Quaderno. Colture erbacee. Cereali, Foraggere industriali

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1 Quaderno Colture erbacee Cereali, Foraggere industriali

2 QUADERNO QUADERNO COLTURE ERBACEE ISBN Coordinatore Luigi Tedone Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali - Università di Bari Testi e ricerche Gianluca Brunetti 1, Fedele Casulli 2, Eugenio Cazzato 1, Giuseppe De Mastro 1, Grazia Disciglio 3, Mariano Fracchiolla 1, Nicola Grassano 1, Francesco Pinto 4, Emanuele Tarantino 3, Luigi Tedone 1, Leonardo Verdini 1. 1 Università degli Studi di Bari - Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali, Facoltà di Agraria 2 Università degli Studi di Bari - Dipartimento di Protezione delle Piante e Microbiologia Applicata, Facoltà di Agraria 3 Università degli Studi di Foggia - Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali, Chimica e Difesa Vegetale, Facoltà di Agraria 4 Università degli Studi di Bari - Dipartimento di Produzione Animale, Facoltà di Agraria Progetto editoriale Maria Grazia Piepoli 1, Antonio Cardone 1, Matteo Antonicelli 2, Pietro Suavo Bulzis 3, Fabrizio De Castro 4, Vito Nicola Savino 5 1 Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura Basile Caramia di Locorotondo 2 COGEA Srl di Roma 3 Federazione Regionale Coldiretti Puglia 4 Agriplan Srl di Bari 5 Università degli Studi di Bari Facoltà di Agraria Redazione Settore Biblioteca - Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura Basile Caramia di Locorotondo (Ba) Editore Centro di Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura Basile Caramia di Locorotondo (Ba) Finito di stampare nel mese di aprile 2009 / Stampa GRAFICA MERIDIONALE Tutti i diritti sono riservati È vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo

3 INDICE Presentazione 7 1. I cereali: importanza economica e specie coltivate nell areale pugliese Introduzione Aree di coltivazione, superfici, produzioni e la PAC Frumento duro: qualità, certificazione e rintracciabilità Cereali minori Cenni sulle tecniche di coltivazione dei cereali autunno-vernini Cerealicoltura biologica Conclusioni Biologia dei cereali autunno-vernini I cereali Morfologia dei cereali autunno-vernini Ciclo biologico Esigenze ambientali Tecnica colturale Avvicendamento Lavorazione del terreno Semina Scelta varietale Concimazione Irrigazione Il controllo della flora infestante nei cereali La flora infestante dei cereali Caratteristiche della flora infestante e rapporti di competizione con le colture Danni causati dalla flora infestante Periodo critico della competizione Gestione agronomica della flora infestante Controllo meccanico delle malerbe in presenza della coltura Il diserbo chimico 61 3

4 4.8. Fenomeni di resistenza agli erbicidi Aspetti fitopatologici dei cereali Introduzione Oidio o mal bianco Ruggine Septoriosi Stagonosporiosi Alternariosi Mal del piede Fusariosi della spiga Carbone Carie totale Elmintosporiosi o striatura bruna dell orzo Raccolta, stoccaggio e destinazione del prodotto Raccolta Consegna e stoccaggio Parassiti animali Controllo delle infestazioni Utilizzazione e aspetti qualitativi Le colture foraggere in Puglia: diffusione e caratteristiche agronomiche delle specie coltivate Importanza e diffusione delle foraggere in Puglia Cenni sulle principali specie da foraggio Problematiche agronomiche delle colture foraggere e del miglioramento dei pascoli in Puglia La coltivazione degli erbai Miglioramento dei pascoli La raccolta e conservazione del foraggio L insilamento Aspetti nutrizionali degli alimenti di origine vegetale ed esempio pratico di razionamento Introduzione La valutazione qualitativa delle materie prime per l alimentazione animale I fabbisogni nutritivi degli animali 128 4

5 9.4 La fibra Il flusso energetico degli alimenti durante la digestione Il calcolo della razione alimentare Le colture industriali: importanza economica e specie coltivate nell areale pugliese Introduzione Colture da semi oleosi La barbabietola da zucchero Girasole (Helianthus annus L.) Colza (Brassica napus L. subsp. Oleifera DC) 179 Allegato Schede tecniche di coltivazione delle principali colture cerealicole, foraggere e industriali 193 5

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7 Presentazione Nell ambito delle superfici emerse (circa 13,5 miliardi di ha) circa 1,4 miliardi di ettari sono destinati alle coltivazioni erbacee, colture strategiche per l alimentazione umana, sia in via diretta, attraverso l utilizzo delle materie prime, sia per via indiretta, esempio come nel caso delle materie prime destinate alla zootecnia ed all industria di trasformazione. Da considerare anche la rilevante presenza (circa 3 miliardi di ettari) di superfici destinate alla pastorizia (prati, pascoli e boschi) e le superfici, sempre più crescenti negli ultimi anni, per la produzione di energia. La Puglia possiede una superficie agraria e forestale di mila ettari nei quali la destinazione a coltivazioni erbacee è consistente: 650 mila ettari a seminativi, 90 mila ettari a prati e pascoli 100 mila ettari a boschi. Da questa premessa si evince l enorme importanza strategica che assumono queste colture nelle economie e nelle politiche internazionali. Il manuale è strutturato in tre parti, dimensionate in base all importanza economica che le colture rivestono a livello regionale: - le colture cerealicole da granella, con particolare attenzione al frumento, orzo, avena; - le colture foraggere, con particolare attenzione agli erbai autunno vernini e ai pascoli; - le colture industriali, con maggior attenzione a girasole, colza e cenni su colture quali barbabietola e pomodoro da industria. Di tutte le colture, si fa comunque una trattazione che tiene in conto che la gestione dell azienda agricola si intreccia con una serie di problematiche: - produrre con metodi di coltivazione che siano sostenibili sia economicamente ma anche dal punto di vista ambientale, considerando che le risorse naturali non sono rinnovabili. - assicurare la continuità di approvvigionamento, possibilmente senza fluttuazioni negli anni. - garantire un prezzo dei beni di prima necessità che sia conveniente sia per gli imprenditori agricoli che per la popolazione. - garantire la sicurezza dei prodotti in termini salubrità qualitativi e sanitari. Il quaderno nasce quindi con l intento di fornire agli imprenditori agricoli un supporto e un aggiornamento sulle tecniche di coltivazione, al fine di ottimizzare il reddito degli agricoltori nel rispetto del mandato più ampio oggi affidato agli agricoltori che è quello assicurare il benessere alimentare e sociale delle comunità. 7

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9 1- I CEREALI: IMPORTANZA ECONOMICA E SPECIE COLTIVATE NELL AREALE PUGLIESE Emanuele Tarantino, Grazia Disciglio Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali, Chimica e Difesa vegetale della Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Foggia 1.1 Introduzione I cereali comprendono diverse specie di piante erbacee annuali coltivate per i loro frutti o semi secchi (cariossidi) ricchi di amido, utilizzati nell alimentazione umana o animale come sfarinati o come prodotti ottenuti dagli stessi (pane, pasta, biscotti ecc.). Oggi più della metà delle terre arabili nel mondo è coltivato a cereali. La loro importanza deriva da alcune positive caratteristiche, prima tra tutte, quella di dare un prodotto secco (10-12% di acqua) concentrato, facilmente trasportabile e conservabile ad alto potere calorico, con apprezzabile contenuto proteico, lipidico e di sali minerali. L altra peculiare caratteristica è l ampia adattabilità ad ambienti molto diversi. Infatti, alcune specie si sono adattate a climi temperati (specie microterme a ciclo autunno-vernini: frumento, orzo, avena, segale, triticale), altre specie, originate nei climi caldo tropicali, sono caratterizzate da elevate esigenze termiche (specie macroterme: mais, sorgo, riso, miglio, panico ecc.). 1.2 Aree di coltivazione, superfici, produzioni I cinque Continenti sono interessati in misura diversa alla coltivazione dei cereali; in Asia i cereali più diffusi sono: il riso, il frumento, il mais, il miglio e il sorgo. Nel centro e nord America si coltivano maggiormente: frumento, mais, avena e sorgo. L Europa è interessata maggiormente alla coltivazione dei cereali vernini, anche se una rilevante superficie è destinata alla coltivazione del mais (Basso, 2007). Anche nell areale pugliese le specie più interessate sono quelle autunnovernine, e in particolare, il frumento duro, il frumento tenero, l orzo da granella e alcuni cereali minori come l avena. Nel 2008, l offerta cerealicola mondiale, in particolare in Europa si è abbondantemente ripresa rispetto agli anni precedenti, in particolare, con un balzo di circa il 20% rispetto al Ciò è avvenuto sia per un aumento della superficie coltivata (+ 6,6%), sia per la resa che è passata da 4,6 a 5,2 t ha -1 (Coceral, 2008). Molti Paesi hanno denunciato però una qualità inferiore alla norma per effetto delle cattive condizioni climatiche durante il ciclo vegetativo e delle piogge registrate al momento della raccolta. La nota dolente è data anche dai prezzi di 9

10 mercato. L abbondanza ha influito negativamente e ha determinato la discesa dei prezzi. Ciò ha destato qualche preoccupazione tra le organizzazioni agricole europee, tanto da richiedere alla Commissione Europea di introdurre nuovamente i dazi all importazione in modo da proteggere il mercato comunitario. Anche in Italia, la superficie destinata a cereali negli ultimi anni ha subito notevoli variazioni. Dalla tabella 1 si nota, infatti, una fase di declino a partire dal 2004 (ultimo anno di regime accoppiato pre-riforma), quando la superficie investita a cereali autunno-vernini ammontava a circa 2.8 milioni di ettari) fino al 2006, anno in cui si è toccato il minimo storico (circa 2.4 milioni di ettari). Tra i cereali il frumento duro, di cui l Italia è leader mondiale, ha subito la maggiore flessione a causa della perdita della quota di superficie, ove la coltivazione era giustificata soprattutto per la presenza dell incentivo comunitario. Successivamente nel 2007 e 2008 le superfici totali investite a cereali autunno-vernini sono aumentate fino a raggiungere circa 2.8 milioni di ettari nel 2008, grazie ad un aumento del loro valore di mercato. Tabella 1 Evoluzione delle superfici dei cereali autunno-vernini in ITALIA dal 2004 al 2008 (Fonte: ISTAT, 2008) SUPERFICIE (.000 ha) Colture Frumento duro 1.772, , , , ,0 Frumento tenero 581,8 602,8 582,8 661,2 717,8 Orzo da granella 304,9 319,9 332,6 344,7 353,5 Avena da granella 146,6 174,8 160,9 154,5 160,9 Segale 2,9 2,6 2,8 3,1 1,6 Altri cereali minori 7,2 6,8 8,2 10,6 23,2 Totale Cereali 2.815, , , , ,0 Lo stesso frumento duro nel 2008 ha fatto registrare una superficie di circa 1.5 milioni di ettari dai quali sono stati ottenuti circa 5.6 milioni di tonnellate di gra- 10

11 nella, circa il 47% della produzione totale europea e il 14% di quella mondiale (Tabella 1 e Inform. Agr. 2008). Subito dopo, a partire dalla primavera del 2008, le quotazioni dei cereali, come già accennato precedentemente, hanno subito una nuova flessione. La riduzione dei listini, in particolare del grano duro, l aumento continuo dei costi e gli effetti della crisi sul livello dei consumi hanno spostato l interesse degli agricoltori verso colture ritenute più remuneranti. Infatti, gli ultimi dati ISTAT 2009 registrano un calo degli investimenti a livello nazionale pari all 8,7%, per il frumento tenero e al 2,9% del frumento duro (Pizzo e Rossetto, 2009). Ciò viene giustificato oltre, che dai prezzi stagnanti anche dalle avverse condizioni climatiche che in alcune regioni italiane hanno ostacolato le semine. E noto, inoltre, che il mercato italiano dei cereali dipende fortemente dalle dinamiche che si realizzano a livello internazionale in conseguenza agli elevati quantitativi importati. Il ricorso alla sola produzione nazionale, infatti, non consentirebbe di soddisfare la domanda proveniente dall industria di trasformazione. Per coprire i consumi interni è comunque necessario ricorrere al prodotto di importazione nella misura del 60% per il frumento tenero, nel 30% del frumento duro e del 15% dell orzo (Montanaro, 2008). Anche le produzioni sementiere hanno subito oscillazioni negli anni, evidenziando un tracollo delle superfici portaseme nel 2005 e 2006 e una ripresa nel 2007 con ha (+30%) per il frumento duro; ha (+13%) per il frumento tenero e (+6%) per l orzo (ENSE, 2007). Nel 2008 in Puglia le superfici investite a cereali sono state in totale ha, ripartite in ha, ha e ha, rispettivamente per il frumento duro, frumento tenero e orzo da granella, le cui rese medie sono state di 3.4, 2.94 e 2.76 t ha -1 (Tabella 2, 3, 4). Le varietà più diffuse nelle aree meridionali sono riportate nella Tabella Frumento duro: qualità e certificazione Per il frumento duro, coltura più importante per la Puglia, è da considerare oltre che la quantità anche la qualità della granella. Le tipologie della qualità del frumento duro variano in relazione al segmento della filiera considerato e alla tipologia del prodotto trasformato. Come è noto esiste una qualità agronomica legata alla potenzialità, alla stabilità e alla qualità produttiva, una qualità molitoria legata alla resa della semola, al contenuto in ceneri, al grado di umidità della granella e alle impurezze, una qualità tecnologica che varia in relazione alla tipologia del prodotto trasformato e che dipende essenzialmente dal contenuto proteico, dalla quantità e qualità del glutine e dal colore giallo e, infine, una qualità igienico-sanitaria, sensoriale e di salute per il 11

12 consumatore (Troccoli, et al., 2000). Molti dei fattori che contribuiscono alla qualità ruotano intorno al contenuto proteico delle cariossidi (sia in termini quantitativi, sia qualitativi), che costituisce di fatto l aspetto più delicato per la promozione dell alta qualità nella filiera del frumento duro (Tabella 6). Da diverse indagini dell Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura risulta che il 50% della produzione media nazionale ha un contenuto proteico oltre il 12,5%, valore capace di soddisfare le esigenze qualitative dell industria di trasformazione (De Vita et al., 2007). Tuttavia, essendo ancora carente in Italia la diffusione dello stoccaggio differenziato, parte della qualità prodotta non viene di fatto utilizzata dall industria di trasformazione che, conseguentemente si rivolge all importazione di grano di alta qualità dei Paesi esteri più organizzati commercialmente (principalmente Canada, USA, Australia e Francia). Tabella 2 Superfici, produzioni e rese del frumento duro in PUGLIA nell anno 2008 (Fonte AGRIT, 2008) Frumento duro classe di resa (t ha -1 ) Frequenza Superf. (%) Superficie (ha) Produzione (t) Resa media (t ha -1 ) 0 0, ,5 1,0 0, ,1 0,78 1,0 1,5 0, ,0 1,13 1,5 2,0 5, ,1 1,69 2,0 3,0 35, ,1 2,52 3,0 4,0 46, ,3 3,33 4,0 5,0 11, ,6 4,10 5,0 6,0 1, ,0 5,08 >6,0 0, ,0 6,00 Totale 100, ,04 12

13 Tabella 3 Superfici, produzioni e rese del frumento tenero in PUGLIA nell anno 2008 (Fonte AGRIT, 2008) Frumento tenero classe di resa (t ha-1) Frequenza superf. (%) Superficie (ha) Produzione (t) Resa media (t ha -1 ) 0 0, ,5 1, ,0 1,5 5, ,0 1,0, 1,5 2, ,0 3,0 41, ,4 2,4, 3,0 4,0 41, ,1 3,11 4,0 5, ,0 6,0 11, ,0 5,0 > 6, Totale 100, ,5 2,94 13

14 Tabella 4 Superfici, produzioni e rese dell orzo in PUGLIA nell anno (Fonte AGRIT, 2008) Orzo da granella classe di resa (t ha -1 ) 0-5 Frequenza Superficie Produzione Resa media Superf. (ha) (t) (t ha -1 ) (%) ,5 0, , ,0 0, , ,9 1, , ,7 1, , ,2 2, , ,1 3, , ,1 4, , ,0 6,0 Totale 100, ,5 2,76 TOTALE CEREALI Tabella 5 Varietà più diffuse nelle aree meridionali Frumento duro Frumento tenero Arcangelo, Ciccio, Claudio, Colorado, Colosseo, Creso, Duilio, Norba, Ofanto, Pietrafitta, Platani, Quadrato, Radioso, Rusticano, Simeto, Svevo, Torrebianca. Bolero, Palladio, Centauro, Palesio. Orzo Otis, Scarlet, Arda, Pilastro. 14

15 Tabella 6 Qualità del frumento duro: annata agraria ( Provincia N. rilievi Proteine (% s.s.) Glutine (% s.s.) Min Max Media Min Max Media Bari 112 9,24 14,45 11,60 6,15 11,00 8,53 Foggia ,78 18,74 13,27 5,43 15,54 10,34 La qualità della produzione del frumento duro è sempre più determinante per il valore commerciale del prodotto che, come è noto, può fluttuare da un anno all altro in relazione sia alle variazioni dei fattori pedoclimatici e agronomici che alla componente genetica. Si fa rilevare, inoltre, che insieme alle suddette caratteristiche intrinseche del prodotto, per fornire una visione olistica della qualità occorrono altri elementi che non si riferiscono al prodotto stesso, ma al contesto di produzione che influenzano la percezione della qualità da parte del consumatore (Ruggiero e Maggio, 2004; Peri, 1998). In particolare sono importanti tre requisiti: l origine territoriale e la cultura, l ambiente e la sua protezione e la deontologia dei sistemi produttivi. Questi potremmo definirli requisiti psicologici che insieme a quelli di qualità del prodotto (sicurezza, merceologici, nutrizionali e sensoriali) sono importanti ai fini alimentari. Ci sono, infine, dei requisiti di garanzia che considerano il prodotto come oggetto di mercato e sono la certificazione e la rintracciabilità di azienda e di filiera (Tabella 7). Un altro aspetto di qualità dei cereali riguarda gli effetti salutistici attribuiti a composti biologicamente attivi (nutraceutici) presenti nelle diverse componenti della cariosside (pericarpo, germe ed endosperma), che incidono sulla diminuzione di malattie cardiovascolari, diabete e cancro. Sembra che il principale effetto positivo della granella integrale di cereali sia la capacità antiossidante totale (Flagella, 2006). 15

16 Tabella 7 Caratteristiche qualitative di frumento duro e derivati in relazione al prodotto, al contesto produttivo e ai requisiti di garanzia (Flagella, 2006) Requisiti del prodotto Sicurezza (assenza di residui, basso contenuto in metalli pesanti etc.) Nutrizionali (contenuto in macronutrienti, micronutrienti e composti bioattivi) Tecnologici (contenuto proteico, indice di glutine etc.) Requisiti del contesto produttivo Origine territoriale, tradizione Rispetto per l ambiente (produzione integrata e biologica) Requisiti di garanzia Certificazione (prodotti DOP, IGP e marchi collettivi) Rintracciabilità (Reg. UE n ) 1.4 Cereali minori L introduzione del disaccoppiamento, se da un lato ha indubbiamente indebolito l azione di indirizzo della PAC, spingendo gli agricoltori verso la ricerca di nuovi percorsi aziendali in un ottica di orientamento al mercato, dall altro ha favorito una maggiore attenzione all impiego degli avvicendamenti colturali e di corrette tecniche agronomiche, nonché di una più efficace selezione dei terreni vocati per ciascuna coltura. Alla luce di questo nuovo contesto deve essere letto il trend positivo che negli ultimi anni ha interessato i cereali minori (avena, segale, farro e triticale), così definiti sia perché complessivamente occupano soltanto il 4% del totale delle superfici destinate a cereali, sia per il limitato interesse da parte del mercato. Tuttavia, essi possono apportare un contributo significativo ai conti economici delle aziende agricole, in quanto contraddistinti da bassi costi di produzione. Questi cereali trovano impiego nel settore zootecnico, in particolare l avena ha un uso mirato e specifico per alcune specie animali, come gli equini, che hanno questo cereale come base della propria nutrizione, sia come granella che come paglia. Per il farro e la segale, invece, cresce l interesse per l alimentazione umana. 16

17 All attualità i cereali minori riscuotono notevole interesse in agricoltura biologica e rappresentano un opportunità sia agronomica, per le loro caratteristiche di rusticità che ben si possono inserire negli avvicendamenti colturali, sia economica, soprattutto con la nuova apertura al mercato agro-alimentare. Le superfici investite a cereali minori in Italia si sono attestate nel 2007 a circa ha (ISTAT, 2008). La loro diffusione cambia da regione a regione. L avena è la specie coltivata maggiormente in Puglia (con ha e t di produzione) e in Sardegna (Figura 1); la segale in Calabria e Lombardia, mentre il triticale e il farro specialmente in Lombardia e Toscana (Belletti et al., 2008). Avena Superfici (.000 ha) Puglia Sardegna Basilicata Calabria Toscana Altre regioni Figura 1 - Superficie di avena riportata per regioni (Fonte ISTAT, 2006) E interessante la situazione del farro che, entrato nella dieta umana per una sorta di moda alimentare, si è progressivamente affermato sulla tavola degli italiani, sia come cereale integrale per consumo diretto, che macinato come materia per prodotti da forno come pane, pasta, biscotti e dolci. Il crescente interesse del consumatore a favore di prodotti cosiddetti naturali a base di farro ha dato impulso a un rilancio produttivo ed economico di questa coltura nei sistemi agricoli biologici. Il futuro della produzione del farro rimane comunque molto legato all andamento dei prezzi di altri cereali: pur trovando il forte interesse del mercato e degli agricoltori, soprattutto nelle aree marginali, oggi risente della competitività di altri cereali come il frumento duro e tenero che, con il recente rialzo, mantengono ancora prezzi molto alti (Della Botta, 2007). Nella Tabella 8 sono indicate le varietà più diffuse nelle aree meridionali. 17

18 Tabella 8 - Cereali minori: varietà consigliate nella aree meridionali Avena Segale Triticale Farro Rogar 8, Argentina, Ombrone, Donata Fasto Bienvenu, Catria, Oceania, Rigel, Wilfried, Trincat, Cuma Spelta: Ubel, Sertel, Oberkulmer, Pietro Dicocco: Farro del Molise 1.5 Cenni sulle tecniche di coltivazione dei cereali autunno-vernini Le tecniche di lavorazione del terreno variano in funzione della sua natura, della precessione colturale, del grado di infestazione delle malerbe. Tra i lavori principali, l aratura è ancora oggi la modalità più diffusa nei terreni argillosi ed in quelli molto inerbiti, nonché in quelli con presenza di residui colturali. Negli ultimi anni il tema delle lavorazioni è stato profondamente modificato in relazione al contenimento dei costi di produzione, infatti, si parla oggi di minimum tillage riferendosi a tecniche di lavorazione ridotte, realizzate con un unico passaggio di fresatrice al fine di predisporre il terreno per la semina; si parla anche di zero tillage quando non si effettua nessuna lavorazione e la semina viene eseguita con apposite macchine su terreno sodo in presenza di residui colturali. Altri problemi della tecnica colturale dei cereali interessano l epoca, la densità e la profondità di semina, nonché gli interventi agronomici riguardanti la concimazione, il diserbo e la raccolta (Basso, 2007). Particolarmente nei riguardi della qualità della produzione del frumento duro, come già accennato precedentemente, essa è direttamente collegata al contenuto proteico della granella, la cui espressione dipende dalla base genetica e può variare in relazione all ambiente di coltivazione, alla fertilità del suolo, alla concimazione, alla piovosità stagionale e alla temperatura; tutti fattori che possono modificare l azoto disponibile nel terreno. Pertanto la qualità del frumento duro non può prescindere da una buona tecnica di coltivazione (Tabella 9). 18

19 Tabella 9 Tecniche per esaltare le proteine nel grano duro (Troccoli et al.,2008) L azoto rappresenta il principale fattore limitante sia della produzione, sia del tenore proteico del grano duro. L azoto disponibile per le piante deriva solo in parte dalla concimazione minerale: una fonte importantissima è quello già presente all inizio della stagione colturale. La rotazione migliora la risposta quali-quantitativa del frumento duro: ottimi risultati si ottengono dalla precessione annuale con il maggese nudo o maggese nudo biennale. La semina su sodo non comporta alcun effetto negativo, a parità di concimazione, sulle caratteristiche quanti-qualitative del frumento duro. L azoto accumulato o dato dopo la fioritura ha poco effetto sulla resa, ma può aumentare il contenuto proteico della granella. Questo però non è consigliabile per gli ambienti meridionali, perché normalmente durante la fase terminale del ciclo vegetativo la scarsità di acqua disponibile nel terreno non consente alle piante di sfruttare la maggiore disponibilità azotata. Nel frumento il massimo assorbimento di azoto avviene dopo l accestimento e prima della fioritura. 1.6 Cerealicoltura biologica Nella U.E. il 44% della produzione di colture biologiche è rappresentato da cereali biologici che a loro volta sono lo 0,8% del totale della produzione cerealicola (Flagella, l.c. 2006). In Italia, primo paese produttore con metodo biologico a livello europeo, la superficie coltivata a cereali rappresenta il 20% della SAU biologica e in particolare quella coltivata a frumento duro rappresenta il 43% della SAU totale dei cereali. Nella tabella 8 è riportata la ripartizione tra le diverse specie (Andreotti, 2008). Le prime tre regioni a maggior sviluppo di cereali biologici sono la Puglia, la Sicilia e la Toscana (Figura 2) 19

20 Tabella 10 Superfici a cereali biologici (2007) Colture Ettari Grano tenero e Farro Grano duro Orzo Mais Segale 974 Avena Triticale 892 Riso Altri cereali Totale ha ha t t Puglia sicilia Toscana Figura 2 Le prime tre regioni cerealicole per SAU e produzione biologica, 2003 (Fonte ISMEA, 2005) In Puglia il cereale più coltivato con il metodo biologico è il frumento (68%) (Figura 3), mentre tra le diverse province quella di Bari è la più diffusa per la cerealicoltura biologica (Figura 4). Nella Tabella 11 sono elencati i punti di forza e di debolezza insieme alle opportunità, minacce e strategie di rilievo della cerealicoltura pugliese (De Blasi et al., 20

21 2006). Particolarmente, per il frumento duro, sia la resa produttiva che gli standard qualitativi rappresentano aspetti critici del sistema di produzione biologica. Ambedue gli aspetti, come già detto, sono fortemente influenzati dalla disponibilità di azoto nel terreno in alcune fasi fenologiche della coltura. Figura 3 Distribuzione in % delle colture cerealicole biologiche in Puglia (ha), 2003 (Fonte ISMEA, 2005) Figura 4 Cereali - Distribuzione in % delle superfici bio per provincia, 2004 (Fonte ISMEA, 2005) 21

22 Tabella 11 - Puglia Bio: filiera cerealicola analisi Swot (De Blasi et al., 2006) PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA - Consistenza della produzione - Disgregazione della filiera - Scarsa domanda locale - Problemi di qualità - Debole orientamento al mercato - Basso valore aggiunto (pastificazione ecc.) - Dipendenza dal premio comunitario OPPORTUNITA MINACCE - Politiche comunitarie e regionali - Sviluppo tecnologico - Innovazione - Concorrenza di altri prodotti Politiche della domanda: - informazione al consumo - promozione STRATEGIE DI SVILUPPO 1.7 Conclusioni La cerealicoltura, un settore strategico del nostro agro-alimentare, sta vivendo un momento determinante. Il MIPAAF sta per varare, dopo aver ascoltato le varie parti interessate delle filiere, il Piano Nazionale del settore, uno strumento in grado di finanziare azioni tese ad aumentare la competitività, che dopo la riforma Fischler vede le aziende agricole affrontare le conseguenze del disaccoppiamento, a causa del tramonto degli aiuti diretti alle colture. A riguardo le azioni da intraprendere devono essere concrete con l obiettivo di aumentare la competitività delle aziende (la maggior parte di ridotte dimensioni fisiche ed economiche), che si traduce nell elevare i ricavi e abbassare i costi del sistema. In particolare, per aumentare i prezzi, occorre differenziare il prodotto (cioè la qualità) e concentrare l offerta. Per questo è fondamentale: affinare le caratteristiche della granella attraverso 22

23 il miglioramento genetico e l azione di agrotecniche orientate alle esigenze del consumatore; adeguare le strutture di stoccaggio e logistica; sostenere gli accordi interprofessionali, anche con la diffusione di contratti di filiera in grado di incentivare la fiducia reciproca tra operatori e di garantire una larga condivisione di benefici (introduzione di prezzi minimi garantiti, fissazione del prezzo al momento del contratto, incentivazione alla qualità) (Zanni, 2009). Secondo le stesse indicazioni dell Unione Europea, oggi un fattore strategico per la valorizzazione e lo sviluppo dell agricoltura oltre a quello di assicurare produzioni di qualità, include anche altri obiettivi quali lo sviluppo di un agricoltura sostenibile, il raggiungimento di standard elevati di sicurezza alimentare, lo sviluppo di attività di valorizzazione del territorio (rispetto dell equilibrio territoriale, salvaguardia del paesaggio e dell ambiente) per contribuire al suo sviluppo socio-economico. A questo proposito al fine di consentire al settore di centrare l obiettivo di una maggiore competitività, è auspicabile che il Piano Nazionale consideri come aspetti strategici la ricerca, la sperimentazione e il trasferimento tecnologico. 23

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