RELAZIONE INTRODUTTIVA DI ROSALBA CALANDRA CHECCO SEGRETARIO FP CGIL RESPONSABILE SANITA'

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1 RELAZIONE INTRODUTTIVA DI ROSALBA CALANDRA CHECCO SEGRETARIO FP CGIL RESPONSABILE SANITA'

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3 Abbiamo deciso di organizzare questo convegno per fare alcune considerazioni e valutazioni sul sistema socio sanitario dell Emilia Romagna e di Parma, oltre che per promuovere proposte sulla figura dell Operatore Socio Sanitario che nei processi di integrazione risulta essere una figura professionale relativamente nuova, ma con una forte valenza integrativa. La figura del Operatore Socio Sanitario nasce in questa Regione come figura di integrazione dei servizi sociali e sanitari. In tutta la Regione, a seguito della definizione del profilo nell'ambito della Conferenza Stato Regioni nel 2001, si sono avviati processi di riqualificazione in OSS dei profili professionali del Operatore Tecnico Assistenziale figura sanitaria e dell Addetto all'assistenza di Base. Questo processo di riqualificazione è stato reso più semplice da una intuizione della giunta dell ER che ha sempre creduto all integrazione sociale e sanitaria, in un' idea di governo del territorio che ridefinisce il ruolo delle istituzioni locali, arrivando a varare il primo piano sanitario e sociale in Italia 2008\2010. Le valutazioni che vogliamo produrre considerano il cambiamento già avvenuto nelle pratiche cliniche e nell assistenza, anche alla luce dell' Accreditamento transitorio per la gestione dei servizi alla persona, non autosufficienti in primis, nella nostra regione. Il governo ha varato il Piano Sanitario Nazionale 2010\2012 stabilendo le risorse a disposizione nelle regioni e sancendo in base ai LEA (livelli essenziali di assistenza) i fabbisogni dei cittadini, che sono elemento di certezza, ma che scontano alcuni elementi critici: il fatto che i LEA decisi costituzionalmente sono fermi al 2001; il tentativo di riformarli, estendendoli, che è stato bloccato nel 2008 dalla Corte dei Conti per mancanza di copertura economica. la mancanza dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni di assistenza sociale). La nostra realtà regionale è significativamente diversa dal quadro nazionale ed ha evoluto esperienze di governo socio sanitario che si sono consolidate in prassi: la svolta nel sistema si è verificata quando si è pensato di costruire un processo di presa in carico dell utente che per varie caratteristiche è considerato fragile e di porlo al centro dei processi di cura sia di tipo sanitario sia sociale, costruendo modalità complessive (di sistema) e non più parziali o settoriali. In questa logica la regione Emilia Romagna ha sviluppato e sta provando a sviluppare un sistema di rete dei servizi, che sono: Socio Sanitari, Aziende di Servizio alla Persona, Servizi domiciliari per Anziani, Centri Diurni, Servizi Domiciliare infermieristico e riabilitativo, percorsi di Dimissioni

4 Protette, Lungo Degenze a guida Infermieristica, Hospice e terapia del dolore ed infine Case della Salute. Le risorse messe a disposizione per sostenere un modello Sociale e Sanitario come quello dell Emilia Romagna sono oltre 450 ml di euro sul fondo della non autosufficienza, oltre milioni di euro messi da parte dal Servizio Sanitario Regionale, uno sforzo di risorse per definire un modello di comunità inclusiva, ma che risultano non sufficienti per affrontare bisogni crescenti e nuovi, sia di servizi che di risposte. Le richieste di bisogni stanno evidenziando come una fascia di popolazione anziana, fragile, per alcuni casi anche dal punto di vista delle reti familiari e con pluripatologie croniche consumi il 25% del fabbisogno di risorse del Servizio Sanitario Regionale e per la nostra provincia venga speso un fondo di ripartizione sulla non autosufficienza di 47 milioni di euro, a cui dobbiamo aggiungere la spesa privata delle famiglie sulle Assistenti familiari. Questo modello a rete ha un organizzazione complessa, coinvolgendo molte professionalità, nella logica di una presa in carico complessiva del cittadino utente, che deve trovare un percorso di accompagnamento in merito alle esigenze della sua persona. La figura del Operatore Socio Sanitario, essendo la più recente, ma nata con una connotazione ben marcata di figura di integrazione socio sanitaria rischia di confliggere con altre figure professionali o si trova ad assumere funzioni non proprie per sostituire figure mancanti. I nostri relatori, in quello spirito di confronto e di garanzie delle idee che la CGIL da sempre promuove, proveranno ad introdurre questi temi con la presentazione di buone pratiche che sono garantite, ad esempio, in percorsi di lavoro di equipe tra infermieri ed Operatori Socio Sanitari (vedi HOSPICE di Borgotaro e bisogni di comunità che l Azienda USL ed in particolare il distretto Sud Est di PR ha sviluppato con il collegio infermieristico per dare risposta al equilibrio tra costi, funzioni, responsabilità). La FP CGIL di Parma al di là di quando il tavolo di lavoro del Ministero della salute costituito il 13 maggio 2010 su ruolo, funzioni e formazione produrrà i suoi frutti, vuole proporre dal punto di vista contrattuale un percorso che possa portare all unificazione delle 4 tipologie contrattuali esistenti (sanità pubblica, sanità privata, autonomie locali e Privato Sociale), che sono diversi ed in cui è presente questa figura professionale. La figura del Operatore Socio Sanitario definita per Decreto Ministeriale è una figura professionale non specificatamente definita nel ruolo il cui percorso formativo viene delineato e realizzato attraverso pacchetti formativi territoriali dei centri di formazione. La sua stessa collocazione in tanti CCNL diversi e a fronte di una formazione comunque diversificata nei territori rischia di portare a uno scarto di formazione in quanto molto diversificata.

5 È evidente che l OSS a nostro avviso, essendo a tutti gli effetti un componente dell equipe sanitaria e multidisciplinare, necessiterebbe di formazione continua attraverso il sistema di ECM. Per i contenuti propri del suo profilo professionale e della conseguente formazione, la legislazione vigente lo definisce : per la legge 43\06 è un profilo a interesse sanitario, per la legge 1\2002 un operatore professionale dell area sanitaria, i vari contratti lo posizionano come figura tecnica, il Ministero della salute in altre figure. A noi poco interessa ora se verrà collocato tra le figure sanitarie o continuerà a essere figura tecnica, perché l importante è definire adeguati percorsi di riqualificazione formativa professionale di qualità, definendo un ruolo definito di componente a tutti gli effetti di un equipe sanitaria o multidisciplinare. La nostra proposta, visto il quadro di riferimento dei bisogni, punta sulla necessità di ritarare i servizi stessi, nel quadro di una normativa Nazionale avversa ai servizi come li abbiamo conosciuti e in cui i Contratti pubblici sono bloccati per il prossimo triennio. La FP CGIL di Parma ritiene prioritaria la necessità di dare una risposta a questi lavoratori inquadrati nella figura professionale di Operatore Socio Sanitario, individuando risposte che benché diversificate ad oggi per tipologia di contratto, ma univoche negli obiettivi. Per la sanità sia pubblica che privata i processi di riqualificazione sono sostanzialmente avvenuti. Nelle strutture pubbliche Azienda Ospedaliera Universitaria e AUSL il percorso è avvenuto sia attraverso la riqualificazione di tipo formativo che ha permesso il raggiungimento del titolo di Operatore Socio Sanitario che dal punto di vista giuridico con l inquadramento in categoria BS. La sanità privata con l accreditamento delle strutture e la convenzione regionale ha avviato un percorso che è in fase di ultimazione della riqualificazione del personale con il relativo inquadramento. I problemi in queste Aziende li verifichiamo nel momento in cui chiediamo a questi operatori di lavorare in reparti e realtà in cui il CCNL non ha tenuto conto di questa nuova figura professionale: mi riferisco alle indennità professionali (es. terapia intensiva, comparti operatori ecc). In coerenza con le affermazioni che prima abbiamo riportato, ossia che l Operatore Socio Sanitario è a tutti gli effetti componente dell equipe sanitaria e oggi la sua presenza spazia in tante unità operative Ospedaliere e servizi territoriali, a nostro avviso va recuperata nella sua funzione e visto il blocco contrattuale, proponiamo che la Regione Emilia Romagna si deve fare carico di pensare a un progetto che contempli il riconoscimento di specifiche indennità per una figura non prevista dal CCNL, ma che oggi svolge importanti attività operative in equipe e multidisciplinari. Il farsi carico di questo processo non vuol dire percorrere fughe in avanti rispetto al CCNL ma di riconoscere che il modello di sanità avanzato nella regione ha bisogno di risposte specifiche, cosa

6 tra l altro fatta in passato ad esempio con i Sert per le indennità infettivi e con la figura dell Operatore di strada nello stesso servizio. Per quanto riguarda gli Operatori Socio Sanitari che operano nelle Aziende di Servizio alla Persona i percorsi di riqualificazione sono avvenuti dal punto di vista del possesso del titolo, ma hanno evidenziato come sia necessario un ragionamento complessivo di mercato del Lavoro in quanto vi è stata un evidente mobilità di operatori da ASP a Aziende Sanitarie. Rimane in fase di stallo il problema di come dare risposta ad un tema che è quello dell inquadramento giuridico in B3, che ha visto le Aziende riqualificare il personale ma non inquadrarlo per le funzioni che svolge. L operazione è necessaria per riconoscere a questi operatori sia dal punto di vista economico che giuridico l attività che svolgono. Le difficoltà di dare applicazione a questa richiesta che avanziamo alla Regione Emilia Romagna, non sta tanto nel fatto che la legge 122\2010 pone vincoli di assunzioni, perché questi non si applicano alle Aziende ai Servizi alla Persona o ex Ipab, ma in quanto la legge 150\2009 prevede per le progressioni verticali concorsi pubblici con quota di riserva del 50%. Nell idea di riassetto del sistema dei servizi socio sanitari giocano un ruolo centrale le modalità di applicazione che la Regione vorrà dare alle Aziende alla Persona in sede di applicazione definitiva di accreditamento. Oggi in applicazione transitoria si evidenziano due aspetti che hanno forti ricadute sul sistema, la prima è che i tagli effettuati dalla legge 122\2010 hanno prodotto negli Enti Locali la totale mancanza di risorse per affrontare i problemi sociali delle Comunità, con conseguenza lo scaricare sulle Aziende Assistenza alla persona difficoltà di bilancio perché i Comuni tendono a non riconoscere costi che prima nella gestione diretta avevano. Il secondo problema riguarda la difficoltà di dare applicazione nei contratti di servizio al riconoscimento concordato in sede di contrattazione sull accreditamento dell applicazione del CCNL Anaste che avrebbe comportato un innalzamento dell asticella sulle retribuzioni del personale del settore della cooperazione. La non applicazione di questo parametro sta creando criticità, che sono relative al mercato del lavoro e alla mobilità del Operatore Socio Sanitario. Si sta creando oltre l idea di una figura che in alcuni servizi in contraddizione con quello che abbiamo detto rischia di veder crescere maggiori responsabilità, senza una riqualificazione e giusta retribuzione. Nel settore del Privato Sociale la riqualificazione del Operatore Socio Sanitario è proceduta per gruppi ed è ancora in parte in corso, anche attraverso la certificazione delle competenze, così come definito a livello regionale.

7 Le difficoltà che si evidenziano sono relative alla presenza numericamente importante di personale extracomunitario e femminile che in questo caso necessità di percorsi formativi anche aggiuntivi, poiché proveniente dai più disparati percorsi. La nostra proposta è quella di dare applicazione all Accordo regionale che prevede l applicazione del CCNL Anaste come elemento vincolante per l Accreditamento, al fine di far aumentare le retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori, individuando la valorizzazione del lavoro quale obiettivo primario per la declinazione dell'istituto dell'accreditamento, condiviso con la regione, riallineando i livelli più bassi delle retribuzioni con quelli più alti, a parità di professione tra pubblico e privato. Il percorso evolutivo dell'oss deve essere necessariamente associato allo stato generale della politica sanitaria nazionale, ai cambiamenti dei processi di cura, ai percorsi formativi della principale figura di riferimento che resta l'infermiere, quale responsabile dell'assistenza, e infine al quadro formativo europeo che attualmente è in linea con quello italiano. Allo stato attuale l inserimento dell oss nelle strutture ospedaliere e nei servizi socio sanitari e ancora incompleto: mancano modelli organizzativi consolidati sul lavoro d equipe, linee guida nazionali e regionali. Si passa da una oscillazione di competenze da un estremo all altro che oltre a compromettere il processi di cura, insieme all incremento della tecnologia rischia di allontanare l Oss dal paziente e di delegare parte dell assistenza a familiari e badanti. Con questo convegno abbiamo voluto dare un contributo per rilanciare il welfare con una discussione sulla valorizzazione dell Oss. Aggiungo un dato sul quale riflettere: uno studio recente del sole 24 ore evidenzia che le comunità si riconoscono per il senso di benessere percepito, misurandolo attraverso 8 parametri non solo economici, ma anche indici rivolti all individuo, alla famiglia, all ambiente. Da questa classifica Parma e al 13 posto dopo Forlì, Cesena, Ravenna. L impegno della Fp Cgil si caratterizza per la ricerca di soluzioni equilibrate e adeguate al contesto in cui si agisce, le nostre azioni si misureranno sull esigenza di fornire dignità e prospettive realizzabili ai lavoratori, garantendo la qualità del servizio ai cittadini.

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