Prefazione. Introduzione. Avvertenze

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1 Prefazione Alessandro Pronzato * * * Introduzione Padre Dino Dozzi * * * Avvertenze Il testo richiede un certo impegno dal Lettore, anche se lo stile è informale: Don Lolli scrive per se stesso, parla a se stesso. Contiene espressioni di carica inusuale, che rispondono a un sentire che, nel commiserare i limiti dell umano, esprime l inesausto desiderio del divino (vedi il titolo). A espressioni del parlare comune, popolare, si alternano quelle di spiccata qualità letteraria, con uso di parole rare. Il tono caldo, animato, spesso estremo del suo linguaggio rivela la consuetudine, spesso spontanea, autonoma, con i testi dei mistici. Diario tutto interiore, nel quale i riferimenti a fatti e persone reali sono sempre evanescenti: mai cronaca. Alcune citazioni, specie in latino, suscitano il problema del reperimento e la precisazione, in nota, della fonte (Vecchio e Nuovo Testamento; Padri della Chiesa; etc.). I brani biblici citati in lingua latina da don Lolli, sono riportati nella nuova traduzione ufficiale a cura della Conferenza Episcopale Italiana (2008, Fondazione di Religione Santi Francesco d Assisi e Caterina da Siena). Le note, poste in sequenza numerica alla fine del testo, valgono ad informare il lettore su particolari biografici di don Lolli, su persone e avvenimenti suoi contemporanei; la traduzione delle espressioni latine, il riferimento a testi o ad autori. Prof. Giuseppe Rabotti Archivista della Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Ravenna 1

2 Don Angelo Lolli COLLOQUI CON DIO 2

3 MEDITAZIONI

4 1 marzo 1906, ore 20. Meditazioni Comincio stasera a meditare scrivendo. Scelgo questa industria imperocché in altra maniera non riesco a tener ferma la fantasia. Riconosco che ho bisogno indispensabile di meditare; senza di ciò la mia vita è sciupata. Scriverò 1 semplicemente: unica regola del mio scrivere sarà il mio pensiero. Caro Angelo, mio Custode, aiutami Tu! Sorridi e benedici la mia buona volontà. Inspirami dei pensieri celesti, che mi illuminino la mente e, soprattutto, mi riscaldino il cuore. Ho tanto bisogno di amore nella mia vita; sii Tu, mio buon Angelo Custode, quello che mi guida nella ricerca di questo bene, che sazia la sete del cuore. Mi immagino quanto Tu sia immerso in questa felicità dell amore; immagino quanto siano grandi in Te la fiamma e la simpatia di Dio. Oh, Te fortunato! Quanto Ti invidio! Ti vorrei chiedere un po della tua felicità, ma non mi rispondi o almeno io non sento la tua voce; però sono certo che mi soccorrerai. Nel fare queste meditazioni, io intendo andare in cerca di Dio e trovarlo. Prendimi per mano, o caro Angelo mio, sostienimi nei passi difficili, suggeriscimi le vie più brevi, confortami nelle tristezze, sorreggimi nelle noie di questo lungo viaggio, sii proprio il mio vero amico. Oh, cara Madonna mia! È un gran pezzo che non mi ricordo di Voi. Vi volevo tanto bene, quando ero in seminario, tanto da protestare pazzamente di volere più bene a Voi che al Signore, invece ora mi sembrate quasi estranea. Non ho più per Voi quelle tenerezze di una volta. Che baci 2 ardenti non Vi ho dato, specialmente alla sera prima di addormentarmi, quando mi figuravo di riposare sulle vostre ginocchia e di chiudere gli occhi tra le vostre braccia! Ora non più: passo perfino delle giornate senza ricordarmi di Voi. Perdono, o cara Mamma! Voglio ritornare come prima. Aiutatemi, affinché io trovi Voi nelle mie meditazioni. O Gesù mio amabilissimo, mio tesoro, mia vita, sposo diletto dell anima mia, sarai Tu solo la mia felicità. Il mio cuore sarà sempre inquieto fino a che non Ti troverà 3. Se faccio queste meditazioni a questo modo, è proprio per Te. Siamo fidanzati e non ci conosciamo: ho rinunziato per Te all amore del mondo e non Ti sento. Non è vero che mi aiuterai, che mi verrai a trovare? Ti chiamerò disperatamente attraverso i dirupi di questa vita, Ti inseguirò nei boschi tra i triboli e le spine, mi butterò nel mare Perdonami, Gesù, ho sete di Te. Tutto il mondo mi tormenta e non mi sazia. Solo per Te è fatto il mio cuore. Senti questa preghiera: «Fa che sia presto il giorno in cui mi chiamerai alle tue nozze beate in paradiso. Dovrò andare in purgatorio; caro Gesù, abbrevia quei momenti; dovrò vivere ancora chi sa quanto. È tutto spazio che mi separa da Te; Gesù, abbrevialo Tu!». Sono stanco, l anima mia si piega. Gesù! Gesù! Vado a riposare. 2 marzo 1906, ore 4,45. Gesù Signore, sono da Voi. Mi metto alla vostra presenza, Vi domando perdono di non amarvi come dovrei, concedetemi la grazia di trovarvi. Non voglio fare questa investigazione su me stesso per ambizione, ma per potermi rifare. Sono un mistero. Guardando alle mie facoltà fisiche, intellettuali e morali trovo dei contrasti enormi. Facoltà fisiche: sono debole e sono sano, pare che abbia abbondanza di vita ed ho esilità di costituzione, tanto che alle volte faccio fatica persino a parlare 4. Pazienza! Non me ne importa tanto. Quando ero più giovine (dai 13 ai 20 anni) era un mio sogno, un mio tormento la fortezza fisica, ora non più. Facoltà intellettuali: non so dire se io sia tardo oppure sveglio. Alle volte si direbbe una cosa, alle volte un altra. Sono riuscito talora con pochissimo studio a fare miglior figura degli altri, e talora 4

5 non sono riuscito neppure a farla discreta con uno studio indefesso. Sono tardo a comprendere certe cose, certe altre no. Generalmente studio poco e questo è un rimorso per me. Quante volte ho fatto il proposito di mettermi a studiare proprio sul serio e poi non sono stato costante. Quanto maggior bene potrei fare alle anime, se studiassi di più! Perdonatemi, o Signore, Vi prometto anche adesso di mettermi a fare il mio dovere. Qualità morali: intorno a queste il contrasto è ancora più sensibile. Che fuoco e che ghiaccio! Che tenerezze espansive e che freddezze fenomenali! Quante volte mi sono inebriato col pensiero di abbracciare, in un amplesso solo, tutto il mondo e quante altre ho fuggito, disgustato, la compagnia degli uomini! Mi si direbbe un misantropo. In conversazione non parlo perché sento di soffrire nel cuore. È forse un sentimento di orgoglio che mi rattrista di non poter fare la sua figura? È un male fisico al cuore? È un male morale? Quanto mi dispiace di essere così e quanto mi è caro! Guai se io avessi consacrato il mio cuore ad una creatura! Sarei stato forse l essere più strano che si possa immaginare. Forse le avrei regalato le esplosioni di un amore veemente, febbrile, selvaggio o l avrei mortificata con la noncuranza di una freddezza glaciale. Credo che sarei stato geloso, gelosissimo. Oh! Non ero proprio fatto per amare le creature, benché la mia croce più grande, il sacrificio più sensibile della mia vita sia di non poterle amare. Gesù, Voi mi conoscete. Ma via, il sacrificio l ho fatto e non voglio ritirarmi! Gesù, sostenetemi nella lotta 5 terribile, spaventosa, specialmente in quei pomeriggi di domenica allorché tutto il mondo riveste le armi più forti per combattermi. Che tristezze, che malinconie! Specialmente nel pensare che se anche possedessi tutto il mondo sarei infelice lo stesso e forse di più. Qualche volta, o Signore, temo di offendervi per la troppa tristezza che provo. Gran Dio! Come ci avete fatti! Ma spero che sarà il peso della croce che si farà sentire e null altro. Angelo mio Custode, sentimi: «Fammi arrivar presto all onda purissima che è fatta per estinguere la sete del mio cuore. Fammi venir presto in paradiso!». Propositi: sarò contento di quanto ha permesso il Signore che io sia. Lo benedirò sempre di cuore, abbraccerò volentieri il sacrificio del mio stato sacerdotale e dirò sempre: «Quando verrò in paradiso, o Gesù bello, mi ripagherai anche di questo!». Procurerò di perfezionare il cuore, l intelletto ed anche il corpo con l unico fine di far del bene. Cercherò di consolarmi, di star disinvolto, di essere allegro più che posso, per amore di Dio. Gesù, Maria, Angelo mio Custode, mia cara famiglia, mandatemi il vostro aiuto. 3 marzo 1906, ore 6. Gesù Signore, Maria Santissima, Angelo mio Custode, sono qui da Voi. Concedetemi di poter meditare un po ed ispiratemi dei santi e bei pensieri. Perdonatemi tutte le iniquità, i punti neri della mia vita come io perdono di gran cuore a tutti quelli che in qualsiasi maniera mi hanno dato dispiacere. Rifletto sopra me stesso. Riconosco che non vado bene, non sono contento: mi lascio sorprendere dalla noia, dall inerzia e così sciupo la vita, la gioventù che è preziosa. Quanti bei propositi non faccio in certi momenti e poi sfumano! Sento il bisogno di condurre una vita viva, ardente, in moto, tutta a tinte forti, invece mi piego, mi abbandono vilmente sopra me stesso e prendo la vita, le ore, il tempo come un ammalato sfinito prende un cibo disgustoso dalle mani dell infermiere. Ma bada che la gioventù, con tutti i suoi tesori di entusiasmi, di energia, di vita, passa, passa presto. Che cosa sarò nella vecchiaia, se tale è la mia gioventù? Quanto affetto va disperso, quanta energia va perduta! Sono quasi tre anni (7 giugno 1903) da quando ho detto Messa e che cosa ho fatto? Poco, poco! 5

6 Quando ero in seminario, specialmente agli ultimi anni, che bei sogni, che propositi, che impazienza per essere lontano dalla meta. Erano proprio i sogni del guerriero che vede polvere, fuoco, armi, conquiste. Com è bello l ideale, e la realtà com è tutt altra cosa! Però vedo che toccherebbe a me muovermi un po, sottrarmi a questo stato di morte vivente. Che cosa dovrei fare? Mettermi un po più in riga. Eseguisci scrupolosamente i tuoi doveri; studia febbrilmente con l idea di agguerrirti per le battaglie di Dio; il tuo cuore fallo ancora più bello! Quanti motivi avrei di agire in questo modo! Sono sacerdote, dovrei essere di guida agli altri e poi il mio benessere stesso lo domanda. In che modo eseguire scrupolosamente i miei doveri? 5 marzo 1906, ore 5,30. Ieri ho trascurato un po la meditazione. Benché, forse, abbia meditato tutto il giorno, tuttavia non ho consacrato alcun tempo determinato per farlo di proposito. Gesù buono, perdonate anche a questa mia mancanza, se tale lo è. Maria Santissima, fortuna della mia vita, bell Angelo Custode. anche questa mattina vogliatemi bene nel tempo della mia meditazione. In che modo eseguire scrupolosamente i miei doveri? Eccolo: fatti una regola. Tutti i giorni: meditazione, Uffizio, Messa, lettura spirituale, visita al Santissimo Sacramento, esame di coscienza. Sii svelto alla mattina nell alzarti. Non dormire più di sette ore. Quando mi sveglio, è la mia famiglia celeste, Gesù, Maria, l Angelo, che mi chiamano. Vuoi tu farli aspettare? Vuoi farti chiamare due volte? Che brutta cosa! Invece di Loro: «Subito, eccomi pronto! Sono da Voi, o mio paradiso!». Poi comincia la preghiera: «Mio Dio, Padre Figliuolo e Spirito Santo, Vi offro in unione dei meriti di Gesù Cristo tutte le orazioni, azioni e patimenti miei ecc.», tratta dagli Uffizi del S. Cuore di Gesù. Recitala adagio, con piena coscienza di quello che dici. Poi vestiti in tutta fretta, inginocchiati sul letto a dire i cinque Gloria Patri al Sacro Cuore di Gesù, le tre Ave Maria alla Madonna e l Angelus Domini che termina coi tre Gloria all Angelo Custode. Domanda la benedizione alla Madonna dicendo: «Maria, benediteci e liberateci da ogni pericolo di anima e di corpo». La dirai in plurale per chiederla anche a nome di tutta la tua famiglia, quindi con l acqua santa, facendoti il segno delle quattro lettere INRI sulla fronte, dirai: «O Gesù Nazareno Re dei Giudei, liberami da una brutta ed improvvisa morte». Terminato poi di vestirti, mettiti al lavoro per l anima. Ricordati spesso di Dio nella giornata, vivi alla sua presenza, fatti abituale l uso delle aspirazioni tenere, ardenti verso il Signore. Non dimenticare l Angelus Domini, il De profundis, i cinque Pater al venerdì durante il suono dell Agonia. E i tuoi doveri di insegnante? Lo sai quello che devi fare. Non è vero che ti pare meno pesante la scuola quando la fai con premura? Studia febbrilmente. Bisogna proprio che mi ci metta sul serio a studiare. È proprio necessario. Non vedi come da ogni parte crescono gli attacchi 6 alla religione? E tu che dovresti essere il soldato più fido, più autorevole di Cristo, tu dormi e vivi tranquillo appartato nella tua comoda tenda! Non vedi le anime che si perdono e tu cosa fai? Se non hai le doti per parlare, rifletti, scrivi, stampa, fa qualche cosa 7. Il tuo cuore fallo ancora più bello. Quante preoccupazioni hai, quanti timori, quanta soggezione, che tristezze, che malinconia! 6

7 Credo che il rimedio sia questo: sii molto semplice e schietto, umile quanto si possa mai dire. Rassegnati che gli altri vedano la tua miseria, la tua goffaggine; di al Signore: «Questo vada in isconto di tutti i peccati di superbia che ho fatto in mia vita». Sii di gran cuore. Sii dolce, affabile anche quando sei mesto. Perdona sempre di gran cuore tutto e a tutti. Quando tratti con qualche persona, sia l affetto che suggerisce i tuoi atti, le tue parole, i tuoi complimenti. In questo modo vedrai che la preoccupazione di te stesso ti andrà via, sarai sciolto ed anche disinvolto, non per compiacertene, ma per far del maggior bene. E vivi sempre con l ansia di fare del bene. Che tutti i tuoi atti siano rivolti a questo. La tua vita è proprio fatta per questo. Prega, studia, sii buono, mangia bevi e dormi per poter essere utile. 6 marzo 1906, ore 5. Gesù amatissimo, sposo dell anima mia, Maria mia cara mamma, bell Angelo Custode, abbiatemi compassione anche questa mattina. Voglio dei pensieri che mi rimangano bene impressi nel cuore. Rifletto sulle vanità delle cose del mondo. Che guerra grande mi fa il mondo! Ad ogni passo lo trovo lì, pronto per abbattermi col sarcasmo dell ironia e con l amarezza del disprezzo da una parte, per vincermi col fascino delle sue bellezze, dei suoi godimenti dall altra. L una cosa e l altra sono nient altro che pura vanità. La sua persecuzione è un abbaiamento di cani che non mordono. Il mondo loda l apparenza; priva di questa la realtà, esso la disprezza. Come va che nonostante io sia più che convinto della futilità di questa lode del mondo, pur tuttavia mi affliggo per non avere dell apparenza onde meritare io pure la sua stima? È mancanza di riflessione. Se vuoi convincerti di questo, osserva: «Chi è che nel mondo fa fortuna?». Chi più sa fare, chi più sa mentire, chi più sa ingannare gli altri. La vera virtù infatti è disprezzata. L onestà è una minchioneria, l umiltà un avvilimento, il buon cuore una cosa ridicola. Vuoi incontrare il favor del mondo? Oltre a belle doti personali di pura presenza, cerca di essere astuto, accorto. Sii forte, temerario, impavido contro qualsiasi ostacolo; metti sotto i piedi qualunque riguardo di onestà, di coscienza, purché tu la sappia far pulita. Stai sicuro che, se riesci, ti batteranno le mani come ad un eroe, se non riesci ti diranno che sei un gran matto. Che ignominia! Ed io ho sete di questa stima? Devo sentire così forte la lusinga di una lode mondana? Ma senza volgere lo sguardo ai casi estremi, andiamo pure ai casi più vicini, più comuni. Quand è che uno incontra la simpatia della gente? Quando ad un viso discreto congiunge delle belle maniere, sa fare a parlare, sa fare a sostenere una conversazione, è allegro, è geniale, è disinvolto. Poco importa che poi si sappia che costui è egoista, che ha la lingua per tagliare a man salva, che ha un cuore che disprezza. Le sue apparenze valgono mille volte più di questi nonnulla. Un altro invece che, pur fornito delle doti migliori di cuore, tuttavia non sa spenderle così brillantemente, è disprezzato come un povero scimunito; magari sapranno regalargli dell ambizioso, se non diranno qualche cosa di peggio. Io le vedo queste cose e le sento immensamente. Sprovveduto di riflessione, mi rattristo, presentemente le disprezzo. Che fare perciò? Non curarsene per quel tanto che è consigliato dal giusto criterio. Abbi cura della tua vera grandezza, dell apparente chiedine a Dio che te ne dia per quel tanto che ti è necessario per far del bene. Se Dio dispone che tu faccia del bene nell ombra e nel silenzio, tanto meglio, la tua virtù sarà più sicura. Se invece ti vorrà esporre alcun po, armati per non essere abbagliato dalla lusinga e per non rovinarti nell anima. 8 marzo 1906, ore 5. La mia anima questa mattina è perduta in un mare sconfinato di nebbia, di scoraggiamento, di tristezza, di aridità, di apatia. È proprio uno sforzo che faccio a ridurre la mia mente alla meditazione. 7

8 Maria Santissima e Angelo mio Custode, è soltanto a Voi che mi rivolgo questa mattina. Credo che Gesù sarà disgustato, nauseato di me. Perdonami, o Mamma cara, col tuo amplesso fammi puro. Di una parola di scusa per me al tuo Gesù. Digli come sono infelice e quanto lo sarò di più se mi abbandonerà. Mamma, sii la mia avvocata presso di Lui! Tu non guardi alla mia miseria, ma bensì al tuo cuore materno. La mia mamma terrena mi vuol tanto bene e non c è dubbio che non mi perdonerebbe, se l avessi disgustata e gliene domandassi perdono. Tu mi vuoi più bene della mia mamma. È questo che mi rassicura e mi consola. Voglio essere più buono quest oggi, ecco il mio proposito, la mia buona volontà. Angelo mio Custode, Tu che mi accompagni sempre fedelmente in qualunque stato io mi trovi, Tu che difendi la causa mia come se fosse la tua, Ti abbraccio con effusione questa mattina e Ti dico: «Guardami come sono! Non hai modo di sollevarmi, di rifarmi un po? Aiutami ad essere buono, genio benefico della mia esistenza! In questa meditazione riaccendi il fuoco che si è spento nel mio cuore». Il mondo mi affascina, mi abbaglia, mi rende triste. Dio buono, quanti sorrisi di felicità non balenano al mio sguardo e si spengono lanciando nel mio cuore queste ironiche parole non siamo per te. Che fascino di sole, di grazia, d innocenza, di gioventù, di vita! Ed io tutto nero, vestito a lutto, passo e attraverso quest oasi incantevole, muto e triste come un morto. È dai 13 anni (ora ne ho quasi 26) che soffro questa guerra tremenda, questo tormento indicibile. Se l anima mia potesse far sangue, per le strade ove passo, nella camera ove mi rinchiudo, si vedrebbero le tracce del mio dolore. Perdonatemi, o Signore, questo sfogo spontaneo del cuore. Non è per lamentarmi della croce, che ho scelto, che mi sfogo su questo brano di carta, ma per consolarmi con la compassione che un anima sensibile certamente mi tributerebbe, se mi udisse parlare in simile guisa. Non ho nessuno cui confidarmi come vorrei, non ho nessuno, sono solo nel viaggio della vita. Mi par d essere un forestiero a questo mondo. Ho ancora la mia mamma. È tenero, profondo, sicuro, invincibile, forte come la morte il suo amore per me e il mio per lei, ma è troppo calmo: il mio cuore vuole la tempesta. È una febbre indomita che mi agita, è un fuoco che mi divora, è un esuberanza di energia vitale che freme e tumultua insofferente della quiete che le viene imposta. Sento in me, e credo lo sentiranno tutti, un desiderio 8 infinito di bene e di vero. In questo bene, in questo vero, c è un misto di bontà, d innocenza, d ingenuità, di semplicità, di grazia, di bellezza, di dolcezza, di poesia, d incanto, di amore, di salute, di vita. E non finirei più, perché sono tanti, tanti i desideri del mio cuore... sono infiniti! Ecco la ragione della mia infelicità: sono infiniti, sono troppi i desideri miei e quindi non li troverò soddisfatti mai a questo mondo. 9 marzo 1906, ore 5. Vi domando perdono, o Signore, se la mia parola ha quasi una tinta di lamento per le tante croci che soffro. Non è lamento il mio, è uno sfogo che sento necessario, è uno sfogo che faccio amorosamente sul vostro cuore. Sono rassegnato, rassegnatissimo, o Signore; bacio ben di cuore la vostra mano che mi tiene così umiliato. Aiutatemi, e mostratemi questa mattina la vanità di questi beni che mi fanno tanto sospirare. Le anime buone: non troverai mai un essere il quale sia tanto disinteressato di sè da pensare solo a te; non troverai mai quello che ti vada a genio completamente. Vedrai in lui sempre qualche difetto, o nella costanza del bene che ti vuole o nelle manifestazioni di questo bene. Che febbre nei primi giorni, che sforzo per non apparire cambiato nei susseguenti! Nessuno potrà amarti mai con quell intensità, con quella forza, con quella costanza con la quale ti ama il Signore. 8

9 Innocenza, semplicità, grazia! Le cerco e le trovo solo nei bambini, giacché solo in essi mi è concesso di cercarle col cuore tranquillo. Che simpatia di atti, di espressioni, di modi! Eppure quanta futilità, quanta tristezza! Prima di tutto io vorrei che questa innocenza, grazia e semplicità, fossero fatte per me, fossero rivolte tutte a me che egoismo! e invece le vedo come di passaggio, alla sfuggita, rapidissimamente. E poi vorrei che fosse sempiterna quest attrattiva e, invece, aspetta che si facciano un po grandi! Ed ecco tutto scomparso! Di : «Purtroppo, è solo un apparenza!». Vorrei che non lo fosse, ma lo è. Che importa a me se questo raggio di sole m illumina e mi sorride oggi? Vorrei che continuasse sempre. Invece... Guarda, non dirò quella vecchia, ma quella signora un po attempata; pochi anni fa, chi sa che eden non presentava, chi sa quanti avrà fatto delirare; ed ora? Tutto sfumato... Che disillusione! Non basta. Interroga quei due sposi, da pochi mesi uniti assieme. È ancora vivo il bollore della gioventù, si sente quasi ancora l eco delle proteste che poco tempo fa si facevano l un con l altro: «Mia vita, mio tesoro, mio tutto, morirò con te, sarò tuo per sempre, sempre, sempre!». Altro che sempre! Ora semplicemente non si possono vedere. A questo punto il mio cuore si solleva fremente e grida disperato: «Ma Dio buono, qual è dunque la nostra felicità?... Chi è quell Essere che noi cerchiamo come una cosa perduta? Siete Voi? Vorrei che me lo diceste sensibilmente». La ragione e la fede me lo dicono; vorrei sentirmelo dire anche dal cuore! Mi rispondete: «Quando sarai in paradiso». 10 marzo 1906, ore 5,45. Affranto da non so qual croce mi pesi sulle spalle, buon Dio, vengo da Te a sentire la tua parola questa mattina. Non so come pregarti, non so cosa dirti: ho l anima in ghiaccio. Farò quanto posso. Perdonami generosamente, vogliami bene nonostante la mia freddezza. Siano la tua misericordia e la tua compassione che Ti parlino di me in questi momenti. Ho detto ieri che il mondo è illusione, anche oggi voglio riflettere su questa verità, ma sotto un altro aspetto: la vita è un illusione. La gioventù, il brio, la vigoria sono cose che passano. I miei vent anni col loro entusiasmo, con la loro ricchezza, esuberanza di sentimento, fra poco non saranno più. Sarò vecchio anch io, se la morte non mi colpirà prima. Anch io un giorno avrò: il passo tardo, gli incomodi, i dolori del corpo, le crespe sul volto, il bianco nei capelli e, Dio non voglia, forse anche l anima vecchia. Forse un giorno io condannerò i pensieri, i sogni di oggi, a 25 anni, o almeno li guarderò con un amaro sorriso di compassione. Gran Dio, sarebbe dunque tutta un esaltazione di mente, un eccitazione di nervi e niente realtà? Poi verrà il giorno della mia morte. Non so come mi troverò a quel punto. Credo che il mio più gran supplizio di allora sarà, più che il male fisico, il male morale ossia la tristezza che forse mi assalirà in quei momenti di lotta fra l esistenza e la morte. È vero che sarà il passaggio dal dolore alla felicità, ma il bene è troppo remoto e il male troppo prossimo. Vedrò degli esseri piangere attorno al mio letto, rischiarato forse da una misera lampadina ad olio. Si sforzeranno di essere disinvolti per non conturbarmi, ma io leggerò sui loro volti, udirò dai loro sospiri la mia sentenza. Qualche anima buona, forse, farà il sacrificio di vegliarmi giorno e notte; m immagino gli sforzi che farà per tenere aperti gli occhi; m immagino l abnegazione, la ripugnanza che dovrà superare per servir me che allora sarò nauseante per tutto il corpo. Povera anima, forse ignorata da tutti, che mi sarai grande in quegli estremi, ti ringrazio fin d ora del sacrificio che non vorrei, ma che pure ti farò fare. 9

10 Non so come mi troverò in quel punto. Ora che sono sano e robusto, ma afflitto, invoco con un coraggio temerario quei momenti supremi per potermi mettere un po in pace, ma temo che sia purtroppo vero quello che si dice: Altro è il morire, altro il parlar di morte. Però, preparandovisi, certamente la morte riuscirà meno triste. E in che modo? Con la riflessione e con la buona vita. 11 marzo 1906, ore 12. Mio caro Gesù, vengo da Voi con tutta l effusione di un cuore buono, di un cuore assetato, febbricitante di felicità. Siete solo Voi quello che mi può far felice, io Vi invoco e Vi sospiro. Quando sarà quel giorno che Vi vedrò? Nel giorno della mia morte. O caro, misterioso giorno, vieni presto, se così Dio permette! Non è meglio morire? Che cosa facciamo qua a questo mondo come tanti pesci fuori d acqua? Perché bramare di vivere, se la vita è la nostra infelicità? La ragione è che la morte è brutta, è spaventosa. Se morire volesse dire riposarsi in un sonno tranquillo e svegliarsi all eternità, come nella realizzazione di un sogno di paradiso, oh, senza dubbio la morte sarebbe l ideale più bello della nostra vita. Si desidererebbe la morte come si desidera un giorno di nozze. Ma, purtroppo, non è così. La morte è un castigo ed è il più tremendo che vi sia: quindi, la nostra natura non può fare a meno di sentirne la massima ripugnanza. La parte più nobile di noi, cioè l anima nostra, ci rassicura a non temere la morte, ma il nostro corpo rabbrividisce solo al pensiero della propria distruzione. Eppure bisogna morire; siamo tutti condannati all estremo supplizio, il nostro letto sarà il palco del patibolo. La sentenza si eseguirà più o meno tardi, ma è inesorabile. Morirete anche voi che fate tanto rumore nel mondo, voi che schernite e trionfate, voi tutti che ci guardate dall alto in basso. Morirete, o voi tutti che godete; morirete voi cui sorride il mondo con tutti i fascini dell amore e della gloria. Ma che importa? Morrò anch io. A me pare di non temere ora la morte, ma quando sarò vecchio mi attaccherò forse alla vita come un naufrago ad una tavola che lo salvi. Allora forse farò i conti sugli anni che probabilmente mi resteranno da vivere e mi consolerà l illusione di poter vivere ancora 20, 10, 5 anni. Chi sa come peserò i gradi della mia salute e, come ad ogni minimo malanno, mi si affaccerà sinistramente l idea che esso non sia l ultimo. O Signore, se mi devo ridurre a questo modo, toglietemi adesso. Sono stanco, l anima mia pare distrutta, dorme. 12 marzo 1906, ore 7,30. Che tristezza dolorosa! Mi si minaccia un progetto il quale schianta e rovescia tutti i conforti e le consolazioni che poteva sperare l anima sulla terra. Mio Dio! Anche queste foglie dovevano cadere dall albero della mia vita? Che disillusione! Mi succederà sempre così? La prova è troppo grande, credo che mi ammalerò. Un unica speranza mi sostiene ancora, cioè che il progetto vada a vuoto. Ma se andrà in esecuzione, non so proprio come me la sentirò. Tuttavia, mi rassegno fin d ora. Siete Voi, o Signore, che mi conducete, fate pure quello che Vi piace. Non dirò una sola parola di mormorazione, di lamento. Ve lo prometto proprio di cuore. Tante volte mi sono trovato a simili passi nella mia vita, ho piegato la testa, mi sono rassegnato e mi sono trovato contento, troppo contento. Anche questa volta farò così: dirò le mie ragioni con calma e tranquillità, metterò in pratica le medesime arti che usano gli altri per impormi questo progetto, ossia farò di tutto affinché il superiore non mi comandi questa cosa. Se ciononostante dovrò andare io, o Signore, vado con grande sacrificio, con grande schianto nell anima, ma volentieri. Che disillusione la vita! Quanti progetti, quanti sogni facciamo! E poi? Tutto ad un tratto, all improvviso, giù ogni cosa. 10

11 Quante persone incontriamo sul nostro cammino che paiono mandate dal Signore per far sorridere un raggio di sole, per fare spuntare un fiore nel tragitto della vita, e poi? E poi, tutto scomparso! Siamo viaggiatori 9 che talvolta ci fermiamo a qualche stazione. Incontriamo degli amici, ci stringiamo la mano, ci raccontiamo tante belle cose, ci rinfranchiamo delle noie del viaggio per rifarci, ci consoliamo, sorridiamo per un po dopo tante lacrime... Ma ecco il treno fischia, gli sportelli sbattono e si chiudono, bisogna salutarsi... si riparte. Ognuno sale nel proprio scompartimento, chi va per una destinazione chi per un altra; un ultimo saluto e via... sempre avanti, sempre avanti. Ci possiamo risalutare un altra volta da lontano, piangenti, coi segni di un fazzoletto, di un cappello e, poi, più nulla. Ma ci fermeremo bene, verrà bene anche per noi l ultimo atto di questo brutto dramma della vita che tiene in trepidazione tutti: attori e spettatori. Che conforto il paradiso! Perché non abbiamo di esso un immagine, una fede così viva da desiderarlo e da attenderlo con quella certezza con cui nell inverno si aspetta la primavera? Sarebbero mille volte più sopportabili le angosce della vita, anzi saremmo, anche in mezzo ad esse, felici. Aveva ragione san Francesco di dire: Tanto grande è il ben che aspetto ch ogni pena m è diletto marzo 1906, ore 5,30. O Dio di misericordia e di tenerezza infinita, che mi amate più del babbo e della mamma e con un amore più intenso e più vivo di quello di qualunque creatura, che sia pazzamente innamorata di me, permettete che io Vi ricambi in qualche maniera. Vi domando perdono della freddezza, del sonno in cui è avvolto il mio cuore per Voi. Perdono, caro Gesù! Perdono, caro amante divino dell anima mia! Mi sento un po di pace, un po di tregua nella lotta del cuore. Che cosa sarà mai? È forse una carezza sensibile che Voi mi fate per assicurarmi che vi ricordate di me, che mi volete ancora bene? Però bisogna che io faccia ancora qualche cosa per meritarmi di più la vostra simpatia. Perché non mi scuoto? Perché non mi decido una buona volta a tenermi più desto, più operoso, più di spirito elevato? Quanto è meglio vivere in questo modo; quanto è meglio darsi a Dio che darsi al mondo! In Dio si trova tutto! Tutto, e quindi ogni più grande e bella cosa che si possa immaginare. Fatti coraggio, o povero mio cuore, un giorno potrai saziare la sete continua che ti tormenta. Dio, bellezza, grazia, simpatia infinita, sarà l onda alla quale ti abbevererai. Ricongiungi pure tutto quello che ti attrae a questo mondo; non sono altro che debolissime immagini dell incanto di Dio. Copritemi pure di obbrobrio, insultatemi pure con la vostra sarcastica ironia, o trionfi umani! Aspetto anch io la mia gloria, ma tale che oscurerà mille volte la vostra. Essa verrà quando terminerà la vostra: mentre la vostra parabola si farà presto discendente, la mia sarà sempre ascendente. Man mano che vi farete vecchi, cadranno dall albero dei vostri sogni tutte le foglie come in autunno, mentre per me la vecchiaia non sarà altro che il rinverdire d ogni più lieta speranza, l annunciatrice beata di una prossima risurrezione primaverile. Andate pure, o giovani, o fidanzati, correte pure a tuffarvi nell ebbrezza del vostro sogno d amore! Poveretti! È il paradiso d un giorno, anzi di un ora e forse meno. Domani il vostro sogno sarà svanito come una nuvoletta di fumo... Domani non sarete più belli, non sarete più giovani, non sarete più ardenti. Domani un gruppo di figliuoli cresceranno nella vostra casa a popolarla di ben altri sogni. E ieri?... Poveretti, il ieri se n è andato, s è perduto e forse si trova solo nella memoria di quel Dio che, non meno che buono, è pur anche giusto. O Dio, salvatemi da così triste sorte! 11

12 14 marzo 1906, ore 4,45. Deve essere la mattina dei propositi questa, o Signore. Sento che Voi mi chiamate a tutti i costi, in tutte le maniere; bisogna che io venga, così non sto bene. Sarà proprio l ultima volta che Vi prometto, ora proprio dico sul serio. Prometto di essere più fervoroso. Vivrò come un soldato sempre in guerra per il suo capitano; vivrò come un viaggiatore che, impaziente di raggiungere la meta, sbriga in fretta certe cure che vorrebbero trattenerlo, di nulla preoccupato che della fine del suo viaggio; vivrò come un servo innamorato perdutamente del suo padrone, per il quale vive, soffre e lavora. Vivrò come un sacerdote. Mio Dio, se pensassi bene a questa parola, quante cose non mi direbbe! Sacerdote vuol dire: angelo, amico, guerriero di Dio; vuol dire angelo, amico, difensore delle anime. Dovresti essere un angelo e quindi, come questi, candido e puro nei tuoi pensieri ed affetti. Le tue mani devono toccare tutte le mattine il corpo di Gesù, le tue labbra devono tuffarsi nel suo sangue immacolato, il tuo cuore deve essere il letto di rose sul quale Egli viene a riposarsi tutti i giorni. Che brutta cosa se le tue mani, le tue labbra, il tuo cuore emanassero il lezzo della corruzione, della putrefazione umana! No, devi essere bello, candido, profumato, immensamente puro come un angelo! Dovresti essere un amico di Dio e quindi come tale accompagnarti sempre con Lui. Che confidenza hanno gli amici, quanto si vogliono bene! Come sono gelosi che nessuno sparli dell altro! Come si prendono a cuore gli interessi reciproci! Come si sforzano di rendersi felici l un l altro! Non dovresti fare altrettanto per Gesù? Che onore, che grazia non ti ha fatto nello sceglierti per amico! E bada che non è un amicizia qualunque, ma la più viva, la più intima, la più forte che si possa immaginare su questa terra. Ti ha scelto nientemeno che per suo amante, per suo fidanzato. O Gesù, amor mio, perché non Ti vedo, perché non Ti fai conoscere più sensibilmente? È vero; sarebbe il mio paradiso e Tu non vuoi che io abbia il paradiso in terra. Pertanto, renditi sempre più bella, anima mia, per il tuo fidanzato. Vesti le sue divise, adornati come i suoi desideri, vivi come nel suo respiro! Quando ti viene a trovare, sii ben preparata, che non ti sorprenda mai in disordine; sii sempre espansiva, affettuosa, innamorata verso di Lui mai fredda e sonnolente. Fa che, dopo una visita, Egli sia sempre di te bene impressionato e che Egli desideri sempre più vivamente il momento del ritorno. Che bella cosa essere i fidanzati di Gesù! Ogni giorno che passa si può sempre dire: «Ecco un giorno di meno, che mi separa dal mio diletto. Il giorno della morte sarà il giorno fortunato delle nostre nozze». Sacerdote vuol dire guerriero di Dio. Hai dato la tua vita per la sua causa, hai lasciato tutto il benessere della vita per andare in campo con Lui. Sii, dunque, un bravo soldato di coraggio e di sacrificio. Sii coraggioso! Al di fuori avrai l apparenza, forse, di un povero agnello timido, impacciato; di dentro, avrai un cuor di leone. Non aver paura, hai la forza di Dio con te, va avanti, addentrati fin là dove è più furibonda la mischia; sii calmo ed impavido, vedrai cadere intorno a te o fuggire tutti i nemici di Dio. Se ti disprezzano, se ti deridono, saranno stratagemmi inoffensivi che essi usano per intimidirti; se ti dovessero uccidere, il tuo sangue ti otterrà una vittoria più gloriosa e più bella. Farai del bene e crederanno che tu faccia del male, farai dei sacrifici di cuore e ti terranno crudele, snaturato. Non importa! Il mio capitano mi vede, sa tutto, conosce tutto; è Lui che deve rivedere i miei conti e li giudicherà non come gli uomini, ma in giusto peso e misura. 15 marzo 1906, ore 5. Vengo davanti a Voi, o cari esseri: Gesù, Maria, Angelo mio Custode, per riflettere e scrivere come sotto vostra dettatura. Siamo intesi: bei pensieri e vivissimi affetti. 12

13 Il guerriero si sacrifica per la sua causa, così pure devo fare io per la mia. Bisogna, quindi, essere sempre in moto, prendere tutto quello che ti viene da fare e non dormire, non riposare. Ora che sei giovine è tempo di lavorare, di seminare, di raccogliere; ti riposerai poi quando sarai vecchio. E lavorare in tutti i modi: con lo studio, con la preghiera, con la parola, con gli scritti. Lavora a perfezionar te stesso nella mente e nel cuore, per poi perfezionare gli altri. Che bella cosa quando sarai stanco da non poterne più! Allora ti potrai riposare beato sotto l ombra della tua bandiera, la croce, con la coscienza di aver dato tutte le tue forze per la causa di Dio come un vero campione. E sii sveglio! Serviti della vivezza del tuo carattere per non fermarti mai. Sia breve il tuo sonno: sarai più sano e guadagnerai tempo. Abbi sempre presente che cosa ti prefiggi. Mi prefiggo di prestare al mio amante divino queste tre cose: amore, fedeltà, bellezza. Amore: preghiera allo svegliarti, Uffizio, Messa, visita al Santissimo Sacramento, ricordo di Dio e aspirazioni ardenti. Fedeltà: meditazione, lettura spirituale, esame di coscienza, confessione settimanale (almeno), doveri (di stato e professione: studio, scuola); zelo: gloria sua e salute delle anime (lavoro indefesso). Bellezza: purità angelica, umiltà e semplicità, bontà di cuore. 16 marzo 1906, ore 5. Memore delle promesse che Vi ho fatto ieri, vengo questa mattina a mostrarvi la mia fedeltà nell amarvi col fare la meditazione. Ma prima ho bisogno di una grazia, cioè quella di assistermi e aiutarmi con una grande compassione. Ho promesso, ho promesso e poi? Voi sapete quanto io sia facile a dimenticare e ricadere un altra volta in un sonno fatale. Tenetemi sveglio con qualche spinta amorosa, ditemi qualche cosa di nuovo sempre; infondete nel mio spirito, nel mio sangue, quel germe che mi faccia vivere sempre con la massima vigoria insofferente di riposo. O Maria, mamma carissima, ditemi, dunque, qualche cosa anche Voi; stringetemi al vostro cuore facendomi sentire la stretta del vostro amplesso, sicché mi scuota a rivolgere i miei sguardi sopra di Voi e ad amarvi riconoscente! Angelo bello, mio Custode, mio amico, confidente, compagno felice del viaggio, mi appoggio a Te, «mi rifugio sotto l ombra delle tue ali» 11 ; difendimi dalla stanchezza, dalla noia, dalle insidie dei serpenti. Ti sarò riconoscente, Ti amerò sempre, sempre. Che bella e grande cosa essere sacerdote! Il sacerdote è l angelo, l amico, il difensore delle anime. Il Signore ci ha messi come angeli viventi a custodire, a insegnare la via della vera felicità alle anime. Tocca a me dire a esse: «Se volete indovinarla, passate per di qua. È una strada stretta, spinosa, ma non abbiate paura: correte, correte, la fine sarà bella, sarà il paradiso!». Ho qui nel mio camerino, appeso alla porta, un emblema che figura il monte della vita sul quale crescono spine, si aprono precipizi e si protendono delle catene. Si vedono le anime passare stanche e quasi oppresse dall abbattimento. Un bell angelo dalle grandi ali tese, caro, divino come il genio del bene, le sorregge, le rialza e, additando la sommità del monte, par che dica: Coraggio, è là che dobbiamo andare. Guarda che bel sole risplende lassù, guarda che corona di angeli, che gloria, che paradiso!. È proprio la mia immagine. Dovrei essere io quell angelo sensibile, che fa questa bella parte. Oh, che bella cosa! Quanto mi anima e mi esalta questa divina missione! O Angelo mio custode, dammi le tue industrie, i tuoi pensieri, le tue parole acciocchè possa assomigliarti nel mio modo possibile e possa compiere questa missione delicata e condurre molte anime alla loro salvezza. 13

14 Il sacerdote è l amico delle anime, il consolatore per eccellenza. Oh, quante volte sono spettatore pietoso dei drammi più dolorosi della vita! Quante lagrime vedo, spremute dai disinganni più amari, dalle ambasce più dolorose! 17 marzo 1906, ore 5,15. Gesù, Maria, Angelo Custode, eccomi in vostra compagnia! Guardatemi e leggete nel mio cuore! Povere anime, tradite dalla menzogna del mondo, che hanno sacrificato per lui la propria coscienza, la propria pace e poi sono state buttate sulla strada! Povere mamme, che dopo essersi consumate di energia e d amore per i propri figliuoli, sono da questi ripagate nientemeno che con un odio mortale! Poveri esseri, che sanguinano da tutte le parti, vittime di tirannie domestiche, che mangiano il pane dell umiliazione e sono lo strofinaccio di tutti! Povere ragazze, povere madri di famiglia, A cui la casa è inferno, la Chiesa un rifugio! Tutte queste povere creature vengono da te a chiederti un conforto, un aiuto, una parola di consolazione. Ah! Devi averla tu nel cuore questa corda che batte all unisono con la nota del dolore; devi sentirti commosso; devi piegarti verso queste anime con la tua compassione e rialzarle! Oh, Dio mio, fosse vero! Con quanta espansione voglio farlo! Non voglio vivere altro che per questo! Il pensiero, che forse sono il balsamo 12 dolce di qualche cuore martirizzato, m inebria di piacere. O Signore, fate che io lo possa essere sempre e dovunque; fatemi pur soffrire, ma che io abbia la fortuna di poter dire: «Sono il conforto di qualche anima che soffre». 18 marzo 1906, ore 4,45. Stamattina, o Signore, ho bisogno di sfogarmi un po. Sento una sommossa così grande nel mio cuore che mi fa impazzire. Il bisogno di amare prepotente mi soffoca, mi rende frenetico; o Signore, Tu lo vedi, Tu lo sai. Fammi sentire un po la tua voce sensibilmente! Che vanità in tutto il mondo, che dolorosa menzogna! Eppure il fascino e l apparenza sono tanto grandi. Povero cuor mio, come sei fatto! Conosci proprio fino a toccar con mano che, anche ti fosse dato, non sazieresti mai la tua sete febbrile, eppure senti una lotta sanguinosa che ti uccide. Ma pensa come vanno a finire tutti i sogni più belli che il mondo può presentare, l hai constatato poc anzi. Che delirio, che pazzia si ha quando si comincia; ma poi, discesi dall ideale dei sogni al campo della realtà, che cambiamento di scena! Disinganno, nausea, sazietà e talvolta anche odio. La gioventù, la bellezza, la grazia sono tutte cose che sfumano, purtroppo. La corrispondenza costante di un amore, eccessivamente forte, è impossibile. Ciò non deve attribuirsi a difetto di bontà, di lealtà nella creatura, ma è proprio una fatalità naturale indipendente da qualsiasi concorso di volontà. Se due sposi non si sentono più così trasportati l un verso l altro, come nei mesi del fidanzamento, non è colpa di alcuno, ma è colpa della natura, che ha esaurito la fonte di quei torrenti di passione in cui avevano la massima parte la gioventù, la bellezza, la grazia, la novità, l allontanamento ecc. Cose tutte sfumate e perdute. E dire che tante volte, per questi beni così passeggeri, si sacrificano salute e coscienza. Che tristezza immensa non mi producono questi pensieri! Come sarebbe pesante per me la vita se non avessi qualche cos altro che mi spieghi tutto! «Fecisti nos Domine ad Te; et irrequietum est cor nostrum donec requiescat in Te» 13. È proprio vero. Il Signore ci ha fatti per Lui e il nostro cuore sarà sempre inquieto intanto che non si riposerà in Lui. 19 marzo 1906, ore 4,30. O pensiero consolante, che discendi sul mio cuore come un balsamo dolce, soave a lenirne l asprezza delle piaghe! Ma dunque, tutto quello che sento, che provo, non m andrà fallito un 14

15 giorno. Esiste un Essere che è proprio fatto per il mio cuore, che non troverò mai in questa vita, ma nell altra. Ecco il mistero che mi tormenta! Avido come sono di trovare un essere che viva e senta e che incarni in se stesso tutti gli ideali più sublimi di bontà, di bellezza, di grandezza, di genialità, di simpatia, non lo trovo a questo mondo. E se anche lo trovassi perfetto come lo desidero, il mio cuore non si sentirebbe ancora contento, non direbbe ancora basta, perché vorrebbe un eternità nel suo amore e l eternità a questo mondo non c è. Dunque, voltiamo strada: sono tutti emblemi, sono tutte figure, apparenze della realtà gli amori di questo mondo. Sono un accenno debolissimo di quello che proveremo quando il nostro cuore avrà trovato il suo diletto. Dio! Ecco il nostro fascino, ecco l esca che brama il nostro cuore, ecco il nostro sogno! Dio è l infinito nell amore e il nostro cuore ha sete dell infinito. Oh, che penitenza grande ci fate fare, o Signore, con l averci dato il tormento di Voi e poi aver disposto di vivere lontano senza permetterci di vedervi neppure una volta! Ma mi sbaglio, il vostro ritratto ce l avete dato. Non è un immagine, una piccola fotografia di Voi, qualunque fascino che troviamo a questo mondo? Sì, è vero, noi non ci riflettiamo. Questi ritratti, questi fascini sono innumerevoli, infiniti, appunto perché devono riprodurre una bellezza infinita. O gioventù divina, ricca, esuberante di tutte le grazie incantevoli della vita, tu sei una piccola fotografia della gioventù di Dio! O infanzia divina, ricca, esuberante di tutti i fascini dell innocenza, tu sei una piccola fotografia dell innocenza di Dio! O incanti di natura, aurore, tramonti, notti di luna, campi, colline, boschi, prati, mari, monti tutti, siete una piccola fotografia dell incanto di Dio! 20 marzo 1906, ore 5,15. O Gesù, che amarezza intima, sottile, penetrante, mi sento nel cuore! Ieri ho provato tre dispiaceri dei quali uno così grande che mi ha quasi avvelenato. Non mi è giovato neppure il dormire di stanotte. Appena svegliato, mi si è affacciata così bruscamente la memoria delle mie tristezze che mi ha proprio colmato di assenzio. Oh, Dio, che pena la vita, che tormento continuo! Io credo che mi procurerò una malattia di cuore. Ma pazienza! Sia fatta, o Signore, la vostra volontà! Fatemi pur soffrire, lo merito! Riversate sopra di me tutta l amarezza del calice del dolore, purché la risparmiate a tante altre anime che io devo aiutare, confortare nell aspro cammino della vita. Sono contento, soffro volentieri, benché senta la natura che si ribella. Vi offro 14 tutti i miei dolori, i miei sospiri per ottenere grazia a loro. Questa mattina non so dirvi altro; se volessi fare un altra meditazione non vi riuscirei, così preoccupato come sono per tali pensieri. Vi domando di poter essere forte quest oggi, di non venir meno ai miei doveri. Cercherò di distrarmi più che posso e, non potendolo, dirò spesso: «Signore, questo è per Voi e per tutti quelli che si raccomandano alle mie preghiere». Credo che davanti a Voi non sia preghiera più bella di quella del dolore. Io Ve lo offro, o Signore. Ascenda fino a Voi quest oggi tutto il profumo del mio sacrificio; i lamenti, che forse qualche volta mi sfuggiranno, siano presso di Voi come tanti lamenti amorosi, pieni di bontà, pieni di rassegnazione. Oh, quando sarà, o mio buon Dio, l ora che io abbandonerò questa valle di lagrime? Quando sarà finito il mio esilio, quanto manca ancora affinché siano terminati i giorni della mia prigione? L anima mia, assetata freneticamente di felicità, sospira di continuo il giorno della liberazione come un uccellino in gabbia. Quando sarà che potrò volare libero per l aria e godere tutta la divinità dell aria pura, dell aria fresca del paradiso? Angelo mio Custode, Maria Santissima, ottenetemi dal Signore un abbreviazione della condanna e chiamatemi presto con Voi. Il primo nostro incontro sarà uno scambio di baci, per Voi d amore, per me di ringraziamento. 21 marzo 1906, ore 5. 15

16 I miei dolori non si sono già tolti, ma non li sento più così vivamente come ieri. Si è un po ammortizzata la mia sensibilità, simile ad un malato che, arrivato all eccesso del suo soffrire, non sente più nulla talmente resta istupidito dal dolore. Ad ogni modo, sia ringraziato il Signore che mi concede di dimenticarmi delle gioie, così anche delle pene. O Signore Gesù, Vi ripeto ancora: «Fatemi pur soffrire per le anime, ma, di grazia, fate ancora che la sofferenza mi faccia più buono e non più rilassato». Riprendo stamattina la meditazione interrotta sabato. Il sacerdote è il difensore delle anime. Iddio l ha fatto tale. Il demonio fa ad esse una guerra spietata per perderle, per rovinarle e si serve di tutti i mezzi: tentazioni, persecuzioni, mondo, dicerie, persone malvagie, persone buone ecc. Contro tutti devo star io. Se tu non sarai impavido come un leone, almeno sii tu come un piccolo cane, che fedelmente abbaia sempre e dovunque, a costo di perdere te stesso al minimo appressarsi di un pericolo. Sarai prudente, non ti esporrai inutilmente, ma allorchè ti parrà menomamente di doverlo fare, giù senza misericordia. Prima di tutto aiutale con la tua preghiera. È un mezzo potentissimo questo e che hai sempre in mano. Unisci la tua forza con la loro per vincere il cuore di Dio, domanda perdono per loro e fa che durante la giornata la tua preghiera le accompagni sempre e le circondi come una siepe di fiori, come una sfera smagliante di luce, di benedizione. Perché non lavori anche nel tuo camerino per loro? Considerando la tua vita, il tuo carattere, le tue qualità, puoi proprio dire di non avere altra attitudine, altra tendenza che a far questo. Esporti molto tu non puoi, perché ti mancano le doti interne ed esterne; predicare non puoi, lottare all aperto con gli avversari neppure, attieniti, dunque, a questo lavoro più pacifico e più intimo di aiutare e difendere le coscienze. Studia, prega solo per questo, per ora! 22 marzo 1906, ore 16,15. O Signore, vengo un po da Voi, avido di felicità, avido di sentirmi teneramente compatito nelle mie debolezze. Vengo dal Ricreatorio 15 dove ho visto con invidia tanti piccoli esseri inconsciamente felici. Nella mia tristezza ne ho accarezzato qualcuno quasi nell illusione di partecipare io pure alla felicità di quegli esseri per il contatto. Ma poverini! Si sono mostrati seccati dei miei complimenti, non possono comprendermi. O Signore, perdonate, compatite la mia debolezza! Sono davvero rassegnato, non me ne lamenterò con nessuno, neppure con me stesso. Sono infelice perché non trovo Voi, non vedo Voi, non Vi conosco ancora. La mia ragione me lo ripete mille volte che la felicità dell amore non la posso trovare nelle creature anche se le possedessi tutte, ma il mio cuore pare che faccia il sordo. È questo contrasto continuo tra la ragione ed il cuore che mi fa star così male. Sarà questa la croce che io devo portare. Altre non ne ho: la salute va bene, gli interessi vanno bene, altri disturbi non ve ne sono. È proprio vero che non bastano le fortune per far felici a questo mondo! Quanti vi sono che sono molto più infelici di me! È ben vero che il mio cuore per consolarsi non misura la sua pena con quella degli altri; ad ogni modo non posso lamentarmi di avere la croce più pesante delle altre. Perdonatemi, o Signore, perdonatemi e compatitemi sempre! 23 marzo 1906, ore 5. Mi metto alla vostra presenza, o amato Signore Gesù, per chiedervi di poter con frutto meditare questa mattina. Maria, Angelo mio Custode, impegnatevi per me. Se sono infelice io, cercherò bene di fare felici gli altri. E in che modo? Spendendomi tutto per loro. È questo il desiderio più vivo dell anima mia, ma mi sento fiacco. Il pensiero mi sfugge, ed ecco che mi agghiaccio subito. È per questo che ritorno su questo punto questa mattina. 16

17 Perché la tua preghiera non la fai più fervorosa, più viva, per ottenere meglio le grazie per loro? È una moneta che spendi presso il Signore, è un elemosina che fai, è un opera a pro delle anime: perché non la fai bene? Il Signore ha forse disposto di concedere la tal grazia a quell anima dopo il concorso delle tue preghiere. Che dispiacere grande sarebbe, se il Signore dovesse negare a quella povera anima la tal grazia, appunto perché tu non hai corrisposto bene nella preghiera! E poi desideri di lavorar molto per loro, non hai altro sogno che quello di asciugare una qualche lacrima dai loro occhi, di togliere una spina dal loro cuore. Ebbene, sappi che la preghiera è quella forza soave, invisibile ma efficace più di qualunque parola, che circonda l anima per cui si prega, come un aria celeste, un profumo divino e la rende a sua insaputa buona e felice. Di dunque bene il tuo Uffizio, la tua Messa e tutte le altre preghiere della giornata. Fa conto di essere continuamente un avvocato presso Dio che perora la causa di un povero infelice. Quanto bene non puoi fare! Dimentica pure te stesso per pensare agli altri. Il Signore gradirà immensamente questa tua carità generosa. Non temere che Egli, il Signore, impegnerà altri che s interesseranno di te, o meglio, Lui stesso terrà il conto dei tuoi interessi e ti pagherà con la stessa misura, cioè con una generosità senza pari. Prega, prega sempre! La tua preghiera darà il profumo della grazia di Dio alle parole che dirai, darà forza e delicatezza ai tuoi sentimenti, darà bellezza e nobiltà ai tuoi pensieri. Così armato, chi può resisterti nella conquista delle anime? 24 marzo 1906, ore 5. Mentre io vivo così afflitto e quasi abbandonato, mi dimentico di una cosa: ed è che io pure ho un Essere che mi ama, direi, quasi perdutamente. È bello più di un angelo, è buono più di un santo, è grande più di un re. Se potessi usare dell espressione, dovrei dire che Egli mi adora, pensa a me continuamente, mi segue sempre e dovunque, mi fa la corte ad ogni momento. È tanto il bene che mi vuole, che sarebbe pronto a dare la vita per me. Già l ha data un altra volta, ora non può più perché è immortale. O caro Gesù, ed io non Ti comprendo, io non Ti amo! Vivo vicino a Te, alle tue carezze come uno scemo inebetito. Sono freddo come il marmo, e ciononostante Tu non ti stanchi di volermi bene, mi compatisci e mi perdoni. Tante volte l anima mia si mostra annoiata di Te, Ti sfugge o si addormenta fra le tue braccia; ma Tu non ti stanchi di volermi bene, mi compatisci e mi perdoni. Tante volte, con le mie mancanze, mi macchio l anima, mi rendo brutto, nauseante; ma Tu non ti stanchi di volermi bene, mi compatisci e mi perdoni. Tutte le mattine mi vieni ad abbracciare sensibilmente nella S. Messa e versi nel mio cuore, sull anima mia, il tuo sangue preziosissimo, i torrenti del tuo amore. Sei fedele, sei paziente, sei tenero, sei appassionato, sei pazzo per me. Quante creature belle a questo mondo, ma non arrivano a dirmi neppure un po della tua bellezza! Quante creature simpatiche, ma a Te non arrivano. Quante creature buone, ingenue, semplici, innocenti, graziose, angeliche; Tu, mio Gesù, sei più buono, più ingenuo, più semplice, più grazioso, più innocente, più angelico. La natura con le sue primavere, con i suoi profumi, con le sue armonie, con le sue aurore, con i suoi tramonti, mi dà un immagine più prossima della tua bellezza, ma non arriva a fotografarti al vivo. Tu sei bellezza, sei poesia, sei fascino, incanto, frenesia d amore e non Ti sento. Mi sembri tanto lontano. Eppure ho lasciato il mondo per Te! Ho chiuso il mio cuore alle creature per aprirlo solo a Te e ricevere, come una rosa, la rugiada divina del tuo celeste amore. 17

18 Perché soffro, perché sono melanconico, se la mia sorte è tanto sublime? Sarà la croce che io debbo sopportare, come il letto che il mio sposo divino mi offre; sarà la corona di spine con la quale il mio diletto mi ha decorato la fronte, sarà l anello di fuoco che Egli mi ha posto al dito. O Gesù, vorrei io pure essere pazzo di amore per Voi. Ma allora sarei felice troppo, Vi amerei come un assetato ama la fonte, come uno smarrito ama la luce, come un morente ama la vita. Gesù, invece, perché vuole che l anima sia sempre più bella per il giorno nuziale della mia morte, mi tiene tra le spine e mi costringe a purificarmi in un bagno di lacrime. 25 marzo 1906, ore 4,30. Mi metto alla vostra santissima presenza, o Gesù, Maria, Angelo Custode, mia carissima famiglia, babbo, mamma, fratello. Domando di essere scosso da pensieri forti, da sentimenti sublimi per andare avanti nella vita buona. Oggi forse avrò una notizia che metterà la tempesta nell anima mia; o Esseri divini, che vi prendete premura di me, aiutatemi in quei critici momenti! Fate che io sia sottomesso, ubbidiente, fate che l anima mia sia inclinata a dire: «Ebbene, o Signore, sia fatta la vostra volontà!». Dirò le mie ragioni con molta calma, farò vedere le mie difficoltà, ma se vedrò la volontà recisa in chi mi comanda, mi sforzerò di sorridere e di abbracciare teneramente la croce che mi si presenta. Avete inteso, caro Gesù? Faccio fin d adesso la mia più pura intenzione; sento che il cuore mi trema, la natura si ribella, sento il mio spirito che si dibatte sotto i ferri della volontà. Soccorretemi, o Signore, fate che vinca la parte buona. La mia meditazione prediletta è sulle vanità delle cose del mondo. Ieri sera andai all ospedale a confessare alcune moribonde. Buon Dio, che rovina! Come siamo fatti! Che triste sorte non ci aspetta dopo aver sognato forse mille felicità! Entravo in quelle sale buie, dove si allineavano da una parte e dall altra i trofei del dolore e dell infelicità. E il mondo, dov è qui il mondo? Dove sono i suoi sorrisi, i suoi spasimi inebrianti? Nulla, nulla. Queste povere creature si trovano a compiere un altra scena della loro vita. Chi sa quanto avranno goduto, chi sa che giorni di paradiso non avranno avuto! Ed ora, eccole cascate qui! Sono trenta o quaranta letti. Ognuno ha il suo grido, il suo lamento, il suo sospiro di dolore. Quest armonia straziante si eleva e s aggira per tutta la corsia soffusa di un odore acre, aromatico, caldo, in cui non si sa distinguere se abbia prevalenza l acido fenico o il petrolio che usano per pulire il piancito ben levigato. Un infermiera impaziente, brontolona, debitamente pagata, dispensa malamente i suoi uffici di carità. Che retroscena! A dir il vero, mi vergognavo quasi di essere sano, di essere felice. M ingegnavo a dire: «Fatevi coraggio!». Ma sì, coraggio lo si dice bene quando si è sani, ma quando si è malati è ben altro! Il male è inesorabile, la morte è alle spalle. Come fare a non aver paura, come non sentirne tutta la massima ripugnanza, per chi si sente fatto per la felicità, prima condizione della quale è la vita? Povere creature, ecco come vi ha pagato il mondo! Un giorno, forse, chi sa che sogni ridenti, ed ora che spaventosa realtà! Ma se non vi fosse il pensiero di una rivincita in un altro mondo, come sostenere in pace uno sfacelo così tremendo? Sarebbe proprio il caso di morire di crepacuore. Senza la fede, senza una speranza! Gran Dio, che vita terribile, infernale là dentro! Il male fisico, per quanto grande, certamente non arriva al male dell anima. 26 marzo 1906, ore 19. Conduco un po a malincuore la mia anima ai vostri piedi, o Gesù; essa ha sonno, è svogliata e si trova nel buio. Ricevetela, o Signore, con la solita vostra pazienza, con la solita dolcezza acciocché essa si senta sforzata a guardarvi, a volervi bene, a rivivere. Se riflettessi sul gran tesoro che siete e come e in qual modo mi appartenete! Se sapessi quanto mi volete bene e come siete bello! Siete l ebbrezza degli angeli, il sogno di ogni più eccelsa creatura. Gesù, è mai possibile? Ed io posso pretendere al vostro amore? Anzi, lo volete! 18

19 Io, invece, non Vi corrispondo. La mia fiacca e grossolana natura non sa andar più in là del sensibile e si addormenta. Le è perfino gravoso il pensare a Voi. Sento potentemente una forza contraria che da Voi mi allontana, sparge della nebbia intorno ai miei occhi, alla mia volontà. Sento di calare a fondo. O Gesù, pietà, misericordia! Scuotetemi, scuotetemi per carità! Stringetemi al vostro cuore, stringetemi forte affinché io senta questa stretta ed apra gli occhi. Così non voglio vivere, lo protesto con tutte le forze della mia natura. «Ma, tocca a te», Voi mi dite. Che devo fare? «Devi essere un po più fedele ai tuoi doveri, un po più riflessivo, un po più premuroso per l anima tua. Sei solo premuroso per quella degli altri e la tua la trascuri». Sì, è vero; lo prometto tante volte e poi basta un nonnulla per dimenticarmi di tutto. 27 marzo 1906, ore 5. Questa mattina la mia meditazione deve consistere in un bel proposito di vita spirituale. Voglio togliermi a tutti i costi da questo torpore micidiale, voglio vivere un po più caro a Dio, al mio prossimo, a me stesso. Ripensando sulle qualità del mio cuore, m accorgo che forse ero migliore tempo addietro. L altro giorno rifiutai di aiutare una persona che ricorreva a me. L avrei potuto, forse con non grave incomodo, ma non lo feci. Avevo qualche ragione di rifiutarmi, ma se mi fossi vinto, forse non mi sarei sentito così disturbato. Con la mia mamma sono diventato un po esigente; alle volte le parlo un po serio e imperativo. Comincio a non essere contento di qualche cosa, mentre una volta ero contento di tutto. Vedrò di rimediarmi. Ma cosa devo fare per diventare un po migliore, un po più contento di me stesso? È una domanda questa che mi faccio spesso ed alla quale rispondo con imbarazzo: fuggire la colpa anche minima e alimentare la vita spirituale. Vi sarà colpa in certe negligenze dei miei doveri? Forse sì e forse no. Tuttavia è meglio attenersi alla parte più sicura. Vi è colpa in certi pensieri ed atti d amor proprio? Se qualche volta non lo è, si dovrà al difetto del concorso della volontà. Tante volte sono preso di sprovvista e irriflessivamente penso male. Sono un po trascurato nella preghiera, non sono diligente in certi momenti, non mi faccio forza, specialmente nelle preghiere della sera e della mattina. Voglio rimediarmi. Riguardo al resto, manco molto di riflessione, mi distraggo tanto durante la giornata in maniera che quando mi torna il pensiero di Dio, mi pare tanto estraneo. Che brutta cosa per un amico intimo di Dio ricordarsi poco, raramente di Lui durante la giornata! È proprio vero; perdonatemi, sarò più fervoroso! 28 marzo 1906, ore 5. Vi chiedo mille volte perdono, o Signore, della mia freddezza a vostro riguardo. Prometto di essere un po più fervoroso quest oggi. Vengo da Voi presentemente a chiedervi un po di aiuto per la meditazione che sto per fare. Maria Santissima, mamma tenerissima, Angelo Custode, assistetemi! La seconda ragione, per cui mi trovo così sprovvisto di anima, è appunto perché mi manca l alimento spirituale. Perché non mi aiuto con dei buoni pensieri, con degli atti che mi spingano verso al Signore? Perché non vivo con la coscienza continua di far del bene? In questo modo mi sentirei più animato; il buon spirito crescerebbe sempre in me. E perché ti dimentichi di perfezionare, di abbellire l anima tua? La bontà di cuore, la semplicità, l umiltà, la schiettezza, sono le virtù che ti abbisognano; tocca a te ingegnarti per metterle assieme in una maniera un po positiva e decisa. Vi offro, o mio Signore, i desideri ardenti dell anima mia in questo momento, fate che essi siano efficaci e non si perdano in vane sterilità. 29 marzo 1906, ore 5. 19

20 Mi rivolgo a Voi, tesori dell anima mia: Gesù, Maria, Angelo Custode. Spingetemi sempre più con la vostra grazia, fatemi forte, fatemi robusto, fatemi energico affinché riesca a trarre l anima mia da quell assopimento fatale in cui si trova. Parlatemi spesso alla mente ed al cuore, ditemi le parole più belle, fatemi sentire la carezza dell alito vostro, acciocché io respiri sempre un aria di cielo che mi purifichi dai miasmi di questa terra. Per amor vostro amerò tutti, sempre e dovunque: chi mi fa del bene e chi mi fa del male. Amerò quelli che confortano la mia vita con la loro amicizia, col loro affetto sincero; amerò anche quelli che mi sono estranei, quelli che mi vedono con un po di diffidenza, amerò quelli a cui sono di controgenio e quelli che non mi amano. La mia vita è stato un sacrificio del cuore, ma vedo che posso amare lo stesso, anche più, però in un altra maniera. Devo reprimere la veemenza dell amore passionale, umano, sensuale, però il campo dell amore spirituale mi è aperto ampiamente e mi vi posso slanciare con tutte le forze della mia natura. Amerò chi soffre e cercherò di raddolcire col mio affetto l amarezza delle sue lacrime. Amerò chi si trova smarrito nell incertezza, nel dubbio e cercherò con la mia affettuosa premura di dissipare le sue nebbie, di rischiarare le sue tenebre. Vorrei, nel mio desiderio, essere per lui come un raggio di sole sfolgorante; non potendo essere tanto per la mia meschinità, o Signore, fatemi come un lumicino amico che è tanto sufficiente da condurre lo smarrito sulla retta via e gli impedisce di voltare pericolosamente o di cadere nel fosso. Amerò chi ha bisogno e si rivolge pietosamente a me. Sarò largo e generoso con tutti e spezzerò parte della mia felicità per regalarla a chi è infelice. Fate, o Signore, che io desideri questo e lo voglia efficacemente, sempre. Ispiratemi la risoluzione migliore; quando mi trovo perplesso, fate che inclini sempre dalla parte buona. O mio Dio, come mi piace così la vita! Vi ringrazio di avermi concesso di pensarla a questo modo, solo così mi sento felice. Se Voi mi vedete capace di farlo e di sopportarlo, Vi chiedo questa grazia: «Signore, fatemi soffrire per gli altri, date a me parte delle loro croci acciocchè la mia sofferenza sia ad essi di sollievo». O Gesù, perdonatemi questo sfogo questa mattina. Sento prepotente, immenso, infinito il bisogno di amare e di amare eccessivamente. Nella vita non ho voluto avere la felicità terrena, ho scelto la sventura e il dolore. Forse, e senza dubbio, ho scelto meglio, imperocché la felicità terrena mi avrebbe corrisposto con una triste disillusione, mi avrebbe ricompensato con la tristezza, invece la sventura mi premierà con la felicità. È un mistero questo, o Signore, beato colui al quale Voi concedete di comprenderlo! 30 marzo 1906, ore 4,45. Come un reo che sa di avervi tradito mille volte, vengo da Voi, o Signore, questa mattina per chiedervi scusa e perdono. Chi sa quanto grande era il vostro dispiacere quando io Vi trattavo in simile guisa, Voi che mi amate più della mia mamma! Quante finezze non mi usava il vostro amore pur di vincere e spezzare la durezza del mio cuore! Io invece, sempre inflessibile come un macigno. Perdono, o Signore, ora sono proprio tutto vostro senza alcuna riserva, voglio vivere sempre come un vostro figlio prediletto. Vi amerò più della mia mamma, del mio fratello, Vi amerò più di qualunque creatura. Voi sarete sempre alla cima dei miei pensieri, vivrò solo per Voi. Ve lo prometto, o Signore: accogliete la buona volontà, il mio vivo desiderio e concedetemi, nella vostra immensa bontà, di poterlo mantenere. Vi offro tutte le azioni che oggi farò. Ogni mio atto, ogni mio respiro siano come tante carezze al vostro cuore. Farò tutto a vostra maggior gloria. Se avrò da soffrire, accogliete il mio dolore come una prova della mia fedeltà. Starò sempre in vostra compagnia, vivrò alla vostra presenza. Se di questo mi dimentico, scuotetemi con la vostra mano, o Signore, e ditemi: «Sono qui!». O Signore, state sempre con me per tutta la vita, confortatemi di tutte le tristezze in cui mi trovo; ed io cercherò di farvi buona compagnia. Procurerò di farmi un po più bello mediante la virtù. 20

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