MEMORIA E FUTURO I NONNI RACCONTANO RACCONTI FILASTROCCHE CONTE PROVERBI. 5^A - S. Chiara - Nocera Inf.
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- Rebecca Barone
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1 MEMORIA E FUTURO I NONNI RACCONTANO RACCONTI FILASTROCCHE CONTE PROVERBI 5^A - S. Chiara - Nocera Inf. 1
2 I NONNI RACCONTANO I miei nonni mi hanno raccontato che quando erano piccoli non vivevano bene come i ragazzi di oggi. La maggior parte delle persone viveva nei cortili dove i servizi igienici, spesso, erano situati all esterno delle case perché venivano utilizzati da più famiglie. Le case erano riscaldate con i bracieri o con i camini e non avevano molte stanze. Spesso c era un unica stanza da letto dove dormivano genitori e figli insieme. I ragazzi, quando non erano occupati a svolgere lavori per aiutare la famiglia,giocavano nel cortile con i vicini perché si conoscevano tutti. Si giocava con la corda, con la palla, che spesso era fatta di stracci ( a pall e pezz), a settimana, a nascondino,. Di sera si ascoltava la radio o ci si riuniva in casa di chi già possedeva un televisore, per assistere ai primi programmi televisivi. La domenica, poi, si andava a messa indossando il vestito buono. Per risparmiare, i vestiti e le scarpe dei fratelli più grandi passavano ai più piccoli e,inoltre, non c erano tante varietà di merendine e la carne si mangiava solo la domenica. A scuola c erano banchi di legno con i sediolini attaccati. Gli alunni indossavano grembiuli neri; gli insegnanti erano molto severi e, spesso, punivano gli alunni con bacchettate sulle mani oppure facendoli stare in gi- 2
3 nocchio dietro la lavagna. Le cartelle erano di cartone pressato e i quaderni avevano la copertina nera. Non tutti i ragazzi potevano continuare gli studi perché dovevano imparare un mestiere per dare il loro aiuto alla famiglia. Unici momenti di svago erano le feste organizzate in casa tra amici e parenti,o le feste di piazza. I nonni mi hanno anche detto che hanno trascorso la loro gioventù facendo molti sacrifici perché non avevano le comodità che abbiamo ora. Per spostarsi da un posto all altro, infatti, usavano la bicicletta o la filovia e per sbrigare le faccende domestiche usavano le mani. Quando dovevano svezzare un neonato, non avevano tutte le varietà di pappine che ci sono adesso, ma facevano bollire le fette della salute nell orzo oppure nell acqua zuccherata. Ai neonati facevano succhiare una specie di ciucciotto fatto con un pezzo di stoffa arrotolata a forma di pallina in cui era racchiuso dello zucchero ( a pupatella e zuccher). 3
4 Gli uomini, nei giorni festivi,si incontravano nei bar o dal barbiere, per giocare a carte o per guardare insieme i programmi sportivi; le donne, invece, si riunivano nei cortili a chiacchierare. Quando il tempo lo permetteva, molti lavori domestici venivano svolti in cortile, come: lavare i panni, allargare la lana, rammendare oppure fare lavori per le fabbriche conserviere(sgranare agli, sfogliare basilico o spuntare fagiolini verdi). Tra i vari cortili giravano i venditori ambulanti che vendevano di tutto: dai generi alimentari ai detersivi,ed anche arrotini, ombrellai, gelatai che, oltre ai gelati al limone vendevano i Cazzimbocchi, che erano fatti di ghiaccio tritato bagnato con scriroppo alla menta o all amarena o al limone. I nonni nel raccontare il loro passato, provavano un po di malinconia anche perché ritornava alla loro mente il ricordo di persone che ormai non ci sono più. 4
5 INTERVISTA AD UN NONNO (classe 5^A.S.Chiara) Il giorno 23 febbraio 2011, è venuto a farci visita in classe il nonno Arturo P. che gentilmente ha risposto alle nostre domande. Ecco il testo dell intervista: 1) Nonno Arturo, quanti anni ha lei? Sono nato nel 1927 per cui ho 84 anni 2) Ha fratelli o sorelle? Avevo quattro fratelli, due sono morti, e ho una sorella che purtroppo soffre di una grave malattia. 3) Ha un amico speciale? Avevo un amico carissimo che ora non c è più. Il vuoto lasciato dalla sua mancanza, però, lo sento un po meno perché suo figlio viene spesso a trovarmi per chiedermi consigli su come coltivare le viti o altre piante da frutto. 4) Quali sono stati i momenti più belli della sua vita e quali quelli più tristi? I momenti più belli li ho vissuti quando ho comicia to a conoscere le ragazze, anche se il momento che mi ha dato gioia più di tutti, è stato quello in cui fu annunciata la fine della II guerra mondiale. I momenti più tristi, invece, li ho vissuti quando è morto mio padre anche perché non mi sentivo più protetto, in effetti sentivo il peso di nuove responsabilità dal momento che ero il primogenito 5
6 5) Qual era il suo cantante preferito? Mi piacevano molto sia Giacomo Rondinella che Sergio Bruni; tra i cantanti di oggi preferisco Massimo Ranieri. 6) Come si divertiva da bambino? Giocavamo con palle di pezza che lasciavamo trascinare dall acqua che fuoriusciva del fossato quando i contadini irrigavano i campi. Vinceva il proprietario della palla che veniva trasportata più lontano. Un altro gioco che ci piaceva fare era O si lascio che consisteva nel ripetere una cantilena mentre un giocatore batteva sulla spalla dell altro ed insieme puntavano con le dita facendo attenzione a non puntare lo stesso numero. 7) Cosa abbiamo noi bambini di oggi che voi non avevate? Noi non avevamo quasi nulla mentre voi avete tanto!pensate che durante la guerra anche il pane mancava perciò veniva distribuito con la tessera. Comunque la cosa che più di tutto mi fa impazzire sono le diavolerie tecnologiche moderne perché mi fanno sentire un buono a nulla. Pensate che per vedere un programma o usare il telefono cellulare devo spesso chiedere aiuto ai miei nipoti. 8) Che cosa la spaventava da bambino? Ero terrorizzato all idea di morire sotto le bombe. Quando sentivo suonare la sirena che ci annunciava un imminente bombardamento, venivo preso dal panico 6
7 che non mi lasciava neanche quando stavamo al sicuro nel rifugio sotterraneo in cui correvamo a ripararci. Alla fine dell intervista, quando abbiamo ringraziato nonno Arturo per esserci venuto a trovare, è stato lui a ringraziare noi. Ha, infatti, detto che quella era stata per lui la giornata più bella della sua vita poiché l aveva trascorsa in un aula scolastica con noi, che gli abbiamo fatto ricordare alcuni bei momenti del suo passato. Com è simpatico! Che bello stare con voi1 7
8 CONTE, FILASTROCCHE E PASSATEMPI A GALLINA A gallina zoppa, zoppa, quante penne tene ngoppa? Ne teneva ventitré: uno, ddoje e tre. E teneva nu turnesiello e s accattaje nu tuscaniello: miez a me, miez a te e miez o figlio do re. A BEFANA A befana vene e notte, port e scarpe tutt rotte. Vene, bussa e scappa pa via, a befana è mamma mia. A SEMMANA DA SFATICATA Lunnerì : ndi ndì Marterì : pure accussì Miercurì : a nannarella Gioverì : chiste e chella Viernarì : si reca a messa e ppo allu spasso Sabato : Marito mijo, che mo levo affà stu camms? e a dummenica, o marito a vattette! PO NENNILLO Sbatt e mane ca vene papà, porta o zucchero e o babbà. Nuje o mettimmo a cucinà e o nennillo so va a mangià! NINNA NANNA Ninna. nanna e ninna nannarella, o lup s è mangiat a pecurella. Eh, pecurella mia, cumme faraje quanno mmocca o lupo te truvarraje? Eh, pecurella mia, cumme faciste quanno mmocca o lup te truvaste? 8
9 PE FA STA ZITTE E CRIATURE Addereto a porta e ze Vecenza nge steva na merda secca. Chi parla s allecca. Chi rire s a mangia CONTA Un, n ato, Catello, Catania, Napoli, Puortici, Nucera, e Pagani, a micia e so dieci. ALTRA CONTA Alli uni, alli doje, alli tre cancielli, o fravolo e pelle co ndin dan bò, cuntali bbuono ca durece so FILASTROCCA Ce steva na vota nu viecchio e na vecchia, steveno e casa ngopp a nu specchio, steveno e casa ngoppa a nu monte, statte zitto ca mo t o conto, Si t o cont chianu chianu, sient a ddore do tiano, si t o cont fort fort, sient e sbatte tutt e porte. A FARFALLINA ROSSA Na farfallina rossa m ha muzzecat o musso nu poco e vine russo m ha fatto mbriacà! Na rosa ind e capille, nu par e zucculille, guagliò che guarde affà? Ije a mossa a saccio fa! MASTU CICCIO Saca, seca, mastu Ciccio. A panella e o sasiccio. O sasiccio ngiò mangiammo e a panella ngià stipamma. Ngià stipammo pe Natale quanno veneno e zampognari. E zampognari nu vveneno cchiù, ngià mangiammo tutt e duje. 9
10 CIENT CINQUANTUNO E cient cinquantuno, e jocate o citrulo. Si nun t o vuo jucà, e spalle t aggià ammarrà! E tturre e tturre, palett e tammurre, e turre e turre, palette e tammurre QUANN E MAL TIEMPO Truone e lampi, acqua a rrazze, chesta è a casa e Santu Iazzo. Chesta è a esanto Simone, chesta è a casa e Nostro Signore. Nostro Signore sta mmiezz o campo, nun avè paura de truone e de lampi. ZI NICOLA A ricotta salata, o curtiello arricamato. Ricamato a te, ricamato a mme. Chella fetente e mariola, facette carè a zì Nicola. Zì Nicola sentette dolore e aizave o bbastone. O bbastone s rumpette e zi Nicola se ne jette! NDUVINA! Chi o fa, o fa po venne; chi o ordena nun ge serve e a chi ge serve nunn o vere. Chi ghiè?...( O tavuto) NDO - NDO Ndò, Ndò, Ndò, miett a capa ndò commò! Mettancelle chianu chianu, nu ffa male o parrucchiano! PEPPE A SCUPPETTA Peppe a scuppetta, o fucile e a baionetta! Spara o cannone e Peppe o maccarone! 10
11 E DDETE DE MMANE Miezz a na funtanella nje steva na paparella: chist acchiappa (pollice); chist a spenna (indice); chist a coce (medio); chist sa mangia (anulare); chist dice: Pirill, pirill, rammenne nu poco che so piccirillo (mignolo) P DDORME BBUON Me cocco e m addormo sott o manto da Maronna! A Maronna m è mamma, Gesù Cristo m è patre, i santi me so pparient, Maronna mia, nu me fa sunnà niente! PE LAVA A FACCIA DE CRIATURE Micia, micella, jatta jattella, che ti è mangiato: o ppane e o ccaso! E fruttacaso, e fruttacaso. A FACCIA A vavarella a pizzacane, a vucchella se mangia o ppane, o nasillo a lampione, l ucchizzulli a finestella, a tavulella pe mmangià, iammo ngopp o campanaro: din dan bò, din dan bò! 11
12 CUNT E CUNTULIAMMO : e fessi all erta e i buoni assettati! A vicchiarelle e o suricille Nge steve na vota na vecchiarelle che scupava a chiesiella e truvave nu surdicciulle. Allor penzaje: Si m accatte na castagnella, aggià iettà a scurzetella, si m accatte nu lupiniello, aggià iettà o scurzetiello, mo m accatte o janche e russo, po me metto ngopp o balcone che me voglio ammarità. A vecchierella s lavave, s pettinav, s pittav co janche e russo e s mettette ngopp o balcone. Passava nu ciucciariello e dicette: Vecchiarè che faje llà ffore? Me voglio ammarità! rispunnette a vecchierella Te vuò spusò a me? dicette o ciucciariello Pass annanze che nu ffaje pe me! rispunnette a vecchierella. Passava nu purcelluzzo e dicette; Vecchiarè che faje llà ffore? Me voglio ammarità! rispunnette a vecchierella Te vuò spusà a me? dicette o purcelluzzo Pass annanze che nu ffaje pe me! rispunnette a vicchiarella Passavan tan ati animali,ma a vecchierella diceva semp che nisciuno jeva bbuono pe essa. All urdime passav nu suricille e pur isso dicette: Vecchiarè che feje llà ffore? Me voglio ammarità! rispunnette a vecchierella Te vuò spusà a me? dicette o suricille Sì, saglie ngoppa che faje pe me! rispunnetta a vecchierella. S spusaron e a vecchierella jev a scupà a chiesiella e o suricille restava a casa pecchè era troppo piccirillo pe faticà. Nu juorn a vecchierella mettette a fa a menesta e primm e scenne dicette avvicin o suricille: Sta attient a meneste, però nunn a ggirà o si no nge vaje a finì arinte. O suricille, quann restave sul isse, sentette na bell addore e perciò vulette pruvà nu poco e menesta. Appena aizave o cupierchio nge iette a finì arinto. Quann a 12
13 vecchierella turnaje a casa, chiammav o suricille e nunn o puteva truvà a nisciuna parte. Quanno aizaje o cupierchio da pignata e verette o suricillo arinte s accumingiav a lamentà accussì: Povero marit mijo, manco muorto si bbuono! O LUPO E A VOLPE Era ntiemp e Pasqua e e furn de massarije eran tutt chin e pastiere. Nu lup e na volpe scennettene ndo paese e si trovarono dint a na massarije e a volpe ricette avvicin o lupo: Compa lu, nge vulimmo fa na mangiata e pastiere? O lupo rispunnette: Compa vo, e si arriva o padrone, comme facimme? A volpe arrispunnette: Nuje facimmo accussì: ammente ije sto rind o furno, tu faje o guardiano e po,esch ije e trase tu. - Va bbuon - dicette o lup. E accussì facetten. A volpe ogni tanto, s ammisurave pe vedè si ngià faceva d ascì arint o furno. Quann fu o turn do lupo, isso s abbuffaje e pastiere accussì quann arrivò o patrone, nu putette ascì a là ddint e perciò acchiappave nu sacco e mazzate. Quann o padrone se ne jette, o lupo tutt rutt verette a volpe che steve stesa pe terra e che alluccava manc acchè. Compa vò, che v assucciese? addummannaje o lup. A vorpa dicette: Aggi à avuto tanta mazzate ch è sicuro che m aggio rotto na cossa e nu pozzo camminà! O lup n avette pietà e s a caricaje ngopp e spalle. Ammente camminavano a vorpa jev dicenne: Ndani, ndani. ndani e o rutto porta o sano! O lup, allora, addummannaje : Cumpa vo, che jate dicenno? A vorpa rispunnette; Niente, cumpa lu, vaco dicenna na preghiera pe me e pe te! 13
14 A PUPATA E ZUCCHERO Nge steva na vota na signurina che pe fa mangià e frate suije, ieve arrubbà ind a casa de briganti. Quanno i briganti s accurgettene che ogni jurno mancava coccosa, si mettettero affà a posta pe vedè chi era che l arrubbava. O capo de briganti, quanno sapette che era na signurina che l arrubbava, dicette che ngia vuleva fa pagà. Allora, cummannaje all uommine suoje che l avevano mprigionà pecchè isso sa vuleva spusà e po, a primma notte e sposa, l aveva accirere. E accussì facette: sa spusaje e quanno s ritirarono ndà cammera e lietto, pigliaje o curtiello p accirere. A signurina, però, era furba e aveva capito che vuleva fa o capo de briganti, perciò ndò lietto nge mettette na pupata e zucchero che s aveva fatto fa do zuccararo. Quanno o capo de briganti nfilaje o curtiello ndò core da signurina, nu schizzo e zucchero nge ietto mmocca e allora dicette: Pupatella mia, pure morta s ì ddoce pe mme! Comme pozzo fa pe te fa turnà a mme? A signurina sentette e parole do capo de briganti e rispunnette: Si me vuò fa turnà addà tte, tutt i beni tuoje li e rà a mme! O brigante accussì facette e da tanne, isso e a signurina stetteno sempe assieme. Loro là e nuje ccà. 14
15 FRANIELLO Quanno Franiello tenena i renari,, tutt l amici o mmitavano a bbeve. Quanno Franiello fernette e renari, nu teneva cchiù né amici e né cumpari. Quanno Franiello facette nata vota e renari, vicino o vurzilli nge mettette la chiave. O SIGNOE E O CAFONE Nge steva na vota nu signore che s avantava pecchè diceva che isso sapeva nduvinà ogni cosa. Na vota prumettette tre sord a chi esse stat capace e nge fa na domanda che isso nu sapesse responnere. Se facette annanzi nu zappatore tutt brutt, stuort e zuzzuso! O signore quanno o verette, penzaje: Addò savvia stu pover ommo! O zappatore, quanno arrivaje vicin o signore, ricette: Va pozzo fa ije na domanda? O signore ricette: Sì! O cafone accumminciaje dicenne: Maestà, primm e venì ccà, m aggie mangiato carne cresciuta e mai nata! Po m aggie bbevuto vino e sett anne e po, quanno so arrivato sotto a reggia vosta, agge visto o muscio che rompeva o tuosto! Aite capito? O signore, penzave e penzave e ppo avetta rice che nu sapeva risponne. Fu accussì che o signore avetta rà e tre sorde o zappatore, che tutt cuntento se ne steve 15
16 ienne. Ammente se ne steve ienno, però, o signore o fermaje e dicette: Dimme na cosa, ije o vino e sett ann o saccio che è o vine nvecchiato, ma rimme quali è a carna cresciuta e mai nata e chi gghiè o muscio che sott a reggia mia rompe o tuosto. O zappatore se fermaje e dicette accussì: Signò, ammente steve venenno ccà, tre briganti hann accise na pecara prena e po m hanno mmitato a mmangià cu lloro o pecuriello che portave nd à panza: chesta è a carne cresciuta e mai nata! O mmuscio che sotto a reggia vosta rompe o tuosto è chella goccia r acqua che care da copp all astico vuosto e va a ffinì ngopp a preta che sta annanz o portone! O vino e sett anne, po, nunn è o vine nvecchiato, ma è o vino che avevan fatto sette femmine che se cchiammavano Anna! O signore, allora, ngape a isso penzaje: O zappatore tene e scarpe rotte e a mente fina! 16
17 PILLOLE DI SAGGEZZA POPOLARE Aria netta nunn à paura e tronale A sciummo matto nun je ije a natà pecchè nje sfunn arint Chi cammin co zuopp, ncap e l ann s azzoppa Cient gall a cantà nun fa mai matina Para, para piglia e piglia piglia par Chi se cocca co e criature, a matina se sceta spuorc e latte Dicette S. Biase: Guaglù, viern mo trase! Risponnett a vecchia a dint o forn : Tann è vera estate quann è giugno! Marz i malat l allum e i bbuon l ammazza! E a panza che nzegn a vita! Chi ten mala capa, tene bboni ccosce! So jocatore e semp aggie vint e mo vir comme m aggià dipinte 17
18 Chiacchiere e tabbacchere e legno, o bbanco e Napule nun mpegna Chi buon erede vo fa cu figlie femmene addà accumincià Tre pasture ncampagna stevene, nu magnavano e nu bbeveveno, ricette uno e loro: Nunn è fatto notte ancora! Ngoppa a na pianta nce steva na cimignoccola cu cientcinquantacinche cimignucculille. A cimignoccola reve a mmangià i cientcinquantacinche cimignucculille e i cientcinquantacinche cimignucculille nu ddeven a mmangià a cimignoccola O cane mozzeca semp o stracciat A cervèlla 'e ll'ommo è 'na sfoglia 'e cepolle Chi ha avuto, ha avuto, e chi ha rat, ha rat Ogni cerviello è nu tribunale Ogni scarpa addeventa scarpone O sparagno nun è maje guaragno 18
19 A rrobba bbona è fatta po pover omme A raggiona se rà 'e fessi O pesce fète d a capa Pane e cipolle e core cuntent Nu' sputa' 'ncielo, ca 'nfaccia te torna Chi chiagne, fott 'a chi ride" More mast Francisco e nun ze fanne cchiù cavurare? Si febbrajo nu frevareja, marzo mal a penza Si marz ngotogna te fa carè e dete cu tutte ll ogne April caccia o sciore e maggio nn ave onore Chi troppo pecora se fa, o lup s ò mangia Chi nn ave pietà de ccarne e ll ate, è ssoije se mmangiane e cani. Nisciuno dice: Lavate a faccia che sì cchiù bbello e me! 19
20 ACCUSSì E O MUNNO: CHI NATA E CHI VA A FUNNO! 20
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