La Turchia e la primavera araba. Abstract. No. 73 OCTOBER Valeria Talbot. La politica mediorientale dell Akp
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1 Valeria Talbot La Turchia e la primavera araba No. 73 OCTOBER 2011 Abstract Nell anno del terzo mandato elettorale consecutivo del Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) 1, la Turchia accresce il suo dinamismo e afferma in maniera sempre più assertiva le sue ambizioni a ricoprire un ruolo di leader nella regione che un tempo faceva parte dell impero ottomano. Se le rivolte nel mondo arabo, in particolare la crisi in Siria, hanno messo in discussione la politica e i disegni regionali della Turchia, Ankara ha mostrato una certa flessibilità nell adattarsi all evoluzione degli eventi e abilità nel cercare di inserirsi negli spazi precedentemente occupati da altri attori regionali e/o esterni, tentando in tal modo di ritagliarsi un ruolo per influire sulle trasformazioni della regione e di presentarsi come punto di riferimento per i paesi arabi 2. La politica mediorientale dell Akp L ascesa della Turchia a livello regionale è uno degli aspetti più rilevanti dell evoluzione dello scenario mediorientale degli ultimi anni. Lo sviluppo di una politica estera autonoma e assertiva da quando l Akp, guidato da Recep Tayyip Erdoğan, è al governo (novembre 2002) ha rappresentato una svolta significativa rispetto alla tradizionale politica di disimpegno nei conflitti e negli affari regionali perseguita per decenni dal moderno stato turco, in contrasto con il passato ottomano. L attivismo regionale della Turchia dell ultimo decennio si basa su un mix di idealismo e pragmatismo che trova la sua più completa formulazione teorica nella dottrina della profondità strategica sviluppata da Davutoğlu nel , prima ancora di iniziare la sua carriera politica nel governo di Erdoğan. La visione regionale turca che ne deriva si fonda sulla politica di «zero problemi con i vicini» principio-guida della dottrina Davutoğlu attraverso impegno e The rise of Turkey as a more assertive regional player has characterized the Middle East context in the last decade. The Middle Eastern dimension, once neglected, has acquired more importance in Turkish foreign policy and Ankara has been asserting its ambitions more openly and confidently in the region that was once part of the Ottoman Empire. The uprisings in the Arab world have caught Turkey unawares and the outbreaks of the revolts in Syria has threatened its «zero problems with neighbours» policy and integration strategy in the region. However, Ankara has shown the capacity to adapt to the changing political landscape and has managed to fill in the vacuum left by former regional actors so to increase its weight in the region. Furthermore, the Turkish model has been indicated as an example for the Arab countries in transition. However, while Turkey presents itself like a reference point for the Middle East, its development is characterized by unresolved questions and internal contradictions. Valeria Talbot, Research Fellow ISPI 1 Il partito di Erdoğan ha vinto le elezioni legislative nel 2002, 2007 e 2011 rispettivamente con il 34%, il 46,7% e il 50% dei consensi. 2 S. KARDAŞ, Turkey s Middle East Policy Reloaded: Rise of Pragmatism?, GMF Analysis, October 10, 2011, _attachments/kardas_pragmatism_oct11.pdf;jsessionid=as9jqmvkbjqfndnu8l. 3 J.W. WALKER, Learning Strategic Depth: Implications of Turkey s New Foreign Policy Doctrine, in «Insight Turkey», 9, 3, (*) The opinions expressed herein are strictly personal and do not necessarily reflect the position of ISPI.
2 2 ISPI - Analysis dialogo con tutti i paesi dell area, senza esclusioni, ed è volta a promuovere stabilità e integrazione economica. In quest ottica si inserisce il ruolo di stabilizzatore e il soft power adottati da Ankara nonché i tentativi di mediazione nei principali dossier di crisi regionali: dai contrasti tra Israele e Siria alla questione del programma nucleare iraniano. Una combinazione di fattori interni e di trasformazioni regionali ha influito sulle direttrici di politica estera della Turchia nel suo vicinato mediorientale. In particolare, sul piano interno la politica di «zero problemi con i vicini» è stata considerata da alcuni studiosi come espressione della politica estera del trading state 4, proprio per la crescente importanza e influenza dei fattori economici, soprattutto del commercio, nella definizione della politica estera turca. Pur non menzionando esplicitamente la teoria del trading state, lo stesso Davutoğlu nel suo libro del 2001 fa riferimento alla rilevanza dell interdipendenza economica considerata il modo migliore per realizzare pace e stabilità in Medio Oriente nelle relazioni della Turchia con i suoi vicini. Sebbene le origini del trading state si possano far risalire agli anni Ottanta, all epoca di Turgut Ozal (primo ministro dal 1983 al 1989 e poi presidente della repubblica), che si era adoperato per aprire nuovi mercati all export turco soprattutto in Medio Oriente e nell ex Unione Sovietica, è con il governo dell Akp che l economia diventa un vero e proprio driver dell azione esterna turca. Sulla base di interessi politici, economici ed energetici, in questi anni il governo turco è riuscito a intessere una fitta rete di rapporti con i vicini mediorientali che da nemici si sono progressivamente trasformati in partner regionali di rilievo. A livello regionale l Iran, con un interscambio pari a 10,7 miliardi di dollari nel 2010, è il primo partner commerciale e il primo fornitore della Turchia: nel 2010 le importazioni turche dall Iran, prevalentemente di gas, ammontavano a 7,6 miliardi di dollari. Quanto all Iraq, è divenuto il primo mercato di sbocco dell export turco nell area: 6 miliardi di dollari nel 2010 su un interscambio totale di 7,4 miliardi di dollari. Di rilievo anche l interscambio con la Siria, 2,5 miliardi di dollari nel 2010, con le esportazioni turche che hanno raggiunto 1,8 miliardi di dollari (nel 2000 erano appena 184 milioni di dollari) 5. L intensificazione delle relazioni commerciali ha inoltre mosso l interesse alla creazione di un area di libero scambio tra Turchia e Siria insieme a Giordania e Libano 6 tra l altro, alla fine del 2009 la Turchia ha abolito i visti per i cittadini provenienti da Siria, Giordania e Libano, primo passo verso l ambizioso obiettivo di realizzare un mercato comune in Medio Oriente sul modello europeo. La risposta turca alla primavera araba Pur essendo stato colto di sorpresa, e impreparato, dallo scoppio delle rivolte in Nord Africa, il governo di Erdoğan ha mostrato una certa flessibilità nell adattare la propria politica regionale ai cambiamenti in atto, cercando allo stesso tempo di trarne vantaggio. Tuttavia, la risposta di Ankara non è stata univoca: se nel caso della Tunisia e dell Egitto ha prontamente sostenuto le istanze popolari di cambiamento contro i rispettivi regimi Erdoğan ha apertamente esortato l allora presidente egiziano Mubarak a farsi da parte per venire incontro alle richieste dei manifestanti, più oscillante è stato invece l atteggiamento nei confronti della crisi libica. Relazioni economiche di lunga data la Turchia è entrata nel mercato libico alla fine degli anni Settata, nel 2010 le esportazioni turche verso la Libia sono state pari a 1,9 miliardi di dollari con un interscambio commerciale tra i due paesi di 2,4 miliardi di dollari e ingenti interessi, tra 23 e 25 miliardi di dollari in contratti nel settore delle costruzioni e in altri progetti, spiegano l iniziale appoggio di Ankara a Gheddafi e il suo timore per un cambio di regime 7. Con una buona dose di opportunismo e per evitare l isolamento, la Turchia non ha esitato a sostenere l intervento internazionale, dopo esservisi inizialmente opposta, a favore dei ribelli del Consiglio nazionale transitorio (Cnt) quando è apparso chiaro 4 Si veda K. KIRIŞCI, The transformation of Turkish foreign policy: The rise of the trading state, in «New Perspective on Turkey», 40, Dati dell Istituto di statistica turco, 6 Oltre che con la Siria, la Turchia ha accordi di libero scambio con Giordania, Libano, Tunisia, Marocco, Egitto, Autorità palestinese. 7 I. TURAN, Turkey and the Mediterranean: Balancing Geopolitics and Geo-Economics, GMF Policy Brief, September 2011, p. 3.
3 ISPI - Analysis 3 che il regime del rais libico Gheddafi aveva perso legittimità e difficilmente si sarebbe potuta ripristinare la situazione quo ante. L atteggiamento ambivalente della Turchia nei confronti dei cambiamenti che hanno interessato i paesi arabi è ancora più evidente nel caso siriano. È innegabile, infatti, che lì dove sono in gioco i suoi interessi prioritari il governo turco si sia ben guardato dal sostenere, almeno nell immediato, un radicale cambio di regime. L estendersi delle rivolte in Siria, e cioè al confine meridionale turco, proprio perché tocca interessi chiave per il paese ha suscitato forti preoccupazioni nel governo di Ankara. Innanzitutto il timore è per un vuoto di potere a Damasco dagli effetti dirompenti non solo sul piano interno ma anche a livello regionale. In quest ottica per la Turchia risulta cruciale mantenere l integrità territoriale del suo vicino meridionale, prevenire un conflitto settario (tra sunniti e sciiti) ed evitare il profilarsi di uno scenario di tipo iracheno. Infatti, un collasso siriano avrebbe effetti dirompenti per l intera area dal Libano all Iran, compromettendo fortemente gli equilibri regionali. Al di là di ciò, la crisi siriana ha messo in discussione la realizzazione dei progetti d integrazione regionale e la politica di «zero problemi con i vicini» che, come si è visto, ha nella Siria il pilastro portante. Non sorprende pertanto che in questo caso l interesse turco sia stato più a un graduale cambiamento nella continuità che a un rovesciamento del regime che aprirebbe una rischiosa fase d incertezza. Queste ragioni spiegano le diverse iniziative, e successivamente anche le pressioni, turche sul regime di Damasco perché avviasse un processo di riforme politiche: dall invio di una delegazione di consulenti in campo politico e amministrativo fino alla definizione, ad agosto, di una road map che prevedeva elezioni legislative entro la fine dell anno e la predisposizione di una nuova costituzione da parte del parlamento neo-eletto. Allo stesso tempo, il governo turco non ha mancato di dare spazio ai diversi movimenti di opposizione siriani che si sono riuniti proprio a Istanbul dove a metà ottobre si è costituito il Consiglio nazionale di opposizione per cercare di aprire qualche canale di dialogo con il regime di Bashar al-assad e presentarsi come interlocutore di rilievo anche nell eventualità di uno scenario post-bashar. Tuttavia, di fronte all intransigenza del regime di Bashar, il governo turco ha recentemente sospeso i contatti e l adozione di sanzioni nei confronti della Siria è diventata più che un ipotesi, dopo che un embargo sulla vendita di armi è già stato imposto. Il modello turco La primavera araba ha riacceso il dibattito in auge qualche anno fa, sulla scia del lancio dell iniziativa americana per la democratizzazione del grande Medio Oriente da parte dell amministrazione Bush nel 2004, sulla Turchia, paese laico a maggioranza musulmana (sunnita), come modello di democrazia per il mondo arabo. Allora né la Turchia, impegnata nell avvio dei negoziati di adesione con l Unione europea, né tantomeno i paesi arabi, che guardavano al paese attraverso le lenti del passato ottomano, avevano mostrato interesse. Quando, dopo la caduta dei regimi di Ben Ali e Mubarak, si è aperta una fase di transizione politica in Tunisia ed Egitto tanto i media quanto alcuni leader politici arabi hanno fatto riferimento alla Turchia come modello di ispirazione per la regione. Senza volere qui affrontare l ampio dibattito relativo al modello turco, è importante sottolineare che una serie di fattori ha influito sul mutamento della percezione della Turchia nel mondo arabo nel corso degli ultimi anni 8. Innanzitutto, l ammirazione per il partito di Erdoğan che, presentandosi come musulmano-democratico sull esempio dei partiti cristiano democratici europei, è riuscito a coniugare i valori della democrazia con l Islam. Inoltre, ha contato la stabilità politica accompagnata da un processo di riforme politiche interne che l Akp è riuscito ad assicurare al paese dal A ciò si aggiunge la sostenuta crescita economica dal 2002 al 2008 l economia turca è cresciuta in media del 6,6% e dopo la recessione del 2009, ha conosciuto nel 2010 una crescita del Pil dell 8,2% (Fondo monetario internazionale) e del 10,2% nel primo semestre del 2011 che fa della Turchia la sedicesima economia mondiale. Lo sviluppo di un economia prevalentemente export-oriented ha prodotto una forte intensificazione delle relazioni commerciali con i paesi della regione. Se nel 2000 il 8 Sulla percezione della Turchia nei paesi del mondo arabo si veda M. AKGÜN et al., The Perception of Turkey in the Middle East 2010, TESEV, Istanbul, 2011.
4 4 ISPI - Analysis commercio con i paesi del Medio Oriente era pari a 5,9 miliardi di dollari e copriva il 7% del totale, nel 2010 ha raggiunto 39,4 miliardi di dollari, contando una quota del 13%. La regione è diventata negli ultimi anni la seconda destinazione, dopo l Ue, dell export turco, una delle poche, insieme al Nord Africa, con cui la Turchia ha registrato un avanzo commerciale, nel 2010 pari a 7,2 miliardi di dollari. Proprio l espansione nei mercati della regione ha sostenuto la crescita economica compensando la caduta dei tradizionali mercati di sbocco, in primis quelli europei, nella fase di crisi. Inoltre, grazie alla politica di liberalizzazione dei visti perseguita dal governo, in Turchia è notevolmente aumentato il numero di presenze dai paesi arabi, passate da nel 1991 a circa 1,9 milioni nel Tra l altro, questo aumento sta ampiamente compensando il drastico calo dei turisti israeliani seguito al deterioramento delle relazioni tra Ankara e Tel Aviv negli ultimi due anni. Non da ultimo, sull immaginario collettivo arabo ha influito la politica filo-palestinese di Erdoğan e soprattutto la dura presa di posizione nei confronti degli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza a partire dall operazione piombo fuso di dicembre 2008-gennaio La retorica anti-israeliana è valsa al leader turco il titolo di campione della causa palestinese nel mondo arabo. Tuttavia, quali che ne siano gli elementi, quando si parla di modello turco occorre tener presente che la Turchia di oggi è il risultato di un evoluzione politica graduale iniziata con la nascita della repubblica nel 1923 e di un processo di trasformazione economica che ha le sue origini all inizio degli anni Ottanta. Nell ultimo decennio inoltre proprio l ancoraggio europeo è stato il catalizzatore di importanti riforme politiche ed economiche che hanno consentito al paese, tra le altre cose, di avvicinarsi agli standard europei, di ridimensionare il ruolo dei militari sia all interno sia in politica estera e di essere per ciò considerato un esempio di riferimento. Se proprio in ragione delle peculiarità storiche, politiche e culturali della Turchia la sua esperienza difficilmente potrebbe essere esportata ad altri paesi della regione, la stessa democrazia turca è ancora un work in progress 10 e pertanto in quest ambito difficilmente si può parlare di modello. Senza dubbio, il rilancio del processo di riforme interno e la predisposizione di una nuova costituzione l attuale, emanata nel 1982 dopo il golpe militare del 1980, mantiene una forte impronta autoritaria sarebbero un segnale importante anche sul piano regionale. Sul piano socio-economico nel paese permangono forti squilibri sia nella redistribuzione del reddito sia tra le province nord-occidentali più sviluppate e quelle meridionali, a maggioranza curda, fortemente arretrate e dove maggiore è la disoccupazione (nel 2010 il tasso di disoccupazione turco è stato pari al 12%, Economist Intellingence Unit). Infine, nonostante un quadro favorevole, l economia turca si trova a far fronte a un crescente deficit delle partite correnti nella prima metà del 2011 pari a 45,3 miliardi di dollari, il doppio rispetto allo stesso periodo dell anno precedente 11 dovuto sia alla sostenuta domanda interna sia all aumento del prezzo degli idrocarburi di cui il paese importa la quasi totalità del proprio fabbisogno. Nonostante le contraddizioni e i problemi interni, l apprezzamento per la Turchia nel mondo arabo è significativo per l ambizione ad affermarsi e a essere considerata come potenza regionale, sebbene questo non implichi un riconoscimento automatico della sua leadership. Conclusioni La più recente manifestazione di consenso nei confronti della Turchia e allo stesso tempo anche il segnale della crescente assertività turca si è avuta in occasione del tour di visite che a metà settembre il primo ministro Erdoğan, accompagnato da una folta delegazione politica ed economica, ha effettuato in Nord Africa. L accoglienza da eroe che ha ricevuto nelle strade egiziane è un fatto del tutto nuovo in un paese come l Egitto dove tali manifestazioni non si vedevano dai tempi di Nasser. In ogni caso, la costituzione nell occasione di un asse per la democrazia Cairo-Ankara sembra prescindere dal carisma e dalla retorica del leader turco e fondarsi invece su precisi interessi economici e strategici. Quanto alla dimensione economica delle relazioni con l Egitto nel 2011 l interscambio tra i due paesi è stato pari a 3,2 mi- 9 K. KIRIŞCI, Turkey s Demonstrative Effect and the Transformation of the Middle East, in «Insight Turkey», 13, 2, 2011, p Ibidem, p Turkey, Country Report, Economist Intelligence Unit, October 2011.
5 ISPI - Analysis 5 liardi di dollari e l export turco è ammontato a 2,3 miliardi di dollari. Nelle intenzioni turche, oltre all incremento del volume degli scambi, vi sarebbe l aumento degli investimenti dagli attuali 1,5 miliardi di dollari a 5 miliardi di dollari nei prossimi due anni 12. Sul piano strategico, invece, la stabilità del più popoloso paese del Nord Africa risulta cruciale sia per il balance of power regionale sia per gli interessi, non solo, economici della Turchia. Infatti, sembra che le ambizioni di leadership della Turchia stiano traendo vantaggio dall indebolimento del ruolo regionale dell Egitto (principalmente focalizzato sulla difficile gestione della transizione politica interna). Lo scoppio della primavera araba, soprattutto la crisi siriana, ha messo in discussione la visione idealista di creare un area di stabilità e integrazione nel vicinato turco e, nonostante la retorica del governo continui a essere intrisa di idealismo, negli ultimi mesi l azione esterna è stata fortemente improntata alla Realpolitik 13. Come si è visto, Ankara ha dimostrato elasticità nell adattarsi ai cambiamenti e capacità nel ritagliarsi nuovi spazi di influenza, sia facendo leva su una serie di asset politici, economici e culturali sia sfruttando il basso profilo statunitense ed europeo. Inoltre, l avere stretto legami che vanno al di là dei leader deposti e si estendono alla società civile e alla business community dei paesi arabi costituisce un ulteriore asset di cui né l Europa né gli Stati Uniti dispongono nell affermazione della propria influenza. Tuttavia, la Turchia deve fare i conti con una serie di criticità interne, in particolare l irrisolta questione curda e la recrudescenza dello scontro con i separatisti del Pkk (Partito dei lavoratori del Kurdistan) nell Iraq del nord, che potrebbero mettere una grossa ipoteca sulle sue ambizioni alla leadership regionale. La ricerca ISPI analizza le dinamiche politiche, strategiche ed economiche del sistema internazionale con il duplice obiettivo di informare e di o- rientare le scelte di policy. I risultati della ricerca vengono divulgati attraverso pubblicazioni ed eventi, focalizzati su tematiche di particolare interesse per l Italia e le sue relazioni internazionali e articolati in: Programma Africa Programma Caucaso e Asia Centrale Programma Europa Programma Mediterraneo e Medio Oriente Programma Russia e Vicini Orientali Programma Sicurezza e Studi Strategici Progetto Argentina Progetto Asia Meridionale Progetto Cina e Asia Orientale Progetto Diritti Umani Progetto Disarmo Progetto Internazionalizzazione della Pubblica Amministrazione Le pubblicazioni online dell ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo. ISPI Palazzo Clerici Via Clerici, 5 I Milano 12 A. SHADID, Turkey Predicts Alliance with Egypt as Regional Anchors, in «New York Times», September 18, Ibidem. ISPI 2011
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