volta individuate si confrontano con le cartine regionali per appurare se la depressione corrisponde. A questo punto, se siamo quasi certi che ci sia una dolina, andiamo a vederla per tracciarne le caratteristiche di persona. Se tutti questi esami sono superati, abbiamo trovato un altra potenziale zona per il monitoraggio. Matteo Bellamoli matteo.bellamoli@giornalepantheon.it Pantheon 31 Doline della Lessinia Un po di geologia Inversione termica: In condizioni normali, più si sale di quota e più la temperatura scende, in quanto il calore rilasciato dal terreno si disperde. L inversione termica è il fenomeno opposto: quando salendo di quota la temperatura anziché scendere, sale. Questo avviene perché nelle ore serali/notturne, il suolo si raffredda e sottrae calore al cuscinetto d aria a contatto con il suolo stesso. Carsismo: È un fenomeno corrosivo generato dall azione chimica dell acqua, soprattutto su rocce calcaree. L acqua molto lentamente scava dei percorsi, erodendo la roccia entro o sulla quale si trova a scorrere. È il procedimento che ha generato le doline.

17 Gnochi sbatui prêt-à-porter! Avete sempre sognato di preparare ad amici e parenti, al vostro fidanzato o a vostra moglie, un bel piatto di gnocchi di malga fatti in casa, ma non sapete da che parte iniziare? Massimiliano Roso e suo padre Gianelio, di Stella Alpina, negozio presente da vent anni a San Vitale di Roverè Veronese, hanno escogitato un trucco che fa al caso vostro! Massimiliano, Roso, quando è nata la vostra attività? Abbiamo iniziato nel 1988, come spaccio di una nota azienda dolciaria di Roverè. La nostra è un attività a conduzione familiare, che oggi vede impegnati, oltre a me e a mio padre, la sua compagna e mia moglie. Alle porte c è anche una terza generazione, al momento decisamente troppo giovane per essere impegnata in negozio, ma che promette bene! Mio padre lavorava come rappresentante per la stessa azienda e durante i suoi viaggi lungo l Italia ha avuto modo di conoscere e apprezzare moltissimi prodotti tipici di altre zone. Nel corso degli anni abbiamo sfruttato queste conoscenze nel settore alimentare per aggiungere nuovi prodotti alla gamma proposta in negozio. Oltre ai prodotti tipici della Lessinia, come tartufi freschi, in stagione, formaggi, salumi, oli, vini, miele, nocciole e dolci di ogni genere, riso e pasta, nonché pane sempre fresco, in negozio è possibile trovare prodotti di nicchia provenienti da tutta Italia: marmellate, mostarde, sottoli, tartufi conservati in atmosfera modificata e acquistabili tutto l anno, grappe. Scegliamo personalmente cosa proporre, partiamo alla ricerca delle nicchie con il nostro furgone, senza tanti intermediari: sappiamo quello che vendiamo ai nostri clienti perché siamo noi i primi a consumare i nostri prodotti. Tra le nostre specialità, la preparazione di cesti regalo, che vanno moltissimo in particolare nel periodo natalizio. I clienti vengono qui e scelgono in prima persona quali prodotti inserire nel cesto. Stella Alpina si caratterizza per una novità davvero particolare, che ha a che fare con uno dei prodotti più amati della Lessinia Da un paio di anni stiamo lavorando con un prodotto di nostra produzione, un prodotto della tradizione locale, da anni sulle tavole degli agriturismi e dei ristoranti della zona: gli gnocchi di malga. Altri li propongono precotti, noi abbiamo scelto la strada della freschezza: prepariamo infatti la pastella, rigorosamente con ingredienti freschissimi e della zona, in modo che la persona, poi, a casa propria, possa avere la soddisfazione di cucinare gli gnocchi in prima persona. Siamo gli unici a effettuare questa proposta. Il bello poi è che così si possono sperimentare nuovi condimenti, rispetto a quello tradizionale che prevede burro, grana e ricotta affumicata. Noi consigliamo, tra gli altri, un semplice burro e salvia o rosmarino, ma anche ingredienti più sofisticati, come il tartufo nero della Lessinia o, perché no, salmone affumicato. Come è nata questa idea? Visto che gli gnochi sbatui sono sempre più apprezzati tra i veronesi, abbiamo pensato a un modo per proporli, ed è nata l idea di proporre la pastella fresca. Così un giorno mi sono messo davanti all impastatrice e ho iniziato a sperimentare. Ci siamo informati sulle ricette e sulle varianti esistenti, e abbiamo provato fin quando non abbiamo individuato quello che per noi era l impasto migliore. La tradizionale ricetta che prevede il solo utilizzo di farina e acqua rende, a nostra avviso, poco digeribile il prodotto; abbiamo quindi optato per una variante più leggera e morbida. La pastella fresca ha una durata di un giorno, un giorno e mezzo; la prepariamo su prenotazione, in modo che sia sempre al massimo della freschezza. Nei weekend, capita che qualcuno si fermi ad acquistarla senza aver prenotato; ne facciamo infatti qualche porzione in più, ma per essere sicuri di trovarla, soprattutto se si superano le due-quattro porzioni, è necessaria la prenotazione. Per il futuro stiamo pensando a una modalità per rendere più duratura la pastella. Non volendoci abbandonare a conservanti e volendo mantenere gli stessi ingredienti utilizzati finora, stiamo optando per l utilizzo dell atmosfera modificata, che garantisce una durata di circa 15 giorni. Parliamo della ricetta Per rendere più digeribili gli gnocchi, utilizziamo, oltre alla farina e all acqua, latte fresco, ricotta e fioretta, quindi la prima fioritura della ricotta, che andiamo a prendere personalmente, appena fatte, in malga. Per dare un po di colore, volendo si può aggiungere dell uovo. Questi sono gli ingredienti base. Insieme alla vaschetta, contenente la pastella, diamo anche un piccolo volantino con su scritta la modalità di cottura: si prepara l acqua bollente, si mette l impasto in piccole dosi nell acqua bollente con l aiuto di un cucchiaino, si aspetta che gli gnocchi risalgano e quindi si danno altri due o tre minuti per completare la cottura, si mettono poi nel piatto e si condiscono a volontà. È un piatto velocissimo, ma di sicuro impatto! Diamo qualche informazione ai veronesi che volessero venire a trovarvi Il negozio è aperto tutti i giorni in estate, nei mesi di luglio e agosto. Durante il resto dell anno, il giorno di chiusura è il lunedì, oltre alle giornate di Natale e Pasqua. Siamo in zona turistica, il flusso si concentra nei fine settimana e durante l estate. Tra l altro ci troviamo in un punto estremamente panoramico, la nostra è una vera e propria terrazza sulla Pianura Padana, che offre un colpo d occhio unico nel suo genere. Vale davvero la pena salire fin qui: buona aria, un bel panorama e dell ottimo cibo! Francesca Mauli francesca.mauli@giornalepantheon.it Gnocchi sbatui con l impasto fresco. Nato come piatto povero, preparato con latte e farina e ricotta, negli anni è diventato una caratteristica culinaria ricercata e raffinata. Un piatto dal gusto unico che identifica la sua tipicità e semplicità il territorio della Lessinia. Massimiliano Roso e il padre Gianelio Come prepararli Preparare acqua bollente salata In un pentolino sciogliere il burro fino a farlo imbiondire Con un cucchiaio da the, mettere l impasto in piccole dosi nell acqua bollente Cuocere circa 20 gnocchi alla volta con un tempo di cottura di circa 3 minuti Preparare sul piatto di portata una base di burro fuso, scolare gli gnocchi, metterli nel piatto, aggiungere grana e ricotta affumicata grattugiati e un filo di burro fuso. Ripetere il procedimento per 2-3 strati e ultimare con una spolverata di grana e ricotta affumicata.

18 ANCHE LA VALPANTENA HA I PROPRI SCOUT! Aperto da pochi anni, il gruppo scout Agesci Valpantena 1 ha sede a Grezzana e accoglie, divisi per fasce di età, ragazzi dagli 8 ai 21 anni. È un gruppo giovane, ma in espansione, che fa della voglia di mettersi in gioco e dell interparrocchialità i propri punti di forza. C è chi li vede passare con zaini enormi, chi ha comperato qualche loro torta, chi ne ha qualcuno tra i parenti, sta di fatto che di scout o di scoutismo tutti ne abbiamo sentito parlare almeno una volta nella vita. Tuttavia, non tutti sanno che da qualche anno, esiste un gruppo scout proprio in Valpantena, e di questa valle porta pure il nome. Valpantena 1 è infatti il nome del gruppo nato a Grezzana nove anni fa dalla volontà di alcuni genitori di portare lo scautismo anche nel nostro territorio. Con l importante aiuto di don Ottavio Birtele, parroco del paese, e dopo un periodo di affiancamento al gruppo del Lessinia 1 di San Briccio-Marcellise, dal 2002 sono partite le prime attività scouta in Valpantena. I primi tempi, come spesso accade all imbocco di un nuovo sentiero, sono stati accompagnati da un po di preoccupazione per le fasi organizzative, ma allo stesso tempo sono stati vissuti con ricco entusiasmo e curiosità. Il primo nucleo a cominciare la propria attività, nel 2002, è stato il Reparto, composto da ragazzi di età compresa tra gli 11 e 16 anni, chiamati Esploratori e Guide. Il Reparto conduce attività settimanali in sede e organizza un uscita al mese all insegna dell avventura. Momento culmine dell esperienza scout è il campo estivo. Il primo campo del Valpantena 1 si è svolto in Val Daone nel Nel 2003 le porte si sono aperte anche ai ragazzi più grandi, dai 16 ai 20 anni, che in termini scoutistici vengono chiamati Rover e Scolte. Anche per loro la proposta è stata subito recepita con entusiasmo e hanno così creato un gruppo affiatato che vive di strada, di comunità e di servizio al prossimo. Dall anno scorso, grazie all innesto di nuovi capi, si è riusciti ad aprire anche la terza branca, ossia quella dei ragazzi dagli 8 ai 10 anni, chiamati Lupetti. Anche per loro è stato subito un inizio più che positivo, vivendo in un atmosfera di famiglia felice e passando assieme momenti di gioco e divertimento. Oggi il Valpantena 1, che costituisce uno dei 17 gruppi della zona di Verona Est (dalla Lessinia, passando da San Martino, fino giù a San Giovanni Lupatoto e Bovolone) e che fa parte dell Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani), l associazione scout più diffusa in Italia, conta più di 50 ragazzi, seguiti da un gruppo di 13 capi. Questi ultimi formano la Comunità Capi, organo che ha il compito di garantire l unitarietà e la coerenza del cammino stesso, coordinando i singoli capi nei propri interventi e assicurando un adeguata continuità del servizio educativo. I colori del fazzolettone del Valpantena 1 sono il blu, Pantheon l arancione e il grigio, e stanno ad indicare rispettivamente il tramonto, l alba e la strada. «La vita da scout insegna ad apprezzare gli aspetti più semplici, e anche più belli, della vita» spiegano i capi Michele Formenti, Matteo Massella e Massimo Merina «lontano dagli agi spesso fuorvianti della nostra realtà quotidiana. Partendo dai Lupetti e arrivando al Clan si effettua un percorso di crescita personale che passa attraverso il gioco, si sviluppa con l avventura e matura con il servizio. Da bambini si imparano determinate regole che possono ritornare utili per la propria persona e per gli altri. Spesso i giovani che hanno fatto parte degli scout sono impegnati in opere di volontariato. Hanno imparato il valore di una vita gratificante vissuta anche per il sociale.» Gruppo Scout Agesci Valpantena 1 Lupetti: tutto con il gioco, ma niente per gioco! Siamo i lupetti del branco Fratelli di Tana, del gruppo Valpantena 1, un branco che ha appena felicemente concluso il suo primo anno d attività! Un branco di lupetti è composto da ragazzini che vanno dagli otto ai dieci anni, che svolgono attività giocose, creative ed espressive che hanno la funzione di insegnare al bambino a conoscere se stesso e gli altri, a vivere in comunità, a gestirsi e ad arrangiarsi in assenza dei genitori e a intraprendere un primo percorso di fede. Le attività svolte dai lupetti sono immerse nell ambiente fantastico giungla, tratto dal Libro della Giungla di R. Kipling, e vengono organizzate dai capi (Vecchi Lupi) in base alla massima tutto con il gioco, ma niente per gioco. L attività del branco si svolge da ottobre a maggio, il sabato pomeriggio dalle alle Inoltre ogni mese circa, si svolge una Caccia, ovvero un uscita di uno o due giorni. L attività del branco culmina con le Vacanze di Branco: il campo estivo di una settimana. Quest anno, abbiamo trascorso le nostre prime Vacanze di Branco presso la Base Scout Malga Pradasacco, vicino a Peri (VR). Ecco alcune attività che abbiamo svolto alle Vacanze di Branco: La caccia: martedì mattina i capi ci hanno accompagnati in una lunga camminata per andare al castello di Avio. La strada è stata lunga e faticosa, ma una volta arrivati al castello abbiamo esplorato la torre più alta e ci siamo rinfrescati. È stato stupendo. (Giovanna e Nicolò) Il gioco notturno: Saranno state circa le 23:30, quando si è sentito un assordante rumore. Pensavamo che fosse caduta una pentola ed invece era Robin Hood che aveva rapito la principessa Fiona. L abbiamo inseguito fino ad un prato, dove abbiamo trovato la principessa legata. Per liberarla avevamo un sacco di chiavi, e per trovare quella giusta abbiamo dovuto sfidarci a scalpo. Alla fine abbiamo liberato la principessa e siamo tornati a dormire! (Lucia e Gianmatteo) I giochi con l acqua: In tutto abbiamo fatto cinque giochi, tra i quali uno in cui bisognava inzuppare una spugna nell acqua, fare un percorso e versare l acqua in una bottiglia. Questi giochi sono stati belli e bagnati! (Matteo lupetto) Per info e iscrizioni sui Lupetti: Consuelo Reparto: avventura, organizzazione e voglia di imparare Ciao, sono un ragazzo di 13 anni, sono entrato 2 anni fa in Reparto. Subito non sapevo nemmeno che cosa fosse il Reparto, e la diffidenza verso quelle attività a volte un po strane era molta. Tuttavia, dopo essermi lasciato andare ho cominciato a dare il mio contributo al gruppo. Cosa si fa, vi chiederete voi, a tredici anni agli scout? Il Reparto è diviso in squadriglie, ognuna delle quali durante l anno fa delle imprese. C è chi fa costruzioni con pali e cordini, chi organizza pranzi, chi anima le serate che passiamo insieme Durante quest ultimo anno con la mia squadriglia abbiamo deciso di dedicarci alla coltivazione di un orto si, proprio un orto, dal quale siamo riusciti a procurare la verdura per il campo estivo! Detta così può sembrare un idea squilibrata, ma vi assicuro che andare nell orto ogni tanto con i miei amici era quasi meglio della Wii! Il campo estivo poi è stato una bellissima e intensa esperienza, durante la quale ho vissuto a diretto contatto con la natura, e proprio Pantheon 35 questa mi ha fatto scoprire cosa veramente è essenziale nella vita, contrariamente a tutto quello che abbiamo a casa e che ci sembrerebbe indispensabile E come il mare, la cui grande forza è data dall infinità di gocce di cui è composto, ho capito che anche noi ragazzi, sebbene ancora piccoli e titubanti, possiamo fare grandi cose se collaboriamo assieme, cercando di lasciare il mondo un po migliore di come l abbiamo trovato. Per info e iscrizioni sul Reparto: Michele Clan: strada, comunità e servizio Siamo il clan x+2, il gruppo dei ragazzi tra i 16 e i 20 anni del Valpantena 1. Dato che siamo più grandi e autonomi rispetto ai lupetti e agli esploratori, le attività e le esperienze vissute durante l anno partono dalle nostre iniziative che i nostri capi ci aiutano a concretizzare, accompagnandoci lungo la strada. Per agevolare i costi delle numerose idee che abbiamo in mente ricorriamo ad attività di autofinanziamento, quali la vendita di fiori e torte. Punti fondamentali di ogni clan sono strada, comunità e servizio. Quest anno abbiamo scelto di vivere l esperienza di un campo di servizio a Lourdes, durante il quale abbiamo imparato che qualunque servizio, anche il più umile, è motivo di gioia perchè, come disse Bernardette, noi tutti siamo come scope, da usare e riporre nell'angolino. Per info e iscrizioni sul Clan: Ilenia Scoutismo È un movimento mondiale, con lo scopo dichiarato di educare i giovani e di aiutarli nel loro sviluppo fisico, mentale e spirituale. Il movimento, basato sul volontariato, fu fondato da Robert Baden- Powell, che gli scout chiamano semplicemente BP. Il movimento nacque nel 1907 in Inghilterra, dove BP organizzò il primo campo scout del mondo, nell isola di Brownsea. Il termine scout significa in inglese esploratore. La parola fu scelta da BP pensando ai ragazzi e ai molteplici orizzonti che essi potevano scoprire; il termine vuole anche far pensare a delle persone in grado di cavarsela da sole nelle situazioni più svariate, organizzate ed attrezzate, sia interiormente che esteriormente, ad ogni evenienza. Lo scoutismo è caratterizzato da un metodo educativo ed un codice comportamentale non formale, il cui fine ultimo è di dare la possibilità ai giovani di diventare "buoni cittadini", responsabilmente impegnati nella vita del loro paese e predisposti ad essere futuri "cittadini del mondo" volenterosi di migliorare la propria società e sostenitori convinti della fratellanza tra i popoli. In particolare BP schematizza nei suoi scritti il suddetto sistema educativo in quattro punti fondamentali: Formazione del carattere Abilità manuale Salute e forza fisica Servizio al prossimo

19 Il C.E.A. è stato una delle scuole artistiche più importanti della Valpantena DANZA, MUSICA E PITTURA DA OLTRE 30 ANNI Il Centro di Educazione Artistica fondato dall Associazione Genitori di Grezzana nel 1976, rappresentò per molti giovani veronesi, una vera e propria occasione per imparare l arte, la pittura, la musica, la danza, la recitazione. Oggi il C.E.A. esiste ancora ed è gestito dalla Pro Loco. Per molti ragazzi provenienti da tutta la provincia di Verona fu una vera e propria scuola di formazione, con professori appassionati e qualificati che organizzavano corsi di pittura, di danza classica, di dizione e recitazione, di fisarmonica, di pianoforte e di chitarra. «Fu quasi un esperimento che i professori Dario Ballini e Lino Brunelli misero in piedi insieme a un comitato fondatore formato da Luigi Albrigi, Giampiero d Agostini, Nicola Pulimeno, Carlo Tommasi e Fernando Zanini» racconta Graziella Panella, responsabile attuale del C.E.A. e fin dai primi istanti vicina a questa edificante realtà giovanile «Un esperimento che fosse in grado di coinvolgere tutti i bambini e i ragazzi della Valpantena. Si partì con 50 allievi il primo anno (la sede si trovava all interno delle scuole medie di Grezzana, ndr) ma già dall anno successivo, nel 1977, gli iscritti superavano abbondantemente il centinaio di unità.» «Il fatto più curioso» prosegue «è che ben presto, grazie al passaparola, la voce di un centro artistico polifunzionale a disposizione dei più giovani si sparse a macchia d olio in tutte le vallate limitrofe e anche in città. Ecco che, improvvisamente, vennero accolti nella sede (poi spostata alle elementari di Grezzana, ndr), allievi da tutta la provincia. A quel tempo il C.E.A. rappresentava il primo esempio di luogo, diciamo così parascolastico a Verona. Non esistevano i tempi prolungati a scuola, non erano così diffusi come oggi i corsi di pittura, di danza, di recitazione» «Al tempo stesso però» continua la direttrice «non ci si sostituiva alla scuola, alla formazione didattica tradizionale. La frequenza era volontaria e l interesse personale da parte dei ragazzi era ben più vivo di quanto si possa immaginare. Abbiamo avuto dei giovani talenti che poi hanno proseguito coltivando passioni per l arte, il canto o la danza: due nomi su tutti il tenore Isacco Marogna e la danzatrice classica Giovanna Tommasi. C era poi un corpo insegnanti di tutto rispetto e un direttore artistico che curava il Saggio finale che si teneva al Cinema Teatro Valpantena a Grezzana. Parallelamente al saggio veniva allestita la Mostra con esposte le opere di tutti gli allievi. Era un evento che accendeva tutto il paese. Negli anni le cose sono cambiate, il centro si è ridimensionato, ma ha continuato ad esistere.» Oggi il C.E.A. è gestito dalla Pro Loco, il cui presidente è Fabrizio Redolfi, e vi si possono iscrivere ragazzi e ragazze dai sei ai vent anni, ma anche gli adulti. «Dopo cinque anni dall apertura del Centro, i professori Ballini e Brunelli, per l impossibilità di gestire il proprio lavoro e l organizzazione del C.E.A., divenuta molto complessa, cedettero la scuola alla Pro Loco che l ha coordinata fino ad oggi con risultati soddisfacenti. Attualmente è attivo il corso di danza moderna, di ginnastica, di musica, di pittura e per le signore di stretching, ginnastica dolce e aereopilates. I corsi vanno da ottobre fino ad aprile e la sede è in via Caduti del Lavoro sotto l Ulss 20 a Grezzana.» «È una scuola che portiamo avanti con tanta passione» conclude Graziella Panella «e anche se l interesse e la disponibilità da parte dei giovani, che oggi hanno molte più possibilità di riempire le ore pomeridiane, non sono più quelli di una volta. Continuiamo a fornire uno spazio di espressione e di crescita personale che dà ancora ottimi risultati. Abbiamo, ad esempio, un ragazzino di 12 anni, Samuele Ferrari, che si è classificato primo al Concorso Internazionale Fisarmonico di Fratta Polesine (Rovigo) e secondo - categoria fisarmonica classica - al Concorso Internazionale di Erbezzo. Soddisfazioni così, ma anche più semplici, ci gratificano e ci aiutano a proseguire anno dopo anno.» Per info e iscrizioni: , oppure Matteo Scolari matteo.scolari@giornalepantheon.it L Associazione Genitori di Grezzana Nel 1976 fu costituita a Grezzana l Associazione Genitori, che si occupava, tra le tante cose, della gestione del Centro di Educazione Artistica. L associazione, apartitica e aconfessionale, presieduta da Dario Ballini, con vicepresidente Nicola Pulimeno aveva al suo interno una Segreteria, una Giunta, dei Probiviri, un Consiglio composto da genitori provenienti da frazione del Comune. Come possiamo leggere da Statuto, potevano «farne parte tutti i genitori che fossero interessati ai problemi della scuola e della famiglia.» L Associazione Genitori Grezzana aveva lo scopo di «ricercare con una dialettica aperta e continua i valori sociali e umani costituenti fondamento dell educazione; di curare l aggiornamento e la preparazione dei genitori in relazione al loro compito di educatori, con particolare riferimento alla scuola, promuovendo a tal fine corsi, incontri, conferenze, dibattiti ; di promuovere la costituzione di altri gruppi genitori e intervenire presso gli organi competenti per proporre le soluzioni più idonee ai problemi che rientrano nella sua sfera d azione.» Un interesse e una partecipazione allargate difficilmente immaginabili oggi, che costituivano un ideale condiviso riassunto nell Art.5 dello Statuto societario: «L Associazione nel dibattere e decidere le attività e le prese di posizione, curerà di mantenere continui contatti con i giovani, nello sforzo di costituire con loro una linea comune.» Pantheon 36

20 SISTEMA DI QUALITÀ AUTOCERTIFICATO Il 19 settembre sul piazzale dei poliambulatori di Marzana FESTA DELL OSPITE PER I 30 ANNI DEL C.R.A.L.O. Il Circolo Ricreativo Autonomo Lavoratori Ospedalieri di Marzana (C.R.A.L.O.) festeggia il suo trentesimo anniversario e per l occasione organizza una straordinaria giornata di musica, risate e colori per tutti gli ospiti, proprio come quelle che hanno segnato la storia di questa associazione a sfondo benefico. Gare podistiche, in moto e in bicicletta, partite di calcio, tornei di tennis, raduni d auto d epoca, gare di ballo, serate musicali, gite culturali e gastronomiche, feste di Natale, di Santa Lucia, sfilate di Carnevale con la presenza del Papà del Gnoco e di carri da tutta Verona. Nel 1990 atterrarono sui prati verdi dell ospedale psichiatrico addirittura i paracadutisti tricolore Sfogliare i quattro album fotografici custoditi come in un sacrario, sotto una coda di pavone appesa alla parete in un angolo dell ampio salone del circolo C.R.A.L.O. di Marzana, è un emozione unica. Immagini storiche in bianco e nero e a colori che vanno dalla fine degli anni Settanta a oggi, testimoniano quante attività ludiche e sportive siano state organizzate in tre decenni per alleviare le sofferenze degli ammalati dell ospedale. Sabato 19 settembre 2009 a partire dalle ore sul piazzale dei poliambulatori di Marzana, si rinnova un appuntamento di allegria e giovialità per operatori, ospiti, parenti, volontari e gente comune con la grande Festa dell Ospite 2009 organizzata dal circolo, in collaborazione con l 8^ Circoscrizione, che celebra proprio il trentesimo anniversario del C.R.A.LO. Ma cos è esattamente il C.R.A.L.O? Il Circolo Ricreativo Autonomo dei Lavoratori Ospedalieri nasce senza scopi di lucro il 1 gennaio 1979 dopo sei mesi di gestione provvisoria. Prima di esso esisteva un bar spaccio gestito dalla Provincia, ente che amministrava l intero ospedale psichiatrico di Marzana. Dopo la grande riforma sanitaria imposta dalla Legge 180/78, la Provincia decide di trasformare il bar in un luogo «ludo terapico» per i circa 850 ammalati psichiatrici (dopo il 1978 chiamati ospiti, ndr), ricoverati all interno della struttura ospedaliera, e di affidarlo a un ente autonomo, cioè al C.R.A.L. «Furono proprio l Ispettore sanitario Mauro Gonfiantini e il dirigente amministrativo della Provincia Faustino Vinco a favorire il passaggio dello spaccio dalla Provincia al neonato circolo» spiega Dario Aganetti, attuale economo e socio fondatore del C.R.A.L.O. «A quel tempo venne a noi delegato il compito di favorire momenti di incontro e di svago per i dipendenti, ma soprattutto di dar vita a un punto di riferimento insostituibile per i malati e per i loro parenti. Insieme alla gestione del bar spaccio ci fu affidata anche quella degli impianti sportivi.» «Il nostro compito» prosegue Aganetti «era quello di intrattenere e divertire gli ospiti con momenti di festa, manifestazioni, eventi. E in trent anni ne abbiamo fatte delle belle! C era grande fermento, il nosocomio era una vera e propria cittadella e godeva di vita propria. Abbiamo dei ricordi straordinari che probabilmente saranno condivisi da moltissimi abitanti della Valpantena e non solo. Le feste dell ospedale, infatti, erano un occasione unica di incontro per i soci, ma anche per l intera comunità locale. Ma, così come la Legge 180/78 fu per certi versi il motivo per cui nacquero il C.R.A.L.O. e tutte le sue attività, fu anche causa di profondi cambiamenti all interno dell ospedale Il direttivo C.R.A.L.O. Presidente: Giancarlo Piazzola Vicepresidente: Silvana Garonzi Segretario: Luciano Modenese Economo: Dario Aganetti Consiglieri: Adriano Campagnola, Egidio Viviani, Gianfranco Perlina psichiatrico che negli anni ne mutarono l aspetto iniziale». «Da ospedale psichiatrico gestito da un unico ente (la Provincia, ndr)» aggiunge il presidente del circolo Giancarlo Piazzola «si passò negli anni successivi a una struttura polifunzionale in cui coesistono realtà autonome con personale sanitario fornito dalle cooperative. Dagli 850 ospiti di fine anni Settanta con tantissime persone che vivevano la vita dell ospedale, siamo passati alle attuali 150 RSA (Residenze Sanitarie Assistite) del reparto psichiatrico.» «Nonostante un conseguente ridimensionamento del circolo, dovuto al numero di presenze in continuo calo sia di ospiti che di dipendenti» prosegue Piazzola «in tutti questi anni abbiamo cercato costantemente risposte all interrogativo: Qual è l utilità del nostro servizio. Io, Luciano, Silvana, Gianfranco, Egidio, Adriano, Dario ed Egidio del bar, componenti del direttivo, portiamo avanti il lavoro di per- Programma della Festa dell Ospite 2009 Ore Apertura della festa con Dj Silvio e la sua musica. Ore Ridendo e Schersando con Roberto Puliero Ore Andrea Morandini e la sua fisarmonica Ore Chiusura della festa sone che a questa realtà e all ospedale hanno dato tanto, mi riferisco a Marino Beghelli, Sergio Panarotto, Roberto Baltieri, Silvio Taioli, Luigi Bombieri, Silvano Grandi, Amelia Fasoli, Rosanna Ballini, Silvano Ederle, Daniele Melotti e a tanti altri ancora. Anche se i loro nomi non vi diranno molto, ho voluto citarli perché anche loro, come noi, all interrogativo di cui parlavamo prima avrebbero risposto così: Finché a Marzana ci sarà un ospite, io ci sarò, noi ci saremo. Per dare qualcosa in più di quello che la natura gli ha negato. Ed è per questo che ci auguriamo di andare oltre i trent anni e di arrivare ai cinquanta e più, trovando la forza di regalare un sorriso, una speranza.» Matteo Scolari matteo.scolari@giornalepantheon.it Impianti elettrici civili ed industriali - Quadri di distribuzione e automazione - Cablaggio strutturato Impianti di allarme - Video sorveglianza - Impianti fotovoltaici - Domotica Impianti ricezione TV-SAT - Impianti di climatizzazione - Aspirazione centralizzata Azienda con Sistema di Qualità Autocertificato Pantheon 38 UNI EN ISO 9001:2000es Pantheon 39 CERT. N. ES 01/08 UNI EN ISO 9001:2000ES Via Lucio Anzio, Grezzana VR info@elettro-system.com - Tel. e Fax

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