Ora tutta l Europa è in frenata

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1 VENERDÌ 15 AGOSTO 2014 ANNO N In Italia (con Sette ) EURO 1,90 Milano, Via Solferino 28 - Tel Roma, Piazza Venezia 5 - Tel Fondato nel 1876 Servizio Clienti - Tel mail: servizioclienti@corriere.it Tempi liberi Lo chef pluristellato Bottura, stregato dalle donne «A mamma, moglie e cuoche devo tutto» di Angela Frenda a pagina 29 Numero speciale Sei scrittrici raccontano mille voci I progetti al femminile con Oxfam Domenica il magazine in edicola con il Corriere della Sera > Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano IL FERRAGOSTO DI UN PAESE IN BILICO ALLA RICERCA DELLA FIDUCIA di BEPPE SEVERGNINI Ferragosto è una festività romana, cristiana, italiana. Il riposo di Augusto (feriae Augustii) è diventato, per tradizione, quello di tutti noi. Un riposo che dovrebbe essere sereno. Quest anno la meteorologia, l economia e le armi l hanno reso, invece, ansioso. Ansia comprensibile: basta che non diventi rassegnazione. Matteo Renzi, al governo da sei mesi, appare preoccupato. L insistenza con cui chiede ottimismo inizia a somigliare a quella dei predecessori. Alcuni scatti denotano nervosismo. Non ne ha motivo. Non si cambia l Italia in sei mesi (né l economia, né l umore). Occorre procedere per gradi: spiegando, semplificando, rassicurando. L ottimismo a comando non esiste. Ha ragione, il giovane presidente del Consiglio, a ricordare che non siamo soli a faticare. Ieri è stato diffuso il dato della crescita del Pil per l eurozona: solo 0,7% su base annua. Fa altrettanto bene, Renzi, a ricordare che siamo un grande Paese la terza economia del continente, la seconda industria dopo la Germania e abbiamo motivi d essere orgogliosi. Fa meno bene a derubricare la preoccupazione come rassegnazione, e a liquidare i critici come «gufi». Sono frasi buone per Twitter o per la campagna elettorale. Ma col primo non si governa, e la seconda appare esclusa (proprio da lui). Forse il premier dovrebbe limitare gli obiettivi e, già che c è, le dichiarazioni, le celebrazioni e le inaugurazioni, che costringono a essere enfatici e un po generici. Qualcuno l ha fatto notare: se quel paragone tra la ripresa e l estate l avesse tirato fuori Silvio Berlusconi («Non è arrivata quando volevamo, magari non è bella come volevamo, arriva un po in ritardo, ma arriva») sarebbe stato deriso. Matteo Renzi è determinato. Ha costretto il Senato elettivo ad abolire se stesso, ed è come convincere i pesci rossi a togliere il tappo dell acquario: non facile. Perché non anticipa, come suggerito sul Corriere da Ferrera, Giavazzi e Alesina, la riforma sul lavoro? Introducendo un contratto a tutele crescenti dimostrerebbe al mondo che facciamo sul serio. Le preoccupazioni, nelle istituzioni internazionali e sui mercati, ci sono: è infantile nasconderselo. Mario Draghi ha chiesto «un segnale importante a settembre»? Bene: noi mandiamolo prima. Gli italiani che oggi si riuniscono a pranzo vogliono essere ottimisti. Il nostro vocabolario del disagio è ridotto, rispetto a quello di inglesi, tedeschi o francesi (niente gloom, nessuna Angst, poco malaise). Siamo una nazione reattiva. Siamo stati troppo poveri per sentirci depressi. Abbiamo resilienza, fantasia e coraggio. Ma non possiamo accettare che chi sta al governo dica va tutto bene! e chi sta all opposizione risponda va tutto male! (salvo scambiarsi i ruoli alla prima occasione). Non è giusto costringere gli italiani a scegliere tra trionfalismo e disfattismo. Molti di noi sono pronti a investire, a provare, ad assumere: ma occorrono norme e garanzie, non polemiche e promesse. La fiducia non si pretende, si conquista. Matteo Renzi deve capirlo. Ferragosto è un ottimo momento per ripartire. Tre splendidi racconti di Cesare Pavese sono riuniti sotto il titolo La bella estate. Siamo ancora in tempo. Con qualche dichiarazione in meno e un po di concretezza in più, potrebbe diventare la stagione della Calcio L ex della Juve guiderà la Nazionale. L ingaggio sarà di 4 milioni l anno Conte è il nuovo ct (con sponsor) Ai lettori Domani i quotidiani non usciranno. Il tornerà in edicola domenica 17 agosto. Il nostro sito funzionerà invece regolarmente. Alle lettrici e ai lettori, buon Ferragosto di ALESSANDRO BOCCI e MARIO SCONCERTI Antonio Conte è il nuovo allenatore della Nazionale: esordirà il 4 settembre nell amichevole di Bari con l Olanda. L ex tecnico della Juventus sarà anche coordinatore delle squadre giovanili. Il compenso, in base all accordo che coinvolge un pool di sponsor, si aggirerà attorno ai 4 milioni. ALLE PAGINE 50 E 51 Bonsignore Costa, Pasini, Perrone La Bce: «Niente ripresa senza cambiamenti strutturali». La Francia: meno vincoli europei Ora tutta l Europa è in frenata Si ferma anche la Germania. Renzi: non c è solo un caso Italia L economia tedesca è calata nel secondo trimestre dello 0,2%, contro il -0,1% delle stime. La Francia è in stagnazione, il Pil dell eurozona è a zero su base trimestrale. Parigi chiede all Ue di adattare le sue decisioni alla situazione. E Renzi sottolinea: «Non c è un caso Italia, l intera eurozona è in crisi». DA PAGINA 2 A PAGINA 5 Il foglietto nella tasca di Angela Merkel di DANILO TAINO D al 2010 l Europa ha vissuto nell emergenza, con l obiettivo di non fare crollare l euro. Ma i suoi vecchi mali, la famosa eurosclerosi, restano: oggi è l unica importante economia del pianeta a non crescere. A PAGINA 3 Giannelli Figlia di corridori, allevata da un francescano ad Assisi Piccola, albina E fa sognare il mondo del trotto Lo scrittore Conrad, i misteri del mare CHIARA DATTOLA di PIETRO CITATI Joseph Conrad perse la madre a 7 anni e il padre a 11. A 16 anni, fu travolto dal desiderio di diventare capitano di mare: ne parlava tanto da passare per folle. di LUIGI FERRARELLA Un Calimero al contrario. Negli ippodromi corrono soltanto cavalli scuri e lei è una trottatrice tutta bianca, albina con sottocute rosa. È nata ad Assisi all ombra della basilica di San Francesco nell allevamento di un frate francescano. Ora si spera che diventi vincente: essendo figlia di corridori, non è impossibile. A PAGINA 24 ALLE PAGINE 44 E 45 In primo piano Alfano: agire subito su Fisco e imprese Non ci sarà rimpasto di ANDREA GARIBALDI ALLE PAGINE 8 e 9 Il lavoro e i tagli, il piano del governo per il «segnale forte» di ENRICO MARRO L intervista A PAGINA 5 Emergenza e inerzie LA DEBOLEZZA È DELL UNIONE: C È UN VUOTO DA COLMARE di LUCREZIA REICHLIN Italia non è il solo L Paese che sta attraversando una fase di contrazione: la crescita del Prodotto interno lordo nel secondo trimestre è risultata negativa anche in Francia e in Germania; il Pil dell area dell euro nel suo insieme con una crescita dello 0,05 rispetto ai tre mesi precedenti è praticamente piatto e stride con lo 0,97 degli Stati Uniti e lo 0,8 del Regno Unito. CONTINUA A PAGINA 47 Il segretario Nunzio Galantino La Cei chiede riforme «Le lobby ostili bloccano il Paese» di PAOLO CONTI e riforme spesso si «L bloccano per l ostilità di singole lobby. Urge, per esempio, quella della Pubblica amministrazione e della burocrazia. E va riformata la burocrazia della mente e del cuore». Monsignor Nunzio Galantino, segretario della Conferenza episcopale italiana, risponde al Corriere sui temi di attualità: dal Medio Oriente («C è un tipo di fondamentalismo anche in Occidente che vorrebbe cogliere l occasione per distruggere ogni dialogo col mondo musulmano») alla fecondazione eterologa e al caso dei gemelli contesi da due coppie: «Come si fa a non tenere conto che tra la donna e il figlio che ha in grembo si creano emozioni comuni, empatie non solo fisiche?». A PAGINA 6 Funerali a Pitigliano Il cordoglio per il reporter ucciso a Gaza Un aereo della presidenza del Consiglio lo ha riportato in Italia. Ad accompagnare e accogliere il reporter Simone Camilli, morto a Gaza, la famiglia e la ministra Mogherini. A PAGINA 12 Frignani REUTERS

2 2 Primo Piano Venerdì 15 Agosto 2014 Corriere della Sera L Unione europea La frenata L Europa si ferma con la Germania Parigi (a crescita zero): meno vincoli Ue Il Pil tedesco cala dello 0,2%. Eurozona in stagnazione, ridotte le stime 2014 Sapin: quest anno il deficit francese oltre il 4%. Btp e Bund ai minimi storici Il settimanale Roma, il declino dell impero e il paragone di «Le Point» DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES Peggio delle attese: l economia della Germania, la locomotiva d Europa, è calata nel secondo trimestre dello 0,2% a fronte del -0,1% delle stime. La Francia si è confermata in stagnazione. E dopo un anno dall uscita dalla recessione, il Pil dell Eurozona ha subito un nuovo stop: crescita zero su base trimestrale e +0,7% su base annua (questo in linea con le attese). Meglio per l Europa a 28 Paesi, che nel secondo trimestre ha messo a segno una crescita dello 0,2%. Mentre dell Italia in recessione lo si sa ormai da una settimana. È cauta la Commissione europea nei suoi commenti. Si tratta di «un quadro misto» e i dati «vanno considerati nel contesto economico di medio termine». Bruxelles ha sempre insistito sulla «natura fragile» della ripresa e data la situazione «ribadisce l importanza dell attuazione delle riforme». I Paesi che le hanno portate a termine hanno registrato «una crescita più marcata rispetto a quelli che non le hanno realizzate». La Commissione cita Spagna e Portogallo, che nel secondo trimestre sono cresciuti dello 0,6%. Ma non sono gli unici Paesi a riportare dati positivi. In recupero c è l Olanda e addirittura la Grecia, che è ancora sotto programma di salvataggio. Quanto alla Germania, ha risentito del calo del settore delle costruzioni dopo il più che positivo andamento invernale dovuto alle buone condizioni metereologiche, degli investimenti deboli e della frenata delle esportazioni che ha già registrato un primo impatto delle tensioni geopolitiche, in particolare della crisi ucraina. Tuttavia la domanda interna è leggermente cresciuta rispetto al primo trimestre. A Berlino sono attenti ma non preoccupati. Il ministro dell Economia tedesco Sigmar Gabriel ha detto che il Pil tornerà a crescere nel resto dell anno malgrado «i rischi dall estero siano senza dubbio aumentati». La Germania gode ancora della fiducia dei mercati. Tanto che ieri, appena resi noti i dati del Pil tedesco e dell eurozona, i tassi dei Bund decennali sono scesi per la prima volta nella loro storia sotto l 1%, svolgendo in pieno un ruolo di bene rifugio per gli investitori. Se la Francia sperava in un atteggiamento più dialogante della Germania dato il quadro economico generale, è rimasta delusa. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha ribadito nei giorni scorsi che «la crescita deve venire dall interno: non Weidmann (Bundesbank) «La crescita deve venire dall interno: non è responsabilità della Bce, ma di ciascun governo» è responsabilità né dei governi vicini, né della Bce, ma di ciascun governo che deve creare uno scenario favorevole all occupazione e all innovazione» e che la politica monetaria della zona euro non dovrebbe puntare a indebolire la moneta unica. Ciononostante ieri il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, ha chiesto all Unione Europea che agisca «con fermezza e chiarezza adattando le sue decisioni alle circostanze profondamente particolari ed eccezionali», e in particolare di «adattare il ritmo di riduzione del disavanzo pubblico all attuale situazione economica». Mentre ha domandato alla Bce un intervento più deciso per far fronte al rischio di deflazione e per riportare il cambio dell euro a «un livello più favorevole». La Francia, che ha annunciato un ulteriore taglio della spesa pubblica per 50 miliardi, difficilmente riuscirà a rispettare la tempistica per il rientro del deficit che gli era stata accordata dalla Commissione. La crescita bassa e la frenata dell inflazione porteranno già quest anno il livello del deficit oltre il 4% del Pil, ben oltre il vincolo europeo del 3%. Fr. Bas. DALLA NOSTRA INVIATA PARIGI E se l Europa in stagnazione, lacerata da una guerra che oppone Est e Ovest, fosse su un crinale irreversibile come quello che portò alla caduta dell Impero Romano d Occidente oltre anni fa? Il parallelismo, soltanto accennato dall ultimo numero del settimanale francese Le Point (che dedica la copertina alla «Caduta di Roma») fa discutere. Un dossier storico che però ha la pretesa di diventare d attualità perché «il declino dell Impero Romano parla ancora ai nostri tempi», sostiene la testata. All origine della caduta c è «un problema strutturale», si legge: forze centrifughe che prevalgono su quelle aggreganti fino ad arrivare alla scissione tra Est e Ovest e all indebolimento di Roma. Viene da pensare a un Europa oggi divisa da troppi interessi nazionali contrastanti. A lacerare l Europa c è poi il conflitto in Ucraina che ha riportato il continente ai tempi della Guerra fredda, a 25 anni dallo smantellamento della cortina di ferro. Altro motivo all origine della decadenza di Roma la crisi economica, con un aristocrazia agiata incapace di produrre lavoro e ricchezza e il popolo ridotto alla fame. L Europa di oggi si dibatte tra stagnazione e recessione, con la disoccupazione in aumento, mentre la forbice tra ricchi e poveri si allarga. Infine l altro grande male che ha affossato l Impero, la corruzione. E dire che all epoca non c era la pletora di burocrati che c è oggi in Europa, dagli uffici di Bruxelles fino ai mille enti locali. Alessandra Muglia 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 0-0,5-1,0 1,0 0,5 0-0,5-1,0 La crescita in Europa 0,7 Primo trimestre Germania Cipro -0,2-0,3-0,6 0,0-0,7 Francia Estonia 0,0 0,5 Secondo trimestre 0,8-0,3 Finlandia Gran Bretagna 0,8 0,1 0,4-0,9 Grecia Spagna 0,6-0,2 Variazione del Pil rispetto al trimestre precedente 0,1 0,6 Austria Lettonia 0,2 1,0 0,4 Belgio 0,1 Lussemburgo -0,4 Malta Olanda 0,8 0,9 0,5-0,6 0,7 Portogallo Slovacchia 0,6 0,6 2,7 Irlanda -0,3 Slovenia -0,1-0,2 ITALIA IL PIL NEGLI STATI UNITI IL PIL NELL AREA EURO +4% L intervista Il presidente del consiglio economico della Cdu, il partito della Cancelliera: dobbiamo fare le riforme «Più soldi in tasca ai tedeschi, Berlino tagli le tasse» Lauk: il nostro welfare troppo ricco toglie risorse agli investimenti «La contrazione dello 0,2% del Pil tedesco nel secondo trimestre è una sorpresa che pochi si aspettavano, ma è il prezzo che paghiamo per cattive politiche economiche. Facciamo l opposto di quello che predichiamo ai Paesi del Sud Europa: a loro diciamo di bere acqua e noi beviamo vino», afferma Kurt Lauk, 68 anni, presidente del Consiglio economico della Cdu e advisor della cancelliera Angela Merkel, ma anche uomo d affari, co-fondatore di Globe Cp, un fondo di private equity. Dottor Lauk, perché la Germania si è fermata? «Abbiamo introdotto il salario minimo, che entrerà in vigore dal prossimo primo gennaio; abbiamo abbassato l età pensionabile da 65 a 63 anni invece di alzarla a 67 anni; abbiamo esteso la rendita per le madri anche alle donne che hanno avuto figli prima del 1992, una novità che ci costerà 7-8 miliardi all anno. La Grosse Koalition ha aumentato in modo significativo i costi per il welfare. Ma ci sono altre ragioni per il declino». Quali? «Le sanzioni alla Russia ci costeranno 25 mila posti di lavoro in meno, soprattutto nelle piccole e medie imprese. E questo crea ulteriore incertezza. Ma c è anche un problema di investimenti. L energia tedesca costa troppo perciò le imprese preferiscono fare nuovi investimenti altrove, soprattutto negli Stati Uniti e in Cina. Succede in molti settori ad alta intensità energetica, dall acciaio alla chimica alla carta. I nostri investimenti netti sono troppo bassi da un decennio. Da mesi vediamo scendere l Indice Ifo, il più importante indicatore dell umore delle imprese tedesche: cade perché Kurt Lauk, 68 anni, presidente del Consiglio economico della Cdu e advisor di Angela Merkel con lui nella foto la nostra politica non è orientata alla crescita e agli investimenti». Quale strada suggerisce per invertire il trend? «L Europa deve aprire il mercato dei servizi, che porterebbe benefici non solo alla Germania ma anche a quei Paesi che hanno un vantaggio competitivo in questo settore, come Spagna e Portogallo. Poi abbiamo bisogno di negoziare con successo la Partnership Transatlantica (Ttip) con gli Usa, un accordo che farebbe crescere di 120 miliardi di euro all anno il Pil europeo». E Berlino cosa può fare? «Abbiamo bisogno di riformare il nostro sistema fiscale, per mettere più soldi nelle tasche dei tedeschi. Se aumentiamo i salari, dobbiamo appiattire il prelievo, realizzando quella che io chiamo progressione fredda. La nostra aliquota più alta è del 45%, ma se si aggiunge la tassa sulla Chiesa e la tassa di solidarietà introdotta per la riunificazione della Germania (1,2%) si arriva a una pressione un po sopra il 50%. Troppo, così si portano via risorse destinate ai consumi. Invece dobbiamo assolutamente far crescere la domanda domestica e creare un po di inflazione». Chi ferma la riforma del fisco? «Sia la cancelliera Merkel che il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble sono contrari, perché farebbe saltare il pareggio del bilancio. Perciò vogliono rinviare la riforma alla prossima legislazione». Che cosa prevede per la Germania per il resto dell anno? «Restiamo l economia più forte in Europa, ma abbiamo raggiunto il picco: il declino è già cominciato, anche se sarà graduale. Il terzo tri- Bruxelles L Europa deve aprire il mercato dei servizi e stringere la partnership con gli Usa 0

3 Corriere della Sera Venerdì 15 Agosto 2014 Primo Piano 3 Le ultime misure Depositi negativi presso l Eurotower 1 Il 5 luglio, con il taglio del tasso di interesse allo 0,15%, per la prima volta la Bce ha dato il via libera ai tassi negativi delle banche presso l Eurotower (-0,10%) Tltro, i fondi agevolati alle banche 2 La Bce ha lanciato Tltro, un nuovo round di prestiti a lungo termine a tasso agevolato alle banche, ma con il vincolo di fare prestiti a famiglie (non per i mutui) e a imprese non finanziarie, pena la restituzione Abs, il quantitative easing europeo 3 Se l economia peggiorerà, la Bce è pronta a misure anticonvenzionali, con l acquisto di Abs (Asset backed securities), cioè titoli cartolarizzati garantiti da prestiti, mutui o obbligazioni La banca centrale Il rischio deflazione e le richieste ai governi per nuove politiche di crescita. I fondi alle banche per le imprese Bce accelera sulle misure straordinarie Francoforte: interventi per rianimare l economia se l inflazione resta bassa DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES La debole ripresa dell eurozona non è minacciata solo dalla frenata della crescita del secondo trimestre. A chiudere due settimane di indici contrastanti, è arrivato anche il dato dell inflazione. Eurostat ha certificato che la media dei prezzi al consumo nei Paesi che hanno adottato la moneta unica è allo 0,4% in luglio su base annua, in arretramento dal +0,5% di giugno, il livello più basso dall ottobre Anche la Bce, nel suo bollettino mensile, ha rivisto al ribasso le stime per il 2014 e il 2015, portandole allo 0,7% e all 1,2% (da rispettivamente 0,9% e 1,3%), mentre ha lasciato invariate all 1,5% quelle per il Cifre comunque al di sotto della soglia del 2% fissata da Francoforte. Il timore diffuso è quello che l Europa scivoli in deflazione. Ieri la Francia ha chiesto Acquisti di titoli La Bce sarebbe pronta all acquisto di titoli cartolarizzati garantiti da prestiti, mutui e bond menti straordinari e ha confermato che il consiglio direttivo ha «intensificato i lavori preparatori» per acquisti definitivi nel mercato di titoli cartolarizzati garantiti da prestiti, mutui, obbligazioni o crediti commerciali (gli Abs, Asset backed securities), con l obiettivo di migliorare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Il quantitative easing, da molti richiesto con insistenza sul modello della Fed, non è però così facile da attuare in Europa e comporta anche delle complicazioni istituzionali, a cominciare ad esempio dalla decisione della scelta di quali titoli di Stato acquistare. La Bce ha avvertito che le azioni di politica monetaria sono inefficaci se gli Stati non fanno la loro parte, attuando le riforme strutturali indispensabili per promuovere gli investimenti privati e la creazione di posti di lavoro. Riforme Al vertice Il presidente della Bce Mario Draghi apertamente un intervento più deciso da parte della Bce, ma già nel suo discorso di giovedì scorso Mario Draghi aveva spiegato l intenzione di valutare prima i risultati delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Tltro) annunciate a giugno: prestiti erogati alle banche dell area euro in due tranche, la prima a settembre a tasso agevolato e condizionati alla concessione di prestiti a imprese e famiglie. Ci vorrà del tempo perché si vedano gli effetti, la catena di trasmissione è lunga. La Bce ha però ribadito il suo impegno a ricorrere a struda mettere in campo nel rispetto dei vincoli di bilancio stabiliti dall Europa. Linea ribadita da Jens Weidmann, presidente della Bundesbank. Ma anche dalla Commissione europea ieri e la scorsa settimana, in occasione della pubblicazione dei dati del Pil dell Italia. I Paesi devono procedere nell attuazione delle riforme strutturali come indicato nelle raccomandazioni di giugno. Bruxelles si dà tempo fino all autunno per interpretare i dati macroeconomici usciti in queste settimane, che destano qualche preoccupazione al di là della cautela ufficiale. E lo farà sulla base delle sue nuove stime di novembre e in relazione alle leggi finanziarie che i Paesi dovranno presentare entro la metà di ottobre. In quella occasione per gli Stati, soprattutto per i «ripetenti», sarà difficile mentire. Francesca Basso LE BORSE IERI (dati in %) Milano Francoforte Parigi Londra -0,29 +0,29 +0,25 +0,43 IL CAMBIO EURO DOLLARO I RENDIMENTI DEI TITOLI DI STATO (dati in %) Btp (Italia) Bund (Germania) Oat (Francia) 2,674 0,998 1,383 Quale competitività Corrono solo le economie dei Paesi emergenti e degli Stati Uniti I numeri dell eurosclerosi Se il 7% della popolazione «brucia» il 50% del welfare 1,38 1,36 1,34 1,32 1,30 1,28 1,26 1,24 ott dic feb apr giu ago ott dic feb apr giu ago mestre potrebbe essere migliore del secondo, ma non credo che invertirà la tendenza. Le stime della Bundesbank, che prevede un Pil in salita dell 1,9-2%, sono molto ottimistiche. Per il 2014 mi aspetto una crescita minima, tra lo 0 e l 1%». Il rallentamento tedesco alleggerirà la pressione di Berlino sugli altri Paesi dell Eurozona? «Non cambierà nulla. I veri problemi nell area euro in questo momento sono prima la Francia e poi l Italia. La Spagna è tornata a crescere, il Portogallo è migliorato, e anche la Grecia sta meglio». Vuol dire che i tedeschi non ce l hanno più tanto con l Italia? «L Italia ha bisogno di riforme vere, come la Francia. Renzi vorrebbe imporre una nuova interpretazione del Patto di stabilità e di crescita: sta Roma Renzi? Parla bene di riforme, ma poi non le fa, mi sembra avviato sulla strada di Monti cercando di allentare i vincoli di bilancio, chiedendo di dedurre certi investimenti dal budget. È sempre la vecchia strada, che fa accumulare debito in nome della crescita». Com è visto il premier Renzi in Germania? «Finora abbiamo sentito tante parole giuste, ma visto pochi fatti: Renzi parla di riforme, però non le implementa. Mi sembra avviato sulla stessa strada di Monti, che è stato un enorme delusione». Crede che servano misure anticonvenzionali da parte della Bce per contrastare il rischio di deflazione a stimolare la crescita nell eurozona? «La Bce sta comprando tempo per i politici, che però non fanno le riforme, Germania inclusa. Finora la liquidità immessa dalla Bce nel sistema bancario non ha spinto le banche a prestare di più per l incertezza della situazione economica, anche in Germania. Ma Draghi deve stare attento a tenere i tassi di interesse bassi troppo a lungo, perché creano distorsioni. Per i tedeschi che risparmiano è un ulteriore pressione a consumare meno». Giuliana IERI 1,337 Chi è CORRIERE DELLA SERA Teologo con l Mba a Stanford Kurt Lauk, 68 anni, è nato a Stoccarda. Laurea in storia e teologia a Monaco, Mba a Stanford e PhD in Scienze politiche all Università di Kiel, ha iniziato la carriera al Boston Consulting Group. Dall 89 al 92 è stato vice Ceo e Chief financial officer di Audi. Nel 2000 ha co-fondato il fondo di private equity Globe Cp. Dal 2004 al 2009 è stato deputato all Europarlamento e membro del Comitato Affari economici e monetari Ma è boom di richieste per i jet privati Soprattutto grandi di FABIO SAVELLI Sembrerebbe l empirica conferma di una delle teorie macro-economiche più in voga, secondo la quale le disuguaglianze sociali uccidono la crescita perché diminuiscono gli investimenti delle imprese a tutto vantaggio della rendita. Così mentre l Europa naviga controcorrente tra recessione e deflazione il mercato dei jet privati vive una seconda rinascita dopo cinque anni sull ottovolante. Rileva il «Financial Times» che questo particolare mercato è accreditato di una crescita del 3% per quest anno polverizzando la soglia di 23 miliardi di dollari di giro d affari. Di più: le stime degli analisti prevedono un aumento del 10% anche nel 2015 trainato soprattutto dal boom dei jet più grandi, quelli con un valore compreso tra i 26 e i 400 milioni. Richiesti soprattutto dai super-ricchi russi. A ben vedere un mercato che dieci anni fa non esisteva nemmeno. Da anni, Angela Merkel tiene in tasca un foglietto con tre statistiche che cita in continuazione. Le permettono di inquadrare la posizione dell Europa nel mondo: il continente ha il 7% della popolazione, il 25% del Prodotto lordo, il 50% delle spese per Welfare State. Ieri, forse, la cancelliera ha dato un altra occhiata ai tre numeri, quando ha saputo che nel secondo trimestre dell anno l economia dell Eurozona è tornata a essere stagnante. A differenza di altre volte, però, le conseguenze dovrà almeno in parte trarle non solo per i partner europei ma per la stessa Germania, il cui Pil si è ristretto dello 0,2%. È che, dal 2008 e ancora di più dal 2010, l Europa ha vissuto nell emergenza, è passata da interventi di salvataggio a nuovi vincoli di bilancio senza soluzione di continuità, con l obiettivo di non fare crollare la moneta unica. Inevitabile: ma i vecchi mali di cui si discuteva prima, la famosa eurosclerosi, sono scivolati in secondo o in terzo piano. Restano però ancora lì: in buona parte anche in Germania, che è un economia forte, competitiva ma che non si può definire dinamica e sicura del futuro in tutti i settori. Il dato di fatto è che quella del Vecchio Continente è oggi l unica importante economia del pianeta (forse assieme a quella giapponese) a non crescere: immagine di un area in perdita continua di peso di fronte alla potente e dinamica economia americana e a quelle emergenti. La fotografia della stagnazione resa pubblica ieri da Eurostat ha già fatto dire a molti che alla sua origine ci sono le politiche di austerità volute da Berlino e Bruxelles negli anni della crisi. Ma, dal momento che molto difficilmente il «Fiscal Compact» europeo sarà rimesso in discussione, è forse meglio focalizzare l attenzione proprio sull eurosclerosi persistente, sulla storia raccontata dalle tre percentuali di Frau Merkel. La situazione si può riassumere così: la popolazione europea tende ad avere un peso sempre minore rispetto a quella mondiale perché gli europei fanno decisamente pochi figli (Germania e Italia sono i casi più acuti); la stagnazione farà diminuire, dal 25% di oggi, anche la quota di Pil prodotto; e, chiaramente, la generosità inefficiente del Welfare State europeo (il 50% delle spese mondiali per il 7% della popolazione) non può essere sostenuta ed è un elemento che pesa sulla competitività (i Paesi emergenti tendono ad aumentare la spesa per la sicurezza sociale, ma non illudiamoci che lo facciano a scapito della loro capacità concorrenziale). Un circolo vizioso. Nel 2000, Bruxelles lanciò l Agenda di Lisbona: interventi per fare della Ue «l economia della conoscenza più competitiva e dinamica del mondo» entro il Un fallimento. Ora la questione si ripropone in termini probabilmente meno ambiziosi ma più urgenti. Cosa si tratta di fare è noto. L Ocse ha elaborato riforme finalizzate a migliorare la competitività di ogni Paese. E, fatto interessante, l Europa ha in casa i modelli di riforma più di successo, quelli applicati dai Paesi nordici che nei decenni scorsi sono usciti da una profonda apatia. Con scelte coraggiose che hanno abbassato le tasse e ridotto la spesa pubblica senza massacrare, anzi spesso migliorandola, la politica sociale. La Svezia, per dire, nel 1993 aveva una spesa pubblica pari al 67% del Pil: da allora l ha ridotta di quasi venti punti ma mantiene un sistema di protezione elevato perché ha fatto riforme serie, per esempio nell istruzione ha introdotto il sistema dei voucher universali che ha messo in concorrenza scuole pubbliche e private. La flexsecurity del mercato del lavoro danese è diventata un esempio. Non che i Nordici siano necessariamente modelli esportabili: dicono però che le riforme strutturali si possono fare. Vale anche per la Germania. Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha differenziato le difficoltà di crescita tedesche, «tecniche» dovute per esempio alla crisi in Ucraina, da quelle «strutturali» di Italia e Francia. Ed è vero che Berlino ha riformato il mercato del lavoro e ha una struttura dei salari che si adatta bene al ciclo economico. È però anche vero che ha un settore dei servizi ancora fortemente regolato, dagli orari dei negozi alle professioni. E che il governo di Grosse Koalition sta rimangiandosi alcune riforme, ad esempio con l abbassamento (parziale) dell età pensionabile. I tre numeri del foglietto di Frau Merkel, invece, dicono che, per prosperare, oggi occorre essere dinamici, flessibili, capaci di creare quella fiducia nel futuro senza la quale la gente fa pochi figli e si accontenta di un Welfare State che sarà sempre più difficile finanziare. Altrimenti è la vecchia eurosclerosi, che ieri si è ripresentata con la faccia della stagnazione, senza risparmiare nessuno. Danilo

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