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4 KOLDO IZAGIRRE IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO Traduzione di Roberta Gozzi

5 Titolo originale: Nik ere Germinal! egin gura nuen aldarri 1998 Susa argitaletxea 2014 Associazione Culturale Libe edizioni - Roma ISBN La traduzione di quest opera è stata realizzata con il contributo di Instituto basco Etxepare - Etxepare Euskal Institutua copertina di Roberto Clemente

6 6 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO

7 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 7 IL PRIMO SGUARDO DEL GRANDE RATTO 1 Fui rinchiuso. Nella stessa cella in cui rinchiusero anche te. Mi imprigionarono proprio in quella cella. Ma tra quelle pareti che un giorno ti avevano tenuto segregato, non pensai a te. Non avrei potuto farlo. Era la prima volta che mi trovavo in quella situazione e non riuscivo a preoccuparmi che di me stesso. Solo dopo alcuni anni, quando giurai che con una morte dignitosa avrei vendicato i compagni morti e torturati,

8 8 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO ti ritrovai nella mia cella spagnola, a Burgos. Ma in quella prima galera che conobbi a Bergara mi teneva compagnia solo la sporcizia. La muffa occhieggiava dal buco che serviva da latrina; indietreggiai, orinai da lontano. Ero nervoso, non sapevo ancora cosa significasse essere detenuto, avevo paura di me stesso. Non sapevo se i miei compagni sarebbero stati in grado di sostenere l alibi che avevamo concordato, ben presto quelli si sarebbero resi conto che i documenti erano falsi. Mi raggomitolai contro la parete della porta. Sapevo che da lì a poco sarebbero iniziate le grida, volevo essere preparato per quando sarebbero venuti da me. Rimasi a lungo a fissare il buco, il gran ratto sarebbe uscito da lì e avrebbe iniziato a sferzarmi. Dovevo

9 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 9 cercare la protezione delle pareti, sprofondare in esse, come stavano facendo i miei compagni torturati. Dove andavi? No, non mi avrebbero chiesto questo. Dove andavate? Sono venuto qui con l autobus del mattino per iscrivermi alla scuola per geometri; non mi sono reso conto che oggi è sabato ed era chiusa. Non avevo voglia di aspettare l autobus tutta la mattina. Allora mi sono messo sul ciglio della strada e ho fatto l autostop. Sarebbero riusciti a fargli credere la nostra versione? Continuai a ripetermela finché anch io non ne fui convinto. L avevamo concordata all ultimo momento, quando ci eravamo resi conto che non saremmo più potuti fuggire.

10 10 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO E quindi tu non sai cosa trasportava quell auto? Sentii rumore di passi. Io non ero schedato, se fossi stato in grado di sostenere la versione dell autostop avrebbero dovuto liberarmi. E non avevo altra possibilità che sostenerla, dovevo dimostrare coraggio ai miei amici, dovevo uscirne libero in modo da poter fare quello che loro, da quel momento in poi, non avrebbero più potuto fare. Aprirono la porta, scattai in piedi. Dovevo far finta di essere spaventato, ma non troppo. Mi avevano detto che sotto tortura bisogna saper anche recitare. - Guardami negli occhi! Visti i baffi che gli scendevano fin sotto le labbra doveva essere Il Messicano, tutti noi ne avevamo sentito parlare.

11 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 11 Era in borghese, mostrava il calcio della pistola sotto la cintura. Mi chiese come mi chiamavo mentre osservava la mia carta d identità. Il nome di mia madre, quello di mio padre, la data di nascita. E di nuovo come mi chiamavo. - E sai chi sono io? - No... no, signore. Mi diede un sonoro schiaffo, mi scaraventò per terra. Dal buco della latrina la testona del ratto mi sorrideva. - Tu non hai la stoffa per queste cose! Mi lasciarono solo. Non appena chiusero la porta mi rialzai prima che lo schifoso animale mi si avvicinasse. L orecchio mi bruciava e un suono acuto mi perforava il cervello. Non dovevo perdere di vista quella bestia ripugnante, tanto paurosa quanto crudele. Mi ripulii le mani sfregandomele sui pantaloni.

12 12 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO Sentii rumori di catenaccio nella cella accanto, dei passi. Stavano portando lì anche gli altri. Avrei dovuto ascoltare colpi, grida, domande, frustate. Mi calmai. Non sembrava importargli che io ascoltassi quello che dichiaravano gli altri, si erano bevuti la storia dell autostop. Ma volevano terrorizzarmi: sarei stato un altro testimone diretto della tortura, un altro che aveva visto come il gran roditore si porta la gente nel pozzo nero, mi risucchiavano nell enorme gruppo degli atterriti di cui il regime aveva bisogno. Strinsi i pugni fino a farmi male. Giurai vendetta, giurai che avrei vendicato i miei compagni martoriati. Da allora mi pervase un nuovo coraggio. Tu ne eri la fonte, ma io non lo sapevo. Non sapevo ancora che tu eri stato prima di me nella cella numero tredici della

13 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO prigione di Bergara. 13 Ora erano le grida di Andoni a perforarmi il cervello, più dolorose dello schiaffo del Messicano. Avanzai un passo e la testa del ratto svanì. Mi avvicinai al buco, volevo sputargli negli occhi. Trattenni il respiro. Pioggia marcia nello squarcio lasciato da un palo divelto da terra: avevo ricacciato il ratto negli inferi. Allora compresi, avvicinandomi alla finestra, che le grida di Andoni potevano essere un messaggio per i tranquilli cittadini che si avvicinavano al tribunale per un certificato di nascita: non tutti coloro che sono testimoni della tortura si nascondono nel gruppo degli atterriti. Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano. La fievole luce che arrivava dell esterno mi mostrava le ferite della parete. Vi scorsi falci martelli

14 14 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO evviva. Lì c era stato qualcuno dopo di te e prima di me. Lanciai una sfida al sadico delle profondità e, nel chinarmi per afferrarlo, in un angolo di parete ancora grigio, inciso con un chiodo o con le unghie, lessi un nome. Anch io dovetti cambiare nome, lasciare famiglia lavoro amici nel mio piccolo paese, lontano dalla strada quanto Foggia lo è da Roma. Iniziai a frequentare nuovi amici, di cui conoscevo solo il nome di battaglia, consolidai i miei ideali nella lotta. In quei giorni di paura ed euforia conobbi molti uomini e donne che mi fecero vergognare di me stesso, giovani generosi, cuori appassionati, spiriti liberi. Ne conobbi anche uno che assomigliava molto a te, più nella

15 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 15 morte che in vita; o forse sulla strada che porta alla morte, nel modo in cui l ha anticipata. Anche lui avrebbe potuto essere un tipografo, sempre piegato sui libri. Senza alzare la testa dalla pagina mi chiedeva qualcosa, forse per rendermi partecipe di quello che stava leggendo in quel momento, o come se fosse necessario migliorare i dialoghi dei personaggi del romanzo. Mi faceva sempre domande, o per lo meno a me sembrava che mi stesse sempre mettendo alla prova, e spesso lo mandavo a quel paese. Alzava le spalle e continuava a leggere. Incassava molto bene e non sembrava importargli che io mi infastidissi. La verità è che poteva farlo perché era una di quelle persone che non perdono mai il controllo. - Tu credi che bisogna avere il cuore

16 16 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO pieno di buoni propositi per fare la rivoluzione? - Sì, certo... per quale motivo dovremmo fare la rivoluzione se non per emancipare il popolo? Forse adesso questo non è più un buon proposito? Eravamo fermi a un semaforo, mi aveva risposto senza distogliere lo sguardo dalla luce rossa. - Veramente... si può fare la rivoluzione anche solo per prendere il potere. - Allora non è una rivoluzione, o sarà una rivoluzione tradita... - Questa macchina non va! Non mi aveva più prestato attenzione per un po. Sorpassavamo lentamente i camion sulla strada tortuosa tra Markina e Ondarroa, verso la costa di Bizkaia. - Ma non è abbastanza! Non è sufficiente

17 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 17 avere il cuore pieno di buoni propositi! Bisogna anche avere qualcosa in mano! E così dicendo aveva infilato la destra nella tasca della giacca. Nel palmo della sua mano adesso c era una pistola, una vecchia Astra. - Mettila via! Avevo cominciato a lasciarmi crescere la barba, tipo quella del Che. Ma a quell epoca la barba attirava molto l attenzione e avevo dovuto radermela prima che diventasse troppo lunga. Ma quella era meglio. - Ha fatto due guerre, la prima in Catalogna e la seconda in Algeria. - E ora incomincia la terza, certo. - Proprio in questa mia mano! Credo che quel giorno, per la prima

18 18 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO volta, mi resi conto di essere coinvolto in qualcosa che non mi avrebbe più abbandonato per il resto dei miei giorni, quando Txabi esclamò allegro: - Ne ho per tutti. Si era fermato davanti alla vetrina di un negozio di abbigliamento senza avvisarmi, faceva spesso cose così. Ero tornato indietro per riunirmi a lui e in quel momento un uomo gigantesco l aveva preso per la spalla chiamandolo per cognome: Etxebarrieta!. Doveva essere un suo conoscente. Mi ero allontanato un po ed ero rimasto ad aspettare all angolo della strada. L uomo ogni tanto mi guardava e gesticolava davanti al mio compagno, pensai che lo stesse

19 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 19 rimproverando. - Un amico di mio padre - mi aveva chiarito quando si era liberato dell energumeno. - Abbiamo fatto una scommessa! All interno della scuola non c era stato nessun problema, ci avevano accompagnato fino alla sala stampa in modo che potessimo mostrare loro l enciclopedia universale che apparentemente eravamo lì per vendere. La fotocopiatrice era molto pesante, in due non saremmo riusciti ad alzarla da terra, ma la scuola aveva un entrata comoda, la porta che dava sulla strada non era molto lontana da quell aula e, scendendo da una scala un po stretta, non si doveva neppure attraversare il cortile. Essendo l ora dell intervallo, il direttore ci aveva accompagnati, evitando così che le

20 20 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO pallonate ci rompessero gli occhiali. Una fortuna. - Ho scommesso che vinceremo! Txabi era un chiacchierone quando guidava. L automobile era il suo migliore ufficio. - Quel tipo mi ha sgridato perché mi sono messo nei guai. - In che guai ti sei messo, Txabi? gli avevo chiesto senza nessuna ironia, pronunciando chiaramente le parole, accigliato. - Gli stessi in cui vi siete messi voi! - credo che sia stata l unica volta che mi abbia guardato mentre guidava. - Noi? Allora tu non sei noi? - No... aveva risposto con estrema tranquillità, - io mi muovo con voi, ma io non sono né voi né noi. Credo di avergli detto di non vendermi

21 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 21 filosofia da quattro soldi. Avevo letto da qualche parte che uno può imborghesirsi per il tanto filosofare, mentre noi contro Franco eravamo passati dalla parola all azione. - Senti: ho detto a quel tipo che vincerete, che per questo sto con voi. Molto più tardi, quando sono stati pubblicati i suoi scritti, quella posizione elitaria, che gli era rimasta come eredità degli anni giovanili, è apparsa formulata nei versi di una poesia: Ogni volta che cammino verso di me mi chiedo: Chi sono i miei? Nell immensità del silenzio uccelli che volano sopra i campi Faceva pazzie e io direi che le faceva

22 22 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO consapevolmente. Per esempio andare a controllare personalmente un luogo, rischiando di essere riconosciuto, per verificare la possibilità di rubare una fotocopiatrice. Adesso credo che mi stesse usando per mettere alla prova se stesso. - Non possiamo fallire, capisci? Non possiamo fallire, ho scommesso che vinceremo! Ed era scoppiato in una fragorosa risata. Mi ci sono voluto trent anni per capire l umorismo di Txabi. Salite le vecchie scale, che dovevano essere quelle di un campanile, ci eravamo trovati nella stanza che aveva preparato per noi il parroco del paese: c erano due letti

23 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 23 con altrettanti cuscini. Non c erano le lenzuola, ma tutto era pulito. Ci eravamo preparati per dormire. Avevo gettato lo zaino in un angolo e svuotato le tasche. - Non tenere la pistola sotto il cuscino! - Perché no? Dove vuoi che la metta? - Quelle sono abitudini da gangster - Davvero? E tu come fai a saperlo, Lucky Luciano? - Non l hai mai visto nei film? I gangster tengono sempre la rivoltella sotto il cuscino. Ricordo che una settimana prima mi aveva parlato dell etica dei gangster. - È il posto migliore se ti sorprendono mentre stai dormendo. Fanno così i gangster, ma anche i poliziotti, o credi che io non sia mai andato al cinema?

24 24 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO - Non dire fesserie, com è possibile che sia il posto migliore! Un giorno o l altro ti alzi per andare a fare un azione e te la dimentichi sotto il cuscino, vedrai! Sapevo che nel mio caso quella non era una buona abitudine, perché dormivo con le mani sotto il cuscino e senza volerlo poteva succedere un incidente. Tuttavia avevo abbandonato la testa sul mio guanciale armato, sfacciatamente, sapendo che Txabi mi avrebbe ripreso. - Devo scrivere un racconto Un uomo ha l abitudine di mettere il fazzoletto sotto il cuscino, ha molto catarro e di notte gli è molto comodo, non deve inghiottire o alzarsi e andare in bagno. Una notte infila la mano sotto il cuscino e, mezzo addormentato, invece del fazzoletto afferra la pistola. E si spara un colpo in bocca mentre cerca di

25 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 25 sputare. È ridicolo, non ti pare, morire a letto? Ci sono posti migliori... Il racconto non mi era piaciuto, il protagonista sarei potuto essere io. A questo pensiero ero ammutolito. Dopo un momento risposi: - Allora vedi di non sbagliare letto e non ti suiciderai senza volerlo. Non aveva ribattuto, si era già addormentato. O forse faceva finta, chi lo sa. Avevamo un appuntamento in montagna, dove sempre ci muovevamo a quei tempi ci muovevamo sempre in montagna, eravamo dei veri e propri partigiani, ma lui era l unico che sapeva come muoversi anche tra le strade della città. Non era venuto. Trascorso

26 26 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO il margine di sicurezza, avevo preso l autobus per ritornare alla nostra base. La gente parlava di una sparatoria che c era stata a Tolosa. Le case, le macchine, gli operai, gli occhi di Txabi, miopi come i tuoi, erano sfilati davanti a me come se piovesse all interno del vetro e, a intervalli, si erano trasformati negli occhi di un ratto che mi sorrideva. Avevo raccolto in qualche modo le mie cose come un automa mentre ascoltavo la radio: parlava di due morti, un poliziotto e un giovane non identificato... Senza aver bisogno di ascoltare altri particolari, sapevo che non poteva essere che lui. Trovai un foglio sotto il suo letto, era la sua scrittura. Una frase in francese, sicuramente copiata: Non saremo portati al cimitero senza prima aver dato a questa schifosa società il castigo che si merita per averci

27 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO voluto offrire una gioventù vuota. 27 La morte di Txabi per me fu un duro colpo, come se fino ad allora fossi vissuto in un sogno. Quel discorso sull inutilità di avere il cuore pieno solo di buoni propositi, sul fatto che per arrivare puntuale avesse bisogno di una buona automobile, che dovevamo vincere la scommessa, tutti i suoi scherzi e le sue battute presero un altro significato... Aveva affrontato la vita di fretta, aveva vissuto intensamente ogni momento, adesso direi che aveva la certezza che la sua vita non sarebbe durata a lungo ed era lui stesso a cercare azioni da realizzare ad alta velocità. È stato il nostro primo morto: pioniere nella penitenza per un peccato necessario. È arrivato fino all estremo sacrificio. Per morire, ha ucciso. Come te. Non è stata una casualità, io so che

28 28 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO non lo è stata. Quando sento dire che è stato tradito da un imprudenza dico di sì, ma non ci credo. Acconsento silenziosamente al fatto che l abbiano fermato per eccesso di velocità, ma dentro di me mi ripeto che non è andata così. Lui sapeva, e non solo perché aveva letto molti libri francesi, sapeva com è difficile vivere essendo condannati a morte. E io, adesso, lo so meglio di lui. Questa è la ragione per la quale era sempre di fretta e preoccupato di non arrivare in tempo; dovevamo compiere una serie di azioni entro un certo termine, non solo con il cuore, ma anche con le mani piene di buoni propositi. Lombroso avrebbe detto che la sua morte era stata un suicidio indiretto. Un suicidio dialettico, direi io oggi, perché c era una ragione rivoluzionaria in quel

29 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 29 dover vivere in fretta. Ho sentito dire che ha utilizzato la lotta come scusa. Anch io ho dovuto riconoscere che mi aveva utilizzato per mettere alla prova se stesso. Tuttavia, anche se questa fosse la verità, la sua grandezza non ne sarebbe sminuita: benché appartenesse a un organizzazione, la sua vita era guidata dal principio della responsabilità personale. Era uno di noi ma era se stesso e, padrone di se stesso, è morto per darci esempio e coraggio, come un libertario che si immola in un doloroso gesto. Come te, Lilio.

30 30 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 2 Elegante e allo stesso tempo triste è quest ammasso di pietre nere con presunzione di città. Capoluogo giudiziario di una delle regioni basche arricchitesi grazie all industria del ferro, acquisì un importanza tale da meritarsi un carcere. Una prigione di ubriachi e parricidi, una prigione senza scioperi della fame, diremmo oggi. Tu saresti stato il suo primo prigioniero politico. Ma la gente dimentica le storie delle prigioni. Se nomini Bergara l assoceranno con un bel Sacro Cristo, con le torte ripiene o con l abbraccio tra liberali e carlisti nel 1839, paradigma del tradimento per i baschi. Tuttavia, ai suoi tempi, Bergara fu famosa sia perché nel suo

31 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 31 Reale Seminario fu isolato il tungsteno, sia per essere la città nella cui prigione misero fine alla tua vita. Si racconta che quella mattina gli abitanti di Bergara camminassero a testa bassa. Vicino ai portoni c erano gruppi di donne che mormoravano e chi doveva passare dalla piazza sopra la prigione vi lanciava un timido sguardo. Quella mattina, quella soffocante mattina del 20 agosto del 1897, giorno in cui ti avrebbero giustiziato, Bergara non era più allegra del solito. La casatorre vicino alla chiesa aveva le finestre chiuse. Me lo raccontò il Signore di Olaso, l ultima volta che andai a trovarlo prima della sua morte. - I miei genitori trascorrevano il mese di luglio alle terme di Sant Agata, e quando seppero che quel signore con l asciugamano sulla spalla, che

32 32 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO incrociavano tutti i giorni mentre andavano dai bagni alla stanza o dalla sala da pranzo al giardino, era stato ucciso da un giovane italiano, rimasero molto impressionati. - In ogni caso, non saranno certo stati dei grandi sostenitori di Cánovas... - No, ma sai com è... quando ti dicono che hanno ammazzato qualcuno che hai avuto vicino... Allora mio padre riunì tutta la famiglia e ci portò a Segura con camerieri e domestiche, in modo che da queste finestre nessuno potesse vedere come giustiziavano l assassino di Cánovas. Pur credendo a quelle parole, non è vero che noi baschi non volessimo vederti morire. Ovunque nei paraggi furono noleggiate delle corriere per venire fin qui, all alba da Donostia

33 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 33 partì un treno speciale per chi voleva arrivare in tempo per assistere alla tua esecuzione. Malgrado le finestre apparissero chiuse, tu fosti il protagonista principale delle feste di San Rocco: un anarchico italiano sul patibolo, una cosa mai vista. Anch io, durante quella visita, fui costretto dal Signore della Torre di Olaso a ritirarmi dalla finestra. Mi indicò le poltrone della stanza, non ricordo se mi disse che erano stile Luigi XIV o Luigi XV, ma erano di prezioso legno lucidato. - Siediti e aspetta qui finché non torno. Ubbidii mentre lui si perdeva nei meandri della casa. Dai rumori mi sembrò che salisse le scale. Aspettai, composto come se fossi stato legato alla sedia elettrica. Il Signore di Olaso era ricomparso e mi

34 34 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO puntava con una macchina fotografica in mano. - Fermo! Mi scattò la fotografia e la polaroid iniziò a tirar fuori la sua lingua. - Te la regalo come ricordo. Sai dove sei seduto? I mobili di quella casa erano stati requisiti per arredare il palazzo che Franco occupava d estate a Donostia. Morto il dittatore, erano state proprio le fotografie pubblicate sui giornali a permettere alla famiglia Olaso di recuperare quei mobili. Gli dissi che non lo sapevo, per dargli il piacere di raccontarlo. - È morto e adesso noi appoggiamo il fondoschiena dove si sedeva lui. Guarda, ha già cominciato a prendere colore. Sei venuto bene!

35 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 35 Un disgraziato della Louisiana che sta aspettando la scarica da volt, ecco cos ero io, con la testa rigida contro lo schienale e le mani strette ai braccioli. Gli regalai un sì di cortesia. Quel Generalissimo, che si era seduto dove io sedevo in quel momento, aveva voluto uccidermi. In un oscuro cortile, non alla luce del sole e davanti alla gente. Ma il Signore di Olaso di questo non si ricordava. Quelli che il Generalissimo aveva ammazzato occupano, nella memoria del mio popolo, un posto privilegiato rispetto a quelli come noi a cui, invece, si è dovuta concedere la grazia. Per essere un degno erede della tua morte avrei dovuto salire le scale

36 36 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO del patibolo sotto il sole e davanti al popolo, come avevi fatto tu, in questo cortile che ora visito da turista mentre aspetto Jean Claude. È possibile che, mentre salivi le scale del patibolo, tu abbia alzato lo sguardo per un attimo e abbia visto la casa-torre vicino alla chiesa con le finestre chiuse. Avrai pensato che erano in lutto per te? Cosa pensa uno, quando lo invitano a salire sul patibolo? Oggi Bergara non ha più la prigione, quel presidio è diventato un archivio troppo grande di vecchi documenti del tribunale. Le sbarre delle anguste finestre potrebbero essere l unico ricordo di ciò che fu quando sia tu che io vi mettemmo piede la prima volta. - Questa è la cella dove fu imprigionato Angiolillo! - mi confessa sottovoce. Mi apre la porta, sono i bagni. Mi fa

37 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 37 un leggero sorriso, come per chiedere scusa. Qualcuno ti ha voluto riservare uno spazio, un territorio murato che non si perda nell ampiezza della sala. - Le dice qualcosa il nome di Salvador Puig Antich? - questo impiegato municipale è troppo giovane per ricordarsi di lui. - L ultimo rivoluzionario che la Spagna ha giustiziato con la garrota, un anarchico. - Sì, ho letto qualcosa... - Nel carcere Modelo di Barcellona, la sala dove lo giustiziarono adesso è la stanza per i colloqui intimi. Alcuni prigionieri, pur sapendo dove si trovano, riescono comunque a eccitarsi durante le visite delle loro donne. Così mi hanno raccontato i compagni che sono passati da lì negli ultimi anni. Anche qui hanno voluto conservare la tua ultima

38 38 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO dimora, da quel che sembra, per una certa intimità. Non è una cattiva idea: la cella, in fin dei conti, non è che una latrina, la sala d attesa del gran canale di scolo. Mi avvicino all angolo della finestra, rimango a fissare la parete. Tutto è ripulito e ridipinto. Il tuo messaggio, che avevo letto quando mi avevano portato qui la prima volta, è stato cancellato. Inutilmente passo le dita sulla parete, non riesco a leggere niente. Rimango a guardare la latrina. Lì, sotto quell acqua disinfettata, c è il sadico guardone. In nome tuo gli sputo negli occhi. Sulla facciata del cimitero, sulla destra, da quanto si deduce da evidenti

39 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 39 segni sotto il cemento, c è una porta chiusa con dei mattoni. Faccio il giro del muro di cinta. Su questo lato, a sinistra, c era un recinto di arbusti. Sembra un orto abbandonato. Un anziana signora prende il sole seduta su una panchina. Ha gli occhi chiusi, e si scalda le gambe con la gonna sollevata. - Mi hanno detto che da queste parti c è la Porta dell Inferno. Si alza prima di rispondere. Mi offre una mela prendendola dalla borsa di plastica che porta al braccio. La ringrazio ma non l accetto. La morde con forza, la sua dentatura deve essere naturale. - È qui. Non c è nessuno in giro. I ciottoli emettono un sonoro lamento al nostro passaggio. Ci avviciniamo alla porta

40 40 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO murata camminando fra le tombe. È uno spazio rubato al cimitero, delimitato da una porta di ferro. All interno di questo piccolo cimitero speciale c è un altra parete, realizzata apparentemente nella stessa epoca e con lo stesso materiale che chiude la porta esterna. Direi che è l ossario. - La Porta dell Inferno è quella fuori. Adesso è murata. - Perché la chiamavano dell Inferno? - Non lo so. Era rossa. - L avranno chiamata così perché era rossa! Ride. Mi chiede di seguirla e salgo dietro di lei su per una scalinata di pietra vicino all entrata principale. È cresciuta l erba sul tetto delle tombe che restano all ombra. Ora contempliamo dall alto quello che prima vedevamo da sotto.

41 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 41 Conto cinque teschi. I femori, scarni, assumono dimensioni enormi. Tutto ha la tonalità grigio-biancastra della cenere. Al centro, come se il corpo avesse voluto alzare la lapide, due gambe pietrificate emergono da un ventre piatto, impudiche al sole, offrendosi a qualche necrofilo. - Sotto quelle ossa c è Angiolillo - sussurra la donna, e dà un altro morso alla mela. C è stato un periodo della nostra storia nel quale siamo stati rossi, storicamente rossi, e tutti i Mussolini hanno giurato che ci avrebbero fatto a pezzi. Per un momento siamo stati degni della tua morte all interno di una storia straziante: abbiamo perso la guerra, ma sopra le tue ossa sono cadute, ingenue vittime dei pochi fucili che il signore di Olaso aveva potuto comprare in Belgio, le ossa delle camicie nere venute da

42 42 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO Foggia per farla finita con gli anarchici di Bergara. La cella si era riempita di nuovi clienti, eri affondato sempre più giù nel pozzo, come trascinato dal grande ratto. Quello che un tempo fu un cimitero civile adesso è un ossario, sala per gli incontri intimi degli scheletri, oubliette, cella della dimenticanza. Ho voluto verificare quello che il signore di Olaso mi aveva detto anni prima. - È vero che qui, tutti gli anni, il venti di agosto, qualcuno depositava un mazzo di fiori? La donna mi guarda fisso negli occhi. Mi risponde dopo un lungo silenzio. - Io vengo tutti gli anni il giorno di Ognissanti, ma non ricordo di aver mai visto dei fiori qui. Tu... Ma io ti conosco! Ho visto la tua fotografia sui giornali, da qualche parte...

43 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 43 Sorrido. Confesso. È possibile. Mi prende per il braccio e, prima che possa allontanarmi, pronuncia il mio nome con un sospiro. Faccio cenno di sì con la testa e, impedendomi di avviarmi giù per le scale, con gli occhi pieni di lacrime, mi abbraccia e mi bacia sulle guance.

44 44 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO LA SOLITUDINE DEL TUNGSTENO 1 Txiki non ha potuto ricevere l abbraccio di tutti i tuoi compagni fucilati contro il muro della fortezza di Montjuich. Avrebbero dovuto fucilare anche lui in quel luogo ma, nel frattempo, il castello era stato trasformato in un museo. Un museo in cui non è certo conservata la storia: uniformi, fucili, pezzi di artiglieria, soldatini di piombo riempiono sale ripulite e preparate per i turisti nella Piazza D Armi. Queste sale non recano alcuna traccia del loro essere state gattabuie per prigionieri,

45 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 45 niente catene, ceppi, garrota, rogo. Le celle non appaiono nemmeno nelle planimetrie. Quello che gli abitanti di Barcellona chiamavano il castello maledetto non ha memoria della tortura. Ci sono targhe commemorative, ma in nessuna si dà notizia delle fucilazioni. Il castello attrae pochi turisti, la maggioranza scatta fotografie agli impianti olimpici che stanno ai suoi piedi. Lì, in un posto chiamato la Lingua della Serpe, furono fucilati socialisti, repubblicani, anarchici, patrioti baschi, massoni, coppie di genitori atei che non avevano voluto battezzare i figli. L ultima volta che l ho visitato avevano collocato dei bersagli perché i tiratori olimpici potessero allenarsi; forse qualcuno di loro sapeva in che luogo si trovava e forse questo li esaltava. Ai piedi del castello maledetto che non

46 46 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO siete riusciti a distruggere, nel Moll de la Fusta, nelle spianate che circondano la scultura dedicata al poeta Salvat- Papasseit, dove sono solito passeggiare prima di incontrarmi con il comitato di solidarietà con i prigionieri baschi di Barcellona, riesco a vedere un vescovo obeso che, da un palco di fronte alla nave da carico Cataluña, grida alle truppe che si imbarcano per andare a difendere la Cuba spagnola: Onore a voi che avete il coraggio di difendere la Patria su quell isola lontana, sarete sempre presenti nelle mie preghiere. Si rivolge ai giovani allineati che lo ascoltano stretti nelle loro uniformi, inebetiti, il Mauser nuovo sulla spalla, incapaci di cogliere il cinismo delle sue parole. Quel giorno, quando soldati, ufficiali, agenti della Guardia Civil e spettatori si erano inginocchiati per

47 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO 47 ricevere la benedizione, un uomo, un giovane che successivamente la polizia avrebbe identificato come barbuto, aveva aperto un piccolo sacco che teneva nascosto e gettato in aria manciate di foglietti che il vento avrebbe fatto ricadere sulle spalle degli spettatori, sulle decorazioni dei soldati, sulle spade degli ufficiali, sui paramenti dorati del vescovo. Soldato, non t imbarcare! I ricchi non vanno alla guerra! Ribellati ai tuoi ufficiali! Si erano sentiti alcuni colpi dall altra parte, per lo meno sembravano spari, e varie grida qua e là, gente che urlava. La massa degli spettatori si era alzata tremando: erano giovani alberi agitati dal vento, avrebbero voluto muoversi ma erano prigionieri gli uni degli altri, come se fossero incatenati tra loro.

48 48 IL TIPOGRAFO ANGIOLILLO Quando gli agenti si erano resi conto di quanto successo, gli agitatori si erano ormai dileguati tra le viuzze della Barceloneta. Il tram, per affrontare una curva, rallenta. Ne approfitti per scendere. Ti incammini verso le Ramblas con la giacca ripiegata sul braccio, le mani in tasca. Hai visto Tomaso da lontano, ti aspetta nel posto concordato, sta soffiando su un accendino. Ti dirigi verso di lui mentre accende la sigaretta. Fa finta di non vederti e, mentre ti avvicini, gli occhi puntati sulle tue scarpe di corda, esclama: - Ho avuto il vescovo a portata di mano! Si alza e ti dà un amichevole pacca sulla spalla. - La prossima volta ci risponderanno a

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