GIOVEDÌ SANTO - 21 aprile Luca Signorelli, l'ultima cena (predella del Compianto sul Cristo morto), Museo Diocesano, Cortona.

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1 GIOVEDÌ SANTO - 21 aprile 2011 Luca Signorelli, l'ultima cena (predella del Compianto sul Cristo morto), Museo Diocesano, Cortona.

2 LECTIO SUL VANGELO PREGHIERA O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarci alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. VANGELO L evangelista Giovanni non ci parla dell ultima cena, ma della lavanda dei piedi, un gesto non solo di umiltà, ma profezia della umiliazione di Gesù fino alla morte in croce. Dal Vangelo secondo Giovanni (13,1-15) A differenza degli altri evangelisti, per Giovanni, la festa di Pasqua inizia il venerdì sera (giovedì per noi), quando sulla croce sarà immolato l agnello di Dio che toglie i peccati del mondo. 1 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta Sua Ora, preannunciata dall inizio (Gv 2,4), richiamata in 12,23, è quella del ritorno al Padre Amore da qui subentra alle parole luce, vita. Alla fine = alla fine della vita, all estremo delle sue possibilità Il cuore è il centro delle decisioni. Giuda è attore, non autore del male. Dietro a lui sta un suggeritore. Emerge, ora, la coscienza di Gesù, Figlio di Dio. con questa consapevolezza affronta la passione la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2 Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita.

3 5 Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei Gesù lava i piedi durante la cena. Non è un gesto di purificazione, ma il centro del pasto. discepoli e ad asciugarli con l'asciugamano di cui si era cinto. 6 Venne dunque da Simone Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7 Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo Il dialogo con Pietro rappresenta la reazione e la sorpresa di tutti i discepoli. capirai dopo». 8 Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non sarai messo a parte di ciò che è mio». Gesù conosce l amore del Padre, ma anche quanto i figli ne siano privi. 9 Gli disse Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». 10 Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11 Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». In questo brano per 8 volte di riprende il lavare i piedi 12 Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese la veste, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13 Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché Signore e Maestro : il Signore manifesta la sua potenza, il Maestro la sua sapienza. È la potenza che vince il capo di questo mondo (cf. Gv 12,31), è la sapienza che ne svela la menzogna. lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Vi ho dato un esempio infatti perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. Meditazione cosa Dio dice a me

4 Preghiera cosa io posso dire a Dio Condivisione comunico ai fratelli quello che il Signore mi ha fatto capire Azione cosa può cambiare per me PRIMA LETTURA La festa della pastorizia diventa memoriale della liberazione. Il rito della Pasqua è memoriale del passato, proclamazione di un presente vissuto nella fede e speranza nel futuro. Dal libro dell Esodo (12, ) In quei giorni, 1 Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d'egitto: 2 "Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno. 3 Parlate a tutta la comunità d'israele e dite: "Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. 4 Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. 5 Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre 6 e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'israele lo immolerà al tramonto. 7 Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case nelle quali lo mangeranno. 8 In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. 11 Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!

5 12 In quella notte io passerò per la terra d'egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d'egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'egitto. Io sono il Signore! 13 Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d'egitto. 14 Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne. SALMO RESPONSORIALE (Sal 15, ) Il tuo calice, Signore, è dono dl salvezza. Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli. lo sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene. A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo.

6 SECONDA LETTURA La comunità compie la medesima cosa che fece Gesù, solo che non si deve limitare a ripetere i gesti, ma deve entrare nella stessa ottica e nella medesima realtà d amore. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (11,23-26) Fratelli, 23 io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane 24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». 25 Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». 26 Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. Proposta di meditazione L ULTIMA CENA: SERVIZIO E PANE SPEZZATO (GV 13,1-15) L evangelista Giovanni, dopo il prologo, che presenta la riflessione teologica sull incarnazione ( il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi ) e il racconto dei sette segni, contenuto nella prima parte del quarto vangelo, inizia la seconda parte, cioè il libro della gloria, con la lavanda dei piedi nel contesto dell ultima cena. 1. La gloria di Dio La gloria di Dio si manifesta nelle opere della creazione e nella potenza dei segni che hanno accompagnato la storia del popolo ebraico e le tappe della salvezza. Ma la gloria e l amore di Dio si rivelano soprattutto nel Figlio che diventa uomo e nelle sue opere, Gesù è la parola di Dio, il Maestro, il vino della nuova alleanza, il nuovo tempio, l acqua che disseta, il pane della vita, la luce che illumina, il buon pastore, il padrone della vita, la via, la verità e la vita, il vivente presente nella sua chiesa. Il segno più espressivo della gloria di Dio è, per Giovanni, la morte del Figlio: la croce è il trono della gloria, è da quel legno che parte il raggio più luminoso e potente dell amore di Dio. Per questo motivo Giovanni inizia il libro della gloria con il racconto che spiega di quale gloria si tratta e la natura dell amore di Dio: la lavanda dei piedi indica che il servizio umile e totale fino al dono di sé deve guidare le scelte del discepolo di Gesù e la missione della Chiesa nel mondo.

7 Nel quarto vangelo non c è il racconto dell istituzione dell eucaristia. Giovanni aveva parlato del pane della vita già nel capitolo sesto, con il racconto della moltiplicazione dei pani e il discorso nella sinagoga di Cafarnao. Con la lavanda dei piedi l evangelista vuole far capire che l eucaristia va attualizzata nella vita con il servizio, che esprime un amore disponibile ad arrivare sino alla morte (Gv 1,31). Se il grembiule è l unico paramento liturgico che indossa Gesù nella celebrazione eucaristica dell ultima cena, non ci può essere partecipazione all eucaristia che non continui nel servizio: l amore a Gesù e l unione con il suo corpo in Chiesa devono tradursi in amore solidale e donazione totale. Pietro non accetta la scelta di Gesù di deporre le vesti del Maestro per assumere quelle del servo, così come si era ribellato quando aveva ascoltato il primo annuncio della passione: è difficile capire e accettare la strada della croce, specialmente per chi non ragiona secondo Dio, ma secondo gli uomini (Mc 8,33). L insegnamento di Gesù non ammette equivoci e il suo comando è senza sconti: Vi ho dato l esempio perché come ho fatto io, facciate anche voi (Gv 13,15). 2. L amore si fa servizio Celebrando l eucaristia l assemblea dei credenti annuncia la morte del Signore e proclama la sua risurrezione. Per fare memoria della morte di Gesù e renderlo presente nel suo corpo e nel suo sangue occorre vivere il servizio: Io sto in mezzo a voi come colui che serve (Lc 22,27). Il Dio che si fa schiavo e manifesta il suo amore nel servizio indica alla comunità cristiana che la liberazione del bisognoso passa per la strada del dono di sé. Il servizio non è solo fare qualcosa per l altro, ma è un deporre le vesti, cioè donare totalmente la propria vita agli altri: servizio, condivisione e impegno per la giustizia sono strettamente collegati. Nel rapporto di relazione si sperimenta la fatica di mettersi umilmente a servizio per lavare i piedi all altro, ma è reale anche la difficoltà di farseli lavare: non sempre si ha l umiltà di riconoscere di avere bisogno di aiuto e di aver fame di affetto e di amore degli altri. E la disponibilità al servizio che qualifica la vita del discepolo di Gesù e preserva la Chiesa del rischio del potere e dei privilegi perché il comportamento del cristiano non assomigli a quello di chi comanda e degli uomini che contano nella società, ma sia fedele all insegnamento di Gesù che dice: chi è il più grande fra di voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve (Lc 22,27). 3. Eucaristia e carità L eucaristia è simboleggiata dallo spezzare il pane, segno della riconciliazione avvenuta, della pace ritrovata, della disponibilità alla condivisione, della solidarietà vissuta, della compagnia che lega agli altri, della donazione senza limiti. Se nessuno ha un amore più grande di colui che dà la vita per i propri amici (Gv 15,13) come ha fatto Gesù, allora è la strada del servizio gratuito quella che meglio concretizza l amore e più avvicina il discepolo al Maestro, Gesù, obbediente al Padre, offre se stesso per la salvezza dell uomo e si dona nel segno del pane spezzato,come sua reale presenza nella comunità cristiana e fondamento di unità ecclesiale e come invito a passare dalla celebrazione eucaristica a una vita di solidarietà verso tutti. La carità è la continuazione della messa

8 domenicale nella ferialità, manifesta l amore preferenziale di Gesù verso i poveri e gli ultimi, è la prova che rende credibile la risurrezione perché fa passare dalla morte alla vita (1Gv 3,14), anticipa in germe il regno di Dio e lo rende presente nei segni di giustizia, d amore e di pace: la solidarietà di mensa intorno all altare si trasforma così in servizio e solidarietà di vita. Senza quella carità che si modella sull eucaristia anche il servizio può essere ricerca di gratificazione, affermazione di sé, espressione di potere. Solo l amore fa superare i facili giudizi che stroncano, fa incontrare l altro al di là del bisogno, fa passare dall aiuto alla fraternità (cf. 1Cor 13,1-7). La stessa struttura della messa fa vivere momenti che possono costituire un percorso significativo di vita cristiana: l assemblea esprime la necessità di vivere una fede comunitaria; il segno della croce sottolinea la convinzione che tutto inizia da Dio e la salvezza viene dalla morte di Gesù; la richiesta di perdono invita a riconoscere i propri limiti; l ascolto della parola di Dio sottolinea l importanza dell ascolto dell altro e del dialogo; l offertorio porta a fare della propria vita un dono a tutti; l incontro con Gesù nell eucaristia indica la possibilità di continuare a vedere Gesù nel povero; lo scambio di pace impegna a essere costruttori di pace, di riconciliazione e perdono; lo spezzare il pane è segno di carità e di condivisione; la preghiera silenziosa è indispensabile per diventare capaci di discernimento; con il saluto finale la comunità viene invitata a continuare la messa nella vita, impegnandosi a concretizzare i vari momenti liturgici nella testimonianza quotidiana, per mostrare visibilmente il mistero d amore che ha accolto nella fede. La celebrazione eucaristica diventa in questo modo una vera ed efficace scuola di valori perché ci educa all accoglienza reciproca, all ascolto, al dialogo, al servizio, al dono di sé all altro, al martirio, alla missione valori che sono tutti fondamentali per la convivenza pacifica e centrale nella vita cristiana. 4. L Eucaristia ci educa al martirio e al servizio Partecipare all eucarestia non è un gesto rituale da compiere, magari in modo meccanico e ripetitivo. Dicendo: Fate questo in memoria di me, Cristo non ha chiesto la pura ripetizione di un gesto rituale. Ha chiesto di farlo come l ha fatto lui, assumendo i sentimenti che furono i suoi, modellandosi sulla sua autodonazione. L Eucaristia è perciò il momento in cui tutta la vita della Chiesa viene raccolta intorno al Cristo pasquale, riceve il dono del suo amore e poi viene rilanciata per le strade del mondo per essere un segno della sua presenza di buon samaritano, quasi per far sperimentare ai fratelli l intensità e la forza con cui Dio li ama, con la qualità stessa del suo amore. Un amore che pensa più a dare che a ricevere. Questo lo esprime attraverso i suoi martiri di ieri e di oggi. Anche il volontariato serio, che impegna cioè la vita con scelta stabile, come vocazione al servizio affonda le sue radici in questo stesso amore evangelico ed eucaristico. L eucaristia educa poi in modo particolare al servizio: La diaconia ecclesiale procede dall Eucaristia. Il Cristo della cena, nel racconto di Giovanni, è in atteggiamento essenzialmente diaconale : mentre è a tavola con i suoi compie un servizio riservato agli schiavi, lavando i piedi ai discepoli. Lui che è il maestro e il Signore. E anche questo un memoriale consegnato alla Chiesa, un invito a fare come

9 ha fatto lui nell atto di spezzare il pane. Giovanni non narra l istituzione dell Eucaristia, ma ricorda quel gesto della lavanda dei piedi che conduce al cuore dell Eucaristia. In questo gesto è definito plasticamente lo stile messianico di Cristo, e lo stile di vita di quella Chiesa che nel mondo è segno della sua presenza (Episcopato italiano, Eucaristia, comunione e comunità, 53) 5. Impegno sociale: partecipazione e responsabilità. La spiritualità di Nazareth è la strada della ferialità e della quotidianità, è l invito a vivere la fede e l amore nell umiltà, nella vita familiare, nel lavoro. La redenzione è il completamento dell incarnazione, il legno della greppia della nascita è lo stesso legno della croce del calvario; Betlemme e Gerusalemme sono vicine, ma in mezzo c è Nazareth che continua l incarnazione e anticipa il mistero della redenzione: per salvare bisogna esserci e morire giorno per giorno, nel dono di sé e nel servizio umile. Il cristiano non può sottrarsi al suo impegno sociale di incarnare i valori evangelici nella storia anche a costo di sacrifici personali. Giovanni Paolo II mette in guardia i fedeli laici dalla tentazione di riservare un interesse così forte ai servizi e ai compiti ecclesiali, da giungere spesso a un pratico disimpegno nelle loro specifiche responsabilità nel mondo professionale, sociale, economico, culturale e politico (EV 11/1612). Per testimoniare il vangelo in un contesto culturale che stimola all egoismo e all individualismo, occorre la consapevolezza che la persona umana è stata pensata in relazione all altro e che l uomo si realizza nel dono di sé. L impegno sociale deve coniugare carità e giustizia nella sicura coscienza che il vangelo è il più potente e radicale agente di trasformazione e di liberazione della storia, non in contraddizione, ma proprio grazie alla dimensione spirituale e trascendente in cui è radicato e verso cui orienta (Episcopato italiano, Orientamenti pastorali per gli anni 90: Evangelizzazione e testimonianza della carità ( , n. 38). La partecipazione alla vita sociale è un diritto e un dovere per costruire insieme la città dell uomo; il potere e la politica vanno sempre vissuti come servizi al bene di tutti gli uomini e di tutte le dimensioni dell uomo, anche di fronte alle difficoltà. Chi volesse rinunciare al compito, difficile ma esaltante, di elevare la sorte di tutto l uomo e di tutti gli uomini, sotto il pretesto del pesos della lotta e dello sforzo incessanti di superamento, o addirittura per l esperienza della sconfitta e del ritorno al punto di partenza, verrebbe meno alla volontà di Dio creatore (SRS 30: EV 10/2612). Oggi non è il tempo della fuga e della rinuncia, ma del coraggio e del servizio generoso. 6. Giustizia e carità nella dottrina sociale della Chiesa L impegno sociale deve coniugare carità e giustizia nella sicura coscienza che il vangelo è il più potente e radicale agente di trasformazione e di liberazione della storia, non in contraddizione, ma proprio grazie alla dimensione spirituale e trascendente in cui è radicato e verso cui orienta. Ne è particolarmente convito il Magistero sociale della Chiesa quando parla del rapporto tra la giustizia e la carità precisando che la carità presuppone e trascende la giustizia : quest ultima deve trovare il suo completamento nella carità. Non si possono regolare i rapporti umani unicamente con la misura della giustizia:

10 L esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all annientamento di se stessa E stata appunto l esperienza storica che, fra l altro, ha portato a formulare l asserzione: summum ius, summa iniuria. La giustizia, infatti, in ogni sfera dei rapporti interumani, deve subire, per così dire, una notevole correzione da parte di quell amore, il quale come proclama San Paolo è paziente e benigno.

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